martedì, giugno 05, 2007

VVP e le nanotecnologie

[Contesto: alcuni deputati dello schieramento Russia Unita hanno presentato ieri alla Duma un progetto di legge che prevede la creazione della "Corporazione Russa per le Nanotecnologie". Si tratterà della più grande corporazione non commerciale russa, sarà subordinata al governo e ha già un nome ufficiale, "Rosnanotech". A marzo, durante il suo discorso all'Assemblea Federale, Putin aveva parlato della necessità di creare un istituto statale per lo sviluppo delle nanotecnologie. In aprile il primo vice-premier Ivanov aveva dichiarato: "È difficile capire cosa sono le nanotecnologie. Perfino gli scienziati non comprendono appieno tutti gli effetti dello sviluppo delle nanotecnologie. È come quando abbiamo creato la bomba atomica: non sapevamo che avrebbe portato al rapido sviluppo dell'energia nucleare". Doh].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e passava da un canale all'altro del suo televisore presidenziale. Non c'era niente di interessante. I membri dell'amministrazione comunale erano seduti nei loro uffici ad ascoltare la radio in attesa dell'annuncio della candidatura di Jurij Michajlovič Lužkov a sindaco della città. Nella stazione di polizia sedeva la fredda e severa aiutante del gran maestro Garri Kimovič Kasparov, Marina Alekseevna Litvinovič. Da un'altra parte il vice-capo dell'Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov saldava qualcosa dentro la testa del presidente dell'Associazione Nazionale per la Sicurezza Genetica, l'androide Aleksandr Sergeevič Baranov. Lì invece l'oligarca Boris Abramovič Berezovskij saldava qualcosa dentro la testa di una giornalista appena acquistata, l'androide Elena Viktorovna Tregubova.
A un tratto Vladimir Vladimirovič™ scattò in avanti. Sullo schermo era apparsa all'improvviso la figlia di Vladimir Vladimirovič™, Katja, in compagnia di un giovane che Vladimir Vladimirovič™ non conosceva.
Stavano ballando.
- E lei dove lavora? - domandò Katerina.
- Nelle nanotecnologie.
- Sarà di sicuro interessante da morire?
- Effettivamente molto interessante, sì, - disse sinceramente il giovane, - Le nanotecnologie oggi hanno delle potenzialità inesauribili. Sa, è sempre molto importante orientarsi correttamente. Per esempio, agli inizi dell'aviazione, bisognava appunto entrare per tempo in aviazione. All'epoca gli aviatori erano eroi. Oppure i computer. Quelli che sono entrati per tempo nel campo dei computer oggi hanno in mano tutto. Quelli che hanno cominciato a lavorare nell'amministrazione comunale di Piter quindici anni fa non li conosceva nessuno, e invece oggi li conosce tutto il mondo. Stessa cosa per il nanotecnologo: il futuro gli appartiene.
- Che scuole ha fatto? - domandò Katerina.
- Non c'è ancora una scuola, - spiegò il giovane. - Non c'è ancora nessuno che possa preparare questi specialisti. Ma con il tempo avremo tutto. E soprattutto le nanotecnologie cambieranno la vita delle persone. Non ci saranno più giornali, né libri...
- E cosa ci sarà?
- Le nanotecnologie. Continuamente e solo nanotecnologie. A proposito, è stata alla "Nanotech"?
- Ovviamente no.
- Venga domani stesso.
- E come?
- Le scrivo io l'autorizzazione.
Vladimir Vladimirovič™ fissava lo schermo con i presidenziali occhi spalancati.
I due giovani continuavano a ballare.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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Ma dico io

Se avete visto Breakfast on Pluto, siete sopravvissuti alla tortura del doppiaggio e ancora vi state chiedendo cosa intendesse dire il protagonista quando faceva la valigia, indossava il cappottino con il collo di peluche e lasciava il suo piccolo Amleto per la grande città, ecco: hamlet=villaggio, non giovin'uomo tradizionalmente raffigurato in calzamaglia. Ma dico io.


Mahatma Gandhi e fragoline di bosco: a cena con Putin

[Tradotto perché molto divertente e perché Andrej Kolesnikov del Kommersant fa parte delle numerose debolezze del Miro. Anche perché la frase su Gandhi è stata, a quanto pare, un grande, grottesco momento VVP].

Il bollente menù di Putin

I giornalisti dei paesi del G8 a cena con il presidente russo

di Andrej Kolesnikov
Originale: Kommersant


Venerdì il presidente russo Vladimir Putin ha concesso un'intervista ai giornalisti dei paesi del G8. L'inviato speciale del Kommersant, Andrej Kolesnikov, che era uno dei partecipanti, racconta la drammatica storia della nuotata di Putin nelle acque pericolose dei media internazionali. Adesso ci manca solo la drammatica storia della decisione di Putin di estendere il suo mandato a sette anni.

Il presidente ha ospitato l'incontro con la stampa, organizzato secondo il principio "un giornalista per ogni paese" nella sua residenza di Novo-Ogarevo, nei pressi di Mosca. Il più noto tra i giornalisti era il direttore di Der Spiegel Stefan Aust, che è stato al centro del momento saliente dell'intervista e anche del maggiore problema che si è presentato. Gli altri partecipanti erano Franco Venturini del Corriere della Sera, Bronwen Maddox del British Times, l'inviato del giapponese Nihon Keizai Shimbun Yatsusiko Ota, Pierre Rousselin di Le Figaro, Doug Saunders dell'edizione europea del Canadian Globe and Mail e Gregory White della redazione moscovita del Wall Street Journal.

Abbiamo atteso il presidente per circa due ore, per lo più passate a concordare la data di pubblicazione dell'intervista. Idealmente l'intervista avrebbe dovuto essere pubblicata da tutte le testate contemporaneamente, un'impresa che è apparsa subito quasi impossibile dato che Der Spiegel, per esempio, esce il lunedì e che gli altri giornali avrebbero voluto dare almeno un'anticipazione il sabato.

I membri del servizio stampa del presidente Putin hanno faticato a convincere gli altri partecipanti ad aspettare lo Spiegel. Quando finalmente tutti i giornalisti presenti nella stanza hanno giurato solennemente che l'intervista non sarebbe apparsa prima di lunedì mattina, il signor Aust è stato trattato con una certa ostilità dai colleghi.

Il più indignato per l'accordo era il signor Venturini del Corriere della Sera. In quel momento mi è parso che il tipo non fosse del tutto affidabile. Ha guardato il tedesco come se volesse incenerirlo. Cosa che in un certo senso, come poi si è visto, ha fatto.

Quella sera Vladimir Putin non aveva, per così dire, un aspetto riposato. Quando i giornalisti si sono messi in fila per salutarlo uno per uno, prima di sedersi al tavolo, mi è sembrato perfino un po' turbato, cosa insolita all'inizio di un'intervista. Poi mi sono ricordato che era appena tornato da una visita a Naina Josifovna El'cin, dato che il 1° giugno segnava la fine dei quaranta giorni di lutto per la morte del primo presidente russo.

I giornalisti hanno appoggiato i registratori sul tavolo. La conversazione è cominciata nell'ufficio del signor Putin, al primo piano dell'ala destinata agli ospiti della residenza presidenziale. Tuttavia, molto prima che l'incontro cominciasse avevo intravisto il famoso ristoratore moscovita Arkadij Novikov e avevo capito che la serata non sarebbe trascorsa senza una buona cena fortificante.

Il signor Putin ha tenuto un breve discorso introduttivo, ha risposto a tre domande (i giornalisti avevano concordato anche chi di loro avesse dovuto cominciare), e poi ci ha invitati tutti al piano di sopra a mangiare.

Mentre i miei colleghi salivano le scale mi sono accorto che erano già molto contenti. Anzi, mi è sembrato perfino che tre di loro sarebbero stati soddisfatti se l'intervista fosse finita lì. Erano quelli che avevano posto le prime tre domande. Salendo siamo passati accanto ai colleghi che erano venuti a dare il loro appoggio morale ai partecipanti all'intervista. Erano seduti al secondo piano, davanti a un monitor che trasmetteva in diretta dall'ufficio del presidente. I giornalisti hanno salutato con gesto dolente i colleghi, come se si trattasse di amici e familiari di condannati ai lavori forzati in Siberia. Ho pensato allora che forse alcuni dei partecipanti all'intervista non escludevano una simile eventualità.

Sul tavolo c'erano solo i menù. Leggendo il mio ho appreso che avremmo consumato "tartara di branzino con caviale nero, gazpacho con granchio, filetto di rombo e risotto con asparagi, petto d'anatra con fave e uva spina e zuppa di fragoline". Ho trovato quest'ultimo piatto particolarmente interessante. Sono stati poi proposti alla nostra attenzione un Tignanello Chianti del 2003 e un Terre Alte Friuli del 2004. All'improvviso non avevamo più alcuna fretta.

La conversazione è continuata, anche se non direi che il signor Putin ne fosse enormemente entusiasta. I giornalisti dovevano porre le domande in senso orario, ma alcuni di loro - evitando accuratamente di incontrare lo sguardo degli altri - hanno colto l'occasione per porre due e anche tre domande alla volta. Il presidente ha soddisfatto metodicamente la loro curiosità, ma nelle sue parole non ho trovato né un occasionale guizzo d'ingegno né un minimo d'entusiasmo. Ho capito che aveva da tempo preparato le risposte a ciascuna di queste domande e che probabilmente si annoiava. Nella successiva ora e mezza si è animato solo un paio di volte.

Però a un certo punto il direttore dello Spiegel ha chiesto al presidente russo se si considera davvero un autentico democratico, come lo ha definito l'ex-cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. Questa domanda gli era già stata posta giorni fa al vertice UE-Russia a Samara, e ho pensato che il presidente si sarebbe spento del tutto. Invece abbiamo ricevuto la risposta dell'anno: "Dopo la morte del Mahatma Gandhi, non è rimasto nessuno con cui parlare".

Prima di allora il signor Putin, rispondendo, non aveva mai sorriso. Ma pronunciando queste parole ha spalancato gli occhi in modo insolito, cosa che poi ha permesso ai colleghi di parlare entusiasticamente di come avesse affrontato seriamente quella domanda e di quale considerazione abbia di se stesso. Inoltre quello che era stato detto è parso, senza esagerare, di un'ironia diabolica, proprio perché fino a quel momento il presidente non aveva sorriso neanche una volta.

Poi ha risposto alla mia domanda sul divieto d'esportazione di materiali biologici (il Kommersant ne sta scrivendo da diversi giorni). Il signor Putin ha concordato solo sul fatto che il processo non è sufficientemente regolamentato dal punto di vista legale, ed è apparso perplesso a proposito dell'utilità di mandare all'estero campioni di sangue e tessuti per farli analizzare. È stato perfino necessario promettere di fornire delle statistiche, cosa che faremo (tentar non nuoce).

In seguito, dopo l'intervista, ho saputo che il signor Putin era interessato a quell'informazione molto più di quanto avesse lasciato trasparire. Apparentemente le regole per l'uscita dei materiali biologici dal paese verranno elaborate per sua raccomandazione in pochi giorni e non in settimane o mesi come accade spesso per tali questioni.

Nel frattempo però l'intervista era andata avanti per più di due ore, e a un certo punto il signor Putin ha esclamato: "Ma che ore sono? Le 11.30?! Mi state torturando! Bisogna concludere!" Come rendendosi conto di quello che aveva detto, ha aggiunto rapidamente: "O piuttosto sono io che sto torturando voi. Comunque bisogna concludere".

"È d'accordo sul fatto che l'Iran debba possedere armi nucleari?" ha domandato un giornalista.

"Sono completamente d'accordo," ha detto frettolosamente il presidente, dedicandosi alla sua zuppa di fragoline, uno strano ma saporito miscuglio di acqua, fragoline fresche e qualcos'altro che faceva sì che Vladimir Putin trangugiasse avidamente il tutto. Anzi, mentre il presidente rispondeva svogliatamente a una domanda sul destino travagliato dell'Aeroflot, un cameriere ha chiesto se poteva portare via i resti della zuppa, ricevendo il divieto categorico del signor Putin: "La gelatina la lasci qui."

L'entusiasmo del signor Putin per le fragoline era ben più grande di quello suscitato dal fuoco di fila delle domande dei giornalisti, che alla fine si sono dimenticati di ogni regola e hanno cominciato a interrompersi a vicenda, con il giornalista italiano che reggeva sopra la testa con entrambe le mani un foglio di carta con su scritto in inglese "Anch'io ho una domanda!"

Verso la fine dell'intervista il presidente ha annunciato che sarebbe stato "accettabile" estendere il mandato del presidente da quattro a cinque anni, e forse addirittura a sette. Ne ha perfino spiegato il perché, e ha cominciato a lasciarsi andare e a rilassarsi mentre la conversazione volgeva al termine.

Forse era perché si era aspettato altre domande oltre a quella di protocollo sul destino di Andrej Lugovoj, come pure le domande rituali sull'omicidio di Anna Politkovskaja, sulla Cecenia e Beslan. Domande che non sono mai arrivate. I giornalisti erano interessati ad altro. Il collega giapponese si è lamentato che il bando dell'esportazione della polpa di granchio significa che i giapponesi non potranno disporre di polpa di granchio sufficiente per il sushi, anche se il presidente ha dichiarato di preferire di gran lunga il tonno.

Alla fine il signor Putin ha esercitato la propria autorità per portare al termine la conversazione, poco dopo la mezzanotte. Il signor Aust di Der Spiegel è corso dai suoi colleghi al secondo piano, intenti a dettare furiosamente per l'edizione di lunedì le risposte del presidente al loro direttore.

All'uscita tutti hanno nuovamente concordato sull'embargo fino a lunedì mattina, e tutti hanno nuovamente guardato male il signor Aust.

Il giorno successivo, il sito internet di Der Spiegel preannunciava l'intervista, di fatto pubblicando estesamente le risposte del signor Putin alle questioni più calde e violando così l'accordo. Alla mossa tedesca hanno subito reagito i giornalisti del Corriere della Sera, che domenica hanno deciso di offrire la versione completa della conversazione. Alla fine, solo il coraggioso servizio stampa del presidente russo è riuscito a rispettare l'embargo quasi fino a lunedì.

lunedì, giugno 04, 2007

VVP e il Mahatma Gandhi

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nella posizione del loto sul tetto del palazzo presidenziale. Nel cielo terso splendeva un sole dissennato. Sulla Piazza Rossa camminavano alcune persone.
Vladimir Vladimirovič™ le osservava disgustato.
- Che noia, eh - borbottò Vladimir Vladimirovič™, abbassando le presidenziali palpebre, - Dopo la morte del Mahatma Gandhi non è rimasto più nessuno con cui parlare...
Vladimir Vladimirovič™ raddrizzò le spalle. L'infuocato tetto di ferro del palazzo presidenziale gli scaldava le muscolose cosce.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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Tanzen! (Soviet mode on)

REGOLE
per il comportamento durante le serate danzanti.

Alle serate danzanti i lavoratori dovranno vestire abiti e calzature leggeri. È proibito danzare in abiti da lavoro o sportivi.
È proibito danzare in modo travisato.
Il ballerino deve danzare in modo corretto, chiaro e ugualmente bene con la gamba destra e con quella sinistra.
La donna ha il diritto di esprimere in forma adeguata insoddisfazione per l'inosservanza maschile della prefissata distanza di tre centimetri e di esigere una spiegazione in forma adeguata.
Si impone di fumare e scherzare nei luoghi a questo appositamente preposti.

Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Komi - N. SIZOV

Link: Radulova (in russo).

venerdì, giugno 01, 2007

Prove di colore in famigliamir

Ieri, verso sera.
– Pronto.
– Che disastro!
– Ciao, mamma.
– Mi sono tinta i capelli con quel colore là! Che schifo!
– Troppo scuri?
– C'era scritto biondo scuro cannella.
– E allora?
– Dov'è la cannella! Dov'è la cannella! Come faccio adesso, tuo padre mi sta sgridando, dice cos'è questa fissa di cambiare colore.
– Infatti prima non stavi male.
– Ma se così abbronzata sembravo Tina Turner.
– Eh.
– Non è per il colore, è per tuo padre. Non capisce niente!
– Prova a lavarli ancora e aspetta qualche giorno.
– E chi esce, con questa testa. Domattina ho il dentista, domani sera l'inaugurazione dell'Estate di Cuore Amico. E mi diranno tutte "Hai cambiato colore?"
– Facile, sì.
– Cannella, c'era scritto. Pantegana, dovevano scrivere.
– Dimmi com'è questo colore, su.
– Mah, tipo i tuoi.

Me li immagino, lui e lei, litigati. Seduti davanti alla loro serie televisiva preferita, gli occhi fissi sullo schermo, mentre fingono di seguire i dialoghi ma in realtà osservano i capelli delle attrici confrontandoli mentalmente con la composizione d'alghe del Mar Morto che decora il capo di mia madre. Lui lancia uno sguardo a lei, immediatamente intercettato e distrutto da un Vympel R-77. Silenzio.

– Ciao.
– Come va oggi?
– Ci sono arrivati i moduli dell'Ici.
– E allora?
– E allora gli ho detto: se divorziamo oggi non devo pagare la mia parte di Ici, vero? E dove vai a vivere, dice lui. Vado dalla Manu, ho risposto. Sì, fa lui, in effetti ha una cantina grande.
– Scemo.
– E infatti. Poi mi fa: mi dai la mano, cocchina?
– E tu?
– E io gli ho detto: no, però puoi prenderti il piede.

giovedì, maggio 31, 2007

VVP e Valentina

[Contesto: il nostro donnone-alfa preferito, il governatore di San Pietroburgo Valentina Ivanovna Matvienko, qualche giorno fa ha partecipato a un burrascoso incontro con la stampa. La Matvienko e stata accusata di avere gestito male la Marcia dei dissenzienti del 15 aprile facendo intervenire la polizia, si è difesa dicendo che i manifestanti si erano feriti da soli per incolpare le autorità, ha a sua volta attaccato i giornalisti colpevoli di ritrarla sempre in modo "clownesco" e infine ha urlato un po' incongruamente "La Baturina a Mosca ne ha combinate di ben peggiori!" (la Baturina, moglie del sindaco di Mosca Lužkov, è nota per i suoi intrallazzi finanziari), frase che è ormai diventata un tormentone. Memorabile].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva al grande tavolo presidenziale nel suo studio all'interno del Cremlino. Davanti a lui sopra il tavolo era appoggiata una grande coppa di platino con le aquile a due teste dorate incise sui panciuti e opachi fianchi. Accanto alla coppa c'era un termometro di cristallo, fabbricato nel 1827 su commissione del capo della terza sezione della cancelleria di sua maestà imperiale Nicola I, conte Aleksej Christofovič Benkendorf, appositamente per la misurazione dello stato d'animo del paese.
Vladimir Vladimirovič™ aprì un cassetto e ne estrasse un grande atlante militare. Vladimir Vladimirovič™ sfogliò l'atlante e strappò con decisione le pagine con le carte degli Stati Uniti d'America e della Federazione Russa. Vladimir Vladimirovič™ contemplò le pagine strappate e cominciò a farle a pezzettini, che poi mise nella coppa. Fatte così a pezzi tutte le carte, Vladimir Vladimirovič™ prese il termometro e lo immerse nella coppa.
In quel momento sul tavolo di Vladimir Vladimirovič™ prese a squillare il telefono. Vladimir Vladimirovič™ sollevò il ricevitore.
- Ascolta bratello, - nel ricevitore risuonò la voce del governatore di San Pietroburgo Valentina Ivanovna Matvienko, - Che stai facendo?
- Mah, così... - Vladimir Vladimirovič™ si confuse un po', lanciando uno sguardo al termometro, - Così, sto misurando... la temperatura dei rapporti russo-americani. Perché?
- Riferisco! - disse lentamente Valentina Ivanovna, con tono trionfante, - Ho proibito i bagni nella Neva!
- Ma perché mai? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Fa caldo!
- La Neva si getta nel golfo di Finlandia, - spiegò Valentina Ivanovna, - E da lì all'estero sono due passi.
- E dunque? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- La nostra gente, lo sai anche tu, è incosciente, - disse Valentina Ivanovna, - In acqua, quando nuota, fa il bisogno piccolo e anche quello grosso.
- Beh, e allora? - Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle presidenziali spalle, - Quello che è naturale non è vergogna. A meno che non si mettano a sporcare tutto...
- Ma che sporcare e sporcare, bratello! - esclamò Valentina Ivanovna, - Sono tutti campioni biologici! E l'esportazione di materiale biologico è stata proibita dal Servizio doganale federale!
Vladimir Vladimirovič™ sospirò.
- Sei una donna ben strana, Valentina, - disse quietamente Vladimir Vladimirovič™, - Da un lato sembri così... normale. Dall'altro... eh...
Valentina Ivanovna taceva.
- Beh, adesso perché te ne stai zitta? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - Perché hai disperso una marcia autorizzata? Ora siamo nei guai...
- Come fai a non capire? - domandò Valentina Ivanovna con voce tremante, - Gli organizzatori vogliono destabilizzare la situazione nel paese! Le persone vanno a queste marce vestite di bianco, con i rasoi, e poi si tagliano di nascosto, si imbrattano di sangue a vicenda e poi accusano la polizia di aver picchiato i manifestanti! Hai sentito che li finanzia Berezovskij?!
- E dove li trova, i soldi? - Vladimir Vladimirovič™ sorrise, - Faresti bene ad andare da qualche parte a riposarti. Sennò mi dispiace proprio per te. E mi dispiace, lo dico sinceramente, anche per la città.
- Ah, ti dispiace per la città?! - urlò indignata Valentina Ivanovna, con la voce rotta dai singhiozzi, - La Baturina a Mosca ne ha combinate di ben peggiori!!!
E il governatore interruppe la conversazione.
Vladimir Vladimirovič™ scosse il capo e riagganciò.
Poi osservò il termometro e scosse nuovamente il capo.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

VVP e le armi genetiche

[Contesto: il Servizio doganale federale russo ha bloccato le esportazioni di tutto il materiale biologico umano, dai capelli ai campioni di sangue. Pare che all'origine di questa decisione ci sia un rapporto presentato a Putin dal direttore dell'FSB Patrušev: secondo il documento l'Occidente potrebbe sviluppare "armi genetiche contro la Russia". La decisione ha causato un notevole allarme perché tra le altre cose impedirebbe ai cittadini russi di ricorrere a laboratori stranieri per curare le proprie malattie, ma il ministero della sanità ha escluso che possano esserci conseguenze per i pazienti russi. Link (in russo) e Link (in inglese). E ora leggetevi questo terribile VVP].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il direttore del Servizio di sicurezza federale Nikolaj Platonovič Patrušev sedevano nei seminterrati della Lubjanka, impegnati in un colloquio segretissimo.
- Ecco cosa devo dirti, bratello, - sussurrò tutto emozionato Nikolaj Platonovič, - Il fatto è che... hanno trovato il petrolio.
- Ah, che novità, - Vladimir Vladimirovič™ alzò le spalle, - Trovato il petrolio, ma pensa. Mi hai chiamato per dirmi questo?
- Non capisci, - disse a voce ancora più bassa Nikolaj Platonovič, - L'hanno trovato sotto tutta la Russia.
- Cioè, come, sotto tutta la Russia? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Anche a Mosca?
- Anche a Mosca, - annuì Nikolaj Platonovič, - E a Piter. E anche a Soči. Capisci? Petrolio dappertutto!
- Niente male, - Vladimir Vladimirovič™ sgranò i presidenziali occhi, - Adesso si comincia a vivere!
- C'è un solo impedimento, - Nikolaj Platonovič si fece un po' più vicino, - La popolazione. In Russia vivono centoquarantacinque milioni di persone. Proprio sopra il nostro petrolio... e questa gente bisognerebbe metterla da qualche parte.
- Facciamo uno sgombero, - propose Vladimir Vladimirovič™, - Come a Butovo [villaggio alla periferia di Mosca, dove circa un anno fa le vecchie case sono state demolite per fare spazio a moderni condomini, n.d.T.].
- Bratello, - scosse la testa il direttore, - Sono centocinquanta milioni! Dove li metti? Occuperanno sempre un bel po' di spazio.
- E allora che si fa? - domandò Vladimir Vladimirovič™ fissando gli occhi trasparenti di Nikolaj Platonovič, - Naaah... Questo no!
- E allora che ne dici di questo? - bisbigliò Nikolaj Platonovič, - Anche gli americani sanno del nostro petrolio. E lavorano a un programma.
- Che programma? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Armi genetiche, - disse il direttore con un filo di voce, guardandosi attorno.
- E cosa sono? - domandò spaventato Vladimir Vladimirovič™.
- Aggressione etnicamente orientata, - sussurrò Nikolaj Platonovič, guardandosi attorno continuamente, - Danneggerà la salute del popolo russo! Fino alla sterilità e alla morte.
- Perché?! - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Come, perché?! - Nikolaj Platonovič si sollevò perfino un po' dalla sedia, - Perché poi potranno estrarre il petrolio dalla nostra terra!!!
- E noi cosa possiamo fare? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Giocare d'anticipo, - disse convinto Nikolaj Platonovič.
- In che senso? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, e fissò nuovamente i trasparenti occhi di Nikolaj Platonovič.
- Ma sì, ma sì, - annuì Nikolaj Platonovič, - Dobbiamo ripulire la Russia dei suoi abitanti prima degli americani! Per cominciare ho detto a Ivanov di proibire l'esportazione dei materiali biologici umani.
- Materiali biologici? - ripeté Vladimir Vladimirovič™.
- Beh, sì, - annuì Nikolaj Platonovič, - Tutti i campioni delle analisi. Primo, senza quei campioni laggiù (e Nikolaj Platonovič con gli occhi indicò il soffitto) non possono produrre le armi.
- E secondo? - domandò interessato Vladimir Vladimirovič™.
- E secondo, - rispose tranquillamente Nikolaj Platonovič, - Qui la gente non potrà curarsi.
- Ma... eh... - Vladimir Vladimirovič™ aggrottò la presidenziale fronte, - Però tutti hanno diritto alla salute e all'assistenza medica, no?
- Ma da cosa mi stai citando? - Nikolaj Platonovič non capiva.
- Dalla costituzione, - rispose Vladimir Vladimirovič™.
- La costituzione? - Nikolaj Platonovič continuava a non capire, - E cosa c'entra?
Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle presidenziali spalle.
- Bratello! - lo implorò il direttore, - Ma quale costituzione?! Lì c'è il petrolio, capisci?! Il petrolio!!! Barìl-barìle, aj-lju-lju! Lì c'è più petrolio che in tutto il resto del mondo! Un mare di petrolio! E vieni a parlarmi di costituzione... Ma adesso per noi è come stare in Sardegna...
- Sssst!!!! - Vladimir Vladimirovič™ sgranò gli occhi e si portò un dito alle labbra, - Però della Sardegna non si parla. Qualcuno potrebbe sentirci.
E Vladimir Vladimirovič™ e Nikolaj Platonovič fecero scorrere lo sguardo sui nudi muri di cemento della Lubjanka.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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mercoledì, maggio 30, 2007

SdL, puntate precedenti: gelato!

Katharina si rende finalmente conto che Laura deve stare vicina ad Alexander. Alfons si accorge dei debiti di Viola e le consiglia di iniziare la procedura fallimentare.
Laura in ospedale conosce meglio Christian, scoprendo anche che la moglie di quest'ultimo preparava i gelati benissimo.
Tanja inizialmente se la prende con Laura e Robert che non sono intervenuti alla sua festa, poi capisce le motivazioni addotte dall'amica.
Alfons sta male per il fatto di non poter rivelare di essere il padre di Alexander e soprattutto per non potergli essere vicino in questo momento di difficoltà: vorrebbe che la verità venisse fuori ma Hildegard lo induce a ragionare.
È arrivato il giorno del compleanno di Alexander e la famiglia, nonostante il coma del giovane, "festeggia" prima intorno al suo letto e poi in hotel.
Alexander si sveglia proprio mentre Laura è accanto a lui. Katharina avrebbe voluto essere lei a fianco del marito al momento del risveglio.
Robert pensa che non otterrà mai il perdono del fratello.

[Comincio a elaborare delle antipatie: Laura, la parassita. Scommetto che all'inizio della storia lei e Alexander si amano e Katharina li divide con un losco sotterfugio per sposarselo. E lei è quella carina e paziente, che per ora si è messa in orbita di stazionamento e naturalmente alla fine l'avrà vinta. Adesso la parassita divide il suo tempo tra Alexander (in coma) e Christian (marito di donna in coma). Comunque la donna in coma sapeva preparare il gelato, e questo cambia un bel po' la prospettiva.
Alfons è sempre il padre di Alexander ma nessuno deve saperlo. Mentre tutti festeggiano il compleanno di Alexander soffiando sulle sue candeline e mangiando la sua torta, lui si ridesta e trova accanto a sé Laura; la feroce Katharina sta allegramente brindando con gli altri e si perde il risveglio (-1500 punti, sfiga). Per Robert, fratello di Alexander e responsabile del suo coma, casini in vista. Viola, che per tutte queste puntate ha usato una macchina da stiro rubata, adesso è sommersa dai debiti. Chi è Hildegard?].


Falso Allarme per Devo Sparare a un Pilota

Chi: Mike Figgis.
Cosa: regista inglese.
Dove: ufficio immigrazione dell'Aeroporto di Los Angeles.
Gli è stato chiesto: "Qual è lo scopo della sua visita?"
Avrebbe dovuto dire: "Girare il primo episodio di una serie televisiva".
Che si chiama, anche: episodio-pilota.
Girare si dice: to shoot.
Ha detto: "I'm here to shoot a pilot".
È stato trattenuto e interrogato per: 5 ore.
Trattandosi di Mike Figgis: potevano tenerselo.

Link


martedì, maggio 29, 2007

Lettere dalla città di G./Caro J.

Caro J.,

sono passati dieci anni ed è giunto il momento di ammetterlo. Tentare di galleggiare completamente vestito, con gli stivali, di notte, in un affluente del Mississippi, cantando "Whole Lotta Love": che idea del cazzo.
Odio i Led Zeppelin.

Ti penso spesso,

M.


SdL, puntate precedenti: girlfriend in a coma

Alexander apre gli occhi, anche se solo per un momento, proprio mentre Laura è nella sua stanza. Ma Katharina è in agguato, la donna capisce che Laura fa ancora visita ad Alexander nonostante lei non voglia.
Katharina vuole trasferire Alexander in una clinica a Città Del Capo in Sud Africa, ma tutta la famiglia si schiera contro questo proposito. E comunque il trasferimento viene negato dai medici di Alexander, che ha avuto un arresto cardiaco.
Viola, vedendo Charlotte ed Alfons abbracciati, pensa che i due abbiano una storia.
L'ex fidanzato di Natalie vuole rimettersi con lei e la tempesta di telefonate, poi si presenta in hotel: Xaver ne è geloso.
Robert consiglia a Laura di dedicarsi solo a Lars, intanto Laura in ospedale conosce Christian, il marito di una donna in coma.

[Alexander è ancora in coma, Laura gli sta appiccicata, Katharina è contrariata. Viola vuole Alfons, ma lui si abbraccia con Charlotte. A Xaver piace Natalie. Laura deve dedicarsi a Lars, dice Robert, ma conosce Christian, il marito di una donna in coma. Questa Laura frequenta troppo il reparto rianimazione, se volete il mio parere. E poi non sappiamo chi sia, Lars. Totale personaggi della puntata: 12; di queste, in coma: 2. Arresti cardiaci: 1. Il paziente Alexander ha aperto gli occhi: 1 volta].

VVP e l'Altra Marcia dei Dissenzienti

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov percorrevano i corridoi del Cremlino rinfrescati dall'aria condizionata.
- E allora, che c'è ancora? - disse Vladimir Vladimirovič™. Aveva voglia di andarsene a casa, da sua moglie, a bere il tè.
- Ci sarà un'altra Marcia dei dissenzienti, - rispose Vladislav Jur'evič, - Questa volta a Voronež.
- Beh, e voi? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Al solito, - Vladislav Jur'evič si strinse nelle spalle, - Abbiamo autorizzato la manifestazione, purché non in centro, ma da un'altra parte.
- E loro? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Al solito, - Vladislav Jur'evič si strinse nuovamente nelle spalle, - Hanno detto che andranno lo stesso in centro.
- Adesso spiegami una cosa, - Vladimir Vladimirovič™ si fermò di scatto, - Perché fate così?
- Per dimostrare che infrangono le leggi, - rispose Vladislav Jur'evič, - Noi lo sappiamo, che loro andranno lo stesso in centro. E lì troveranno la polizia.
- Ma ovvio che andranno in centro! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Devono dissentire! Fanno la marzia dei dissenzienti! Ovvio che non sono d'accordo sul posto che gli date. Ma si possono fare le cose con più delicatezza! Non occorre mica arrivare alla polizia.
- E come? - domandò con interesse Vladislav Jur'evič.
- È molto semplice, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Permettete loro di marciare dove vogliono.
- E perché? - si stupì Vladislav Jur'evič.
- Perché loro rifiuteranno! - disse Vladimir Vladimirovič™ con convinzione, - Sono dissenzienti! Non possono essere d'accordo con le autorità!
- Allora facciamola ancora più facile, - Vladislav Jur'evič afferrò la palla al balzo, - Li invitiamo noi, alla Marcia dei dissenzienti.
- Giusto! - annuì Vladimir Vladimirovič™, - Telefona subito a Lužkov. Che conceda alla Marcia dei dissenzienti il patrocinio del sindaco e del comune di Mosca. E vedrai quanti di loro verranno.
- Nessuno, verrà, - rispose Vladislav Jur'evič, - Sono dissenzienti, dissentiranno.
- E noi questo vogliamo! - disse Vladimir Vladimirovič™, - Bene bene, a questo punto io me ne andrei a casa...
E Vladimir Vladimirovič™ si allontanò frettolosamente lungo il corridoio del Cremlino.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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lunedì, maggio 28, 2007

SdL, puntate precedenti: la macchina stiratrice!

Alfons, mentre Alexander è in coma, gli dice di essere suo padre. L'uomo vorrebbe parlare con Werner a proposito della sua paternità, ma Charlotte interviene.
Laura cerca di essere sempre vicina ad Alexander, ma Katharina è ovviamente molto gelosa di ciò, fino ad impedirle di vedere l'uomo. Per fortuna c'è Tanja: un espediente organizzato dalla ragazza riesce a risolvere la situazione di Laura almeno temporaneamente. Proprio Katharina, la cui presenza accanto al marito non sembra portare alcun beneficio, scopre che la causa del coma di Alexander è Robert e ne parla con Charlotte. Werner chiarisce i suoi dissapori con il figlio Robert, ma l'uomo perde ogni potere all'interno dell'albergo perchè ora lo dirige Katharina. La macchina stiratrice di Viola risulta un oggetto rubato!

[Allora, dovrebbe essere così: Alexander sta con Katharina e non sa di essere figlio di Alfons. Katharina dirige l'albergo e detesta Laura che ama Alexander, forse ricambiata. Alexander è in coma a causa di Robert, che è figlio di Werner. Il tutto avviene all'interno e nelle immediate vicinanze di un albergo bavarese e fa da copertura a un contrabbando di DSI (Dispositivi da Stiro Improvvisati)].

Tutta questa curiosità morbosa nasce da qui.

Pop, politica, panna montata: il magico mondo di Eurovision

Di Verka Serdjučka mi sono accorta in ritardo. Navigavo ancora a vista nel tunnel del soldato di bronzo e della crisi Russia-Estonia quando mi sono imbattuta nelle foto di alcuni manifestanti scattate a San Pietroburgo: scritte più o meno filoestoni, slogan che invitavano alla pacifica convivenza tra i due popoli. "Vogliamo vivere in pace con i nostri vicini" e "Giù le mani dall'Estonia", mh-mh, solite cose. Solo quando ho notato il ricorrere di "tumbaj, lasha" e "lasha, tumbaj" mi è parso di ricordare un tunz-tunz molesto che prendeva da tempo a testate la mia residua integrità postsovietica.

Bene.
Una breve ricerca mi ha portata su YouTube.
E ci ho trovato la Pia™, storica amica di mia suocera, abbigliata e accessoriata da Pia™: occhiali panoramici, collo di leprotto, tailleur metallizzato, collant coprente setificato e copricapo esuberante. In pratica, Verka Serdjučka, cioè Andrej Michailovič Danilko, popolare travestito, comico e performer ucraino che con "Dancing Laša Tumbaj" è arrivato secondo al festival della canzone europea (dopo la serba Marija Šerifović con "Molitva" e prima delle Serebro, le solite ragazzine russe in overknees, e neanche a righe).

E qui veniamo alla Russia. Perché secondo Danilko l'espressione "Laša Tumbaj" significa semplicemente "panna montata" in mongolo, però ha una sospetta somiglianza fonetica con "Russia, goodbye" e suonerebbe provocatoria, tanto più se pronunciata da un ucraino. Ecco il perché delle scritte alla manifestazione filo-estone. Capito.

Naturalmente, come spiega bene Kirill Pankratov su Exile.ru (la sopravvivenza di questa rivista per me è la prova dell'esistenza in vita della libertà di stampa in Russia), l'Eurofestival - oltre a essere un gran baraccone "in grado di far sembrare American Idol un lugubre sermone metodista" - è terreno fertile per le più fantasiose teorie, del complotto e non. C'è chi lo vede come l'ultimo rifugio dei romantici, c'è chi non riesce a dimenticare l'esibizione dei lettoni boccellizzati Bonaparti, e c'è chi calcola (come per le Olimpiadi e per il Partito Comunista alle elezioni) quanti paesi facevano parte dell'Unione Sovietica o sono ex-repubbliche socialiste (rispettivamente 8 e 15, l'ho letto sul blog di Kononenko) e quanti sono i paesi ortodossi tra i primi dieci (8, dice lui, che però ha incluso l'Armenia). Nel magico mondo di Eurovision la vittoria serba viene vista come un modo per addolcire l'amaro calice dell'incombente indipendenza del Kosovo (e la finale si è tenuta in Finlandia, il paese di Martti Ahtisaari!), cose così.

Il Miro, nel frattempo, entrava nel tunnel delle dichiarazioni e del vissuto di Danilko/Serdjučka, avvalendosi di fonti sitografiche autorevoli come le pagine di wikipedia in russo e in inglese a lui dedicate, ma soprattutto il fondamentale articolo di Zizn'.ru intitolato: "Perdonami, Russia!" (la foto dimostra ancora una volta che Verka è la Pia™, di questo sono sempre più convinta). Andrej dice che lui non aveva intenzione di alludere a "Russia, goodbye", ma che la frase gli è venuta da sé dopo le parole "I want to see"; poi qualcuno gli ha detto che "Laša tumbaj" in un dialetto mongolo significa "sbatti il burro", e quindi il tutto è diventato "Voglio vederti mentre sbatti il burro", con coreografia e movimenti delle braccia adeguati. Seguono pareri di esperti a vario titolo, tra i quali una docente di lingua mongola ("in mongolo non esiste niente del genere"). Sulla Gazeta po-kievski la lingua da mongola diventa moldava e Danilko è categorico: non intendo scusarmi con lo show-business russo, non ho fatto niente! Pensavamo che ci avrebbero accusato di filonazismo, mica di queste cose qui. E c'ho uno spettacolo da preparare, mica posso pensare a queste insinuazioni. E comunque sbaglia chi dice che mi sono giocato il pubblico russo. Pare in effetti che Verka in Russia sia ancora più seguita che nel suo paese, non unanimamente felice di essere rappresentato da una drag queen in una manifestazione peraltro così sobria ed elitaria. Eh.

Potremmo continuare con le rivelazioni sulla vita sentimentale di Andrej, che dice di aver vissuto con una donna per otto lunghi anni e di esserne rimasto segnato per la vita ("È stata una prova pesante"... "Dio dà qualcosa e toglie qualcos'altro" ... "La mia arte ci ha guadagnato"). Però ce le teniamo per eventuali sviluppi: Verka/Pia™ entra di diritto nel novero dei nostri donnoni-alfa, con la Matvienko, la Pugačëva e poche altre (temo che Ljudmila non ce la farà, benché a Volgograd abbiano avuto l'idea di proporla come successore del marito per risolvere il problema del terzo mandato).
Dunque, almeno per oggi, "O-key, eppy end". Benché l'Ucraina con la sua rivoluzione Pantone™ abbia poco da ridere, detto tra noi.

venerdì, maggio 25, 2007

Sturm der Liebe in famigliamir

– No, noi alle sei non possiamo.
– Abbiamo da fare.
– Diciamo che abbiamo da fare.
– Possiamo dirglielo: guardiamo Tempesta d'Amore.
– Ssst, Elio. Lui, lo guarda.
– Ci piace molto, è una cosa alla buona.
– Una produzione tedesca.
– Succedono cose incredibili che poi si risolvono, vero Lina?
– L'altro giorno uno è rimasto morto per due giorni.
– Sì, ogni tanto lo inquadravano. Immobile, morto.
– Era cardiopatico e mangiava troppo. Poi hanno nascosto il cadavere nel furgone della lavanderia per portarlo in Italia.
– Voleva essere sepolto sotto un albero...
– ... un ulivo.
– Tedeschi, sono.
– E due giorni dopo si è svegliato. Risorto, dopo due giorni.
– Ma noi ci accontentiamo.
– Ambientato in un albergo, sai?
– Un albergo di lusso, un cinque stelle. Fürstenhof, si chiama. Sarebbe bello se Fürsten volesse dire cinque e hof stelle.
– Ma non mi sembra, Elio.
– No, infatti, ma facciamo finta.
– Ci piacciono molto gli esterni.
– Sì, le aiuole fiorite, i campi da tennis, gli animali, la coccinella sul filo d'erba...
– Ah, Elio: sai quello vestito di bianco con la racchetta che passa sempre davanti all'albergo?
– Sì, sempre lui. Sempre la stessa scena. Lo vedi da come muove la racchetta, il mona.
– Io mi sono accorta ieri.
– No, io avevo dei sospetti già da prima ma stavo zitto. Raccoglievo elementi per poi stupirti.
– Anche la coccinella è sempre la stessa. E il gatto rosso si lecca sempre la zampa sinistra.
– Ma noi facciamo finta di non accorgercene. Si vede che è fatto in economia.
– È rilassante.
– Non pensare che guardiamo solo quello. Non siamo rincoglioniti.
– Veramente ieri tuo padre ha insistito per raccontare la trama alla Gianvi.
– Perché quella non sta mai zitta, volevo confonderla. Adesso crede che abbiamo conoscenze in Baviera.
– Scemo.
– Comunque Annozero ce lo registriamo, no, Lina?
– Annozero, e anche Ballarò.
– Tempesta d'amore però lo guardiamo in diretta.

Insieme per l'emivita

Mesi fa eravamo rimasti alla considerazione che il Polonio-210 ha 138 giorni di emivita, ma se li sta godendo tutti: stava nel tè, nella tazzina, nella teiera, nella lavastoviglie, addosso ai camerieri, in un sushi bar di Soho, in quattro alberghi, in un ristorante di Mayfair, su tre aerei, nelle sedi di due società, nell'ufficio di Berezovskij, in varie auto, in uno stadio, ad Amburgo, e perfino a casa di una suocera. Ovviamente anche nella casa di Litvinenko, definita inabitabile.

La svolta di un paio di giorni fa era la notizia che la Procura britannica della Corona ha chiesto l'incriminazione "per omicidio tramite avvelenamento deliberato" dell'ex agente russo Andrej Lugovoj. Solito tira e molla: noi chiediamo l'estradizione, ma tanto la Russia non vuole. O forse chiederà in cambio Berezovskij, ma noi non cederemo perché ormai è degnissimo cittadino britannico.
Intanto Lugovoj promette straordinarie rivelazioni.
Ah già: al festival di Cannes sarà proiettato a sorpresa il documentario di Nekrasov (amico del defunto) sul caso. Chiamiamola coincidenza.

Però.
Perché dovrei fare il post lunghissimo che temete tutti, quando posso tentare un piccolo esperimento?
Sono curiosa di sapere quali sono i fatti e le immagini salienti che ricordate del caso Litvinenko: le prime cose che vi vengono in mente, l'impressione generale, quello che vi ha interessati o lasciati indifferenti, la vostra fantateoria preferita. Tutto, anche i dettagli comici, frivoli o irrilevanti. La foto dell'ex-colonnello dell'FSB agonizzante? Scaramella? Guzzanti? Il sushi? Putin che ammazza la gente (o l'agente)?
Perché io un'idea ormai ce l'avrei, ma (come dice una mia cara amica) vorrei rendere breve e piacevole una storia lunghissima e complicata. Se non vi viene in mente niente passo senza indugio a raccontarvi i fatti miei.

giovedì, maggio 24, 2007

"Spinti a sparire": il metodo del generale

Generale in pensione, ex paracadutista, ex combattente contro i nazisti, il vecchio porta una benda nera sull'occhio sinistro e a quanto pare è sordo. Dicono che è stato collaboratore di Massu, che ha combattuto contro i nazisti, che ha utilizzato ampiamente la tortura durante la guerra d'Algeria. Però ha anche combattuto contro i nazisti. Ci spiegano che il governo francese all'epoca aveva approvato le azioni degli squadroni della morte perché voleva che l'FLN fosse liquidato. E poi gli algerini hanno ammazzato altri algerini, per la precisione 45.000. E pensare, dice il giornalista italiano, che l'Algeria poteva diventare la Svizzera d'Africa.

Accanto a me è seduto Silvino, ex partigiano, presidente dell'ANPI. Ogni tanto si impenna, chissà se per qualcosa che è stato detto o perché punta un dettaglio, qualche fila più in là. Forse è semplicemente stanco, o stufo.

Il generale dice che non ha fatto volentieri quello che ha fatto, che ha scritto le proprie memorie perché la gente sapesse, che era necessaria una risposta francese al film di Pontecorvo e agli scritti di Mannoni.
Che la Battaglia d'Algeri è stata vinta dai francesi.
Sì, sottolinea con entusiasmo il giornalista italiano: la Battaglia d'Algeri è stata vinta dalla Francia, la guerra del Vietnam è stata vinta dagli americani. Sono state vittorie militari, ma sconfitte politiche. Dice. Il giornalista si mette a parlare di estremismo islamico, di gente che si fa esplodere in mezzo ai civili. Immaginate, dice, che questa sia una moschea affollata, piena di gente che sta pregando. Arriva uno, si ferma qui davanti e si fa esplodere. Gli fanno notare che in Algeria non andava così, ma è evidentemente colpito dalla potenza dell'immagine appena evocata, e dall'avere trasformato con poca spesa un tendone ai Giardini Pubblici di G. in un pezzo disperato di Iraq.

Silvino si guarda attorno, nota che prendo distrattamente appunti e per qualche secondo i miei occhi incrociano i suoi, due pesci malati in un acquario torbido.

Ci ripetono che il vecchio, del resto, ha combattuto contro i nazisti. Che la Francia sapeva.
Delle memorie invece non si parla: le torture ci sono state, ma non vengono descritte né quantificate. Non ci dicono quanti suicidi, quanta gente volata dalle finestre, quante persone fatte sparire dopo le confessioni, persone che oramai "non sentivano più niente": la tortura è un male piccolo ma necessario per sconfiggere il grande male del terrorismo, il vecchio è una lezione per la Francia, per tutti. La traduzione del libro sarà presto pubblicata dalla casa editrice che ha promosso la rassegna, e questo è quanto.

Se lasciassero spazio alle domande ci sarebbe da chiedere cos'ha fatto il generale dopo la guerra d'Algeria, dopo aver torturato, suicidato, spinto giù dalle finestre per il bene e con la benedizione del suo paese. Io lo so: ha fatto carriera, è andato in Sudamerica dove negli anni Settanta ha partecipato all'addestramento dei militari argentini, ai quali ha insegnato i propri metodi ("l'interrogatorio si converte in un metodo quando si svolge in modo da ottenere sempre una risposta", dice il colonnello Bigeard nel film di Pontecorvo: quel metodo è la tortura).
Il vecchio è stato una lezione per tutti: Argentina, Cile e Paraguay hanno applicato il metodo con diligenza, la battaglia di Algeri è ora utilizzata dal Pentagono per studiare come affrontare la guerriglia irachena.

Dopo un'ultima impennata Silvino se n'è andato. Il pubblico tace, l'incontro è finito.
Un ragazzo con gli occhiali scuri si avvicina al vecchio con la benda, gli stringe la mano e gli chiede un autografo: "Merci, monsieur Aussaresses". A voce troppo alta, perché a quanto pare il vecchio è sordo.

mercoledì, maggio 23, 2007

VVP e la Bank of New York

[Contesto: la Russia ha fatto causa alla Bank of New York per riciclaggio di denaro sporco (i fatti risalgono agli anni Novanta). Il Servizio doganale federale russo ha accusato il più antico istituto di credito americano di avere provocato danni alla Federazione per un totale di quasi 17 miliardi di euro].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva al grande tavolo presidenziale nel suo studio all'interno del Cremlino. A un tavolinetto, davanti a Vladimir Vladimirovič™, sedeva invece il direttore del Servizio doganale federale Andrej Jur'evič Bel'janinov.
- Ecco, - disse Andrej Jur'evič, estraendo dalla borsa alcune carte, - Abbiamo fatto causa alla Bank of New York. Per ventidue miliardi di dollari statunitensi.
- Ventidue miliardi? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E perché così pochi?
- Vale a dire… - si confuse Andrej Jur'evič, - Vale a dire... come così pochi?! Ventidue miliardi!
- Bratello, - sorrise Vladimir Vladimirovič™, - La procura è riuscita a tirar fuori a Chodorkovskij ventitré miliardi! Praticamente tutta la Bank of New York.
- Ma allora… - borbottò Andrej Jur'evič, riponendo le sue carte nella borsa, - Dobbiamo chiedere di più?
- Non chiedere, ma esigere! - annuì Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna porsi dei traguardi ambiziosi! Mille miliardi, dovranno pagare!
- Mille miliardi! - esclamò Andrej Jur'evič.
- Mille! - Vladimir Vladimirovič™ batté felice le presidenziali mani, - In questo momento ci fanno comodo anche gli spiccioli.
Andrej Jur'evič arrossì.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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Internazionale Comunista Canaglia

Ieri durante una seduta del consiglio comunale di Tol'jatti (Togliatti), nella regione di Samara, si è discusso della possibilità di cambiare nome alla città ritornando alla denominazione precedente, Stavropol' sul Volga.
L'idea sarebbe nata di recente, "quando sono state diffuse notizie sull'appartenenza di Palmiro Togliatti all'organizzazione terroristica Comintern". Si teme infatti che l'identificazione con il politico italiano possa danneggiare l'immagine della città.
Non è però la prima volta che se ne parla: nel 1996 c'è stato anche un referendum, e allora solo il 26% degli abitanti di Tol'jatti si è detto favorevole al cambiamento di nome.
Il membro della giunta comunale Borislav Grinblat dubita che il progetto sia fattibile: "Bisogna cambiare tutti i documenti, compresi quelli di identificazione degli abitanti: costerà centinaia di milioni di rubli. La città ci trova già in una situazione difficile, anche dal punto di vista politico. Mi sembra proprio che non sia il momento". Come ricorda Kommersant, il sindaco di Tol'jatti Nikolaj Utkin è stato arrestato il 1° maggio per sospetta estorsione, e la città è attualmente governata dal vice-sindaco.

Link-in-russo-ma-non-mi-sono-inventata-niente

Della notizia, oltre alle manine lunghe del primo cittadino e al fondamentale "ci piacerebbe tanto, ma non abbiamo i soldi", ho amato in particolare la frase "sono state diffuse notizie sull'appartenenza di Palmiro Togliatti all'organizzazione terroristica Comintern".


Polonium time

Avete delle ferie arretrate da smaltire, un lavoro che rimandavate da tempo, una partita di Playmobil da sdoganare?
Fatelo.
Perché forse sto per riesumare il dossier Litvinenko.

martedì, maggio 22, 2007

VVP e il Genio della Finanza

[Contesto 1: il presidente della Corte Costituzionale russa Valerij Dmitrievič Zor'kin ha aspramente criticato Michail Jur'evič Barščevskij, rappresentante governativo alla Corte Costituzionale e presidente del partito "Forza Civile", a proposito della decisione della Corte sulla possibilità di revisione "in peggio" delle sentenze. In un'intervista a Echo Moskvy, Barščevskij aveva affermato che questa decisione va contro le norme internazionali e sembra indicare l'inizio di un periodo controriformista. Di qui il contrasto.

Contesto 2: Nel 1989 Sergej Panteleevič Mavrodi, insieme al fratello Vjačeslav e a Marina Muravëva, fonda la MMM (dalle iniziali dei loro cognomi). All'inizio la compagnia si occupa di computer e forniture per uffici, poi però viene accusata di evasione fiscale e rischia il fallimento. Allora nel 1993 Mavrodi concepisce una truffa basata sul famigerato schema piramidale, che consiste nel prendere soldi da un investitore offrendogli un tasso di interesse di ritorno insolitamente alto. Agli investitori vengono sì pagati i tassi, come da accordo, ma i soldi non sono il ritorno di un investimento reale perché vengono dai depositi ottenuti dagli investitori successivi. Il numero degli investitori cresce rapidamente, il prezzo delle azioni cresce di pari passo e con i soldi incassati dalle nuove e più costose azioni la società paga i dividendi dei vecchi azionisti. La bolla speculativa scoppia quando gli interessi da pagare sono troppi rispetto ai nuovi azionisti. La MMM comunque non è quotata, per cui effettua uno sviluppo di prezzi azionari costanti del 1000% annuo, cosa che induce il pubblico a ritenere che l’investimento sia sicuro. Lo schema piramidale della MMM si fonda sul passaparola e su strategie di marketing molto aggressive, che conquistano rapidamente un pubblico ben poco smaliziato. La truffa coinvolge almeno due milioni di persone e raccoglie circa un miliardo e mezzo di dollari.
Mavrodi è stato arrestato nel 2003.
È uscito oggi. Se qualcuno vi propone un investimento infallibile in Russia io vi ho avvertiti.
Per curiosità: su advertka.ru potete scaricare i video pubblicitari della MMM].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e leggeva affascinato la corrispondenza tra il presidente della Corte Costituzionale Valerij Dmitrievič Zor'kin e il presidente del direttivo del partito "Forza Civile" Michail Jur'evič Barščevskij .
A un tratto le imponenti porte dello studio si spalancarono per far entrare un tipo bassino, tarchiato e occhialuto.
- Prego? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Chi cerca?
- Te, cerco, bratello, - rispose il tipo, sorridendo, - Te, cerco. Ho un affare.
- Ma lei chi è? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Mavrodi, - si presentò l'altro, - Sergej Panteleevič Mavrodi. Genio della finanza.
- Genio della finanza? - domandò incuriosito Vladimir Vladimirovič™, - Interessante. E cosa sa fare?
- So costruire piramidi altissime, - rispose Sergej Panteleevič, osservando attentamente l'arredamento dello studio di Vladimir Vladimirovič™, - MMM: sentito parlare?
- Sentito parlare, - annuì Vladimir Vladimirovič™.
- Ecco, quello sono io, - disse orgogliosamente Sergej Panteleevič.
- Molto bene, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Allora anch'io ho un affare per lei. Vede, il fondo di stabilizzazione...
- Ma al diavolo il tuo fondo di stabilizzazione! - Sergej Panteleevič agitò la mano per liquidare l'argomento e si avvicinò lestamente alla poltrona di Vladimir Vladimirovič™, - Dimmi una cosa, piuttosto: tu finisci presto, sì?
- In che senso? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Finisco cosa?
- Ma di lavorare qui, - Sergej Panteleevič indicò lo studio, - Perché voglio anch'io.
- Cosa vuole, lei? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire.
- Ma star seduto qui, - e Sergej Panteleevič spinse leggermente la poltrona di Vladimir Vladimirovič™, - A lavorare… E poi in galera mi mancava così tanto un gran bell'affare…
Vladimir Vladimirovič™ impallidì.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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lunedì, maggio 21, 2007

VVP e i convertiti all'Islam

[Il contesto: è notizia di oggi che l'FSB venerdì avrebbe sventato un attentato contro Valentina Ivanovna Matvienko, governatore di San Pietroburgo. I presunti estremisti sarebbero stati trovati in possesso di granate e di 500 grammi di plastico: secondo Vedomosti gli arrestati sarebbero due neo-convertiti all'Islam, mentre Kommersant parla del coinvolgimento di "alcuni ceceni". Il mondo politico è diviso sull'episodio, e le malelingue mormorano che si tratti di un'abile operazione propagandistica della stessa Matvienko, che si è detta "tranquilla e al sicuro" e sabato ha esibito il suo ghigno leggendario (ho letto da qualche parte che è stato scherzosamente definito "il più sexy di Google Image Search"; confermo che ho un debole per questa ex-komsomolka pluridecorata e mechata e per le chiacchiere sulla sua amicizia con Vladimir Vladimirovič) a una corsa di roller che si è svolta per le strade di San Pietroburgo. Naturalmente questo è quasi certamente un falso allarme e io me lo prendo. Intanto, Vladimir Vladimirovič™... ]

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin passò con la sua presidenziale limousine accanto a una storica moschea di Mosca. Nei pressi della moschea sostavano alcune persone. Alcune stavano entrando nella moschea, altre ne stavano uscendo.
- Chi sono queste persone, compagno maggiore? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al suo presidenziale autista.
- Sono musulmani, - rispose l'autista, - Si vede che si sono appena convertiti all'Islam.
- Convertiti all'Islam?! - domandò terrorizzato Vladimir Vladimirovič™, - Vai, maggiore, dai gas!
E la presidenziale limousine bruscamente accelerò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

venerdì, maggio 18, 2007

VVP e il volo per Samara

[Contesto: Altra Russia aveva organizzato per oggi una Marcia dei dissenzienti a Samara, in coincidenza con il vertice Russia-UE. Kasparov, Limonov e Ponomarev sono stati però bloccati all'aeroporto di Mosca dalla polizia che ha ritirato loro documenti e biglietti. Interfax scrive che tutti i documenti sono stati restituiti a Kasparov, Limonov e Ponomarev intorno a mezzogiorno e che i tre "avrebbero potuto prendere il volo delle 13.30 da Šeremet'evo-1. Però, secondo quanto ha riferito il portavoce del dipartimento degli affari interni, i leader di Altra Russia 'hanno preferito al volo per Samara rumorose dichiarazioni per attirare l'attenzione dei mezzi d'informazione'". Questa la cronaca. Questo è un piccolo reminder su Altra Russia. Nel mondo parallelo di Vladimir Vladimirovič™ invece le cose vanno così:]

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin arrivò in aereo da Samara, dove si era svolto il vertice Russia-Unione Europea. Nella sala d'attesa dell'aeroporto Vnukovo-2 Vladimir Vladimirovič™ si accorse con stupore che su una panca erano seduti lo scacchista Garri Kimovič Kasparov e lo scrittore Eduard Veniaminovič Limonov.
- Garri! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, spalancando le presidenziali braccia, - Eduard! Che ci fate qui?
- Ecco, - biascicò Garri Kimovič, - Volevamo andare a Samara. Alla Marcia dei dissenzienti. Ma quei tuoi banditi...
- Teppisti! - si intromise Eduard Veniaminovič.
- Quei tuoi teppisti ci hanno preso i biglietti e hanno detto che erano tipo falsi, - disse Garri Kimovič.
- Biglietti? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Quali biglietti?
- Quelli dell'aereo per Samara! - esclamò Eduard Veniaminovič, - Che i numeri dei nostri biglietti non risultavano nel loro computer! È un abuso legalizzato, questo!
- Bratellos, - disse piano Vladimir Vladimirovič™, - Quali biglietti?! Questo è l'aeroporto governativo. Volano tutti senza biglietto, con un lasciapassare. Ovvio che i vostri biglietti non risultano. Il computer non ne sa niente, dei biglietti.
- Come?! - Eduard Veniaminovič guardò allibito Garri Kimovič, - Ma cosa, hai sbagliato aeroporto, ti sei confuso?!
- No che non mi sono confuso, - rispose Garri Kimovič a Eduard Veniaminovič, - Kas'janov mi ha detto che lui vola sempre da qui.
- Come, Kas'janov?! - Eduard Veniaminovič alzò le braccia al cielo, - Sei fuori, bratello?! C'è gente che ci sta aspettando! Adesso dove andiamo?!
- Non serve andare da nessuna parte, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Prendete il mio aereo. Per oggi non mi serve più.
- Cosa?! - si meravigliò Garri Kimovič, - Te lo immagini? I leader della Marcia dei dissenzienti arrivano a Samara con l'aereo presidenziale?!
- Non ho capito, - Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle spalle, - Vi sembra il caso di fare gli schizzinosi?
Eduard Veniaminovič e Garri Kimovič si scambiarono uno sguardo furioso.
Vladimir Vladimirovič™ aspettava.

[Per la recente serie "un modo di dire russo al giorno, toglietemi il Miro di torno", la frase "vi sembra il caso di fare gli schizzinosi" traduce l'espressione вам шашечки или ехать? (vam šašečki ili echat'?), "vuole vedere la licenza o andare?", che viene da questo aneddoto:
nei paesi dell'ex-Unione Sovietica accade che quando si gesticola per chiamare un taxi si fermi un'auto privata (è un modo per arrotondare).
Un giorno un uomo chiama un taxi. Quando si ferma un'auto privata l'uomo dice al conducente: "Via, via! Voglio un taxi!" e il conducente risponde: "Vuol vedere la licenza o andare?". Volendo ricorrere a un modo di dire italiano sarebbe "O mangi questa minestra, o salti dalla finestra". L'istinto mi sussurrava di tradurlo "O così o Pomì", vedete voi].

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

VVP e il Patriarca

Vladimir Vladimirovič™ Putin e il Patriarca Alessio II passeggiavano per il Cremlino.
- È fatta, bratello, - disse piano il Patriarca a Vladimir Vladimirovič™, - Abbiamo firmato l'atto di comunione canonica. Adesso si comincia a vivere!
- Noi invece già vivevamo… - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Non sappiamo più come spendere i soldi... tanti ne abbiamo guadagnati...
- Dalli a me! - rispose il Patriarca, - Non andranno sprecati. Costruiremo templi. Cominceremo a fare attività missionaria. Faremo diventare Roma ortodossa!
- Ma si può? - si meravigliò Vladimir Vladimirovič™.
- Tutto è possibile alla volontà di Dio, - rispose il Patriarca, - Se ci sono i soldi, certo, tutto è possibile alla volontà di Dio.
- Anche a me sarebbe venuta in mente una cosa... - disse piano Vladimir Vladimirovič™, - Unire qualcosa. Ecco, mi piacerebbe unire Russia, Ucraina e Bielorussia. Ma niente da fare!
- Non ne hai il tempo, - il Patriarca si fermò e guardò Vladimir Vladimirovič™ con i suoi saggi occhi, - Il mio mandato dura tutta la vita, ecco perché io ce l'ho fatta. Anche tu hai bisogno di un incarico a vita, per riuscirci.
- Eh sì, come no... - commentò tristemente Vladimir Vladimirovič™, - Per colpa del mandato a vita voi vivete come mille anni fa. Fate luce con le candele, leggete sempre lo stesso libretto in antico slavo ecclesiastico. Ma il mondo è cambiato! Guardati attorno!
E Vladimir Vladimirovič™ indicò con la presidenziale mano l'edificio del Cremlino moscovita.
Il Patriarca seguì la mano con lo sguardo e poi fissò stupito Vladimir Vladimirovič™.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru


D is for Dangerous

– Guido io, ti fidi?
Apre la portiera, sale, aspetta che mi sia allacciata la cintura:
– Perché non dovrei fidarmi di una donna che non chiude a chiave la macchina?

Giusto.


giovedì, maggio 17, 2007

La mentalità del cambio

Ho dunque ricominciato a imparare a guidare. Non è facile, ma riserva piacevoli sorprese. Per esempio, ho elaborato uno stile di parcheggio in 5-6 manovre che consiste nel buttarmi dentro di muso e poi lavorarci su. Non è elegante, ma funziona.
La parte divertente però è la teoria, e cioè le sorprendenti risposte che ricevo chiedendo semplicemente: "Hai consigli di guida da darmi?".
Papà: "Il Vallone è più sicuro dello Stradone" e "Guarda sempre avanti, mai in basso".
Mamma: "Ricordati che in quel parcheggio c'eravamo solo io e un camion turco. E io sono riuscita a tamponare il camion. Con dentro il turco. Che dormiva, però. Scappata prima".
O.: "Fregatene delle altre marce. Le altre marce ti servono per arrivare alla quarta".
Amica D.: "Per me se la macchina è abbastanza vecchia puoi anche partire in seconda" e "Evitare carabinieri, polizia e finanza" ("Ma perché?" "Fanno nervoso" "Ma anche se non abbiamo niente da nascondere?" "Noi ce l'abbiamo sempre, qualcosa da nascondere").
Foodspammer: "Cambio... potenza motore... senti il motore, lo senti che qui la quarta suonerebbe male, no?... abbrivio. La smetti di parlare, ti allacci le cinture, hai mangiato?".
Daniele: "Posso dirti solo questo: se hai cinque marce, vai a 50 e sei in quinta hai un problema".
È il 17 maggio, ho un mio stile di parcheggio, ieri pomeriggio sono stata sorpassata da una bici. Qui ci starebbe il proverbio universale (chi va piano va sano e va lontano; l'equivalente russo, tìše èdeš', dàl'še bùdeš', non accenna alle condizioni di salute) o anche la frase che una volta sentii indirizzare da un benzinaio bergamasco a un guidatore frettoloso: "Uèi, chi ha fretta va a Imola!".
Tre giorni fa ho imboccato il raccordo Gorizia-Villesse, mi sono guardata attorno e finalmente ho messo la quinta (su-destra). Pensavo che per scendere alla quarta bisognasse fare il percorso inverso (sinistra-giù). Invece no, quello è il modo migliore per passare dalla quinta alla seconda e umiliare la scatola del cambio. Adesso lo so. Certe volte si capisce che "il motore soffre", come dicono loro, dal rumore asmatico che fa. Pensavo di risolvere il problema comprando un'autoradio.

ops
Proprio nel delicato passaggio dalla quinta
alla seconda è saltato il pomello. Ora posso
sostituirlo con qualcosa di più consono alla
mia personalità dolce ma aggressiva.




mercoledì, maggio 16, 2007

A qualcuno piace il caldo (con piccolo sci-fi trip)

Arrivo. Freccia. Parcheggio in dieci manovre occupando precisamente un posto e mezzo. Folle, freno a mano, spegnere fari, tirar su finestrini, spegnere motore. Aprire portiera. No. Togliere cintura. Aprire portiera. Scendere. Risalire. Prendere chiavi. Fa caldo.
Cercare parchimetro. 5 euro per tutta la giornata, fatto bene a occupare un posto e mezzo. Esporre ticket, cambiare scarpette con sandali, prendere borsa e asciugamano. Chiudere macchina. Compiere giro rituale per ammirare parcheggio e, se necessario, fare autocritica. Sono una principiante.
Fa caldo. Spiaggia. Lettino.
– Dove ti metto oggi?
– Mi piacerebbe avanti ma non avantissimo.
– Non avantissimo.
– Perché pomeriggio si alza il vento.
– Ti sei studiata la situazione.
– Sì.
– La seconda volta che vieni. E.
– Esatto.
– Pomeriggio dovrebbe calare.
– Se ho caldo sto zitta.
– Se hai caldo ti compri un ghiacciolo.
– Sì.

Pomeriggio ho caldo. Però è ancora primavera, la spiaggia è un mondo a parte, un mondo in cui si sta in costume e ci si spettina. Sembra di stare in uno di quei film in cui all'improvviso si mette a fare troppo caldo, la gente va al mare fuori stagione, organizza grigliate all'aperto e fa il bagno di mezzanotte solo per scoprire che:
a) il sole si sta incazzando, e bisognerà centrarlo con venti bombe atomiche per riavere indietro le mezze stagioni;
b) un meteorite infuocato si sta avvicinando alla Terra, e per deviarlo toccherà mandar su una disperata spedizione suicida (se si tratta di un film europeo) o due astronauti che si contendono la stessa donna (se si tratta di un film americano);
c) il malvagio presidente russo Zvonimir Tupin, dopo aver avvelenato e ucciso la civile opposizione democratica, ha innescato il decrepito e mal custodito arsenale nucleare sovietico costringendo la popolazione a rifugiarsi sotto terra; fortunatamente gli americani hanno scoperto la Formula™ per riprodurre la vita e moltiplicare la vegetazione anche sotto la superficie terrestre (stranamente la Formula™ è molto simile a quella del milk-shake alla banana, bizzarra e miracolosa semplicità della scienza) e tutto è bene ciò che finisce bene (tranne che per un gruppo di musulmani, subito messo in minoranza);
d) gli ufi stanno facendo degli esperimenti sulle nostre capacità di termoregolazione; verso la fine del film si scoprirà che l'unico modo per sconfiggerli è sfruttare la loro allergia a cose banali come l'insalata trocadero, la frutta sciroppata o i ghiaccioli alla frutta.

– Ciao, un Solero giallo.
– Non ce l'ho, il Solero, mi dispiace. È troppo presto.
Troppo presto per un Solero giallo? È più freddo degli altri gelati, non fa voglia? E la granita, allora? Sta lì dentro a girare da settembre?
– Bòn, allora una granita all'arancia.
– Amarena.
– Amarena.
Pago.
– Io un cono da una pallina.
Indica con il dito.
– Un cono al pistacchio?...
– A me, non al pistacchio!
Lo guardo meglio. Piccolo, magro, sette anni mal portati.
– Momento.
Mi fissano tutti e due con curiosità.
– Offro io.
E poi, ti pareva se non si alzava il vento.

VVP e il surriscaldamento globale

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ ricevette una telefonata dal presidente francese Jacques Chirac.
- Ascolta, bratello, - disse Jacques Chirac, - Cosa farai quando non sarai più presidente?
- Non lo so ancora, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Mi troverò un posto tra le file.
- Ma allora vieni con noi, - propose Jacques Chirac, - Ho messo su una fondazione. Come Clinton. Ci occuperemo dei problemi del surriscaldamento globale.
- Surriscaldamento globale? - si incuriosì Vladimir Vladimirovič™, - Interessante. Posso venire anch'io? Sì, proprio interessante, interessante... Ecco, perché io avrei questo yacht...
- Uno yacht? - si meravigliò Jacques Chirac, - E da dove salta fuori?
- Beh... - Vladimir Vladimirovič™ era imbarazzato, - Beh, è così, vorrei comprarlo... l'ho rimandato per un sacco di tempo. Insomma, voglio comprarne uno. Solo che non so dove andare a navigare. Il Mediterraneo l'ho già fatto.
- Con cosa, l'hai fatto? - Jacques Chirac non capiva, - Ma se hai appena detto che non l'hai ancora comprato, lo yacht.
- Beh - Vladimir Vladimirovič™ si imbarazzò ulteriormente, - Questo sarebbe un segreto militare... però a te lo dico... uff, con un sottomarino.
- E cosa ci fanno i sottomarini russi nel Mediterraneo? - Jacques Chirac si stupì ancora di più.
- Che differenza fa per te? Ci navigano, - Vladimir Vladimirovič™ si stava innervosendo un po' - Sott'acqua.
- Strano, però... - borbottò pensosamente Jacques Chirac - Ma allora perché ti interessa il surriscaldamento globale?
- Beh, come perché? - si sbalordì Vladimir Vladimirovič™, - Riscalderemo, per così dire, i ghiacci artici, e ci potremo andare con lo yacht. Lì sì che è interessante. Solo che lo yacht non ci arriva, ci passi solo con i rompighiacci. Hai sentito che ci è entrato uno squalo nella Neva?
- Aspetta, - Jacques Chirac non capiva, - Io però con il surriscaldamento globale voglio fare il contrario: lottarci. Non bisogna sciogliere i ghiacci dell'Artico! La Russia finirà sott'acqua!
- Bratello! - Vladimir Vladimirovič™ scoppiò a ridere, - Ci finirà dopo il 2008!
- Beh, e allora? - domandò Jacques Chirac.
- E allora non sarà più affar mio! - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Onorerò la costituzione! E allora mettimi pure nella tua fondazione. Sarà quello il mio posto tra le file.
E Vladimir Vladimirovič™ riagganciò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

martedì, maggio 15, 2007

VVP e Surkov

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov sedevano sul tetto del palazzo presidenziale a bere birra e a mangiare vobla*.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, osservando un gruppo di turisti cinesi che passeggiava per la Piazza Rossa, - Tu cosa farai, dopo?
- Dopo quando? - Vladislav Jur'evič non capiva.
- Ma sì, quando tutto questo finirà, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Quando smetterò di essere presidente.
- Ma io non smetterò di essere vice capo, - Vladislav Jur'evič si strinse nelle spalle, - I capi se ne vanno, i vice restano. Per me è già il terzo capo, e io... nulla, resterò.
- Non capisci, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Che non piaci a nessuno. Come Zurabov**.
- Beh, e allora? - Vladislav Jur'evič fece spallucce, - Zurabov non piace a nessuno, eppure se ne resta lì. Anche se non sa far altro che sgraffignare soldi. Invece io ho il cannone psicotronico. E poi...
Vladislav Jur'evič fece vagare pensosamente lo sguardo oltre la Piazza Rossa, oltre il Museo Storico, oltre lo scheletro di cemento dell'hotel "Moskva", fino alla massa grigia del palazzo della Duma.
- E poi sono l'unico a sapere dove stanno i pulsanti di quelli lì, - disse piano Vladislav Jur'evič.
Vladimir Vladimirovič™ sospirò.

*pesce del Caspio, che salato e affumicato si accompagna tradizionalmente alla birra (pivo i vobla, appunto).
**Michail Jur'evič Zurabov, ministro della sanità e dello sviluppo sociale, molto contestato per una riforma che ha privato i pensionati dei benefici sociali concessi in epoca sovietica, compensandoli con indennizzi ritenuti insoddisfacenti.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru


lunedì, maggio 14, 2007

VVP e il re dell'alluminio

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e lavorava ad alcuni documenti. A un tratto sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ squillò il telefono. Vladimir Vladimirovič™ sollevò immediatamente la cornetta.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce del presidente della compagnia "Russkij Aljuminij" Oleg Vladimirovič Deripaska, - Non è che potresti prestarmi dei soldi?
- Quanti? - domandò con tono professionale Vladimir Vladimirovič™.
- Un miliardo, - rispose Oleg Vladimirovič, - Sì, boh, anche un po' meno... quanto ce n'è.
- Un miliardo?! - ripeté allibito Vladimir Vladimirovič™, - E a cosa ti serve?
- Voglio comprarmi la Chrysler, - disse Oleg Vladimirovič, - Ma non mi bastano i soldi.
- Per un miliardo?! - Vladimir Vladimirovič™ si stupì ancora di più, - Cos'è, un nuovo modello?
- Ma no, - spiegò Oleg Vladimirovič, - Voglio comprarmi tutta la compagnia. Però ho solo cinque miliardi. Mi sembra poco.
- Bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Adesso spiegami una cosa semplicissima. Perché continui a comprare le peggiori compagnie automobilistiche del mondo? Eh? Perché non ti compri anche solo una compagnia di quelle normali? Non so... la BMW, per esempio? O, nella peggiore delle ipotesi, la Toyota?
- E che me ne faccio, per quei soldi? - borbottò Oleg Vladimirovič, - Io mica voglio produrre automobili.
- E cosa vuoi fare? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Ma chiaro, - rispose Oleg Vladimirovič, - Vendere alluminio. Peggiore è la fabbrica, più alluminio compra. E, tra l'altro, peggiori sono le automobili, più benzina consumano. E anche questo è ottimo per gli affari.
- Ma allora... - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire, - Vuoi venderti da solo l'alluminio? Come Chodorkovskij?
- Vorrei, sì, - rispose tranquillamente Oleg Vladimirovič, - E allora, me li dai 'sti soldi?
- Beh, qui non ne ho così tanti... - disse Vladimir Vladimirovič™, - Magari dopo gli stipendi?
- Sarà già tardi, - disse Oleg Vladimirovič, e riagganciò.
Vladimir Vladimirovič™ volse pensosamente lo sguardo verso la presidenziale finestra.

da: vladimir.vladimirovich.ru

A proposito di Deripaska e la Chrysler, link. È notizia delle ultime ore che l'80% della Chrysler è stato venduto al fondo di private equity Cerberus.

La Pobeda era bella per il nonno e sua sorella

Nei commenti si parlava di nomi d'auto più o meno appropriati: ho appena scoperto un link perfettamente in tema. "Avtomobilnaja azbuka", l'alfabeto automobilistico, edizioni "Biblioteca Giardino d'Infanzia". Quasi tutte le lettere sono associate a una marca e accompagnate da una rima. Per esempio - traduzione liberissima - "Gli zietti nostri cari - in garage han la Ferrari", "Con la Volga zio Tobia - con la Volvo zia Maria" e "La Pobeda era bella - per il nonno e sua sorella". Straordinariamente educativo.



domenica, maggio 13, 2007

I tibla, gli hacker e la NATO

Il ministro degli esteri estone chiede alla NATO di equiparare i ciber-attacchi ad azioni militari - Il ministro degli esteri estone Jak Aaviksoo lunedì parteciperà a Bruxelles all'incontro tra i ministri degli esteri dell'Unione Europea, dove tra le altre questioni intende proporre che i ciber-attacchi contro un paese della NATO vengano considerati alla stregua di azioni militari.
Gli hacker hanno preso di mira siti istituzionali e altri siti estoni dopo la decisione del governo di dare il via ai lavori di esumazione dei soldati russi sepolti sotto il memoriale sovietico nel centro di Tallinn e allo spostamento del monumento. Sotto attacco sono finiti in particolare i siti del presidente, del governo, del parlamento, del ministero degli esteri, della polizia e di altri dipartimenti, nonché quello del partito riformista.
"Attualmente per la NATO i ciber-attacchi non equivalgono ad attacchi militari. Questo significa che alle loro vittime non si estende automaticamente l'articolo quinto della NATO sulla difesa militare. Attualmente nella NATO nessun ministro degli esteri ha riconosciuto che i ciber-attacchi sono azioni militari. Ma è una questione che dovrà essere risolta prossimamente", ha affermato Aaviksoo secondo l'ufficio stampa del ministero degli esteri. (RIA-Novosti)

Ok. L'Estonia vuole applicare l'articolo 5 della NATO e attaccare gli hacker russi. Cioè, la Russia. Mica bagigi.

Tra le vittime degli hacker, tra l'altro, non ci sono solo le istituzioni. Ci sono anche siti di oneste compagnie private che hanno dovuto subire oltraggi come questo:



(Più o meno: "Il nostro onore - la nostra libertà - la nostra vittoria.
Ronda web - Infamia estone").
Sono davvero brutte cose. Anche perché il sito dell'agenzia di affittanze era ben lindo e carino:



e si preoccupava di specificare "tiblasi (venelasi) me ei teeninda!", "non serviamo tibla (russi)!".
(Fonte: Regnum.ru)
Russi in estone si dice venelased. Tibla è un termine dispregiativo: così venivano chiamati i soldati dell'Armata Rossa negli anni 1918-20, 1940-41 e 1944. Sull'uso del termine c'è ovviamente una reciproca attribuzione di colpa tra russi ed estoni; comunque deriva dal russo "Ty, blja" (blja è una parola molto versatile, che può essere usata come imprecazione o come insulto). L'espressione è tornata in auge nel lessico estone nel 1991. Nel 2002 su uno dei maggiori quotidiani estoni, l'Eesti Päevaleht, è apparsa una pubblicità con la scritta: "Ei loe Eesti Päevalehte? Järelikult tibla!", "Non leggi l'Eesti Päevaleht? Significa che sei un tibla!"
Che eleganza.

(Non vedo l'ora di poter applicare l'articolo 5 della NATO agli Haloniomi. Il modo di dire di oggi, quindi, è "нет худа без добра", net chùda bez dobrà, non tutto il male vien per nuocere).

sabato, maggio 12, 2007

Comunicazione di servizio

Il branco di Haloniomi che gestisce i commenti è oggi assente per partecipare all'Haloniomo Day e a Coraggio Haloniomo. I commenti verranno pertanto registrati ma non visualizzati. Portate pazienza ancora per un po'.
Operazione nostalgia: e quella volta che gli Haloniomi hanno fatto esperimenti spaziotemporali?
Era il 13 giugno; non eravamo ancora quattro volte campioni del mondo.
Che botta di tenerezza.

Baci,

Voglio quella sulla pulizia etnica, ce l'ha la Large?

Da Burton's, un nota catena britannica di abbigliamento maschile, fino pochi giorni fa era in vendita una t-shirt: economica, sobria, quasi anonima, non fosse stato per una scritta in cirillico attorno al disegno dell'aquila a due teste, "Очистим Русь от Всех Нерусских!", "Ripuliamo la Russia da tutti i non russi!" (la scelta di Русь, versione arcaica, sottolinea il sentimento etnico), tipica frase neonazista.
Un giovane cliente se ne accorge e avverte il personale. È risultato che la compagnia era già stata allertata da una dipendente, che aveva tradotto più blandamente la scritta con "La Russia a quelli che parlano russo", e ha deciso di ritirare la maglietta da tutte le filiali e dal negozio online. Odio etnico non buono.
Una portavoce della compagnia ha detto al Guardian che 6000 di quelle magliette erano state acquistate da un fornitore abituali. La libera traduzione che era stata data era "Sii orgoglioso della Russia". Come no.

Il Guardian elenca altre celebri gaffe di alcuni marchi commerciali:

Lo slogan della birra Coors, "Turn it Loose", tradotto in spagnolo diventava "Ti venga un attacco di diarrea". È stato sostituito con "Won't Slow You Down", che suonava decisamente meno allarmante all'orecchio spagnolo.

Nel 1996 la Reebok ha chiamato una scarpa da tennis femminile "Incubus". Purtroppo Incubus, secondo la mitologia medievale, era un demone che piombava sulle donne addormentate, violentandole e a volte uccidendole (e comunque, per usare l'eufemismo di Wikipedia, lasciandole "in pessime condizioni di salute").

Pare che lo slogan della Coca Cola, "Coke Adds Life", sia stato tradotto in tailandese "Coca cola riporta i tuoi antenati dal regno dei morti".

Quando la Ford lanciò la Pinto in Brasile fu costretta a cambiarle il nome: "pinto" sarebbe un termine gergale per "genitali maschili di piccole dimensioni". Figuriamoci.

Link


venerdì, maggio 11, 2007

Il ladro e il cappello

La Russia ha assicurato agli Stati Uniti che Putin non li ha paragonati al Terzo Reich - Il capo ufficio stampa della Casa Bianca ha dichiarato che l'amministrazione degli Stati Uniti ha ricevuto da parte russa l'assicurazione che il presidente russo Vladimir Putin non intendeva paragonare la politica americana a quella della Germania fascista nel discorso tenuto in occasione del 62° anniversario della Vittoria sul nazismo. (Interfaks)

Cosa ci ha combinato stavolta Putin nel suo discorso del 9 maggio? Traduciamo letteralmente da qui (vado al punto saliente).

"La Giornata della Vittoria non unisce e accomuna solo i cittadini russi ma anche i nostri vicini della Comunità degli Stati Indipendenti. Siamo profondamente grati alla generazione di persone alle quali è toccato il duro destino della guerra. Ci hanno consegnato la loro tradizione di fratellanza e solidarietà, la loro esperienza ottenuta davvero dopo molte sofferenze. E noi conserveremo come cose sacre questa memoria e la sua eredità storica.

Coloro che cercano oggi di sminuire quest'esperienza inestimabile e profanano i monumenti agli eroi di guerra insultano il popolo e seminano l'inimicizia e la diffidenza tra i paesi e tra le persone.

Non abbiamo il diritto di dimenticare che le cause di ogni guerra vanno anzitutto ricercate negli sbagli e nei calcoli errati fatti in tempo di pace, e che le loro radici sono nell'ideologia dello scontro e dell'estremismo. Tanto più oggi che queste minacce non stanno diminuendo. Si stanno semplicemente trasformando, cambiano aspetto. E in queste nuove minacce, come ai tempi del Terzo Reich, c'è lo stesso disprezzo per la vita umana e la stessa aspirazione a stabilire una supremazia esclusiva sul mondo.

Sono convinto che solo la responsabilità collettiva e la collaborazione alla pari possano far fronte a queste sfide e possano permetterci di unire le nostre forze per contrastare qualsiasi tentativo di scatenare nuovi conflitti armati e minare la sicurezza mondiale".

Disprezzo per la vita umana e pretese al dominio esclusivo del mondo: non saranno mica gli Stati Uniti, come hanno affermato tra gli altri il New York Times, l'International Herald Tribune e il Chicago Tribune rendendo necessaria la smentita ufficiale? In casi come questo i russi dicono na vore šapka gorit: "al ladro sta bruciando il cappello", cioè chi si scusa si accusa (sapevatelo: un giorno, nella necessità di smascherare un ladro, qualcuno in mezzo alla folla disse "guardate, al ladro sta bruciando il cappello!", al che il ladro si portò le mani alla testa, tradendosi. È che stavolta gli Stati Uniti un po' di caldo alla testa dovevano sentirlo, per forza).

VVP e il cimitero

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov sedevano nello studio all'interno del Cremlino a guardare le fotografie dei funerali del pensionato Boris Nikolaevič El'cin e del musicista Mstislav Leopol'dovič Rostropovič.
- Va' che bel cimitero... - borbottò pensosamente Vladimir Vladimirovič™, rigirando le fotografie tra le presidenziali dita, - Eh, bratello?
- Già, niente male, - annuì Vladislav Jur'evič, - Peccato che sia tanto piccolo. Praticamente non c'è più posto.
- Ma va'? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Peccato. A me... lì... certo, sarebbe piaciuto...
- Tocchiamo ferro, - rispose Vladislav Jur'evič, - Noi tutti abbiamo un gran bisogno di te.
- Ohi, per favore, non ricominciare... - Vladimir Vladimirovič™ agitò una mano, - Terzo mandato... trentatreesimo mandato... tutta la vita... No. Ma che bel cimitero. Forse si potrebbe ampliare?
- Lì vicino c'è un monastero, - rispose Vladislav Jur'evič, - Possiamo chiuderlo.
- No, no non va bene, - Vladimir Vladimirovič™ scosse il presidenziale capo, - Il patriarca non capirebbe. A proposito, lui dove lo seppelliremo? Di fronte a El'cin?
- Tocchiamo ferro! - disse Vladislav Jur'evič, - Ma che idee ti vengono, io non capisco. Non vuoi buttar giù il monastero? Allora ci limitiamo a chiudere Novodevič'e. Diciamo che non c'è più posto. E il posto che rimane ce lo prendiamo noi. In futuro.
- Ecco, buona idea... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Chiudiamolo. Telefona a qualcuno. A Kožin, il capo della tesoreria, per esempio. Che faccia un annuncio...
- Ecco, me lo sono scritto, - annuì Vladislav Jur'evič, prendendosi un appunto, - Dove ti piacerebbe stare: sul viale centrale o vicino ai loculi?
Vladimir Vladimirovič™ fissò stupito Vladislav Jur'evič.
Vladislav Jur'evič si strinse nelle spalle e prese un altro appunto sul suo bloc notes.

da: vladimir.vladimirovich.ru