mercoledì, giugno 23, 2004

Megafore

D. scrive per simpatizzare con la "megafora" della levatrice di libri e propone una serie di quesiti invitanti. Cito: "Coi genitori come funziona: sono uno, due? È uno, ma ermafrodita, o possono essere coppie di fatto o sui generis (Fruttero e Lucentini)? E se uno vorrebbe avere dei bambini ma non ci riesce, da che cosa dipende? Ma soprattutto, in tutto questo sistema, a che cosa corrisponde una presentazione, al battesimo?"
Ho il sospetto che ironizzi.
Pensare che con me ha quasi rischiato il cesareo.

lunedì, giugno 21, 2004

The tan fan

Sono una levatrice di libri. Sovrintendo ai processi di stampa, alle trasformazioni, mi prodigo affinché un file postscript emerga bello come il sole e senza errori da PageMaker o Indesign. Se serve, distillo il pdf giusto. Veglio sulle separazioni dei colori, sulle inclinazioni degli inchiostri, sulle retinature; esprimo i miei gusti in precise tonalità Pantone. Poi ne esce un libro. Infine, questo libro si presenta.
Venerdì, dopo una presentazione, mi ritrovo accanto la Moglie Dell'Ingegner P. (d'ora in avanti, MDIP). Scambiamo due parole, viene pubblicamente vantata la bravura della MDIP in cucina e C. riesce a chiedermi la ricetta dell'insalata di pollo, facendomi fare la solita figura dell'avventuriera del fornello. La MDIP infatti sbianca all'idea che in un'insalata di pollo qualcuno possa metterci della lattuga a striscioline e per ben due volte dice:
"Ho capito bene, su un LETTO di lattuga?"
Poi ci salutiamo. Tendo la mano alla MDIP e le dico:
"Grazie per essere passata".
Lei ricambia la stretta e il saluto. Poi, quando è a qualche metro di distanza ci ripensa, si produce in una torsione del busto, solleva nuovamente la mano - come per chiamare un taxi, ma con un sorriso più incoraggiante - e mi fa:
"E tanti complimenti per l'abbronzatura!".
Cioè.
Arrivi a un'età, ti specializzi in alcune cose che sai fare molto bene e ti sforzi almeno di capirne altre che non riuscirai a fare mai.
Arrivi a un'età, e ti rendi conto che mamma e papà si sono dimenticati di insegnarti due cose importanti per riuscire in società:
uno, che la lattuga va messa sotto, non dentro l'insalata di pollo;
e due, che per essere approvata basta essere abbronzata.
Che poi, abbronzata. Al massimo un Pantone 722. Patinato, d'accordo.

sabato, giugno 19, 2004

Indubbiamente la frase del giorno

"Mi è rimasto un solo occhio sano, imbecille. Per fortuna l'hai mancato, così ora avrò il destro ancora più bello di prima".
David Bowie, dopo essere stato colpito a un occhio da un lecca-lecca durante un concerto.

I celestini stanchi

Sembrava che andasse tutto bene. Poi la squadra è cambiata. Prima, bastava che un attaccante svedese muovesse un passo perché fosse circondato da un branco di celestini. Dopo, la catastrofe.
Scarpini che si rompono, Vieri che si pietrifica, Del Piero che - come scrive Toni in un sms sbigottito - invece di far gol li ferma, l'uscita incomprensibile di Cassano. E due cronisti che a beneficio di un pubblico sgomento lodano i vantaggi della dieta mediterranea. È ormai chiaro: le partite standard con ben due tempi da 45 minuti più recuperi non fanno per noi. Le regole del gioco del calcio ci stressano. Finalizzare fondamentalmente ci rompe.
Leggo oggi che un produttore di birra ceco ha mandato via fax alla squadra e al C.T. del suo paese una proposta irresistibile: voi vincete gli Europei, e noi vi riforniamo di birra. Gratis. A vita. Cerco di pensare a un incentivo simile per la nostra selezione di divi, qualcosa che sia in grado di entusiasmarli per almeno 90 minuti, ma se si esclude il commercio di sostanze illecite e la tratta delle bianche non mi viene in mente niente di altrettanto persuasivo.
Sto girando attorno al problema, ma il fatto è che neanch'io me la sento di tifare contro la Bulgaria.

giovedì, giugno 17, 2004

Il giovane uomo sul triclinio

Miro: "Ciao! Come stai? Come va la tua schiena?
DRoaster: "Meglio, meglio, sono stato dal dottore."
Miro: "Sai, mamma, ieri aveva un forte mal di schiena"
Mamma: "Oh, poverrrino."
DR: "Sì, vede, signora, io ho fatto l'errore di dormire molti mesi sul divano."
Mamma: "Sul divano? Ma non poteva portarsi un sacco a pelo?"
Miro: "No, vedi, mamma, lui dorme sul divano, ma di casa sua."
DR: "In effetti."

mercoledì, giugno 16, 2004

Schwizzeri?



Sui quotidiani svizzeri è apparsa quest'immagine trafitta di Beckham, con l'invito a ritagliarla e farne una bambolina voodoo su cui infierire in vista della partita di domani.
Ah, però.

martedì, giugno 15, 2004

Cronache della città di G./Five Points

Fino a poco tempo fa le reazioni goriziane agli "schiamazzi notturni" erano principalmente due:
– prendere un'ascia affilata e scagliarsi contro la fonte del disturbo, modello giustiziere della notte (come in effetti fece una signora in una memorabile sera d'agosto, piombando in camicia da notte su un gruppetto di nottambuli: Nostra Signora del Bigodino non fece vittime, e l'ascia le fu sequestrata);
– cadere in uno stato maniacale e paranoico di profonda prostrazione; stato che solitamente sfociava in dissapori familiari, separazioni, perdita del posto di lavoro oppure in malinconici e dignitosi harakiri casalinghi.

Venerdì sera, al Centro sociale clandestino di via del Torrione c'era in programma il concerto del gruppo streetpunk Los Fastidios: il solo nome deve aver provocato crisi di sconforto anticipate tra gli abitanti. Il rione si chiama Piuma; per allontanare l'impressione di calviniana leggerezza che evoca, d'ora in poi lo chiameremo Five Points.
Sono le 23, e i residenti hanno già deciso che il fastidio è tanto. Telefonano: alla polizia, ai carabinieri, al nucleo del 13mo reggimento e anche alla Finanza. Niente. Gli abitanti di Five Points si sentono abbandonati. Allora telefonano all'assessore comunale alla Vigilanza, ma non è in casa.
Il manipolo di disperati è pronto a tutto. Si fa largo l'orrenda convinzione che "quelli del centro sociale è meglio non toccarli perché godono di protezione politica".
Allora decidono di usare l'arma definitiva. Vanno nel quartiere di Straccis e suonano a casa del Sindaco, tirando letteralmente giù dal letto lui e la sua signora. L'arma definitiva ha il solo effetto di disturbare le palle del primo cittadino, che si scaglia contro quelli di Five Points e minaccia di chiamare la polizia.
"Questa è maleducazione bella e buona", dice il Sindaco, "Quelle persone si sono comportate in maniera arrogante. Mio figlio non era ancora rincasato e, per un attimo, ho temuto il peggio". E ribadisce: "Hanno suonato insistentemente al campanello di casa mia facendomi venire mille pensieri", afferma, rivelando insospettate prestazioni neuronali.
È l'1.30, e i Five Pointers rincasano brontolando contro lo Sceriffo che nega loro il diritto al riposo notturno. Di certo meditano sui vantaggi della giustizia fai-da-te, come ai bei vecchi tempi.
Al Clandestino la festa, come ai bei vecchi tempi, continua.

lunedì, giugno 14, 2004

Quasi una dichiarazione

Caro Ales,

prima del calcio d'inizio vorrei dirti questo: sarà perché ho qualche parente dalle parti di Conegliano, ma dove altri vedono una faccia così così io vedo uno dei miei cugini più piccoli che sgambavano sui campetti nei pomeriggi d'estate, lasciandomi ad arrancare sulla fascia sinistra impedita da ciccia e fiatone. Quest'aria di famiglia fa sì che ti perdoni tutto: il Cepu, i passeri, il sito aziendale e perfino le compilation dance. Non prendertela: ai Mondiali e agli Europei è sempre andata così, saranno la stanchezza, la sfortuna, il peso psicologico, i dualismi di maniera.
Parolacce, dinne pure; evita invece di caricare la squadra come fai sempre in questi casi, non ho sotto mano le statistiche ma ho l'impressione che porti sfiga. Lo dico con rispetto, e con un campionato difficile alle spalle in cui abbiamo sistematicamente perso tutto. Tu mi capisci.
Dice Javier Marías che il calcio è un'attività in cui bisogna vincere sempre, in ogni stagione, in ogni torneo e partita. Altri, gli scrittori, gli architetti e i musicisti, possono ogni tanto prendersela un po' comoda. Nel calcio, invece, non c'è posto per il riposo né per il divertimento, a poco servono i precedenti gloriosi. Eppure, bisogna anche riconoscere "che ha qualcosa di non definibile e che non si trova di solito negli altri ordini della vita: incita all'oblio, il che equivale a dire che non incita mai al rancore, una cosa che si impara soltanto in età adulta".
Vada come vada, Ales, pensa a non farti male, arma il tuo migliore e imperioso battito di ciglia e fammi divertire. Io il rancore non l'ho ancora imparato.

Risvegli




Stanotte mi sono addormentata con Bondi impresso sulla retina e la parola "forchetta" infissa nei timpani. Ho sognato che contavo l'argenteria e che dovevo esprimere delle percentuali in numeri primi (tutta roba per Miro Van Pelt).
Mentre il Gito decideva che il gioco di sguardi e le fusa sommesse sono seducenti, ma gli spintoni e i miagolii prolungati oltre la soglia di otto secondi sono più persuasivi, ho aperto gli occhi molto tardi con una lieve emicrania e tre lucide domande:

1. Il Cavalier Nanetti si sarà svegliato?
2. Il Beckham è ancora vivo?
3. Dove ho messo quel casco da cosmonauta?
Via verso nuove avventure.

domenica, giugno 13, 2004

Quest'anno si cambia



Il Gito è piccolo. Sono le sue prime Elezioni e i suoi primi Europei di Calcio, e questa sera si comincia a far sul serio: ci sono Francia-Inghilterra e si chiudono i seggi. Si sa come sono fatta io: urlo, mi agito, telefono, minaccio, impreco. Non devo farmi solo gli affari miei, ma anche quelli di tutta Europa, o almeno dell'isolato.
In questi casi La Micia™ si allontanava con stile, appartandosi sotto il letto, non senza farmi capire quanto seccante e tutto sommato poco femminile fosse la situazione.
Ma lui è piccolo, e siamo soli in casa: ai primi exit-poll starà giocando ignaro con le sue otto palline di gomma (come sia capace di tenerle tutte in gioco, è un mistero). Mica si aspetta un inferno in salotto.
Quest'anno, allora, si cambia: tifo composto (in funzione antifrancese, perché il Miro non dimentica), reazioni da camera dei Lord, una scatolina di tonno al mais per lui, una tisana per me. Come nella pubblicità odiosa del cibo chic per gatti: scene al rallentatore, lei tutta vestita di bianco, il felino sinuoso e delicato, il rumore di un petalo bianco che cade sulla moquette.

Ma è inteso: al primo agguato da dietro le tende, torniamo due bestie.

Cronache della città di G./elezioni europee

In un seggio di Gorizia, un signore si è presentato con la prepustnica, pensando che il lasciapassare rientrasse nella categoria "validi documenti di riconoscimento".
Un altro voleva votare con il certificato elettorale della moglie (perché no?).
Diversi elettori hanno chiesto agli scrutatori un consiglio sul voto.
Uno ha domandato cosa fosse la Lega Lombarda.
Una signora pensava di dover firmare la scheda prima di inserirla nell'urna.
Ieri mattina al supermercato, complice l'afa, un goriziano doc ce la metteva tutta per convincere un suo amico che i seggi sarebbero stati aperti alle 18.00 (l'inizio degli Europei di Calcio?!). Alla faccia della Presidenza del Consiglio e dei suoi graditi sms.
Qualche volta, e che non si dica in giro, io amo questa città.

giovedì, giugno 10, 2004

Popovic the Sailor Man



"I vostri voti sono i nostri spinaci". Lo assicura Boris Popovic, sindaco di Koper e candidato alle Europee nella lista Slovenija je naša ("La Slovenia è nostra"), capeggiata da Alja Brglez. Lui si vede come Popeye, con la bella Alja nei panni di Olive.
Problemino semplice semplice:
considerando che in lista è settimo,
e che ha promesso di devolvere in beneficenza lo stipendio di un anno di parlamentare europeo,
quanti spinaci riuscirà a ottenere, il Braccio di Ferro del litorale?

mercoledì, giugno 09, 2004

Il sacro feretro

Settanta chilometri di code, attese di otto ore, 105mila persone già in visita al feretro di Ronald Reagan alla biblioteca-museo di Simi Valley, in California. Qualcuno pensa già di mettere la sua immagine sulla banconota da 10 dollari. In Italia c'è chi ha mostrato segni di delirio.
Radio Reloj di Cuba così ha salutato la sua dipartita: "è morto colui che non avrebbe mai dovuto nascere". Chiamatemi sentimentale.

lunedì, giugno 07, 2004

How I learned to stop worrying

Nell'impossibilità di superare questi D-giorni + morte e beatificazione di Ronald Reagan con l'arma dell'autocontrollo, dell'umorismo e dell'intelligenza, siamo andati al cinema.
Dateci film cretini in cui i poli si sciolgono e New York si glassa per sempre, film in cui si possano riportare indietro le lancette dell'orologio o almeno pronunciare formule magiche. Dove ci si batte con i dissennatori, questo sì, ma alla fine almeno si vince. È quel che ci vuole, in certi casi: non è necessario seguire la trama (c'è sempre un dodicenne seduto due posti più in là che la sta spiegando a suo padre) e ci si può concedere un pisolino di tanto in tanto.
Un altro vantaggio: per trovare la sala basta seguire la scia di popcorn.

Così ho imparato a non preoccuparmi più di tanto.

Per sconfiggere un molliccio, creatura raccapricciante e spaventevole, è sufficiente cercare di trasformarlo nella cosa che più vi fa ridere. Va però detto che Bush e Berlusconi, anche travestiti da mia zia Franca, un certo fastidio continuano a darmelo.

giovedì, giugno 03, 2004

5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt



Qualche settimana fa ho proposto a un caro amico di partecipare a questa rubrica di piccola posta su blog. La risposta non si è fatta attendere: "come mi piace l'idea di guastare le menti altrui rendendole simili alla mia... una vera operazione di pulizia psicologica!".
Vi invitiamo a sottoporci i più vari quesiti, reali o surreali che siano. E attenti: potremmo anche rispondervi.
Ho dunque l'onore di presentarvi il professor luca h. moretto, dottore in psicologia panica.

Questa la sua risposta all'ex buono di qualche giorno fa:

Pur con le migliori intenzioni, se si sta a metà, o dentro, non si può che essere confusi. Incerti nella definizione di sé, nella visione. La metà non sta necessariamente in mezzo, in mezzo alla vita intendo: è uno stato permanente, variabile, trasversale. Guardate a voi stessi: non c'è forse un lato, un aspetto, un piglio che conservi un'immmutata purezza, ed immediatamente dopo un altro torbido e irriflesso, e dopo ancora uno dove tutto è completo e si dispone per bene, come in una "piccola collina"?
Da che posizione scrive l'ex buono? Da quali ex verginità e spietatezze è uscito, e in quale direzione si è inoltrato? Consideri di se stesso (ma non si senta raccomandato a farlo, per carità) le molte partenze, i diversi stati di avanzamento. Non mi sorprenderebbe di vederlo rifratto, moltiplicato, ubiquo; a volte ex-buono, il fotogramma successivo non ancora. C'è una ragione per ridursi ad un solo tracciato?
Scriveva il grande poeta pellerossa Uitanubi: "...oggi mi sono rivolto all'acqua che ho bevuto nella mia vita, e mi ha risposto il fragore di un fiume".

luca h. moretto - dottore in psicologia panica

martedì, giugno 01, 2004

Alfreda, Sondra, Wilfredo e gli altri

Alfreda Simpson: "This is why they call you smallie"
Stephanie MacKinley: "You have problems"
Geoffrey Fink: "Can you be any smaller?"
Sondra Byers: "Proven to work"
Wilfredo Dodge: "You have a small one ahah"

Tutta gente che ha scoperto il mio segreto e ride di me.

Quando ho ricevuto una mail che mi proponeva "fustelle piane e rotative" ho avuto la tentazione di comprargliene una manciata (di qualunque cosa si tratti, grazie). Peccato che fossi già in trattative con un fornitore di "Spettacoli Piromusicali – Piromusicali Tradizionali – Piromusicali + Light e Tradizionali". Onestamente, come potevo resistere?

lunedì, maggio 31, 2004

Since the majority of me


Since the majority of me
Rejects the majority of you,
Debating ends forthwith, and we
Divide. And sure of what to do

We disinfect new blocks of days
For our majorities to rent
With unshared friends and unwalked ways,
But silence too is eloquent:

A silence of minorities
That, unopposed at last, return
Each night with cancelled promises
They want renewed. They never learn.

Philip Larkin

domenica, maggio 30, 2004

Qualsivoglia

A Opatija/Abbazia non ne possono più: un quotidiano locale rivela che il problema della "prima signora del turismo croato" è costituito dalle condizioni delle spiagge. "Il mitico Lido versa in una situazione da incubo, con rifiuti in ogni dove, ombrelloni spezzati, le famigerate bottiglie di plastica disseminate a decine" e via allegramente dicendo. Tanto che Branko Bevanda (il quale, nomen omen, è un noto ristoratore e non uno degli avatar di DRoaster) tuona contro le autorità cittadine: "È una vergogna! Abbazia assomiglia a una qualsivoglia località balcanica. I responsabili di questo scempio andrebbero puniti".
Abitanti e simpatizzanti delle qualsivoglia località balcaniche si concedano cinque minuti di indignazione.

sabato, maggio 29, 2004

Miro da Castlevania

Nel post precedente avevo frettolosamente digitato "my fiends are my estate": più prevedibilmente, si trattava di friends.
Lapsus simpatico, faceva pensare a una dickinsoniana dedita ai giochi di ruolo per playstation 2. Non del tutto inappropriato.

Sabato

Ultimamente ho acquistato più nomi di dominio
che paia di scarpe;
mi scappa ancora da dire Jugoslavia,
intendendo proprio quella cosa lì;
sono schiava d'amore di un micio petulante
e di vari suoi simili;
ho volumi stipati in terza fila negli scaffali;
conosco alcune lingue che sono troppo timida per parlare;
quando ho compiuto quattordici anni mio papà mi ha imposto il motorino perché la smettessi di starmene chiusa in casa a leggere (le beate famiglie medie);
non ho mai imparato ad andare in motorino;
quindi, a cosa mi serve una macchina?
sono comunista;
non vado alle marce pacifiste;
mi arrabbio solo per cose molto importanti;
in questi casi, divento insopportabile;
"my friends are my estate";
mi piacciono le cose che cominciano;
mi piacciono le cose che cominciano di sabato.

giovedì, maggio 27, 2004

5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt




"Cara Van Pelt,

non ho visto il documentario sul Che di cui parli, ma ho visto il film. Un'altra volta ancora mi ha colpito come la purezza con difficoltà si disgiunga dalla durezza, e come su entrambe si fondino probabilmente le energie di una rivoluzione, anche minima. Mi chiedo, e ti chiedo, viste le osservazioni sull'umanità in cui ti soffermi, a che cosa valga crescere ed integrare parti sconosciute di noi stessi, nuovi 'io', nuove visioni, che si facciano impiegare come braccia o mani o organi via via più sviluppati, in grado di perfezionare le nostre prestazioni. Se poi, per fare qualcosa, non basti essere vergini e spietati".
un ex buono

Caro ex buono, ti riportertò una frase di Alberto Granado: "La mia lunga esistenza è stata segnata da tre fattori fondamentali: la mia innata capacità di essere fedele ai miei sogni, la mia eterna amicizia per Ernesto Guevara, il mio impegno nella costruzione della Rivoluzione cubana. E sono grato alla vita per quello che mi ha dato".
E subito ti rispondo: no, credo (e spero) che non basti essere vergini e spietati.
Il viaggio in motocicletta di Ernesto e Alberto segna di fatto per loro la fine dell'innocenza e l'inizio della conoscenza.
Rinunciare alla verginità per l'esperienza, perfezionare se stessi e la propria visione è necessario, non ci sono scorciatoie "per fare le cose". Hai ragione, ci sembra a volte di procedere per pesanti accumuli, e ci domandiamo a cosa ci servano tutti questi arti e questi organi nuovi, e se non ci rallentino invece di avvantaggiarci.
Ma non credi forse che quello a cui possiamo realisticamente tendere sia piuttosto una seconda innocenza, questa volta conquistata attraverso la maturità: e cioè una visione semplice, chiara e limpida, fatta di tutte le cose pensate e passate? Io ho in mente l'impegno, il sogno rivoluzionario, tu forse stai pensando alle fatiche della creazione, all'ispirazione, o alle rivoluzioni anche minime della vita quotidiana. Ma in comune non c'è forse la capacità di tener viva dentro di sé un'energia, una visione, passando attraverso la conoscenza e l'esperienza?
Pensa alla semplicità disarmante della frase di Granado, pensa alla laconicità di Music che già anziano così spiegò gli impasti di colori e le atmosfere dei suoi paesaggi in cui la figura umana è sempre assente: "Gorizia vuol dire piccola collina; io sono nato in una piccola collina". Raggiungere questa semplicità fatta di concentrazione, di umanità, di cose raggiunte, di scelte: c'è di che ringraziare la vita molte e molte altre volte ancora.

Facciamo un sogno. Questa sera vai a dormire sapendo che domani mattina ti sveglierai senza il carico del tuo passato, ti metterai a scrivere e ne uscirà qualcosa di bello e selvaggio, completamente svincolato dalla tua vita precedente (dalle tue letture, dai tuoi pensieri di sempre). Oppure: sperimenterai un nuovo atteggiamento, molto più disinvolto e deciso, che si rivelerà efficace nei rapporti con il tuo ambiente di lavoro, portandoti a emergere e in breve tempo a prevalere.
Il prezzo di questa purezza violenta e persuasiva, della tua nuova verginità crudele e vincente, è la rimozione del passato (dimentica esperienza, errori, dubbi; dimentica sensibilità, cose e persone amate, piaceri, eccessi, visioni, sogni).
Cosa fai, spegni l'abat-jour o ti prepari una moka da sei tazze?

lunedì, maggio 24, 2004

Ernesto, il sogno

La figura del Che, seppure molto amata, mi ha sempre messa leggermente a disagio. Non solo per l'iconografia un po' stanca, ma per una certa grandezza fuori scala del personaggio, una specie di Cristo laico, troppo simbolo e troppo poco umano. La sua storia è tutta ormai assimilata, con gli elementi del racconto al posto giusto. Una storia ammirevole ed esemplare, certo, bella e piena di poesia, tragicità e fervore rivoluzionario, ma pur sempre una storia.
Ripercorrere il viaggio avventuroso del Che quando era ancora lo studente di medicina Ernesto Guevara, e con l'amico Alberto Granado, biologo e ricercatore, attraversò l'America Latina in un percorso che trasformò entrambi, restituisce a quella storia esemplare la dimensione dell'umano, della giovinezza e del sogno. Perché non è - per una volta - il racconto innarrivabile della passione e della morte del Comandante, ma il racconto di una rinascita, quella a una nuova consapevolezza e a una nuova responsabilità politica e civile: la capacità di "sentire ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo", che è la più bella qualità di un rivoluzionario.
Su questo possiamo lavorarci, e sognare.

Mi sono spiegata.
Volevo sapere una cosa.
Ieri sera avete visto il documentario In viaggio con Che Guevara, e:

1. avete pensato: il solito Minà;
2. avete pensato: il solito Che;
3. questa notte i vostri sogni sono stati belli e dolci (come mi figuro che siano i sogni di Alberto, nell'inquadratura finale).

Se avete risposto 3, ogni tanto potremmo vederci per bere qualcosa insieme?

domenica, maggio 23, 2004

La nonna palestinese, la nonna di Lapid

Oggi il ministro della Giustizia israeliano Yosef Lapid, capo del partito di centro Shinui, durante una riunione di Gabinetto ha sollecitato la fine delle demolizioni a Gaza (nome in codice, "Operazione Arcobaleno") definendo disumana questa linea d'azione: "Non è umana, non è da ebrei, e ci danneggia davanti al mondo". A Lapid, che è un sopravvissuto all'Olocausto, è poi venuto in mente di dire anche un'altra cosa: "Ho visto alla televisione una vecchia che scavava tra le macerie della sua casa a Rafah alla ricerca delle sue medicine, e mi ha ricordato mia nonna, che fu cacciata di casa durante l'Olocausto".
Un alterato Ariel Sharon ha detto a Lapid che le sue osservazioni erano "inaccettabili e intollerabili", costringendolo a correggere quella che un altro ministro ha definito "un'analogia infelice".
Alla Radio di Stato Lapid ha poi dichiarato: "Per spazzar via ogni dubbio, ho detto che non mi riferivo ai tedeschi e all'Olocausto, ma che intendevo dire che vedere una donna anziana fa pensare alla propria nonna".
La nonna di Lapid morì nelle camere a gas ad Auschwitz.

venerdì, maggio 21, 2004

Addirittura

"Ho avuto modo di riferire al Primo Ministro neozelandese il risultato del nostro lavoro con i leader polacchi, inglesi, americani e con il segretario generale dell'Onu Annan. C'è ormai una strategia precisa, anche articolata nel tempo sull'Iraq".

Silvio Berlusconi, oggi.

mercoledì, maggio 19, 2004

Quel che si dice

14:18 Palestinians say Israeli tanks and helicopters open fire on demonstration in Rafah; injuries reported
15:41 23 bodies counted, most belonging to school students, after IDF missile strike on crowd of protestors in Rafah
15:50 Hospital officials say the majority of Palestinians injured in Rafah missile strike were children and youths
15:46 IDF says investigating missile strike on crowd in Rafah, says premature to know exactly what happened
17:14 IDF confirms it fired four tank shells near crowd of Palestinian protesters in Rafah refugee camp
18:05 IDF expresses deep sorrow at hitting innocent people during Rafah strike
18:08 IDF offers Palestinians to transfer people wounded in Rafah strike for treatment in hospitals in Israel

Scusate, ma, mentre era in corso la manifestazione di protesta contro i precedenti bombardamenti è successo che abbiamo lanciato un missile, beh, più missili e qualche razzo, o forse c'è stata una cannonata, o quel che è.
Però andrebbe verificato, perché in quella zona ci sono tante mine e molti ordigni inesplosi.
Risultato, sono morti dei manifestanti (pessima idea, manifestare contro un bombardamento quando il bombardamento è ancora in corso), e tra questi diversi bambini e ragazzi, ma – ne siamo certi – anche molti adulti armati e pronti a colpire.
Però potrebbe anche non essere colpa nostra. Comunque, se c'è bisogno, potete portare i vostri feriti nei nostri ospedali.
Pensandoci bene, forse non era neanche un missile. Al massimo era un missile di avvertimento sparato in uno spazio aperto. I nostri elicotteri comunque sono provvisti di telecamere che seguono le traiettorie dei missili, se ci fossero stati dei bambini li avremmo visti.
Potrebbero esserci stati bambini armati. Questo ovviamente cambia le cose.

18:13 Two people killed in two separate traffic accidents in south of country

Quando si dice una giornata del cazzo.

martedì, maggio 18, 2004

5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt



Donne britanniche: una su cinque rinuncerebbe a un aumento o a una promozione pur di avere un corpo da bikini (strano diabolico scambio, vuole forse insinuare che gli aumenti in questo periodo andrebbero comunque a finire in fanghi e dimagranti?). Cellulite, cuscinetti, pelle a buccia d'arancia o a materasso, capillari che sembrano disegnati da Rambaldi, cerette tragiche: è dunque questo il fardello della donna bianca?

Ebbene, sbagliato! Sbagliato tutto!

Ecco qui, sto sfogliando un magazine femminile. Tenete presente che i prodotti di bellezza sono per lo più pubblicizzati da dodicenni russe passate attraverso varie sessioni di photoshop.

Ma andiamo con ordine:
– Rimodella. Rassoda. Scolpisce. Il trattamento corpo a effetto collant (esclusiva tecnologia "tight skin").
– Scent gloss. Te lo spalmi sul corpo, ti fa brillare e in più profuma. (Ricordatevi che agosto è il mese delle vespe, e voi somiglierete molto a un chiassoso fiore tropicale in decomposizione)
– Capsule anticellulite azione urto; il loro asso nella manica è il Recaptacell. Ah però, questa fa già più Esperimento del Dottor K.
– Agisce come un "velo tensore invisibile": si chiama bikini body firmer, e mi sembra giusto chiamare le cose con il loro nome.

Lentamente, ma si capisce: bisogna prendere la decisione che cambia la vita. Stimolare-drenare-ridurre o rimodellare-rassodare-scolpire?

Per fortuna c'è anche un prodotto globale, dall'appeal imagista:
amincit
lisse
raffermit

E ve lo dice anche in inglese:
slenderizing
smoothing
firming

Sono gli haiku del cuscinetto adiposo e dell'inestetismo localizzato.

Ma non è finita qui, perché è uscito il primo patch "specifico" per un ventre piatto, basato su un principio esclusivo di principi attivi chiamato "Ultraplat".

Ve lo dice la profetessa dei fanghi e del domopak: questi prodotti vi faranno sentire più leggere. Di alcune centinaia di euro, almeno. In compenso avrete una pelle più levigata per il 95%. Cioè, probabilmente lo stesso effetto dell'olio baby e della nivea in scatoletta tonda. Se la parola "patch", invece, vi ha fatto venire in mente soltanto problemi di software...

voilà, siete guarite!

Un caro saluto dalla vostra Miro Van Pelt.

sabato, maggio 15, 2004

Good News from Magic Venus

"Mio dio, dopo tanti anni di sofferenze,
privazioni, disinteresse per le mie
indubbie qualità artistiche e "vedutistiche".
Ho composto da virtuosa della tabla,
ho scritto in Messico,
non perdo mai un autobus di linea,
ho il brutto vizio di non pensare a quello che dico,
ma in questo sono sincera, se lo penso.
Insomma: adesso sto bene; sono uscita dal Chunnel!".

Oggi, dappertutto, Naomi Campbell

Test di ingratitudine

"Dopo averli bombardati, occupati e educati alle
limitazioni, possiamo solo dire questo
prima di andarcene: ce ne dispiace, ma non hanno
capito le nostre reali intenzioni".

Traduzione congiunta D.R. - Miru,
dall'ultimo comunicato dell'
"Istituto Nazionale Americano
per la Normalizzazione delle culture estere
".

Immediatamente, con tutta calma

Rase al suolo 88 case a Rafah, secondo l'UNRWA. Tutto per allargare il famoso corridoio "di sicurezza" chiamato "Philadelphi route". Il messaggio della radio pubblica israeliana era stato chiaro: tireremo giù prima gli edifici vuoti, poi le case disabitate, e ci assumiamo la responsabilità di trovare un nuovo alloggio alle persone evacuate. Le case disabitate alla fine non dovevano esser poi tante, se sono rimaste senza tetto 206 famiglie, per un totale di 1064 persone.
Tanto per complicare un po' la vita alle ruspe, Ashraf Qatshah, 38 anni, sua moglie e sua cognata hanno deciso di non lasciare la loro casa. Secondo alcune fonti sono rimasti sotto le macerie, secondo altre se la sono cavata. Pare che il sepolto vivo, alla fine, ci sia stato. Resta il fatto che quello del demolitore è un duro lavoro, e qualcuno deve pur farlo.
Il segretario generale dell'ONU, Annan, ha condannato "con forza" le azioni israeliane, chiamando Israele "a conformarsi ai suoi obblighi di potenza occupante mettendo immediatamente fine a queste azioni, che costituiscono una punizione collettiva e una chiara violazione della legge internazionale".
Immediatamente, con tutta calma.

martedì, maggio 11, 2004

Se le cose possono andare peggio, lo faranno

I numeri aiutano a capire. Li riporto.
L'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell'assistenza ai profughi palestinesi (UNRWA) ha comunicato che in questi primi dieci giorni di maggio l'esercito israeliano a Gaza ha demolito o danneggiato irreparabilmente 131 edifici residenziali, privando 1100 persone della loro casa. Il numero dei senzatetto a Gaza sale così a 17.594. Questi dieci giorni sono stati uno dei periodi più intensi di distruzione e di "punizione collettiva" dall'inizio dell'intifada.
La stragrande maggioranza di quelle 17.594 persone ha la solita unica colpa che sappiamo: posto sbagliato, momento sbagliato.
Ma chi sa come la pensa il Segretario Generale dell'ONU, Annan, che in occasione delle incursioni del 21 e 22 aprile nella zona settentrionale di Gaza (che provocarono almeno dieci vittime civili tra i palestinesi, compresi cinque bambini sotto i quindici anni) si disse "allarmato dalle conseguenze mortali" dell'attacco?
E, visto che siamo in allegro clima di torture, è giusto sapere che attualmente 373 palestinesi sotto i 18 anni (ma almeno tre di loro di anni ne hanno meno di 14) sono sottoposti ad abusi fisici e psicologici nelle carceri dell'Autorità israeliana di occupazione. Qui la descrizione delle loro condizioni in un documento della sezione palestinese della Defence for Children International. Dallo stesso documento si apprende che secondo il codice civile israeliano, che si applica ai cittadini di Israele, la maggiore età si raggiunge a 18 anni; il codice militare israeliano applicabile nei territori occupati considera invece adulti i palestinesi che abbiano superato i 16 anni, e li tratta di conseguenza. Del resto, per un palestinese, 16 anni sono già un'età niente male.

I am a poet

I am not a painter, I am a poet.
Why? I think I would rather be
a painter, but I am not. Well,

for instance, Mike Goldberg
is starting a painting. I drop in
"Sit down and have a drink" he
says. I drink; we drink. I look
up. "You have SARDINES in it."
"Yes, it needed something there."
"Oh." I go and the days go by
and I drop in again. The painting
is going on, and I go, and the days
go by. I drop in. The painting is
finished. "Where's SARDINES?"
All that's left is just
letters, "It was too much," Mike says.

But me? One day I am thinking of
a color; orange. I write a line
about orange. Pretty soon it is a
whole page of words, not lines.
Then another page. There should be
so much more, not of orange, of
words, of how terrible orange is
and life. Days go by. It is even in
prose, I am a real poet. My poem
is finished and I haven't mentioned
orange yet. It's twelve poems, I call
it ORANGES. And one day in a gallery
I see Mike's painting, called SARDINES.

Frank O'Hara, "Why I am Not a Painter"

sabato, maggio 08, 2004

Uguale

Sabato sera, poco fa. Su Sky tg24 passano le solite storie sulle torture in Iraq, chi sapeva e chi non sapeva, lo sdegno del mondo e la rabbia degli iracheni. "In tutto il mondo arabo, ira e indignazione regnano incontrastati". Ah però.
A un tratto ho un sussulto da cortocircuito informativo: pacatamente, mentre scorrono immagini di anziani iracheni scamiciati e con il giornale in mano, una voce spigliata di giovane donna informa che gli iracheni condannano Rumsfeld, "e c'è già chi lo paragona a Milosevic".
Cosa, cosa, COSA? Scommetto che ve li immaginate come me li immagino io, i due vecchietti di Baghdad che così commentano:
"Uno schifo, uno schifo questa storia delle torture"
"Proprio, quel bastardo di Rumsfeld"
"Uguale uguale al Milosevic, ah?"
"Stavo pensando la stessa cosa".
Questo post finisce con tre puntini di sospensione, da riempire a piacimento.
...

venerdì, maggio 07, 2004

Liste

Sgarbi in accoppiamento funzionale con La Malfa ha presentato il Partito della Bellezza e della Ragione "perché la bellezza sia inevitabile e la sua difesa ineluttabile". Il patrimonio culturale in Italia va difeso (soprattutto contro Urbani), ma Sgarbi e La Malfa, accidenti! È troppo.
Mi riprendo con la notizia che alle Europee francesi correrà anche la lista Euro-Palestinese. Il motto, "la paix en Europe passe par la justice au proche-Orient", mi starebbe bene. Il programma, anche.
Tipico: escono le liste, che più varie non si può (esempio, tra i comunisti ci sono un comico, un vignettista, un astronauta e perfino due ex diessini; e rifondazione presenta lo stesso capolista ovunque, caspiterina), e io ho la faccia perplessa di quelli che in pizzeria sfogliano un menù di dieci pagine e poi chiedono "ma non ce l'avete quella con sopra le patatine?"

La ragazza con l'iracheno al guinzaglio

I"Entra nell'esercito, vedi il mondo, conosci gente interessante... e uccidila."
Woody Allen

Lynndie R. England, 21 anni, 372simo battaglione di polizia militare, è la ragazzina sorridente che trascina al guinzaglio un iracheno in uno scatto ormai famoso (e indica – simulando con le mani una pistola – i genitali di un prigioniero incappucciato, e ancora posa su sfondo di piramidi di prigionieri nudi). Leggiamo che "si era arruolata per pagarsi il college". E che fin da bambina ha avuto una propensione per le "emozioni forti": amava temporali e cicloni, e se c'era un tornado, hanno detto i genitori, non c'era verso di farla rientrare.
Secondo alcuni studiosi, la "trasformazione" in aguzzino non sarebbe nulla di straordinario: chiunque potrebbe superare il limite. Immagino. (Ma mettere in scena l'umiliazione e il dolore, fotografarli e far circolare le immagini – 1000, si dice, masterizzate su compact disc – è un'altra cosa ancora: è forse questa tortura in formato jpeg che rende il tutto ancora più ripugnante.)
Parenti e amici descrivono oggi il soldato England come una donna dura e indipendente, una che "non ha paura di spezzare con le mani un chiodo", come ha detto una compagna d'armi.

Ci sono cose che mi fanno rimpiangere le infermierine zombie di Silent Hill 1 e 3. Quelle armate di accetta, quelle che bisognava colpire tre volte perché sotto di loro si allargasse una definitiva, pacificante pozza di sangue.

giovedì, maggio 06, 2004

Il fanatico del gore+velocità

"Andiamo a vedere Dawn of the Dead?"
"Ma è solo un remake!"
"Sì, però qui gli zombi si muovono ve-lo-cis-si-mi!"

mercoledì, maggio 05, 2004

L'equivoco del torturatore

"Berlusconi: siamo addolorati per torture,
ma missione va avanti".

Dopo un momento di perplessità
(si riferiva forse all'esasperante
più che craxiana longevità?)
ho capito che parlava dell'Iraq.

lunedì, maggio 03, 2004

Getsemani

"E se sulla croce cambio idea e non mi riconosco più.
Nelle mie idee intendo. E se la Maddalena ritorna col Battista, ah no, è morto,
ma, insomma se cambiasse idea su di me? E se Giovanni si stufasse
della mia evidente predilezione nei suoi confronti e, per farmi un torto si unisse ai sadducei?
E se Maria, mia madre, mi ripudiasse come figlio, nel senso che, sai,
forse aveva delle idee su di me, cose che avrei dovuto realizzare... insomma,
sai cosa ti dico, la cosa di Giuda è ben fatta, ma lasciamo perdere tutto.
È troppo rischioso! A monte".

Da, La crocifissione incompiuta. La vera storia di Simon Mago,
di Calcide Muziato

domenica, maggio 02, 2004

Incantesimo balcanico

Il concerto di Goran Bregovic è stato bello. Lo è stato anche per un motivo speciale che ora dirò.

Senza farci caso (intenti a studiare la postazione migliore, e sempre lì a far foto) eravamo finiti nella zona slovena. Mi spiego: sulla piazza della Transalpina da ieri è possibile passeggiare liberamente; a ricordare il confine (il cippo 57/15 e la rete che non ci sono più) resta solo una linea simbolica tracciata sul mosaico e sull'asfalto. Prima del concerto, però, sloveni e italiani si sono spontaneamente disposti ciascuno sul proprio versante, con poche sbadate eccezioni. Gli uni provenivano dal valico di Salcano, gli altri dalla via Caprin. Sul lato italiano si poteva comprare una birra al bar Transalpina (dove c'era una coda lunghissima), sul lato sloveno c'era un chiosco accanto alla stazione (dove c'era una coda lunghissima). Tenere le distanze viene ancora naturale.
Così ci siamo ritrovati accanto all'edificio della Stazione, in piena "zona B" ("mi sembra di essere all'estero", ha commentato T.).

Immaginate l'edificio della stazione (lo vedete bene nella foto di Luca, qua sotto); pensate alla città di G., che non è una città come le altre; aggiungeteci una notte tiepida e asciutta; metteteci la luna tra poche nuvole veloci.

Abbiamo capito subito che gli sloveni non sarebbero stati un pubblico facile. A concerto iniziato molti (giovani e meno giovani) continuavano a chiacchierare a voce alta, a fischiare, a commentare i vestiti delle cantanti bulgare: in breve, sfoggiavano emancipato distacco in quel modo brusco con cui a volte trattano gli italiani. Tutto Troppo Balcanico? Troppo zum-zum? Chi lo sa. Questi altissimi giovani sloveni sembravano proprio un po' scocciati.

Poi si sono scatenati. Hanno cantato, saltato, applaudito.

Alla fine ci siamo incamminati, due folle divise, su via Caprin e verso Salcano. In testa due cose: "bum bum bum bum" e "dove cazzo ho lasciato la macchina?".

La Slovenia è entrata in Europa emancipandosi con destrezza dal suo passato, eppure Gorizia non è mai stata così slava come in questi giorni.

Oggi pomeriggio siamo tornati alla Transalpina. Alla gente non è ancora passata la voglia di attraversare e riattraversare quella linea simbolica sulla piazza. C'era molta gente, sul palco tutti i cori di Gorizia e Nova Gorica uniti.
Si era detto che sulla piazza si può "passeggiare, ma non passare": qui non c'è un valico. Però oggi era possibile entrare nella stazione: l'ho fatto per la prima volta, ho sostato accanto al binario, gironzolato nell'atrio che sapeva di vernice fresca. Dalle vetrate dell'ingresso ho osservato a lungo la piazza dall'altra parte.
Io ho un carattere un po' sognatore, a volte, e mi piace la musica corale. Così per un attimo la città di G. - insolitamente aperta, stranamente bella - mi è sembrata un luogo in cui vivere volentieri, e non senza serenità. Un quarto d'ora a mezzanotte. Domani torno cattiva.

sabato, maggio 01, 2004

Cronache delle città di G e di N.G./This is the end




Ecco fatto. Siamo arrivati sotto una pioggia sottile giusto in tempo per sentire il sottosegretario agli Esteri Roberto Antonione pronunciare nel suo discorso il nome di Silvio Berlusconi ed essere sommerso da fischi e da proteste ("buffone!", o anche semplicemente "buuu" e "a casa!").
Il goriziano-base, in faccende di dissenso, ha due atteggiamenti tipici:
– si sente un trasgressivo, un rivoluzionario. In pratica, un bolscevico; si aspetta di essere messo su una lista nera, e che domani mattina due agenti in divisa (due giustizieri) passeranno a prelevarlo a casa (lo getteranno in una fossa);
– si stupisce che altri condividano il suo legittimo malumore (ancora mezz'ora dopo un signore, in chiaro aftermath adrenalinico, commentava incredulo alla moglie: "ma te ga sentì aha come che lo gavemo fis'cià").

Continuava a venir giù una pioggia sottile. A un certo punto, da una gru sono scesi anche due angeli biancovestiti, agitandosi un po'. Lontana citazione del Cielo sopra Berlino? Saperlo.
Poi gli inni (riusciremo mai a ricordarci quello sloveno?), il conto alla rovescia (che fa tanto capodanno in piazza), l'Inno alla gioia. Presentava l'Alessandro Cecchi Paone (con espressioni universali come "All together now!": il tipo accanto a me si è messo a canticchiare la musica di "Giochi senza frontiere").

Alla fine - nonostante tra i goriziani, per stile di vita e per costituzione, serpeggiasse un certo scetticismo ("i sarà bagnadi!") – i fuochi artificiali, molto belli.
Ho sentito di persone che ieri hanno attraversato il confine solo per usare l'ultima volta il lasciapassare; ho visto la bandiera slovena sulla scritta Nas Tito; ho visto moltissimi tricolori fuori luogo, tra i quali anche alcuni listati a lutto, e poche bandiere europee; qualcuno ha avuto l'idea di mettere in vendita a dieci euro una maglietta con la scritta Gorizia nelle diverse lingue e il simbolo dell'Europa.
Però i fuochi erano belli; poi, tra tanta pioggia, una lacrima cosa volete che sia.

L'immagine di apertura è di Luca d'Agostino, il miglior fotografo in circolazione (grazie!).

venerdì, aprile 30, 2004

Esco, piove

Domani 1° maggio tutto confermato: Goran Bregovic con la W&F Band, ore 21.00, piazza Transalpina a Gorizia e Nova Gorica.
Se non vi secca, il matrimonio e il funerale noi li celebriamo stasera a mezzanotte. Na zdravje!

Fortunoso all'eccesso

"Detto di colui che svolge attività fissa per lo Stato, routine che non lo impiega nel corpo e non lo impegna nello Spirito.
Stanco e sovraccarico per chissà quali attività salariali, lascia il posto a 55 primavere con pensione-baby, non facendosi più vedere da nessuna parte, se non, per i meno discreti, a Grado, o al Lido del Carabiniere".

Alla voce "fortuna" da Dizionario delle virtù, anche se solo sognate, dei goriziani, Gorian Ediz., Loqua 1949.

Raccontino amazzonico

"Si dice che due famiglie slovene si trovassero
a vivere in piena foresta pluviale, in Amazzonia,
agli inizi del '900.
Dopo un furioso e irrimediabile litigio che ebbe luogo
a seguito di un semplice bisticcio di parole, i due gruppi famigliari non vollero più vedersi, né comunicare.
Così, si separarono, vivendo molti anni ancora dopo quel doloroso fatto. Due chilometri di fogliame e perigliosi acquitrini li separavano stabilmente.
Finché, trent'anni dopo, quando i testimoni del fatto erano molto, molto anziani, e continuavano a non salutarsi, i parenti e gli amici più prossimi, nella dolce Patria, seppero della comune e indipendente decisione di voler essere seppelliti tutti quanti, e separatamente, nella dolce terra degli avi".

Da esploratori a litiganti. Storie slovene e slovacche nel Nuovo Mondo

L'ora è giunta

Draga: "Finalmente, lo desideravano così tanto!"
Mirko: "Sì, perchè chiudersi quando il mondo vuole qualcosa da te".
Draga: "Tutta la città è in festa, mio caro".
Mirko: "E il mondo dopo di loro".

Da Per un Grande Isonzo, di Gigi Molinar e Blanco Kusterle

mercoledì, aprile 28, 2004

Sogno prima felice, poi dolentissimo e funesto

È l'estate del 1989. Sono nella città di G., in piazza del Municipio, all'uscita di via Garibaldi. Nel sole di giugno osservo i tavolini all'aperto del bar che nel 1989 è ancora il bar gelateria Boni, diretto concorrente del bar gelateria De Rocco. A uno di questi tavoli sono seduti Achille Occhetto e Bettino Craxi. Mi avvicino, chiedo permesso e mi siedo accanto a loro (evidentemente ci conosciamo). Ordino due palline di gelato con la panna e l'amarena (anzi, una "berlina all'amarena", perché è il 1989 e siamo nella città di G.). Poi, con molta calma ("permette, compagno Occhetto?"), espongo freddamente a Bettino Craxi quello che penso di lui e che da anni vorrei dirgli. Il discorso mi riesce bene come solo nei sogni può accadere (quante volte ho socializzato in lingue sconosciute, in fase rem?). Tanto che lui rimane senza parole, si alza e si allontana a capo chino, forse per furbizia. Il compagno Occhetto ed io ci scambiamo uno sguardo stralunato.
Poi lui si alza - solo adesso mi accorgo che indossa un cappotto pesante, nonostante la bella stagione - e dice: "Devo assentarmi per qualche minuto. Sarebbe così gentile da tenermi il colbacco?". "Ma certo", rispondo.
Rimango seduta al tavolino del bar Boni, con il colbacco in grembo, a guardare l'orologio del Municipio. La berlina si sta squagliando, mi sudano le mani. Il tempo passa così, fino al risveglio.

Il racconto di questo sogno suscitò grandi risate tra gli amici di allora, alcuni dei quali odiosamente socialisti, e anche qualche pacca sulla spalla; del resto, poco tempo prima avevo sognato di volare di notte su Porto Marghera come una specie di Superman proletario, e questo non giocava a mio favore.
Qualche volta ci ripenso.
Ho smesso con i voli notturni su Marghera: era una cosa che non poteva durare.
Ma liberarsi del colbacco, capite, è tutta un'altra storia.

martedì, aprile 27, 2004

Razza burlona

Proteste alla Fiat di Melfi, con carica della polizia: "Sono giorni tristi, all'interno della Fiat si è cercato di fare di tutto per dare una risposta positiva in un momento difficile. Malgrado un tavolo aperto, si stanno regalando vetture alla concorrenza".

Umberto Agnelli, a margine della consegna della laurea honoris causa a sua moglie Allegra.

venerdì, aprile 23, 2004

Adagio del frettoloso

"Chi va piano va sano e va lontano; però probabilmente arriverà in ritardo".

Peter Rippit, I'm gonna walk all over you. Ovvero: come infliggere dolore in modo non ripetitivo

giovedì, aprile 22, 2004

Adagio del quadrupede

"Can che abbaia non morde, finché abbaia".

Peter Repeat, L'arte del sollievo. Ovvero: come liberarsi della soglia del dolore
Visto che oggi Google festeggia l'Earth Day, io propongo la mia versione del 22 aprile, socialisticamente corretta.

buon compleanno, compagno lenin

Niente commentacci: tanto non mi pento.

mercoledì, aprile 21, 2004

Noia e sangue

Su gentile richiesta del compagno L., che oggi mi informata sull'esplicita e prevedibile cattolicoromanità del signor Jim Caveziel, dichiaratamente diventato ancora più cristiano dopo un viaggio a Medjugorie e scrupolosamente dedito a discipline religioso-penitenziali e digiunistiche durante la lavorazione del film (oltre che molto cattolicoromanamente coniugato con una pari-fede), confermo che il mio apprezzamento delle soavi membra del suddetto signore (effetto che persistette anche dopo la visione cinematografica) fu prodotto da "noia e troppo sangue".