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martedì, gennaio 15, 2019
Lo Squartatore della Città di G.
Le sedute della mamma dalla parrucchiera di via Brigata Pavia detta La Bionda sono per me occasione di arricchimento culturale. In un angolo del salone improvvisato al pianterreno di una vecchia casa a due piani con cortile – si attende l'apertura della rinnovata sede di viale XX settembre – le clienti della Bionda aspettano il loro turno origliando le conversazioni e pescando secondo gusto e inclinazione da un'appetitosa collezione di riviste e rotocalchi. A quella biblioteca attingo indisturbata anch'io. È lì che scopro la storia di Jack lo Squartatore, assassino di prostitute nelle nebbie di Whitechapel. La parola prostituta, simile a "istituto", accende nella mia mente immagini di camicette bianche, mantelle nere, calze di lana e castigati cardigan. Mi convinco insomma che prostituta voglia dire "educanda" e improvvisamente mi sento un po' educanda anch'io che faccio la seconda elementare, mi si impenna lo spirito di categoria e mi immagino a rientrare in collegio fendendo la notte dopo una visita caritatevole in un orfanotrofio dove ho rifornito di calzerotti di lana bambini neanche tanto belli. A un tratto dal buio spunta la lama mutilatrice di Jack lo Squartatore che...
L'articolo a un certo punto si interrompe perché qualcuno ha avuto la bella trovata di strappare un pezzo di pagina, forse perché il retro riporta stuzzicanti approfondimenti sulla vita di Dalida.
Sento che i prossimi giorni saranno inzuppati di panico, potrebbe esserci un emulo di Jack lo Squartatore che mi aspetta dietro il Convento delle Orsoline; magari è un "biondino insospettabile", quelli sono anni di "biondini insospettabili".
Mentre rincasiamo come si suol dire rimugino, ma la mamma un po' stordita nella sua nuvola di lacca fissaggio forte non ci fa caso. Devo parlarne con qualcuno prima che lo Squartatore esca dalla sua tana, magari su una vetturina sportiva; perché sono quelli sono anni di vetturine sportive.
– Nonna, ho tantissima paura di diventare una prostituta!
Antonia mi lancia uno sguardo distratto e farfuglia qualcosa a proposito di quello sporcaccione di mio nonno e del "benedetto referendum sul divorzio". Ma si vede che non ci mette passione perché ha la mente altrove.
Tra le mani ha un brandello di pagina che contiene tutti ma proprio tutti i saporitissimi dettagli della vita di Dalida.
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mercoledì, giugno 19, 2013
L'arrotino
Mi ha appena citofonato l'arrotino. Arrotino, sono l'arrotino!, ha urlato.
Finché dal portone della casa di fronte non vedo uscire un carro trainato da un cavallo con il defunto signor Toni alle redini, o alla tv non passano le repliche della Cittadella, ho deciso che non mi preoccupo.
Finché dal portone della casa di fronte non vedo uscire un carro trainato da un cavallo con il defunto signor Toni alle redini, o alla tv non passano le repliche della Cittadella, ho deciso che non mi preoccupo.
martedì, gennaio 03, 2012
L'Italia di Mezzo
Si chiamava Pierulli Riccardo ed era un piccoletto con un grosso naso a patata e un gran ciuffo elettrico di capelli rossi. Mi scortava a casa tutti i giorni. A un certo punto, di solito al primo semaforo, si metteva a urlare VITTO TI AMO. Io acceleravo e tentavo di staccarlo, ma lui VITTO TI AMO, VITTO TI AMO. Quando finalmente riuscivo a sbattergli il portone in faccia era già passato a VITTO FAMMI LO SPOGLIARELLO VITTO METTITI NUDA.
Tutti i giorni così, con minime varianti ispirate alle scelte di abbigliamento: FONZIE TI AMO, SALOPETTA TI AMO, FULARINO TI AMO. I vicini si godevano l'inseguimento. Antonia aspettava di sentire VITTO TI AMO per buttare la pasta. Eravamo puntualissimi.
La Crissi Sverzutti, che sostenevadi conoscere Pierulli dai tempi dell'asilo, sosteneva che avesse cominciato a parlare non prima dei sei anni. Io cercavo di immaginarmi quei favolosi sei anni di mutismo.
In terza lui si lasciò bocciare e io presi a frequentare un giocatore di basket che mi accompagnava a casa con la Simca blu metallizzato del nonno latinista. Ci perdemmo di vista.
Ci incrociammo in piscina, un pomeriggio d'inverno. Mi avvicinai io, lui ricambiò indifferente il mio ciao. Costume olimpionico, osservò d'un tratto serissimo. Poi, mentre già mi allontanavo (livida, impettita, i piedi a papera nelle ciabatte di gomma, indifesa, probabilmente ridicola), con la coda dell'occhio lo vidi. Scandiva in silenzio VITTO TI AMO, le sopracciglia alzate sopra gli occhi sgranati color ovomaltina.
Oggi fa il consulente finanziario.
Secondo la Crissi Sverzutti, che sostiene di aver frequentato con lui Economia e Commercio, è stato nell'UDC, poi nell'Italia di Mezzo, infine nel PD.
Come i migliori troll.
Se mi chiede l'amicizia accetto.
Tutti i giorni così, con minime varianti ispirate alle scelte di abbigliamento: FONZIE TI AMO, SALOPETTA TI AMO, FULARINO TI AMO. I vicini si godevano l'inseguimento. Antonia aspettava di sentire VITTO TI AMO per buttare la pasta. Eravamo puntualissimi.
La Crissi Sverzutti, che sostenevadi conoscere Pierulli dai tempi dell'asilo, sosteneva che avesse cominciato a parlare non prima dei sei anni. Io cercavo di immaginarmi quei favolosi sei anni di mutismo.
In terza lui si lasciò bocciare e io presi a frequentare un giocatore di basket che mi accompagnava a casa con la Simca blu metallizzato del nonno latinista. Ci perdemmo di vista.
Ci incrociammo in piscina, un pomeriggio d'inverno. Mi avvicinai io, lui ricambiò indifferente il mio ciao. Costume olimpionico, osservò d'un tratto serissimo. Poi, mentre già mi allontanavo (livida, impettita, i piedi a papera nelle ciabatte di gomma, indifesa, probabilmente ridicola), con la coda dell'occhio lo vidi. Scandiva in silenzio VITTO TI AMO, le sopracciglia alzate sopra gli occhi sgranati color ovomaltina.
Oggi fa il consulente finanziario.
Secondo la Crissi Sverzutti, che sostiene di aver frequentato con lui Economia e Commercio, è stato nell'UDC, poi nell'Italia di Mezzo, infine nel PD.
Come i migliori troll.
Se mi chiede l'amicizia accetto.
sabato, giugno 25, 2011
La persuasione e la rotatoria
Un tempo qui era tutto Dasein, a perdita d'occhio.
Poi sono arrivate le rotatorie e i piani del traffico escheriani.
– Non può passare, strada chiusa.
– Ma io ci abito.
– Passi.
– Quando finiscono i lavori?
– Stasera. Io da domani mi metto in malattia, guardi.
– Fatica?
– Assessore in ferie, direttore dei lavori chiuso nel suo ufficio, nessun cartello indicatore. E noi qua.
– A presidiare la rotatoria.
– E poi mi dicono che tratto male le persone.
– ...
– Capisce. Che tratto male le persone.
– Arrivederci.
– Arrivederci.
Nel pomeriggio usciamo, Bracciodestro e io. La giovane rotatoria è lì, piantata al centro dell'incrocio tra i vapori dell'asfalto. Le auto sono ancora poche e tutte impegnate a rubarsi la precedenza.
Sul marciapiede giace abbandonato un foglio A4.
Lo raccolgo.
Sono le istruzioni di montaggio della rotatoria.
Io pensavo che le rotatorie si studiassero all'istituto tecnico o all'università e che poi al momento giusto ci fosse gente che arrivava con il suo bel caschetto giallo e un rotolo di disegni sotto il braccio e diceva così e cosà. Invece si comprano da Obi. Come niente alla fine c'è sempre una vite che manca e bisogna andare alla ferramenta a cercarla. E però la ferramenta apre alle quattro, aspetta che chiudiamo la zona al traffico ancora per un paio d'ore. Diccelo al vigile biondo, quello con la catenina d'oro. Quello tutto sudato.
Andiamocene prima di inciampare in un compasso gigante, bisbiglia Bracciodestro.
Pensare che un tempo qui era tutto Dasein.
Poi sono arrivate le rotatorie e i piani del traffico escheriani.
– Non può passare, strada chiusa.
– Ma io ci abito.
– Passi.
– Quando finiscono i lavori?
– Stasera. Io da domani mi metto in malattia, guardi.
– Fatica?
– Assessore in ferie, direttore dei lavori chiuso nel suo ufficio, nessun cartello indicatore. E noi qua.
– A presidiare la rotatoria.
– E poi mi dicono che tratto male le persone.
– ...
– Capisce. Che tratto male le persone.
– Arrivederci.
– Arrivederci.
Nel pomeriggio usciamo, Bracciodestro e io. La giovane rotatoria è lì, piantata al centro dell'incrocio tra i vapori dell'asfalto. Le auto sono ancora poche e tutte impegnate a rubarsi la precedenza.
Sul marciapiede giace abbandonato un foglio A4.
Lo raccolgo.
Sono le istruzioni di montaggio della rotatoria.
Io pensavo che le rotatorie si studiassero all'istituto tecnico o all'università e che poi al momento giusto ci fosse gente che arrivava con il suo bel caschetto giallo e un rotolo di disegni sotto il braccio e diceva così e cosà. Invece si comprano da Obi. Come niente alla fine c'è sempre una vite che manca e bisogna andare alla ferramenta a cercarla. E però la ferramenta apre alle quattro, aspetta che chiudiamo la zona al traffico ancora per un paio d'ore. Diccelo al vigile biondo, quello con la catenina d'oro. Quello tutto sudato.
Andiamocene prima di inciampare in un compasso gigante, bisbiglia Bracciodestro.
Pensare che un tempo qui era tutto Dasein.
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giovedì, marzo 24, 2011
Il quadrato
Grandi manovre del vicino, anche detto Vecchio del Mossad, in quell'olla podrida che convenzionalmente chiamiamo "il suo giardino". Ha raddrizzato i rosai. Sfoderato la camelia dal suo bozzolo in tessuto non tessuto. Prima redarguito e poi pettinato le palme.
E poi c'è una cosa strana.
Lì dove stava un tombino è apparso un quadrato, una vistosa mattonella di moquette erbosa ingentilita da fiori multicolori. Se ne sta lì, in mezzo al marron, come un tappetino da doccia nel deserto. Chissà cosa nasconde. Un bunker. Un ingresso dell'inferno. Un tunnel segreto che sbuca accanto a una slot machine del bar da Teo.
Io aspetto.
Domani, al più tardi, il Vecchio ci inciampa.
E poi c'è una cosa strana.
Lì dove stava un tombino è apparso un quadrato, una vistosa mattonella di moquette erbosa ingentilita da fiori multicolori. Se ne sta lì, in mezzo al marron, come un tappetino da doccia nel deserto. Chissà cosa nasconde. Un bunker. Un ingresso dell'inferno. Un tunnel segreto che sbuca accanto a una slot machine del bar da Teo.
Io aspetto.
Domani, al più tardi, il Vecchio ci inciampa.
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Sbatti il Mossad in prima pagina,
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sabato, gennaio 16, 2010
Voodoo alla goriziana
Da giovedì sera sono nuovamente qui (deittico ma poi si capisce, ciao a tutti auguri vi voglio bene e scusate se ho risposto a una mail su tre).
Ieri è successo un terremoto.
Alle 15.20 il sismografo sul Monte Sabotino (dietro casa, quello con la scritta "Naš Tito" perché noi modestamente siamo gente che guardano al futuro) ha registrato questo.
Naturalmente nessuno si è accorto di niente, a me l'ha detto il Manuel che già mi immaginava a tossire tra le macerie avvinghiata al gattominchia.
Al Sua Cinicitàscrivo subito via Gtalk "Ohi, sembra che ci sia stata una scossa fortissima".
E lui mi fa "Ad Haiti?"
Secondo me Gorizia non esiste.
Ieri è successo un terremoto.
Alle 15.20 il sismografo sul Monte Sabotino (dietro casa, quello con la scritta "Naš Tito" perché noi modestamente siamo gente che guardano al futuro) ha registrato questo.
Naturalmente nessuno si è accorto di niente, a me l'ha detto il Manuel che già mi immaginava a tossire tra le macerie avvinghiata al gattominchia.
Al Sua Cinicitàscrivo subito via Gtalk "Ohi, sembra che ci sia stata una scossa fortissima".
E lui mi fa "Ad Haiti?"
Secondo me Gorizia non esiste.
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Sua Cinicità,
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martedì, novembre 03, 2009
Wo!
Ore 20.00, piazzale della Transalpina, città di G.
– Le piace, dici?
– Se le piace? Sta saltellando sulla linea di confine da dieci minuti.
– Sta anche parlottando.
– Cosa dice, secondo te?
– Aspetta, mi avvicino.
– ...
– ...
– E allora?
– "Ho il moccio in Italia ho il moccio in Slovenia, ho il moccio in Italia ho il moccio in Slovenia, ho il moccio in Italia ho il moccio in Slovenia".
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mercoledì, maggio 06, 2009
Quelle da cinque
Sentite, ma se vi racconto di una tizia tutta impegnata a inserire tante monetine da 5 centesimi in un parchimetro. E di uno che le si avvicina e le dice ciao. E lei risponde guarda i soldi per il caffè non ce li ho, non li ho neanche per il parcheggio. E lui le dice io non voglio i soldi per il caffè, io il caffè volevo offrirlo a te. E lei fa ah be' ok. E lui dice comunque quelle da 5 non entrano.
Voi non pensate mica che quella tizia sono io. No?
Voi non pensate mica che quella tizia sono io. No?
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lunedì, aprile 06, 2009
La terra è rotonda, e dentro
– Che brutte cose. Come da noi quella volta.
– Brutte, brutte cose.
– ... non pensa che?
– Cosa?
– Che sia colpa delle bombe atomiche?
– Mah... no. La terra è rotonda e dentro c'è roba che macina.
– ...
– Vero?
– Vero.
[La complottista delle due, entrambe ultrasettantenni, aveva i capelli biondi ossigenati pettinati in uno chignon ingentilito da una fascia elastica leopardata, giaccone spinato, pantaloni di tuta e scarpette da corsa bianche. Bellissima. Però si è arresa subito alla tettonica a zolle].
– Brutte, brutte cose.
– ... non pensa che?
– Cosa?
– Che sia colpa delle bombe atomiche?
– Mah... no. La terra è rotonda e dentro c'è roba che macina.
– ...
– Vero?
– Vero.
[La complottista delle due, entrambe ultrasettantenni, aveva i capelli biondi ossigenati pettinati in uno chignon ingentilito da una fascia elastica leopardata, giaccone spinato, pantaloni di tuta e scarpette da corsa bianche. Bellissima. Però si è arresa subito alla tettonica a zolle].
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venerdì, dicembre 21, 2007
La stella e la luna
La scorsa notte proiettavano vecchi filmati sul muro di una casa che sta(va) nella terra di nessuno tra le due sbarre del valico del San Gabriele. Niente di raffinato o di ufficiale, molta gente, per la maggioranza sloveni anziani, un gran bel traffico di bicchieri di vino, fette di prosciutto e panettone.
Una signora ("Son dada de là, ma že giovani che sona musica de giovani; la sa, musica - me perdoni - con parolacie") mi ha raccontato come nel '54 sia riuscita a venire in Italia, con due valigie caricate su un carro trainato da un cavallo. "Iera miseria, mi go fato poche škole, per guera". "E come ghe par, adesso, signora?" "Že bel. Mi digo che že bel. No? Sarà come ndar in Austria co la gita".
Mi piace questo scatto casuale che contiene la notte, una stella, una casa, l'ombra della rete, la luna, il confine, Gorizia, Nova Gorica, la Jugoslavia, il fiato di tante persone accalcate nel buio a fissare quel muro.
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Jugo
giovedì, dicembre 20, 2007
Konec
– Adesso ti passo papà che deve dirti una cosa importante.
– Ok.
– Ciao.
– Ciao papà.
– Volevo dirti che dal 16 in Jugo sono obbligatorie le catene da neve a bordo.
– Ah, va bene.
– Qualsiasi tipo di catene, basta averle. Sennò...
– Sennò?
– Sennò, i ne fa i multoni.
Stasera, al valico di S. Gabriele - Erjavčeva e nella zona della Transalpina, si festeggia.
EU-foria Party: ultimo passaggio con prepustnica, video confessionale dei peccati confinari, foto ricordo, proiezioni, musica.
Il programma ve lo metto qui in .pdf.
Mi raccomando le catene, in Jugo.
[Qui Diego Kuzmin racconta com'è nata Nova Gorica]
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mercoledì, novembre 14, 2007
Rica
Sabato ho dato il mio primo passaggio a un autostoppista.
Rica, 89 anni, di ritorno a Straccis dopo il viaggio quotidiano al cimitero. L'ho trovata in via Trieste, vestita troppo poco e a strati, con le borse della spesa appoggiate sul marciapiede, i capelli spettinati dal vento e il regolamentare pollice esposto in direzione nord.
Si è seduta, si è lasciata agganciare la cintura, ha sistemato sulle ginocchia la borsetta da cui spuntavano rose e narcisi di plastica e ha sospirato. Odorava di nylon, caramelle tipo Pinovis e 4711.
"Come xe, signora, la sta comoda?"
"Come un papa, ninina. Come un papa".
Rica, 89 anni, di ritorno a Straccis dopo il viaggio quotidiano al cimitero. L'ho trovata in via Trieste, vestita troppo poco e a strati, con le borse della spesa appoggiate sul marciapiede, i capelli spettinati dal vento e il regolamentare pollice esposto in direzione nord.
Si è seduta, si è lasciata agganciare la cintura, ha sistemato sulle ginocchia la borsetta da cui spuntavano rose e narcisi di plastica e ha sospirato. Odorava di nylon, caramelle tipo Pinovis e 4711.
"Come xe, signora, la sta comoda?"
"Come un papa, ninina. Come un papa".
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domenica, agosto 20, 2006
No TAV
Noi preferiamo chiamarla "strada panoramica".
(lo so, che anche gli altri titoli non sono male).
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venerdì, luglio 21, 2006
Nicchie
Libreria, città di G.
Vi prego di notare (ho pixelato il nome dell'autore per decenza):
1. lo spessore del volume;
2. la fine scelta del font in copertina;
3. il titolo, che segnala subito l'astuto prodotto di nicchia: non Hitler e i curculionidi, Nazismo, pop e psichedelia o Il piccolo Adolf e il pas de deux, ma Hitler e il suo rapporto con il nazismo. Roba che scotta, pura dietrologia. Devo controllare, ma credo che non ci avesse ancora pensato nessuno.
Inspiegabilmente, si trovava nella sezione "storia locale".
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How soon is naoo?
Muro, città di G.
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venerdì, novembre 18, 2005
Overheard in Friuli
– Come va?
– Male, male. Di giorno ho sempre sonno, mi addormento in piedi. Poi verso il tardo pomeriggio mi sveglio e la notte ho l'insonnia.
– Ma da quanto tempo soffri di questi disturbi?
– Da sempre! Ho finito a fatica le scuole medie. Per fortuna alle superiori tutto bene, il massimo dei voti.
– Ah, allora stavi meglio.
– No. Ho fatto le serali.
– Male, male. Di giorno ho sempre sonno, mi addormento in piedi. Poi verso il tardo pomeriggio mi sveglio e la notte ho l'insonnia.
– Ma da quanto tempo soffri di questi disturbi?
– Da sempre! Ho finito a fatica le scuole medie. Per fortuna alle superiori tutto bene, il massimo dei voti.
– Ah, allora stavi meglio.
– No. Ho fatto le serali.
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sabato, settembre 24, 2005
La vita è una cipolla OGM
L. ha una vecchia zia che alla domanda "Come va?" ha l'abitudine di rispondere "La vita è come una cipolla, più la sbucci e più ti fa piangere". In dialetto, lo dice: "La vita xe una zevolla...". Da sempre, con fare rassegnato: "Come va, zia?" "La vita xe una zevolla..."
Poi, un giorno.
L. dà un passaggio in auto alla zia, e mentre sono fermi a un semaforo, le dice:
– Eh, zia? Come va?
– Bene.
– ...
– Bene.
– Zia, la vita è come la cipolla, più la sbucci... Eh, zia?
– Sì.
– Vero?
– Sì – Lunga pausa. – Ultimamente però hanno inventato le cipolle che non fanno piangere.
Poi, un giorno.
L. dà un passaggio in auto alla zia, e mentre sono fermi a un semaforo, le dice:
– Eh, zia? Come va?
– Bene.
– ...
– Bene.
– Zia, la vita è come la cipolla, più la sbucci... Eh, zia?
– Sì.
– Vero?
– Sì – Lunga pausa. – Ultimamente però hanno inventato le cipolle che non fanno piangere.
lunedì, settembre 19, 2005
Macabro puzzle/The sunshine girls
Esterno giorno, spiaggia. Due donne sui settanta, sedute in riva al mare. Bassa marea, gabbiani, luce settembrina.
– E poi, quei tocchi trovati a Doberdò?
– Nei sacchi delle scovazze, sì sì.
– L'altro giorno un torso...
– E poi dei arti: bracci, gambe.
– Ma niente teste.
– Niente. Per forza...
– Colle teste...
– Se fa il brodo!
– E poi, quei tocchi trovati a Doberdò?
– Nei sacchi delle scovazze, sì sì.
– L'altro giorno un torso...
– E poi dei arti: bracci, gambe.
– Ma niente teste.
– Niente. Per forza...
– Colle teste...
– Se fa il brodo!
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martedì, settembre 13, 2005
Il macabro puzzle
A causa di elaborati lavori di rifacimento del vialetto sotto casa che prevedono un impiego smodato e mattiniero di martello pneumatico e ruspa mi assento per qualche giorno, metto pianeta e colonie in vacation mode e vi affido i commenti del blog per i soliti festini (ai quali potrei partecipare anch'io).
Questo per dire che, se sentite parlare del ritrovamento di un numero x di sacchetti contenenti resti umani in località Medeazza (Medja Vas) tra il Carso triestino (competenza del Calavera) e quello goriziano (doline mie), io ho ancora tutti i miei pezzetti al loro posto: il "macabro puzzle" con il quale sono alle prese "gli inquirenti" non condurrà alla mia foto segnaletica o al mio grazioso dna. Qui l'unico puzzle sarà il vialetto in questione, che i miei pretenziosi vicini vorranno lastricare di mattonelle zebrate Dolce e Gabbana o di mosaici pornosoft fintoromani.
Insomma, non sono stata depezzata.
Né ho bevuto del succo di frutta avvelenato da acquabomber.
Né (benché mi piaccia raccontarlo in giro e ne manifesti tutti i sintomi) sono stata rapita dagli alieni.
Vi bacio.
Questo per dire che, se sentite parlare del ritrovamento di un numero x di sacchetti contenenti resti umani in località Medeazza (Medja Vas) tra il Carso triestino (competenza del Calavera) e quello goriziano (doline mie), io ho ancora tutti i miei pezzetti al loro posto: il "macabro puzzle" con il quale sono alle prese "gli inquirenti" non condurrà alla mia foto segnaletica o al mio grazioso dna. Qui l'unico puzzle sarà il vialetto in questione, che i miei pretenziosi vicini vorranno lastricare di mattonelle zebrate Dolce e Gabbana o di mosaici pornosoft fintoromani.
Insomma, non sono stata depezzata.
Né ho bevuto del succo di frutta avvelenato da acquabomber.
Né (benché mi piaccia raccontarlo in giro e ne manifesti tutti i sintomi) sono stata rapita dagli alieni.
Vi bacio.
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mercoledì, giugno 15, 2005
Cronache della città di G./Via Ignota 99999
Al Comune di Gorizia sono riusciti a calcolarmi l'Ici e a spedirmi il bollettino compilato anche se, a legger bene...
E così, adesso non ho solo un nickname, ho anche un nickaddress.
E così, adesso non ho solo un nickname, ho anche un nickaddress.
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