martedì, maggio 11, 2004

Se le cose possono andare peggio, lo faranno

I numeri aiutano a capire. Li riporto.
L'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell'assistenza ai profughi palestinesi (UNRWA) ha comunicato che in questi primi dieci giorni di maggio l'esercito israeliano a Gaza ha demolito o danneggiato irreparabilmente 131 edifici residenziali, privando 1100 persone della loro casa. Il numero dei senzatetto a Gaza sale così a 17.594. Questi dieci giorni sono stati uno dei periodi più intensi di distruzione e di "punizione collettiva" dall'inizio dell'intifada.
La stragrande maggioranza di quelle 17.594 persone ha la solita unica colpa che sappiamo: posto sbagliato, momento sbagliato.
Ma chi sa come la pensa il Segretario Generale dell'ONU, Annan, che in occasione delle incursioni del 21 e 22 aprile nella zona settentrionale di Gaza (che provocarono almeno dieci vittime civili tra i palestinesi, compresi cinque bambini sotto i quindici anni) si disse "allarmato dalle conseguenze mortali" dell'attacco?
E, visto che siamo in allegro clima di torture, è giusto sapere che attualmente 373 palestinesi sotto i 18 anni (ma almeno tre di loro di anni ne hanno meno di 14) sono sottoposti ad abusi fisici e psicologici nelle carceri dell'Autorità israeliana di occupazione. Qui la descrizione delle loro condizioni in un documento della sezione palestinese della Defence for Children International. Dallo stesso documento si apprende che secondo il codice civile israeliano, che si applica ai cittadini di Israele, la maggiore età si raggiunge a 18 anni; il codice militare israeliano applicabile nei territori occupati considera invece adulti i palestinesi che abbiano superato i 16 anni, e li tratta di conseguenza. Del resto, per un palestinese, 16 anni sono già un'età niente male.

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