mercoledì, novembre 24, 2004

Possession: lui, lei, lui, e molti tentacoli

O. è un tipo flemmatico. Ma mettigli in dubbio le regole del cinema di fantascienza e si inviperisce: insomma, capisci presto che se tu e lui in questo momento vi trovaste in un'astronave allegramente diretta verso Orione non esiterebbe a trasformarti in spazzatura cosmica lanciandoti fuori dal portellone. Inutile obiettare che quel dato film "sì, è sci-fi, ma in fondo mette in scena una tensione psicologica (o sociale, o ideologica)...": prima di rendertene conto sei già metaforicamente fuori dal portellone, a fare ciao con la manina.

A Trieste c'è ogni anno un bellissimo festival del cinema di fantascienza, Science plus Fiction, grazie al quale ieri abbiamo potuto vedere Possession di Andrzej Zulawski, versione originale sottotitolata: film che abbiamo inseguito per anni, un po' un mito adolescenziale, con quell'aria sempre vagamente peccaminosa che hanno le pellicole maledette o anche solo sfigate.
Ed eccolo, dunque: fotografia livida, ambientazione berlinese minevoecentottanta (una Berlino Ovest deserta, quasi metafisica), movimenti di camera continui e vorticosi, forse esagerati. Marc (una via di mezzo tra uomo d'affari e agente segreto, interpretato da Sam Neill) al ritorno da una delle sue missioni trova ad aspettarlo la moglie Anna (Isabelle Adjani) e il loro bimbo di cinque anni. Capisce subito che Anna ha qualcosa che non va: è distante, infastidita, sfuggente. In breve, ha un amante.
Solo che tra una scena isterica e l'altra si comprende che Anna non si dà a Heinrich, cultore saccente del sesso tantrico con cui ella ha avuto una relazione, ma – ben più appassionatamente – a un mostro tentacolare e viscido, un polpo gigante e sanguinolento uscito dalla fantasia di Carlo Rambaldi. Il mostro va prendendo progressivamente una forma più distinta, più umana. Diventa a questo punto chiaro, al pubblico ma non al marito ancora completamente all'oscuro della faccenda, che è Anna stessa ad aver dato forma alla creatura (partenogenesi? È solo un'ipotesi).
Per proteggere il suo segreto la donna fa fuori un paio di detective assoldati dal marito e anche un'amica; lui a sua volta uccide il maestro di sesso tantrico e un misto di poliziotti e altri personaggi. Marito e moglie, tra una cosa e l'altra, tentano entrambi, ma con poca convinzione, il suicidio con un coltello elettrico (follia). Dopo varie disquisizioni sullo sdoppiamento, sulla dicotomia corpo/anima, su Dio, sulla fede e il caos, il film si avvia verso l'enigmatico finale: il polpo ha preso le sembianze del marito della donna, è ora "completo"; Anna e Marc muoiono dopo una sparatoria con la polizia; il loro bambino tenta il suicidio cercando di annegare nella vasca da bagno, mentre la donna a cui era stato affidato (la sua maestra di scuola, che tanto per confondere le idee è impersonata sempre da Adjani) si appresta ad aprire la porta a colui che crede Marc (del quale è forse innamorata) e che invece è il mostro. Chiusura sullo sguardo attonito di Isabelle, mentre si sente il frastuono di quella che sembrerebbe una catastrofe nucleare.

In auto, poi, appesantiti dal film e dai tacos mangiati poco prima (perché le proiezioni di Science plus Fiction si tengono al multisala del centro commerciale Torri d'Europa, e la gente deve pure nutrirsi in questi ambienti artificiali), O. e io ci siamo scambiati alcuni commenti ("proprio come me lo immaginavo", e "che prodotto degli anni Settanta!") e delle informazioni utili.
E quindi, saranno stati i tacos, sarà stato il film, ma sarà stato soprattutto che O. aveva tutta l'aria di addormentarsi al volante: insomma ho detto le parole maledette.
"In fondo, non è nemmeno un vero film di fantascienza".
Lui, improvvisamente sveglissimo, ha cominciato a elencare le sue benedette regole del genere, e con questo siamo approdati sani e salvi in garage (ma io avevo messo la sicura).
A casa, comunque, in momenti distinti e facendo finta di nulla, abbiamo entrambi consultato The Aurum Film Encyclopedia of Science Fiction, ovvero il Tomo Unico della Legge.
Ed ecco.
Possession dovrebbe stare nell'anno 1981, tra Piranha II: Flying Killers e The Protectors, Book I. Invece neanche l'ombra.
Abbiamo scelto di non commentare la cosa.

L'Iconocl/asta

Consiglio di lettura: Dust, ispirandosi all'apparizione miracolosa della Madonna del formaggio messa all'asta su Ebay (come tutto è soggettivo: dove alcuni potrebbero vedere la Madonna io ci ho visto mia zia Palmira da giovane. Cosa ci facesse mia zia Palmira su un pezzo di montasio, sulle prime non mi è sembrata una domanda fondamentale), ha scritto questo:

La visione è quella cosa
che si imprime sulla fetta
Se mangiasti troppo in fretta...
be', fra poco tornerà

Puoi cercarla sull'hamburger,
la schiacciata ed il panino
Evita il cacciatorino
altrimenti viene a pois

Dalla pizza margherita
ti sorride Berlusconi
che fra tasse e patrimoni
di miracoli ne fa

Sopra il toast che già pregusti
Bossi a un tratto ti compare
Ti sconsiglio di addentare
perché a male è andato già

Che traspare su quel sandwich
pieno zeppo di pancetta ?
C'è Bin Laden che l'affetta !
[ Non diciamolo al mullah ]

La tartina mostra un viso
E' la Vergine Maria !
No, ricorda più una spia...
Oh, madonna, ma è James Bond !

Sul Big Mac vedi apparire
dei Duran Duran il volto
E leccando il grasso sciolto
potrai dir "Simon l'è Bòn"

Sulla fetta di toscano
che avido e fremente impugni
ti congeleranno i grugni
di Schifani e di Maron

Perciò, attento, non buttarti
su ogni tipo di panino
Trangugiar ciò che è divino
non è segno di bon ton

Se l'oggetto te lo pappi
tu sarai un iconoclasta
Se lo metti invece all'asta
ci farai qualche milion

Link

Agenzia Walrus/Questi pazzi pazzi rumeni

Ci risiamo.
Un prete di Parcovaci ha denunciato il furto di una lacrima miracolosa che era apparsa su un'immagine della Madonna. La polizia ha subito stanato la colpevole, che così ha spiegato la dinamica della sottrazione: "Mi sono avvicinata all'immagine per pregare e ho cercato di portar via la lacrima con le labbra, baciandola, senza però riuscirci. Allora l'ho tolta con un fazzoletto e me la sono portata via".
Il fazzoletto con la lacrima è adesso esposto accanto al dipinto della Madonna.
L'ispettore Taranu ha commentato: "una cosa è certa: è il primo caso di questo genere in tutta la nostra storia". E ci mancava solo che dicesse: "in tutta la nostra onorata storia di lacrimazioni mariane".
Sostiene Ananova: e chi, sennò?

lunedì, novembre 22, 2004

Vilipendio di cadavere

La finezza, il tatto, la classe di certi giornali di provincia.
Una donna di 68 anni qualche giorno fa è stata uccisa con cinque colpi alla testa nella sua casa di Spilimbergo, in provincia di Pordenone.
Ieri Il Piccolo di Trieste titolava in prima pagina "Massacrata a bottigliate la "pettegola" del paese".
La fotografia ritrae una donna anziana sorridente, con la permanente, un vestito a fiori e una collanina di perle scure. Il pezzo descrive sommariamente la "macabra scena" del delitto (le bottiglie di vino, un mozzicone di sigaretta, alcune impronte), poi il cronista giudizioso traccia un sintetico ritratto della vittima. E qui viene il bello: la donna viene descritta come una "personalità bizzarra", un'"attaccabrighe", una donna "problematica, non pericolosa, ma con rapporti non buoni con il vicinato" (insomma, vecchia, rompicoglioni, balorda, e mai che si facesse i fatti suoi: state attenti che quelle così a Spilimbergo fanno una brutta fine). Viveva in un "monolocale dell'Ater" ed era "seguita dai servizi sociali": sinonimo, evidentemente, di quel genere di problemi che attirano le bottigliate in testa.
Certi redattori dovrebbero leggersi (o rileggersi) gli articoli di nera di Dino Buzzati: non solo il loro stile ne guadagnerebbe abbondantemente, ma forse imparerebbero anche che non si maltrattano così le donne vive, figuriamoci quelle morte ammazzate.

Agenzia Walrus/Questi pazzi pazzi serbi

Sempre a proposito dell'immagine dei balcanici:
un sarto serbo ha inventato una cravatta da annodare attorno al pene: insomma, il classico regalo "per l'uomo che ha già tutto". "Spero che i clienti la compreranno per fare una buona impressione al primo appuntamento", dice Neven Vrgoc, che sostiene di avere tra i suoi clienti Arnold Schwarzenegger, Jacques Chirac e Bill Clinton e conta di lanciare la nuova idea-regalo per Natale.
La notizia è, tanto per cambiare, su Ananova.

domenica, novembre 21, 2004

Pinokkio e il canotto del comandante B.

All'amica che mi telefona e mi chiede se per caso sono finita da qualche parte nello spazio verso il settore delta (sarcasmo), io potrei rispondere che ho passato parte del pomeriggio a leggere e a strapazzare Pinocchio, per evitare che il comandante Babsi metta in atto la sua minaccia-tipo, che consiste nel "gonfiare il canotto" (ovvero – come me la immagino io, evocando sudati fotogrammi coppoliani – scendere giù per il Naviglio, seguire il Po fino alla foce, e poi su per un tratto di mare e infine risalire canali e poi l'Isonzo fino alla fosca città di G.). Il seguito è meno chiaro, ma io sospetto che voglia incendiarmi un cassonetto a scopi dimostrativi, aizzarmi contro i condomini, organizzare una protesta pacifica finalizzata alla mia espulsione dalla Nizza austriaca, e infine espropriarmi proletariamente il gatto. Non lo so con sicurezza, mai prendere sottogamba le donne geniali.
Io ho due alternative.
Posso sperare che - essendo il canotto sprovvisto di sistemi di illuminazione - prenda per sbaglio il Timavo, che è carsico.
Oppure posso malmenare Pinocchio, trasformarlo nel moscovita compagno P., spedirlo a Strelnik che ha avuto un'altra geniale idea, e contare sul fatto che il comandante e chiunque lo desideri possano definitivamente accertare i miei limiti "letterari", e amen.
Con la mia amica al telefono ho tagliato corto e ho detto che avevo da fare tre lavatrici.

venerdì, novembre 19, 2004

Agenzia Walrus/Questi pazzi pazzi rumeni

Che vi dicevo?
Il sindaco di Baia Mare in Romania aveva messo a disposizione della cittadinanza un numero verde per segnalare disservizi e dice di essere stato invece sommerso dalle chiamate di casalinghe annoiate, pronte a dichiarargli e a dimostrargli il loro amore ("mi sono state fatte dichiarazioni, e addirittura proposte erotiche").
"Capisco che le signore hanno i loro desideri, ma questi problemi vanno risolti da un'altra parte, non in Municipio", dice il sindaco molestato.
Titolo: "Stop pestering me for sex", Ananova.

Problemi d'immagine

Si prende un reality show americano, chiamato "The Apprentice", in cui i partecipanti si sfidavano per conquistare un posto di dirigente per Donald Trump.
Si sviluppa il format, e lo si chiama "The Ambassador": 14 concorrenti dovranno mettere alla prova per 12 settimane le proprie abilità diplomatiche in qualità di "portavoce", e ogni episodio si svolgerà in un paese diverso. Il migliore vincerà un anno di lavoro da trascorrere negli Stati Uniti, come "ambasciatore" del proprio paese, spese incluse. La giuria sarà costituita, tra gli altri, da un ex capo della sicurezza e da un ex portavoce dell'esercito; qua e là ho letto anche di due ex primi ministri.
Vi do degli indizi.
Il paese nel quale si svolgerà il reality ha qualche problema di immagine.
Negli ultimi quattro anni si è attirato le critiche internazionali.
I suoi abitanti ritengono che i loro rappresentanti politici non abbiano sufficiente carisma per combattere la cattiva stampa.
Non è l'Italia (ma ultimamente l'Italia gli è molto amica).
Ama definirsi "l'unica democrazia del Medio Oriente".
Giusto, proprio Israele. So che l'espressione "qualche problema di immagine" era fuorviante, ma è così che loro chiamano gli ultimi quattro anni e la seconda Intifada.

mercoledì, novembre 17, 2004

Agenzia Walrus/Questi pazzi pazzi bulgari

Fateci caso: tra le notizie bizzare raccolte ogni giorno dalle agenzie di stampa sul web sono davvero troppe le stranezze attribuite ai rumeni e ai bulgari (seguiti in genere dai serbi, mentre i croati figurano immancabilmente tra i "furbi" e gli "ingegnosi" - in effetti posso confermare che hanno appena inventato una pastiglia per fregare l'etilometro). Semplicemente non posso credere alle storie che li dipingono invariabilmente come tonti, campagnoli e gaffeurs: o i paesi balcanici hanno affidato in blocco la promozione della propria immagine a una compagnia pubblicitaria di delinquenti, o hanno il resto del mondo che gli rema contro.
Ho intenzione di segnarmele, queste notizie (Ananova, dico soprattutto a te).
A partire da oggi:

Uomo esige rimborso per maiale gay. Galen Dobrev, 43 anni, di Shumen in Bulgaria, ha spiegato costernato alla corte: "Gli interessavano solo i maiali maschi!".
Ananova

La lega dei dritti

E allora? Forse avevo frainteso... mi era sfuggito qualcosa... Ahimè che mai non ho capito del tutto gli inglesi, ho tirato a indovinare, capivo circa metà quando mi andava bene... Cosa altro mi avranno detto in tutti questi anni?
E intanto la parte più furba della società europea, la lega dei dritti, mafiosamente in marcia... Si capivano a gesti...

Luigi Meneghello, Il dispatrio

martedì, novembre 16, 2004

Sarò noiosa/Marwan Barghouti parte seconda

Si tratta, dicevo, di estrarre un po' di cose che avevo archiviato negli ultimi tempi, di tradurle e di aggiornarle con fatti più recenti. È per lo più un lavoro di compilazione; come al solito, cito le fonti più rappresentative e sintetiche, questa volta incorporandole nel testo per comodità.

Marwan Barghouti fa parte della cosiddetta nuova guardia, costituita da coloro che sono cresciuti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza e hanno avuto una formazione ben diversa dai capi di Oslo: sono persone più povere ma anche più colte e istruite, e conoscono Israele meglio dei loro predecessori, soprattutto i “tunisini” che hanno trascorso lunghi anni in esilio; alcuni, come Barghouti, parlano l’ebraico.
C’è poi la questione del potere e dell'autorevolezza: nel giugno del 2003 Barghouti è in grado di organizzare dalla sua cella un periodo di sospensione delle ostilità: Hamas, le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa e la Jihad Islamica concordarono di cessare gli attacchi contro Israele per tre mesi (una tregua che però non regge). In quell’occasione l’analista politico israeliano Yossi Alpher dichiara: “Questo rafforza la sua posizione come potenziale successore, facendo pensare che in un prossimo scambio di prigionieri possa essere liberato”. E ciò suggerisce che Israele, nonostante la retorica ufficiale e la successiva durissima condanna, possa avere in realtà visto in Barghouti il futuro capo dell’Autorità Palestinese. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui, contrariamente a ciò che lui stesso prevedeva (ai soldati che lo catturarono a Ramallah disse: “siete venuti per arrestarmi o per uccidermi?”), non è stato assassinato. Uno dei motivi, non l'unico: quando viene arrestato e sottoposto a interrogatorio risulta subito chiaro che attraverso di lui si vuole dimostrare che Arafat è direttamente implicato negli atti terroristici. Si ritiene dunque che possa approfittare dell’occasione per denunciare Arafat e aprirsi la strada verso la leadership, ma non è così. Già in un'intervista del 2001 è esplicito: “Gli israeliani sono pazzi. Prima di tutto, pensate davvero che Arafat abbia dato l'ordine di cominciare questa Intifada? Questa Intifada non è cominciata per un ordine, e non cesserà mai per un ordine. Cesserà quando avrà raggiunto il suo obiettivo, che è quello di porre fine all'occupazione israeliana. E, in secondo luogo, queste attività militari [contro l'occupazione] non sono organizzate da Arafat”. Barghouti ha sempre mostrato rispetto per Arafat, anche se molto meno per gli altri capi di Fatah, quei moderati che ora probabilmente impediranno una sua candidatura alla presidenza.
A questo proposito, è degli ultimi giorni la notizia, confermata dalla moglie, secondo cui Barghouti sarebbe intenzionato a candidarsi alle prossime elezioni del 9 gennaio 2005. Il problema è fino a un certo punto la prigionia, soprattutto considerata la natura politica del processo. La storia ci ricorda negoziati condotti con successo da leader in prigionia, come Mandela e Jomo Keniatta. Inoltre, Barghouti è ormai considerato il leader delle migliaia di prigionieri palestinesi, che gli hanno già assicurato il loro appoggio.
Proprio il paragone con Mandela ricorre sempre più spesso negli ultimi tempi.
In “Can Barghouti be the Palestinian Mandela?”, pubblicato oggi su Arab News, Roger Harrison tratta questo aspetto, notando come il tempo trascorso in carcere da Mandela non abbia danneggiato la sua immagine e la sua credibilità: “la sua condanna era il risultato di ciò che lo stato in cui viveva percepiva come terrorismo”. Del resto, aggiunge Harrison, gli Stati Uniti non sono nuovi al riconoscimento di “ex terroristi” nel ruolo di leader politici. Harrison cita gli altri punti a favore di Barghouti, tutti già noti: è nato nei territori, viene dal basso, non si è mai compromesso con figure politiche straniere, parla bene l’ebraico ed è stato in contatto con i diversi strati della società israeliana. Come nel caso di Mandela, i suoi obiettivi sono stati essenzialmente militari e la sua organizzazione ha radici locali. È favorevole alla negoziazione e, facendo parte della generazione che ha raggiunto la maturità politica nel dopo-Oslo, non ha mai parlato di eliminazione di Israele come i suoi predecessori, ma di riconoscimento di due entità uguali e indipendenti.
Zeev Schiff di Ha-aretz ha scritto recentemente che Barghouti crede nella possibilità di una pace con Israele.
Il consenso popolare non dovrebbe mancargli ed è confermato dall'alto numero di voti con cui nel 1996 è stato eletto al Consiglio legislativo palestinese. In un articolo intitolato “Le Cas Barghouti” pubblicato su Le Monde un paio d'anni fa, Gilles Paris riassumeva la posizione di Barghouti e riportava le parole del direttore del Centro palestinese per i diritti umani di Gaza, Raji Sourani: “Marwan ha una forte vena popolare. È sempre a contatto con la gente, sempre in giro nella polvere e nel fango dei campi profughi, con i suoi jeans e con le sue scarpe pesanti. Fatah ha un debito di gratitudine nei suoi confronti. Senza di lui Hamas rischiava di prendersi tutto!”
Anche Dominique Moisi, vicedirettore dell'Istituto francese di relazioni internazionali, è convinto che Barghouti sia l’unico ad avere “carisma e legittimità rivoluzionaria”: “Ci si deve chiedere seriamente se esistano alternative a Barghouti, se si vuole creare un Olp forte che possa resistere a Hamas o a movimenti ancora più estremisti. Un Olp debole non è una buona cosa né per gli israeliani né per la comunità internazionale”.
Così giudica il suo attuale orientamento politico l’analista palestinese Hani Al-Masri (citato qui): "Marwan è ora più vicino al Marwan di prima dell’Intifada. Prima dell’Intifada era un moderato e appoggiava i negoziati con Israele, compresi i governi guidati dal Likud e dallo Shas. Ha preso le distanze dall’alleanza con Hamas e con la Jihad Islamica, anche se è più vicino agli Islamisti di quanto lo sia ogni altro leader di Fatah".
Barghouti potrebbe quindi essere un valido interlocutore per Israele e un leader autentico e popolare per i palestinesi. Il fatto che Israele finora un interlocutore non l’abbia voluto, perché il modo migliore per evitare di negoziare e procedere per decisioni unilaterali è negare che vi sia un negoziatore dall’altra parte, purtroppo è un altro discorso. Così come lo sarà l'eventuale scelta dei vertici di Fatah di non candidarlo.

[la prima parte è qui]

lunedì, novembre 15, 2004

Agenzia Walrus/tutta colpa del VMAT2

Il fanatismo religioso è dovuto a un gene e probabilmente Cristo, Budda e Maometto (che "condividevano una serie di esperienze mistiche e di alterazioni della coscienza" - mi chiedo come la mettiamo con Thimoty Leary) ce l'avevano. Questa perla ci viene gentilmente fornita da Dean Hamer, dell'US National Cancer Institute. Quanto ci consola, diciamo da 0 a 100, che ci sia gente che studia il patrimonio genetico per combattere il cancro e si imbatte ("oh, e questo cos'è?") nel VMAT2, il gene del divino?
Hamer è quello che nel 1993 dichiarò di aver trovato una sequenza del DNA collegata all'omosessualità maschile. È solo questione di tempo, e prima o poi smaschererà anche il gene della predisposizione al sol dell'avvenire, alla salsa rosa, alla pizza con le patatine e alla cioccolata bianca. Quel giorno il mio corpo sarà donato alla scienza.

domenica, novembre 14, 2004

Sarò noiosa/Marwan Barghouti parte prima

A proposito del mio breve post su Marwan Barghouti, A. commenta:
"Gli israeliani non lo rilasceranno mai. E poi, il peso politico maggiore è in mano ad al Fatah che si è già ribattezzata 'Martiri di Arafat'; al-Fatah detiene quasi il 50% dell'appoggio palestinese dentro i territori e la stragrande maggioranza al di fuori della Palestina (profughi). È normale che la leadership sia ricoperta da un membro del partito di Arafat. Barghouti è l'unico uomo forte che c'è oggi in Palestina, e i palestinesi hanno bisogno di un uomo forte, ma non rappresenta al Fatah ed è in galera. La questione è molto più complessa di quanto sembra".

Proprio perché la questione è complessa, e non la possiamo riassumere nei mille caratteri consentiti dai commenti vorrei ricostruire quello che so di Marwan Barghouti: mi accosterò all'argomento come persona normalmente interessata e senza pretese di completezza. Quello che scriverò non è indiscutibile e deriva da varie fonti (le principali sono indicate a piè di post, ne ho consultate altre che però non fanno che ribadire concetti già espressi e le ometto perché ridondanti). Precisazioni e interventi che mi aiutino a capire meglio saranno i benvenuti. Non è mia intenzione risultare faziosa, pesante o inopportuna. Se verso la riga numero cinque vi viene il dubbio che lo stia diventando, chiudete e ci vediamo alla prossima.
Questa è la prima puntata.

Innanzitutto, chi è Marwan Barghouti?
Marwan Hassib Hussein Barghouti, nato a Ramallah il 6 giugno 1958, è membro del Consiglio Legislativo Palestinese e segretario di Al Fatah (Fateh) per la Cisgiordania.
Barghouti aderisce ad Al Fatah all'età di 15 anni. Si laurea in storia e scienze politiche all'Università di Birzeit, dove consegue anche un master in relazioni internazionali. All'Università è eletto presidente del corpo studentesco per tre successivi mandati.
Nel 1978 finisce imprigionato per 7 anni nelle carceri israeliane, dove è vittima di torture.
Nel 1987 è costretto a lasciare la Palestina per la Giordania. Durante la prima intifada è ufficiale di collegamento degli uffici dell'OLP ad Amman e Tunisi.
Ritorna in Palestina nel 1994 dopo gli accordi di Oslo, dei quali è convinto sostenitore.
Nel 1996 è eletto nel Consiglio legislativo palestinese, e intraprende una lenta lotta per la democratizzazione di Fatah e contro la corruzione. Il movimento delle donne palestinesi lo considera un valido alleato nella lotta per l'emancipazione femminile.
Convinto che il processo di pace di Oslo possa portare a un totale ritiro di Israele dai territori occupati e alla fondazione di uno Stato palestinese indipendente con capitale Gerusalemme, incoraggia stretti rapporti con i leader israeliani, anche di destra, favorevoli alla soluzione di due Stati separati indipendenti e sovrani. Nel 1998 si rende conto che mentre Israele parla di pace gli insediamenti illegali di ebrei nei territori occupati continuano incessanti, intaccando di fatto proprio quella terra sulla quale vengono condotti i negoziati. Barghouti allora si identifica con il diffuso sentimento popolare che vede in Oslo un processo fraudolento, e guida in tutta la Cisgiordania manifestazioni che chiamano a concentrarsi sull'obiettivo fondamentale: porre fine all'occupazione.
In particolare, vede nell'espandersi degli insediamenti israeliani una chiara indicazione dell'inganno e della malafede di Israele.
In una famosa dichiarazione, Barghouti dice: "abbiamo tentato sette anni di intifada senza negoziati, e poi sette anni di negoziati senza intifada; forse è giunta l'ora di tentare entrambi simultaneamente". Riassume così ciò su cui la maggior parte degli osservatori politici palestinesi è d'accordo: lo Stato di Israele dev'essere costretto ad accettare l'indipendenza palestinese. I negoziati non portano da nessuna parte se non ci sono anche atti di sfida, di resistenza e di espressione della volontà nazionale palestinese.
Barghouti si trasforma così da fautore del dialogo a carismatico sostenitore della lotta contro l'occupazione. Si oppone ai negoziati di facciata, che secondo lui servono solo a prendere tempo per consentire a Israele di appropriarsi della terra palestinese e di compattare e rafforzare l'occupazione.
Il 15 aprile 2002 viene rapito dall'esercito israeliano a Ramallah, detenuto illegalmente e processato per terrorismo e altri reati gravi. La detenzione e il processo appaiono in flagrante contraddizione con varie norme di diritto internazionale, contenute, fra l'altro, nella IV Convenzione di Ginevra del 1949 e negli accordi fra Israele e Palestina. L'arresto è illegale, in quanto avvenuto in violazione degli accordi ad interim tra Israele ed Olp. In base agli Accordi di Oslo, del 1993, Ramallah rientra infatti sotto la denominazione di area A, ovvero zona sottoposta a giurisdizione palestinese; in quanto membro eletto del Consiglio legislativo palestinese, Barghouti avrebbe dovuto godere dell'immunità parlamentare. Immediatamente dopo l'arresto, è stato condotto da Ramallah a Gerusalemme e successivamente trasferito in Israele, in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, dove è stato prima detenuto a Petak Tikva e poi a Tel Aviv.
La giustizia israeliana gli ha notificato 37 accuse di omicidio nei confronti di civili israeliani, morti per attentati suicidi ed esplosivi, attribuendo a Barghouti la responsabilità e la paternità delle morti. La maggior parte delle accuse cadono durante le udienze del processo, tuttavia per cinque di questi omicidi, tutti avvenuti nel 2002, è indicato come il mandante, e per questo condannato, nel luglio del 2004, a cinque ergastoli.
Fin dall'inizio del processo a suo carico, Barghouti si è sempre definito leader politico del popolo palestinese e non capo di una fazione di guerriglieri; la sua attività politica è sempre stata centrata sulla rivendicazione dei diritti inviolabili del popolo palestinese e sulla denuncia dell'occupazione militare israeliana nei territori occupati: "non mi interessa essere condannato a uno, o dieci, o cinquanta ergastoli; il giorno in cui sarò libero sarà quello in cui finirà l'occupazione".
Nel corso degli interrogatori e della sua detenzione, Marwan Barghouti è stato sottoposto a torture di tipo fisico e psicologico, e a un regime di isolamento. La sua salute è gravemente compromessa dalle condizioni della prigionia: una sola ora d'aria al giorno, confinamento in una cella umida e senza ventilazione di tre metri quadrati incluso il bagno, infestata da insetti. Al Comitato per la sua liberazione a Ramallah dicono che negli ultimi tempi ha sofferto di forti dolori al petto e alla schiena e di insufficienza respiratoria. Oltre a non somministrargli le cure mediche di cui ha bisogno, le autorità israeliane non concedono che le sue condizioni di salute siano accertate da medici indicati dai familiari, né che sia trasferito in ospedale.

[continua]

Fonti:
Palestine History
Giuristi Democratici
bbc
"Profile: Marwan Barghouti, radical pragmatist", di Graham Usher, Al Ahram Weekly
"Interview with Marwan Barghouti" di Jefferson Fletcher, Media Monitors
Campaign to free Marwan Barghouti
"Political show trial for Marwan Barghouti", di William Hughes, Counterpunch
"The trial of Marwan Barghouti", di Uri Avnery, Counterpunch

sabato, novembre 13, 2004

Quizilla kills me

Il test "What kind of elitist are you?" mi qualifica come Book and language snob (ne ho fatti altri due: secondo "Which French Revolutionary are you?" sono Marat, e "Which political stereotype are you?" mi conferma comunista).
Niente che non sapessi già.
Gente come me, in caso di rivoluzione, finisce al massimo a scrivere per la propaganda. Mal che vada, in un ufficio senza finestre a stilare sofisticate liste d'epurazione.

Il capo c'è

E, toccato il fondo dello scoramento, come potrebbe questo blog non dire (o meglio, scrivere) con entusiasmo: "Vai Barghouti!"?
Ci sono di mezzo cinque ergastoli (ai quali si aggiungono altri 40 anni, per sicurezza), metodi di detenzione all'israeliana, ma il capo - con la giusta dose di carisma e legittimità - c'è.

venerdì, novembre 12, 2004

12 novembre

Oggi ho bisogno di Walt Whitman. Non quello su di giri che ha contagiato la poesia americana di un vitalismo quasi insopportabile (pur liberandola una volta per tutte dalla staticità e dall'accademismo), ma il Whitman dei versi in memoria di Lincoln: altro presidente, altro secolo e diversa stagione dell'anno, quella in cui dolcemente e crudelmente fioriscono i lillà. Esprimono il rispetto per un capo, il dolore dei suoi soldati, l'amore per una terra, e la forza della poesia: così parlano al mio cuore.

1
Hush'd be the camps to-day;
And, soldiers, let us drape our war-worn weapons;
And each with musing soul retire, to celebrate,
Our dear commander’s death.

No more for him life’s stormy conflicts;
Nor victory, nor defeat no more time’s dark events,
Charging like ceaseless clouds across the sky.

2
But sing, poet, in our name;
Sing of the love we bore him because you, dweller in camps, know it truly.

As they invault the coffin there;
Sing as they close the doors of earth upon him one verse,
For the heavy hearts of soldiers.

giovedì, novembre 11, 2004

Quando le cose finiscono

Quando le cose finiscono ormai hanno un loro numero e il mondo dipende allora dai suoi relatori, ma per poco tempo e non del tutto, non si esce mai del tutto dall'ombra, gli altri non finiscono mai e c'è sempre qualcuno per cui si racchiude un mistero. [...]
E quanto poco rimane di ogni individuo nel tempo inutile come la neve scivolosa, di quanto poco rimane traccia, e di quel poco tanto si tace, e di quello che non si tace si ricorda dopo solo una parte minima, e per poco tempo: mentre viaggiamo verso il nostro sfumare lentamente per transitare soltanto alla schiena o al rovescio di quel tempo, dove non si può continuare a pensare se non si può continuare a prendere commiato: "Addio risate e addio oltraggi. Non vi vedrò più, né voi mi vedrete. E addio ardore, addio ricordi".

Javier Marías, Domani nella battaglia pensa a me



(un paio di sere fa D. mi chiedeva come mai non avessi mai acceso la candela di Gerusalemme. Eccola.)

vignetta apparsa oggi su Le Monde.

Giovanardi Carlo continua a leggere il giornale durante l'annuncio in aula della morte di Arafat.
Il centrosinistra rumoreggia.
"Ma è morto un terrorista!" protesta Lo Presti Nino di Alleanza Nazionale.
"Sei un cretino!" lo apostrofa Giordano Franco di Rifondazione Comunista.
"Vieni qui sei hai coraggio!" rincara la dose Cento Paolo dei Verdi.
Solo l'intervento dei commessi ha impedito che gli insulti si trasformassero in contatto fisico tra i litiganti.

Ditemi che questa gente non ci somiglia.

mercoledì, novembre 10, 2004

Buttiglione il teocone

Giuro che ieri sera stavo per battere il mio record personale di resistenza televisiva: guardare Porta a Porta per più di venti minuti, senza cedere alla prima scampanellata e senza mandar giù sostanze sedative/esilaranti/pericolose per me e per gli altri.
Perché lo faccio? Essenzialmente per vantarmene il giorno dopo: è una prova di carattere.
Mentre pensavo di avercela fatta, Rocco Buttiglione - con il sorriso febbricitante di uno che nella stessa frase è riuscito a sibilare "Santo Padre" cinque volte - è passato a specificare la differenza tra "peccato" e "condizione moralmente disordinata".
Ho spento.
Il risultato è che oggi non so se quello che vorrei fare a Buttiglione sia peccato grave o un semplice problema di entropia morale.

lunedì, novembre 08, 2004

Venice Experience e Welcome Day

Io un tot di anni fa che non sto a dirvi arrivavo a Venezia per cominciare il mio primo anno accademico: c'erano l'acqua alta e lo sciopero dei lettori di madrelingua, due contrattempi che mi sarebbero diventati familiari. Tutta la mia vita universitaria è stata una corsa a ostacoli per riuscire a seguire corsi, rinnovare l'iscrizione, modificare i piani di studio secondo regole sempre diverse, iscrivermi agli esami (nella lista ufficiale, perché c'era sempre una lista non ufficiale che circolava, messa in giro da geni della disinformazione), cercare di convincere il bibliotecario del dipartimento che quella sulla foto del pass ero proprio io, presa in un buon momento e con la luce giusta. Signor Boscolo, si chiamava. Non ci siamo mai piaciuti: lui era convinto che lasciata a me stessa sarei stata capace di fare le orecchiette alle pagine, io che lui fregasse di nascosto la carta per le fotocopie.
Ricordo file interminabili, labirinti e corridoi. E il signor Boscolo, che si appostava ovunque: o aveva il dono dell'ubiquità, o un numero imprecisato di fratelli gemelli.
Il sistema-università era crudele e selettivo, parlava una lingua tutta sua e a me incomprensibile.
Mi è capitato, in questi ultimi anni, di chiedermi quanto fosse cambiata la vita degli studenti: capitemi, non sono nemmeno sicura che il voto di maturità sia ancora in sessantesimi. Per quanto ne so, potrebbe essere espresso in Experience Points, come in Final Fantasy.



Gorizia, che in passato ospitava solo un prestigioso corso di laurea in scienze diplomatiche, è ora una piccola città universitaria, una costola dei due atenei di Udine e di Trieste che si contendono le matricole a colpi di marketing strategico. I metodi d'arruolamento sono aggressivi. È capitato perfino a me di sentirmi dire: "ma lo sai che mettendosi d'accordo ti passano un casino d'esami? Potresti già andare al terzo anno. Beh, il terzo anno ancora non esiste, è un corso di laurea nuovo. Però ti conviene, ti fai la seconda laurea". Insomma, io metto da parte diplomi superflui (anzi, mi ci faccio un intero servizio di tovagliette all'americana) e l'università sopravvive con le mie tasse: ecco quel che si dice un sistema sano e funzionante.
C'è tutto, a Gorizia. Ci sono le associazioni studentesche. C'è un consorzio per lo sviluppo del polo universitario. Ci sono gli studenti. C'è, miei cari signori, il Welcome Day. L'evento clou è un percorso di prove, giochi e degustazioni di vini e prodotti tipici negli "ambienti più significativi della città": si parte dal Castello e si toccano tutte le tappe previste ("evidenziate in verde nella WD map") avendo cura di raccogliere i timbri a ogni stand; saranno valide solo le WD map che riporteranno tutti i timbri (mi hanno detto che nel Camino di Santiago funziona uguale, niente timbri, niente Compostela: duro ma giusto). Poi, ciocchi come alpini nel giorno del raduno, si consegna il tutto "allo staff di WD". Infine, estrazione di premi e "un ricordo della giornata per tutti". Giusto il tempo di mandar giù l'ultima fetta di gubana con un calice di passito, e la sera, dopo l'Happy Hour delle 20.00 ("bere l'aperitivo qui è una tradizione", capito, milanesi?), c'è il Welcome Party, per "festeggiare insieme un nuovo inizio".
La mia mentalità - così assurdamente meritocratica, plasmata dalle fantasiose e crudeli prove di resistenza da me superate con successo nella Venice experience - è completamente estranea al concetto di Welcome Day. Ma sono i tempi che cambiano: noi dovevamo estorcere con stratagemmi e regalie l'esatta ubicazione delle sedi universitarie (giuro, certi dipartimenti erano introvabili, gli informatori inaffidabili, e i metodi dovevano qualcosa alla polizia segreta della Serenissima - non me ne vanto), questi fanno l'itinerario dei sapori alla scoperta della città, con estrazione finale.
Il primo premio è un tv color 14'': e questo conferma che è tutta invidia, la mia.
Benvenuti al polo universitario di Gorizia.

venerdì, novembre 05, 2004

Su questa terra

Hanno diritto su questa terra alla vita: il dubbio di aprile, il profumo del pane nell'alba, le idee di una donna sugli uomini, le opere di Eschilo, il dischiudersi dell'amore, un'erba su una pietra, madri in piedi sul filo del flauto, la paura di ricordare negli invasori.

Hanno diritto su questa terra alla vita: la fine di settembre, una signora quasi quarantenne in tutto il suo fulgore, l'ora di sole in prigione, nuvole che imitano uno stormo di creature, le acclamazioni di un popolo a coloro che sorridono alla morte, la paura dei canti negli oppressori.

Su questa terra ha diritto alla vita, su questa terra, signora alla terra, la madre dei princìpi madre delle fini. Si chiamava Palestina si chiama Palestina. Mia signora ho diritto, ché sei mia signora, ho diritto alla vita.

Mahmud Darwish

13 metri quadrati

Arafat sarebbe proprietario di 13 metri quadrati di terra a Gerusalemme ma Israele, a quanto pare, non ne permetterebbe mai l’inumazione in una città che è e rimane simbolo preteso da uno Stato esistente e capitale sperata di un altro che cerca di esistere. Si pensa allora a Gaza, al cimitero di Khan Yunis, dove riposa il padre di Arafat. In un mondo che a volte, e non solo in circostanze come queste, sembra non voler più distinguere chiaramente nemmeno tra la morte e la vita, anche il luogo in cui alfine troverà pace Abu Ammar, l’altro nome di Arafat, non è più una questione di “pìetas” ma solo di politica, di potere, di “business”.
Pietro Mariano Benni, Misna.org

mercoledì, novembre 03, 2004

This sucks

Avevo preso alcuni appunti per un post crudele intitolato American Idiots (subliminal mindfuck America), confidando nel fatto che difficilmente gli Stati Uniti si sarebbero risentiti in blocco delle mie invettive, soprattutto se espresse in italiano, e che i Green Day non mi avrebbero fatto causa per i diritti. Poi il server di Blogger è stato giù tutto il giorno, ho avuto delle cose da fare, e infine ho deciso di girare un po' su Blogspot per vedere come mai il famoso server fosse giù (avevo una mia idea).
Ci stavano scrivendo in molti, in effetti.
E il risultato è che, dopo aver letto, copiato e incollato da weblog americani presi a caso, il titolo è cambiato, così come il contenuto.
Il risultato è questo.

Thats it America. You and me are done. Over with. I gave you the last four years of my life. I trusted in you to do the right thing. And all you've done is made a complete ass of yourself in front of my friends and my family. They all hate me for loving you. And ya know what? They were right. You had your chance. This was gonna be it, the great awakening. Your last chance for retribution. And you fucking blew it. Fuck you.
Afro Powered Pop Machines

Finally the bottom line: Get wealthy. Get wealthy now, quickly and as selfishly as possible. We really don't care how you do it, but money talks and middle class living walks. Sell Crack, Crystal Meth...whatever (Unless of course you're a minority (shouldn't you be in prison anyway?)) we don't really care. Embezzle funds from your company, lie, cheat or kill, that's fine just as long as you're not an abortion doctor...just kidding you can be that too! But seriously, get a lot of money together, that's the bottom line. If you're hoping for a return to the days of just making enough to have a nice house, and raise your family in a good environment while working a manufacturing, or a managerial job, and then retire on Social then buddy, you're in trouble, and if you don't like it well...
I hear Al-Qaeda's hiring.
Word of the People

Don't forget to exercise your first amendment rights while we still have it. Adios
Line of Fire

I can't believe Bush won. What's wrong with America? This is an absolute travesty.
I demand a recount. Something must be done.
It's just not right, it's not proper.
Who voted for Bush? All the religious zealots and Texas.
Stupid Texas.
I just can't believe this. All I can keep thinking is "but the Red Sox won the world series." Like that was an omen. But alas it was not. It means nothing in the grand scheme of things. We have to find a way to survive another four years of that idiot running the country. Nobody is safe. Well except for the rich and religious zealots, but nobody else.
Man. This sucks.
My Random Life

Of course my coworkers are the types who will be all over me all day sending me emails, calling, and pointing and laughing. Somebody will be hurt today.
Just off Center

Rob just told me he is having a serious crisis of faith in our system. I am not. The system worked. The majority of voters chose the candidate they wanted.
My disillusionment is with my fellow countrymen.
Did I say that out loud?

America it has been a while since Ginsberg last called.
America 48 years 9 months 17 days and what have you learned?
I can stand my own mind.
America when will you end the Iraq war?
Go fuck yourself with your fake elections.
My fingers are too weak to type and I´m too sick to think.
Allen would not write until he was in the right mind.
I do not have that luxury.
America when will you be honest with yourself?
aaronjmaier

When the country is scared and acting on instinct, the Republicans always win. Save me from the terrorists! Save me from the tax-raising liberals (such crap)! Save me from the Communists! Save me (and my kids) from the gays! That's what makes for Republican victories.
Swine Liar

I am seriously confused about why this election went down the way it did. Did voters not live in the same country that I have for the past four years?
Solid Rubish vol. 3

Congratulations to Dubya for proving the Nazi plan works.
Joe Astropy

I hope that I am wrong about this Bush Administration. I hope that the rest of the country is smarter than me. I fear we are going in the wrong direction. I suspect that we are in for 4 years of war mongering, 4 years of deficit increase, 4 years of the rich getting richer and the poor getting poorer, 4 years of fear tactics and misleading the American people about dangers lurking in the world, 4 years of mishandling intelligence, 4 years of not accepting people who don't look or act like us.
Namyreve

B-b-b-b-ut---the Redskins LOST!
Musty Tv

This is about more than feeling "blue." This is the knowledge that things in this country -- and throughout the world -- will get much worse before they ever get better. Today, the poets are weeping.
Chicago Writer

And it's going to be okay, really. Things right now are scary, no doubt about it. But hey, Germany and Italy are still standing, even though the fascists did their best to cause their societies to implode.
Mouse Words

I know its far fetched. But if you believe, and enough people believe, we may be able to get him yet. Before our citizenship request to Canada is approved.
Political Rants

Any political system where a large portion of the minority vote can be stifled in order to give a political party an edge--or, in the case of the 2000 election, a victory--has something terribly wrong with it. And any democratic social system whose media does not report on the corruption of the electoral process is failing the people who depend on it.
The voice of the people is being taken from them.
What is happening? Why isn't America outraged?
Alternate Perspective

Another four years of the BUSH CORPORATION. Hopefully we can survive it. When things are as bad or worse in the next four years. Those of you that voted for him will have to live with your decision.
Doppler's View

Stockholm Syndrome
It's the only explanation.
Eggplants Smoothie

What we have today is a class war; an intelligence war of the informed versus the ignorant. How do you win that? The masses will always be led by these people so long as the Mark Twain saying about lies traveling the world before the truth puts on its shoes stays with us. For the most part this was the lemming election, with the electorate following the president because of fear and hate.
The Hypocritical Observer

Well on the plus side to the idiot winning the election again, we'll get more Rock against Bush albums.
85 Capri
(Canadian blog)

I just took the test to see if I qualify as a "skilled worker" to immigrate to Canada. You need 67 out of 100 points. I got 67.
See you up North.
Greg the Boyfriend

I really thought that my fellow countrymen were smarter than this. That the people have more compassion and common sense than this. That the people had risen to speak our peace, and in turn bring peace upon us. Apparently it is not to be so.
I feel defeated. and fear is upon me.
Taliendo

The executive branch, both houses of the legislature, and soon the judiciary. Oh yes, strap on your seatbelts, my friends. It is going to be a WIIIIILD RIDE! Yeehaw!
Thinkateria

I expected that people would be more concerned with issues on the homefront and insist on reform that would shift our focus from policing a world that doesn't wish to be policed to helping our homeless and giving our children better educations. I. Don't. Get. It. I guess I should be an optimist- only four more years, right? I think I'll go cry now.
onemomsblog

I keep watching my dog Gurgi playing in the house, picking up bones, grabbing all his chewtoys, just thrilled at the prospect of spending time with me. Overflowing with unconditional love. Blissfully ignorant of the state of the world.
I think I'm going to go over there and give him a hug.
Bridging the Gap

I would like to say to America that, YOU SUCK!!
Sloth Moss

domenica, ottobre 31, 2004

I miei sogni

Messaggio dalla Miru del futuro. È il 3 novembre del 2023 e non so da dove cominciare.

"Non so se qui da noi i più giovani avvertano in queste ore il nostro stesso turbamento. Per noi Arafat ha rappresentato la scoperta di un'ingiustizia che ignoravamo, venuta prepotentemente alla ribalta grazie a una coraggiosissima guerriglia popolare, intrecciata a una spregiudicata iniziativa diplomatica, a una politicizzazione di massa che ha consentito di evitare i gesti esemplari ed isolati (si pensi alla condanna da parte di Al Fatah del dirottamento degli aerei operato a suo tempo dal Fronte popolare) perché non rendevano partecipi la collettività. Un movimento nato da una costola del nazionalismo ma che rapidamente si era imbevuto della cultura del movimento operaio internazionale col quale si trovò subito consonante. Da quell'esordio sono passati molti anni e la tragica immagine di Arafat prigioniero da due anni e mezzo in un edificio diroccato di Ramallah, costretto a ricevere da Sharon la pelosa libertà di uscirne per entrare in un ospedale di Francia da cui non si sa se potrà mai rientrare nel suo paese, mentre case e uliveti della sua gente vengono divelti dai bulldozer israeliani e i corpi di fratelli e sorelle dilaniati dalle bombe di Sharon che passa per un «eroe» perché ha imposto il ritiro di qualche colono dalla Striscia di Gaza, tacendo su cosa vorrà fare della Cisgiordania - tutto questo rischia di farci morire la speranza nel cuore, di indurci a pensare che i feddayn, che il presidente dell'Olp aveva portato alla ribalta della storia sono stati, anch'essi, un mito del `68. Da seppellire con tutti i sogni del `900".
Luciana Castellina, "La pace non si esilia", Il Manifesto, 30.10.2004.


Il gilet di Henry James

Non si finisce mai di imparare: c'è sempre un infaticabile e informato redattore del Venerdì di Repubblica che ne sa più di te.
Scopro così che Henry James è l'autore di un romanzo dal titolo Giro di vita. A nulla vale la breve intervista a Nadia Fusini sul carattere parasintattico della lingua di James e il vastissimo campo semantico a cui attinge: ormai non riesco a togliermi dalla mente una fantasia su uomini di mezza età alle prese con gilet abbottonati male.

venerdì, ottobre 29, 2004

Il leone è vivo

"Oggi, mentre Arafat spera forse in una diagnosi in un grande ospedale francese, è davvero il suo sangue a essere colpito da una malattia misteriosa o è il cervello di una crescente parte del mondo a essere contagiato da una patologia sempre più grave? Per non parlare dell’anima, del cuore..."

Pietro Mariano Benni, Misna.org

giovedì, ottobre 28, 2004

Fine pomeriggio, poesia

I find it very difficult to enthuse
Over the current news.
Just when you think that at least the outlook is so black that it can grow no blacker, it worsens,
And that is why I do not like the news, because there has never been an era when so many things were going so right for so many of the wrong persons.

Ogden Nash, "Everybody Tells Me Everything"

Martire

"Sono finito in una trappola, infilzato da un tridente. Primo, l'ostilità per l'Italia di Berlusconi. Secondo, lo scontro istituzionale fra questo parlamento e i governi nazionali. Terzo, lo sfavore verso i cattolici."
Rocco Buttiglione

Come diceva Flaiano, la stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia.

martedì, ottobre 26, 2004

Calamite

Io lo so che in questo momento questa informazione non vi serve. Però queste cose si depositano in un angolo della memoria per farsi vive al momento giusto, risparmiando drammatiche corse in macchina nella notte e lunghe attese al pronto soccorso. Per esempio, io so che non bisogna lasciare a portata di gatto gomitoli di lana, elastici, stelle di natale, vischio, rododendri e liquido antigelo: non posso impedire che il Gito si abbeveri alla macchina per il caffè espresso o si ingozzi di pane alla zucca incustodito, ma almeno ho dimezzato i rischi.
È che a marzo divento una specie di zia, e sono già nervosa.
Quindi segnatevi il monito di alcuni scienziati americani, riportato dal Guardian: non bisogna per nessuna ragione lasciare che un bambino tra i sei mesi e i tre anni inghiotta due calamite. Una sola va bene. Due, nnnnnnn. Non è dato sapere cosa succeda ai bimbi sopra i tre anni: si disinteressano di punto in bianco all'articolo e passano – diciamo – alle graffette e alle puntine da disegno, o il loro intestino ha un upgrade che lo rende capace di gestire l'emergenza?
Teniamoci il dubbio.
Penso che valga anche per i gatti. Per fortuna, non è che qua girino molte coppie di calamite al gusto di zucca.

giovedì, ottobre 21, 2004

Il y a 20 ans



In qualche modo le cose cominciano.
Per me, è cominciata così.
Ho un ricordo molto vivo dei film visti da bambina, quando i miei lavoravano fino a tardi e Antonia si addormentava sulla sedia in cucina con il televisore acceso. A volte mi sembra che gli anni successivi, dell'adolescenza e della prima età adulta, siano stati una ricostruzione furiosa di quei film senza titolo, mal capiti o fraintesi, divorati ad occhi spalancati e con il volume al minimo.
Se ho amato il cinema prima dei ragazzi e della musica è merito di un contagio, di uno sguardo fatale e casuale, in una di quelle sere silenziose in cui al desiderio che i miei tornassero presto seguiva la preoccupazione di non riuscire a vedere la fine del film.
François Truffaut è stato il regista di quel contagio, e il film I quattrocento colpi.
Truffaut per me è stato l'amore, la carnalità, il gioco, il macabro, lo scherzo, l'amarezza. I suoi maestri sono diventati i miei, ho scoperto il grande cinema americano ed europeo anche attraverso i suoi occhi, ho mandato a mente la lezione di Hitchcock e di Ray, di Gance e Ophüls. Truffaut è stato critico, polemico, bibliofilo, trasgressivo, convenzionale, romantico, cinico, dongiovanni, feticista, voyeur e tantissime altre cose. L'ho tradito, discusso e abbandonato molte volte, poi, come si fa con quello che si ama veramente.
Quella notte fatale, mentre la stufa si stava raffreddando, io sognai Doinel che accendeva una candela davanti al ritratto di Balzac, e io ero Doinel.
Per me, così è cominciata.

martedì, ottobre 19, 2004

The year of the miniskirt

Ogni anno ha la sua parola-tormentone: quella più sentita in giro, la più letta sui giornali, quella che ricorre più spesso nel linguaggio televisivo. La più molesta, anche. Sembra che per i britannici questo sia l'anno del chav, il ragazzetto con cappellino da baseball e una predilezione per le catene d'oro vistose e dozzinali, frequentatore accanito dei centri commerciali del regno.
Ma è la lista delle parole dell'anno dall'inizio del secolo a oggi a riservare sorprese: per esempio, tiddly-om-pom-pom nel 1909, sudden death nel 1927, sex nel 1929 (e sexy appena nel 1956), mobile phone già nel 1945. Fino agli squallidi axis of evil del 2002 e sex up del 2003. Sapere di essere nati nell'anno in cui da quelle parti il tormentone era "minigonna", giusto giusto tra byte e acid, con il senno di poi dà perfino una certa soddisfazione.

lunedì, ottobre 18, 2004

Lunedì, poesia

Strange to know nothing, never to be sure
Of what is true or right or real,
But forced to qualify or so I feel,
Or Well, it does seem so:
Someone must know
.

Strange to be ignorant of the way things work:
Their skill at finding what they need,
Their sense of shape, and punctual spread of seed,
And willingness to change;
Yes, it is strange,

Even to wear such knowledge – for our flesh
Surrounds us with its own decisions –
And yet spend all our life on imprecisions,
That when we start to die
Have no idea why.

Philip Larkin, "Ignorance"

domenica, ottobre 17, 2004

One is too many, two is not enough

In arrivo bambini con tre (3) genitori biologici?
Viene da pensare che lo facciano apposta per dar fastidio a Buttiglione.

sabato, ottobre 16, 2004

Ritocchi

Mi sono svegliato nel Duemila e ho avuto paura perché Berlusconi aveva comprato tutto. Perfino la Costituzione aveva fatto riscrivere. Da Mike Bongiorno. Il primo articolo diceva: "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro? Avete venti secondi per rispondere. Via al cronometro".
Paolo Rossi - Gino & Michele


Si devolve, si premierizza, il centrodestra si blinda ed esulta (ci mancherebbe altro), la Costituzione si ritocca, Bossi resuscita. Possiamo prenderla anche con razionalità e intelligente/fatalistico distacco, ma niente sarà più come prima (e prima non era una passeggiata di salute).
Lo so che si deve cercare di andare al referendum prima del 2006, lo so che ci vuole una mobilitazione civile (ma guidata da quell'altro mostro proteiforme chiamato Grande Alleanza Democratica, a me fa impressione): però oggi che è sabato potrei versare semplicemente qualche lacrima rabbiosa in materia di educazione civica?

giovedì, ottobre 14, 2004

Not under my skin

Microchip sottocutaneo con numero a sei cifre, a fini medici, approvato dalla Food and Drug Administration: non ci posso fare niente, la cosa mi dà i brividi, mi inquieta, mi turba.
Poi penso al mio medico di base, un uomo sui cinquanta che ha appena imparato a digitare su una tastiera di computer le ricette dei pazienti e per il quale il prossimo traguardo è imparare far interagire la macchina con la stampante: sembra che per ora non ci sia verso, e questa impasse è il principale argomento di conversazione nella sala d'aspetto.
Penso alle mie rare visite al suo studio, a quando fingo la vivacità di un pesce sano afflitto da un dolorino transitorio, mentre lui si lascia convincere che le analisi non sono necessarie e finge di essere d'accordo con la mia autodiagnosi presa pari pari dal dizionario dei sintomi.
Se recalcitra gli devo ricordare di quella volta in cui dagli esami del sangue risultò che avevo una glicemia incompatibile con il mio stato in vita: attivò mamma e papà perché con una banale scusa mi facessero salire sul primo treno per la città di G., nell'ipotesi che non fossi già in coma, per portarmi nel suo studio e permettergli di constatare in santa pace il miracolo o il decesso. Proprio quando cominciavo ad agitarmi, risultò che il dato era stato scambiato con il numero del laboratorio. Ecco.
Se recalcitra io gli ricordo l'intrinseca inaffidabilità del sistema.
E se di questa cosa del microchip si parlerà anche qui io credo che andrò da lui per proporgli una cancellazione permanente della mia identità sanitaria dal sistema. E lui sarà d'accordo.
In cambio gli rivelerò un segreto, una cosa che tengo per me da un sacco di tempo: la stampante bisogna accenderla.

mercoledì, ottobre 13, 2004

A fari spenti nella notte

A Message in the Public Interest

To show our solidarity as Americans, let's all get together and show each other our support for the candidate of our choice. It's time that we all came together, Democrats and Republicans alike.

If you support the policies and character of John Kerry, please drive with your headlights 'ON' during the day.

If you support George W. Bush, please drive with your headlights 'OFF' at night.

È la nuova versione di un vecchio scherzo che circola negli internets. Visto che oggi sono in vena di sondaggi, non potremmo importarla per testare la popolarità del perseverante Tremaglia?

d is the answer

Grazie al gentile campione di utenti, la risposta d ha spopolato (beh).
Dunque, nessun problema con il template.


Interagiamo

Apriamo un piccolo sondaggio informale per verificare che sia tutto a posto nel template.

Quale di queste affermazioni condividete?
a. i caratteri sono GIGANTESCHI, ma l'avevo attribuito ai tuoi problemi di vista (hai rotto gli occhiali? un'altra volta?);
b. i caratteri sono GIGANTESCHI, ma l'avevo attribuito a una delicatezza nei miei confronti (ho rotto gli occhiali, l'età avanza...);
c. i caratteri sono normali, chiediti piuttosto se il template è il massimo delle tue possibilità creative, genio;
d. i caratteri sono normali, cioè con la solita maggioranza di culattoni e una percentuale inaccettabile di comunisti e di atei. Quindi tutto ok.

Rispondetemi nei commenti, plz!

lunedì, ottobre 11, 2004

Paure

Al primo posto tra le paure dei britannici non c'è il terrorismo, ma i ragni. La cosa ha senso, se si pensa che per un normale essere umano è molto più probabile uscire di casa e imbattersi in un peloso ottozampe aggrappato allo stipite (esperienza personale) che in un uomo di Al Qaeda disposto a terminarti con ogni mezzo. Al terzo posto ci sono i serpenti, al sesto il dentista, mentre a sorpresa la morte è solo quinta, dopo il terrore dell'altezza: significa che trovarsi al trentesimo piano e guardar giù fa più paura che fracassarsi al suolo? Misteri dei sondaggi. Va detto che questo è stato commissionato dalla Universal Pictures per il lancio del DVD di Van Helsing. Inutile dire che i vampiri non si sono classificati.
Neanche le suocere, ma questo è un mio problema.

domenica, ottobre 10, 2004

So many Internets, so little time

C'è una coincidenza che lega le sorti dei Washington Redskins e delle presidenziali americane: se i Redskins perdono nell'ultima partita in casa prima delle elezioni, il partito del presidente in carica perde la Casa Bianca.
Succede dal 1936, quando si chiamavano ancora Boston Redskins, vinsero contro i Chicago Cardinals e Roosevelt fu rieletto.
L'ho letto sugli internet, naturalmente.
Se quest'anno gli arbitri sono della Florida, possiamo stare tranquilli.

sabato, ottobre 09, 2004

Andar per mare

"Tanti italiani hanno rinunciato al sogno di andar per mare per il timore di avere addosso le saette della Guardia di Finanza. Ora, con le nuove norme, si può acquistare una barca sotto i sette metri e mezzo senza dover denunciarla al fisco", ha detto oggi Berlusconi durante l'inaugurazione del Salone Nautico di Genova. E vogliamo mettere "la possibilità di tanti padri di famiglia di portare a spasso i propri figli e la propria signora senza incorrere in rischi"?
Sì.

giovedì, ottobre 07, 2004

Piume, di nuovo

Riecco i teorici del Tirannosauro piumato, ipotesi che qualche anno fa fece infuriare i creazionisti e infastidì gli evoluzionisti: di burla, a quanto pare, si trattava.
Ora, sempre dalla Cina, deposito inesauribile di dinosauri e di piume, spunta questo soffice parente: il feathery dino ha tre dita per zampa, mascella prominente, e una bella lanugine che lo fa somigliare a un tacchino. Ci risiamo.

Per me il migliore T-Rex con le piume (tante piume, e anche un bel po' di lustrini) resta Marc Bolan.

mercoledì, ottobre 06, 2004

Dacci oggi il nostro panino quotidiano

Lo dicono gli "scienziati britannici dell'università di Oxford": il miglior afrodisiaco è un sandwich con fichi, miele, ricotta e arancia. La "scienza" applicata al panino ha infatti individuato cinque combinazioni-tipo per affrontare i diversi momenti della giornata. Mele e burro d'arachidi vanno bene per la palestra, pollo tikka e salsa di mango per le riunioni di lavoro, tonno affumicato e crema di formaggio per dormire bene, mentre cioccolato e banana sono ok per i postumi di una sbronza. È possibile che in questo momento i miei neurotrasmettitori abbiano bisogno di un po' di curry, ma qui non siamo molto lontani dalla fede nelle virtù rinfrancanti e corroboranti di una buona cuppa tea.
Trinity College - Barbara Pym* 1-1.

*Che fa dire a uno dei suoi personaggi: I'm not one of those excellent women, who can just go home and eat a boiled egg and make a cup of tea and be very splendid, but how useful it would be if I were!

mercoledì, settembre 29, 2004

Spiegatemi

Via Ultimate Insult, il sito "Adopt a sniper". Parliamone.
Ho cercato qua e là, forum compreso, indizi concreti che possa trattarsi di uno scherzo, a conferma della prima impressione (che è stata, ovviamente: ah, ah!).
Non ne ho trovati. Ho letto anche la faq e sono confusa.
Adesso vado a dormire; se pensate che sia il caso di spiegarmi un paio di cose sull'utilità sociale dello snaiperaggio e dell'adozione a distanza di franchi tiratori, lasciate due righe nei commenti che domani ne parliamo.

Astenersi non estimatori di John Cleese

Basil: How do you do doctor. Very nice to have you with us, doctor.
Mr Abbott: Thank You.
Basil: And Mrs Abbott, how do you do.
Mr Abbott: Dr Abbott, actually.
Basil: …I’m sorry?
Mr Abbott: Doctor Abbott.
Mrs Abbott:
Two doctors.
Basil: (to Mr Abbott) You’re two doctors?
Mrs Abbott: Yes.
Basil: Well, how did you become two doctors? That’s most unusual… I mean, did you take the exams twice, or…?
Mr Abbott: No, my wife’s a doctor…
Mrs Abbott:
I’m a doctor.
Basil: You’re a doctor too! So you’re three doctors.

Fawlty Towers, # 8, "The Psychiatrist"

E, nello stesso episodio, "a woman, you know: opposite person of the contradictory gender".
Astenersi non estimatori.

martedì, settembre 28, 2004

Come ordinare a un iracheno di togliersi il parrucchino

Boing Boing pubblica oggi un estratto della guida visuale Kwikpoint usata dai soldati della coalizione in Iraq, osservando come a un'iconografia infantile dall'"estetica semplificata" corrisponda un contenuto violento, con esiti inquietanti.
Vuoi perquisire qualcuno, controllare che sotto un eventuale parrucchino o sotto la lingua non nasconda armi, informarti sull'esistenza di trappole esplosive e di attentatori suicidi? Basta indicare con il dito l'immagine appropriata.
Sbrigativo ed efficiente, parte prima e parte seconda. Se non facesse paura farebbe ridere.
La Kwikpoint propone anche un'"Iraq cultural smart card", con informazioni su religioni, usi, costumi e festività del luogo: e anche con la cultura siamo a posto.

Agenzia Walrus/la Sars

Il Corriere titola "Sars, 'probabile' contagio umano in Thailandia": una donna è morta dopo essersi presa cura della figlia malata. Le autorità: nessuna prova che il virus sia mutato.
E per un momento, penso: nessuna prova della contagiosità della polmonite atipica? Ma allora, le famose mappe del contagio? Tutta gente che somatizzava? E le magliette spiritose con la scritta "close enough to read this, close enough to get Sars", me le sono sognate?
Poi si legge l'articolo e si capisce che l'autore chiama Sars l'influenza aviaria: sapete come vanno queste cose, arriva l'autunno e con le epidemie a noi generazione-Crichton ci prende sempre un po' d'emozione. Il modello giusto è però l'H5N1 e siamo preparati da tempo all'eventualità che sia pericolosissimo, visto che ha compiuto quei due-tre allarmanti salti di specie (polli, maiali, felini?) per arrivare appositamente fino a noi e farcela pagare.
Una giovane dottoressa di mia conoscenza aveva etichettato già la Sars come la nuova peste del secolo, secondo lei "causata dalla sporcizia dei cinesi che dei cibi mangiano tutto perché sono vunci". Testuali parole.
Viene da chiedersi cosa penserebbe adesso del micidiale virus dei polli, roba vuncia, vuncissima anche questa. Speriamo almeno che non vada a spiegarlo a quelli del Corriere.

domenica, settembre 26, 2004

Nostradamus - the final cut

Il Coro dell'Armata Rossa canterà per il papa il 15 ottobre.
L'esibizione potrebbe aprirsi con l'esecuzione degli inni nazionali vaticano e russo.
Se c'era una cosa, in quell'impreciso di Nostradamus, che parlava a questo animo scettico e materialista era la faccenda dei cavalli cosacchi e delle fontane di San Pietro.
Adesso potete anche dirmi il terzo segreto di Fatima.
Tanto, ormai.
I ghiacciai, per il momento, si sistemino là in fondo. Grazie.
In ritardo come al solito.

martedì, settembre 21, 2004

Faccio tardi/2 - Frenzy

– Che poi, questo, ha ammazzato la moglie in Austria (e in Alta Austria, mica a Klagenfurt), l'ha fatta a pezzi, li ha chiusi in tanti sacchetti e se li è portati in Italia, dove li ha distribuiti nei cassonetti di tutta la Bassa Friulana. Ma si può?
– Scomodo, dici?
– Da scemi!

lunedì, settembre 20, 2004

Faccio tardi/1

L'sms è uno dei soliti suoi:
"bloccato mentre uscivo per un omicidio, poi ridimensionato". (avrebbe dovuto essere: "bloccato mentre uscivo, per un omicidio poi ridimensionato": la virgola equivoca fa pensare a un killer che ha appena ricevuto un incarico).

La telefonata arriva mentre mi sto ancora chiedendo come possa ridimensionarsi un omicidio ("il morto c'è, ma non è omicidio", "il morto non è morto", ecc.).
– Faccio tardi, comunque la storia è confusa...
– Cioè non è un omicidio?
– Insomma, c'è questo austriaco che ha confessato di aver ucciso la moglie e di averla fatta a pezzi, che poi ha seppellito in giardino a Lignano.
– ...
– Poi però è emerso che la cosa sarebbe successa in agosto. E neanche a Lignano.
– E il tipo si è inventato tutto?
– No no, questo ha ammazzato la moglie e l'ha fatta a pezzi.
– Ah!
– E li ha seppelliti in giardino. Solo che adesso devono appena mettersi a scavare per cercarli. In Austria. Faccio tardi, ma non tanto tardi.

Dicesi omicidio ridimensionato quello che fa notizia, ma meno.

Lezioni di stile a 1,20 euro

Nel magazine del Corriere della Sera mi imbatto nel pezzo di Lina Sotis su Generazione "Lav", che mi istruisce sul cambiamento dello stile "dai tempi di Marella".
Ed è così che al modico prezzo di euro 1,20 (quotidiano+supplemento) ricevo questa informazione: "Attorno a Lavinia Borromeo, la sposa di John Elkann, avanza una moltitudine di giovani ragazze decise e grintose, che vanno all'attacco della vita con i lunghi capelli sciolti". Segue una spedita descrizione dell'abbigliamento di circostanza delle ragazze confrontato con quello delle nonne, che ai loro tempi si sposavano tutte in visone e castorino, cioè "quelle stesse pellicce che adesso vengono considerate importabili da ogni signora elegante e che si vendono a prezzi bassi perché le possano acquistare le casalinghe".

E io mi rendo conto in un improvviso attimo di lucidità che:
– le signorine con i lunghi capelli sciolti di cui si parla con tale fervore non stanno tecnicamente andando all'attacco della vita (articolo già acquisito) ma al massimo si preparano a un cocktail; e con la grinta siamo a posto, direi.
– con tutto il male detto e pensato da sempre su Miss Italia, adesso quelle ragazzine dal lessico devastato e dall'immaginario impoverito mi inteneriscono; loro, e le loro madri così classe media da potersi finalmente permettere il castorino.

Tra queste due minime rivelazioni, poca cosa, trovo anche il tempo di pensare che come sempre la signora Sotis, al solito, impartisce lezioni di bel vivere con tono scettico e semiserio mentre di fatto incensa stili di vita accessibili ai meno, fabbricando e descrivendo un'"alta società" che di fatto già sconfina nel demi-monde.
Tutto questo cortigiano scomodarsi (che sembra dominare tutta la rivista, e non solo l'articolo sulla moltitudine di giovani donne grintose con i capelli sciolti) è offensivo e banale.
Di più: è "importabile".

domenica, settembre 19, 2004

Self-made men

Siniscalco dice che da noi non avrebbe potuto esserci un Bill Gates: sarebbe finito in carcere.
Sì, certo. (E qualcuno faccia notare al ministro che papà Gates non gestiva un baretto)
In compenso, non spiega come abbia potuto esserci un Silvio Berlusconi.

sabato, settembre 18, 2004

Riposini

Ecco come deve arrangiarsi un ragazzo per farsi una dormita in santa pace. (e poi, non dicevate che sono tele-igienico?)

giovedì, settembre 16, 2004

Rembrandt era strabico

E così Rembrandt partiva in vantaggio, dopotutto: era strabico. A lui riusciva facile mettere a fuoco gli oggetti e appiattire le immagini per rappresentarle. Soffriva, dicono, di un disturbo corneale che gli risparmiava la fatica di chiudere un occhio, per il semplice fatto che mentre un occhio fissava un punto, l'altro era in tutt'altre faccende affacendato. Niente tridimensionalità, problema risolto, "svelato il segreto del genio di Rembrandt". Per questa scoperta dobbiamo ringraziare uno studio neuroscientifico condotto dall'Università di Harvard.

Sono sempre affascinata e orripilata dagli effettismi dell'informazione e dall'entusiasmo con cui vengono ribattuti dalle agenzie di stampa. I giornali abbondano di enigmi risolti, a farci caso: dalla scoperta in un antichissimo affresco austriaco dell'immagine di Mickey Mouse (un Topolino di 700 anni fa!) all'analisi astronomica di un dipinto di Van Gogh e alla rivelazione che Ramses II soffriva d'artrite.
Prima o poi ci diranno che Renoir era miope, ecco cos'era.
Noi ci faremo una bella risata.

If you wish

Insomma, 18 mesi dopo l'invasione dell'Iraq, il Segretario Generale dell'Onu dice che la guerra era, dopotutto, illegale.
Ma lo esprime a modo suo:
Q: So you don't think there was legal authority for the war?
A:
I have stated clearly that it was not in conformity with the Security Council - with the UN Charter.
Q:
It was illegal?
A:
Yes, if you wish.

Yes, if you wish.
Del resto, nella stessa intervista, afferma che la road map è "in deep, deep distress". È più che in difficoltà, sembrerebbe; ma possiamo forse pretendere che il Segretario Generale delle Nazioni Unite si sbilanci due volte nello stesso discorso, di questi tempi?
Paul Reynolds, nel suo commento all'intervista ad Annan, si sofferma sulla scelta delle parole in diplomazia. Per esempio, la risoluzione 242 successiva alla guerra del 1967 in Medio Oriente chiede "il ritiro delle forze armate israeliane da territori occupati nel recente conflitto". "Territories", non "the territories": l'assenza dell'articolo permette a Israele di dichiarare la propria conformità alla risoluzione, limitandosi al ritiro da alcuni territori. La versione francese cita in effetti "des territoirs", ma viene solitamente ignorata.
Su quello che l'Onu dice e non dice, fa, non fa o fa troppo, la puntata di Report di venerdì scorso è stata esemplare. Ho ripensato alle parole di Giandomenico Picco, oggi.
Altri tempi e altre persone.
I'm deeply, deeply distressed.

martedì, settembre 14, 2004

Una ragazza all'antica

Ma parliamo di Tony Blair. Per i due fan di Shakespeare che circolano in questo blog, sarà interessante sapere che ieri il Primo Ministro inglese, parlando a Warwick davanti ai sindacati, ha esordito parafrasando il suo omonimo in Giulio Cesare:
"I come here to praise Warwick not bury it",
ricevendo una accoglienza tiepida e qualche sorriso a denti stretti.
Il Mirror di oggi gli dedica il titolo "From bard to worse". Sulla classe operaia piovono pietre sette giorni su sette, come dice Ken Loach, e questo è quello che si ottiene facendo i simpatici sul problema delle pensioni.
Oggi c'è di meglio: Blair si dichiara sconvolto dal cambiamento climatico.
Non se ne può più, in effetti. Per citare alla lontana Jane Austen, questo tempaccio ci mantiene in un permanente stato di ineleganza. Che è esattamente quello che stavano pensando i 47 morti e 114 feriti di oggi a Baghdad.
Solo oggi e solo a Baghdad.
Sono una ragazza all'antica, io ancora mi scandalizzo.

domenica, settembre 12, 2004

O, o, o, o, that Shakespeherian rag

Non so quanti ammiratori del bardo capitino da queste parti, ma la scoperta via Reuters di questo ricchissimo sito della British Library sugli "in quarto" di Shakespeare a me ha risolto il pomeriggio domenicale. Sarà che ho ormai sublimato le lezioni di un certo temuto e scarmigliato professore di Ca' Foscari in un'esperienza mistica e totalizzante (lo giuro, siamo a livelli di paradiso artificiale). Oppure sarà semplicemente che oggi piove. Che sono una ragazza popolare, invece, già si sa.

E poi, la conoscete, no, la storia del tipo bello, ricco, nobile e scandinavo (quello biondo in calzamaglia) a cui appare il fantasma del padre e che si vendica con lo zio amante di mammà? Allora consiglio un'occhiata a Hamlet - the text adventure.
Cosa darei per risparmiare alla dolce Ofelia la pazzia e la successiva morte per acqua tra ghirlande di fiori. Già sarebbe tanto evitare di accopparle il padre.
Ma sì, ok, si chiama tragedia.

sabato, settembre 11, 2004

Y chromosome

Irritabilità, depressione, mal di testa, lacrima facile e quel vago istinto omicida, anche voi?
I ricercatori dell'Università di Derby lo confermano: tutto uguale, meno la ritenzione idrica.
Sorry, guys.

venerdì, settembre 10, 2004

L'Apocalisse secondo Pier Ferdinando

Mentre Casini si perde in vertiginose equazioni che giovano alla lucidità di tutti ("Il nazismo e lo stalinismo ieri come il nuovo terrorismo oggi sono due facce della stessa medaglia: la medaglia dell'inferno in terra"), e ci si propone di sfiaccolare utilmente in tutta Italia, Berlusconi fa sapere di aver chiesto al presidente iracheno Ghazi al Yawar, in visita a Palazzo Chigi, un impegno per liberare le due volontarie italiane.
Cioè, fatemi capire, noi (noi, si fa per dire) chiediamo questo a uno che già fa fatica a restar vivo di suo?
Pensandoci, meglio se mi procuro una fiaccola.

Sirchia's list

Ma quante ne sa, quest'uomo? Oggi il dobermann (con l'alano e lo schnauzer) è tornato buono, si è redento e sorride con noi. Girolamo dixit, in un'ordinanza che avrà la durata di un anno.
Ed ecco la lista dei 18 cani canaglia: l'American bulldog; il cane da pastore di Charplanina; il cane da pastore dell' Anatolia; il cane da pastore dell' Asia centrale; il cane da pastore del Caucaso (quanti cani da pastore, viene da chiedersi come faranno rigar dritto i greggi di competenza); il cane da Serra da Estreilla; il dogo argentino; il fila brazileiro; il mastino napoletano; il perro da canapo majoero; il perro da presa canario; il perro da presa Mallorquin; il pit bull; il pit bull mastiff; il pit bull terrier; il rafeiro do Alentejo; il rottweiler; il tosa inu.
Io un tosa inu, comunque, non l'ho mai visto.

2 X

Israeli soldier: Some take it like this and some like that. There are people who...OK, I killed a kid, OK. They laugh. Yes, now I can draw a balloon on my weapon. A balloon instead of an X. Or a smiley. Some people take it hard. I remember that during squad commander training I was in Jenin, let's say, we were in an "Almanat Kash" procedure, and everyone who climbs on Israeli APC's or armoured vehicles - shoot to kill. And the aim of all this was to have people climb. Because you have APC's under the house all the time. They tell us of course that the aim is to make the wanted men come out. But what wanted man would shoot just like that at an APC?

They also say that if they jump on the APC and take the machine guns...shoot to kill. And then a friend of mine came with his M29, sniper's weapon, and a kid just climbed. He shot, all happy - I took someone down. And then they told him he took down an 11 year old kid or something like that. He took it very hard.

Interviewer: Killed someone, so he was happy. Why?

Israeli soldier: Yes, because you prove yourself. You're a man.

Interviewer: It is known he is unarmed.

Israeli soldier: He's unarmed for sure and he climbs it... No one asks you why you have 2 X's on your weapon and if they were armed and this was done by procedure. It can be two Molotov throwers and it's still 2 X's.

Dall'intervista a un soldato dell'Esercito di Difesa Israeliano in servizio a Nablus, pubblicata integralmente da electronicintifada.

lunedì, settembre 06, 2004

Essere e avere

Non amo dare qui giudizi su film e raccomandarne o sconsigliarne la visione. Al massimo slittano direttamente nella categoria "dobraroba". Questa è un'eccezione.
Poche sere fa ho visto Essere e Avere, di Nicholas Philibert, un film-documentario ambientato nel Puy-de-Dôme, nella Francia rurale. È la storia di un anno scolastico in una vera multiclasse, o classe unica, in cui "i più piccoli", "i piccoli" e "i più grandi" vengono seguiti e istruiti da un maestro sulla soglia della pensione (si tratta per lui dell'ultimo anno di insegnamento).
Con occhio attento e quasi invisibile, il regista osserva e registra la vita della classe, i suoi ritmi quotidiani scanditi dalle stagioni: il film si apre infatti con uno scuolabus che affronta un paesaggio montano invernale e si chiude con le ultime lezioni all'aperto e la gita nel silenzio dei campi di grano in un'estate abbagliante.
Giorno dopo giorno, senza un'evidente imposizione di ritmo e senza apparente fretta, ci vengono mostrati minimi e lenti progressi, scene di vita familiare (come l'episodio dell'intera famiglia alle prese con il problema di aritmetica del bambino), momenti di vita di classe. Vediamo il maestro, alle prese con un dovere sentito e coltivato come vocazione, impartire i rudimenti della scrittura e della costruzione delle frasi, farsi severo di fronte a un litigio tra ragazzi, tranquillizzare una mamma preccupata per i problemi di apprendimento e di comunicazione della sua bambina e un bimbo in ansia per la malattia del papà. A un certo punto ascoltiamo il maestro parlare di sé e della sua storia familiare – i genitori fieri del suo lavoro di insegnante, i sacrifici della famiglia, una professione voluta e sentita fin da piccolo – e capiamo quanto sia a un tempo consapevole del suo ruolo e vicino ai genitori umili dei suoi allievi. Lo vediamo presente e sollecito, mentre dosa l'alfabeto e i numeri alla sua classe, sovrintende divertito alla loro educazione fino a quell'"au revoir monsieur" detto da ciascuno dei bambini, ultimo di una lunga serie e, semplicemente, ultimo: i bambini ci sfilano davanti agli occhi fuori dalla classe e dal film. La sola figura del maestro, l'aria un po' spaesata e commossa, occupa l'inquadratura finale.
E mi sono resa conto di questo: pensavo i due verbi impegnativi del titolo alludessero a concetti, a chissà quali lezioni morali. Sono invece i primi due verbi che si imparano a scuola, che si coniugano con lentezza esasperante, tra gli errori e gli incespicamenti.
Ho pensato spesso, negli ultimi giorni, a questo film-documentario in cui i bambini sono coltivati e protetti come belle e preziose piantine: si ha l'impressione che la scuola davvero li difenda e li custodisca, che si prenda cura di loro, che li renda più forti nonostante le lacune e le imperfezioni, e forse più fortunati dei loro genitori, migliori. Come deve essere.
Ne L'argent de poche (tradotto in italiano come Gli anni in tasca), che l'opera di Philibert richiama, anche per l'ambientazione – se non fosse che a Truffaut sta a cuore la storia, e anche un po' di autobiografia, e non la verosimiglianza – si assiste alla caduta dalla finestra di un bambino, con miracoloso lieto fine. Un personaggio commenta: "i bambini sbattono contro tutto, sbattono contro la vita, ma hanno la grazia divina, e anche la pelle dura".
Invece noi lo sappiamo, non hanno la pelle abbastanza dura. La "grazia divina" spesso si dimentica di loro, lasciandoci inariditi a desiderare che le cose andassero, se non come nel film di Truffaut, almeno come nella tenace, coraggiosa multiclasse di Essere e Avere.

mercoledì, settembre 01, 2004

Dopo l'Istria, il Carso

Miss Trieste si chiama Sara Jug, ha diciannove anni, è alta un metro e ottanta. È anche slovena. Mamma di Vrtojba e papà di Solkan, intorno a Nova Gorica.
Il vostro agente sul confine si limita a riferire che Jug, Sara, certamente priva di passaporto italiano, ha gli occhi chiarissimi, i capelli neri, e uno stacco di gamba che ha il suo perché.
Ma, visto che stiamo parlando di una selezione di Miss Italia (cioè, roba serissima) e della leggendaria bellezza delle donne triestine (vera, e altrettanto seria), a Trieste si apre il rovente dibattito.
Ci sono i cosmopoliti ("farei lo stesso discorso se fosse di Helsinki"), i normativi ("poteva essere anche greca, cecoslovacca, ungherese, ma almeno residente a Trieste"), i sarcastici ("cambino il regolamento, o il prossimo anno potranno liberamente legalizzare Miss Ferragosto o Miss Sardon Day"), i patetici ("ora c'è anche il rimpianto di non festeggiare con una bellezza triestina i cinquant'anni del ritorno di Trieste all'Italia"), i dietrologi ("si vogliono fare le solite strumentalizzazioni"), i patriottardi ("se si voleva proprio essere rivoluzionari si poteva eleggere per una volta una cinquantenne, una triestina nata nel 1954, l'anno della seconda redenzione").
E infine, cari signori, c'è lui, il teorico dei vasi comunicanti: "la Slovenia, nazione giovane ed emergente, sta più in alto rispetto l'Italia, e ci sommergerà". E conclude amaramente: "dopo l'Istria, l'Italia ha perso anche il Carso".
Solo lui sa perché.

martedì, agosto 31, 2004

Chiaro

La maggioranza di centrodestra ha bocciato al senato lo stanziamento dei soldi necessari per le celebrazioni del 60esimo anniversario della Resistenza e della Liberazione.



Riprendo (immagine di Strelnik) e sottoscrivo.

venerdì, agosto 27, 2004

Guerra, va bene?

Per banali motivi mi trovo spesso a leggere i quotidiani del giorno prima. La sfasatura talvolta è appena percepibile, altre volte vertiginosa: ci si sente veggenti e indovini, un po' Cassandra e un po' Tiresia, inutilmente più vecchi e più saggi. Funziona benissimo con la pagina dello sport.
Oggi, scorrendo i quotidiani di ieri, mi sono resa conto dell'insensato chiacchiericcio di fondo (chissà perché, follemente ottimista) sulla vicenda Baldoni.
Leggendo sapevo come sarebbe andata a finire.
È andata a finire che è morto ammazzato il più simpatico degli italiani in Iraq.
Ma la parola guerra vi fa venire in mente qualcosa?
Smettiamola di citare i blogger anche su televideo, per favore. Sono una pratica scorciatoia, l'equivalente moderno delle interviste raccolte per la strada, le opinioni della "gente", la sbirciatina alla commedia umana: quello che serve al cronista quando vuole anticipare l'ora dell'aperitivo, mentre dovrebbe fare il suo lavoro.
Quindi, basta con le tastiere inondate di lacrime.
Basta con tutti questi digitatori folli impegnati a mettere nero su bianco le proprie chiarissime o sfocatissime idee. E non dico farli tacere, ma almeno staccargli l'adsl per un paio di giorni.
Adesso, con il mio senno di Tiresia da strapazzo, preferirei che le brave persone come Baldoni se ne stessero a casa loro, e smettessero di correre rischi inutili.
La loro morte irachena, per incidente, per sbadataggine, per pallottole vaganti, per rapimento con esecuzione, per collutazione con pistolettata finale, per fraintesa buona fede, non serve a niente.

Ho appena deciso che domani non aprirò i giornali di oggi.

mercoledì, agosto 25, 2004

Contattismi

Dopotutto, che cos'è questo blog se non un deposito privato di vanità e di scontento, alternati a momenti di indignazione politica e/o sociale, con episodi da comare all'hard discount? E sto parlando di quando sono in vena.
Questo post contiene tutti questi elementi, più un velato j'accuse contro la spregiudicata lobby farmaceutica. Mettiamoci il cuore in pace.

Insomma, è possibile che un flacone da 360 ml di soluzione salina per lenti a contatto comprato in farmacia e prodotto neanche tanto lontano, e cioè nella zona industriale di Trieste, costi la bellezza di 9,92 euro?
Che cosa deve fare una soluzione sterile per lenti a contatto? Sciacquarle, disinfettarle, idratarle. Togliere le proteine, via.
Per 9,92 euro al flaconcino io pretendo almeno che mi restituisca due diottrie (mio dio! ci vedo! miracolo!) o che faccia sparire le occhiaie (miracolo! mio signore, io credo!) o che ridoni all'iride quel "tono veneto" e quella "partitura toscana" dei tempi migliori (dicono).
E invece questa salina, che con i suoi 27,56 euro a litro mi sta più su del Brent, semplicemente, squallidamente sciacqua.

Fine del post qualunquista.
Ciò significa che: no, oggi non parlerò delle mezze stagioni.

martedì, agosto 24, 2004

Vegcat

Prima, c'era solo un vago sospetto: avevamo notato una certa predilezione per le olive e le zucchine trifolate, un gusto per il radicchietto di primo taglio. Poi, una tendenza a stringere amicizie durature più che a imporre le regole della catena alimentare con i passeri e le cinciallegre sul terrazzo di casa.
Infine, quando gli abbiamo agitato davanti al naso una fetta di crudo di San Daniele, la reazione è stata: "come dovrei giocarci, con questo?". Poi si è prodotto nel suo caratteristico suono di disappunto (un piccolo sbuffo dalle narici, poco più di un sospiro, il massimo della disapprovazione) e si è allontanato a coda alta.
Guardiamo in faccia la realtà: questo gatto è praticamente vegetariano.
Nella foto, alle prese con: misticanza, rucola, carote a julienne, fagioli cannellini, abbondante mais. Pochissimo sale, poco olio d'oliva, due gocce di balsamico.



Che stella.



E adesso speriamo che non mi diventi buddista.

venerdì, agosto 20, 2004

Per viziare

Dunque, eccomi di nuovo qui appiccicata al Gito: per togliergli quell'espressione dal muso (residui di contrarietà, con tracce di scontento che promettevano un autunno caldo) ieri gli ho comprato un pacchetto di Sticklies (boh), che si autodichiarano senza pudore "12 bastoncini per viziare". Contengono del saporito formaggio e una percentuale di taurina che a occhio e croce supera la dose massima giornaliera della Juventus.
Volevo solo farlo contento.
Adesso, invece, mi tocca giocarci a braccio di ferro.

domenica, agosto 01, 2004

Quattro mura

Cose che ho sentito dire in questa casa:
"Ma li avete letti tutti?"
"Ce l'hai il dvd di Zardoz?"
"Mi metti Heroes?"
"Io di solito mi siedo qui."
"Ma se cambiate casa qua ci posso venire io?"
"Due giorni in questo posto e non mi sento più le gambe."
"Il fascino di una casa crepuscolare."
"Un mortorio. Neanche un lampadario"
"Posso misurarti le scale?"
"Quante belle energie!"
"L'angoliera, perché non attaccarla al soffitto?"
"Ma il castello si vede?"
"Questo interruttore è per la luce o per la ventola del bagno?"
"Ma qua è ancora Italia?"
"Direi che queste pareti hanno una bella impaginazione"
"Rinforzarla, questa porta. Con un bel fischer."
"I cassetti scorrono benissimo."
"In effetti quelle Nike le avevo già notate nella scarpiera in bagno..."
"No, il Maresciallo Tito no."
"Quello che ho visto uscire da sotto l'armadio è un gatto o un mucchio di polvere?"

È vero: questa casa è spesso in penombra, silenziosa, un po' impolverata. Equidistanti, ci sono una caserma e una chiesa. La mattina e la sera si danno il cambio uno strepitante inno di Mameli e un'elaborata, interminabile scampanata preregistrata. È un posto che mi piace.
In questo momento si sentono solo il ronzio di un aereo da turismo, le foglie dei pioppi agitate dal vento e un bambino che passa in bici sotto casa. Tra un po' il vicino annaffierà il giardino e manderà a fanculo la moglie a mezza voce. Speriamo che non gli venga voglia di passare il tosaerba.
In giornate immobili e calde come questa la micia zampetta ancora per le stanze, sempre giovane e bella, mentre il Gito sogna.