"Gentile Van Pelt,
non so se il fatto la può interessare (per la sua rubrica di posta del cuore, voglio dire), ma sto retrocedendo ad un
sentimento primitivo. Ha presente la cosa? Lo voglio confidare a lei in quanto lei rappresenta bene invece il
lato oscuro di questo mio stato, cioè quel sagace e brillante orientarsi nelle cose con piglio scanzonato, irriverente, cinico (dissacrante e iconoclasta, anche). Conoscendo, come dicevo, questo aspetto, per simmetria può intendere il significato di un crescente stato di
commozione e
venerazione, di occhio che cede all'
umido e cuore lavorato come il
burro quando si preparano i dolci a forma di pesca.
Lei e il
blog che le confina tutt'intorno, lei e le sue
compagne di merende siete muse
corrosive. Siete mie alter ego e, in senso evangelico, mie 'nemiche'.
Il destino di chi è travolto da un sentimento di pietà da cattolicesimo parrocchiale è quello di offrirvisi quale
vittima designata, così come ci si affida a laser chilometrici anzichè a lucide stelle. L'avrà inteso perfettamente: non c'è ironia nelle mie parole, nè uno
schema sacchiano fatto di buoni e cattivi. Sono solo ripreso dall'
elastico di ritorno dello stupore infantile, e non capisco più, per quanto la cosa mi piaccia, se sia un verso di andata o un ritorno, per un piccolo cuore che rumoreggia nel mondo.
Vorrebbe gentilmente
dissezionare tutto questo, per me, che non ne sono più capace?"
US
Caro US,
pietà da cattolicesimo parrocchiale, occhio umido e cuore di burro in forma di pesca, ritorno all'istinto primitivo e allo stupore infantile. Mio caro, lei ha scelto le persone giuste alle quali consegnare il suo
sbigottito sentire. Non conosco il motivo di queste nuove vibrazioni interiori, ma potrei darle alcuni consigli utili: perché la commozione facile si fa viva quando meno se l'aspetta, immagino; io già la vedo mentre segue con sguardo fanciullesco un
volo di tortore dalla finestra aperta del suo
open space, o si intenerisce più del dovuto alla vista di un
crepuscolo estivo, o mi va in piena
petite madeleine davanti a un cielo dalle sfumatore
pastello (a questo riguardo, se vive a Milano, sta assistendo probabilmente a un tramonto all'ozono).
Ho una confessione da farle: io al cinema
piango. E non solo di fronte ai film di Ken Loach, o a certe visioni teneramente o rabbiosamente
socialiste, a certi finali aspri di Scorsese, ai cartoni giapponesi, al solo pensiero che Stanley Kubrick non c'è più. No, io sono capace di spargere lacrime anche per la morte di
Godzilla, povera creatura, e ho detto tutto. In quel momento ha il sopravvento la bambina che passava i pomeriggi della domenica alla Stella Matutina (sic), pronta a piangere anche per Braccobaldo. C'è
un solo modo per resistere a quella bambina: guardare intensamente un angolo del soffitto nei pressi dello schermo, cercare una
macchia di umidità, e concentrarsi, lavorare di fantasia.
Le sto dicendo proprio questo, caro US (come "United States", come "Un Sognatore", come il pinkfloydiano "Us and them"?): da qualche parte, vicino alla sua visione all'ozono, c'è una bella
macchia di umidità dalla forma comica o indecente. Di tanto in tanto vi si conceda con generosità, vedrà le soddisfazioni.
Ma tenga anche presente che questo moto elastico di andata o ritorno verso lo stupore infantile
le piace, e dunque non lo sacrifichi troppo. Qualcuno ha detto che non è mai troppo tardi per avere un'infanzia felice. Non è forse possibile che lei stia facendo proprio
questo?
Un ultimo consiglio: la descrizione che fa del suo
cuore denuncia un incontro ravvicinato del quinto tipo con squisiti
dolci a forma di pesca. Lasci che glielo dica: il suo feroce allergologo non se la berrà, la storia del fanciullo.
E a questo punto, dichiaro allegramente aperto il
forum.