"- La Fata Turchina è un mercenario che agisce sempre da solo, un outsider internazionale della professione. Si pensa che possa essere una donna, ma neanche questo è sicuro al cento per cento. La Fata è invisibile, un fantasma. Spunta all'improvviso e scompare altrettanto misteriosamente. Riceve gli ordini in modo molto complicato, chiede cifre esorbitanti, è infallibile e riesce a stare a galla almeno da dieci anni. In questa professione è quasi un record.
- Un killer? - domandò Pavel.
- Non solo... Non si occupa semplicemente di liquidare le persone, ma anche di spionaggio industriale e di altre cose, purché ben pagate.
- Come fai a sapere che c'entra con l'omicidio Litovčenko?
- Ad agire è stata una sola persona, legata al giro criminoso di un uomo d'affari... Alcuni uomini molto ricchi interessati a sistemare la questione avrebbero potuto contattare la Fata per togliere di mezzo Litovčenko e i suoi documenti compromettenti...
- Allora è stata la Fata?
- No... - Vlad sospirò prima di continuare, - Come ho detto la Fata è una persona solitaria, non si fida di nessuno, usa metodi semplici e tradizionali... pallottole, lame, veleni. E i veleni che usa sono classici, come il cianuro e gli alcaloidi. Il Polonio-210 usato in questo caso è l'esatto opposto: per chi non sia legato a un'organizzazione potentissima è praticamente impossibile da trovare, e non è difficile rintracciarne la fonte. Quindi non è opera sua. E poi la Fata Turchina ha un alibi: quando Litovčenko è stato avvelenato, secondo informazioni affidabili stava lavorando negli Stati Uniti per il cartello dei narcotrafficanti colombiani".
Ebbene sì, nel giallo Colazione al polonio, buttato giù in tutta fretta dai prolifici Aleksandr e Natal'ja Tankov (autori di 85 polizieschi scritti con lo pseudonimo "Natal'ja Aleksandrovna"), Litvinenko diventa Litovčenko, Boris Berezovskij diventa Il'ja Borzovskij, il suo nuovo nome da Platon Elenin muta in Anton Milenin (e la moglie da Elena a Milena, per sicurezza).
Il Polonio-210 invece è proprio il Polonio-210, ma non vale.
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mercoledì, gennaio 31, 2007
Polonio a colazione
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lunedì, gennaio 29, 2007
Spetsnaz, Bersagli, Polacchi e Ancora Polonio: Riassumendo
Prima o poi dovremo separarci dai nostri Litvinenko Round-Up.
Non oggi, però.
Solite cose: Scotland Yard saprebbe chi è l'assassino, la teiera usata per avvelenare Litvinenko sarebbe stata trovata, Lugovoj e Kovtun restano in Russia e Berezovskij a Londra (forse però si fa uno scambio), l'ex-KGB e ora agente dell'MI6 Gordievskij rilascia interviste in cui dice di saperne una più di Scotland Yard e che l'assassino ha tre anni di vita (che si fa, ci si mette seduti con dieci chili di bagigi e si aspetta?). Inoltre è stato trovato un video risalente a un anno fa in cui Litvinenko appare insieme a Scaramella e dice che qualcuno ha minacciato di uccidere suo figlio e che gli hanno perfino gettato in casa una bomba dalla finestra. Date un'occhiata al servizio di NTV, non fosse altro che per la faccia di Scaramella e per la straordinaria acconciatura della giornalista (ti aspetti che da un momento all'altro alle sue spalle sbuchi il comandante Straker, dando l'ordine di armare gli Skydiver).
Rivelazioni sparse: il Generale Ovčinskij, ex capo dell'Interpol in Russia, ha dichiarato in un'intervista di aver conosciuto personalmente Litvinenko. L'incontro risale al 1995, quando Ovčinskij era l'assistente del ministro degli interni russo Kulikov. Solita storia: Litvinenko era un tipo strano che voleva denunciare episodi di corruzione nel ministero. Però non c'erano le prove, e a peggiorare la situazione Litvinenko si era trovato in mezzo a un paio di scandali, uno dei quali aveva a che fare con Berezovskij.
Ovčinskij racconta poi che quando era già a capo dell'Interpol Litvinenko gli telefonò per dirgli che a Parigi in un certo albergo stava per essere ucciso un uomo d'affari. La minaccia sembrava concreta, i russi contattarono i colleghi francesi e mezz'ora dopo la polizia locale fece irruzione nell'albergo solo per trovarsi di fronte a un normale incontro di lavoro. Uno degli uomini d'affari dichiarò esultante: "Cosa vi avevo detto? Mi basta fare un fischio e dopo venti minuti la polizia arriva!"
Ecco, quella volta fu lo stesso Ovčinskij a minacciare Litvinenko: "Se cerchi di entrare ancora nel ministero degli interni io ti uccido!"
Link
L'ultimo a dichiarare di temere per la propria vita è: il coautore del libro Blowing up Russia, Jurij Fel'štinskij.
Link
L'ultimo a dichiarare di non essere stato lui è: ancora Andrej Lugovoj, a SkyNews.
Link
L'ultimo a dichiarare di aver subito un tentato avvelenamento è: il presidente della Corte europea per i diritti umani Luzius Wildhaber. Il fattaccio sarebbe avvenuto ovviamente in Russia nell'ottobre del 2006, condito da pressioni e minacce da parte dello stesso Putin. Cosa vi devo dire.
Link russo e originale tedesco.
Cinque anni: sarebbero quelli che restano da vivere allo sventurato barman del Pine Bar, Noberto Andrade. Questa è la cattiva notizia. La buona notizia è che la fonte è il britannico The Sun.
Membri della famiglia Litvinenko parlano: la madre gli aveva detto di starsene tranquillo, di lasciar stare il Cremlino e di mettersi a fare il tassista per mantenere la famiglia. La signora per un po' ha voluto convincersi che fosse tutta una messa in scena, con finta morte e intervento di chirurgia plastica.
Ora, guardiamo in faccia la realtà: se Litvinenko fosse vivo ce l'avrebbe fatta a tacere così a lungo (nessuna intervista, neanche un piccolo ricatto, niente di niente)? No. A meno che non abbia preso le sembianze di Oleg Gordievskij. Allora si spiegherebbero molte cose.
Link
La notizia che ho tenuto per ultima è: il presunto scoop del giornale polacco Dziennik, che ha scoperto un centro d'addestramento a pochi chilometri da Mosca in cui come bersaglio per le esercitazioni di tiro veniva usata una fotografia di Litvinenko. Il giornale è riuscito a procurarsi un video e anche delle fotografie. Ed ecco il video.
Insomma, la notizia è: i membri dei corpi speciali "Vitjaz" facevano pratica sparando alla foto di Litvinenko. Il filmato risalirebbe all'ottobre 2003 (un giorno dopo l'accacco al teatro Dubrovka), le fotografie allo scorso ottobre. Ovviamente le immagini sono state rimosse dal sito internet, ma: grazie, cache di Google.
Il colonnello Vasilij Pančenkov dell'ufficio stampa del ministero degli interni nega categoricamente: si tratta di una provocazione dei media polacchi, che avrebbero confuso il centro d'addestramento privato "Vitjaz" (che si occupa della preparazione di uomini che lavorano nel settore della sicurezza privata) con le truppe speciali "Vitjaz": queste si esercitano su sagome normali, mica sulla foto del Litvinenko.
Il comandante del corpo speciale invece ha detto: quelli erano semplici manifesti, nessuno ha sparato a Litvinenko, e poi non è neanche lui ma uno che gli somiglia. Certo che gli somiglia proprio tanto. Piccolo motivo di imbarazzo: il signore alle cui spalle si intravede la foto del "sosia" di Litvinenko è il presidente del Consiglio della Federazione Russa Sergej Mironov.
E per deludere il bambino di sei anni che è in noi: il polonio serve a tante cose, ma non a far bollire l'acqua per il tè.
Non oggi, però.
Solite cose: Scotland Yard saprebbe chi è l'assassino, la teiera usata per avvelenare Litvinenko sarebbe stata trovata, Lugovoj e Kovtun restano in Russia e Berezovskij a Londra (forse però si fa uno scambio), l'ex-KGB e ora agente dell'MI6 Gordievskij rilascia interviste in cui dice di saperne una più di Scotland Yard e che l'assassino ha tre anni di vita (che si fa, ci si mette seduti con dieci chili di bagigi e si aspetta?). Inoltre è stato trovato un video risalente a un anno fa in cui Litvinenko appare insieme a Scaramella e dice che qualcuno ha minacciato di uccidere suo figlio e che gli hanno perfino gettato in casa una bomba dalla finestra. Date un'occhiata al servizio di NTV, non fosse altro che per la faccia di Scaramella e per la straordinaria acconciatura della giornalista (ti aspetti che da un momento all'altro alle sue spalle sbuchi il comandante Straker, dando l'ordine di armare gli Skydiver).
Rivelazioni sparse: il Generale Ovčinskij, ex capo dell'Interpol in Russia, ha dichiarato in un'intervista di aver conosciuto personalmente Litvinenko. L'incontro risale al 1995, quando Ovčinskij era l'assistente del ministro degli interni russo Kulikov. Solita storia: Litvinenko era un tipo strano che voleva denunciare episodi di corruzione nel ministero. Però non c'erano le prove, e a peggiorare la situazione Litvinenko si era trovato in mezzo a un paio di scandali, uno dei quali aveva a che fare con Berezovskij.
Ovčinskij racconta poi che quando era già a capo dell'Interpol Litvinenko gli telefonò per dirgli che a Parigi in un certo albergo stava per essere ucciso un uomo d'affari. La minaccia sembrava concreta, i russi contattarono i colleghi francesi e mezz'ora dopo la polizia locale fece irruzione nell'albergo solo per trovarsi di fronte a un normale incontro di lavoro. Uno degli uomini d'affari dichiarò esultante: "Cosa vi avevo detto? Mi basta fare un fischio e dopo venti minuti la polizia arriva!"
Ecco, quella volta fu lo stesso Ovčinskij a minacciare Litvinenko: "Se cerchi di entrare ancora nel ministero degli interni io ti uccido!"
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L'ultimo a dichiarare di temere per la propria vita è: il coautore del libro Blowing up Russia, Jurij Fel'štinskij.
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L'ultimo a dichiarare di non essere stato lui è: ancora Andrej Lugovoj, a SkyNews.
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L'ultimo a dichiarare di aver subito un tentato avvelenamento è: il presidente della Corte europea per i diritti umani Luzius Wildhaber. Il fattaccio sarebbe avvenuto ovviamente in Russia nell'ottobre del 2006, condito da pressioni e minacce da parte dello stesso Putin. Cosa vi devo dire.
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Cinque anni: sarebbero quelli che restano da vivere allo sventurato barman del Pine Bar, Noberto Andrade. Questa è la cattiva notizia. La buona notizia è che la fonte è il britannico The Sun.
Membri della famiglia Litvinenko parlano: la madre gli aveva detto di starsene tranquillo, di lasciar stare il Cremlino e di mettersi a fare il tassista per mantenere la famiglia. La signora per un po' ha voluto convincersi che fosse tutta una messa in scena, con finta morte e intervento di chirurgia plastica.
Ora, guardiamo in faccia la realtà: se Litvinenko fosse vivo ce l'avrebbe fatta a tacere così a lungo (nessuna intervista, neanche un piccolo ricatto, niente di niente)? No. A meno che non abbia preso le sembianze di Oleg Gordievskij. Allora si spiegherebbero molte cose.
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La notizia che ho tenuto per ultima è: il presunto scoop del giornale polacco Dziennik, che ha scoperto un centro d'addestramento a pochi chilometri da Mosca in cui come bersaglio per le esercitazioni di tiro veniva usata una fotografia di Litvinenko. Il giornale è riuscito a procurarsi un video e anche delle fotografie. Ed ecco il video.
Insomma, la notizia è: i membri dei corpi speciali "Vitjaz" facevano pratica sparando alla foto di Litvinenko. Il filmato risalirebbe all'ottobre 2003 (un giorno dopo l'accacco al teatro Dubrovka), le fotografie allo scorso ottobre. Ovviamente le immagini sono state rimosse dal sito internet, ma: grazie, cache di Google.
Il colonnello Vasilij Pančenkov dell'ufficio stampa del ministero degli interni nega categoricamente: si tratta di una provocazione dei media polacchi, che avrebbero confuso il centro d'addestramento privato "Vitjaz" (che si occupa della preparazione di uomini che lavorano nel settore della sicurezza privata) con le truppe speciali "Vitjaz": queste si esercitano su sagome normali, mica sulla foto del Litvinenko.
Il comandante del corpo speciale invece ha detto: quelli erano semplici manifesti, nessuno ha sparato a Litvinenko, e poi non è neanche lui ma uno che gli somiglia. Certo che gli somiglia proprio tanto. Piccolo motivo di imbarazzo: il signore alle cui spalle si intravede la foto del "sosia" di Litvinenko è il presidente del Consiglio della Federazione Russa Sergej Mironov.
E per deludere il bambino di sei anni che è in noi: il polonio serve a tante cose, ma non a far bollire l'acqua per il tè.
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venerdì, gennaio 26, 2007
Lotta di glasse
La catena americana di supermercati Wegman's accetta ordinazioni via e-mail: non è solo possibile scegliere il tipo di torta, ma anche spedire il messaggio personalizzato da stampare sulla glassa.
Un giorno capita che il messaggio sia in friulano, che il sistema non riconosca il linguaggio html proprietario (eh, insomma, avete capito), che i dipendenti non si accorgano del pasticcio, e questo è il simpatico risultato:
Questo il link originale.
Dimenticavo: tanti tanti auguri alla polentona di Ciseriis anche da parte nostra.
Un giorno capita che il messaggio sia in friulano, che il sistema non riconosca il linguaggio html proprietario (eh, insomma, avete capito), che i dipendenti non si accorgano del pasticcio, e questo è il simpatico risultato:
Questo il link originale.
Dimenticavo: tanti tanti auguri alla polentona di Ciseriis anche da parte nostra.
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giovedì, gennaio 25, 2007
Il Giorno del Bradipo
– Ehi, Mats? Giù, dai.
– Lo vedi cosa abbiamo qui?
– Spaghetti per te!
– E dai.
– I cetrioli che ti piacciono tanto.
– Scendi, fallo per noi.
– Fallo almeno per la scienza.
– Ti porteremmo una bradipa, se riuscissimo a farla scendere dall'altro palo.
– Bene, come vuoi. Magari domani, no?
A quanto pare gli scienziati dell'Università tedesca di Jena hanno passato tre anni a cercare di far scendere un bradipo da un palo (cosa non facile, come è ben noto a chi sa di bradipi).
Il tentativo di smuovere l'animaletto a metabolismo ridotto faceva parte di un "esperimento sul movimento umano". Esperimento fallito: dopo aver tentato tutte le lusinghe si sono arresi e l'hanno rispedito allo zoo.
"È evidente che Mats non voleva avere niente a che fare con il progresso scientifico", ha detto la portavoce dell'università.
Ora Mats e il suo palo vivono felici allo zoo di Duisburg.
Link, via collision detection.
– Lo vedi cosa abbiamo qui?
– Spaghetti per te!
– E dai.
– I cetrioli che ti piacciono tanto.
– Scendi, fallo per noi.
– Fallo almeno per la scienza.
– Ti porteremmo una bradipa, se riuscissimo a farla scendere dall'altro palo.
– Bene, come vuoi. Magari domani, no?
A quanto pare gli scienziati dell'Università tedesca di Jena hanno passato tre anni a cercare di far scendere un bradipo da un palo (cosa non facile, come è ben noto a chi sa di bradipi).
Il tentativo di smuovere l'animaletto a metabolismo ridotto faceva parte di un "esperimento sul movimento umano". Esperimento fallito: dopo aver tentato tutte le lusinghe si sono arresi e l'hanno rispedito allo zoo.
"È evidente che Mats non voleva avere niente a che fare con il progresso scientifico", ha detto la portavoce dell'università.
Ora Mats e il suo palo vivono felici allo zoo di Duisburg.
Link, via collision detection.
Question Time
– Ehi.
Rumori di fondo, nessuna risposta.
– Mi senti?
– La pianti di fare tutte quelle domande?
– "Mi senti?" è troppo personale?
– Eh sì, eh.
[Spiegazione successiva: "Non l'ho fatto apposta, mi è venuto così. Al momento non sembrava tanto assurdo. E anche tu, con tutti quei..." "Tutti quei cosa?" "Tutte quelle domande!".
Non è mica vero che gli uomini vengono da Marte: questo è uscito da un pacchetto di patatine.]
Rumori di fondo, nessuna risposta.
– Mi senti?
– La pianti di fare tutte quelle domande?
– "Mi senti?" è troppo personale?
– Eh sì, eh.
[Spiegazione successiva: "Non l'ho fatto apposta, mi è venuto così. Al momento non sembrava tanto assurdo. E anche tu, con tutti quei..." "Tutti quei cosa?" "Tutte quelle domande!".
Non è mica vero che gli uomini vengono da Marte: questo è uscito da un pacchetto di patatine.]
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mercoledì, gennaio 24, 2007
Ryszard Kapuściński (1932-2007)
"Sa che sono qui per lo sciopero dei minatori. La sua miniera l'ha sospeso, ma ce ne sono altre che continuano. Se voglio, possiamo andarci. Ci tuffiamo nel mare di tenebra, nella neve, nel ventaccio gelido, reggendoci l'un l'altro perché una raffica non ci rovesci a terra o ci separi uno di qua e uno di là.
A Vorkuta ho sentito per la prima volta il gelo non come un senso di freddo penetrante e intenso ma come un vero e proprio dolore fisico. La testa mi scoppiava dal male, mani e piedi mi dolevano al punto da non poterli neanche sfiorare.
Nella tormenta fitta e impetuosa baluginavano qua e là ombre umane, silhouettes dai contorni vaghi rannicchiate su se stesse, quasi piegate in due.
'Sono quelli del secondo turno', mi ansimò all'orecchio Gennadij Nikolaevič. 'È il secondo turno che rientra a casa'.
Incrociavamo persone che non vedevano la luce del sole per mesi interi. Andavano in miniera col buio. Rientravano dal lavoro in mezzo alle tenebre. Erano come la ciurma di un sottomarino, che solo l'orologio, la stanchezza crescente, la fame e il sonno avvertono del tempo che passa.
La miniera Komsomolskaja: pareti ghiacciate, costruzioni ghiacciate, qualche luce fioca, un bagnaticcio nero sotto i piedi. Donne che smistano carrelli, spostano leve, assi, longarine.
'Vuoi parlarci?' mi chiede Gennadij Nikolaevič. Parlarci? E di che? Con quel freddo, quel buio, quella tristezza? Con tutto il da fare che hanno, la stanchezza accumulata, i dispiaceri, il dolore fisico? Non potendo far nulla per loro, decido di risparmiargli se non altro uno sforzo in più, sia pur minimo, come il rispondere a qualche domanda di routine".
Imperium, Ryszard Kapuściński (1932-2007)
A Vorkuta ho sentito per la prima volta il gelo non come un senso di freddo penetrante e intenso ma come un vero e proprio dolore fisico. La testa mi scoppiava dal male, mani e piedi mi dolevano al punto da non poterli neanche sfiorare.
Nella tormenta fitta e impetuosa baluginavano qua e là ombre umane, silhouettes dai contorni vaghi rannicchiate su se stesse, quasi piegate in due.
'Sono quelli del secondo turno', mi ansimò all'orecchio Gennadij Nikolaevič. 'È il secondo turno che rientra a casa'.
Incrociavamo persone che non vedevano la luce del sole per mesi interi. Andavano in miniera col buio. Rientravano dal lavoro in mezzo alle tenebre. Erano come la ciurma di un sottomarino, che solo l'orologio, la stanchezza crescente, la fame e il sonno avvertono del tempo che passa.
La miniera Komsomolskaja: pareti ghiacciate, costruzioni ghiacciate, qualche luce fioca, un bagnaticcio nero sotto i piedi. Donne che smistano carrelli, spostano leve, assi, longarine.
'Vuoi parlarci?' mi chiede Gennadij Nikolaevič. Parlarci? E di che? Con quel freddo, quel buio, quella tristezza? Con tutto il da fare che hanno, la stanchezza accumulata, i dispiaceri, il dolore fisico? Non potendo far nulla per loro, decido di risparmiargli se non altro uno sforzo in più, sia pur minimo, come il rispondere a qualche domanda di routine".
Imperium, Ryszard Kapuściński (1932-2007)
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martedì, gennaio 23, 2007
Fermenti galattici
Ieri era il compleanno ortodosso della signora Miru, secondo il calendario giuliano. In origine il programma prevedeva una sobria cerimonia di sepoltura sotto il piumone, con adeguata riserva di "mandarini senza ossetti" (volgarmente detti clementine), ma poi ha cambiato idea e si è alzata presto per farsi bella. Cinguettava per la casa uno dei canti amati dai Giovani Pionieri sovietici, con i capelli vaporosi come un Deutscher Zwergspitz:
Odo la voce di una dolce meta lontana
Nella rugiada argentata del mattin
Odo la voce e la strada mi invita
E come su una giostra mi sento turbinar
Dolce meta lontana
Non essere crudele
Non essere crudele
Non esser sì crudel
Da questa origin pura
Verso la dolce meta
Verso la dolce meta
Il viaggio mio comincerà
Odo la voce da una dolce meta lontana
Che mi chiama verso un magico avvenir
Odo una voce che mi chiede
Che il mio oggi possa il domani diventar
Dolce meta lontana
Non essere crudele
Non essere crudele
Non esser sì crudel
Da una fonte pura
Verso la dolce meta
Verso la dolce meta
il viaggio mio comincerà
Giuro di diventar buono e migliore
E che un amico mai abbandonerò
Odo una voce e mi affretto
Sulla strada che segnata ancor non è
Dolce meta lontana
Non essere crudele
Non essere crudele
Non esser sì crudel
Da questa origin pura
Verso la dolce meta
Verso la dolce meta
Il viaggio mio comincerà*
Se la Grande Epopea Spaziale del Colonnello Jurij Alekseevič Gagarin, novello Giasone, e dei suoi Cosmonauti costituiscono il fulcro della personale Mitologia Sovietica della signora Miru, i Giovani Pionieri sono la porta d'accesso a questo mondo leggendario.
Ambizioso dipinto murale sovietico raffigurante
Giovani Pionieri attorno a un falò ("Poli, questo mi
ricorda un altro celebre inno, 'Levate in alto i vostri falò!'").
La signora Madre conserva ancora le numerose istanze e la corposa documentazione allegata che la petulante bambina regolarmente le chiedeva di spedire.
Prima di partire per la dolce meta lontana la signora Miru mi ha rivelato, pensando forse di rendermi felice, che la sera avremmo cenato alla russa: salat "zdorov'e" (insalata "salute"), foršmak (aringa tritata), bliny, pel'meni siberiani, sudak o belom vine (luccioperca al vino bianco), per chiudere con macedonia di frutta "Yalta" e una strana torta con tre soli ingredienti che la signora Miru ha imparato a fare al tempo della perestrojka. Pasticcio di Radicchio alla Goriziana, avrei voluto, altro che pel'meni e luccioperca! Ma è la sua festa e solo il suo foodtrainer personale gode del diritto di veto. Ho potuto invece rifiutarmi di accompagnarla a comperare gli ultimi ingredienti, era abbigliata in maniera davvero imbarazzante: camicetta bianca di popeline, gonnellina celeste, calzini immacolati, tufli-baleriny ai piedi e fazzolettone rosso carminio al collo. Nel frattempo ho potuto nasconderle sotto il cuscino il mio regalo, un paio di calzini con suola anti-scivolo e una fantasia di matrioški.
Altro ambizioso dipinto murale raffigurante Giovani Pionieri
("Poli, che dici, è un missile intercontinentale quello lì?").
Al centro, il motto dei pioneri: "Vsegda Gotov!" ("Sempre pronto!")
"Da oggi comincia una nuova vita", ha proclamato al ritorno, "una vita senza scrupoli, no more scruples. Hello takeiteasy, goodbye scruples!". Non ho compreso bene il proposito, ma aveva un'aria decisa. Contenta lei... a me basta una ciotola di gulasch, acqua e un grattino dietro le orecchie. Attraversa un periodo strano, è evidente. Ha cominciato il 2007 all'insegna del bianco: ingolla quantità industriali di latte, yogurt e svariate altre cose bianche. Al supermercato può fissare incantata gli stracchini per un quarto d'ora. Spero che non si tratti di uno dei suoi piani quinquennali, ormai in questa casa è bandito perfino l'arricchimento del pane con farina integrale o semi. E io ho lo stomaco in continuo fermento lattico.
Anche il signor G. attraversa un periodo particolare, credo che somatizzi la signora Miru. Quei due sono simbiotici, un vero lichene. Chi sia il fungo e chi l'alga, non è importante stabilirlo. Dunque, dicevo che anche il signor G. non è in lui. Tanto per dire: in che cosa sono bravi i gatti, rispetto a noi cani? Nel saltare, ma soprattutto nell'arrampicarsi. Se non fosse così, li avremmo già sterminati da un pezzo. Saltare, il signor G. se la cava ancora. Arrampicare, un disastro. Perde la presa, scivola, soffre di vertigini. E invece di concedersi una pausa, di rifondare alle basi la sua essenza felina, osa sempre di più. Non lo puoi perdere di vista un momento che subito senti il tump tump tump del gatto che precipita dalla libreria, sbatacchiando come un'auto dalla scogliera in un film poliziesco. E alla fine, mica la solita, morbida flessione sulle zampe e l'elegante allontanamento con l'espressione da "Tutto calcolato, che cosa credi?". No, ora abbiamo tump tump tump SPLAT! A pelle di leone, cade. Come se un ciclista si dimenticasse di mettere il piede a terra allo stop.
Secondo me, vive una specie di adolescenza, con un rapporto ambiguo nei confronti della stessa signora Miru. Ho smesso perfino di tormentarlo, ha già i suoi problemi. Alterna momenti di estrema affettuosità, alimentati generosamente dalla sua sdolcinata padrona, a momenti di auto ed etero-distruzione. La signora Miru se ne è accorta da una decina di giorni, ma per quanto ne sappiamo ci lavora da tempo. Sta lì e lavora, lavora, lavora. Si gode una piccola siesta, torna al lavoro interrotto e ricomincia a trafficare. Svita le viti, viola il comodato d'uso del ricevitore Sky affilandosi le unghie sulla griglia di raffreddamento, sbadiglia rumorosamente e rutta ("non rutta, digerisce", puntualizza la signora Miru). Se fosse dotato di pollice opponibile, avrebbe già distrutto la casa. Quando il signor G. è sveglio ma non visibile, è certo che sta tramando qualcosa. Ti passa davanti con la sua faccia da poker e un attimo dopo è in camera col piede di porco. Quel gatto è da manuale psichiatrico. L'altro giorno ha demolito la propria cassettina igienica e, lamentandone la perduta idoneità, ha orinato nella vasca da bagno. Ora il signor Elio ne deve approntare una d'emergenza e io ho suggerito una colata unica di ghisa o una pressofusione di acciaio. Con il signor G. e tutto, possibilmente. Nel frattempo, si potrebbe somministrare la fluoxetina.
*karaoke per tutti (su youtube, qui). Firmato: la signora Miru.
Odo la voce di una dolce meta lontana
Nella rugiada argentata del mattin
Odo la voce e la strada mi invita
E come su una giostra mi sento turbinar
Dolce meta lontana
Non essere crudele
Non essere crudele
Non esser sì crudel
Da questa origin pura
Verso la dolce meta
Verso la dolce meta
Il viaggio mio comincerà
Odo la voce da una dolce meta lontana
Che mi chiama verso un magico avvenir
Odo una voce che mi chiede
Che il mio oggi possa il domani diventar
Dolce meta lontana
Non essere crudele
Non essere crudele
Non esser sì crudel
Da una fonte pura
Verso la dolce meta
Verso la dolce meta
il viaggio mio comincerà
Giuro di diventar buono e migliore
E che un amico mai abbandonerò
Odo una voce e mi affretto
Sulla strada che segnata ancor non è
Dolce meta lontana
Non essere crudele
Non essere crudele
Non esser sì crudel
Da questa origin pura
Verso la dolce meta
Verso la dolce meta
Il viaggio mio comincerà*
Se la Grande Epopea Spaziale del Colonnello Jurij Alekseevič Gagarin, novello Giasone, e dei suoi Cosmonauti costituiscono il fulcro della personale Mitologia Sovietica della signora Miru, i Giovani Pionieri sono la porta d'accesso a questo mondo leggendario.
Ambizioso dipinto murale sovietico raffigurante
Giovani Pionieri attorno a un falò ("Poli, questo mi
ricorda un altro celebre inno, 'Levate in alto i vostri falò!'").
La signora Madre conserva ancora le numerose istanze e la corposa documentazione allegata che la petulante bambina regolarmente le chiedeva di spedire.
Prima di partire per la dolce meta lontana la signora Miru mi ha rivelato, pensando forse di rendermi felice, che la sera avremmo cenato alla russa: salat "zdorov'e" (insalata "salute"), foršmak (aringa tritata), bliny, pel'meni siberiani, sudak o belom vine (luccioperca al vino bianco), per chiudere con macedonia di frutta "Yalta" e una strana torta con tre soli ingredienti che la signora Miru ha imparato a fare al tempo della perestrojka. Pasticcio di Radicchio alla Goriziana, avrei voluto, altro che pel'meni e luccioperca! Ma è la sua festa e solo il suo foodtrainer personale gode del diritto di veto. Ho potuto invece rifiutarmi di accompagnarla a comperare gli ultimi ingredienti, era abbigliata in maniera davvero imbarazzante: camicetta bianca di popeline, gonnellina celeste, calzini immacolati, tufli-baleriny ai piedi e fazzolettone rosso carminio al collo. Nel frattempo ho potuto nasconderle sotto il cuscino il mio regalo, un paio di calzini con suola anti-scivolo e una fantasia di matrioški.
Altro ambizioso dipinto murale raffigurante Giovani Pionieri
("Poli, che dici, è un missile intercontinentale quello lì?").
Al centro, il motto dei pioneri: "Vsegda Gotov!" ("Sempre pronto!")
"Da oggi comincia una nuova vita", ha proclamato al ritorno, "una vita senza scrupoli, no more scruples. Hello takeiteasy, goodbye scruples!". Non ho compreso bene il proposito, ma aveva un'aria decisa. Contenta lei... a me basta una ciotola di gulasch, acqua e un grattino dietro le orecchie. Attraversa un periodo strano, è evidente. Ha cominciato il 2007 all'insegna del bianco: ingolla quantità industriali di latte, yogurt e svariate altre cose bianche. Al supermercato può fissare incantata gli stracchini per un quarto d'ora. Spero che non si tratti di uno dei suoi piani quinquennali, ormai in questa casa è bandito perfino l'arricchimento del pane con farina integrale o semi. E io ho lo stomaco in continuo fermento lattico.
Anche il signor G. attraversa un periodo particolare, credo che somatizzi la signora Miru. Quei due sono simbiotici, un vero lichene. Chi sia il fungo e chi l'alga, non è importante stabilirlo. Dunque, dicevo che anche il signor G. non è in lui. Tanto per dire: in che cosa sono bravi i gatti, rispetto a noi cani? Nel saltare, ma soprattutto nell'arrampicarsi. Se non fosse così, li avremmo già sterminati da un pezzo. Saltare, il signor G. se la cava ancora. Arrampicare, un disastro. Perde la presa, scivola, soffre di vertigini. E invece di concedersi una pausa, di rifondare alle basi la sua essenza felina, osa sempre di più. Non lo puoi perdere di vista un momento che subito senti il tump tump tump del gatto che precipita dalla libreria, sbatacchiando come un'auto dalla scogliera in un film poliziesco. E alla fine, mica la solita, morbida flessione sulle zampe e l'elegante allontanamento con l'espressione da "Tutto calcolato, che cosa credi?". No, ora abbiamo tump tump tump SPLAT! A pelle di leone, cade. Come se un ciclista si dimenticasse di mettere il piede a terra allo stop.
Secondo me, vive una specie di adolescenza, con un rapporto ambiguo nei confronti della stessa signora Miru. Ho smesso perfino di tormentarlo, ha già i suoi problemi. Alterna momenti di estrema affettuosità, alimentati generosamente dalla sua sdolcinata padrona, a momenti di auto ed etero-distruzione. La signora Miru se ne è accorta da una decina di giorni, ma per quanto ne sappiamo ci lavora da tempo. Sta lì e lavora, lavora, lavora. Si gode una piccola siesta, torna al lavoro interrotto e ricomincia a trafficare. Svita le viti, viola il comodato d'uso del ricevitore Sky affilandosi le unghie sulla griglia di raffreddamento, sbadiglia rumorosamente e rutta ("non rutta, digerisce", puntualizza la signora Miru). Se fosse dotato di pollice opponibile, avrebbe già distrutto la casa. Quando il signor G. è sveglio ma non visibile, è certo che sta tramando qualcosa. Ti passa davanti con la sua faccia da poker e un attimo dopo è in camera col piede di porco. Quel gatto è da manuale psichiatrico. L'altro giorno ha demolito la propria cassettina igienica e, lamentandone la perduta idoneità, ha orinato nella vasca da bagno. Ora il signor Elio ne deve approntare una d'emergenza e io ho suggerito una colata unica di ghisa o una pressofusione di acciaio. Con il signor G. e tutto, possibilmente. Nel frattempo, si potrebbe somministrare la fluoxetina.
*karaoke per tutti (su youtube, qui). Firmato: la signora Miru.
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lunedì, gennaio 22, 2007
Il Lungo Letargo
Non faccio che lamentarmi del fatto che non dormo quanto mi piacerebbe (cioè un cumulo di ore ingiustificato), che mi manca la giusta dose di sonno, che la mia attività onirica ha bisogno di tempi tolstojani, che i neuroni sbadigliano all'unisono, che i ritmi circadiani inciampano, che da grande avrei voluto fare la collaudatrice di materassi. Forse ho esagerato.
Il regalo di mia madre: crema contorno occhi, 5 maschere antistress, crema notte.
OTTO ORE DI SONNO IN UNA CREMA. Il primo prodotto cosmetico in grado di riprodurre la piega del cuscino che mi resta stampata sulla guancia fino alle due del pomeriggio.
Roba da Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica.
Il regalo di mia madre: crema contorno occhi, 5 maschere antistress, crema notte.
OTTO ORE DI SONNO IN UNA CREMA. Il primo prodotto cosmetico in grado di riprodurre la piega del cuscino che mi resta stampata sulla guancia fino alle due del pomeriggio.
Roba da Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica.
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Falso Allarme per Ragazzino Stufo e altre amenità
L'impresa
Eroe del giorno: Semaj Booker.
Altezza: 1,50 m.
Peso: 36 chili.
Il suo problema: come dice sua madre, "he just hates here", "odia questo posto".
Questo posto è: Lakewood, Tacoma.
L'impresa, parte prima: ruba un'Acura del 1986 e scappa a 150 chilometri all'ora. Poi fonde il motore e finisce contro un albero. Si rifiuta di scendere, quindi la polizia deve rompere un finestrino ed estrarlo a forza. Era il terzo furto con fuga in un mese.
L'impresa parte seconda: il giorno dopo si alza di buon'ora, esce di casa di nascosto e va all'aeroporto internazionale di Seattle Tacoma, a un'ottantina di chilometri da casa sua. Questo significa che ha fatto autostop, oppure ha rubato un'altra macchina. All'aeroporto però non ha una prenotazione né i soldi per un biglietto.
Primo livello di sicurezza: lo supera dicendo di aver perso la carta d'imbarco.
L'agente lo accompagna al banco della Southwest Airlines.
Secondo livello di sicurezza: Semaj racconta di dover raggiungere sua madre all'area di imbarco e fa il nome di una passeggera del volo per San Antonio. Ottiene una carta di imbarco e prende l'aereo per San Antonio.
Il problema: a San Antonio usa lo stesso trucco per salire su un aereo per Dallas, ma non è altrettanto fortunato.
Fine della fuga.
Il commento del rappresentante democratico di Washington Norm Dicks: "Abbiamo speso milioni di dollari e provocato disagi ai passeggeri cercando in tutti i modi di rendere sicuri i voli. Se un ragazzino di 9 anni riesce a passare attraverso questo sistema di sicurezza dobbiamo proprio rivedere un po' di procedure".
La maglietta
Va all'aeroporto di Melbourne per prendere un volo per Londra, ma la Quantas gli dice di togliersi la maglietta, che rappresenterebbe un potenziale rischio per la sicurezza e per la tranquillità degli altri passeggeri. La maglietta reca l'immagine di Bush e la scritta "World's number 1 terrorist". Troppo didascalica, a quanto pare.
Personalmente, continuo a preferire "If you can read this, you are not the President", "Yeehaw! Is not a foreign policy", "Quiet! The President is trying to think" e la sempre valida "Somewhere in Texas a village is missing its idiot".
Il giochino definitivo
"I giudizi sul gioco sono, diciamo, contrastanti. 'È piuttosto stupido', scrive uno. 'È il miglior gioco del mondo!' si entusiasma un altro. Io dirò semplicemente che è abbastanza stupido e che richiede buoni riflessi e la capacità di adattarsi a regole che cambiano in modo assurdo e arbitrario.
Proprio come accade oggi negli aeroporti".
Così Robert Sharkey descrive sul New York Times il gioco flash online Airport Security di Ian Bogost.
Bene, noi possiamo tranquillamente adottarlo come gioco ufficiale di questo blog.
Eccolo qui.
Eroe del giorno: Semaj Booker.
Altezza: 1,50 m.
Peso: 36 chili.
Il suo problema: come dice sua madre, "he just hates here", "odia questo posto".
Questo posto è: Lakewood, Tacoma.
L'impresa, parte prima: ruba un'Acura del 1986 e scappa a 150 chilometri all'ora. Poi fonde il motore e finisce contro un albero. Si rifiuta di scendere, quindi la polizia deve rompere un finestrino ed estrarlo a forza. Era il terzo furto con fuga in un mese.
L'impresa parte seconda: il giorno dopo si alza di buon'ora, esce di casa di nascosto e va all'aeroporto internazionale di Seattle Tacoma, a un'ottantina di chilometri da casa sua. Questo significa che ha fatto autostop, oppure ha rubato un'altra macchina. All'aeroporto però non ha una prenotazione né i soldi per un biglietto.
Primo livello di sicurezza: lo supera dicendo di aver perso la carta d'imbarco.
L'agente lo accompagna al banco della Southwest Airlines.
Secondo livello di sicurezza: Semaj racconta di dover raggiungere sua madre all'area di imbarco e fa il nome di una passeggera del volo per San Antonio. Ottiene una carta di imbarco e prende l'aereo per San Antonio.
Il problema: a San Antonio usa lo stesso trucco per salire su un aereo per Dallas, ma non è altrettanto fortunato.
Fine della fuga.
Il commento del rappresentante democratico di Washington Norm Dicks: "Abbiamo speso milioni di dollari e provocato disagi ai passeggeri cercando in tutti i modi di rendere sicuri i voli. Se un ragazzino di 9 anni riesce a passare attraverso questo sistema di sicurezza dobbiamo proprio rivedere un po' di procedure".
La maglietta
Va all'aeroporto di Melbourne per prendere un volo per Londra, ma la Quantas gli dice di togliersi la maglietta, che rappresenterebbe un potenziale rischio per la sicurezza e per la tranquillità degli altri passeggeri. La maglietta reca l'immagine di Bush e la scritta "World's number 1 terrorist". Troppo didascalica, a quanto pare.
Personalmente, continuo a preferire "If you can read this, you are not the President", "Yeehaw! Is not a foreign policy", "Quiet! The President is trying to think" e la sempre valida "Somewhere in Texas a village is missing its idiot".
Il giochino definitivo
"I giudizi sul gioco sono, diciamo, contrastanti. 'È piuttosto stupido', scrive uno. 'È il miglior gioco del mondo!' si entusiasma un altro. Io dirò semplicemente che è abbastanza stupido e che richiede buoni riflessi e la capacità di adattarsi a regole che cambiano in modo assurdo e arbitrario.
Proprio come accade oggi negli aeroporti".
Così Robert Sharkey descrive sul New York Times il gioco flash online Airport Security di Ian Bogost.
Bene, noi possiamo tranquillamente adottarlo come gioco ufficiale di questo blog.
Eccolo qui.
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domenica, gennaio 21, 2007
The Litvinenko Round-Up: What It All Boils Down To
"Скажем, в какой-нибудь Америке, где-нибудь на тротуаре между горящей витриной и припаркованным Плимутом, не было и нет места подвигу - если, конечно, не считать момента, когда там проходит советский разведчик".
"Diciamo così: in una certa America, da qualche parte sul marciapiede tra un'abbagliante vetrina e una Plymouth parcheggiata, non c'è e non c'è mai stato spazio per il gesto eroico. Se naturalmente escludiamo il momento in cui ci passa in mezzo un agente dei servizi segreti sovietici".
Viktor Pelevin, Omon Ra.
Ed eccoci qui per il nostro Litvinenko round-up. Mi dispiace, ma l'alternativa era dedicarci tutti insieme allo studio delle sopracciglia e dei denti di Saddam Hussein (grazie, Nicola). Falso allarme domani, se vi comportate bene.
Totale colpevoli identificati: uno, alto, robusto, lineamenti asiatici.
Totale passaporti posseduti da "mister Polonio": tre.
Numero film che saranno tratti dal caso Litvinenko (a oggi): quattro.
Numero libri in preparazione su Litvinenko (a oggi): sei.
Ultima persona a dire "temo per la mia vita": il regista Nekrasov, autore di un documentario sull'omicidio Litvinenko che andrà in onda domani su BBC2, nonché amico della vittima. Titolo del documentario: "My Friend Sacha: a Very Russian Murder". And a Very Lucrative Business, too.
Un uomo, una tragedia: secondo l'attore e regista Michail Kozak, un suo film per la televisione rischia di non uscire sugli schermi russi proprio a causa del parallelismo con l'affare Litvinenko. Dice lui. Il film è ambientato nel mondo degli emigrati russi a Parigi negli anni Trenta. Eh. Putin non ci dormirà la notte, immagino.
Intanto, in rete: Delo Nomer pubblica un'intervista a Valerij Karyčev, uno dei cosiddetti avvocati della mafia. Secondo lui Litvinenko, quando lavorava per l'FSB, aveva contatti con la mafia di Kurgan, alla quale probabilmente forniva informazioni.
Poi Karyčev ha le sue idee anche sul delitto Politkovskaja e sull'omicidio di Klebnikov: il primo sarebbe legato a faccende di denaro più che a inchieste scomode, il secondo invece più alla Cecenia che al suo libro sugli oligarchi. Comunque sia: la "Mafia di Kurgan" ci mancava, tra le ipotesi, ed eccola qui.
L'oligarcometro segnala che: Boris Berezovskij, che da quando è cittadino britannico si chiama Platon Elenin, ha annunciato sul suo blog (platon-elenin.livejournal.com: sì, anche lui žežeista) che per il bene del Regno Unito è disposto (bontà sua) a farsi interrogare dalla polizia russa, purché all'interrogatorio siano presenti anche i suoi avvocati, i suoi assistenti, le guardie del corpo, i rappresentanti di Scotland Yard, funzionari del governo e ufficiali dei servizi speciali. Ha.
Versione provvisoria dell'avvelenamento Litvinenko (nella versione di Oleg Gordievskij, ex-agente KGB e altro esule eccellente): in una stanza al quarto piano del Millennium Hotel di Londra ci sono Lugovoj, Kovtun e Litvinenko. A un certo punto arriva un quarto uomo, presentato come "Vladislav" e descritto come uno che potrebbe aiutare Litvinenko a ottenere un buon contratto con una compagnia di sicurezza moscovita. L'uomo misterioso si offre di preparare un tè. Litvinenko racconterà poi che secondo lui l'acqua nella teiera era tiepida, e che sono state le radiazioni del polonio a portarla a ebollizione.
Da tutto ciò si ricava un particolare inedito: il polonio fa bollire l'acqua per il tè. Costa un casino, contamina mezza città, non è life-friendly. Però dà un nuovo significato all'espressione tea and coffee facilities.
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Litvinenko,
Russia
giovedì, gennaio 18, 2007
VVP e l'uomo del futuro
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo ufficio all'interno del Cremlino con un'espressione accigliata e pensosa. Davanti a lui, attorno al lungo tavolo presidenziale, si trovavano il segretario della difesa Sergej Borisovič Ivanov, il direttore dell'FSB Nikolaj Platonovič Patrušev, il presidente della commissione sulla salute pubblica Leonid Michajlovič Rošal e il ministro della sanità e dello sviluppo sociale Michail Jur'evič Zurabov.
- Signori, - Disse Vladimir Vladimirovič™ abbracciando i presenti con il presidenziale sguardo, - Bratellos. Il nostro comitato esiste già da qualche anno. In tutto questo tempo abbiamo già condotto molte ricerche. Presto ci saranno le elezioni e dobbiamo fare un bilancio del nostro lavoro.
- Beh, ma il tizio nuovo non sarà mica eletto domani, - cominciò a dire il dottor Rošal.
- E invece bisogna, - lo interruppe Vladimir Vladimirovič™, - Il tempo è contro di noi. Gli americani potrebbero sorpassarci. Anche loro stanno facendo ricerche ormai da molti anni.
- Da moltissimi anni, - disse scuotendo il capo il ministro della sanità e dello sviluppo sociale, - Le loro ricerche sugli effetti sull'uomo dell'elettricità, del cianuro e delle iniezioni mortali sono inestimabili. La nostra base sperimentale è ancora molto lontana da quei risultati.
- E le nostre ricerche sugli effetti del polonio sull'organismo umano? - domandò Nikolaj Platonovič.
- È troppo poco! - esclamò Michail Jur'evič Zurabov, - È una sostanza sola, ed è stato fatto un solo esperimento!
- Beh, perché uno solo... - cominciò a dire Nikolaj Platonovič.
- Fermo lì! - tagliò corto Vladimir Vladimirovič™, - I fatti tuoi ci interessano poco. A noi interessano i risultati. Abbiamo altro?
- Secondo gli esperimenti degli scienziati militari, - prese la parola il ministro della difesa, - L'uomo del futuro non avrà l'intestino tenue e gli organi sessuali. Vi sono anche prove convincenti dell'ipotesi che l'uomo del futuro non avrà bisogno di piedi.
- Niente piedi?! - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E come farà a camminare, senza i piedi?
- Non gli servirà camminare, - rispose Sergej Borisovič.
- Ah, e già che parliamo di piedi, - si intromise il dottor Rošal, - Gli americani e gli scienziati iracheni non molto tempo fa hanno compiuto un'esperimento con un uomo privato della testa!
- E dunque? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- L'uomo è morto, - rispose il dottor Rošal, - Però si tratta di un orientamento scientifico molto interessante.
- E noi abbiamo altri orientamenti scientifici, a parte il polonio? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Sì, - rispose Nikolaj Platonovič, - Recentemente abbiamo studiato la possibilità dell'uomo di volare in elicottero fino al Polo Sud.
- E allora? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Ci riesce, - annuì con sicurezza Nikolaj Platonovič.
- E tu che mi dici? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al ministro della sanità.
- Noi stiamo studiando le possibilità di rigenerazione dell'organismo umano, - rispose Michail Jur'evič.
- E cioè? - si informò Vladimir Vladimirovič™.
- Beh, - disse esitante Michail Jur'evič, - In poche parole, noi studiamo le possibilità di sopravvivenza in assenza di cure mediche e di farmaci.
- E allora? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- La sopravvivenza è alta, - disse Michail Jur'evič, - E poi con German Oskarovič abbiamo proibito la vendita della normale vodka, estendendo il divieto a tutto il paese. E la mortalità è risultata molto bassa.
- E quindi, ne conseguiamo... ? - domandò speranzoso Vladimir Vladimirovič™.
- Beh, sono stati certamente fatti dei passi avanti, - assicurò il dottor Rošal, - Ma restano ancora molti esperimenti da fare, il lavoro è tanto. Per esempio ci interessa capire se la gente possa vivere senza una rete di telefonia mobile nella metropolitana.
- Senza un rete di telefonia mobile nella metro? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Certo che può!
- Hai ragione, - annuì Nikolaj Platonovič, - Ma dovevamo assicurarcene per mezzo di un esperimento! E ce ne siamo assicurati.
- Allora, cercherò di sintetizzare, - disse Vladimir Vladimirovič™, - L'uomo del futuro non avrà l'intestino tenue né gli organi sessuali. A quanto pare non avrà neppure i piedi. Forse, neanche la testa. Non avrà bisogno di farmaci, di cure mediche, né di una rete di telefonia mobile nella metropolitana. Sarà immune al polonio, all'elettricità, al cianuro, alle iniezioni mortali e sarà in grado di andare al Polo Sud in elicottero. Giusto?
- Beh, - il dottor Rošal si strinse nelle spalle - A grandi linee, sì.
- Ne viene fuori un uomo ben strano, eh, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, rileggendo i suoi appunti.
- Beh, bratello, - disse Nikolaj Platonovič, - Anche noi saremmo sembrati strani all'uomo di Neanderthal. Pochi peli, niente bastoni, non mangiamo carne cruda... Come fa uno a sapere come sarà il futuro.
- Noi lo dobbiamo sapere, - disse Vladimir Vladimirovič™ con fermezza, - Dobbiamo saperlo prima! È il nostro lavoro!
Gli uomini si scambiarono uno sguardo di intesa.
Da: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Signori, - Disse Vladimir Vladimirovič™ abbracciando i presenti con il presidenziale sguardo, - Bratellos. Il nostro comitato esiste già da qualche anno. In tutto questo tempo abbiamo già condotto molte ricerche. Presto ci saranno le elezioni e dobbiamo fare un bilancio del nostro lavoro.
- Beh, ma il tizio nuovo non sarà mica eletto domani, - cominciò a dire il dottor Rošal.
- E invece bisogna, - lo interruppe Vladimir Vladimirovič™, - Il tempo è contro di noi. Gli americani potrebbero sorpassarci. Anche loro stanno facendo ricerche ormai da molti anni.
- Da moltissimi anni, - disse scuotendo il capo il ministro della sanità e dello sviluppo sociale, - Le loro ricerche sugli effetti sull'uomo dell'elettricità, del cianuro e delle iniezioni mortali sono inestimabili. La nostra base sperimentale è ancora molto lontana da quei risultati.
- E le nostre ricerche sugli effetti del polonio sull'organismo umano? - domandò Nikolaj Platonovič.
- È troppo poco! - esclamò Michail Jur'evič Zurabov, - È una sostanza sola, ed è stato fatto un solo esperimento!
- Beh, perché uno solo... - cominciò a dire Nikolaj Platonovič.
- Fermo lì! - tagliò corto Vladimir Vladimirovič™, - I fatti tuoi ci interessano poco. A noi interessano i risultati. Abbiamo altro?
- Secondo gli esperimenti degli scienziati militari, - prese la parola il ministro della difesa, - L'uomo del futuro non avrà l'intestino tenue e gli organi sessuali. Vi sono anche prove convincenti dell'ipotesi che l'uomo del futuro non avrà bisogno di piedi.
- Niente piedi?! - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E come farà a camminare, senza i piedi?
- Non gli servirà camminare, - rispose Sergej Borisovič.
- Ah, e già che parliamo di piedi, - si intromise il dottor Rošal, - Gli americani e gli scienziati iracheni non molto tempo fa hanno compiuto un'esperimento con un uomo privato della testa!
- E dunque? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- L'uomo è morto, - rispose il dottor Rošal, - Però si tratta di un orientamento scientifico molto interessante.
- E noi abbiamo altri orientamenti scientifici, a parte il polonio? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Sì, - rispose Nikolaj Platonovič, - Recentemente abbiamo studiato la possibilità dell'uomo di volare in elicottero fino al Polo Sud.
- E allora? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Ci riesce, - annuì con sicurezza Nikolaj Platonovič.
- E tu che mi dici? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al ministro della sanità.
- Noi stiamo studiando le possibilità di rigenerazione dell'organismo umano, - rispose Michail Jur'evič.
- E cioè? - si informò Vladimir Vladimirovič™.
- Beh, - disse esitante Michail Jur'evič, - In poche parole, noi studiamo le possibilità di sopravvivenza in assenza di cure mediche e di farmaci.
- E allora? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- La sopravvivenza è alta, - disse Michail Jur'evič, - E poi con German Oskarovič abbiamo proibito la vendita della normale vodka, estendendo il divieto a tutto il paese. E la mortalità è risultata molto bassa.
- E quindi, ne conseguiamo... ? - domandò speranzoso Vladimir Vladimirovič™.
- Beh, sono stati certamente fatti dei passi avanti, - assicurò il dottor Rošal, - Ma restano ancora molti esperimenti da fare, il lavoro è tanto. Per esempio ci interessa capire se la gente possa vivere senza una rete di telefonia mobile nella metropolitana.
- Senza un rete di telefonia mobile nella metro? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Certo che può!
- Hai ragione, - annuì Nikolaj Platonovič, - Ma dovevamo assicurarcene per mezzo di un esperimento! E ce ne siamo assicurati.
- Allora, cercherò di sintetizzare, - disse Vladimir Vladimirovič™, - L'uomo del futuro non avrà l'intestino tenue né gli organi sessuali. A quanto pare non avrà neppure i piedi. Forse, neanche la testa. Non avrà bisogno di farmaci, di cure mediche, né di una rete di telefonia mobile nella metropolitana. Sarà immune al polonio, all'elettricità, al cianuro, alle iniezioni mortali e sarà in grado di andare al Polo Sud in elicottero. Giusto?
- Beh, - il dottor Rošal si strinse nelle spalle - A grandi linee, sì.
- Ne viene fuori un uomo ben strano, eh, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, rileggendo i suoi appunti.
- Beh, bratello, - disse Nikolaj Platonovič, - Anche noi saremmo sembrati strani all'uomo di Neanderthal. Pochi peli, niente bastoni, non mangiamo carne cruda... Come fa uno a sapere come sarà il futuro.
- Noi lo dobbiamo sapere, - disse Vladimir Vladimirovič™ con fermezza, - Dobbiamo saperlo prima! È il nostro lavoro!
Gli uomini si scambiarono uno sguardo di intesa.
Da: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Bambini, telefoni e giganteschi falsiallarmi alla russa
Martedì sera in Russia è stato dato un allarme terrorismo in grande stile: ieri ci si aspettava un attentato sui mezzi di trasporto di una o più città (Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg, Novosibirsk) e la sorveglianza è stata notevolmente intensificata, con il dispiegamento di unità cinofile e squadre speciali antiterrorismo. La comunicazione di un possibile attentato sarebbe arrivata dagli Stati Uniti, hanno detto i canali televisivi.
E gazeta.ru mi titolava:
Cioè, più o meno: "Metropolitana vietata a bambini e telefoni".
Nel senso che tutte le gite scolastiche erano state rimandate e che erano stati staccati i ripetitori dei telefoni cellulari. Concediamoci la fugace visione di una gang di seienni senza scrupoli equipaggiati di micce e detonatori. Ecco, basta.
Tecnicamente un falso allarme c'è stato: sul marciapiede della stazione Vojkovskaja, accanto all'uscita sud, è stato trovato un pacchetto di plastica con la scritta "contagio" e contenente ben 200 capsule. L'FSB avrebbe inoltre scoperto qualche chilo di tritolo nella regione di Tjumen'.
E poi, naturalmente, la polizia è stata sommersa dalle segnalazioni di "caucasici sospetti" e di oggetti potenzialmente pericolosi.
In rete, intanto, si diffondevano voci incontrollate di esplosioni.
Indovinate. Nessuna comunicazione dagli Stati Uniti. Falso allarme. Anzi, probabilmente un'esercitazione, o un modo per preparare il pubblico all'adozione di regole più restrittive (proprio ieri alla Duma è passata una legge sulla sicurezza dei trasporti).
Contenti tutti: i bambini oggi possono circolare liberamente nelle metropolitane, i telefoni funzionano, noi abbiamo il nostro gigantesco falso allarme e la polizia russa può contare su una bella lista di caucasici sospetti.
Link
E gazeta.ru mi titolava:
Cioè, più o meno: "Metropolitana vietata a bambini e telefoni".
Nel senso che tutte le gite scolastiche erano state rimandate e che erano stati staccati i ripetitori dei telefoni cellulari. Concediamoci la fugace visione di una gang di seienni senza scrupoli equipaggiati di micce e detonatori. Ecco, basta.
Tecnicamente un falso allarme c'è stato: sul marciapiede della stazione Vojkovskaja, accanto all'uscita sud, è stato trovato un pacchetto di plastica con la scritta "contagio" e contenente ben 200 capsule. L'FSB avrebbe inoltre scoperto qualche chilo di tritolo nella regione di Tjumen'.
E poi, naturalmente, la polizia è stata sommersa dalle segnalazioni di "caucasici sospetti" e di oggetti potenzialmente pericolosi.
In rete, intanto, si diffondevano voci incontrollate di esplosioni.
Indovinate. Nessuna comunicazione dagli Stati Uniti. Falso allarme. Anzi, probabilmente un'esercitazione, o un modo per preparare il pubblico all'adozione di regole più restrittive (proprio ieri alla Duma è passata una legge sulla sicurezza dei trasporti).
Contenti tutti: i bambini oggi possono circolare liberamente nelle metropolitane, i telefoni funzionano, noi abbiamo il nostro gigantesco falso allarme e la polizia russa può contare su una bella lista di caucasici sospetti.
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mercoledì, gennaio 17, 2007
Quel tedesco un po' così
Ora ci si mette anche l'Associated Press:
"Una notizia fornita al Guardian Unlimited dall'Associated Press il 5 gennaio e intitolata 'Moroccan convicted in Sept 11 attacks', affermava erroneamente che Andreas Schulz, un avvocato che rappresenta le famiglie di alcune delle vittime, 'era amico intimo dei piloti Mohamed Atta, Marwan al-Shehhi e Ziad Jarrah quando questi vivevano e studiavano ad Amburgo' e lo identificava come un marocchino che si era addestrato in un campo di al-Qaeda in Afghanistan. Quell'informazione si riferiva a Mounir el Motassadeq, l'uomo accusato di complicità nel caso menzionato. Andreas Schulz è uno stimato avvocato che esercita in Germania e nell'Unione Europea e ci scusiamo per ogni eventuale danno alla sua reputazione e per il disagio causato da questo errore".
Perché dovrebbe subire danni morali e professionali? Dopotutto è solo uno stimato avvocato tedesco accusato di essersi addestrato in Afghanistan e di conoscere personalmente i dirottatori dell'11 settembre. E alla sensibilità del marocchino di alcàida che si è visto chiamare Schulz, ci pensa qualcuno?
The Guardian, Corrections.
[Comunicazione interna: gli haloniomi sono in sciopero, quindi vi faranno credere che non sia possibile inserire commenti e non li conteggeranno. Di conseguenza, i commenti per ora sono a sorpresa, li aprite senza sapere cosa ci trovate dentro. E adesso non fatemi la faccia smarrita di quelli che si vedono passare davanti i piattini di sushi e non sanno decidersi.]
"Una notizia fornita al Guardian Unlimited dall'Associated Press il 5 gennaio e intitolata 'Moroccan convicted in Sept 11 attacks', affermava erroneamente che Andreas Schulz, un avvocato che rappresenta le famiglie di alcune delle vittime, 'era amico intimo dei piloti Mohamed Atta, Marwan al-Shehhi e Ziad Jarrah quando questi vivevano e studiavano ad Amburgo' e lo identificava come un marocchino che si era addestrato in un campo di al-Qaeda in Afghanistan. Quell'informazione si riferiva a Mounir el Motassadeq, l'uomo accusato di complicità nel caso menzionato. Andreas Schulz è uno stimato avvocato che esercita in Germania e nell'Unione Europea e ci scusiamo per ogni eventuale danno alla sua reputazione e per il disagio causato da questo errore".
Perché dovrebbe subire danni morali e professionali? Dopotutto è solo uno stimato avvocato tedesco accusato di essersi addestrato in Afghanistan e di conoscere personalmente i dirottatori dell'11 settembre. E alla sensibilità del marocchino di alcàida che si è visto chiamare Schulz, ci pensa qualcuno?
The Guardian, Corrections.
[Comunicazione interna: gli haloniomi sono in sciopero, quindi vi faranno credere che non sia possibile inserire commenti e non li conteggeranno. Di conseguenza, i commenti per ora sono a sorpresa, li aprite senza sapere cosa ci trovate dentro. E adesso non fatemi la faccia smarrita di quelli che si vedono passare davanti i piattini di sushi e non sanno decidersi.]
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Sì – ehr – no
A causa di un fraintendimento, Kailash Puri, uno dei guest editor dell'inserto speciale Over-70 del G2 del 12 Gennaio, ha risposto in modo errato alle domande di pagina 9. La risposta alla domanda se avesse avuto esperienze omosessuali avrebbe dovuto essere no.
The Guardian, Corrections.
The Guardian, Corrections.
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Guardian
martedì, gennaio 16, 2007
Dalla Russia con Tutto: The Oligarchs
Il loro motto è "Dalla Russia con tutto", la loro identità è segreta, sono in tre "oltre alle guardie del corpo e alle fidanzate modelle. E meno sapete meglio è per voi".
Tra le loro influenze elencano "l'Ural e il Brent, i soldi (dollari, euro, rubli), il lusso, i costosi dipinti astratti, la moda, le armi, Roman Abramovič, Oleg Deripaska, Michail Chodorkovskij, Boris Berezovskij, Vladimir Gusinskij, Aleksandr Smolenskij, 'Michail Fridman', Vagit Alekperov, Viktor Černomyrdin, Vladimir Potanin, Vladimir Bogdanov, Vitalij Malkin, Anatolij Čubais, Jurij Lužkov, Vladimir Putin, il calcio, le ville, le macchine sportive, gli yacht, la violenza legalizzata, il sesso con le modelle, la musica, la cocaina, i buoni vini, i sigari, il caviale e la vodka".
Si definiscono "bianchi ricchi che fanno hip hop" in inglese: sono The Oligarchs, la loro hit è "Made in the USSR".
Però Mr Parker commenta sul suo blog che a giudicare da questa guida la vodka non la sanno mica bere.
Tra le loro influenze elencano "l'Ural e il Brent, i soldi (dollari, euro, rubli), il lusso, i costosi dipinti astratti, la moda, le armi, Roman Abramovič, Oleg Deripaska, Michail Chodorkovskij, Boris Berezovskij, Vladimir Gusinskij, Aleksandr Smolenskij, 'Michail Fridman', Vagit Alekperov, Viktor Černomyrdin, Vladimir Potanin, Vladimir Bogdanov, Vitalij Malkin, Anatolij Čubais, Jurij Lužkov, Vladimir Putin, il calcio, le ville, le macchine sportive, gli yacht, la violenza legalizzata, il sesso con le modelle, la musica, la cocaina, i buoni vini, i sigari, il caviale e la vodka".
Si definiscono "bianchi ricchi che fanno hip hop" in inglese: sono The Oligarchs, la loro hit è "Made in the USSR".
Però Mr Parker commenta sul suo blog che a giudicare da questa guida la vodka non la sanno mica bere.
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lunedì, gennaio 15, 2007
Diventa più intelligente con Google/1
Dopo il fortunato "Come maltrattare Google e vivere felici" ho deciso di inaugurare una nuova serie: domande intriganti alle quali trovare una risposta, risposte dementi alle quali vi inviterò ad abbinare una domanda. Un po' "Edìpeo enciclopedico", un po' "Forse non tutti sanno che" e anche un pizzico di "Strano ma vero": in una parola, un quiz.
Il tutto gentilmente offerto dalle statistiche del Capo.
Si comincia con:
"Cosa usano i cinesi da quattromila anni"
Pronti, via!
Il tutto gentilmente offerto dalle statistiche del Capo.
Si comincia con:
"Cosa usano i cinesi da quattromila anni"
Pronti, via!
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metablog
Le Cronache di Carnia: il signor G., la strega e il guardaroba
Con Il Nipote Bambino™ abbiamo guardato Le Cronache di Narnia. Ci teneva, l'ho registrato su Sky.
Che dire. Lento. Lento. Lento. A lui è piaciuto, e i miei scrupoli si sono rivelati del tutto superflui: c'era un Fauno mezzo caprone-mezzo uomo nudo con la sciarpetta rossa che sembrava un po' pedofilo, all'inizio, mentre lui lo ha subito decifrato correttamente. E io della volpe non mi sarei fidata, invece bisognava. Temevo anche che la moglie del castoro restasse prematuramente vedova. E che il leone – che parlava con una bizzarra voce da Don Lurio, anche se poi ho scoperto che lo doppiava Omar Sharif – non arrivasse vivo alla fine del film. E tutti quei personaggi carbonizzati sul posto dalla strega, terrorizzati come calchi di Pompei, mi dicevano male.
– Guarda che non sono morti sul serio, sai.
– Lo so! Poi passa il Leone!
– No, volevo dire che è per finta.
Invece aveva ragione lui, tra fialette di liquido miracoloso e alitate del Leone di Narnia alla fine risorgevano tutti. Il Leone stesso resuscitava per un cavillo.
– Perché è vivo, il Leone?
– Perché la regina ha letto male quello che c'era scritto sulla tavola.
– E allora?
– Se si sacrifica un innocente per salvare un colpevole, non vale.
– Ha letto male le istruzioni.
– A Narnia, questo.
Non si sa mai che Il Bambino™ si metta a fare sacrifici umani nel cortile della scuola. Credo che sotto sotto se la rida delle mie allusioni pedagogiche. Sospetto inoltre che avesse già visto il film perché ha fatto meno domande del solito.
Poi tra liquido miracoloso e soffi resuscitanti io mi sono anche commossa, mentre lui è rimasto lì con gli occhietti sbarrati e asciutti fino alla fine. Era evidente che stava tramando qualcosa.
– Giochiamo con la Playstation? Andiamo un po' in giro con la gummiship di Cip e Ciop?
– Siiiiii!
Ma era un sì in tono minore, si vedeva che non era convinto. E infatti:
– Lo sai che hanno fatto anche il videogioco?
– Lo sai che Natale è passato da tre settimane?
Non mollava, per il momento niente gummiship.
– Tu però ce l'hai un armadio.
– Stella, nel mio armadio non ci trovi Narnia, ci trovi tanto disordine e un gatto che è rimasto chiuso dentro per sbaglio.
– Ma però...
– Eh, ma però.
– Facevamo che tu eri la strega e io il bambino che diventava re.
– Va bene, ma cinque minuti. Poi andava che la strega leggeva male le istruzioni e tu invece che a Narnia finivi in Carnia e che non c'era neanche la neve per via del rialzo termico. A Paularo, finivi. E io ti facevo tornare solo se mi promettevi che poi giocavamo con la gummiship.
Non era convinto, ma l'ho visto scomparire dietro il mio poncho boliviano mentre il signor G., colto in flagrante pisolino, lo guardava sbalordito.
– E ricordati di comprarmi un paio di pantofole ciarnielle.
– Eh?
– Niente, niente. Salutami Don Lurio, io scongelo la pizza.
Questa notte ho sognato che la mia casa si trovava sul primo vagone di un treno che correva a velocità vertiginosa su un lago ghiacciato, in mezzo a foreste innevate. Per fortuna mi sono svegliata prima del deragliamento con schianto finale contro un abete. Fonti vicine alla famiglia del Bambino™ dicono che lui, invece, ha passato una notte tranquilla.
È evidente che come strega lascio ancora molto a desiderare.
Che dire. Lento. Lento. Lento. A lui è piaciuto, e i miei scrupoli si sono rivelati del tutto superflui: c'era un Fauno mezzo caprone-mezzo uomo nudo con la sciarpetta rossa che sembrava un po' pedofilo, all'inizio, mentre lui lo ha subito decifrato correttamente. E io della volpe non mi sarei fidata, invece bisognava. Temevo anche che la moglie del castoro restasse prematuramente vedova. E che il leone – che parlava con una bizzarra voce da Don Lurio, anche se poi ho scoperto che lo doppiava Omar Sharif – non arrivasse vivo alla fine del film. E tutti quei personaggi carbonizzati sul posto dalla strega, terrorizzati come calchi di Pompei, mi dicevano male.
– Guarda che non sono morti sul serio, sai.
– Lo so! Poi passa il Leone!
– No, volevo dire che è per finta.
Invece aveva ragione lui, tra fialette di liquido miracoloso e alitate del Leone di Narnia alla fine risorgevano tutti. Il Leone stesso resuscitava per un cavillo.
– Perché è vivo, il Leone?
– Perché la regina ha letto male quello che c'era scritto sulla tavola.
– E allora?
– Se si sacrifica un innocente per salvare un colpevole, non vale.
– Ha letto male le istruzioni.
– A Narnia, questo.
Non si sa mai che Il Bambino™ si metta a fare sacrifici umani nel cortile della scuola. Credo che sotto sotto se la rida delle mie allusioni pedagogiche. Sospetto inoltre che avesse già visto il film perché ha fatto meno domande del solito.
Poi tra liquido miracoloso e soffi resuscitanti io mi sono anche commossa, mentre lui è rimasto lì con gli occhietti sbarrati e asciutti fino alla fine. Era evidente che stava tramando qualcosa.
– Giochiamo con la Playstation? Andiamo un po' in giro con la gummiship di Cip e Ciop?
– Siiiiii!
Ma era un sì in tono minore, si vedeva che non era convinto. E infatti:
– Lo sai che hanno fatto anche il videogioco?
– Lo sai che Natale è passato da tre settimane?
Non mollava, per il momento niente gummiship.
– Tu però ce l'hai un armadio.
– Stella, nel mio armadio non ci trovi Narnia, ci trovi tanto disordine e un gatto che è rimasto chiuso dentro per sbaglio.
– Ma però...
– Eh, ma però.
– Facevamo che tu eri la strega e io il bambino che diventava re.
– Va bene, ma cinque minuti. Poi andava che la strega leggeva male le istruzioni e tu invece che a Narnia finivi in Carnia e che non c'era neanche la neve per via del rialzo termico. A Paularo, finivi. E io ti facevo tornare solo se mi promettevi che poi giocavamo con la gummiship.
Non era convinto, ma l'ho visto scomparire dietro il mio poncho boliviano mentre il signor G., colto in flagrante pisolino, lo guardava sbalordito.
– E ricordati di comprarmi un paio di pantofole ciarnielle.
– Eh?
– Niente, niente. Salutami Don Lurio, io scongelo la pizza.
Questa notte ho sognato che la mia casa si trovava sul primo vagone di un treno che correva a velocità vertiginosa su un lago ghiacciato, in mezzo a foreste innevate. Per fortuna mi sono svegliata prima del deragliamento con schianto finale contro un abete. Fonti vicine alla famiglia del Bambino™ dicono che lui, invece, ha passato una notte tranquilla.
È evidente che come strega lascio ancora molto a desiderare.
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sabato, gennaio 13, 2007
Space Oddity
Prima prima, Patrick Rhode era il vice di quello che organizzava gli eventi della campagna elettorale di George W. Bush. Poi, naturalmente senza avere alcuna esperienza nel settore della protezione civile, è diventato il vicedirettore della FEMA, la Federal Emergency Management Agency. Infine, New Orleans è finita sott'acqua, mentre lui e il suo capo Michael Brown erano impegnati a rilasciare interviste e a mettersi la schiuma sui capelli. Per intenderci, Patrick Rhode è quello che ha definito la risposta della FEMA all'uragano Katrina "probabilmente tra le più efficienti ed efficaci nella storia del paese".
Bene.
Adesso lo hanno assunto al quartier generale della NASA. Pensateci, quando ammirate il cielo notturno invernale ("Sirio, stella-non-si-sa, roba che si muove, Betelgeuse, Rigel... roba che si muove a zig zag in direzione della terra...").
Link (via Wonkette)
Bene.
Adesso lo hanno assunto al quartier generale della NASA. Pensateci, quando ammirate il cielo notturno invernale ("Sirio, stella-non-si-sa, roba che si muove, Betelgeuse, Rigel... roba che si muove a zig zag in direzione della terra...").
Link (via Wonkette)
venerdì, gennaio 12, 2007
Numerini
"La guerra in Vietnam si intensificò dopo l'elezione di Richard Nixon nel 1968 fino a provocare 55.000 morti tra i soldati americani, non altri 55.000 morti come abbiamo affermato nell'articolo 'Like a deluded compulsive gambler', p. 25, 10 gennaio".
The Guardian, Corrections and clarifications di oggi.
The Guardian, Corrections and clarifications di oggi.
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