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mercoledì, aprile 11, 2012

VVP e lo sciopero della fame

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ telefonò al presidente della Commissione elettorale centrale Vladimir Evgen'evič Čurov.
– Pronto, fratello, – disse Vladimir Vladimirovič™, – Cos'è che combini?
– Sto elaborando un nuovo calcolo statistico, – rispose Vladimir Evgen'evič , – Io lo chiamo "calcolo di  Čurov".
– Calcolo di  Čurov? – indagò Vladimir Vladimirovič™.
– Sì! – disse il presidente, – Si baserà non sulle previsioni matematiche, ma sulle previsioni nostre!
– Fico, – disse Vladimir Vladimirovič™, anche se non ci aveva capito nulla, – Ascolta, ti chiamo perché... Mi è arrivata una lettera. Cos'è che succede ad Astrachan?
– Ad Astrachan? – si meravigliò Vladimir Evgen'evič, – Ma niente...
– Be', si sono messi a fare lo sciopero della fame... Vediamo... – Vladimir Vladimirovič™ scartabellò un poco, – Ecco. Un certo Šein Oleg Vasil'evič, del partito "Russia Giusta".
– Ma sì, quello continua a digiunare, – borbottò il presidente, – Gli telefono tutti i giorni, ci ragiono...
– Bisogna risolvere 'sta cosa, no? – disse Vladimir Vladimirovič™ , – La gente si preoccupa!
– E dov'è che si preoccupa, la gente? – trasecolò Vladimir Evgen'evič, – Ad Astrachan?!
– Ma sì, – rispose Vladimir Vladimirovič™.
– Bratello, – disse sorridendo il presidente, – Ad Astrachan la gente si preoccupa quando fanno lo sciopero della fame i lucci. O, Dio non voglia, le aringhe. Se Šein digiuna, ad Astrachan non si preoccupano mica. Affumicarlo non lo si affumica, caviale non ne tiene. Inutile preoccuparsi.
– Ah, vabbe', – Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle spalle, – Tu ne sai più di me.
E Vladimir Vladimirovič™ riattaccò.

venerdì, dicembre 10, 2010

Solo

"A quel punto il premier ha ordinato: 'Seduto!'
A onore dei giornalisti va detto che tra tutti i presenti si è seduto solo il cane Buffy".

Andrej Kolesnikov, Kommersant'.

lunedì, febbraio 04, 2008

Putin, Medvedev e l'aforisma

Andrej Kolesnikov del Kommersant' a proposito della visita di Putin e Medvedev ai cadetti dell'accademia militare di Rostov sul Don:

"Poi Vladimir Vladimirovič e Dmitrij Medvedev sono passati nell'aula computer. Il presidente è stato fatto accomodare accanto a un ragazzino sui dieci-dodici anni, che Putin ha subito afferrato per una spalla. Tanto che il braccio destro del ragazzino sembrava paralizzato, rendendogli praticamente impossibile utilizzare il mouse.
Il computer era aperto su un'home page intitolata 'Come non annegare nel mare dell'informazione'. Vladimir Putin ha letto, si è guardato attorno e ha lanciato l'SOS:

- Dov'è il nostro Dmitrij Anatol'evič
?

Senza di lui, a quanto pare, Vladimir Putin rischiava di andare a fondo. Per la prima volta mi è sembrato che il presidente della Russia dipendesse tanto dal candidato alla presidenza (pensare che fino a poco tempo fa era l'esatto contrario).

Dmitrij Medvedev non si è fatto attendere.
- Che motore di ricerca usate? - ha chiesto senza indugio.

Sia al cadetto, sia a Vladimir Putin doveva essere subito chiaro che Dmitrij Medvedev e i computer si danno del tu.

- E ce l'avete un sito? - ha domandato Dmitrij Medvedev.

- Sì, - ha annuito il ragazzino, con l'aria di un condannato a morte.

- E lo possiamo vedere? - ha proposto il signor Medvedev.

Capiva, evidentemente, che se un sito esiste bisogna entrarci.

Sul sito c'erano un po' di fotografie che Dmitrij Medvedev era deciso a ingrandire seduta stante. Era infatti inflessibile nella determinazione di dimostrare le possibilità illimitate di internet, e anche le proprie.

Ma le immagini neanche si aprivano. Il ragazzino cliccava e cliccava instancabilmente. Vladimir Putin lo stringeva ancora di più nella sua morsa implacabile, ma non c'era verso.

- Lì c'è la parola 'ovunque', forse bisogna cliccare lì per aprire, - ho pensato io a voce alta.

- Ma sì, ma sì, - si è animato Vladimir Putin. - Bisogna schiacciare lì, vedrete che si apre subito.

- Chiaro, è così che si risolve di solito, - ho detto io.

- Ma certo, - ha assentito il presidente, offrendo al mondo il suo nuovo aforisma: - Finché non si schiaccia non funziona niente.

E anche lì i due hanno dimostrato di essere diversi: uno disposto ad aspettare che qualcosa si cliccasse da sé, e l'altro che voleva a tutti i costi schiacciare".

Link

Foto:
© AFP/Scanpix


giovedì, gennaio 31, 2008

L'anima del lottatore di sambo

Поцелуй не для прессы-Poceluj ne dlja pressy, "un film sulla politica, la vita e l'amore".
L'eroina è una giovane e bella hostess. Un giorno a Leningrado conosce un giovanotto e se ne innamora. Lui pratica il sambo (wink wink), parla bene il tedesco (wink wink wink) ed è avviato a una rapida carriera politica, tanto che negli anni Novanta diventa vicesindaco della città.
"
Per la prima volta avremo la possibilità di guardare alla vita di un politico da un altro punto di vista. Non solo colui che vediamo nei telegiornali, sui giornali e nelle occasioni ufficiali, ma un capofamiglia, un marito, un figlio e un padre. Soprattutto una persona. Com'è in famiglia, nella vita di tutti i giorni? Cosa c'è nella sua anima? In quel cuore c'è ancora posto per l'amore?" Tante prove attendono la coppia: quella più grande è rappresentanta dalle elezioni...

Eppure tutto questo mi ricorda qualcuno. Soprattutto la parte sull'anima.

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martedì, gennaio 29, 2008

Nanomembranotecnologie!



Ministero della Difesa russo, ieri: presentazione della nuova linea di uniformi per le forze armate creata dallo stilista Valentin Judaškin.

"Gli ho domandato se è vero che per le nuove uniformi erano state usate le più moderne tecnologie.
- Sì! - ha confermato [Judaškin].- Abbiamo impiegato le nanomembranotecnologie!
- Membrano? - ho chiesto, colpito.
- Certamente,- mi ha assicurato.
- E lei sa di cosa si tratta?
- Si capisce. Se le ho usate."

Andrej Kolesnikov, Kommersant'

[Con una frangia così emo le nanomembrane c'entrano di sicuro, fidatevi].

giovedì, dicembre 20, 2007

Correzioni

Piccolo divertente estratto dell'intervista concessa da Putin ai giornalisti del Time il 12 dicembre e pubblicata ieri sul sito del Cremlino, qui:
TIME: Lei è nato nel 1946, io nel 1948. Apparteniamo alla stessa generazione. Siamo cresciuti in paesi che vivevano la costante presenza del nemico, ma storicamente la Russia e gli Stati Uniti nella maggioranza dei grandi conflitti - la prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale - sono stati alleati. E adesso, in grande misura grazie al Suo ruolo, partecipate alla lotta contro la minaccia del terrorismo islamico.
Tenendo conto di questa esperienza storica, se guarda al futuro come pensa la relazione tra la Russia e gli Stati Uniti in rapporto ai problemi mondiali? Come potrebbero essere valutate dalla nostra generazione le prospettive di collaborazione?

V. PUTIN: Se me lo permette, vorrei correggerla su alcuni dati. Non potrei essere nato nel 1946, visto che mio padre dopo la guerra era gravemente ferito, la mamma era sopravvissuta all'assedio di Leningrado e, dopo aver perduto due figli e la salute, difficilmente avrebbero potuto concepire l'idea di mettere al mondo un altro bambino. E credo sia stato proprio per questo che sono nato un po' dopo, nel 1952.

[...]

TIME: Possiamo parlare un attimo dei Suoi attuali rapporti con il signor El'cin e il signor Gorbačëv?

V. PUTIN: Il signor El'cin è morto, come saprà.

TIME: Mi scusi.


lunedì, novembre 26, 2007

Adidas classics



Doppiopetto amaranto, pantaloni Adidas. Questo conferma una mia teoria: gli anni Novanta sono stati difficili per tutti.

venerdì, ottobre 19, 2007

Parlo solo con il presidente

Andrej Kolesnikov del Kommersant' a proposito della linea diretta di Putin con i cittadini:

"Le sorprese sono continuate. L'apoteosi è arrivata grazie a una signora che ha fatto così irruzione nella diretta telefonica, evidentemente reduce da una lunga discussione con gli operatori:
'Non voglio parlare con lei. Io parlo solo con il presidente!'
'La ascolto,' - ha detto il presidente.
'È lei?'
'Io'.
'Davvero è lei?'
'Davvero'.
'E anche prima era lei??!'
(A questo punto la sua voce tradiva un notevole dose di diffidenza).
'Anche prima ero io, sì'.
(Il signor Putin, a quanto pare, rispondendo d'impulso si era preso anche la responsabilità del colloquio della donna con gli operatori).
'Oi, Signore, grazie di tutto! Davvero grazie di tutto!'

C'è stata, a quel punto, la netta impressione che la signora parlasse davvero con il Signore (e non solo con il suo)".

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martedì, luglio 03, 2007

Le carte di Putin

Ho già fatto autocritica costruttiva e ammesso il mio debole per gli articoli di Andrej Kolesnikov, inviato speciale del Kommersant al seguito di Putin. Ecco una piccola selezione dal pezzo uscito oggi sull'incontro con Bush:

"La residenza del presidente degli Stati Uniti non regge il confronto con le case dei milionari russi. Sulla piccola piscina di 12 per 4 metri sventola una bandiera russa. Su uno dei vialetti asfaltati spicca l'insegna: 'Attenzione, presidente in bicicletta. Rallentare'".

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"- Abbiamo discusso molto bene, - ha detto Bush junior, - ci siamo trovati d'accordo su alcune questioni e in disaccordo su altre. Ma la cosa importante è quello che vedo in Vladimir: è una persona trasparente, onesta.

E io ho pensato che George Bush ripete queste stesse parole circa ogni due anni, con una specie di insistenza maniacale che forse meriterebbe un impiego migliore".

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"- Vogliamo dire agli iraniani che non siamo contro di loro. Abbiamo dei problemi con il loro governo. E ho capito che possiamo mandare un chiaro messaggio comune all'Iran... Sì, e Vladimir Putin ha proposto un approccio regionale alla questione della difesa missilistica, e a me piace quest'idea! Le nostre strutture devono lavorarci su...

Anche se a dire il vero non era molto chiaro quale fosse l'idea che era tanto piaciuta al presidente degli Stati Uniti. Ma la cosa importante è che lo sapesse lui.

- Appoggiamo l'idea di consolidare le nostre forze in merito alla stazione radar di Gabala, - ha aggiunto Putin, - E per farlo serve il Consiglio Russia-NATO. Noi proponiamo di creare un centro per lo scambio di informazioni a Mosca... Un altro potrebbe essere realizzato in una delle capitali europee, come Bruxelles. Si tratterebbe di un sistema unico in grado di operare in tempo reale... In questo caso non sarebbe necessario posizionare altre strutture in Europa, e mi riferisco a quelle nella Repubblica Ceca e in Polonia. E se serve siamo pronti a modernizzare la stazione radio di Gabala. Se questo non è ancora abbastanza, siamo pronti a includere nel sistema anche una nuova stazione radar, un sistema di preallerta nel sud della Russia.

Le sensazionali proposte sono uscite dalle labbra di Vladimir Putin come dal corno dell'abbondanza. Il signor Bush lo ha guardato meravigliato e ha perfino smesso di sorridere (sorrideva da 15 minuti, cioè dall'inizio della conferenza stampa). A quanto pare il signor Putin non gli aveva esposto nessuna di queste proposte. E adesso il presidente degli Stati Uniti stava nuovamente perdendo terreno".

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"Chiaramente Vladimir Putin aveva preparato in anticipo la frase conclusiva di questa conferenza stampa:
- Le carte sono state distribuite, possiamo cominciare a giocare. E io vorrei tanto che giocassimo allo stesso gioco".

In russo
In inglese

[Avete osservato il portamento di Putin, soprattutto il movimento delle braccia? Come mi fece notare un amico anni fa, "Sembra sempre che si stia dirigendo sul podio a ritirare l'oro olimpico". Quando si comincia a farci caso diventa una dipendenza. Certo, la seguente domanda è ammessa: "que drus'jà tienes, miro?" La risposta sarà sempre: "moì amigos son todos locos like Vadik the pony, kanyeshna"].

martedì, giugno 05, 2007

Mahatma Gandhi e fragoline di bosco: a cena con Putin

[Tradotto perché molto divertente e perché Andrej Kolesnikov del Kommersant fa parte delle numerose debolezze del Miro. Anche perché la frase su Gandhi è stata, a quanto pare, un grande, grottesco momento VVP].

Il bollente menù di Putin

I giornalisti dei paesi del G8 a cena con il presidente russo

di Andrej Kolesnikov
Originale: Kommersant


Venerdì il presidente russo Vladimir Putin ha concesso un'intervista ai giornalisti dei paesi del G8. L'inviato speciale del Kommersant, Andrej Kolesnikov, che era uno dei partecipanti, racconta la drammatica storia della nuotata di Putin nelle acque pericolose dei media internazionali. Adesso ci manca solo la drammatica storia della decisione di Putin di estendere il suo mandato a sette anni.

Il presidente ha ospitato l'incontro con la stampa, organizzato secondo il principio "un giornalista per ogni paese" nella sua residenza di Novo-Ogarevo, nei pressi di Mosca. Il più noto tra i giornalisti era il direttore di Der Spiegel Stefan Aust, che è stato al centro del momento saliente dell'intervista e anche del maggiore problema che si è presentato. Gli altri partecipanti erano Franco Venturini del Corriere della Sera, Bronwen Maddox del British Times, l'inviato del giapponese Nihon Keizai Shimbun Yatsusiko Ota, Pierre Rousselin di Le Figaro, Doug Saunders dell'edizione europea del Canadian Globe and Mail e Gregory White della redazione moscovita del Wall Street Journal.

Abbiamo atteso il presidente per circa due ore, per lo più passate a concordare la data di pubblicazione dell'intervista. Idealmente l'intervista avrebbe dovuto essere pubblicata da tutte le testate contemporaneamente, un'impresa che è apparsa subito quasi impossibile dato che Der Spiegel, per esempio, esce il lunedì e che gli altri giornali avrebbero voluto dare almeno un'anticipazione il sabato.

I membri del servizio stampa del presidente Putin hanno faticato a convincere gli altri partecipanti ad aspettare lo Spiegel. Quando finalmente tutti i giornalisti presenti nella stanza hanno giurato solennemente che l'intervista non sarebbe apparsa prima di lunedì mattina, il signor Aust è stato trattato con una certa ostilità dai colleghi.

Il più indignato per l'accordo era il signor Venturini del Corriere della Sera. In quel momento mi è parso che il tipo non fosse del tutto affidabile. Ha guardato il tedesco come se volesse incenerirlo. Cosa che in un certo senso, come poi si è visto, ha fatto.

Quella sera Vladimir Putin non aveva, per così dire, un aspetto riposato. Quando i giornalisti si sono messi in fila per salutarlo uno per uno, prima di sedersi al tavolo, mi è sembrato perfino un po' turbato, cosa insolita all'inizio di un'intervista. Poi mi sono ricordato che era appena tornato da una visita a Naina Josifovna El'cin, dato che il 1° giugno segnava la fine dei quaranta giorni di lutto per la morte del primo presidente russo.

I giornalisti hanno appoggiato i registratori sul tavolo. La conversazione è cominciata nell'ufficio del signor Putin, al primo piano dell'ala destinata agli ospiti della residenza presidenziale. Tuttavia, molto prima che l'incontro cominciasse avevo intravisto il famoso ristoratore moscovita Arkadij Novikov e avevo capito che la serata non sarebbe trascorsa senza una buona cena fortificante.

Il signor Putin ha tenuto un breve discorso introduttivo, ha risposto a tre domande (i giornalisti avevano concordato anche chi di loro avesse dovuto cominciare), e poi ci ha invitati tutti al piano di sopra a mangiare.

Mentre i miei colleghi salivano le scale mi sono accorto che erano già molto contenti. Anzi, mi è sembrato perfino che tre di loro sarebbero stati soddisfatti se l'intervista fosse finita lì. Erano quelli che avevano posto le prime tre domande. Salendo siamo passati accanto ai colleghi che erano venuti a dare il loro appoggio morale ai partecipanti all'intervista. Erano seduti al secondo piano, davanti a un monitor che trasmetteva in diretta dall'ufficio del presidente. I giornalisti hanno salutato con gesto dolente i colleghi, come se si trattasse di amici e familiari di condannati ai lavori forzati in Siberia. Ho pensato allora che forse alcuni dei partecipanti all'intervista non escludevano una simile eventualità.

Sul tavolo c'erano solo i menù. Leggendo il mio ho appreso che avremmo consumato "tartara di branzino con caviale nero, gazpacho con granchio, filetto di rombo e risotto con asparagi, petto d'anatra con fave e uva spina e zuppa di fragoline". Ho trovato quest'ultimo piatto particolarmente interessante. Sono stati poi proposti alla nostra attenzione un Tignanello Chianti del 2003 e un Terre Alte Friuli del 2004. All'improvviso non avevamo più alcuna fretta.

La conversazione è continuata, anche se non direi che il signor Putin ne fosse enormemente entusiasta. I giornalisti dovevano porre le domande in senso orario, ma alcuni di loro - evitando accuratamente di incontrare lo sguardo degli altri - hanno colto l'occasione per porre due e anche tre domande alla volta. Il presidente ha soddisfatto metodicamente la loro curiosità, ma nelle sue parole non ho trovato né un occasionale guizzo d'ingegno né un minimo d'entusiasmo. Ho capito che aveva da tempo preparato le risposte a ciascuna di queste domande e che probabilmente si annoiava. Nella successiva ora e mezza si è animato solo un paio di volte.

Però a un certo punto il direttore dello Spiegel ha chiesto al presidente russo se si considera davvero un autentico democratico, come lo ha definito l'ex-cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. Questa domanda gli era già stata posta giorni fa al vertice UE-Russia a Samara, e ho pensato che il presidente si sarebbe spento del tutto. Invece abbiamo ricevuto la risposta dell'anno: "Dopo la morte del Mahatma Gandhi, non è rimasto nessuno con cui parlare".

Prima di allora il signor Putin, rispondendo, non aveva mai sorriso. Ma pronunciando queste parole ha spalancato gli occhi in modo insolito, cosa che poi ha permesso ai colleghi di parlare entusiasticamente di come avesse affrontato seriamente quella domanda e di quale considerazione abbia di se stesso. Inoltre quello che era stato detto è parso, senza esagerare, di un'ironia diabolica, proprio perché fino a quel momento il presidente non aveva sorriso neanche una volta.

Poi ha risposto alla mia domanda sul divieto d'esportazione di materiali biologici (il Kommersant ne sta scrivendo da diversi giorni). Il signor Putin ha concordato solo sul fatto che il processo non è sufficientemente regolamentato dal punto di vista legale, ed è apparso perplesso a proposito dell'utilità di mandare all'estero campioni di sangue e tessuti per farli analizzare. È stato perfino necessario promettere di fornire delle statistiche, cosa che faremo (tentar non nuoce).

In seguito, dopo l'intervista, ho saputo che il signor Putin era interessato a quell'informazione molto più di quanto avesse lasciato trasparire. Apparentemente le regole per l'uscita dei materiali biologici dal paese verranno elaborate per sua raccomandazione in pochi giorni e non in settimane o mesi come accade spesso per tali questioni.

Nel frattempo però l'intervista era andata avanti per più di due ore, e a un certo punto il signor Putin ha esclamato: "Ma che ore sono? Le 11.30?! Mi state torturando! Bisogna concludere!" Come rendendosi conto di quello che aveva detto, ha aggiunto rapidamente: "O piuttosto sono io che sto torturando voi. Comunque bisogna concludere".

"È d'accordo sul fatto che l'Iran debba possedere armi nucleari?" ha domandato un giornalista.

"Sono completamente d'accordo," ha detto frettolosamente il presidente, dedicandosi alla sua zuppa di fragoline, uno strano ma saporito miscuglio di acqua, fragoline fresche e qualcos'altro che faceva sì che Vladimir Putin trangugiasse avidamente il tutto. Anzi, mentre il presidente rispondeva svogliatamente a una domanda sul destino travagliato dell'Aeroflot, un cameriere ha chiesto se poteva portare via i resti della zuppa, ricevendo il divieto categorico del signor Putin: "La gelatina la lasci qui."

L'entusiasmo del signor Putin per le fragoline era ben più grande di quello suscitato dal fuoco di fila delle domande dei giornalisti, che alla fine si sono dimenticati di ogni regola e hanno cominciato a interrompersi a vicenda, con il giornalista italiano che reggeva sopra la testa con entrambe le mani un foglio di carta con su scritto in inglese "Anch'io ho una domanda!"

Verso la fine dell'intervista il presidente ha annunciato che sarebbe stato "accettabile" estendere il mandato del presidente da quattro a cinque anni, e forse addirittura a sette. Ne ha perfino spiegato il perché, e ha cominciato a lasciarsi andare e a rilassarsi mentre la conversazione volgeva al termine.

Forse era perché si era aspettato altre domande oltre a quella di protocollo sul destino di Andrej Lugovoj, come pure le domande rituali sull'omicidio di Anna Politkovskaja, sulla Cecenia e Beslan. Domande che non sono mai arrivate. I giornalisti erano interessati ad altro. Il collega giapponese si è lamentato che il bando dell'esportazione della polpa di granchio significa che i giapponesi non potranno disporre di polpa di granchio sufficiente per il sushi, anche se il presidente ha dichiarato di preferire di gran lunga il tonno.

Alla fine il signor Putin ha esercitato la propria autorità per portare al termine la conversazione, poco dopo la mezzanotte. Il signor Aust di Der Spiegel è corso dai suoi colleghi al secondo piano, intenti a dettare furiosamente per l'edizione di lunedì le risposte del presidente al loro direttore.

All'uscita tutti hanno nuovamente concordato sull'embargo fino a lunedì mattina, e tutti hanno nuovamente guardato male il signor Aust.

Il giorno successivo, il sito internet di Der Spiegel preannunciava l'intervista, di fatto pubblicando estesamente le risposte del signor Putin alle questioni più calde e violando così l'accordo. Alla mossa tedesca hanno subito reagito i giornalisti del Corriere della Sera, che domenica hanno deciso di offrire la versione completa della conversazione. Alla fine, solo il coraggioso servizio stampa del presidente russo è riuscito a rispettare l'embargo quasi fino a lunedì.

martedì, febbraio 13, 2007

Vse idet po planu: Putin e il Discorso di Monaco

Cos'ha detto realmente Putin alla Conferenza di Monaco sulla Sicurezza? E, soprattutto, come l'ha detto?
Agente Betulla ha tradotto dal russo il discorso integrale, e la traduzione ora sta qui su 2.0. Ne consiglio la lettura, non solo per apprezzarne i toni (che ho cercato di mantenere il più possibile vicini all'originale), ma per capire se davvero si tratti di segnali di Guerra Fredda e non invece di qualcosa di più complesso e interessante, e cioè di una rinnovata (lo dico a voce bassissima) fiducia della Russia in se stessa.

In realtà Putin dice forte e chiaro e senza inutili giri di parole che la politica estera della Russia si basa sul realismo. Che la Russia non crede nell'unipolarismo, che la decisione di ricorrere all'uso delle armi come ultima soluzione dovrebbe essere facoltà esclusiva delle Nazioni Unite, che l'estensione del sistema di difesa missilistica all'Europa innervosisce la Russia, che nessuno può pensare che la Corea del Nord abbia voglia di lanciare un missile sul territorio americano passando per l'Europa, perché andrebbe ben contro le leggi della balistica. Che ci sono paesi nei quali non è prevista la pena di morte, ma che partecipano a operazioni militari illegittime provocando centinaia, migliaia di vittime civili. Che la Russia crede fermamente nel rafforzamento del regime di non-proliferazione delle armi nucleari, e che in questo intende collaborare con gli "amici americani".

E poi si parla di mercato globale, di cooperazione economica, di investimenti, di lotta alla povertà e delle sue contraddizioni. Si parla, soprattutto, di una Russia che non accetterà lezioni e che difenderà i propri interessi, che ha tenuto fede al Trattato Adattato sulle Forze Armate Convenzionali del 1999 e ora deve assistere al dispiegamento di basi avanzate della NATO in Romania e Bulgaria, in aperta contraddizione con le promesse fatte all'Unione Sovietica dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia.

Più che segnali di Guerra Fredda ci sono i sintomi di una Russia in ripresa, e di una rinnovata fiducia nelle sue potenzialità:
"Noi spesso - e io personalmente molto spesso - ci sentiamo dire dai nostri interlocutori, compresi quelli europei, che la Russia dovrebbe avere un ruolo sempre più attivo negli affari mondiali.
A tale proposito mi permetto di fare una piccola osservazione. Non c'è bisogno di spingerci e stimolarci a farlo. La Russia ha alle spalle una storia di più di mille anni e ha praticamente sempre goduto del privilegio di condurre una politica estera indipendente.
Non intendiamo venir meno a questa tradizione nemmeno oggi. Al contempo siamo tutti consapevoli di come il mondo sia cambiato e abbiamo una percezione realistica delle nostre possibilità e potenzialità. E, naturalmente, vorremmo interagire con interlocutori responsabili e indipendenti con cui collaborare alla costruzione di un ordine mondiale giusto e democratico che possa garantire sicurezza e prosperità non solo a pochi eletti, ma a tutti".

Da leggere, comunque, perché magari non l'avevate capita esattamente così.

Per chi se lo stesse chiedendo e non fosse abbastanza in confidenza per domandarmelo: sì, negli anni Novanta sono stata ibernata e ora riprendo da dove mi ero fermata, più bella e riposata di prima. È il Ritorno del Grande Rimosso: dura più delle iniezioni di collagene, rende abbastanza felici e con i gap generazionali fa miracoli.

Muzyka: Baba Yaga, Back in the USSR.



[Con calma procuratevi la farina di grano saraceno, le uova, il lievito, il latte e la farcitura desiderata, che siamo in piena maslenica ed è quasi giunta l'ora dei bliny].

venerdì, dicembre 08, 2006

Chi, se non lui?

Alle ragazze piace Putin: "non è solo bello, ma anche intelligente e lungimirante".


Fronte: Voglio Putin...
Retro: ...al terzo mandato

Per circa cinque minuti ho pensato che si trattasse di un blog satirico. E no, invece è proprio il Klub Fanatov di Vladimir Vladimirovič (il claim, sotto le tre ammiccanti testoline bianca blu e rossa di VVP, è "Chi, se non lui?"). Per me, l'inizio di una nuova dipendenza.

A quando il concorso a premi "Photoshop your Constitution"?

Update:
Ecco "Takovo kak Putin", la canzoncina di qualche anno fa citata nei commenti. (Mi sono ricordata che ho un podcast e questo significa che siete fregati).

giovedì, novembre 30, 2006

Russia: un complotto filopresidenziale?

Vi propongo la traduzione di un articolo di Natal'ja Gevorkian, giornalista di Kommersant' e autrice di una biografia di Putin. È stato pubblicato ieri su Gazeta.ru.

Un complotto filopresidenziale
di Natal'ja Gevorkian
Gazeta.ru

La Russia è finita in una zona di negatività. Allacciate le cinture di sicurezza, stiamo entrando in una turbolenza.
Da tempo non vedevo una tale concentrazione in un così breve lasso di tempo di informazioni negative sulla Russia e sui russi. Dobbiamo risalire all'omicidio Politkovskaja e all'inizio della campagna antigeorgiana, almeno dal punto di vista degli osservatori esterni che hanno messo queste tristi notizie sulle prime pagine degli organi di informazione mondiali.
Io direi che però bisognerebbe risalire ai precedenti fatti di Kondopoga [città della Karelia a circa 1000 km a nord di Mosca, dove nella notte tra il 29 e 30 agosto in uno scontro tra russi e ceceni due russi sono morti e altri sono rimasti feriti; ci sono stati altri disordini nei giorni successivi, n.d.T.]: prima di essi la possibilità di scontri interetnici in Russia era stata solo teorica, la condotta delle autorità locali in simili situazioni solo ipotetica, e la presenza di serie e organizzate strutture nazionalistiche ancora in dubbio. Il test fu superato: possono verificarsi con facilità degli scontri, per esempio causati dall'ubriachezza, le autorità locali non sono in grado di gestirli ma le strutture organizzate ci sono e sono in grado di intervenire al momento giusto e al posto giusto. Poi il mondo ha cominciato a parlare della "marcia russa", e si è chiesto fino a che punto le autorità riuscissero a controllare e a gestire i nazionalisti. Infine tutto questo è confluito nella questione delle epurazioni dei georgiani e si è cominciato a parlare di razzismo. E un'altra domanda (che ho posto anch'io, inevitabilmente) è stata: la vantata stabilità putiniana, la chiave di volta del suo governo, è un mito o una realtà?

Gli eventi negativi hanno poi continuato a susseguirsi a ritmo serrato. La reazione di Putin all'assassinio della Politkovskaja ha fatto sobbalzare i mezzi di informazione di tutto il mondo. E con loro l'opinione pubblica mondiale e anche i capi di stato. Poi c'è stato il rifiuto di Angela Merkel di cedere a ricatti in materia energetica e in questo contesto il consolidamento della Comunità Europea nei negoziati con la Russia. Di conseguenza il dialogo non funziona e il secondo summit si conclude con un nulla di fatto. È noto che in caso di insuccesso e quando gli pongono domande scomode, il presidente russo reagisce sempre allo stesso modo: scatta, si controlla a stento, risponde bruscamente, si comporta secondo il principio "gli scemi siete voi". Sui capi occidentali questo ha un effetto respingente. Come direbbe Belkovskij, la solitudine di Putin nel club dei leader mondiali si aggrava.

La terribile morte di Litvinenko ha riportato in auge la sigla KGB, e solo i pigri non hanno ricordato che la Russia è ora governata da ex del KGB. È accaduto in modo automatico. Il caso Litvinenko resta tra le notizie principali e lo rimarrà almeno fino a quando proseguiranno le indagini. Chiunque ci sia dietro questa storia, si fa presto a trarne le conseguenze: questa non appartiene al genere di storie di cui ci si dimentica. Accompagnerà il leader russo, anche se fosse cento volte estraneo all'accaduto. Tony Blair ha assicurato che non ci sono barriere politiche o diplomatiche che possano impedire le indagini più accurate.

Il 24 novembre in Irlanda è stato ricoverato Egor Gajdar, con sintomi d'avvelenamento dopo una colazione leggera. Cosa è stato ingerito dall'autore del libro sulla morte dell'impero russo che ha smontato la verticale del potere e le speranze in un luminoso futuro per la nostra corporazione petrolifera? Per quale motivo ha perso conoscenza per tre ore, e cosa gli ha causato un'emorragia? Come mi ha detto un'amica, che conosce da molto tempo Gajdar: "Sai qual è il paradosso? Che preghiamo che sia solo un'intossicazione. Capisci, una semplice malattia, ma non questo incubo..." Capisco molto bene, e lo spero anch'io. Oggi l'avvelenamento di Gajdar è tra le prime notizie in tutto il mondo.

Ed è anche noto che Vladimir Putin non volerà a Riga per il summit della NATO. Si preparava ad andarci. Per quanto il servizio stampa presidenziale possa affannarsi a dare la propria versione, è del tutto chiaro che gli hanno semplicemente chiuso la porta in faccia. E l'unico presidente disposto anche solo a lasciare quella porta socchiusa è Jacques Chirac, che tra cinque mesi uscirà dalla scena politica. Per contro si aprono le porte a Ucraina e Georgia. E in più la NATO insiste sui rischi di un'eccessiva dipendenza dei suoi membri dall'energia russa.

Il Wall Street Journal scrive oggi che è ora di aggiungere la Russia ai nemici dell'America. Solo poco tempo fa una simile affermazione sarebbe parsa assurda. Ma l'accumularsi di aspetti negativi si trasforma nella riluttanza dell'Occidente a ignorare quello che fino a ieri faceva paura. Questa negatività distrugge le barriere politiche e diplomatiche, per tornare alle parole di Blair. Si è smesso di ignorare con tatto la scomoda e sgraziata posizione assunta dalla Russia nel suo tentativo di occupare due sedie, dividendosi tra Oriente e Occidente. È impossibile sperare di volare a Riga per cenare con i leader mondiali e contemporaneamente vendere armi a Iran e Venezuela. È impossibile far finta di non sapere che oltre a fini pacifici le centrali atomiche possono aprire la strada a un programma nucleare. Cioè, era possibile fino a due mesi fa, ora non lo è più. In questi mesi è accaduto quello che ho appena descritto.

Tutti questi aspetti negativi spingono la Russia e il suo presidente in un'area marginale, dove già si trova la Bielorussia di Lukašenko. In Russia si ritiene, evidentemente, che niente possa minacciare gli affari e che il mondo senza il nostro petrolio e il nostro gas non possa andare da nessuna parte. Da zona di rischio, quale è stata considerata finora, la Russia torna ad essere vista come un pericolo per gli altri paesi. Come lo era l'Unione Sovietica, che non interferiva con le esportazioni di petrolio.

L'atteggiamento nei confronti della Russia sta cambiando radicalmente sotto i nostri occhi. E, per quanto possa sembrare strano, perfino la disavventura di Kerimov aggiunge altra negatività, perché nelle sue corse con la Ferrari il milionario russo e deputato della Duma non è andato sulla Rublevo-Uspenskj, ma a Nizza, dove evidentemente ci sono più pedoni che ricconi pazzi al volante. Quindi, alla luce dei recenti fatti, i media stranieri si accaniranno a cercare i legami di Kerimov, soprattutto quelli con il Cremlino, e seguiranno con attenzione le indagini e la conclusione del'inchiesta.

La particolarità di questa zona di negatività nella quale ci troviamo consiste nel fatto che gli osservatori sembrano già preparati a ulteriori cattive notizie dalla Russia. Pensano che ci saranno altre vittime, che niente sia casuale. Credo che questa turbolenza avrà fine quando Putin dichiarerà la sua intenzione di rimanere per il terzo mandato. A questo sta lavorando tutta la negatività, a dimostrare al presidente che non ha una via d'uscita.
Putin non ha una via d'uscita perché gli stanno già chiudendo le porte in faccia, perché nessuno vuole più dialogare con lui, perché lo stanno già tempestando di domande sugli omicidi, perché presto non avrà un solo amico tra i capi mondiali, e quelli nuovi non sono mai stati suoi amici.
La fonte della turbolenza va cercata tra coloro ai quali non fa comodo che Putin lasci la presidenza. E non fa comodo a quelli che hanno trasformato il potere in business e per i quali un cambio di leader e di regole del gioco comportarebbe gravi perdite finanziarie.
Voglio ricordare, a tale proposito, quanti analisti finanziari e capi stranieri hanno fatto capire inequivocabilmente che non ci sarebbe niente di spaventoso in un simile corso di eventi. Offeso e infuriato, Putin può restare per il terzo mandato, e il paese lo sosterrà. Gli artefici dell'attuale situazione conoscono bene il carattere del presidente. Direi che si sta delineando un complotto il cui fine è creare le condizioni per escludere l'uscita di Putin dalla presidenza. I prossimi eventi dipenderanno da quanto sono stati corretti i calcoli di coloro che con grandissima professionalità e assoluto cinismo hanno lavorato per creare questa situazione.

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domenica, novembre 19, 2006

Vedo cose

Faccio le ultime verifiche, chiudo tutto, spengo il computer, rivolgo un'affettuosa maledizione a chi mi ha consigliato Joanna Newsom in questo momento delicato della mia vita (quella donna è capace di sbriciolarmi i nervi e sgranocchiarsi quel che ne resta; ma d'accordo, il primo pezzo è bellissimo e la rima sparrow/pharaoh - beh - originale), mi faccio un infuso di arancia rossa, mi siedo davanti al portatile, setaccio la mozbar e vedo questa foto Reuters.



Sì.
La prima cosa che penso non è: "Vietnam! Tuniche 'ao dai'!", o al limite "Fotomontaggio", ma: "Vedo la gente vestita da Harry Potter" e "Esaurimento nervoso".
Ore 23.18, la paziente è lucida e presente a se stessa (per quanto canticchi con voce roca una canzone arcana come una mano di tarocchi).
Comunque, per sicurezza, ditemi che li vedete anche voi.

[Il TeoRodeo continua]