Ieri era il compleanno ortodosso della signora Miru, secondo il calendario giuliano. In origine il programma prevedeva una sobria cerimonia di sepoltura sotto il piumone, con adeguata riserva di "mandarini senza ossetti" (volgarmente detti clementine), ma poi ha cambiato idea e si è alzata presto per farsi bella. Cinguettava per la casa uno dei canti amati dai Giovani Pionieri sovietici, con i capelli vaporosi come un Deutscher Zwergspitz:
Odo la voce di una dolce meta lontana
Nella rugiada argentata del mattin
Odo la voce e la strada mi invita
E come su una giostra mi sento turbinar
Dolce meta lontana
Non essere crudele
Non essere crudele
Non esser sì crudel
Da questa origin pura
Verso la dolce meta
Verso la dolce meta
Il viaggio mio comincerà
Odo la voce da una dolce meta lontana
Che mi chiama verso un magico avvenir
Odo una voce che mi chiede
Che il mio oggi possa il domani diventar
Dolce meta lontana
Non essere crudele
Non essere crudele
Non esser sì crudel
Da una fonte pura
Verso la dolce meta
Verso la dolce meta
il viaggio mio comincerà
Giuro di diventar buono e migliore
E che un amico mai abbandonerò
Odo una voce e mi affretto
Sulla strada che segnata ancor non è
Dolce meta lontana
Non essere crudele
Non essere crudele
Non esser sì crudel
Da questa origin pura
Verso la dolce meta
Verso la dolce meta
Il viaggio mio comincerà*
Se la Grande Epopea Spaziale del Colonnello Jurij Alekseevič Gagarin, novello Giasone, e dei suoi Cosmonauti costituiscono il fulcro della personale Mitologia Sovietica della signora Miru, i Giovani Pionieri sono la porta d'accesso a questo mondo leggendario.
Ambizioso dipinto murale sovietico raffigurante
Giovani Pionieri attorno a un falò ("Poli, questo mi
ricorda un altro celebre inno, 'Levate in alto i vostri falò!'").
La signora Madre conserva ancora le numerose istanze e la corposa documentazione allegata che la petulante bambina regolarmente le chiedeva di spedire.
Prima di partire per la dolce meta lontana la signora Miru mi ha rivelato, pensando forse di rendermi felice, che la sera avremmo cenato alla russa: salat "zdorov'e" (insalata "salute"), foršmak (aringa tritata), bliny, pel'meni siberiani, sudak o belom vine (luccioperca al vino bianco), per chiudere con macedonia di frutta "Yalta" e una strana torta con tre soli ingredienti che la signora Miru ha imparato a fare al tempo della perestrojka. Pasticcio di Radicchio alla Goriziana, avrei voluto, altro che pel'meni e luccioperca! Ma è la sua festa e solo il suo foodtrainer personale gode del diritto di veto. Ho potuto invece rifiutarmi di accompagnarla a comperare gli ultimi ingredienti, era abbigliata in maniera davvero imbarazzante: camicetta bianca di popeline, gonnellina celeste, calzini immacolati, tufli-baleriny ai piedi e fazzolettone rosso carminio al collo. Nel frattempo ho potuto nasconderle sotto il cuscino il mio regalo, un paio di calzini con suola anti-scivolo e una fantasia di matrioški.
Altro ambizioso dipinto murale raffigurante Giovani Pionieri
("Poli, che dici, è un missile intercontinentale quello lì?").
Al centro, il motto dei pioneri: "Vsegda Gotov!" ("Sempre pronto!")
"Da oggi comincia una nuova vita", ha proclamato al ritorno, "una vita senza scrupoli, no more scruples. Hello takeiteasy, goodbye scruples!". Non ho compreso bene il proposito, ma aveva un'aria decisa. Contenta lei... a me basta una ciotola di gulasch, acqua e un grattino dietro le orecchie. Attraversa un periodo strano, è evidente. Ha cominciato il 2007 all'insegna del bianco: ingolla quantità industriali di latte, yogurt e svariate altre cose bianche. Al supermercato può fissare incantata gli stracchini per un quarto d'ora. Spero che non si tratti di uno dei suoi piani quinquennali, ormai in questa casa è bandito perfino l'arricchimento del pane con farina integrale o semi. E io ho lo stomaco in continuo fermento lattico.
Anche il signor G. attraversa un periodo particolare, credo che somatizzi la signora Miru. Quei due sono simbiotici, un vero lichene. Chi sia il fungo e chi l'alga, non è importante stabilirlo. Dunque, dicevo che anche il signor G. non è in lui. Tanto per dire: in che cosa sono bravi i gatti, rispetto a noi cani? Nel saltare, ma soprattutto nell'arrampicarsi. Se non fosse così, li avremmo già sterminati da un pezzo. Saltare, il signor G. se la cava ancora. Arrampicare, un disastro. Perde la presa, scivola, soffre di vertigini. E invece di concedersi una pausa, di rifondare alle basi la sua essenza felina, osa sempre di più. Non lo puoi perdere di vista un momento che subito senti il tump tump tump del gatto che precipita dalla libreria, sbatacchiando come un'auto dalla scogliera in un film poliziesco. E alla fine, mica la solita, morbida flessione sulle zampe e l'elegante allontanamento con l'espressione da "Tutto calcolato, che cosa credi?". No, ora abbiamo tump tump tump SPLAT! A pelle di leone, cade. Come se un ciclista si dimenticasse di mettere il piede a terra allo stop.
Secondo me, vive una specie di adolescenza, con un rapporto ambiguo nei confronti della stessa signora Miru. Ho smesso perfino di tormentarlo, ha già i suoi problemi. Alterna momenti di estrema affettuosità, alimentati generosamente dalla sua sdolcinata padrona, a momenti di auto ed etero-distruzione. La signora Miru se ne è accorta da una decina di giorni, ma per quanto ne sappiamo ci lavora da tempo. Sta lì e lavora, lavora, lavora. Si gode una piccola siesta, torna al lavoro interrotto e ricomincia a trafficare. Svita le viti, viola il comodato d'uso del ricevitore Sky affilandosi le unghie sulla griglia di raffreddamento, sbadiglia rumorosamente e rutta ("non rutta, digerisce", puntualizza la signora Miru). Se fosse dotato di pollice opponibile, avrebbe già distrutto la casa. Quando il signor G. è sveglio ma non visibile, è certo che sta tramando qualcosa. Ti passa davanti con la sua faccia da poker e un attimo dopo è in camera col piede di porco. Quel gatto è da manuale psichiatrico. L'altro giorno ha demolito la propria cassettina igienica e, lamentandone la perduta idoneità, ha orinato nella vasca da bagno. Ora il signor Elio ne deve approntare una d'emergenza e io ho suggerito una colata unica di ghisa o una pressofusione di acciaio. Con il signor G. e tutto, possibilmente. Nel frattempo, si potrebbe somministrare la fluoxetina.
*karaoke per tutti (su youtube, qui). Firmato: la signora Miru.
martedì, gennaio 23, 2007
Fermenti galattici
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lunedì, gennaio 22, 2007
Il Lungo Letargo
Non faccio che lamentarmi del fatto che non dormo quanto mi piacerebbe (cioè un cumulo di ore ingiustificato), che mi manca la giusta dose di sonno, che la mia attività onirica ha bisogno di tempi tolstojani, che i neuroni sbadigliano all'unisono, che i ritmi circadiani inciampano, che da grande avrei voluto fare la collaudatrice di materassi. Forse ho esagerato.
Il regalo di mia madre: crema contorno occhi, 5 maschere antistress, crema notte.
OTTO ORE DI SONNO IN UNA CREMA. Il primo prodotto cosmetico in grado di riprodurre la piega del cuscino che mi resta stampata sulla guancia fino alle due del pomeriggio.
Roba da Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica.
Il regalo di mia madre: crema contorno occhi, 5 maschere antistress, crema notte.
OTTO ORE DI SONNO IN UNA CREMA. Il primo prodotto cosmetico in grado di riprodurre la piega del cuscino che mi resta stampata sulla guancia fino alle due del pomeriggio.
Roba da Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica.
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Falso Allarme per Ragazzino Stufo e altre amenità
L'impresa
Eroe del giorno: Semaj Booker.
Altezza: 1,50 m.
Peso: 36 chili.
Il suo problema: come dice sua madre, "he just hates here", "odia questo posto".
Questo posto è: Lakewood, Tacoma.
L'impresa, parte prima: ruba un'Acura del 1986 e scappa a 150 chilometri all'ora. Poi fonde il motore e finisce contro un albero. Si rifiuta di scendere, quindi la polizia deve rompere un finestrino ed estrarlo a forza. Era il terzo furto con fuga in un mese.
L'impresa parte seconda: il giorno dopo si alza di buon'ora, esce di casa di nascosto e va all'aeroporto internazionale di Seattle Tacoma, a un'ottantina di chilometri da casa sua. Questo significa che ha fatto autostop, oppure ha rubato un'altra macchina. All'aeroporto però non ha una prenotazione né i soldi per un biglietto.
Primo livello di sicurezza: lo supera dicendo di aver perso la carta d'imbarco.
L'agente lo accompagna al banco della Southwest Airlines.
Secondo livello di sicurezza: Semaj racconta di dover raggiungere sua madre all'area di imbarco e fa il nome di una passeggera del volo per San Antonio. Ottiene una carta di imbarco e prende l'aereo per San Antonio.
Il problema: a San Antonio usa lo stesso trucco per salire su un aereo per Dallas, ma non è altrettanto fortunato.
Fine della fuga.
Il commento del rappresentante democratico di Washington Norm Dicks: "Abbiamo speso milioni di dollari e provocato disagi ai passeggeri cercando in tutti i modi di rendere sicuri i voli. Se un ragazzino di 9 anni riesce a passare attraverso questo sistema di sicurezza dobbiamo proprio rivedere un po' di procedure".
La maglietta
Va all'aeroporto di Melbourne per prendere un volo per Londra, ma la Quantas gli dice di togliersi la maglietta, che rappresenterebbe un potenziale rischio per la sicurezza e per la tranquillità degli altri passeggeri. La maglietta reca l'immagine di Bush e la scritta "World's number 1 terrorist". Troppo didascalica, a quanto pare.
Personalmente, continuo a preferire "If you can read this, you are not the President", "Yeehaw! Is not a foreign policy", "Quiet! The President is trying to think" e la sempre valida "Somewhere in Texas a village is missing its idiot".
Il giochino definitivo
"I giudizi sul gioco sono, diciamo, contrastanti. 'È piuttosto stupido', scrive uno. 'È il miglior gioco del mondo!' si entusiasma un altro. Io dirò semplicemente che è abbastanza stupido e che richiede buoni riflessi e la capacità di adattarsi a regole che cambiano in modo assurdo e arbitrario.
Proprio come accade oggi negli aeroporti".
Così Robert Sharkey descrive sul New York Times il gioco flash online Airport Security di Ian Bogost.
Bene, noi possiamo tranquillamente adottarlo come gioco ufficiale di questo blog.
Eccolo qui.
Eroe del giorno: Semaj Booker.
Altezza: 1,50 m.
Peso: 36 chili.
Il suo problema: come dice sua madre, "he just hates here", "odia questo posto".
Questo posto è: Lakewood, Tacoma.
L'impresa, parte prima: ruba un'Acura del 1986 e scappa a 150 chilometri all'ora. Poi fonde il motore e finisce contro un albero. Si rifiuta di scendere, quindi la polizia deve rompere un finestrino ed estrarlo a forza. Era il terzo furto con fuga in un mese.
L'impresa parte seconda: il giorno dopo si alza di buon'ora, esce di casa di nascosto e va all'aeroporto internazionale di Seattle Tacoma, a un'ottantina di chilometri da casa sua. Questo significa che ha fatto autostop, oppure ha rubato un'altra macchina. All'aeroporto però non ha una prenotazione né i soldi per un biglietto.
Primo livello di sicurezza: lo supera dicendo di aver perso la carta d'imbarco.
L'agente lo accompagna al banco della Southwest Airlines.
Secondo livello di sicurezza: Semaj racconta di dover raggiungere sua madre all'area di imbarco e fa il nome di una passeggera del volo per San Antonio. Ottiene una carta di imbarco e prende l'aereo per San Antonio.
Il problema: a San Antonio usa lo stesso trucco per salire su un aereo per Dallas, ma non è altrettanto fortunato.
Fine della fuga.
Il commento del rappresentante democratico di Washington Norm Dicks: "Abbiamo speso milioni di dollari e provocato disagi ai passeggeri cercando in tutti i modi di rendere sicuri i voli. Se un ragazzino di 9 anni riesce a passare attraverso questo sistema di sicurezza dobbiamo proprio rivedere un po' di procedure".
La maglietta
Va all'aeroporto di Melbourne per prendere un volo per Londra, ma la Quantas gli dice di togliersi la maglietta, che rappresenterebbe un potenziale rischio per la sicurezza e per la tranquillità degli altri passeggeri. La maglietta reca l'immagine di Bush e la scritta "World's number 1 terrorist". Troppo didascalica, a quanto pare.
Personalmente, continuo a preferire "If you can read this, you are not the President", "Yeehaw! Is not a foreign policy", "Quiet! The President is trying to think" e la sempre valida "Somewhere in Texas a village is missing its idiot".
Il giochino definitivo
"I giudizi sul gioco sono, diciamo, contrastanti. 'È piuttosto stupido', scrive uno. 'È il miglior gioco del mondo!' si entusiasma un altro. Io dirò semplicemente che è abbastanza stupido e che richiede buoni riflessi e la capacità di adattarsi a regole che cambiano in modo assurdo e arbitrario.
Proprio come accade oggi negli aeroporti".
Così Robert Sharkey descrive sul New York Times il gioco flash online Airport Security di Ian Bogost.
Bene, noi possiamo tranquillamente adottarlo come gioco ufficiale di questo blog.
Eccolo qui.
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domenica, gennaio 21, 2007
The Litvinenko Round-Up: What It All Boils Down To
"Скажем, в какой-нибудь Америке, где-нибудь на тротуаре между горящей витриной и припаркованным Плимутом, не было и нет места подвигу - если, конечно, не считать момента, когда там проходит советский разведчик".
"Diciamo così: in una certa America, da qualche parte sul marciapiede tra un'abbagliante vetrina e una Plymouth parcheggiata, non c'è e non c'è mai stato spazio per il gesto eroico. Se naturalmente escludiamo il momento in cui ci passa in mezzo un agente dei servizi segreti sovietici".
Viktor Pelevin, Omon Ra.
Ed eccoci qui per il nostro Litvinenko round-up. Mi dispiace, ma l'alternativa era dedicarci tutti insieme allo studio delle sopracciglia e dei denti di Saddam Hussein (grazie, Nicola). Falso allarme domani, se vi comportate bene.
Totale colpevoli identificati: uno, alto, robusto, lineamenti asiatici.
Totale passaporti posseduti da "mister Polonio": tre.
Numero film che saranno tratti dal caso Litvinenko (a oggi): quattro.
Numero libri in preparazione su Litvinenko (a oggi): sei.
Ultima persona a dire "temo per la mia vita": il regista Nekrasov, autore di un documentario sull'omicidio Litvinenko che andrà in onda domani su BBC2, nonché amico della vittima. Titolo del documentario: "My Friend Sacha: a Very Russian Murder". And a Very Lucrative Business, too.
Un uomo, una tragedia: secondo l'attore e regista Michail Kozak, un suo film per la televisione rischia di non uscire sugli schermi russi proprio a causa del parallelismo con l'affare Litvinenko. Dice lui. Il film è ambientato nel mondo degli emigrati russi a Parigi negli anni Trenta. Eh. Putin non ci dormirà la notte, immagino.
Intanto, in rete: Delo Nomer pubblica un'intervista a Valerij Karyčev, uno dei cosiddetti avvocati della mafia. Secondo lui Litvinenko, quando lavorava per l'FSB, aveva contatti con la mafia di Kurgan, alla quale probabilmente forniva informazioni.
Poi Karyčev ha le sue idee anche sul delitto Politkovskaja e sull'omicidio di Klebnikov: il primo sarebbe legato a faccende di denaro più che a inchieste scomode, il secondo invece più alla Cecenia che al suo libro sugli oligarchi. Comunque sia: la "Mafia di Kurgan" ci mancava, tra le ipotesi, ed eccola qui.
L'oligarcometro segnala che: Boris Berezovskij, che da quando è cittadino britannico si chiama Platon Elenin, ha annunciato sul suo blog (platon-elenin.livejournal.com: sì, anche lui žežeista) che per il bene del Regno Unito è disposto (bontà sua) a farsi interrogare dalla polizia russa, purché all'interrogatorio siano presenti anche i suoi avvocati, i suoi assistenti, le guardie del corpo, i rappresentanti di Scotland Yard, funzionari del governo e ufficiali dei servizi speciali. Ha.
Versione provvisoria dell'avvelenamento Litvinenko (nella versione di Oleg Gordievskij, ex-agente KGB e altro esule eccellente): in una stanza al quarto piano del Millennium Hotel di Londra ci sono Lugovoj, Kovtun e Litvinenko. A un certo punto arriva un quarto uomo, presentato come "Vladislav" e descritto come uno che potrebbe aiutare Litvinenko a ottenere un buon contratto con una compagnia di sicurezza moscovita. L'uomo misterioso si offre di preparare un tè. Litvinenko racconterà poi che secondo lui l'acqua nella teiera era tiepida, e che sono state le radiazioni del polonio a portarla a ebollizione.
Da tutto ciò si ricava un particolare inedito: il polonio fa bollire l'acqua per il tè. Costa un casino, contamina mezza città, non è life-friendly. Però dà un nuovo significato all'espressione tea and coffee facilities.
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Litvinenko,
Russia
giovedì, gennaio 18, 2007
VVP e l'uomo del futuro
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo ufficio all'interno del Cremlino con un'espressione accigliata e pensosa. Davanti a lui, attorno al lungo tavolo presidenziale, si trovavano il segretario della difesa Sergej Borisovič Ivanov, il direttore dell'FSB Nikolaj Platonovič Patrušev, il presidente della commissione sulla salute pubblica Leonid Michajlovič Rošal e il ministro della sanità e dello sviluppo sociale Michail Jur'evič Zurabov.
- Signori, - Disse Vladimir Vladimirovič™ abbracciando i presenti con il presidenziale sguardo, - Bratellos. Il nostro comitato esiste già da qualche anno. In tutto questo tempo abbiamo già condotto molte ricerche. Presto ci saranno le elezioni e dobbiamo fare un bilancio del nostro lavoro.
- Beh, ma il tizio nuovo non sarà mica eletto domani, - cominciò a dire il dottor Rošal.
- E invece bisogna, - lo interruppe Vladimir Vladimirovič™, - Il tempo è contro di noi. Gli americani potrebbero sorpassarci. Anche loro stanno facendo ricerche ormai da molti anni.
- Da moltissimi anni, - disse scuotendo il capo il ministro della sanità e dello sviluppo sociale, - Le loro ricerche sugli effetti sull'uomo dell'elettricità, del cianuro e delle iniezioni mortali sono inestimabili. La nostra base sperimentale è ancora molto lontana da quei risultati.
- E le nostre ricerche sugli effetti del polonio sull'organismo umano? - domandò Nikolaj Platonovič.
- È troppo poco! - esclamò Michail Jur'evič Zurabov, - È una sostanza sola, ed è stato fatto un solo esperimento!
- Beh, perché uno solo... - cominciò a dire Nikolaj Platonovič.
- Fermo lì! - tagliò corto Vladimir Vladimirovič™, - I fatti tuoi ci interessano poco. A noi interessano i risultati. Abbiamo altro?
- Secondo gli esperimenti degli scienziati militari, - prese la parola il ministro della difesa, - L'uomo del futuro non avrà l'intestino tenue e gli organi sessuali. Vi sono anche prove convincenti dell'ipotesi che l'uomo del futuro non avrà bisogno di piedi.
- Niente piedi?! - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E come farà a camminare, senza i piedi?
- Non gli servirà camminare, - rispose Sergej Borisovič.
- Ah, e già che parliamo di piedi, - si intromise il dottor Rošal, - Gli americani e gli scienziati iracheni non molto tempo fa hanno compiuto un'esperimento con un uomo privato della testa!
- E dunque? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- L'uomo è morto, - rispose il dottor Rošal, - Però si tratta di un orientamento scientifico molto interessante.
- E noi abbiamo altri orientamenti scientifici, a parte il polonio? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Sì, - rispose Nikolaj Platonovič, - Recentemente abbiamo studiato la possibilità dell'uomo di volare in elicottero fino al Polo Sud.
- E allora? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Ci riesce, - annuì con sicurezza Nikolaj Platonovič.
- E tu che mi dici? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al ministro della sanità.
- Noi stiamo studiando le possibilità di rigenerazione dell'organismo umano, - rispose Michail Jur'evič.
- E cioè? - si informò Vladimir Vladimirovič™.
- Beh, - disse esitante Michail Jur'evič, - In poche parole, noi studiamo le possibilità di sopravvivenza in assenza di cure mediche e di farmaci.
- E allora? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- La sopravvivenza è alta, - disse Michail Jur'evič, - E poi con German Oskarovič abbiamo proibito la vendita della normale vodka, estendendo il divieto a tutto il paese. E la mortalità è risultata molto bassa.
- E quindi, ne conseguiamo... ? - domandò speranzoso Vladimir Vladimirovič™.
- Beh, sono stati certamente fatti dei passi avanti, - assicurò il dottor Rošal, - Ma restano ancora molti esperimenti da fare, il lavoro è tanto. Per esempio ci interessa capire se la gente possa vivere senza una rete di telefonia mobile nella metropolitana.
- Senza un rete di telefonia mobile nella metro? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Certo che può!
- Hai ragione, - annuì Nikolaj Platonovič, - Ma dovevamo assicurarcene per mezzo di un esperimento! E ce ne siamo assicurati.
- Allora, cercherò di sintetizzare, - disse Vladimir Vladimirovič™, - L'uomo del futuro non avrà l'intestino tenue né gli organi sessuali. A quanto pare non avrà neppure i piedi. Forse, neanche la testa. Non avrà bisogno di farmaci, di cure mediche, né di una rete di telefonia mobile nella metropolitana. Sarà immune al polonio, all'elettricità, al cianuro, alle iniezioni mortali e sarà in grado di andare al Polo Sud in elicottero. Giusto?
- Beh, - il dottor Rošal si strinse nelle spalle - A grandi linee, sì.
- Ne viene fuori un uomo ben strano, eh, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, rileggendo i suoi appunti.
- Beh, bratello, - disse Nikolaj Platonovič, - Anche noi saremmo sembrati strani all'uomo di Neanderthal. Pochi peli, niente bastoni, non mangiamo carne cruda... Come fa uno a sapere come sarà il futuro.
- Noi lo dobbiamo sapere, - disse Vladimir Vladimirovič™ con fermezza, - Dobbiamo saperlo prima! È il nostro lavoro!
Gli uomini si scambiarono uno sguardo di intesa.
Da: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Signori, - Disse Vladimir Vladimirovič™ abbracciando i presenti con il presidenziale sguardo, - Bratellos. Il nostro comitato esiste già da qualche anno. In tutto questo tempo abbiamo già condotto molte ricerche. Presto ci saranno le elezioni e dobbiamo fare un bilancio del nostro lavoro.
- Beh, ma il tizio nuovo non sarà mica eletto domani, - cominciò a dire il dottor Rošal.
- E invece bisogna, - lo interruppe Vladimir Vladimirovič™, - Il tempo è contro di noi. Gli americani potrebbero sorpassarci. Anche loro stanno facendo ricerche ormai da molti anni.
- Da moltissimi anni, - disse scuotendo il capo il ministro della sanità e dello sviluppo sociale, - Le loro ricerche sugli effetti sull'uomo dell'elettricità, del cianuro e delle iniezioni mortali sono inestimabili. La nostra base sperimentale è ancora molto lontana da quei risultati.
- E le nostre ricerche sugli effetti del polonio sull'organismo umano? - domandò Nikolaj Platonovič.
- È troppo poco! - esclamò Michail Jur'evič Zurabov, - È una sostanza sola, ed è stato fatto un solo esperimento!
- Beh, perché uno solo... - cominciò a dire Nikolaj Platonovič.
- Fermo lì! - tagliò corto Vladimir Vladimirovič™, - I fatti tuoi ci interessano poco. A noi interessano i risultati. Abbiamo altro?
- Secondo gli esperimenti degli scienziati militari, - prese la parola il ministro della difesa, - L'uomo del futuro non avrà l'intestino tenue e gli organi sessuali. Vi sono anche prove convincenti dell'ipotesi che l'uomo del futuro non avrà bisogno di piedi.
- Niente piedi?! - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E come farà a camminare, senza i piedi?
- Non gli servirà camminare, - rispose Sergej Borisovič.
- Ah, e già che parliamo di piedi, - si intromise il dottor Rošal, - Gli americani e gli scienziati iracheni non molto tempo fa hanno compiuto un'esperimento con un uomo privato della testa!
- E dunque? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- L'uomo è morto, - rispose il dottor Rošal, - Però si tratta di un orientamento scientifico molto interessante.
- E noi abbiamo altri orientamenti scientifici, a parte il polonio? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Sì, - rispose Nikolaj Platonovič, - Recentemente abbiamo studiato la possibilità dell'uomo di volare in elicottero fino al Polo Sud.
- E allora? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Ci riesce, - annuì con sicurezza Nikolaj Platonovič.
- E tu che mi dici? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al ministro della sanità.
- Noi stiamo studiando le possibilità di rigenerazione dell'organismo umano, - rispose Michail Jur'evič.
- E cioè? - si informò Vladimir Vladimirovič™.
- Beh, - disse esitante Michail Jur'evič, - In poche parole, noi studiamo le possibilità di sopravvivenza in assenza di cure mediche e di farmaci.
- E allora? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- La sopravvivenza è alta, - disse Michail Jur'evič, - E poi con German Oskarovič abbiamo proibito la vendita della normale vodka, estendendo il divieto a tutto il paese. E la mortalità è risultata molto bassa.
- E quindi, ne conseguiamo... ? - domandò speranzoso Vladimir Vladimirovič™.
- Beh, sono stati certamente fatti dei passi avanti, - assicurò il dottor Rošal, - Ma restano ancora molti esperimenti da fare, il lavoro è tanto. Per esempio ci interessa capire se la gente possa vivere senza una rete di telefonia mobile nella metropolitana.
- Senza un rete di telefonia mobile nella metro? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Certo che può!
- Hai ragione, - annuì Nikolaj Platonovič, - Ma dovevamo assicurarcene per mezzo di un esperimento! E ce ne siamo assicurati.
- Allora, cercherò di sintetizzare, - disse Vladimir Vladimirovič™, - L'uomo del futuro non avrà l'intestino tenue né gli organi sessuali. A quanto pare non avrà neppure i piedi. Forse, neanche la testa. Non avrà bisogno di farmaci, di cure mediche, né di una rete di telefonia mobile nella metropolitana. Sarà immune al polonio, all'elettricità, al cianuro, alle iniezioni mortali e sarà in grado di andare al Polo Sud in elicottero. Giusto?
- Beh, - il dottor Rošal si strinse nelle spalle - A grandi linee, sì.
- Ne viene fuori un uomo ben strano, eh, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, rileggendo i suoi appunti.
- Beh, bratello, - disse Nikolaj Platonovič, - Anche noi saremmo sembrati strani all'uomo di Neanderthal. Pochi peli, niente bastoni, non mangiamo carne cruda... Come fa uno a sapere come sarà il futuro.
- Noi lo dobbiamo sapere, - disse Vladimir Vladimirovič™ con fermezza, - Dobbiamo saperlo prima! È il nostro lavoro!
Gli uomini si scambiarono uno sguardo di intesa.
Da: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Bambini, telefoni e giganteschi falsiallarmi alla russa
Martedì sera in Russia è stato dato un allarme terrorismo in grande stile: ieri ci si aspettava un attentato sui mezzi di trasporto di una o più città (Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg, Novosibirsk) e la sorveglianza è stata notevolmente intensificata, con il dispiegamento di unità cinofile e squadre speciali antiterrorismo. La comunicazione di un possibile attentato sarebbe arrivata dagli Stati Uniti, hanno detto i canali televisivi.
E gazeta.ru mi titolava:
Cioè, più o meno: "Metropolitana vietata a bambini e telefoni".
Nel senso che tutte le gite scolastiche erano state rimandate e che erano stati staccati i ripetitori dei telefoni cellulari. Concediamoci la fugace visione di una gang di seienni senza scrupoli equipaggiati di micce e detonatori. Ecco, basta.
Tecnicamente un falso allarme c'è stato: sul marciapiede della stazione Vojkovskaja, accanto all'uscita sud, è stato trovato un pacchetto di plastica con la scritta "contagio" e contenente ben 200 capsule. L'FSB avrebbe inoltre scoperto qualche chilo di tritolo nella regione di Tjumen'.
E poi, naturalmente, la polizia è stata sommersa dalle segnalazioni di "caucasici sospetti" e di oggetti potenzialmente pericolosi.
In rete, intanto, si diffondevano voci incontrollate di esplosioni.
Indovinate. Nessuna comunicazione dagli Stati Uniti. Falso allarme. Anzi, probabilmente un'esercitazione, o un modo per preparare il pubblico all'adozione di regole più restrittive (proprio ieri alla Duma è passata una legge sulla sicurezza dei trasporti).
Contenti tutti: i bambini oggi possono circolare liberamente nelle metropolitane, i telefoni funzionano, noi abbiamo il nostro gigantesco falso allarme e la polizia russa può contare su una bella lista di caucasici sospetti.
Link
E gazeta.ru mi titolava:
Cioè, più o meno: "Metropolitana vietata a bambini e telefoni".
Nel senso che tutte le gite scolastiche erano state rimandate e che erano stati staccati i ripetitori dei telefoni cellulari. Concediamoci la fugace visione di una gang di seienni senza scrupoli equipaggiati di micce e detonatori. Ecco, basta.
Tecnicamente un falso allarme c'è stato: sul marciapiede della stazione Vojkovskaja, accanto all'uscita sud, è stato trovato un pacchetto di plastica con la scritta "contagio" e contenente ben 200 capsule. L'FSB avrebbe inoltre scoperto qualche chilo di tritolo nella regione di Tjumen'.
E poi, naturalmente, la polizia è stata sommersa dalle segnalazioni di "caucasici sospetti" e di oggetti potenzialmente pericolosi.
In rete, intanto, si diffondevano voci incontrollate di esplosioni.
Indovinate. Nessuna comunicazione dagli Stati Uniti. Falso allarme. Anzi, probabilmente un'esercitazione, o un modo per preparare il pubblico all'adozione di regole più restrittive (proprio ieri alla Duma è passata una legge sulla sicurezza dei trasporti).
Contenti tutti: i bambini oggi possono circolare liberamente nelle metropolitane, i telefoni funzionano, noi abbiamo il nostro gigantesco falso allarme e la polizia russa può contare su una bella lista di caucasici sospetti.
Link
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mercoledì, gennaio 17, 2007
Quel tedesco un po' così
Ora ci si mette anche l'Associated Press:
"Una notizia fornita al Guardian Unlimited dall'Associated Press il 5 gennaio e intitolata 'Moroccan convicted in Sept 11 attacks', affermava erroneamente che Andreas Schulz, un avvocato che rappresenta le famiglie di alcune delle vittime, 'era amico intimo dei piloti Mohamed Atta, Marwan al-Shehhi e Ziad Jarrah quando questi vivevano e studiavano ad Amburgo' e lo identificava come un marocchino che si era addestrato in un campo di al-Qaeda in Afghanistan. Quell'informazione si riferiva a Mounir el Motassadeq, l'uomo accusato di complicità nel caso menzionato. Andreas Schulz è uno stimato avvocato che esercita in Germania e nell'Unione Europea e ci scusiamo per ogni eventuale danno alla sua reputazione e per il disagio causato da questo errore".
Perché dovrebbe subire danni morali e professionali? Dopotutto è solo uno stimato avvocato tedesco accusato di essersi addestrato in Afghanistan e di conoscere personalmente i dirottatori dell'11 settembre. E alla sensibilità del marocchino di alcàida che si è visto chiamare Schulz, ci pensa qualcuno?
The Guardian, Corrections.
[Comunicazione interna: gli haloniomi sono in sciopero, quindi vi faranno credere che non sia possibile inserire commenti e non li conteggeranno. Di conseguenza, i commenti per ora sono a sorpresa, li aprite senza sapere cosa ci trovate dentro. E adesso non fatemi la faccia smarrita di quelli che si vedono passare davanti i piattini di sushi e non sanno decidersi.]
"Una notizia fornita al Guardian Unlimited dall'Associated Press il 5 gennaio e intitolata 'Moroccan convicted in Sept 11 attacks', affermava erroneamente che Andreas Schulz, un avvocato che rappresenta le famiglie di alcune delle vittime, 'era amico intimo dei piloti Mohamed Atta, Marwan al-Shehhi e Ziad Jarrah quando questi vivevano e studiavano ad Amburgo' e lo identificava come un marocchino che si era addestrato in un campo di al-Qaeda in Afghanistan. Quell'informazione si riferiva a Mounir el Motassadeq, l'uomo accusato di complicità nel caso menzionato. Andreas Schulz è uno stimato avvocato che esercita in Germania e nell'Unione Europea e ci scusiamo per ogni eventuale danno alla sua reputazione e per il disagio causato da questo errore".
Perché dovrebbe subire danni morali e professionali? Dopotutto è solo uno stimato avvocato tedesco accusato di essersi addestrato in Afghanistan e di conoscere personalmente i dirottatori dell'11 settembre. E alla sensibilità del marocchino di alcàida che si è visto chiamare Schulz, ci pensa qualcuno?
The Guardian, Corrections.
[Comunicazione interna: gli haloniomi sono in sciopero, quindi vi faranno credere che non sia possibile inserire commenti e non li conteggeranno. Di conseguenza, i commenti per ora sono a sorpresa, li aprite senza sapere cosa ci trovate dentro. E adesso non fatemi la faccia smarrita di quelli che si vedono passare davanti i piattini di sushi e non sanno decidersi.]
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Sì – ehr – no
A causa di un fraintendimento, Kailash Puri, uno dei guest editor dell'inserto speciale Over-70 del G2 del 12 Gennaio, ha risposto in modo errato alle domande di pagina 9. La risposta alla domanda se avesse avuto esperienze omosessuali avrebbe dovuto essere no.
The Guardian, Corrections.
The Guardian, Corrections.
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martedì, gennaio 16, 2007
Dalla Russia con Tutto: The Oligarchs
Il loro motto è "Dalla Russia con tutto", la loro identità è segreta, sono in tre "oltre alle guardie del corpo e alle fidanzate modelle. E meno sapete meglio è per voi".
Tra le loro influenze elencano "l'Ural e il Brent, i soldi (dollari, euro, rubli), il lusso, i costosi dipinti astratti, la moda, le armi, Roman Abramovič, Oleg Deripaska, Michail Chodorkovskij, Boris Berezovskij, Vladimir Gusinskij, Aleksandr Smolenskij, 'Michail Fridman', Vagit Alekperov, Viktor Černomyrdin, Vladimir Potanin, Vladimir Bogdanov, Vitalij Malkin, Anatolij Čubais, Jurij Lužkov, Vladimir Putin, il calcio, le ville, le macchine sportive, gli yacht, la violenza legalizzata, il sesso con le modelle, la musica, la cocaina, i buoni vini, i sigari, il caviale e la vodka".
Si definiscono "bianchi ricchi che fanno hip hop" in inglese: sono The Oligarchs, la loro hit è "Made in the USSR".
Però Mr Parker commenta sul suo blog che a giudicare da questa guida la vodka non la sanno mica bere.
Tra le loro influenze elencano "l'Ural e il Brent, i soldi (dollari, euro, rubli), il lusso, i costosi dipinti astratti, la moda, le armi, Roman Abramovič, Oleg Deripaska, Michail Chodorkovskij, Boris Berezovskij, Vladimir Gusinskij, Aleksandr Smolenskij, 'Michail Fridman', Vagit Alekperov, Viktor Černomyrdin, Vladimir Potanin, Vladimir Bogdanov, Vitalij Malkin, Anatolij Čubais, Jurij Lužkov, Vladimir Putin, il calcio, le ville, le macchine sportive, gli yacht, la violenza legalizzata, il sesso con le modelle, la musica, la cocaina, i buoni vini, i sigari, il caviale e la vodka".
Si definiscono "bianchi ricchi che fanno hip hop" in inglese: sono The Oligarchs, la loro hit è "Made in the USSR".
Però Mr Parker commenta sul suo blog che a giudicare da questa guida la vodka non la sanno mica bere.
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Russia
lunedì, gennaio 15, 2007
Diventa più intelligente con Google/1
Dopo il fortunato "Come maltrattare Google e vivere felici" ho deciso di inaugurare una nuova serie: domande intriganti alle quali trovare una risposta, risposte dementi alle quali vi inviterò ad abbinare una domanda. Un po' "Edìpeo enciclopedico", un po' "Forse non tutti sanno che" e anche un pizzico di "Strano ma vero": in una parola, un quiz.
Il tutto gentilmente offerto dalle statistiche del Capo.
Si comincia con:
"Cosa usano i cinesi da quattromila anni"
Pronti, via!
Il tutto gentilmente offerto dalle statistiche del Capo.
Si comincia con:
"Cosa usano i cinesi da quattromila anni"
Pronti, via!
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metablog
Le Cronache di Carnia: il signor G., la strega e il guardaroba
Con Il Nipote Bambino™ abbiamo guardato Le Cronache di Narnia. Ci teneva, l'ho registrato su Sky.
Che dire. Lento. Lento. Lento. A lui è piaciuto, e i miei scrupoli si sono rivelati del tutto superflui: c'era un Fauno mezzo caprone-mezzo uomo nudo con la sciarpetta rossa che sembrava un po' pedofilo, all'inizio, mentre lui lo ha subito decifrato correttamente. E io della volpe non mi sarei fidata, invece bisognava. Temevo anche che la moglie del castoro restasse prematuramente vedova. E che il leone – che parlava con una bizzarra voce da Don Lurio, anche se poi ho scoperto che lo doppiava Omar Sharif – non arrivasse vivo alla fine del film. E tutti quei personaggi carbonizzati sul posto dalla strega, terrorizzati come calchi di Pompei, mi dicevano male.
– Guarda che non sono morti sul serio, sai.
– Lo so! Poi passa il Leone!
– No, volevo dire che è per finta.
Invece aveva ragione lui, tra fialette di liquido miracoloso e alitate del Leone di Narnia alla fine risorgevano tutti. Il Leone stesso resuscitava per un cavillo.
– Perché è vivo, il Leone?
– Perché la regina ha letto male quello che c'era scritto sulla tavola.
– E allora?
– Se si sacrifica un innocente per salvare un colpevole, non vale.
– Ha letto male le istruzioni.
– A Narnia, questo.
Non si sa mai che Il Bambino™ si metta a fare sacrifici umani nel cortile della scuola. Credo che sotto sotto se la rida delle mie allusioni pedagogiche. Sospetto inoltre che avesse già visto il film perché ha fatto meno domande del solito.
Poi tra liquido miracoloso e soffi resuscitanti io mi sono anche commossa, mentre lui è rimasto lì con gli occhietti sbarrati e asciutti fino alla fine. Era evidente che stava tramando qualcosa.
– Giochiamo con la Playstation? Andiamo un po' in giro con la gummiship di Cip e Ciop?
– Siiiiii!
Ma era un sì in tono minore, si vedeva che non era convinto. E infatti:
– Lo sai che hanno fatto anche il videogioco?
– Lo sai che Natale è passato da tre settimane?
Non mollava, per il momento niente gummiship.
– Tu però ce l'hai un armadio.
– Stella, nel mio armadio non ci trovi Narnia, ci trovi tanto disordine e un gatto che è rimasto chiuso dentro per sbaglio.
– Ma però...
– Eh, ma però.
– Facevamo che tu eri la strega e io il bambino che diventava re.
– Va bene, ma cinque minuti. Poi andava che la strega leggeva male le istruzioni e tu invece che a Narnia finivi in Carnia e che non c'era neanche la neve per via del rialzo termico. A Paularo, finivi. E io ti facevo tornare solo se mi promettevi che poi giocavamo con la gummiship.
Non era convinto, ma l'ho visto scomparire dietro il mio poncho boliviano mentre il signor G., colto in flagrante pisolino, lo guardava sbalordito.
– E ricordati di comprarmi un paio di pantofole ciarnielle.
– Eh?
– Niente, niente. Salutami Don Lurio, io scongelo la pizza.
Questa notte ho sognato che la mia casa si trovava sul primo vagone di un treno che correva a velocità vertiginosa su un lago ghiacciato, in mezzo a foreste innevate. Per fortuna mi sono svegliata prima del deragliamento con schianto finale contro un abete. Fonti vicine alla famiglia del Bambino™ dicono che lui, invece, ha passato una notte tranquilla.
È evidente che come strega lascio ancora molto a desiderare.
Che dire. Lento. Lento. Lento. A lui è piaciuto, e i miei scrupoli si sono rivelati del tutto superflui: c'era un Fauno mezzo caprone-mezzo uomo nudo con la sciarpetta rossa che sembrava un po' pedofilo, all'inizio, mentre lui lo ha subito decifrato correttamente. E io della volpe non mi sarei fidata, invece bisognava. Temevo anche che la moglie del castoro restasse prematuramente vedova. E che il leone – che parlava con una bizzarra voce da Don Lurio, anche se poi ho scoperto che lo doppiava Omar Sharif – non arrivasse vivo alla fine del film. E tutti quei personaggi carbonizzati sul posto dalla strega, terrorizzati come calchi di Pompei, mi dicevano male.
– Guarda che non sono morti sul serio, sai.
– Lo so! Poi passa il Leone!
– No, volevo dire che è per finta.
Invece aveva ragione lui, tra fialette di liquido miracoloso e alitate del Leone di Narnia alla fine risorgevano tutti. Il Leone stesso resuscitava per un cavillo.
– Perché è vivo, il Leone?
– Perché la regina ha letto male quello che c'era scritto sulla tavola.
– E allora?
– Se si sacrifica un innocente per salvare un colpevole, non vale.
– Ha letto male le istruzioni.
– A Narnia, questo.
Non si sa mai che Il Bambino™ si metta a fare sacrifici umani nel cortile della scuola. Credo che sotto sotto se la rida delle mie allusioni pedagogiche. Sospetto inoltre che avesse già visto il film perché ha fatto meno domande del solito.
Poi tra liquido miracoloso e soffi resuscitanti io mi sono anche commossa, mentre lui è rimasto lì con gli occhietti sbarrati e asciutti fino alla fine. Era evidente che stava tramando qualcosa.
– Giochiamo con la Playstation? Andiamo un po' in giro con la gummiship di Cip e Ciop?
– Siiiiii!
Ma era un sì in tono minore, si vedeva che non era convinto. E infatti:
– Lo sai che hanno fatto anche il videogioco?
– Lo sai che Natale è passato da tre settimane?
Non mollava, per il momento niente gummiship.
– Tu però ce l'hai un armadio.
– Stella, nel mio armadio non ci trovi Narnia, ci trovi tanto disordine e un gatto che è rimasto chiuso dentro per sbaglio.
– Ma però...
– Eh, ma però.
– Facevamo che tu eri la strega e io il bambino che diventava re.
– Va bene, ma cinque minuti. Poi andava che la strega leggeva male le istruzioni e tu invece che a Narnia finivi in Carnia e che non c'era neanche la neve per via del rialzo termico. A Paularo, finivi. E io ti facevo tornare solo se mi promettevi che poi giocavamo con la gummiship.
Non era convinto, ma l'ho visto scomparire dietro il mio poncho boliviano mentre il signor G., colto in flagrante pisolino, lo guardava sbalordito.
– E ricordati di comprarmi un paio di pantofole ciarnielle.
– Eh?
– Niente, niente. Salutami Don Lurio, io scongelo la pizza.
Questa notte ho sognato che la mia casa si trovava sul primo vagone di un treno che correva a velocità vertiginosa su un lago ghiacciato, in mezzo a foreste innevate. Per fortuna mi sono svegliata prima del deragliamento con schianto finale contro un abete. Fonti vicine alla famiglia del Bambino™ dicono che lui, invece, ha passato una notte tranquilla.
È evidente che come strega lascio ancora molto a desiderare.
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The Real Thing
sabato, gennaio 13, 2007
Space Oddity
Prima prima, Patrick Rhode era il vice di quello che organizzava gli eventi della campagna elettorale di George W. Bush. Poi, naturalmente senza avere alcuna esperienza nel settore della protezione civile, è diventato il vicedirettore della FEMA, la Federal Emergency Management Agency. Infine, New Orleans è finita sott'acqua, mentre lui e il suo capo Michael Brown erano impegnati a rilasciare interviste e a mettersi la schiuma sui capelli. Per intenderci, Patrick Rhode è quello che ha definito la risposta della FEMA all'uragano Katrina "probabilmente tra le più efficienti ed efficaci nella storia del paese".
Bene.
Adesso lo hanno assunto al quartier generale della NASA. Pensateci, quando ammirate il cielo notturno invernale ("Sirio, stella-non-si-sa, roba che si muove, Betelgeuse, Rigel... roba che si muove a zig zag in direzione della terra...").
Link (via Wonkette)
Bene.
Adesso lo hanno assunto al quartier generale della NASA. Pensateci, quando ammirate il cielo notturno invernale ("Sirio, stella-non-si-sa, roba che si muove, Betelgeuse, Rigel... roba che si muove a zig zag in direzione della terra...").
Link (via Wonkette)
venerdì, gennaio 12, 2007
Numerini
"La guerra in Vietnam si intensificò dopo l'elezione di Richard Nixon nel 1968 fino a provocare 55.000 morti tra i soldati americani, non altri 55.000 morti come abbiamo affermato nell'articolo 'Like a deluded compulsive gambler', p. 25, 10 gennaio".
The Guardian, Corrections and clarifications di oggi.
The Guardian, Corrections and clarifications di oggi.
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giovedì, gennaio 11, 2007
Bracciodestro numero boh: "The Real Deal"
Di questi tempi bisogna aprire un fronte in Somalia per rimediare un bracciodestro. Comunque eccolo.
Nome: Fazul Abdullah Mohammed.
Per gli amici: Haroun Fazil.
Età: 32 o 34 anni.
Esistenza in vita: forse non più, ma si attende l'omologazione.
(Vorrebbero averlo) ucciso a: Ras Kamboni, sul confine con il Kenya.
In unbombardamento cannoneggiamento con: AC-130.
Ha vissuto in: Pakistan, Sudan, Kenya.
Parla: l'arabo, il francese, lo swahili, l'inglese e il comorano.
È esperto di: esplosivi, contraffazione di documenti.
Ma se la cava bene anche in: informatica, dattilografia.
Identità alternative: almeno 17.
Si è addestrato in: Afghanistan.
È stato spedito in Africa da: Bin Laden.
Per: tagliare la testa al serpente americano.
È sospettato di: bombardamenti delle ambasciate statunitensi in Tanzania e a Nairobi e attentato a Mombasa.
Celebre obiettivo fallito: tirar giù con due missili un aereo di linea israeliano; missili lanciati, aereo mancato.
Gli danno la caccia da: otto anni.
Ha sulla testa una taglia di: 5 milioni di dollari.
Lo hanno definito: "the real deal".
Lui e gli altri avrebbero avuto addosso: passaporti stranieri, anche americani.
Se la morte fosse confermata sarebbe: "un duro colpo per la rete di Al Qaeda e una grande vittoria per il governo degli Stati Uniti".
I bombardamenti: continuano.
Frase del giorno: "È come sparare nella giungla. Alla fine ci si fa dei nemici", Bob Baer, ex agente CIA.
Comunque tutto questo è avvenuto: nella fantasia degli Stati Uniti (v. Update).
Link
Update: l'omologazione non è arrivata, l'uomo da 5 milioni di dollari è ancora vivo e con quel curriculum non faticherà a trovare un lavoro. Comunque "sono stati uccisi dei somali con stretti legami con al Qaeda", dicono loro. Noi invece si perde un bracciodestro ma si guadagna un falsoallarme.
--------------------------------
Make-up:
Safe Haven Long-Lasting Foundation per pelli dorate, Credible Intelligence Eyeliner, Shoot-em-up Rich Cream Mascara, lucidalabbra Vicious Comoros. L'allover questa volta è Heart of Darkness Body Powder nella tonalità Sweet Capriolo in Fuga.
Nome: Fazul Abdullah Mohammed.
Per gli amici: Haroun Fazil.
Età: 32 o 34 anni.
Esistenza in vita: forse non più, ma si attende l'omologazione.
(Vorrebbero averlo) ucciso a: Ras Kamboni, sul confine con il Kenya.
In un
Ha vissuto in: Pakistan, Sudan, Kenya.
Parla: l'arabo, il francese, lo swahili, l'inglese e il comorano.
È esperto di: esplosivi, contraffazione di documenti.
Ma se la cava bene anche in: informatica, dattilografia.
Identità alternative: almeno 17.
Si è addestrato in: Afghanistan.
È stato spedito in Africa da: Bin Laden.
Per: tagliare la testa al serpente americano.
È sospettato di: bombardamenti delle ambasciate statunitensi in Tanzania e a Nairobi e attentato a Mombasa.
Celebre obiettivo fallito: tirar giù con due missili un aereo di linea israeliano; missili lanciati, aereo mancato.
Gli danno la caccia da: otto anni.
Ha sulla testa una taglia di: 5 milioni di dollari.
Lo hanno definito: "the real deal".
Lui e gli altri avrebbero avuto addosso: passaporti stranieri, anche americani.
Se la morte fosse confermata sarebbe: "un duro colpo per la rete di Al Qaeda e una grande vittoria per il governo degli Stati Uniti".
I bombardamenti: continuano.
Frase del giorno: "È come sparare nella giungla. Alla fine ci si fa dei nemici", Bob Baer, ex agente CIA.
Comunque tutto questo è avvenuto: nella fantasia degli Stati Uniti (v. Update).
Link
Update: l'omologazione non è arrivata, l'uomo da 5 milioni di dollari è ancora vivo e con quel curriculum non faticherà a trovare un lavoro. Comunque "sono stati uccisi dei somali con stretti legami con al Qaeda", dicono loro. Noi invece si perde un bracciodestro ma si guadagna un falsoallarme.
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Make-up:
Safe Haven Long-Lasting Foundation per pelli dorate, Credible Intelligence Eyeliner, Shoot-em-up Rich Cream Mascara, lucidalabbra Vicious Comoros. L'allover questa volta è Heart of Darkness Body Powder nella tonalità Sweet Capriolo in Fuga.
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VVP e il gas
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo ufficio all'interno del Cremlino. Aveva fatto accomodare davanti a sé il direttore dell'FSB Nikolaj Platonovič Patrušev e il presidente della "Transneft" Semen Michajlovič Vajnštok.
- Ascolta bratello, - disse sommessamente Nikolaj Platonovič, - Perché ti ostini? Senti, quella corda là...
- Non è quella corda là, - rispose seccamente Vladimir Vladimirovič™. - È una corda speciale. Con quella corda hanno impiccato Saddam Hussein. Ed è assolutamente indispensabile alla mia collezione presidenziale!
Semen Michajlovič guardò meravigliato Vladimir Vladimirovič™ e Nikolaj Platonovič.
- E cosa ti avevo detto allora? - disse Nikolaj Platonovič a Vladimir Vladimirovič™, - Ti serve così tanto, sì? E allora potevamo fare un'operazione speciale... potevamo impiccarlo noi... e la corda era nostra. Ma, scusa, la corda è americana. E loro non vogliono mica darcela.
- Tu non sai proprio chiedere, - brontolò Vladimir Vladimirovič™.
Semen Michajlovič guardò Vladimir Vladimirovič™ e Nikolaj Platonovič senza capire.
- Ah, così io non so chiedere?! - esclamò Nikolaj Platonovič, - Ma se sono volato personalmente in Antartide, quando quelli ci hanno fatto i negoziati! E cosa non ho promesso loro! Volete il fondo di stabilizzazione? Volete quel giacimento a Sachalin? Volete che bombardiamo insieme Teheran? Non volevano nulla, e niente corda.
- Beh, se è così... - disse Vladimir Vladimirovič™ con voce appena udibile, - Semen Michajlovič, chiudigli il petrolio.
- Cioè, come, chiudere il petrolio?! - Semen Michajlovič era sbalordito, - Ma a chi, chiuderlo?!
- A tutti! - Urlò all'improvviso Vladimir Vladimirovič™, alzandosi di scatto dalla presidenziale sedia, - A tutti, chiudilo! Il petrolio! Il gas! La luce! Chiudi tutto! Non vogliono con le buone, proveremo con le cattive, alla russa!
Nikolaj Platonovič trasse un profondo sospiro.
Semen Michajlovič impallidì.
da: vladimir.vladimirovich.ru
- Ascolta bratello, - disse sommessamente Nikolaj Platonovič, - Perché ti ostini? Senti, quella corda là...
- Non è quella corda là, - rispose seccamente Vladimir Vladimirovič™. - È una corda speciale. Con quella corda hanno impiccato Saddam Hussein. Ed è assolutamente indispensabile alla mia collezione presidenziale!
Semen Michajlovič guardò meravigliato Vladimir Vladimirovič™ e Nikolaj Platonovič.
- E cosa ti avevo detto allora? - disse Nikolaj Platonovič a Vladimir Vladimirovič™, - Ti serve così tanto, sì? E allora potevamo fare un'operazione speciale... potevamo impiccarlo noi... e la corda era nostra. Ma, scusa, la corda è americana. E loro non vogliono mica darcela.
- Tu non sai proprio chiedere, - brontolò Vladimir Vladimirovič™.
Semen Michajlovič guardò Vladimir Vladimirovič™ e Nikolaj Platonovič senza capire.
- Ah, così io non so chiedere?! - esclamò Nikolaj Platonovič, - Ma se sono volato personalmente in Antartide, quando quelli ci hanno fatto i negoziati! E cosa non ho promesso loro! Volete il fondo di stabilizzazione? Volete quel giacimento a Sachalin? Volete che bombardiamo insieme Teheran? Non volevano nulla, e niente corda.
- Beh, se è così... - disse Vladimir Vladimirovič™ con voce appena udibile, - Semen Michajlovič, chiudigli il petrolio.
- Cioè, come, chiudere il petrolio?! - Semen Michajlovič era sbalordito, - Ma a chi, chiuderlo?!
- A tutti! - Urlò all'improvviso Vladimir Vladimirovič™, alzandosi di scatto dalla presidenziale sedia, - A tutti, chiudilo! Il petrolio! Il gas! La luce! Chiudi tutto! Non vogliono con le buone, proveremo con le cattive, alla russa!
Nikolaj Platonovič trasse un profondo sospiro.
Semen Michajlovič impallidì.
da: vladimir.vladimirovich.ru
mercoledì, gennaio 10, 2007
Il Buon Non del Capo
La compagna Mirumir ha odiato i compleanni dall'età di anni tre. Sarà stato per l'imbarazzo di sentirsi al centro dell'attenzione, per le torte troppo grandi, per i regali utili, per il tavolo dei bambini, perché la cera delle candeline gocciolava sulla panna, perché tendeva ad affezionarsi alle casette di zucchero e cioccolato al punto da immaginarne gli anziani abitanti, e avrebbe voluto che restasse tutto così, immobile, com'era un attimo prima della frana.
O che almeno, se doveva esserci un compleanno, lo fosse tutti i giorni.
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The Real Thing
martedì, gennaio 09, 2007
Nostra Signora delle Isobare
Don Mario era piccolo, magro, occhialuto e aveva una strana carnagione rossastra, come se qualcuno lo avesse buttato nell'acqua bollente per pochi secondi e poi spellato con cura. Antonia lo aveva squadrato con diffidenza prima di commentare a bassa voce:
- Maria Vergine, un gambero. Deve anche esser cattivo, statènta.
Con don Mario però andavamo abbastanza d'accordo. Capitava che mi pizzicasse le guance o le orecchie con le chele, quando mi vedeva distratta, ma si trattava di gesti affettuosi e tutto sommato sopportabili. Mi aveva anche regalato un piccolo collage di fiori secchi, ricordo del suo recente viaggio di gruppo in Terra Santa.
– Antonia, guarda cosa mi ha dato don Mario.
– Belli, proprio belli i fiorellini, amore.
– Sono dell'orto del Getsemani.
– Fiorellini de un orto, bravo il don Bairo.
– Don Mario, nonna.
– Uguale.
Finché un giorno la Sgorza aveva fatto la spiata della sua vita:
– Padre, io conosco una bambina che ha una nonna e questa bambina e sua nonna bestemmiano.
– Sgorza, in piedi e parla bene senza mangiarti le parole.
– Conosco una bambina e sua nonna che bestemmiano la Madonna, padre.
Sgorza Flavia, una creatura magruzza con grandi occhi azzurri e un'espressione costantemente attonita: in un film si sarebbe guadagnata la parte della piccola paralitica, della monachella orfana o della fiammiferaia, nella vita reale sognava di cambiare il proprio nome in Ondina e di aprire un salone di parrucchiera. La fissai con gli occhi sgranati, mentre lo sguardo incendiario e vagamente spiritato di don Mario si spostava su di me, l'incredulità amplificata dagli occhiali spessi con la montatura di celluloide.
C'era solo una nonna famosa, tra i bambini di quarta A: Antonia. Non poteva trattarsi che di noi. Due o tre pomeriggi alla settimana Sgorza Flavia passava a casa nostra con la scusa dei compiti, beveva il nostro cacao con panna, mangiava i nostri biscotti, addentava pizzette e brioches, trangugiava patatine e aranciata senza mai smettere di parlare di acconciature e permanenti, e intanto tramava nell'ombra come una spia del cardinale Richelieu.
Ma cosa aveva sentito o creduto di sentire, Sgorza Flavia?
Di quell'inverno ricordo il gran freddo, e il fatto che ci sembrava interminabile. Con Antonia ci alzavamo prestissimo, all'insaputa dei miei genitori: lei accendeva la radio, io mi mettevo a leggere i libri della biblioteca di classe, solitamente fiabe nordiche piene di neve, gelo, mutazioni e complicati incantesimi.
Prima di uscire ascoltavamo con assorta concentrazione le previsioni del tempo e le temperature, che rievocavamo durante il tragitto a piedi verso la scuola.
"Heeeelsinki, meno sei".
"Stokkolma, meno due".
"Perlino, zero gradi".
"Moooska, meno undici".
"Venezia".
"Due".
"Santa Maria di Leuca".
"Dieci".
Scivolavamo sul marciapiede leggermente ghiacciato, già sveglie da ore. Il babbo ci aveva regalato due piccoli scaldamani a pile da tenere in tasca (due, perché sospettava che Antonia sarebbe riuscita a impadronirsi del mio, magari barando a rubamazzetto). Li accarezzavamo entusiaste, mentre dagli alberi del viale ci cadevano in testa piccole stalattiti rumorose.
E poi ci fu l'incresciosa faccenda della Sgorza.
– Nonna, la Sgorza ha detto a don Mario che bestemmiamo la Madonna.
– La Sgorza!
– Adesso don Mario ti manda a chiamare, vedrai.
– Santa Maria Vergine, il gambero.
– Santa Maria di Leuca, Antonia!
E in quel momento capimmo, mentre ci sfilava davanti agli occhi il pomeriggio di due settimane prima: Sgorza Flavia che disegnava sul diario audaci capigliature femminili, io intenta a separare la panna montata dal cacao e Antonia accanto alla finestra.
– Orco, nevica.
– Nonna, la neve!
– Speremo che duri.
– Se non butta in piova, – puntualizzò la Sgorza ridestandosi dal suo mondo di fantasia fatto di bigodini e di méches.
– Oh, Santa Maria di Leuca, – esclamò Antonia volgendo gli occhi al soffitto.
– Fa' che no piovi! – implorai io.
Era chiaro: la zelante Sgorza aveva scambiato per una bestemmia l'invocazione a una stazione meteorologica. Questo fu spiegato a don Mario, che però da allora conservò una certa diffidenza nei confronti di Antonia, sospettata di suscitare nella nipote istinti pagani o poco ortodossi: i due si evitarono sempre, tenendosi a distanza come due isobare sulla carta meteorologica.
Fu lunghissimo, quell'inverno di fiabe e di albe ghiacciate votato alla Madonna delle Perturbazioni.
– Che zìma, nonna.
– Non parlare che ti entra l'aria fredda in bocca.
– Ho tre giri di sciarpa intorno alla faccia.
– Entra lo stesso. Lo usi, lo scaldino?
– Certo che lo uso!
– Bòn, chiedevo.
– Oh, Santa Maria di Leuca!
– Pazienza, ghe vòl.
– Non spingere!
– Chi spinge! Heeeelsinki!
– Meno due!
– Stokkolma!
– Non pervenuta!
Talvolta ci capitava di incontrare don Mario, che con la sua faccia rosea e i capelli bianchi spiccava contro il grigiore del mattino come un lugubre fiore esotico in una cella frigorifera.
– Buongiorno padre.
– 'Giorno padre.
– Buongiorno. Bambina, di' arrivederci alla nonna.
– Arrivederci nonna.
– Un momento. Qua lo scaldino.
– Nonna!
– Che poi lo perdi. Compermesso, padre.
Antonia mi consegnava alle chele del gambero e si fermava a fissare per un po' il portone della scuola, facendo scricchiolare la ghiaia sotto i piedi. Poi si allontanava con un'espressione soddisfatta, muovendo impercettibilmente le mani nel tepore simmetrico delle tasche.
Nella mia fantasia Santa Maria di Leuca è sempre incoronata da un robusto campo di alta pressione, segnalato da estremi climatici molto confortevoli.
Sgorza Flavia ha aperto un salone di parrucchiera, dimostrando una formidabile capacità di tener fede ai propri sogni.
- Maria Vergine, un gambero. Deve anche esser cattivo, statènta.
Con don Mario però andavamo abbastanza d'accordo. Capitava che mi pizzicasse le guance o le orecchie con le chele, quando mi vedeva distratta, ma si trattava di gesti affettuosi e tutto sommato sopportabili. Mi aveva anche regalato un piccolo collage di fiori secchi, ricordo del suo recente viaggio di gruppo in Terra Santa.
– Antonia, guarda cosa mi ha dato don Mario.
– Belli, proprio belli i fiorellini, amore.
– Sono dell'orto del Getsemani.
– Fiorellini de un orto, bravo il don Bairo.
– Don Mario, nonna.
– Uguale.
Finché un giorno la Sgorza aveva fatto la spiata della sua vita:
– Padre, io conosco una bambina che ha una nonna e questa bambina e sua nonna bestemmiano.
– Sgorza, in piedi e parla bene senza mangiarti le parole.
– Conosco una bambina e sua nonna che bestemmiano la Madonna, padre.
Sgorza Flavia, una creatura magruzza con grandi occhi azzurri e un'espressione costantemente attonita: in un film si sarebbe guadagnata la parte della piccola paralitica, della monachella orfana o della fiammiferaia, nella vita reale sognava di cambiare il proprio nome in Ondina e di aprire un salone di parrucchiera. La fissai con gli occhi sgranati, mentre lo sguardo incendiario e vagamente spiritato di don Mario si spostava su di me, l'incredulità amplificata dagli occhiali spessi con la montatura di celluloide.
C'era solo una nonna famosa, tra i bambini di quarta A: Antonia. Non poteva trattarsi che di noi. Due o tre pomeriggi alla settimana Sgorza Flavia passava a casa nostra con la scusa dei compiti, beveva il nostro cacao con panna, mangiava i nostri biscotti, addentava pizzette e brioches, trangugiava patatine e aranciata senza mai smettere di parlare di acconciature e permanenti, e intanto tramava nell'ombra come una spia del cardinale Richelieu.
Ma cosa aveva sentito o creduto di sentire, Sgorza Flavia?
Di quell'inverno ricordo il gran freddo, e il fatto che ci sembrava interminabile. Con Antonia ci alzavamo prestissimo, all'insaputa dei miei genitori: lei accendeva la radio, io mi mettevo a leggere i libri della biblioteca di classe, solitamente fiabe nordiche piene di neve, gelo, mutazioni e complicati incantesimi.
Prima di uscire ascoltavamo con assorta concentrazione le previsioni del tempo e le temperature, che rievocavamo durante il tragitto a piedi verso la scuola.
"Heeeelsinki, meno sei".
"Stokkolma, meno due".
"Perlino, zero gradi".
"Moooska, meno undici".
"Venezia".
"Due".
"Santa Maria di Leuca".
"Dieci".
Scivolavamo sul marciapiede leggermente ghiacciato, già sveglie da ore. Il babbo ci aveva regalato due piccoli scaldamani a pile da tenere in tasca (due, perché sospettava che Antonia sarebbe riuscita a impadronirsi del mio, magari barando a rubamazzetto). Li accarezzavamo entusiaste, mentre dagli alberi del viale ci cadevano in testa piccole stalattiti rumorose.
E poi ci fu l'incresciosa faccenda della Sgorza.
– Nonna, la Sgorza ha detto a don Mario che bestemmiamo la Madonna.
– La Sgorza!
– Adesso don Mario ti manda a chiamare, vedrai.
– Santa Maria Vergine, il gambero.
– Santa Maria di Leuca, Antonia!
E in quel momento capimmo, mentre ci sfilava davanti agli occhi il pomeriggio di due settimane prima: Sgorza Flavia che disegnava sul diario audaci capigliature femminili, io intenta a separare la panna montata dal cacao e Antonia accanto alla finestra.
– Orco, nevica.
– Nonna, la neve!
– Speremo che duri.
– Se non butta in piova, – puntualizzò la Sgorza ridestandosi dal suo mondo di fantasia fatto di bigodini e di méches.
– Oh, Santa Maria di Leuca, – esclamò Antonia volgendo gli occhi al soffitto.
– Fa' che no piovi! – implorai io.
Era chiaro: la zelante Sgorza aveva scambiato per una bestemmia l'invocazione a una stazione meteorologica. Questo fu spiegato a don Mario, che però da allora conservò una certa diffidenza nei confronti di Antonia, sospettata di suscitare nella nipote istinti pagani o poco ortodossi: i due si evitarono sempre, tenendosi a distanza come due isobare sulla carta meteorologica.
Fu lunghissimo, quell'inverno di fiabe e di albe ghiacciate votato alla Madonna delle Perturbazioni.
– Che zìma, nonna.
– Non parlare che ti entra l'aria fredda in bocca.
– Ho tre giri di sciarpa intorno alla faccia.
– Entra lo stesso. Lo usi, lo scaldino?
– Certo che lo uso!
– Bòn, chiedevo.
– Oh, Santa Maria di Leuca!
– Pazienza, ghe vòl.
– Non spingere!
– Chi spinge! Heeeelsinki!
– Meno due!
– Stokkolma!
– Non pervenuta!
Talvolta ci capitava di incontrare don Mario, che con la sua faccia rosea e i capelli bianchi spiccava contro il grigiore del mattino come un lugubre fiore esotico in una cella frigorifera.
– Buongiorno padre.
– 'Giorno padre.
– Buongiorno. Bambina, di' arrivederci alla nonna.
– Arrivederci nonna.
– Un momento. Qua lo scaldino.
– Nonna!
– Che poi lo perdi. Compermesso, padre.
Antonia mi consegnava alle chele del gambero e si fermava a fissare per un po' il portone della scuola, facendo scricchiolare la ghiaia sotto i piedi. Poi si allontanava con un'espressione soddisfatta, muovendo impercettibilmente le mani nel tepore simmetrico delle tasche.
Nella mia fantasia Santa Maria di Leuca è sempre incoronata da un robusto campo di alta pressione, segnalato da estremi climatici molto confortevoli.
Sgorza Flavia ha aperto un salone di parrucchiera, dimostrando una formidabile capacità di tener fede ai propri sogni.
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lunedì, gennaio 08, 2007
Buràn
Buràn (Буран)
1. forte vento che soffia nelle steppe asiatiche;
2. tormenta, tempesta di neve;
3. programma spaziale sovietico nato nel 1975 come risposta allo statunitense Space Shuttle Program;
4. navicella spaziale, numero di serie 11F35 K1, l'unica completata dell'omonimo programma;
5. una linea di orologi prodotta dalla Polet (volo) nella storica fabbrica moscovita Pervyj Moskovskij Časovoj Zavod;
6. i mondi, là fuori.
Buon viaggio, Buràn.
1. forte vento che soffia nelle steppe asiatiche;
2. tormenta, tempesta di neve;
3. programma spaziale sovietico nato nel 1975 come risposta allo statunitense Space Shuttle Program;
4. navicella spaziale, numero di serie 11F35 K1, l'unica completata dell'omonimo programma;
5. una linea di orologi prodotta dalla Polet (volo) nella storica fabbrica moscovita Pervyj Moskovskij Časovoj Zavod;
6. i mondi, là fuori.
Buon viaggio, Buràn.
domenica, gennaio 07, 2007
Non è tutto polonio quel che accoppa - The Litvinenko Round-Up
A quanto pare, proprio mentre mi facevo fotografare davanti a Itsu la polizia trovava tracce di polonio 210 in un ristorante di Mayfair, Pescatori.
Continuo a pensare che in tutta questa storia ci sia un eccesso di pesce.
Ieri l'Independent ha scritto che Scotland Yard sarebbe prossima a identificare i colpevoli ma che dispera di riuscire a portarli davanti alla corte britannica. Gli investigatori, inoltre, starebbero ancora indagando sul momento esatto dell'avvelenamento, e non escludono che sia avvenuto in due tempi (l'autopsia avrebbe individuato due "picchi" di contaminazione; al Pine Bar del Millennium Litvinenko avrebbe ricevuto la seconda dose, a qualche giorno dalla prima). I sospetti si concentrerebbero su due uomini d'affari, "un ex ufficiale del KGB" e un "ex militare sovietico", cioè Lugovoj e Kovtun. Lugovoj sicuramente è andato al ristorante Pescatori di Mayfair, e ci è andato prima del 1° novembre (giorno dell'incontro con Litvinenko al Pine Bar insieme agli amici Kovtun e Sokolenko), e ha lasciato tracce di polonio in tutti gli alberghi in cui ha dormito.
Secondo fonti della polizia britannica sarà molto difficile ottenere l'estradizione dei due russi. A dirla tutta, gira voce che siano in corso delle trattative segrete per scambiare Boris Berezovskij - ora cittadino britannico, ma ancora nel mirino della procura generale russa per gravi crimini fiscali - con Lugovoj e Kovtun. Berezovskij, in un'intervista a Echo Moskvy, nega.
La procura generale russa invece segue un'altra pista, e cioè quella che vede colpevole Leonid Nevzlin, ex dirigente Jukos fuggito in Israele: Nevzlin ora si trova negli Stati Uniti, da dove aggiorna tranquillamente il suo blog (in russo), ma ci sarebbe un filone dell'inchiesta che si concentra su di lui in quanto responsabile dell'"avvelenamento di cittadini russi con agenti tossici". Qua non si parla solo di polonio, ma anche di vapori di mercurio.
Calma. Adesso vi spiego. Aleksej Golubovič, un dirigente della banca Menatep (un po' di informazioni sulla Menatep in questo articolo di Astrit Dakli) arrestato la scorsa primavera in Italia su mandato dell'Interpol, ha dichiarato di aver subito un tentativo di avvelenamento con mercurio (disseminato generosamente a casa sua, nel suo ufficio, in macchina). Secondo Golubovič Nevzlin poteva avere interesse ad avvelenarlo perché a quel tempo gli azionisti e il consiglio di amministrazione della Jukos stavano discutendo su chi avrebbe controllato la proprietà e i fondi della compagnia all'estero. Poco tempo dopo a Londra si seppe che un ufficiale di Scotland Yard aveva passato all'agenzia di sicurezza britannica ISC Global informazioni sull'estradizione in Russia di cittadini russi residenti a Londra. La ISC Global faceva parte di Menatep, e Nevzlin era tra i suoi clienti. In novembre sono state scoperte tracce di polonio anche nella sede dell ISC, che ora si chiama (ta-daaaa) RISC Management. La fonte di queste notizie è il Kommersant, mica bagigi.
Link (in russo).
La Rospotrebnadzor, cioè più o meno l'Istituto russo per la Salute e i Diritti del Consumatore, ha comunicato che non sono state trovate tracce di radiazioni sui 20 aerei dell'Aeroflot che tra ottobre e novembre hanno volato sulla rotta Mosca-Amburgo. Stessi risultati per la rotta Mosca-Londra. I controlli sono stati eseguiti anche su aerei britannici. Niente polonio.
Link (in russo)
Ma torniamo al nostro caso Litvinenko. Abbiamo bisogno di almeno una dark lady, in questa storia. Oggi la CBS trasmetterà una puntata di 60 minutes che fa al caso nostro, fornendoci il personaggio femminile ambiguo al punto giusto. Non si tratta della moglie del defunto, Marina, che si limita a dichiarare che suo marito non era un ricattatore, ma di Julija Svetličnaja, secondo la quale lo era eccome.
Vi ricordo chi è la bella Julija: ricercatrice russa residente a Londra, conobbe Litvinenko perché aveva bisogno di informazioni per un libro che stava scrivendo. Racconta che Litvinenko le rivelò di voler ricattare un oligarca russo che risiede nel Regno Unito e che è legato a Putin. "Nominò il ricatto in modo molto disinvolto. Mi diceva sempre che aveva bisogno di soldi, che doveva guadagnarsi da vivere, che aveva dei figli da mantenere", dice la Svetličnaja, che non vuole fare il nome dell'oligarca ricattabile ma esclude che si tratti di Berezovskij.
Link
Oggi il deputato della Duma Aleksandr Lebedev avrebbe dichiarato al Sunday Times di essere sopravvissuto pure lui a un tentativo di avvelenamento. Sarebbe successo in un ristorante moscovita circa otto mesi fa. All'epoca perse sei chili, ma non si trovarono tracce di radiazioni né di sostanze tossiche. È più interessante però ricordare chi è Lebedev: ex agente del KGB, milionario, azionista della Novaja Gazeta (il giornale in cui lavorava Anna Politkovskaja e che ha pubblicato le accuse di Litvinenko ai servizi segreti russi per gli attentati del 1999), amico personale di Gorbačev, detentore del 31% di Aeroflot, è il numero 194 nella classifica di Forbes degli uomini più ricchi del mondo. Della serie a noi il conflitto di interessi ci fa una sega.
Pensare che aveva cominciato come agente del KGB all'ambasciata di Londra, con uno stipendio di 700 sterline. Poi aveva lasciato il servizio ed era passato a lavorare come consulente in una banca. Infine si era comprato una piccola banca tutta sua. Di lì, il successo e tanti tanti soldi. Adesso Lebedev, oltre a fare il milionario, il deputato e a denunciare tentativi di avvelenamento à la Litvinenko, tuona contro la corruzione mafiosa che permea il governo russo. Eh, sì.
Link
Update: oggi Lebedev in un'intervista telefonica a Interfaks ha smentito tutta la storia pubblicata dal Sunday Times, estrapolata da un'intervista rilasciata mesi fa al Tatler in cui Lebedev avrebbe "ironizzato su alcuni metodi della concorrenza, che sarebbe perfino disposta ad avvelenare i propri avversari". Niente avvelenamento, niente radiazioni, niente di niente. In compenso il Sunday Times ci ha offerto un bel Lebedev for dummies, per il quale lo ringraziamo molto.
Queste storie from rags to riches sono così divertenti e varie (con scatti vertiginosi e inspiegabili da "ex agente del KGB" a "uomo superpotente e danaroso") che sto seriamente pensando a un generatore automatico di oligarchi/giovani magnati russi.
Piccolo colpo di scena facilmente ridimensionabile: secondo la rivista tedesca Focus, due giorni prima dell'avvelenamento di Litvinenko il diplomatico russo Igor Ponomarev sarebbe morto in circostanze misteriose. Ponomarev avrebbe dovuto incontrarsi con Litvinenko e Scaramella, e invece è andato all'opera, si è sentito male, gli è venuta una gran sete, ha bevuto tre litri d'acqua ed è morto. Focus, citando la dottoressa Gabrijela Gerber-Zupan del centro antiveleni di Monaco, dice che tra i sintomi dell'avvelenamento da tallio c'è proprio la gran sete, e che il corpo di Ponomarev è stato portato in Russia in fretta e in furia, senza autopsia.
La versione ufficiale parla di infarto. Ma una sete dell'accidenti non è tra i sintomi dell'infarto, dice il professor Dietrich Andresen della società tedesca di cardiologia. Mia suocera, abbonata lombarda di Viversani&Belli, direbbe che la morte è stata causata da indigestione d'acqua.
Link (in russo). Mi voglio rovinare: link in tedesco.
Make-up:
Mercury Beauty Anti-Wrinkle Foundation per un'impeccabile argentata uniformità, Tallium Rich Powder per pelli secche, Salmon Pink Blush con effetto vellutante, Ultimate Mascara P-210 a lunga tenuta, Alpha Eyeliner, Trevoga Hand Cream. Come allover propongo l'impalpabile ed evanescente Pribaltiskij Body Glitter nella nuance Silver Cavedano.
Filed in: Russia
Continuo a pensare che in tutta questa storia ci sia un eccesso di pesce.
Ieri l'Independent ha scritto che Scotland Yard sarebbe prossima a identificare i colpevoli ma che dispera di riuscire a portarli davanti alla corte britannica. Gli investigatori, inoltre, starebbero ancora indagando sul momento esatto dell'avvelenamento, e non escludono che sia avvenuto in due tempi (l'autopsia avrebbe individuato due "picchi" di contaminazione; al Pine Bar del Millennium Litvinenko avrebbe ricevuto la seconda dose, a qualche giorno dalla prima). I sospetti si concentrerebbero su due uomini d'affari, "un ex ufficiale del KGB" e un "ex militare sovietico", cioè Lugovoj e Kovtun. Lugovoj sicuramente è andato al ristorante Pescatori di Mayfair, e ci è andato prima del 1° novembre (giorno dell'incontro con Litvinenko al Pine Bar insieme agli amici Kovtun e Sokolenko), e ha lasciato tracce di polonio in tutti gli alberghi in cui ha dormito.
Secondo fonti della polizia britannica sarà molto difficile ottenere l'estradizione dei due russi. A dirla tutta, gira voce che siano in corso delle trattative segrete per scambiare Boris Berezovskij - ora cittadino britannico, ma ancora nel mirino della procura generale russa per gravi crimini fiscali - con Lugovoj e Kovtun. Berezovskij, in un'intervista a Echo Moskvy, nega.
La procura generale russa invece segue un'altra pista, e cioè quella che vede colpevole Leonid Nevzlin, ex dirigente Jukos fuggito in Israele: Nevzlin ora si trova negli Stati Uniti, da dove aggiorna tranquillamente il suo blog (in russo), ma ci sarebbe un filone dell'inchiesta che si concentra su di lui in quanto responsabile dell'"avvelenamento di cittadini russi con agenti tossici". Qua non si parla solo di polonio, ma anche di vapori di mercurio.
Calma. Adesso vi spiego. Aleksej Golubovič, un dirigente della banca Menatep (un po' di informazioni sulla Menatep in questo articolo di Astrit Dakli) arrestato la scorsa primavera in Italia su mandato dell'Interpol, ha dichiarato di aver subito un tentativo di avvelenamento con mercurio (disseminato generosamente a casa sua, nel suo ufficio, in macchina). Secondo Golubovič Nevzlin poteva avere interesse ad avvelenarlo perché a quel tempo gli azionisti e il consiglio di amministrazione della Jukos stavano discutendo su chi avrebbe controllato la proprietà e i fondi della compagnia all'estero. Poco tempo dopo a Londra si seppe che un ufficiale di Scotland Yard aveva passato all'agenzia di sicurezza britannica ISC Global informazioni sull'estradizione in Russia di cittadini russi residenti a Londra. La ISC Global faceva parte di Menatep, e Nevzlin era tra i suoi clienti. In novembre sono state scoperte tracce di polonio anche nella sede dell ISC, che ora si chiama (ta-daaaa) RISC Management. La fonte di queste notizie è il Kommersant, mica bagigi.
Link (in russo).
La Rospotrebnadzor, cioè più o meno l'Istituto russo per la Salute e i Diritti del Consumatore, ha comunicato che non sono state trovate tracce di radiazioni sui 20 aerei dell'Aeroflot che tra ottobre e novembre hanno volato sulla rotta Mosca-Amburgo. Stessi risultati per la rotta Mosca-Londra. I controlli sono stati eseguiti anche su aerei britannici. Niente polonio.
Link (in russo)
Ma torniamo al nostro caso Litvinenko. Abbiamo bisogno di almeno una dark lady, in questa storia. Oggi la CBS trasmetterà una puntata di 60 minutes che fa al caso nostro, fornendoci il personaggio femminile ambiguo al punto giusto. Non si tratta della moglie del defunto, Marina, che si limita a dichiarare che suo marito non era un ricattatore, ma di Julija Svetličnaja, secondo la quale lo era eccome.
Vi ricordo chi è la bella Julija: ricercatrice russa residente a Londra, conobbe Litvinenko perché aveva bisogno di informazioni per un libro che stava scrivendo. Racconta che Litvinenko le rivelò di voler ricattare un oligarca russo che risiede nel Regno Unito e che è legato a Putin. "Nominò il ricatto in modo molto disinvolto. Mi diceva sempre che aveva bisogno di soldi, che doveva guadagnarsi da vivere, che aveva dei figli da mantenere", dice la Svetličnaja, che non vuole fare il nome dell'oligarca ricattabile ma esclude che si tratti di Berezovskij.
Link
Oggi il deputato della Duma Aleksandr Lebedev avrebbe dichiarato al Sunday Times di essere sopravvissuto pure lui a un tentativo di avvelenamento. Sarebbe successo in un ristorante moscovita circa otto mesi fa. All'epoca perse sei chili, ma non si trovarono tracce di radiazioni né di sostanze tossiche. È più interessante però ricordare chi è Lebedev: ex agente del KGB, milionario, azionista della Novaja Gazeta (il giornale in cui lavorava Anna Politkovskaja e che ha pubblicato le accuse di Litvinenko ai servizi segreti russi per gli attentati del 1999), amico personale di Gorbačev, detentore del 31% di Aeroflot, è il numero 194 nella classifica di Forbes degli uomini più ricchi del mondo. Della serie a noi il conflitto di interessi ci fa una sega.
Pensare che aveva cominciato come agente del KGB all'ambasciata di Londra, con uno stipendio di 700 sterline. Poi aveva lasciato il servizio ed era passato a lavorare come consulente in una banca. Infine si era comprato una piccola banca tutta sua. Di lì, il successo e tanti tanti soldi. Adesso Lebedev, oltre a fare il milionario, il deputato e a denunciare tentativi di avvelenamento à la Litvinenko, tuona contro la corruzione mafiosa che permea il governo russo. Eh, sì.
Link
Update: oggi Lebedev in un'intervista telefonica a Interfaks ha smentito tutta la storia pubblicata dal Sunday Times, estrapolata da un'intervista rilasciata mesi fa al Tatler in cui Lebedev avrebbe "ironizzato su alcuni metodi della concorrenza, che sarebbe perfino disposta ad avvelenare i propri avversari". Niente avvelenamento, niente radiazioni, niente di niente. In compenso il Sunday Times ci ha offerto un bel Lebedev for dummies, per il quale lo ringraziamo molto.
Queste storie from rags to riches sono così divertenti e varie (con scatti vertiginosi e inspiegabili da "ex agente del KGB" a "uomo superpotente e danaroso") che sto seriamente pensando a un generatore automatico di oligarchi/giovani magnati russi.
Piccolo colpo di scena facilmente ridimensionabile: secondo la rivista tedesca Focus, due giorni prima dell'avvelenamento di Litvinenko il diplomatico russo Igor Ponomarev sarebbe morto in circostanze misteriose. Ponomarev avrebbe dovuto incontrarsi con Litvinenko e Scaramella, e invece è andato all'opera, si è sentito male, gli è venuta una gran sete, ha bevuto tre litri d'acqua ed è morto. Focus, citando la dottoressa Gabrijela Gerber-Zupan del centro antiveleni di Monaco, dice che tra i sintomi dell'avvelenamento da tallio c'è proprio la gran sete, e che il corpo di Ponomarev è stato portato in Russia in fretta e in furia, senza autopsia.
La versione ufficiale parla di infarto. Ma una sete dell'accidenti non è tra i sintomi dell'infarto, dice il professor Dietrich Andresen della società tedesca di cardiologia. Mia suocera, abbonata lombarda di Viversani&Belli, direbbe che la morte è stata causata da indigestione d'acqua.
Link (in russo). Mi voglio rovinare: link in tedesco.
Make-up:
Mercury Beauty Anti-Wrinkle Foundation per un'impeccabile argentata uniformità, Tallium Rich Powder per pelli secche, Salmon Pink Blush con effetto vellutante, Ultimate Mascara P-210 a lunga tenuta, Alpha Eyeliner, Trevoga Hand Cream. Come allover propongo l'impalpabile ed evanescente Pribaltiskij Body Glitter nella nuance Silver Cavedano.
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sabato, gennaio 06, 2007
Monomani(a)ca
Per negozi con mia madre.
– L'altro giorno sono entrata qui perché cercavo una maglietta, un sottogiacca... Mercoledì ho un pranzo.
– Mercoledì, pranzo. Sottogiacca. Non leopardato, vero?
– Nero. Ma li avevano solo con il collo alto. Allora ne ho visto uno su un manichino, e ho detto "Ne voglio uno come quello lì". Ma mancava una manica.
– Ma come, una manica?
– Beh, sì, era una di quelle magliette con una manica sola. Come, non sai che si usano?
– Ma no, che senso ha una maglietta con una manica sola.
– Guarda che sei indietro, eh.
Poco dopo.
– Lo sai chi credo di aver appena visto? Anzi, sono praticamente sicura?
– Chi?
– Il signor Ferri.
– E chi è?
– Ma come, non ti ricordi? Quello che era caduto dalla barca ed era stato dato per disperso. Il papà di Anita.
– E chi è Anita?
– Ma Anita Ferri, quella che è morta nell'incidente aereo.
– Ma chi!
– Anita! La figlia del signor Ferri.
– Mamma!
– Ma tu non lo guardi, Centovetrine?
– L'altro giorno sono entrata qui perché cercavo una maglietta, un sottogiacca... Mercoledì ho un pranzo.
– Mercoledì, pranzo. Sottogiacca. Non leopardato, vero?
– Nero. Ma li avevano solo con il collo alto. Allora ne ho visto uno su un manichino, e ho detto "Ne voglio uno come quello lì". Ma mancava una manica.
– Ma come, una manica?
– Beh, sì, era una di quelle magliette con una manica sola. Come, non sai che si usano?
– Ma no, che senso ha una maglietta con una manica sola.
– Guarda che sei indietro, eh.
Poco dopo.
– Lo sai chi credo di aver appena visto? Anzi, sono praticamente sicura?
– Chi?
– Il signor Ferri.
– E chi è?
– Ma come, non ti ricordi? Quello che era caduto dalla barca ed era stato dato per disperso. Il papà di Anita.
– E chi è Anita?
– Ma Anita Ferri, quella che è morta nell'incidente aereo.
– Ma chi!
– Anita! La figlia del signor Ferri.
– Mamma!
– Ma tu non lo guardi, Centovetrine?
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venerdì, gennaio 05, 2007
Il maledetto bassotto
Da una conversazione tra A. e suo padre.
– Ah, no, io non sono portato per la montagna. L'ingegner P., invece, lui è un gran camminatore. A un certo punto, tra il Rifugio Auronzo e il Rifugio Locatelli, gli ho detto "Vai, vai, mi siedo qua e ti aspetto". Poco dopo è passata una vecchietta con un bassotto, dovevi vederla: 90 anni forse no, ma 85 li aveva tutti, e bella arzilla. Molto ma molto arzilla, la vecchia. Dovevi vedere come andava. E allora io mi sono detto: andiamo, se ce la fa il maledetto bassotto ce la posso fare anch'io.
– Papà, il bassotto?
– Il maledetto bassotto.
– Adesso capisco da chi ho preso lo spirito competitivo.
– Ah, no, io non sono portato per la montagna. L'ingegner P., invece, lui è un gran camminatore. A un certo punto, tra il Rifugio Auronzo e il Rifugio Locatelli, gli ho detto "Vai, vai, mi siedo qua e ti aspetto". Poco dopo è passata una vecchietta con un bassotto, dovevi vederla: 90 anni forse no, ma 85 li aveva tutti, e bella arzilla. Molto ma molto arzilla, la vecchia. Dovevi vedere come andava. E allora io mi sono detto: andiamo, se ce la fa il maledetto bassotto ce la posso fare anch'io.
– Papà, il bassotto?
– Il maledetto bassotto.
– Adesso capisco da chi ho preso lo spirito competitivo.
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giovedì, gennaio 04, 2007
Food news
D.
– Sai che il solo pensiero del panettone mi disgusta?
– Mh?
– Sto diventando anoressica, secondo te?
– L'apple pie la prendi con il gelato o con la crema?
– Oggi sono più da gelato.
Il Guru del Dubbio
– Ehi, sai che ho messo su un chilo?
– Adesso posa il gatto e ripesati.
– Sai che il solo pensiero del panettone mi disgusta?
– Mh?
– Sto diventando anoressica, secondo te?
– L'apple pie la prendi con il gelato o con la crema?
– Oggi sono più da gelato.
Il Guru del Dubbio
– Ehi, sai che ho messo su un chilo?
– Adesso posa il gatto e ripesati.
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Dal vostro donnino a Soho
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venerdì, dicembre 29, 2006
Londongrad Calling
Oggi ho un aereo da prendere: chiudo l'anno a Londongrad, la Mosca sul Tamigi. Mostre da vedere, libri da comprare, cibo indiano da mangiare, polonio da fiutare, ex agenti del KGB da schivare.
Torno tra pochi giorni. I commenti restano aperti per la consueta socializzazione, gli auguri, la terapie di gruppo, le segnalazioni di falsiallarmi, di braccidestri e di oligarchi in fuga, gli appuntamenti al buio e le scommesse clandestine (per esempio, cosa accadde qualche anno fa alla signora Flora Parda dietro agli Champs-Elysées? Più Nouvelle Vague o Luc Besson? Chi sa, parli).
Auguri, stelline. Goodbye 2006, hello 2007.
p.s. sentiamo: quanto paghereste per una foto del Capo davanti a Itsu Sushi?
p.p.s. benché l'esperta del Telegraph consigli questi stiletto boots in saldo a 195 sterline (erano a 575) da Russell & Bromley, non vi allarmate: avevamo detto no leopardato.
Torno tra pochi giorni. I commenti restano aperti per la consueta socializzazione, gli auguri, la terapie di gruppo, le segnalazioni di falsiallarmi, di braccidestri e di oligarchi in fuga, gli appuntamenti al buio e le scommesse clandestine (per esempio, cosa accadde qualche anno fa alla signora Flora Parda dietro agli Champs-Elysées? Più Nouvelle Vague o Luc Besson? Chi sa, parli).
Auguri, stelline. Goodbye 2006, hello 2007.
p.s. sentiamo: quanto paghereste per una foto del Capo davanti a Itsu Sushi?
p.p.s. benché l'esperta del Telegraph consigli questi stiletto boots in saldo a 195 sterline (erano a 575) da Russell & Bromley, non vi allarmate: avevamo detto no leopardato.
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giovedì, dicembre 28, 2006
Falso Allarme per Voglio Andare al Cairo
Propongo di chiudere il 2006 in allegria con una ložnaja trevoga, cioè il falso allarme alla russa di oggi: il comandante del volo Aeroflot Mosca-Ginevra lancia il segnale di sos e compie un atterraggio di emergenza a Praga, dove lo attendono vigili del fuoco, 15 ambulanze e il capo della polizia ceca personalmente in persona.
Ed eccolo, il presunto terrorista: Evgenij Davaev, classe 1974, ubriaco molesto e disturbatore della quiete pubblica (il termine russo debošir - accento sulla i - riassume il concetto). Prima ha scatenato una rissa a bordo, poi ha chiesto il dirottamento dell'aereo affermando di avere con sé una bomba: con buona pace dei 168 turisti russi diretti in Svizzera per la settimana bianca, lui voleva andare al Cairo, toh.
Il sito russo precisa che il teppista stava andando in villeggiatura con tutta la famiglia (nove persone), la quale però "non ha preso parte alla tentata cattura dell'aereo". Ci mancava solo una nonna che prendesse in ostaggio due hostess con un ferro da calza, con il nipotino intento a mescere esplosivi liquidi nel biberon.
Link (in russo)
Ed eccolo, il presunto terrorista: Evgenij Davaev, classe 1974, ubriaco molesto e disturbatore della quiete pubblica (il termine russo debošir - accento sulla i - riassume il concetto). Prima ha scatenato una rissa a bordo, poi ha chiesto il dirottamento dell'aereo affermando di avere con sé una bomba: con buona pace dei 168 turisti russi diretti in Svizzera per la settimana bianca, lui voleva andare al Cairo, toh.
Il sito russo precisa che il teppista stava andando in villeggiatura con tutta la famiglia (nove persone), la quale però "non ha preso parte alla tentata cattura dell'aereo". Ci mancava solo una nonna che prendesse in ostaggio due hostess con un ferro da calza, con il nipotino intento a mescere esplosivi liquidi nel biberon.
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mercoledì, dicembre 27, 2006
Spostapesi, esibizionisti e il sommerso videoludico
Quello che non vorresti mai sentirti chiedere da un bambino di sei anni:
– Zia, cos'è un esibizionista?
Mi sono sentita autorizzata a farmi venire un colpo.
Si è poi chiarito che il protagonista di un videogame (che appartiene alla categoria RPG smanettoni, cioè giochi di ruolo più combo estenuanti tipo "difendi attacca aggira colpo speciale rotola striscia salta statènto"), nella necessità di alzare due munnies (la valuta di Crepuscopoli) stava considerando una gamma di lavoretti interessanti. Tra questi, il postino, lo spostapesi e l'esibizionista. L'allarme sporcaccione in sudicio impermeabile è subito rientrato, dato che per "esibizionista" si intendeva "animatore", nella fattispecie un sottotipo di giocoliere.
Quasi quasi mollo tutto e mi propongo come sublime traduttrice di videogiochi.
Ora, prometto di non dilungarmi sull'etica del lavoro giovanile nei videogames giappoamericani, ma poco dopo ci siamo imbattuti in questa schermata:
"L'organizzatore del torneo Struggle spreme la manovalanza a fondo": caporalato, sfruttamento di minori, lavoro sommerso. E non mi è ancora chiaro cosa sia lo Struggle, ma sicuramente faranno combattere bambini in cambio di munnies.
A questo punto mi sono sentita di proporre l'attività che mi sembrava più dignitosa, il postino.
– Cinque lettere in meno di dieci secondi, ti rendi conto?
– Posso provare io, adesso?
– No, è difficile. Cos'è l'heelflip?
– Flippi lo schèibord con un calcio.
– Bòn, comunque basta premere x. Nove secondi e sessantasei, son 50 munnies puliti, in nero. Mica bagigi!
– 50 munnies!
– Nella vita reale non si fanno queste cose, eh. E neanche lo Struggle si fa, mi raccomando.
– Ma tu hai detto che non sai cos'è.
– Non si fa comunque.
Ieri sera avevo guadagnato 2000 munnies, 2 punti esperienza e la stima di un seienne. E una vescichetta al pollice destro che promette di diventare il primo caso documentato di callo da postino: praticamente una malattia professionale.
– Zia, cos'è un esibizionista?
Mi sono sentita autorizzata a farmi venire un colpo.
Si è poi chiarito che il protagonista di un videogame (che appartiene alla categoria RPG smanettoni, cioè giochi di ruolo più combo estenuanti tipo "difendi attacca aggira colpo speciale rotola striscia salta statènto"), nella necessità di alzare due munnies (la valuta di Crepuscopoli) stava considerando una gamma di lavoretti interessanti. Tra questi, il postino, lo spostapesi e l'esibizionista. L'allarme sporcaccione in sudicio impermeabile è subito rientrato, dato che per "esibizionista" si intendeva "animatore", nella fattispecie un sottotipo di giocoliere.
Quasi quasi mollo tutto e mi propongo come sublime traduttrice di videogiochi.
Ora, prometto di non dilungarmi sull'etica del lavoro giovanile nei videogames giappoamericani, ma poco dopo ci siamo imbattuti in questa schermata:
"L'organizzatore del torneo Struggle spreme la manovalanza a fondo": caporalato, sfruttamento di minori, lavoro sommerso. E non mi è ancora chiaro cosa sia lo Struggle, ma sicuramente faranno combattere bambini in cambio di munnies.
A questo punto mi sono sentita di proporre l'attività che mi sembrava più dignitosa, il postino.
– Cinque lettere in meno di dieci secondi, ti rendi conto?
– Posso provare io, adesso?
– No, è difficile. Cos'è l'heelflip?
– Flippi lo schèibord con un calcio.
– Bòn, comunque basta premere x. Nove secondi e sessantasei, son 50 munnies puliti, in nero. Mica bagigi!
– 50 munnies!
– Nella vita reale non si fanno queste cose, eh. E neanche lo Struggle si fa, mi raccomando.
– Ma tu hai detto che non sai cos'è.
– Non si fa comunque.
Ieri sera avevo guadagnato 2000 munnies, 2 punti esperienza e la stima di un seienne. E una vescichetta al pollice destro che promette di diventare il primo caso documentato di callo da postino: praticamente una malattia professionale.
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lunedì, dicembre 25, 2006
Vigilia 1.0, + 1 giorno
Sopravvissuta con onore.
Che donnino, il Capo.
Nella foto, reperto A: una paletta tagliatorte con impugnatura costituita da renna sorridente vestita con casacca e berretto da Babbo Natale, sciarpa a righe, pantaloni da golfista con risvolto impegnativo e scarponi ornati da due teste sorridenti di Babbi Natale imberbi forniti di vistose orecchie a sventola. Il cervide evoluto regge un paio di sci imitazione legno (sono visibili i rudimentali attacchi). Il tutto rende l'oggetto (nome convenzionale, "regalo"), adatto a un uso intensivo due soli giorni l'anno. Porca paletta.
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suocerismi,
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venerdì, dicembre 22, 2006
Vigilia 1.0, -2 giorni
Allora è deciso. Ho trovato il pesce che fa per me, il più Ikea che esista, che mi è stato venduto in comodi tranci con istruzioni per il montaggio: il salmone. Lo faccio al forno, con le erbette. A parte, salsina alla panna e capperi.
Come primo, mi produrrò in un pasticcio vegetariano alla goriziana, per le verdurine di antipasto e di contorno mi affido ai consigli di rob e per i biscotti salati alla ricetta di anna. Più una torta salata alle bietoline e al salmone (non sempre lui, un altro).
Al dolce ci penso, magari della frutta flambée (facile).
Il pane, lo faccio.
Naturalmente al momento non c'è ancora nulla, eccetto il Salmö ibernato (perché comprato martedì. Alla domanda "non potevi semplicemente prenotarlo?" non ho saputo rispondere) e una lunga lista della spesa da fare alla Coop tonda, secondo i precetti del Food Master. [Fuori lista, due (2) confezioni di Gocciole Extradark per eventuali carenze affettive].
Avevo sottovalutato il piacere perverso di tenere sulla corda gli invitati, che consiste nel replicare a qualsiasi riferimento alla "cena di domenica sera" con un "cena? quale cena?" abbinato alla mia espressione preferita (quella "non ti voltare, fai finta di nulla, alle tue spalle c'è un coniglio di peluche rosa alto due metri"; occhi, naturalmente, a palla).
Albero di Natale: assente.
Decorazioni festive: assenti.
Babbi Natale che si arrampicano sulle finestre: per l'amor di dio.
Mi sono limitata a una stella rossa sulla porta, riuscendo a impressionare anche mia madre (che pure è abituata). Le falci e i martelli, a quanto pare, li avevano finiti.
E adesso fuori lo spiritoso che ha cercato questo:
Nota: io resterò qua incatenata ai fornelli per i prossimi giorni, se volete cominciamo a darci i bacetti di auguri oggi e finiamo - diciamo - tra una settimana circa. Manina.
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Bora®
– Mi scusi signorina! Questa è...
E fa un ampio gesto con la mano che comprende me, il marciapiede, un bancomat, un semaforo, un paio d'auto, una busta di plastica svolazzante e una vecchia con cuffia a turbante.
– Cosa?
– Dicevo: questa è la bora?
Riferiscono che prima di confermare mi sia scostata i capelli dalla faccia e abbia interrogato il cielo a nord-est, apparentemente indecisa se inumidire di saliva un dito e alzarlo in aria [Come capire la direzione del vento in assenza di un anemometro - cap. 1, metodi empirici].
– Sì, bora!
– Sempre così?
– Anche peggio!
– Grazie!
L'ho visto allontanarsi felice, arrancando controvento. Il mio compagno di raffiche, poco più in là, rideva.
E fa un ampio gesto con la mano che comprende me, il marciapiede, un bancomat, un semaforo, un paio d'auto, una busta di plastica svolazzante e una vecchia con cuffia a turbante.
– Cosa?
– Dicevo: questa è la bora?
Riferiscono che prima di confermare mi sia scostata i capelli dalla faccia e abbia interrogato il cielo a nord-est, apparentemente indecisa se inumidire di saliva un dito e alzarlo in aria [Come capire la direzione del vento in assenza di un anemometro - cap. 1, metodi empirici].
– Sì, bora!
– Sempre così?
– Anche peggio!
– Grazie!
L'ho visto allontanarsi felice, arrancando controvento. Il mio compagno di raffiche, poco più in là, rideva.
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mercoledì, dicembre 20, 2006
La Giornata del Cekista
Basta, ormai è una gara con Scalfarotto, con il quale ho dovuto spartire il primato sul centenario brežneviano. Voglio proprio vedere, quale altro blog oggi festeggia la Giornata del Čekista.
Vi metto pure il link in inglese, diffidenti.
Novye Izvestija pubblica i dati di un sondaggio sul rapporto dei cittadini russi con questa ricorrenza, e risulta che la maggioranza dei russi (77%) considera la Giornata del Čekista una cosa normale, come la Giornata del Metalmeccanico o del Ferroviere. Alla domanda "cosa vorreste augurare ai dipendenti dell'FSB per la loro festa?" il 21% ha risposto "una maggiore professionalità", il 20% "onestà" e il 12% "successo nel lavoro e mansioni tranquille".
Certo, i festeggiamenti sono stati discreti, con un quieto picchetto sulla piazza della Lubjanka, ma nessuno si aspettava il Carnevale di Rio. Credo.
Vi metto pure il link in inglese, diffidenti.
Novye Izvestija pubblica i dati di un sondaggio sul rapporto dei cittadini russi con questa ricorrenza, e risulta che la maggioranza dei russi (77%) considera la Giornata del Čekista una cosa normale, come la Giornata del Metalmeccanico o del Ferroviere. Alla domanda "cosa vorreste augurare ai dipendenti dell'FSB per la loro festa?" il 21% ha risposto "una maggiore professionalità", il 20% "onestà" e il 12% "successo nel lavoro e mansioni tranquille".
Certo, i festeggiamenti sono stati discreti, con un quieto picchetto sulla piazza della Lubjanka, ma nessuno si aspettava il Carnevale di Rio. Credo.
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VVP e i pel'meni
"Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e sorseggiava il suo presidenziale tè del mattino. All'improvviso le grandi porte dello studio si spalancarono e fece il suo ingresso il direttore del Servizio di Sicurezza Federale Nikolaj Platonovič Patrušev. Nikolaj Platonovič appariva pallido e nervoso.
- Ascolta, bratello, - disse il direttore, avvicinandosi rapidamente alla scrivania di Vladimir Vladimirovič™, - Ho capito tutto.
- Cosa, hai capito? - Vladimir Vladimirovič™ invece non capiva affatto.
- Però non preoccuparti, eh, - rispose Nikolaj Platonovič, - Solo che a quanto pare con Litivinenko è andata che siamo stati noi... a...
- Cosa?! - Vladimir Vladimirovič™ fissò Nikolaj Platonovič con gli occhi sgranati.
- Su, non prenderla così, - disse il direttore, - È stato solo un errore. Per via dei cellulari ucraini.
- Quali cellulari?! - Vladimir Vladimirovič™ era ormai completamente confuso, - Allora, cominciamo dall'inizio e una cosa alla volta.
- Sì, cominciamo dall'inizio, - concordò Nikolaj Platonovič, - La Cina ha una storia di quattromila anni.
- Bratello, - disse molto lentamente Vladimir Vladimirovič™, - Quale Cina?! Mi devi raccontare del polonio!
- Va bene, il polonio. - acconsentì Nikolaj Platonovič. - In realtà non doveva trattarsi di polonio, ma di pel'meni*. Solo che con i cellulari ucraini si sente malissimo. E i ragazzi si sono sbagliati.
- Che ragazzi? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- I nostri ragazzi, - spiegò Nikolaj Platonovič, - Quelli che dovevano portare in Europa i pel'meni.
- I pel'meni? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E perché?!
- Capisci, - disse il direttore, - I pel'meni sono la morte della civiltà. Sono stati i cinesi a insegnare ai russi a preparare i pel'meni, così che i russi cominciassero a mangiare solo quelli e morissero tutti di obesità. O di quella, o di cirrosi epatica, perché solo i cani mandano giù i pel'meni senza un bel po' di vodka.
- E intanto loro... - Vladimir Vladimirovič™ cominciava a capire.
- E intanto loro si insediavano nelle nostre terre, - annuì Nikolaj Platonovič, - E noi abbiamo finalmente smascherato questo complotto millenario.
- Ma perché mai spedire i pel'meni in Europa? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Abbiamo deciso di fare come i cinesi, - rispose Nikolaj Platonovič con un certo orgoglio, - insegnare agli europei a mangiare i pel'meni. E poi prendergli le terre. Ma poi, questi cellulari ucraini...
- Quali cellulari ucraini? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Non te lo ricordi, eh? - Nikolaj Platonovič disse sarcastico, - Non hai dato l'ordine di comprare una partita di cellulari ucraini? Ti ricordi, Kučma...
- Ricordo. - Rispose tristemente Vladimir Vladimirovič™.
- E così con quei cellulari non si sente un tubo, - Pel'meni, polonio, il suono è quello. E così i ragazzi hanno fatto una cavolata.
- Chiaro, - brontolò Vladimir Vladimirovič™, - E adesso che facciamo?
- Prima cosa - si sporse in avanti Nikolaj Platonovič, - Bisogna chiudere la frontiera con la Cina. Subito. Tutti i cinesi vanno deportati a bordo di aerei, senza indagini e senza processo. E, cosa più importante, è necessario sospendere immediatamente tutte le importazioni dalla Cina.
Vladimir Vladimirovič™ guardò Nikolaj Platonovič con orrore".
* i pel'meni sono una sorta di fagottini di sfoglia ripieni di carne e conditi in vari modi [si prepara una semplice pasta a base di farina e uova e la si tira il più possibile ma senza esagerare. Per il ripieno, amalgamare macinato di manzo (2/3), macinato magro di maiale (1/3), cipolla tritata, sale e pepe. Preparare i fagottini (l'ideale è tagliare la sfoglia con un bicchierino di 4 cm di diametro, mettere al centro di ogni dischetto un cucchiaino di ripieno, metterci sopra un altro dischetto e pizzicare bene i bordi) e far bollire in acqua salata per una decina di minuti (devono venire a galla). Perfetti con la panna acida: prijatnovo appetita :-)]
Da: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Ascolta, bratello, - disse il direttore, avvicinandosi rapidamente alla scrivania di Vladimir Vladimirovič™, - Ho capito tutto.
- Cosa, hai capito? - Vladimir Vladimirovič™ invece non capiva affatto.
- Però non preoccuparti, eh, - rispose Nikolaj Platonovič, - Solo che a quanto pare con Litivinenko è andata che siamo stati noi... a...
- Cosa?! - Vladimir Vladimirovič™ fissò Nikolaj Platonovič con gli occhi sgranati.
- Su, non prenderla così, - disse il direttore, - È stato solo un errore. Per via dei cellulari ucraini.
- Quali cellulari?! - Vladimir Vladimirovič™ era ormai completamente confuso, - Allora, cominciamo dall'inizio e una cosa alla volta.
- Sì, cominciamo dall'inizio, - concordò Nikolaj Platonovič, - La Cina ha una storia di quattromila anni.
- Bratello, - disse molto lentamente Vladimir Vladimirovič™, - Quale Cina?! Mi devi raccontare del polonio!
- Va bene, il polonio. - acconsentì Nikolaj Platonovič. - In realtà non doveva trattarsi di polonio, ma di pel'meni*. Solo che con i cellulari ucraini si sente malissimo. E i ragazzi si sono sbagliati.
- Che ragazzi? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- I nostri ragazzi, - spiegò Nikolaj Platonovič, - Quelli che dovevano portare in Europa i pel'meni.
- I pel'meni? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E perché?!
- Capisci, - disse il direttore, - I pel'meni sono la morte della civiltà. Sono stati i cinesi a insegnare ai russi a preparare i pel'meni, così che i russi cominciassero a mangiare solo quelli e morissero tutti di obesità. O di quella, o di cirrosi epatica, perché solo i cani mandano giù i pel'meni senza un bel po' di vodka.
- E intanto loro... - Vladimir Vladimirovič™ cominciava a capire.
- E intanto loro si insediavano nelle nostre terre, - annuì Nikolaj Platonovič, - E noi abbiamo finalmente smascherato questo complotto millenario.
- Ma perché mai spedire i pel'meni in Europa? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Abbiamo deciso di fare come i cinesi, - rispose Nikolaj Platonovič con un certo orgoglio, - insegnare agli europei a mangiare i pel'meni. E poi prendergli le terre. Ma poi, questi cellulari ucraini...
- Quali cellulari ucraini? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Non te lo ricordi, eh? - Nikolaj Platonovič disse sarcastico, - Non hai dato l'ordine di comprare una partita di cellulari ucraini? Ti ricordi, Kučma...
- Ricordo. - Rispose tristemente Vladimir Vladimirovič™.
- E così con quei cellulari non si sente un tubo, - Pel'meni, polonio, il suono è quello. E così i ragazzi hanno fatto una cavolata.
- Chiaro, - brontolò Vladimir Vladimirovič™, - E adesso che facciamo?
- Prima cosa - si sporse in avanti Nikolaj Platonovič, - Bisogna chiudere la frontiera con la Cina. Subito. Tutti i cinesi vanno deportati a bordo di aerei, senza indagini e senza processo. E, cosa più importante, è necessario sospendere immediatamente tutte le importazioni dalla Cina.
Vladimir Vladimirovič™ guardò Nikolaj Platonovič con orrore".
* i pel'meni sono una sorta di fagottini di sfoglia ripieni di carne e conditi in vari modi [si prepara una semplice pasta a base di farina e uova e la si tira il più possibile ma senza esagerare. Per il ripieno, amalgamare macinato di manzo (2/3), macinato magro di maiale (1/3), cipolla tritata, sale e pepe. Preparare i fagottini (l'ideale è tagliare la sfoglia con un bicchierino di 4 cm di diametro, mettere al centro di ogni dischetto un cucchiaino di ripieno, metterci sopra un altro dischetto e pizzicare bene i bordi) e far bollire in acqua salata per una decina di minuti (devono venire a galla). Perfetti con la panna acida: prijatnovo appetita :-)]
Da: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
martedì, dicembre 19, 2006
Miru non crede alle lacrime
Brežnev va negli Stati Uniti e viene ricevuto da Reagan nel suo studio. Lì vede un tavolo magnifico e ne resta molto impressionato: "Da dove viene un tavolo così bello?" Reagan si avvicina alla finestra e dice "Lo vede, quel ponte sul fiume?" "Certo", risponde Brežnev. "Be', abbiamo speso milioni di dollari per costruirlo. Il denaro che è avanzato e che era stato messo in bilancio è finito in quel tavolo". "Notevole", dice Brežnev. "L'economia deve saper fare economia".
Tempo dopo Reagan ricambia la visita e va a Mosca. Nello studio di Brežnev vede un tavolo ancora più bello del suo, e naturalmente chiede: "Da dove viene quel tavolo meraviglioso?". "Venga qui, caro amico", dice Brežnev avvicinandosi alla finestra. "Lo vede, quel ponte sulla Moscova?" "No" "Eccolo qui".
E poi la storiella di Brežnev che inaugura le olimpiadi di Mosca (Apre la bocca e dice "O, O, O, O, O" finché qualcuno non si avvicina e lo avverte che quelli sono i cinque cerchi del logo olimpico); o ancora i discorsi interminabili, la pila apparentemente inesauribile di fogli ("Come mai il discorso doveva durare 15 minuti e ho parlato per un'ora?" "Perché ha letto anche le tre copie carbone, compagno Brežnev"), la mummificata immortalità, la stagnazione, la "Dottrina".
Post leggero dedicato ai filosovietici post-litteram e alla mia infanzia "brežneviana". E a Leonid Il'ič, nonostante quello che ha combinato.
[In realtà volevo essere l'unico blog italiano a ricordare il centenario dalla nascita, e non è neanche detto che sia riuscita a stabilire il primato.]
Tempo dopo Reagan ricambia la visita e va a Mosca. Nello studio di Brežnev vede un tavolo ancora più bello del suo, e naturalmente chiede: "Da dove viene quel tavolo meraviglioso?". "Venga qui, caro amico", dice Brežnev avvicinandosi alla finestra. "Lo vede, quel ponte sulla Moscova?" "No" "Eccolo qui".
E poi la storiella di Brežnev che inaugura le olimpiadi di Mosca (Apre la bocca e dice "O, O, O, O, O" finché qualcuno non si avvicina e lo avverte che quelli sono i cinque cerchi del logo olimpico); o ancora i discorsi interminabili, la pila apparentemente inesauribile di fogli ("Come mai il discorso doveva durare 15 minuti e ho parlato per un'ora?" "Perché ha letto anche le tre copie carbone, compagno Brežnev"), la mummificata immortalità, la stagnazione, la "Dottrina".
Post leggero dedicato ai filosovietici post-litteram e alla mia infanzia "brežneviana". E a Leonid Il'ič, nonostante quello che ha combinato.
[In realtà volevo essere l'unico blog italiano a ricordare il centenario dalla nascita, e non è neanche detto che sia riuscita a stabilire il primato.]
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Lugovoj, Litvinenko, suo fratello cuoco e ancora tanto pesce
[Riassunto delle puntate precedenti: Lugovoj è questo signore qui, una delle società nominate è l'Erinys della quale si parla qui, Litvinenko lo conoscete, su Repubblica oggi c'è pure l'intervista a suo fratello che fa il cuoco in un ristorante di Senigallia specializzato in piatti a base di pesce (grazie, Tamas). C'è più pesce in questa storia di quanto ce ne sarà sulla mia tavola la sera della Vigilia. Qualcuno ha già ossevato che Amleto chiama Polonio 'pescivendolo', pessima allusione alla virtù della povera Ofelia?]
Ecco l'intervista di Izvestija a Andrej Lugovoj. (E poi, con molta calma, vogliamo sapere dalla signora Flora Parda cos'è successo dietro agli Champs-Elysées un po' di anni fa e come fu che ella ne ebbe salva la vita. Sono aperte le scommesse, stavolta si vince il topogatto in cristallo placcato silverplate che fa ciao con la manina).
Domanda: Andrej Konstantinovič, a un certo punto l'hanno considerata addirittura il principale sospetto...
Risposta: Sì, e... Litvinenko in effetti non aveva nemmeno parlato di me. All'inizio aveva dichiarato di essere stato avvelenato, l'11 o il 12 novembre. E non ci fu una sola parola su di me. Io lo chiamai subito e lui mi disse: sai, mi hanno avvelenato. E i giornali allora scrissero che era stato avvelenato da Scaramella. Pensai che fosse tutto molto strano, e gli offrii il mio aiuto. Lui rifiutò ma disse: appena mi riprendo ci vediamo. Ci accordammo di vederci in Spagna un paio di settimane dopo. E poi, quando Litvinenko fu trasferito in rianimazione, pubblicarono il mio nome da qualche parte.
D: Ci racconti dei suoi rapporti con Litvinenko.
R: Ci conoscevamo da circa dieci anni, ma era una conoscenza superficiale: buongiorno, arrivederci. Poi per alcuni anni non ci eravamo visti. Un anno fa mi telefonò inaspettatamente. Probabilmente sapeva che la mia società di sicurezza in Russia andava a gonfie vele. Presi quella telefonata con una certa dose di dubbio. Quando però andai a Londra mi telefonò nuovamente. Fece i nomi di alcune compagnie e mi ci portò. La reputazione, l'autorevolezza e gli interessi imprenditoriali di queste compagnie mi indussero a concludere che la cosa poteva essere molto interessante.
D: Si tratta delle compagnie delle quali si parla in questi giorni?
R: Sì, società molto solide legate al settore della sicurezza. Hanno clienti inglesi e russi interessati a fare affari in Russia. Queste compagnie si occupano di servizi di protezione e guardie del corpo in Russia. Fui ben contento di stringere con loro relazioni d'affari. Mi hanno dimostrato un autentico interesse e hanno condotto con me soddisfacenti transazioni.
D: La visita a queste società è avvenuta il 1° novembre scorso o prima?
R: No, è avvenuta nel mese di dicembre dello scorso anno. Per tutto l'anno siamo rimasti in contatto.
D: E qual era il ruolo di Litvinenko?
R: Era un semplice mediatore. Una volta mi disse: "A me non interessa niente, io ho una percentuale se si arriva a un contratto". Non era previsto che partecipasse alle negoziazioni. In generale faceva tutto questo per denaro.
D: Aveva seri problemi finanziari?
R: Mi disse che l'estate scorsa la sua retribuzione era diminuita di ben tre volte. Accennò perfino a una somma: 1500 sterline. In Inghilterra, dove un custode ne prende più di 2000. Posso dire con certezza che il problema del denaro lo preoccupava straordinariamente, era per lui fondamentale.
D: Le sue transazioni con queste società prevedevano la partecipazione di Berezovskij?
R: No. Con Berezovskij non ho avuto rapporti di lavoro per cinque anni di fila. I contatti erano molto rari e non avevano carattere professionale. E per quanto riguarda Litvinenko, stavo per pagarlo e dirgli "arrivederci e grazie".
D: Ricordiamo comunque quel 1° novembre. Che aspetto aveva Litvinenko, come stava?
R: Di questo non posso proprio parlare.
D: Lei è stato interrogato alla presenza degli investigatori britannici. Dalle domande, si è fatto l'idea che abbiano in mente un'ipotesi precisa?
R: Non lo so, posso dirle che le loro domande non mi hanno stupito in alcun modo.
D: E lei ha un'ipotesi? Tra gli amici di Litvinenko a Londra, per esempio, c'è qualcuno che pensa che ci sia un collegamento con la Spagna. Pare che si fosse messo in contatto con la polizia spagnola per questioni riguardanti la mafia russa.
R: Non posso parlarne, ho già detto tutto agli investigatori. Però non posso nemmeno smentire queste voci. Però non sono sicuro che si sia messo in contatto con la polizia.
Link
Ecco l'intervista di Izvestija a Andrej Lugovoj. (E poi, con molta calma, vogliamo sapere dalla signora Flora Parda cos'è successo dietro agli Champs-Elysées un po' di anni fa e come fu che ella ne ebbe salva la vita. Sono aperte le scommesse, stavolta si vince il topogatto in cristallo placcato silverplate che fa ciao con la manina).
Domanda: Andrej Konstantinovič, a un certo punto l'hanno considerata addirittura il principale sospetto...
Risposta: Sì, e... Litvinenko in effetti non aveva nemmeno parlato di me. All'inizio aveva dichiarato di essere stato avvelenato, l'11 o il 12 novembre. E non ci fu una sola parola su di me. Io lo chiamai subito e lui mi disse: sai, mi hanno avvelenato. E i giornali allora scrissero che era stato avvelenato da Scaramella. Pensai che fosse tutto molto strano, e gli offrii il mio aiuto. Lui rifiutò ma disse: appena mi riprendo ci vediamo. Ci accordammo di vederci in Spagna un paio di settimane dopo. E poi, quando Litvinenko fu trasferito in rianimazione, pubblicarono il mio nome da qualche parte.
D: Ci racconti dei suoi rapporti con Litvinenko.
R: Ci conoscevamo da circa dieci anni, ma era una conoscenza superficiale: buongiorno, arrivederci. Poi per alcuni anni non ci eravamo visti. Un anno fa mi telefonò inaspettatamente. Probabilmente sapeva che la mia società di sicurezza in Russia andava a gonfie vele. Presi quella telefonata con una certa dose di dubbio. Quando però andai a Londra mi telefonò nuovamente. Fece i nomi di alcune compagnie e mi ci portò. La reputazione, l'autorevolezza e gli interessi imprenditoriali di queste compagnie mi indussero a concludere che la cosa poteva essere molto interessante.
D: Si tratta delle compagnie delle quali si parla in questi giorni?
R: Sì, società molto solide legate al settore della sicurezza. Hanno clienti inglesi e russi interessati a fare affari in Russia. Queste compagnie si occupano di servizi di protezione e guardie del corpo in Russia. Fui ben contento di stringere con loro relazioni d'affari. Mi hanno dimostrato un autentico interesse e hanno condotto con me soddisfacenti transazioni.
D: La visita a queste società è avvenuta il 1° novembre scorso o prima?
R: No, è avvenuta nel mese di dicembre dello scorso anno. Per tutto l'anno siamo rimasti in contatto.
D: E qual era il ruolo di Litvinenko?
R: Era un semplice mediatore. Una volta mi disse: "A me non interessa niente, io ho una percentuale se si arriva a un contratto". Non era previsto che partecipasse alle negoziazioni. In generale faceva tutto questo per denaro.
D: Aveva seri problemi finanziari?
R: Mi disse che l'estate scorsa la sua retribuzione era diminuita di ben tre volte. Accennò perfino a una somma: 1500 sterline. In Inghilterra, dove un custode ne prende più di 2000. Posso dire con certezza che il problema del denaro lo preoccupava straordinariamente, era per lui fondamentale.
D: Le sue transazioni con queste società prevedevano la partecipazione di Berezovskij?
R: No. Con Berezovskij non ho avuto rapporti di lavoro per cinque anni di fila. I contatti erano molto rari e non avevano carattere professionale. E per quanto riguarda Litvinenko, stavo per pagarlo e dirgli "arrivederci e grazie".
D: Ricordiamo comunque quel 1° novembre. Che aspetto aveva Litvinenko, come stava?
R: Di questo non posso proprio parlare.
D: Lei è stato interrogato alla presenza degli investigatori britannici. Dalle domande, si è fatto l'idea che abbiano in mente un'ipotesi precisa?
R: Non lo so, posso dirle che le loro domande non mi hanno stupito in alcun modo.
D: E lei ha un'ipotesi? Tra gli amici di Litvinenko a Londra, per esempio, c'è qualcuno che pensa che ci sia un collegamento con la Spagna. Pare che si fosse messo in contatto con la polizia spagnola per questioni riguardanti la mafia russa.
R: Non posso parlarne, ho già detto tutto agli investigatori. Però non posso nemmeno smentire queste voci. Però non sono sicuro che si sia messo in contatto con la polizia.
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Vigilia 1.0, - 5 giorni
Ora, uno dei lati positivi della cena della Vigilia chéz Mir è che per una volta non sarò costretta a mangiare il solito cocktail di gamberetti tiepidi in salsa salmonella ricomposti in coppa di vetro celeste con sottocoppa all'uncinetto.
Però.
– Abbiamo deciso di contribuire alla cena della Vigilia!
– Ma no, grazie, sono perfettamente organizzata. [Sorriso deciso, sguardo fisso, è fondamentale non sbattere le ciglia. Utilissimi il mascara estremo Magnetic Paralyzer e l'ombretto perlato Still Life al botulino]
– Ma l'altro giorno all'Emisfero abbiamo trovato una cosa che a Milano esiste da decenni, mentre qui non si usava.
– Ah! [Brivido]
– Il panettone gastronomico! Adesso vado a prenderlo.
– No, non ti preocc...
[Torna con un sacchetto di pane finto, a forma di panettone ammaccato, già tagliato a fette].
– Vedi, si farcisce ogni strato e poi si taglia a fette come un panettone. Un'usanza che qui non aveva mai preso piede. [Scuote la testa: selvaggi, slavi, questi hanno ancora lo zucchero di zona franca e le tessere della carne, sicuro]
– Chissà come mai. Bene, grazie, lo farcirò con ingredienti di fantasia.
– Ma no, te lo farcisco io: uno strato di insalata russa, uno di prosciutto, uno di cocktail di gamberetti...
[Si allontana. Resto in piedi al centro della sala da pranzo, a fissare l'indecente alberello musicale a fibre ottiche e il babbo natale grande come un cicciobello che si agita cantando una versione spettrale di Jingle Bells Rock. Il genere di pupazzetto che scatta in azione nei film dell'orrore, in genere poco prima della mattanza. O poco dopo. O anche durante, se armato di lunga lama affilata. Suocera è scivolata silenziosamente al mio fianco, dondolando al ritmo di Jingle Bells Rock. Sobbalzo].
– Bicchieri?
– Dodici acqua e dodici vino, vetro. Possiedo.
– Tovaglia?
– Da dodici, con tovaglioli.
– Decanter?
– Regalato tu. Natale scorso.
[Dondola emettendo una breve stringa di versi compiaciuti. Poi indica l'abete fricchettone modello "Mamma mia"]
– L'albero di Natale ce l'hai, sì?
– A posto, grazie.
Prima di uscire ho tirato un pugno a Babbo Natale cicciobello psychokiller. Per quest'anno aveva cantato abbastanza.
Però.
– Abbiamo deciso di contribuire alla cena della Vigilia!
– Ma no, grazie, sono perfettamente organizzata. [Sorriso deciso, sguardo fisso, è fondamentale non sbattere le ciglia. Utilissimi il mascara estremo Magnetic Paralyzer e l'ombretto perlato Still Life al botulino]
– Ma l'altro giorno all'Emisfero abbiamo trovato una cosa che a Milano esiste da decenni, mentre qui non si usava.
– Ah! [Brivido]
– Il panettone gastronomico! Adesso vado a prenderlo.
– No, non ti preocc...
[Torna con un sacchetto di pane finto, a forma di panettone ammaccato, già tagliato a fette].
– Vedi, si farcisce ogni strato e poi si taglia a fette come un panettone. Un'usanza che qui non aveva mai preso piede. [Scuote la testa: selvaggi, slavi, questi hanno ancora lo zucchero di zona franca e le tessere della carne, sicuro]
– Chissà come mai. Bene, grazie, lo farcirò con ingredienti di fantasia.
– Ma no, te lo farcisco io: uno strato di insalata russa, uno di prosciutto, uno di cocktail di gamberetti...
[Si allontana. Resto in piedi al centro della sala da pranzo, a fissare l'indecente alberello musicale a fibre ottiche e il babbo natale grande come un cicciobello che si agita cantando una versione spettrale di Jingle Bells Rock. Il genere di pupazzetto che scatta in azione nei film dell'orrore, in genere poco prima della mattanza. O poco dopo. O anche durante, se armato di lunga lama affilata. Suocera è scivolata silenziosamente al mio fianco, dondolando al ritmo di Jingle Bells Rock. Sobbalzo].
– Bicchieri?
– Dodici acqua e dodici vino, vetro. Possiedo.
– Tovaglia?
– Da dodici, con tovaglioli.
– Decanter?
– Regalato tu. Natale scorso.
[Dondola emettendo una breve stringa di versi compiaciuti. Poi indica l'abete fricchettone modello "Mamma mia"]
– L'albero di Natale ce l'hai, sì?
– A posto, grazie.
Prima di uscire ho tirato un pugno a Babbo Natale cicciobello psychokiller. Per quest'anno aveva cantato abbastanza.
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lunedì, dicembre 18, 2006
Falso Allarme per Doppio Zero
All'ONU in una cassetta delle lettere trovano un pacchetto pieno di polvere bianca, danno l'allarme, decontaminano tre piani e poi, naturalmente, scoprono che si tratta di farina.
Il gentile donatore di falsiallarmi di oggi, il Prinz Lusky, si chiede: "chi è che spedisce farina alla sede dell'ONU, per posta?"
Una massaia spossata? Un fornaio costretto a raddoppiare i turni di panificazione?
Se tra una settimana qualcuno comincia a mandare in giro lische di pesce con posta prioritaria, sapete di chi si tratta.
Link
Il gentile donatore di falsiallarmi di oggi, il Prinz Lusky, si chiede: "chi è che spedisce farina alla sede dell'ONU, per posta?"
Una massaia spossata? Un fornaio costretto a raddoppiare i turni di panificazione?
Se tra una settimana qualcuno comincia a mandare in giro lische di pesce con posta prioritaria, sapete di chi si tratta.
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Vigilia 1.0, - 6 giorni
Dopo un allarme subito rientrato (era infatti emerso che non faccio uso di una bilancia per pesare gli alimenti, ed è stato necessario accordarsi sull'unità di misura, ora ufficialmente il pugnomir), il Food spammer dice che va meglio, che adesso mangio ma che bisogna ancora lavorare sui tempi. Non si può far durare un'ora ottanta grammi (tre pugnomiri) di farfalle, dice. C'è un limite.
Io gli ho chiesto in quale modo il tempo influisca, e lui ha detto semplicemente: "Influisce". Comincerò a preoccuparmi quando si presenterà con un fischietto e un cronometro.
Sono piccole ombre, queste, che non turbano il mio pacifico transfert e la sua cristallina fiducia nel potere taumaturgico delle penne rigate.
Ormai è tutto lavoro di rifinitura: per esempio, vada per lo yogurt grasso, ma dev'essere prodotto con latte munto da vacche felici (le sudtirolesi sono felici e pascolano perfettamente integrate nel loro contesto, le slovene sono macilente, depresse, compresse e troppo responsabilizzate); e la pasta meglio di una certa marca pressoché introvabile, e la spesa in generale meglio farla alla Coop, ma quella con le "o" tonde che per qualche motivo che non ricordo è di gran lunga preferibile a quella graficamente spigolosa. Insomma, a quanto pare finora ho vissuto in un mondo parallelo malevolo come la realtà alternativa di Silent Hill. E i mandarini, per carità, smettila di scaldarli nel microonde che ti sputtani la vitamina C. Così adesso quando mi viene voglia di un mandarino e lo prelevo dal frigo devo alzare il termostato e contribuire al riscaldamento globale, creando disagio anche alle vacche di Sand in Taufers (e no, non c'è ancora un grado di premeditazione sufficiente a far sì che io tolga dal frigo un tot di mandarini un tot di ore prima).
Di F. non gli ho neanche raccontato, perché lo metterebbe tra i contagiosi e gli infrequentabili. F., giorni fa, sapendo che avrebbe fatto tardi e che non avrebbe potuto cenare prima delle dieci, si è portato al lavoro un bagigio. E alla domanda perplessa "Ma un bagigio? Cosa vuoi che sia un bagigio?" lui ha risposto calmissimo "Dentro ce ne sono due, comunque".
Non glielo dico, di F., neanche per sogno. Poi si fissa.
Ma sono cose minime.
La vera catastrofe alimentare è un'altra. Oggi mi sono ricordata che la cena della Vigilia – per un motivo confuso e certamente legato a un episodio di spensieratezza alcolica – si farà qui. Si allunga e si apparecchia festosamente il tavolo, arrivano nove persone, ci si saluta, si fanno due convenevoli, si commenta la disdicevole assenza di tende qua e là a un anno dal trasloco, si osserva ammutoliti la perturbante mancanza di cuscini decorativi e di soprammobili, il tutto mentre il signor G. sfila con grazia anoressica sbuffando leggermente con il naso prima di scivolare in curva e sbattere goffamente contro una parete.
E infine si mangia. Voglio dire: queste brave persone vengono qui con l'intenzione di mangiare. E visto che è la vigilia vorranno mangiare di magro: che non significa mangiare poco, tipo due bagigi e un mandarino a testa, ma pietanze a base di pesce. Sushi escluso.
Io non so cucinare il pesce. So cucinare molto bene alcune cose, sono specializzata in piccole porzioni da mangiare lentamente in completo relax a orari strani. Non possiedo casseruole, pentole, teglie, coperchi. Io apro buste, scarto vaschette, scongelo, riscaldo. Faccio il pane. Punto. Dopo tutto, ho un passato da digiunatrice di quinto livello.
Mancano sei giorni, e oggi non lo conto: oggi sarà la giornata dedicata alla riflessione sui temi "cosa ho fatto di male?", "esiste forse un dio, ma soprattutto esistono pesci senza spine?" e "dov'è finito il numero della rosticceria?".
Penso alla mucca che mantengo felice a forza di comprare yogurt grassi certificati ISO e me la vedo che rumina spensierata nel tepore di un mondo pacificamente curvilineo, la maledetta, mentre io mi affanno a schivare gli spigoli.
Io gli ho chiesto in quale modo il tempo influisca, e lui ha detto semplicemente: "Influisce". Comincerò a preoccuparmi quando si presenterà con un fischietto e un cronometro.
Sono piccole ombre, queste, che non turbano il mio pacifico transfert e la sua cristallina fiducia nel potere taumaturgico delle penne rigate.
Ormai è tutto lavoro di rifinitura: per esempio, vada per lo yogurt grasso, ma dev'essere prodotto con latte munto da vacche felici (le sudtirolesi sono felici e pascolano perfettamente integrate nel loro contesto, le slovene sono macilente, depresse, compresse e troppo responsabilizzate); e la pasta meglio di una certa marca pressoché introvabile, e la spesa in generale meglio farla alla Coop, ma quella con le "o" tonde che per qualche motivo che non ricordo è di gran lunga preferibile a quella graficamente spigolosa. Insomma, a quanto pare finora ho vissuto in un mondo parallelo malevolo come la realtà alternativa di Silent Hill. E i mandarini, per carità, smettila di scaldarli nel microonde che ti sputtani la vitamina C. Così adesso quando mi viene voglia di un mandarino e lo prelevo dal frigo devo alzare il termostato e contribuire al riscaldamento globale, creando disagio anche alle vacche di Sand in Taufers (e no, non c'è ancora un grado di premeditazione sufficiente a far sì che io tolga dal frigo un tot di mandarini un tot di ore prima).
Di F. non gli ho neanche raccontato, perché lo metterebbe tra i contagiosi e gli infrequentabili. F., giorni fa, sapendo che avrebbe fatto tardi e che non avrebbe potuto cenare prima delle dieci, si è portato al lavoro un bagigio. E alla domanda perplessa "Ma un bagigio? Cosa vuoi che sia un bagigio?" lui ha risposto calmissimo "Dentro ce ne sono due, comunque".
Non glielo dico, di F., neanche per sogno. Poi si fissa.
Ma sono cose minime.
La vera catastrofe alimentare è un'altra. Oggi mi sono ricordata che la cena della Vigilia – per un motivo confuso e certamente legato a un episodio di spensieratezza alcolica – si farà qui. Si allunga e si apparecchia festosamente il tavolo, arrivano nove persone, ci si saluta, si fanno due convenevoli, si commenta la disdicevole assenza di tende qua e là a un anno dal trasloco, si osserva ammutoliti la perturbante mancanza di cuscini decorativi e di soprammobili, il tutto mentre il signor G. sfila con grazia anoressica sbuffando leggermente con il naso prima di scivolare in curva e sbattere goffamente contro una parete.
E infine si mangia. Voglio dire: queste brave persone vengono qui con l'intenzione di mangiare. E visto che è la vigilia vorranno mangiare di magro: che non significa mangiare poco, tipo due bagigi e un mandarino a testa, ma pietanze a base di pesce. Sushi escluso.
Io non so cucinare il pesce. So cucinare molto bene alcune cose, sono specializzata in piccole porzioni da mangiare lentamente in completo relax a orari strani. Non possiedo casseruole, pentole, teglie, coperchi. Io apro buste, scarto vaschette, scongelo, riscaldo. Faccio il pane. Punto. Dopo tutto, ho un passato da digiunatrice di quinto livello.
Mancano sei giorni, e oggi non lo conto: oggi sarà la giornata dedicata alla riflessione sui temi "cosa ho fatto di male?", "esiste forse un dio, ma soprattutto esistono pesci senza spine?" e "dov'è finito il numero della rosticceria?".
Penso alla mucca che mantengo felice a forza di comprare yogurt grassi certificati ISO e me la vedo che rumina spensierata nel tepore di un mondo pacificamente curvilineo, la maledetta, mentre io mi affanno a schivare gli spigoli.
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domenica, dicembre 17, 2006
KGB "R" Us, Londongrad e Libération
"Ma quali milioni e milioni. Nel servizi speciali c'è gente capace di uccidere un uomo con un foglio di carta".
Valentin Veličko, presidente dell'associazione di veterani del KGB "Dignità e onore", intervistato dalla Rossijskaja Gazeta.
Dunque l'ultima su Litvinenko è che spiasse per conto di una società britannica cinque russi, uno dei quali sarebbe un personaggio molto in alto legato al Cremlino. Lo ha detto alla BBC Jurij Švec, anche lui ex agente dell'FSB.
Ed era passata praticamente inosservata l'uscita di Paula Zahn sulla CNN, un paio di settimane fa: "secondo alcune fonti la gente non si sorprenderebbe se [il presidente] lo avesse voluto morto per aver messo in giro la voce che Putin faceva sesso con altri uomini".
E certo, adesso ci verrete a raccontare di un giro di valletti sedicenni alla Duma.
Su Indymedia UK mi sono imbattuta in un'intervista del 2005 a Litvinenko in cui affermava che dietro agli attentati di Londra c'era Putin.
"[...] conosco un'unica organizzazione che ha fatto del terrorismo lo strumento principale per risolvere problemi politici. Sono i servizi speciali russi. Per molti anni il KGB ha preso parte ad atti terroristici, soprattutto terrorismo di massa. Al dipartimento speciale del KGB addestravano terroristi provenienti da tutti i paesi del mondo; questi corsi duravano solitamente sei mesi. Agenti del KGB appositamente addestrati e preparati organizzavano omicidi ed esplosioni, prese di ostaggi, attacchi a organizzazioni diplomatiche e commerciali praticamente in tutto il mondo".
Alla domanda "Ci può fare il nome di qualcuno di questi terroristi?", Litvinenko rispondeva che "i terroristi più sanguinari del mondo erano o sono agenti del KGB-FSB" e elencava Carlos Ilyich Ramiros, Yasser Arafat, Saddam Hussein, Ocalan, il capo del partito comunista libanese, il cipriota Papaionnu, l'irlandese Sean Garland.
E infine tirava dentro al Qaeda, nella persona dell'egiziano al Zawahiri, bracciodestro di bin Laden e agente dell'FSB pure lui.
Tanto per inquadrare il tipo. L'intervista sta qui.
Aleksandr Gold'farb, amico di Berezovskij e Litvinenko (nonché colui che ha raccolto l'atto d'accusa del moribondo ex colonnello dell'FSB) continua a parlare; lo fa anche in un'intervista a un'agenzia di stampa bulgara, in cui dichiara che "Boris Berezovskij ha smesso di essere un oligarca sei anni fa quando è scappato dalla Russia. Esattamente come Chodorkovskij, non è più un oligarca, ma un prigioniero".
Un prigioniero che ha cambiato nome, vive a Londra, ha un bel po' di soldi e del quale la Procura Generale della Federazione Russa ha chiesto l'estradizione per crimini fiscali e riciclaggio.
Però però... secondo fonti del Daily Telegraph una sezione dei servizi speciali russi in grado di permettersi tanto polonio ci sarebbe. Si chiamerebbe Dipartimento V, anche conosciuto come Vympel (o Gruppo Vega), e oltre a essere un gruppo speciale con compiti antiterrorismo sarebbe pure incaricato di vigilare sulle installazioni nucleari. Unico problema: non è certo che il Vympel esista ancora. Problema secondario: perché far intervenire il Vympel e 25 milioni di polonio per un signore che andava in giro a dire che al Zawahiri è un agente dell'FSB come del resto Arafat, Saddam e Ded Moroz?
(Ded Moroz è sempre una mia aggiunta creativa: è noto che non esiste).
"Secondo diversi resoconti, Londra ospita oggi circa 300.000 cittadini dell'ex Unione Sovietica, un terzo dei quali è giunto qui nel corso degli ultimi due anni. Tra di loro e attorno a loro si intrecciano fumosi legami che collegano spie ed ex-spie, cospiratori, ex-dissidenti, ricchi uomini d'affari e alcuni di coloro che appartengono a quella straordinaria classe di ricchi noti in Russia come oligarchi".
Da un articolo per il resto un po' superficiale su Londongrad, la Mosca sul Tamigi, apparso oggi sull'International Herald Tribune.
Libération arriva un po' tardi ad accorgersi di runet, com'è chiamata la blogosfera russa, e dell'inquietudine dei Žežeisti (un po' di spiegazioni, qui), tracciandone un ritratto semplificato e poco rappresentativo. Per esempio, può anche essere che Maksim Kononenko, alias Mr. Parker, il creatore di Vladimir Vladimirovič™, sia qualcosa di più di un buffone di corte. Per chi legge il francese, comunque, qui.
Per rendersi conto della complessità della comunità Livejournal russa, invece, meglio questa mappa.
Così, caso mai, sapete dove cercarmi.
Valentin Veličko, presidente dell'associazione di veterani del KGB "Dignità e onore", intervistato dalla Rossijskaja Gazeta.
Dunque l'ultima su Litvinenko è che spiasse per conto di una società britannica cinque russi, uno dei quali sarebbe un personaggio molto in alto legato al Cremlino. Lo ha detto alla BBC Jurij Švec, anche lui ex agente dell'FSB.
Ed era passata praticamente inosservata l'uscita di Paula Zahn sulla CNN, un paio di settimane fa: "secondo alcune fonti la gente non si sorprenderebbe se [il presidente] lo avesse voluto morto per aver messo in giro la voce che Putin faceva sesso con altri uomini".
E certo, adesso ci verrete a raccontare di un giro di valletti sedicenni alla Duma.
Su Indymedia UK mi sono imbattuta in un'intervista del 2005 a Litvinenko in cui affermava che dietro agli attentati di Londra c'era Putin.
"[...] conosco un'unica organizzazione che ha fatto del terrorismo lo strumento principale per risolvere problemi politici. Sono i servizi speciali russi. Per molti anni il KGB ha preso parte ad atti terroristici, soprattutto terrorismo di massa. Al dipartimento speciale del KGB addestravano terroristi provenienti da tutti i paesi del mondo; questi corsi duravano solitamente sei mesi. Agenti del KGB appositamente addestrati e preparati organizzavano omicidi ed esplosioni, prese di ostaggi, attacchi a organizzazioni diplomatiche e commerciali praticamente in tutto il mondo".
Alla domanda "Ci può fare il nome di qualcuno di questi terroristi?", Litvinenko rispondeva che "i terroristi più sanguinari del mondo erano o sono agenti del KGB-FSB" e elencava Carlos Ilyich Ramiros, Yasser Arafat, Saddam Hussein, Ocalan, il capo del partito comunista libanese, il cipriota Papaionnu, l'irlandese Sean Garland.
E infine tirava dentro al Qaeda, nella persona dell'egiziano al Zawahiri, bracciodestro di bin Laden e agente dell'FSB pure lui.
Tanto per inquadrare il tipo. L'intervista sta qui.
Aleksandr Gold'farb, amico di Berezovskij e Litvinenko (nonché colui che ha raccolto l'atto d'accusa del moribondo ex colonnello dell'FSB) continua a parlare; lo fa anche in un'intervista a un'agenzia di stampa bulgara, in cui dichiara che "Boris Berezovskij ha smesso di essere un oligarca sei anni fa quando è scappato dalla Russia. Esattamente come Chodorkovskij, non è più un oligarca, ma un prigioniero".
Un prigioniero che ha cambiato nome, vive a Londra, ha un bel po' di soldi e del quale la Procura Generale della Federazione Russa ha chiesto l'estradizione per crimini fiscali e riciclaggio.
Però però... secondo fonti del Daily Telegraph una sezione dei servizi speciali russi in grado di permettersi tanto polonio ci sarebbe. Si chiamerebbe Dipartimento V, anche conosciuto come Vympel (o Gruppo Vega), e oltre a essere un gruppo speciale con compiti antiterrorismo sarebbe pure incaricato di vigilare sulle installazioni nucleari. Unico problema: non è certo che il Vympel esista ancora. Problema secondario: perché far intervenire il Vympel e 25 milioni di polonio per un signore che andava in giro a dire che al Zawahiri è un agente dell'FSB come del resto Arafat, Saddam e Ded Moroz?
(Ded Moroz è sempre una mia aggiunta creativa: è noto che non esiste).
"Secondo diversi resoconti, Londra ospita oggi circa 300.000 cittadini dell'ex Unione Sovietica, un terzo dei quali è giunto qui nel corso degli ultimi due anni. Tra di loro e attorno a loro si intrecciano fumosi legami che collegano spie ed ex-spie, cospiratori, ex-dissidenti, ricchi uomini d'affari e alcuni di coloro che appartengono a quella straordinaria classe di ricchi noti in Russia come oligarchi".
Da un articolo per il resto un po' superficiale su Londongrad, la Mosca sul Tamigi, apparso oggi sull'International Herald Tribune.
Libération arriva un po' tardi ad accorgersi di runet, com'è chiamata la blogosfera russa, e dell'inquietudine dei Žežeisti (un po' di spiegazioni, qui), tracciandone un ritratto semplificato e poco rappresentativo. Per esempio, può anche essere che Maksim Kononenko, alias Mr. Parker, il creatore di Vladimir Vladimirovič™, sia qualcosa di più di un buffone di corte. Per chi legge il francese, comunque, qui.
Per rendersi conto della complessità della comunità Livejournal russa, invece, meglio questa mappa.
Così, caso mai, sapete dove cercarmi.
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venerdì, dicembre 15, 2006
Olandesi, generali, tifosi, ex agenti e l'Erinni
Intanto aggiungiamo al bollettino degli impoloniti anche 20 olandesi.
La Komsomolskaja Pravda ieri ha intervistato l'ex capo del servizio di sicurezza presidenziale, il generale Aleksandr Koržakov. Usando il linguaggio dei veterani del KGB, Koržakov ha detto:
"Non bisogna parlar male dei morti, ma visto che è stato lei a introdurre il discorso... Sì, conoscevo quel mascalzone del 1994. E non avrei mai pensato che un giorno sarebbe diventato famoso in tutto il mondo. Era una nullità. Me lo presentò il mio vice Georgij Rogozin. Mi disse che c'era un tizio che del dipartimento Controspionaggio dell'FSB per la lotta contro il crimine organizzato che aveva da dire delle cose importanti sulla corruzione. A quel tempo la corruzione tra gli alti ufficiali veniva combattuta solo dal servizio di sicurezza presidenziale. Perfino
Černomyrdin mi temeva... Va bene, dissi, fallo entrare. Entrò questo maggiore (questo era allora il suo grado). Magro, non rasato, in disordine, le scarpe sporche, con addosso una specie di pantaloni cinesi da lavoro e un maglione sformato che gli arrivava quasi fino alle ginocchia. Sguardo sfuggente e irrequieto. E per un'ora e mezza gettò fango su tutto e tutti. Disse che i suoi colleghi rubavano: catturavano un malvivente, gli prendevano la macchina e senza neanche preoccuparsi di confiscarla la portavano via. Poi si stufavano della macchina, trovavano un altro mascalzone e prendevano la sua. [...] Allora io mi informai. In quello stesso dipartimento lavorava un mio amico, avevamo combattuto insieme in Afghanistan e mi fidavo di lui perché era un compagno d'armi. Lo mandai a chiamare e gli dissi della visita di Litvinenko. Disse: 'Saša, tu mi conosci? È arrivato da noi dall'MDV [Ministero dell'Interno, n.d.t.], e quindi non è gradito al Controspionaggio. Litvinenko per noi è un paria, una canaglia, un delatore'".
E Lugovoj? "Lo conosco, certo. Era nella direzione del KGB, nella 18ma unità. Lo abbiamo mandato nella guardia del primo ministro Gajdar. Piccolo di statura. In gamba. Più intelligente di Litvinenko. Lì le scelgono, le persone..."
Lugovoj avrebbe potuto uccidere Litvinenko? "No, sciocchezze! Una guardia del corpo ha un'altra psicologia, non li si può trasformare in sabotatori!".
Linguaggio KGB, ve l'avevo detto.
Link
Il Kommersant invece ha intervistato Vjačeslav Sokolenko, l'amico di Lugovoj e Kovtun, anche lui all'Hotel Millennium quel 1° novembre. Lui Litvinenko non lo conosceva mica, lui era lì per vedere la partita. Anzi, per tutta questa storia si è pure perso Amburgo-Cska, il 6 dicembre.
Link
L'ex agente dei servizi russi Limarev dice che nei documenti passati a Scaramella non si faceva parola dei piani dell'FSB di eliminare Litvinenko. Su quelle carte c'erano solo i nomi di Paolo Guzzanti e Mario Scaramella. Limarev è anche convinto che qualcuno voglia ucciderlo, che fuori casa si aggirino persone strane e che Babbo Natale esista. Ok, la cosa di Babbo Natale me la sono inventata. Esiste Paolo Guzzanti, vogliamo negare che ci sia gente che si muove trainata da renne e ti piomba in casa attraverso il camino?
Link
Prima o poi dovremo parlare di quelle società di Berezovskij nelle cui sedi sono state trovate tracce di polonio 210. In particolare della Erinys, che non è solo la personificazione della vendetta ma anche una società privata che si occupa di "sicurezza nazionale, protezione personale, addestramento e sicurezza di siti produttivi". L'Erinys ha "un'esperienza operativa esclusiva nei settori petrolifero, edilizio e dell'estrazione mineraria".
Semplificando: servizi di sicurezza in zone di alto rischio. Tra queste, l'Africa e il Medio Oriente, in particolare l'Iraq.
Supersemplificando: mercenari.
Non metto link, tanto i mille modi per maltrattare Google e vivere felici li conoscete. Troverete anche che Erinys "ha istituito e sviluppato una forza di oltre 16.000 guardie della protezione nazionale irachena (sia fisse che mobili) che proteggono 282 siti cruciali di infrastrutture petrolifere, compresi gli oleodotti e i gasdotti strategicamente importanti. La OPF (Oil Protection Force, forza di protezione petrolifera) ha utilizzato oltre 450 veicoli ed è stata sostenuta da un'infrastruttura di comunicazioni nazionali solida e completa, progettata, realizzata e gestita da Erinys".
Quando lo troverete, gustatevi l'organigramma.
La Komsomolskaja Pravda ieri ha intervistato l'ex capo del servizio di sicurezza presidenziale, il generale Aleksandr Koržakov. Usando il linguaggio dei veterani del KGB, Koržakov ha detto:
"Non bisogna parlar male dei morti, ma visto che è stato lei a introdurre il discorso... Sì, conoscevo quel mascalzone del 1994. E non avrei mai pensato che un giorno sarebbe diventato famoso in tutto il mondo. Era una nullità. Me lo presentò il mio vice Georgij Rogozin. Mi disse che c'era un tizio che del dipartimento Controspionaggio dell'FSB per la lotta contro il crimine organizzato che aveva da dire delle cose importanti sulla corruzione. A quel tempo la corruzione tra gli alti ufficiali veniva combattuta solo dal servizio di sicurezza presidenziale. Perfino
Černomyrdin mi temeva... Va bene, dissi, fallo entrare. Entrò questo maggiore (questo era allora il suo grado). Magro, non rasato, in disordine, le scarpe sporche, con addosso una specie di pantaloni cinesi da lavoro e un maglione sformato che gli arrivava quasi fino alle ginocchia. Sguardo sfuggente e irrequieto. E per un'ora e mezza gettò fango su tutto e tutti. Disse che i suoi colleghi rubavano: catturavano un malvivente, gli prendevano la macchina e senza neanche preoccuparsi di confiscarla la portavano via. Poi si stufavano della macchina, trovavano un altro mascalzone e prendevano la sua. [...] Allora io mi informai. In quello stesso dipartimento lavorava un mio amico, avevamo combattuto insieme in Afghanistan e mi fidavo di lui perché era un compagno d'armi. Lo mandai a chiamare e gli dissi della visita di Litvinenko. Disse: 'Saša, tu mi conosci? È arrivato da noi dall'MDV [Ministero dell'Interno, n.d.t.], e quindi non è gradito al Controspionaggio. Litvinenko per noi è un paria, una canaglia, un delatore'".
E Lugovoj? "Lo conosco, certo. Era nella direzione del KGB, nella 18ma unità. Lo abbiamo mandato nella guardia del primo ministro Gajdar. Piccolo di statura. In gamba. Più intelligente di Litvinenko. Lì le scelgono, le persone..."
Lugovoj avrebbe potuto uccidere Litvinenko? "No, sciocchezze! Una guardia del corpo ha un'altra psicologia, non li si può trasformare in sabotatori!".
Linguaggio KGB, ve l'avevo detto.
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Il Kommersant invece ha intervistato Vjačeslav Sokolenko, l'amico di Lugovoj e Kovtun, anche lui all'Hotel Millennium quel 1° novembre. Lui Litvinenko non lo conosceva mica, lui era lì per vedere la partita. Anzi, per tutta questa storia si è pure perso Amburgo-Cska, il 6 dicembre.
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L'ex agente dei servizi russi Limarev dice che nei documenti passati a Scaramella non si faceva parola dei piani dell'FSB di eliminare Litvinenko. Su quelle carte c'erano solo i nomi di Paolo Guzzanti e Mario Scaramella. Limarev è anche convinto che qualcuno voglia ucciderlo, che fuori casa si aggirino persone strane e che Babbo Natale esista. Ok, la cosa di Babbo Natale me la sono inventata. Esiste Paolo Guzzanti, vogliamo negare che ci sia gente che si muove trainata da renne e ti piomba in casa attraverso il camino?
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Prima o poi dovremo parlare di quelle società di Berezovskij nelle cui sedi sono state trovate tracce di polonio 210. In particolare della Erinys, che non è solo la personificazione della vendetta ma anche una società privata che si occupa di "sicurezza nazionale, protezione personale, addestramento e sicurezza di siti produttivi". L'Erinys ha "un'esperienza operativa esclusiva nei settori petrolifero, edilizio e dell'estrazione mineraria".
Semplificando: servizi di sicurezza in zone di alto rischio. Tra queste, l'Africa e il Medio Oriente, in particolare l'Iraq.
Supersemplificando: mercenari.
Non metto link, tanto i mille modi per maltrattare Google e vivere felici li conoscete. Troverete anche che Erinys "ha istituito e sviluppato una forza di oltre 16.000 guardie della protezione nazionale irachena (sia fisse che mobili) che proteggono 282 siti cruciali di infrastrutture petrolifere, compresi gli oleodotti e i gasdotti strategicamente importanti. La OPF (Oil Protection Force, forza di protezione petrolifera) ha utilizzato oltre 450 veicoli ed è stata sostenuta da un'infrastruttura di comunicazioni nazionali solida e completa, progettata, realizzata e gestita da Erinys".
Quando lo troverete, gustatevi l'organigramma.
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giovedì, dicembre 14, 2006
Il bollettino degli impoloniti
Si aggiungono alla lista dei radioattivi sotto osservazione: 25 francesi, 30 israeliani e 2 lituani.
Meglio controllare anche gli aerei dell'Aeroflot: 20, per l'esattezza, cioè tutti quelli volati ad Amburgo da ottobre a oggi.
Link
È normale che Kovtun si trovi ricoverato a Mosca e che la notte del 12 dicembre il suo cellulare abbia chiamato la sua ex-suocera da Berlino (Prenzlauer Berg, per la precisione)? A questo punto della storia la suocera (Eleanor B., tedesca di origini russe, psichiatra, ha lavorato in una clinica, vive con un certo Chartmut T., commerciante e proprietario di vari immobili, compresa la casa in cui cui Kovtun viveva con la moglie), c'entra eccome.
Ricordatevi che non esistono, le ex-suocere, come non esiste l'ex-KGB.
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A proposito di Kovtun, un certo Aleksej D. ha dichiarato a un giornale amburghese che l'uomo non ha avuto tutto questo successo negli affari, e per due anni ha anche lavorato come cameriere (in particolare, in un ristorante italiano sull'Elba, ad Amburgo, dice Radio Svoboda). Kovtun dice di fare da consulente a imprese occidentali che vogliono avviare attività in Russia, ma ai tedeschi questo non risulta. Secondo la fonte, che dichiara di conoscere molto bene Kovtun, questi potrebbe essere definito un 'venditore d'aria'.
Non c'è niente di male nel fare il cameriere. Neanche nel vendere aria, purché decentemente respirabile.
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Secondo il professor Sebastian Pflugbeil, presidente della Società tedesca per la Protezione dalle Radiazioni, è più probabile che l'omicidio Litvinenko sia opera di servizi segreti stranieri. Il professor Pflugbeil dice delle cose molto interessanti, a sostegno delle proprie argomentazioni.
Io mi limito a citarlo perché:
1. questa bella faccia da professore tedesco esperto in radiazioni qua ci sta benissimo.
2. il cognome, Aratroscure, sembra una variazione parodistica di Falcemartello.
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Politkovskaja, Litvinenko, la psicosi, gli attentati del '99... ha tutto a che fare con la lotta per il potere al Cremlino, dice Kasparov.
Non esiste l'ex-KGB, non esistono le ex-suocere, ma gli ex-scacchisti esistono, e purtroppo qualche volta si buttano in politica.
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Si narra che Putin, subito dopo aver assunto la presidenza, sia andato alla Lubjanka e davanti a un gruppo di fedelissimi ex-colleghi abbia detto: "L'istruzione numero uno per la conquista dei pieni poteri è stata completata".
Sciocchezze.
Ah, dimenticavo: anche questo blog è stato coltivato dal KGB. Ma questo già lo sapevate.
Meglio controllare anche gli aerei dell'Aeroflot: 20, per l'esattezza, cioè tutti quelli volati ad Amburgo da ottobre a oggi.
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È normale che Kovtun si trovi ricoverato a Mosca e che la notte del 12 dicembre il suo cellulare abbia chiamato la sua ex-suocera da Berlino (Prenzlauer Berg, per la precisione)? A questo punto della storia la suocera (Eleanor B., tedesca di origini russe, psichiatra, ha lavorato in una clinica, vive con un certo Chartmut T., commerciante e proprietario di vari immobili, compresa la casa in cui cui Kovtun viveva con la moglie), c'entra eccome.
Ricordatevi che non esistono, le ex-suocere, come non esiste l'ex-KGB.
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A proposito di Kovtun, un certo Aleksej D. ha dichiarato a un giornale amburghese che l'uomo non ha avuto tutto questo successo negli affari, e per due anni ha anche lavorato come cameriere (in particolare, in un ristorante italiano sull'Elba, ad Amburgo, dice Radio Svoboda). Kovtun dice di fare da consulente a imprese occidentali che vogliono avviare attività in Russia, ma ai tedeschi questo non risulta. Secondo la fonte, che dichiara di conoscere molto bene Kovtun, questi potrebbe essere definito un 'venditore d'aria'.
Non c'è niente di male nel fare il cameriere. Neanche nel vendere aria, purché decentemente respirabile.
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Secondo il professor Sebastian Pflugbeil, presidente della Società tedesca per la Protezione dalle Radiazioni, è più probabile che l'omicidio Litvinenko sia opera di servizi segreti stranieri. Il professor Pflugbeil dice delle cose molto interessanti, a sostegno delle proprie argomentazioni.
Io mi limito a citarlo perché:
1. questa bella faccia da professore tedesco esperto in radiazioni qua ci sta benissimo.
2. il cognome, Aratroscure, sembra una variazione parodistica di Falcemartello.
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Politkovskaja, Litvinenko, la psicosi, gli attentati del '99... ha tutto a che fare con la lotta per il potere al Cremlino, dice Kasparov.
Non esiste l'ex-KGB, non esistono le ex-suocere, ma gli ex-scacchisti esistono, e purtroppo qualche volta si buttano in politica.
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Si narra che Putin, subito dopo aver assunto la presidenza, sia andato alla Lubjanka e davanti a un gruppo di fedelissimi ex-colleghi abbia detto: "L'istruzione numero uno per la conquista dei pieni poteri è stata completata".
Sciocchezze.
Ah, dimenticavo: anche questo blog è stato coltivato dal KGB. Ma questo già lo sapevate.
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