Mentre gli investigatori stanno analizzando un biglietto d'autobus acquistato il 1° novembre e trovato nella tasca di Litvinenko (argomento del giorno: "Cosa racconterà quel biglietto?"), si è saputo che pochissimo tempo prima di essere impolonito a morte l'ex ufficiale del KGB aveva cambiato non solo cittadinanza e religione, ma anche nome e cognome (Edwin Carter).
Tanta fatica per niente: cambiare bar, doveva.
Intanto i francesi si sono persi Evgenij Limarev (la fonte di Scaramella), scomparso con moglie e figlio, e secondo l'Echo Moskvy a portare il polonio dalla Russia è stato Kovtun (quello con il numero maggiore di parenti congiunti ricoverati: ex moglie, figli, ex suocera, perfino il convivente dell'ex moglie, toh). Poi è rispuntato il bel donnino, Julja Svetličnaja, che si era qualificata come studente russa a Londra e sosteneva che Litvinenko avesse espresso l'intenzione di ricattare un bel po' di gente famosa. L'Aftenposten ha scoperto che la studentessa in realtà lavora per una compagnia chiamata "Russian Investors", il cui presidente, che a sua volta aveva lavorato per la Yukos, è stato arrestato in maggio dall'Interpol e dalla polizia italiana, a Pisa.
A proposito dell'Interpol: finalmente è entrato in scena pure lui, nell'affare Litvinenko. Un caso internazionale senza l'Interpol è come un presepe senza polistirolo.
Popcorn?
Qua c'è una persona seria che ha raccolto un po' di informazioni sul polonio 210 e le espone in modo blonde-friendly. Grazie millemille, Zu :-)
martedì, dicembre 12, 2006
lunedì, dicembre 11, 2006
Una storia di spie e di kvas
Ma chi è questo Andrej Lugovoj, l'ex agente dei servizi che ha incontrato Litvinenko al Pine Bar con Dimitrij Kovtun e Vjačeslav Sokolenko e il cui interrogatorio è stato rinviato per giorni (ufficialmente perché l'ex agente russo è ricoverato in una clinica moscovita, contaminato pure lui)?
Ex-KGB, ex-FSB, guardia del corpo, uomo d'affari? Condannato nel 2000 per l'affare Aeroflot? È tutto?
Su Axis Information and Analysis qualche giorno fa è uscito un articolo dettagliatissimo, ripreso in seguito da altre fonti. Cito da lì, riassumendo. È una roba lunghetta ma interessante.
"Andrej Lugovoj un tempo ha prestato servizio in uno dei corpi d'élite dei servizi speciali russi, e dunque conosce i segreti di varie figure chiave del primo decennio post-sovietico della storia del suo paese. A quel tempo è stato a stretto contatto con gli alti rappresentanti dei corpi di sicurezza stranieri. Ma non è questo il punto principale. Una fase importante della sua carriera è legata a due oligarchi che esercitavano un'influenza enorme all'interno dell'entourage del primo presidente russo Boris El'cin e che sono caduti in disgrazia, con conseguente fuga all'estero, quando Vladimir Putin è salito al potere. Va notato che mentre lavorava con gli oligarchi Lugovoj non ha rotto con i gli ex colleghi dei servizi. Quindi, dopo il cambio di potere, al contrario di Litvinenko è rimasto in Russia ed è diventato un uomo d'affari le cui attività comprendono anche la sfera della sicurezza. In questa fase Lugovoj ha continuato a tenersi in contatto con gli oligarchi fuggiaschi, senza farne mistero. Afferma che tali contatti non suscitavano alcun interesse nei servizi segreti russi".
Come sospetto, Lugovoj a quanto pare fa comodo a tutti:
"Coloro che accusano i servizi segreti russi pongono l'accento sul fatto che Lugovoj non ha mai rotto con i suoi ex colleghi e che negli ultimi hanni ha condotto i propri affari a Mosca senza che nessuno lo intralciasse, nonostante i suoi legami con i principali oppositori di Putin. Coloro che sostengono la versione opposta usano quasi gli stessi argomenti. Notano che fino a non molto tempo si riteneva che Lugovoj avesse rapporti confidenziali con gli oligarchi in esilio, e che ha continuato a frequentarli fino a oggi. D'altro canto, dato il suo passato nei servizi, era presumibilmente molto adatto ad avvelenare Litvinenko, con lo scopo di screditare i servizi segreti russi e il loro ex capo, il presidente Vladimir Putin.
La sola cosa che può essere inequivocabilmente accertata è che tutto ciò ha reso Lugovoj famoso in tutto il mondo. Tuttavia, nonostante il clamore che lo circonda e il fatto che cinque anni fa si fosse già trovato al centro di una storia molto pubblicizzata, le informazioni sul passato e il presente di quest'uomo sono ancora molto scarse. Quasi tutti i dati disponibili su di lui vengono da due fonti: il Kommersant del 22 novembre e l'intervista concessa da Lugovoj alla radio Echo Moskvy due giorni dopo. Il resto è costituito da brevi interviste sull'avvelenamento di Litvinenko e scarsi accenni in riferimento a questa storia o alla frode finanziaria dell'Aeroflot.
Le informazioni su Lugovoj nelle due fonti citate si riducono a poche righe. Inoltre si riferiscono per lo più al decennio 1987-1997. Non si sa quando e dove sia nato, e cosa facesse prima del 1987. Si parla poco anche del periodo successivo al 1997 e non si aggiunge nulla di nuovo a quanto pubblicato in precedenza.
Per questo motivo la testimonianza di uno degli ex dipendenti di Lugovoj assume particolare interesse. La AIA (Axis Information and Analysis) è riuscita a mettersi in contatto con lui, facendosi raccontare alcuni dettagli inediti sul passato del suo capo. I particolari più interessanti riguardano gli anni Novanta. Completando queste informazioni con i fatti già disponibili siamo riusciti a mettere insieme un quadro più o meno coerente del passato di uno dei personaggi più rilevanti e misteriosi del caso Litvinenko".
E infatti eccolo, il passato. Innanzitutto, famiglia di militari:
"Lugovoj era solito narrare che suo nonno si era distinto nella guerra russo-giapponese del 1904-05 ed era stato insignito due volte di una decorazione speciale dell'Esercito dell'Imperatore russo, la Croce di San Giorgio. Il padre di Lugovoj, Constantin, aveva anch'egli fatto carriera nell'esercito, diventando l'ufficiale incaricato dell'istruzione politica nella divisione missilistica dell'esercito sovietico. Il fratello maggiore di Andrej invece prestava servizio in un corpo speciale di sommozzatori.
Andrej Lugovoj è nato nell'Azerbaijan nel 1966. A causa della carriera militare del padre, la famiglia si spostava spesso da una base militare all'altra, non solo all'interno dell'Unione Sovietica ma anche nei paesi del Patto di Varsavia, dove erano dispiegate le truppe sovietiche. Lugovoj ha passato circa 12 anni della sua vita nel Caucaso, compresa la Georgia, e ha vissuto anche per molto tempo in Cecoslovacchia.
Nel 1983 venne ammesso alla scuola superiore di Mosca del Comando Militare Generale che portava il nome del Soviet Supremo della Repubblica Socialista Federale Sovietica Russa. Si trattava di una delle istituzioni educative più antiche dell'esercito sovietico. Nel 1986 Lugovoj fu contattato dal KGB. Dopo il diploma, nel 1987, entrò in servizio nel 9° dipartimento del KGB, dove fu incaricato della sicurezza personale di alti ufficiali dello stato. Fino al 1991 ha svolto vari ruoli di comando nel Reggimento del Cremlino (attualmente il Reggimento Presidenziale), che era una delle unità del 9° dipartimento.
Nell'autunno del 1991 l'ex guardia dei capi sovietici fu rinominata Dipartimento della Guardia Generale (GUO) della Federazione Russa. Sullo sfondo di un generalizzato degrado dei servizi speciali russi dopo il crollo dell'Unione Sovietica, il GUO si distingueva per l'alto livello tecnico e professionale e aveva un potere pressoché illumitato (compreso il diritto di condurre spionaggio elettronico e umano in Russia e all'estero, nonché vigilanza e ispezioni).
Lugovoj ha fatto parte del GUO praticamente dal momento della sua creazione. Nel 1992-93 è stato vice capo del gruppo incaricato della sicurezza personale di Egor Gajdar, che all'epoca era Ministro della Finanza, Ministro dell'Economia e faceva le funzioni del Primo Ministro. Lugovoj ha scortato Gajdar nei suoi numerosi viaggi all'estero e questo gli ha permesso di conoscere i metodi di lavoro delle sue controparti straniere.
Inoltre Lugovoj era anche incaricato della sicurezza personale del Capo dell'Amministrazione del Presidente Sergej Filatov e del Ministro degli Esteri Andrej Kozirev. Secondo i dati disponibili, poco prima di lasciare il servizio Lugovoj fece parte della scorta di Boris Berezovsky, che nell'ottobre del 1996 fu nominato vice segretario del Consiglio di Sicurezza russo. Alla fine di quell'anno Lugovoj si dimise dal Servizio di Protezione Federale (FSO), il nuovo nome dato al GUO poco prima delle sue dimissioni".
E fin qui. Vediamo cosa succede nella seconda metà degli anni Novanta, dopo l'uscita dai servizi segreti di stato:
"Nel 1997 Lugovoj divenne il capo del servizio di sicurezza della televisione pubblica russa (ORT). Dal 1995, il proprietario di fatto di questo canale televisivo era l'uomo d'affari Boris Berezovskij. I posti di vice direttore generale e direttore finanziario del canale erano occupati dal vecchio amico di Berezovskij Badri Patarkatsišvili. Dalla metà degli anni Novanta al 2000 entrambi esercitarono un'enorme influenza sulla leadership russa e sul suo programma politico, controllando contemporaneamente una serie di grandi compagnie private e statali.
Secondo la fonte dell'AIA, Lugovoj conosceva Berezovskyij fin dal 1993. Aveva poi raccomandato diversi suoi ex compagni di studi e colleghi per ruoli all'interno del servizio di sicurezza della compagnia automobilistica LogoVAZ, appartenente a Berezovskij.
Passando a lavorare alla televisione pubblica, Lugovoj cominciò a occuparsi principalmente della sicurezza di Patarkatsišvili, di membri della sua famiglia e delle compagnie da lui controllate. Il compito più difficile era accompagnare il suo principale in viaggi d'affari nelle repubbliche del Caucaso meridionale e settentrionale, cosa che accadeva piuttosto spesso, compresi viaggi in zone di guerra".
Qui già ci allontaniamo dall'immagine di Lugovoj "guardia del corpo di Berezovskij":
"Nel 1998, e soprattutto nel 1999, i poteri di Lugovoj si allargarono. Cominciò a partecipare alla gestione non solo della sicurezza privata di Patarkatsišvili, ma anche di quella di Berezovskij, sia in Russia sia all'estero (in particolare in Europa). Parallelamente prese a partecipare al processo decisionale in materia di sicurezza nelle altre compagnie controllate da Berezovskij e Patarkatsišvili, in particolare la Sibneft, una delle maggiori compagnie petrolifere russe. Lugovoj appoggiò la centralizzazione del sistema di sicurezza di tutte le compagnie dell'impero di Berezovskij e di Patarkatsišvili, e in particolare la riorganizzazione di ciascuna struttura. Questo provocò la reazione negativa dei capi della sicurezza delle altre compagnie. Molti di essi erano veterani del KGB e consideravano con un certo disprezzo Lugovoj a causa della sua giovane età. Nell'estate del 1999 Lugovoj cominciò a riformare il servizio di sicurezza che dirigeva, in vista delle elezioni parlamentari previste in dicembre (e in seguito alle quali Berezovskyij fu eletto membro del parlamento russo per la repubblica nordcaucasica di Karačaevo-Čerkesia). Nel mettere in atto questa riforma Lugovoj si avvalse di compagnie di sicurezza straniere. Condusse personalmente negoziati con esperti stranieri, compresi ex alti ufficiali dei servizi segreti".
Come capo del servizio di sicurezza Lugovoj faceva molta attenzione al problema del personale. I nuovi dipendenti venivano accettati solo su raccomandazione di persone che conosceva personalmente. I posti chiave venivano affidati a ex colleghi o a loro parenti. Per esempio Vjačeslav Sokolenko, suo amico intimo, era il suo vice. Il padre di questi, Gennadij, era il responsabile delle armi leggere.
Dello staff faceva parte anche il fratello maggiore di Lugovoj. Tali scelte proteggevano Lugovoj non solo dalla fuga di informazioni interne, ma anche dall'infiltrazione di agenti delle compagnie rivali e delle strutture statali.
Al contempo, Lugovoj aveva vasti legami con corpi di polizia, servizi segreti e compagnie di sicurezza private, comprese quelle responsabili della sicurezza degli avversari e dei rivali in affari di Berezovskij e Patarkatsišvili. Questo gli dava accesso a preziose informazioni confidenziali e spesso gli permetteva di risolvere pacificamente le dispute grazie alle sue conoscenze personali. Inoltre Lugovoj non aveva mai rotto con i suoi ex colleghi che erano rimasti in servizio nell'FSB o erano entrati in altri servizi di sicurezza. I colleghi di Lugovoj del Servizio di Sicurezza Presidenziale (SBP), unità dell'FSB, erano considerati i suoi 'contatti' più preziosi. Nonostante nel periodo 1997-2000 abbia fatto parte dell'entourage di due delle persone che sotto molti aspetti definirono il clima politico del paese, e abbia diretto il servizio di sicurezza del principale canale televisivo russo, Lugovoj è riuscito a rimanere nell'ombra fino alla fine della fase di contrapposizione attiva tra gli oligarchi e gli ex uomini dei servizi segreti".
Avete notato che è già entrato in scena il terzo uomo dell'incontro con Litvinenko al Pine Bar, quel Vjačeslav Sokolenko "amico intimo e vice" di Lugovoj?
Bene, continuiamo: lotta per il potere, affare Aeroflot, fuga degli oligarchi e arresto di Lugovoj:
"Nel 1998-99, la lotta interna per il potere in Russia si esasperò rapidamente, a causa delle prossime elezioni parlamentari e presidenziali, del deterioramento della salute del presidente El'cin, dei frequenti cambi al vertice del Governo e del deciso peggioramento della situazione nel Caucaso settentrionale. Boris Berezovskij era una delle figure chiave di questa lotta. Promosse la nomina a Primo Ministro dell'ex direttore del FSB Vladimir Putin nell'agosto del 1999. Tuttavia, subito dopo esser diventato presidente, Putin, avvalendosi dell'appoggio dei suoi ex colleghi del KGB-FSB, procedette a un potenziamento dello stato andando contro gli interessi degli oligarchi, primo tra tutti Berezovskij. Di conseguenza, Berezovskij perse il controllo di molte compagnie e la propria influenza politica. Nel 2000 lasciò la Russia, avendo ricevuto asilo politico in Gran Bretagna. La stessa cosa accadde al suo socio Badri Patarkatsišvili, che trovò rifugio in Georgia, dov'era nato.
Con il crollo dell'impero dei due oligarchi la maggioranza dei loro confidenti fu costretta o a lasciare la Russia o a subire imputazioni per vari reati.
Secondo la fonte dell'AIA, Lugovoj subì le conseguenze della lotta per il potere già nella primavera del 1999, quando fu arrestato per la prima volta. Allora però le sue conoscenze e la protezione di personalità influenti gli garantirono l'immediato rilascio.
Nel giugno del 2001 Lugovoj fu arrestato per la seconda volta, e Berezovskij e Patarkatsišvili non si trovavano già più sul suolo russo. Fu allora che il suo nome divenne noto all'opinione pubblica russa. Fu accusato di aver cercato di organizzare, per ordine di Patarkatsišvili, la fuga di Nikolaj Gluškov, ex assistente del direttore generale della compagnia aerea Aeroflot, allora in custodia cautelare. Secondo quanto emerse dalle indagini, nel 1995-97 Gluškov era stato complice di Berezovskij nell'appropriazione di vaste risorse finanziarie appartenenti all'Aeroflot.
Nel settembre del 2002 Lugovoj si dichiarò colpevole e la corte lo condannò a 1,2 anni di carcere. Tuttavia, avendo già trascorso quel tempo in prigione prima della condanna, fu rilasciato.
Alcuni amici di Litvinenko ritengono oggi che il secondo arresto di Lugovoj sia in realtà una 'leggenda'. Secondo loro l'FSB voleva mostrare agli oligarchi caduti in disgrazia che Lugovoj era stato perseguito e punito al pari di altri loro confidenti. Questo allontanò da Lugovoj i sospetti di collaborazione con gli ex colleghi dei servizi e gli permise di continuare a mantenere contatti confidenziali con Berezovskyij e Patarkatsišvili. Sempre secondo gli amici di Litvinenko, quest'ultimo avrebbe considerato inizialmente Lugovoj un infiltrato dei servizi segreti negli entourage dei due oligarchi.
Il 30 novembre Badri Patarkatsišvili ha ammesso inaspettatamente di essere a conoscenza di questi sospetti. Parlando al canale televisivo georgiano Imedi', ha espresso la speranza che Lugovoj non avesse partecipato all'omicidio di Londra ma ha al contempo sottolineato che è un problema del capo dell'ex KGB. 'C'è solo una verità sulla quale concordo, ed è il detto che non esiste l'ex KGB', ha aggiunto Patarkatsišvili".
Di cosa si è occupato Lugovoj dopo il suo rilascio, nell'autunno del 2002?
"Secondo il quotidiano italiano La Repubblica per qualche tempo ha guidato il servizio di sicurezza londinese di Berezovskij e poi ha aperto una agenzia di investigazioni private a Mosca. Secondo il quotidiano russo Izvestiya, 'recentemente Lugovoj ha lavorato per il servizio di protezione di Badri Patarkatsišvili'.
In base a un'intervista andata in onda su radio Echo Moskvy è possibile concludere che negli ultimi anni si è occupato di affari nella sfera della sicurezza.
È molto probabile che ciascuna di queste notizie contenga una parte di verità, che negli ultimi quattro anni Lugovoj abbia lavorato nella sicurezza privata e che Berezovskij e Patarkatsišvili siano stati tra i suoi clienti. Questo è confermato da ciò che Litvinenko aveva detto poco prima di morire, secondo i suoi amici. Avrebbe dichiarato che Lugovoj aveva un 'ufficio di sicurezza privata' a Mosca e disponeva di un capitale di un milione di dollari. Secondo gli amici di Litvinenko, Lugovoj poteva aver guadagnato tanti soldi solo grazie ai servizi segreti russi.
Per quanto riguarda il suo lavoro attuale, Lugovoj ha detto all'Echo Moskvy che è "uno dei proprietari" della principale industria russa di produzione di kvas nella provincia di Rjazan, per il marchio commerciale Peršin'. Però, in un altro momento dell'intervista, ha detto che membri della famiglia Berezovskij 'finora si sono rivolti a noi chiedendo servizi di sicurezza e noi li forniamo non solo all'interno della Russia'. Quasi contemporaneamente, in un'intervista al Sunday Times, Lugovoj ha aggiunto che la Peršin' ha quote azionarie di controllo nelle sfere della sicurezza, delle bibite e del vino, e che vale circa 100 milioni di dollari.
Studiando opuscoli, cataloghi, annunci pubblicitari e comunicati stampa, documenti dell'amministrazione regionale e delle istituzioni legali della provincia di Rjazan siamo riusciti a raccogliere informazioni più particolareggiate sullo stabilimento menzionato da Lugovoj".
Kvas e sicurezza?
"Lo stabilimento è stato aperto nel luglio del 2004 nella città di Sasovo, provincia di Rjazan, ed è specializzato nella produzione di vini leggeri e bibite secondo le antiche ricette russe. Il costo del progetto è stimato intorno ai 50 milioni di dollari. Secondo gli esperti è il principale stabilmento di questo ramo nel mercato russo. La produzione ha il marchio commerciale Peršin'.
Come direttore del progetto figura Evgenij Peršin', bisnipote del noto produttore di bevande della Russia imperiale Vasilij Peršin'. La fabbrica è della Eugene Boujele Vine, società a responsabilità limitata registrata a Sasovo. Una società cipriota, la Riverwall Investment Limited, appare come compagnia fondatrice. È una tipica compagnia offshore, e la sua attività è collegata esclusivamente con la Eugene Boujele Vine. La Riverwall Investment Limited non ha altre attività, né in Russia né in altri paesi.
Va notato che non abbiamo trovato alcun riferimento alle quote di controllo nella sfera della sicurezza di cui parla Lugovoj nell'intervista al Sunday Times, né nel caso del marchio Peršin', né in quello della Eugene Boujele Vine, né in quello della Riverwall Investment Limited".
fonte: Axis Information and Analysis
Mi sembra giusto che in questa storia, dopo il tè inglese, abbia fatto la sua comparsa un bel po' di kvas secondo la ricetta tradizionale. Chiamatela giustizia romanzesca.
Ex-KGB, ex-FSB, guardia del corpo, uomo d'affari? Condannato nel 2000 per l'affare Aeroflot? È tutto?
Su Axis Information and Analysis qualche giorno fa è uscito un articolo dettagliatissimo, ripreso in seguito da altre fonti. Cito da lì, riassumendo. È una roba lunghetta ma interessante.
"Andrej Lugovoj un tempo ha prestato servizio in uno dei corpi d'élite dei servizi speciali russi, e dunque conosce i segreti di varie figure chiave del primo decennio post-sovietico della storia del suo paese. A quel tempo è stato a stretto contatto con gli alti rappresentanti dei corpi di sicurezza stranieri. Ma non è questo il punto principale. Una fase importante della sua carriera è legata a due oligarchi che esercitavano un'influenza enorme all'interno dell'entourage del primo presidente russo Boris El'cin e che sono caduti in disgrazia, con conseguente fuga all'estero, quando Vladimir Putin è salito al potere. Va notato che mentre lavorava con gli oligarchi Lugovoj non ha rotto con i gli ex colleghi dei servizi. Quindi, dopo il cambio di potere, al contrario di Litvinenko è rimasto in Russia ed è diventato un uomo d'affari le cui attività comprendono anche la sfera della sicurezza. In questa fase Lugovoj ha continuato a tenersi in contatto con gli oligarchi fuggiaschi, senza farne mistero. Afferma che tali contatti non suscitavano alcun interesse nei servizi segreti russi".
Come sospetto, Lugovoj a quanto pare fa comodo a tutti:
"Coloro che accusano i servizi segreti russi pongono l'accento sul fatto che Lugovoj non ha mai rotto con i suoi ex colleghi e che negli ultimi hanni ha condotto i propri affari a Mosca senza che nessuno lo intralciasse, nonostante i suoi legami con i principali oppositori di Putin. Coloro che sostengono la versione opposta usano quasi gli stessi argomenti. Notano che fino a non molto tempo si riteneva che Lugovoj avesse rapporti confidenziali con gli oligarchi in esilio, e che ha continuato a frequentarli fino a oggi. D'altro canto, dato il suo passato nei servizi, era presumibilmente molto adatto ad avvelenare Litvinenko, con lo scopo di screditare i servizi segreti russi e il loro ex capo, il presidente Vladimir Putin.
La sola cosa che può essere inequivocabilmente accertata è che tutto ciò ha reso Lugovoj famoso in tutto il mondo. Tuttavia, nonostante il clamore che lo circonda e il fatto che cinque anni fa si fosse già trovato al centro di una storia molto pubblicizzata, le informazioni sul passato e il presente di quest'uomo sono ancora molto scarse. Quasi tutti i dati disponibili su di lui vengono da due fonti: il Kommersant del 22 novembre e l'intervista concessa da Lugovoj alla radio Echo Moskvy due giorni dopo. Il resto è costituito da brevi interviste sull'avvelenamento di Litvinenko e scarsi accenni in riferimento a questa storia o alla frode finanziaria dell'Aeroflot.
Le informazioni su Lugovoj nelle due fonti citate si riducono a poche righe. Inoltre si riferiscono per lo più al decennio 1987-1997. Non si sa quando e dove sia nato, e cosa facesse prima del 1987. Si parla poco anche del periodo successivo al 1997 e non si aggiunge nulla di nuovo a quanto pubblicato in precedenza.
Per questo motivo la testimonianza di uno degli ex dipendenti di Lugovoj assume particolare interesse. La AIA (Axis Information and Analysis) è riuscita a mettersi in contatto con lui, facendosi raccontare alcuni dettagli inediti sul passato del suo capo. I particolari più interessanti riguardano gli anni Novanta. Completando queste informazioni con i fatti già disponibili siamo riusciti a mettere insieme un quadro più o meno coerente del passato di uno dei personaggi più rilevanti e misteriosi del caso Litvinenko".
E infatti eccolo, il passato. Innanzitutto, famiglia di militari:
"Lugovoj era solito narrare che suo nonno si era distinto nella guerra russo-giapponese del 1904-05 ed era stato insignito due volte di una decorazione speciale dell'Esercito dell'Imperatore russo, la Croce di San Giorgio. Il padre di Lugovoj, Constantin, aveva anch'egli fatto carriera nell'esercito, diventando l'ufficiale incaricato dell'istruzione politica nella divisione missilistica dell'esercito sovietico. Il fratello maggiore di Andrej invece prestava servizio in un corpo speciale di sommozzatori.
Andrej Lugovoj è nato nell'Azerbaijan nel 1966. A causa della carriera militare del padre, la famiglia si spostava spesso da una base militare all'altra, non solo all'interno dell'Unione Sovietica ma anche nei paesi del Patto di Varsavia, dove erano dispiegate le truppe sovietiche. Lugovoj ha passato circa 12 anni della sua vita nel Caucaso, compresa la Georgia, e ha vissuto anche per molto tempo in Cecoslovacchia.
Nel 1983 venne ammesso alla scuola superiore di Mosca del Comando Militare Generale che portava il nome del Soviet Supremo della Repubblica Socialista Federale Sovietica Russa. Si trattava di una delle istituzioni educative più antiche dell'esercito sovietico. Nel 1986 Lugovoj fu contattato dal KGB. Dopo il diploma, nel 1987, entrò in servizio nel 9° dipartimento del KGB, dove fu incaricato della sicurezza personale di alti ufficiali dello stato. Fino al 1991 ha svolto vari ruoli di comando nel Reggimento del Cremlino (attualmente il Reggimento Presidenziale), che era una delle unità del 9° dipartimento.
Nell'autunno del 1991 l'ex guardia dei capi sovietici fu rinominata Dipartimento della Guardia Generale (GUO) della Federazione Russa. Sullo sfondo di un generalizzato degrado dei servizi speciali russi dopo il crollo dell'Unione Sovietica, il GUO si distingueva per l'alto livello tecnico e professionale e aveva un potere pressoché illumitato (compreso il diritto di condurre spionaggio elettronico e umano in Russia e all'estero, nonché vigilanza e ispezioni).
Lugovoj ha fatto parte del GUO praticamente dal momento della sua creazione. Nel 1992-93 è stato vice capo del gruppo incaricato della sicurezza personale di Egor Gajdar, che all'epoca era Ministro della Finanza, Ministro dell'Economia e faceva le funzioni del Primo Ministro. Lugovoj ha scortato Gajdar nei suoi numerosi viaggi all'estero e questo gli ha permesso di conoscere i metodi di lavoro delle sue controparti straniere.
Inoltre Lugovoj era anche incaricato della sicurezza personale del Capo dell'Amministrazione del Presidente Sergej Filatov e del Ministro degli Esteri Andrej Kozirev. Secondo i dati disponibili, poco prima di lasciare il servizio Lugovoj fece parte della scorta di Boris Berezovsky, che nell'ottobre del 1996 fu nominato vice segretario del Consiglio di Sicurezza russo. Alla fine di quell'anno Lugovoj si dimise dal Servizio di Protezione Federale (FSO), il nuovo nome dato al GUO poco prima delle sue dimissioni".
E fin qui. Vediamo cosa succede nella seconda metà degli anni Novanta, dopo l'uscita dai servizi segreti di stato:
"Nel 1997 Lugovoj divenne il capo del servizio di sicurezza della televisione pubblica russa (ORT). Dal 1995, il proprietario di fatto di questo canale televisivo era l'uomo d'affari Boris Berezovskij. I posti di vice direttore generale e direttore finanziario del canale erano occupati dal vecchio amico di Berezovskij Badri Patarkatsišvili. Dalla metà degli anni Novanta al 2000 entrambi esercitarono un'enorme influenza sulla leadership russa e sul suo programma politico, controllando contemporaneamente una serie di grandi compagnie private e statali.
Secondo la fonte dell'AIA, Lugovoj conosceva Berezovskyij fin dal 1993. Aveva poi raccomandato diversi suoi ex compagni di studi e colleghi per ruoli all'interno del servizio di sicurezza della compagnia automobilistica LogoVAZ, appartenente a Berezovskij.
Passando a lavorare alla televisione pubblica, Lugovoj cominciò a occuparsi principalmente della sicurezza di Patarkatsišvili, di membri della sua famiglia e delle compagnie da lui controllate. Il compito più difficile era accompagnare il suo principale in viaggi d'affari nelle repubbliche del Caucaso meridionale e settentrionale, cosa che accadeva piuttosto spesso, compresi viaggi in zone di guerra".
Qui già ci allontaniamo dall'immagine di Lugovoj "guardia del corpo di Berezovskij":
"Nel 1998, e soprattutto nel 1999, i poteri di Lugovoj si allargarono. Cominciò a partecipare alla gestione non solo della sicurezza privata di Patarkatsišvili, ma anche di quella di Berezovskij, sia in Russia sia all'estero (in particolare in Europa). Parallelamente prese a partecipare al processo decisionale in materia di sicurezza nelle altre compagnie controllate da Berezovskij e Patarkatsišvili, in particolare la Sibneft, una delle maggiori compagnie petrolifere russe. Lugovoj appoggiò la centralizzazione del sistema di sicurezza di tutte le compagnie dell'impero di Berezovskij e di Patarkatsišvili, e in particolare la riorganizzazione di ciascuna struttura. Questo provocò la reazione negativa dei capi della sicurezza delle altre compagnie. Molti di essi erano veterani del KGB e consideravano con un certo disprezzo Lugovoj a causa della sua giovane età. Nell'estate del 1999 Lugovoj cominciò a riformare il servizio di sicurezza che dirigeva, in vista delle elezioni parlamentari previste in dicembre (e in seguito alle quali Berezovskyij fu eletto membro del parlamento russo per la repubblica nordcaucasica di Karačaevo-Čerkesia). Nel mettere in atto questa riforma Lugovoj si avvalse di compagnie di sicurezza straniere. Condusse personalmente negoziati con esperti stranieri, compresi ex alti ufficiali dei servizi segreti".
Come capo del servizio di sicurezza Lugovoj faceva molta attenzione al problema del personale. I nuovi dipendenti venivano accettati solo su raccomandazione di persone che conosceva personalmente. I posti chiave venivano affidati a ex colleghi o a loro parenti. Per esempio Vjačeslav Sokolenko, suo amico intimo, era il suo vice. Il padre di questi, Gennadij, era il responsabile delle armi leggere.
Dello staff faceva parte anche il fratello maggiore di Lugovoj. Tali scelte proteggevano Lugovoj non solo dalla fuga di informazioni interne, ma anche dall'infiltrazione di agenti delle compagnie rivali e delle strutture statali.
Al contempo, Lugovoj aveva vasti legami con corpi di polizia, servizi segreti e compagnie di sicurezza private, comprese quelle responsabili della sicurezza degli avversari e dei rivali in affari di Berezovskij e Patarkatsišvili. Questo gli dava accesso a preziose informazioni confidenziali e spesso gli permetteva di risolvere pacificamente le dispute grazie alle sue conoscenze personali. Inoltre Lugovoj non aveva mai rotto con i suoi ex colleghi che erano rimasti in servizio nell'FSB o erano entrati in altri servizi di sicurezza. I colleghi di Lugovoj del Servizio di Sicurezza Presidenziale (SBP), unità dell'FSB, erano considerati i suoi 'contatti' più preziosi. Nonostante nel periodo 1997-2000 abbia fatto parte dell'entourage di due delle persone che sotto molti aspetti definirono il clima politico del paese, e abbia diretto il servizio di sicurezza del principale canale televisivo russo, Lugovoj è riuscito a rimanere nell'ombra fino alla fine della fase di contrapposizione attiva tra gli oligarchi e gli ex uomini dei servizi segreti".
Avete notato che è già entrato in scena il terzo uomo dell'incontro con Litvinenko al Pine Bar, quel Vjačeslav Sokolenko "amico intimo e vice" di Lugovoj?
Bene, continuiamo: lotta per il potere, affare Aeroflot, fuga degli oligarchi e arresto di Lugovoj:
"Nel 1998-99, la lotta interna per il potere in Russia si esasperò rapidamente, a causa delle prossime elezioni parlamentari e presidenziali, del deterioramento della salute del presidente El'cin, dei frequenti cambi al vertice del Governo e del deciso peggioramento della situazione nel Caucaso settentrionale. Boris Berezovskij era una delle figure chiave di questa lotta. Promosse la nomina a Primo Ministro dell'ex direttore del FSB Vladimir Putin nell'agosto del 1999. Tuttavia, subito dopo esser diventato presidente, Putin, avvalendosi dell'appoggio dei suoi ex colleghi del KGB-FSB, procedette a un potenziamento dello stato andando contro gli interessi degli oligarchi, primo tra tutti Berezovskij. Di conseguenza, Berezovskij perse il controllo di molte compagnie e la propria influenza politica. Nel 2000 lasciò la Russia, avendo ricevuto asilo politico in Gran Bretagna. La stessa cosa accadde al suo socio Badri Patarkatsišvili, che trovò rifugio in Georgia, dov'era nato.
Con il crollo dell'impero dei due oligarchi la maggioranza dei loro confidenti fu costretta o a lasciare la Russia o a subire imputazioni per vari reati.
Secondo la fonte dell'AIA, Lugovoj subì le conseguenze della lotta per il potere già nella primavera del 1999, quando fu arrestato per la prima volta. Allora però le sue conoscenze e la protezione di personalità influenti gli garantirono l'immediato rilascio.
Nel giugno del 2001 Lugovoj fu arrestato per la seconda volta, e Berezovskij e Patarkatsišvili non si trovavano già più sul suolo russo. Fu allora che il suo nome divenne noto all'opinione pubblica russa. Fu accusato di aver cercato di organizzare, per ordine di Patarkatsišvili, la fuga di Nikolaj Gluškov, ex assistente del direttore generale della compagnia aerea Aeroflot, allora in custodia cautelare. Secondo quanto emerse dalle indagini, nel 1995-97 Gluškov era stato complice di Berezovskij nell'appropriazione di vaste risorse finanziarie appartenenti all'Aeroflot.
Nel settembre del 2002 Lugovoj si dichiarò colpevole e la corte lo condannò a 1,2 anni di carcere. Tuttavia, avendo già trascorso quel tempo in prigione prima della condanna, fu rilasciato.
Alcuni amici di Litvinenko ritengono oggi che il secondo arresto di Lugovoj sia in realtà una 'leggenda'. Secondo loro l'FSB voleva mostrare agli oligarchi caduti in disgrazia che Lugovoj era stato perseguito e punito al pari di altri loro confidenti. Questo allontanò da Lugovoj i sospetti di collaborazione con gli ex colleghi dei servizi e gli permise di continuare a mantenere contatti confidenziali con Berezovskyij e Patarkatsišvili. Sempre secondo gli amici di Litvinenko, quest'ultimo avrebbe considerato inizialmente Lugovoj un infiltrato dei servizi segreti negli entourage dei due oligarchi.
Il 30 novembre Badri Patarkatsišvili ha ammesso inaspettatamente di essere a conoscenza di questi sospetti. Parlando al canale televisivo georgiano Imedi', ha espresso la speranza che Lugovoj non avesse partecipato all'omicidio di Londra ma ha al contempo sottolineato che è un problema del capo dell'ex KGB. 'C'è solo una verità sulla quale concordo, ed è il detto che non esiste l'ex KGB', ha aggiunto Patarkatsišvili".
Di cosa si è occupato Lugovoj dopo il suo rilascio, nell'autunno del 2002?
"Secondo il quotidiano italiano La Repubblica per qualche tempo ha guidato il servizio di sicurezza londinese di Berezovskij e poi ha aperto una agenzia di investigazioni private a Mosca. Secondo il quotidiano russo Izvestiya, 'recentemente Lugovoj ha lavorato per il servizio di protezione di Badri Patarkatsišvili'.
In base a un'intervista andata in onda su radio Echo Moskvy è possibile concludere che negli ultimi anni si è occupato di affari nella sfera della sicurezza.
È molto probabile che ciascuna di queste notizie contenga una parte di verità, che negli ultimi quattro anni Lugovoj abbia lavorato nella sicurezza privata e che Berezovskij e Patarkatsišvili siano stati tra i suoi clienti. Questo è confermato da ciò che Litvinenko aveva detto poco prima di morire, secondo i suoi amici. Avrebbe dichiarato che Lugovoj aveva un 'ufficio di sicurezza privata' a Mosca e disponeva di un capitale di un milione di dollari. Secondo gli amici di Litvinenko, Lugovoj poteva aver guadagnato tanti soldi solo grazie ai servizi segreti russi.
Per quanto riguarda il suo lavoro attuale, Lugovoj ha detto all'Echo Moskvy che è "uno dei proprietari" della principale industria russa di produzione di kvas nella provincia di Rjazan, per il marchio commerciale Peršin'. Però, in un altro momento dell'intervista, ha detto che membri della famiglia Berezovskij 'finora si sono rivolti a noi chiedendo servizi di sicurezza e noi li forniamo non solo all'interno della Russia'. Quasi contemporaneamente, in un'intervista al Sunday Times, Lugovoj ha aggiunto che la Peršin' ha quote azionarie di controllo nelle sfere della sicurezza, delle bibite e del vino, e che vale circa 100 milioni di dollari.
Studiando opuscoli, cataloghi, annunci pubblicitari e comunicati stampa, documenti dell'amministrazione regionale e delle istituzioni legali della provincia di Rjazan siamo riusciti a raccogliere informazioni più particolareggiate sullo stabilimento menzionato da Lugovoj".
Kvas e sicurezza?
"Lo stabilimento è stato aperto nel luglio del 2004 nella città di Sasovo, provincia di Rjazan, ed è specializzato nella produzione di vini leggeri e bibite secondo le antiche ricette russe. Il costo del progetto è stimato intorno ai 50 milioni di dollari. Secondo gli esperti è il principale stabilmento di questo ramo nel mercato russo. La produzione ha il marchio commerciale Peršin'.
Come direttore del progetto figura Evgenij Peršin', bisnipote del noto produttore di bevande della Russia imperiale Vasilij Peršin'. La fabbrica è della Eugene Boujele Vine, società a responsabilità limitata registrata a Sasovo. Una società cipriota, la Riverwall Investment Limited, appare come compagnia fondatrice. È una tipica compagnia offshore, e la sua attività è collegata esclusivamente con la Eugene Boujele Vine. La Riverwall Investment Limited non ha altre attività, né in Russia né in altri paesi.
Va notato che non abbiamo trovato alcun riferimento alle quote di controllo nella sfera della sicurezza di cui parla Lugovoj nell'intervista al Sunday Times, né nel caso del marchio Peršin', né in quello della Eugene Boujele Vine, né in quello della Riverwall Investment Limited".
fonte: Axis Information and Analysis
Mi sembra giusto che in questa storia, dopo il tè inglese, abbia fatto la sua comparsa un bel po' di kvas secondo la ricetta tradizionale. Chiamatela giustizia romanzesca.
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domenica, dicembre 10, 2006
Un'emivita spericolata
Oh, come ipotesi stranine su Litvinenko e la catena di san Polonio ci eravamo fermati all'intossicazione da pesce crudo e a Saturno nella costellazione del Cancro, vero?
Il polonio stava nel tè, è stabilito. E nella teiera, addosso ai camerieri e agli ospiti, e poi nella lavastoviglie, negli scarichi di Londra, su qualche aereo, in due o tre alberghi, allo stadio, su un paio di poliziotti, a casa del tizio ad Amburgo e pure dalla suocera di quest'ultimo (come dice la mia amica D., "certa gente ha tutte le fortune"): 138 giorni di emivita, ma se li sta godendo tutti.
Negli Urali, però, c'è ancora qualcuno che non vuole arrendersi all'evidenza. È Georgij Kaurov, direttore di un laboratorio di analisi dei microelementi, che intervistato dal telegiornale del canale "Rossija" ha dichiarato tranquillo tranquillo:
"È un caso classico di inosservanza delle regole antiinfortunistiche da parte dello stesso Litvinenko. Probabilmente voleva dimostrare di essere in possesso del polonio e voleva far sì che glielo comprassero".
Mettendone una zolletta nel suo Lapsang Souchong davanti ai tre russi allibiti?
Peggio, peggio.
"Per dimostrare che aveva la polvere, 'da qualche parte deve averla leccata', ha suggerito l'esperto".
Così prosegue il comunicato Ria-Novosti:
"È stato anche ipotizzato che Litvinenko facesse parte di un gruppo di criminali che hanno tentato di fabbricare un innesco nucleare. In epoca sovietica per produrre una reazione nucleare veniva usata una miscela che comprendeva anche il polonio.
'Sapendolo, [i terroristi] possono costruire questo innesco. E se lo faranno* significa che potrà esplodere da qualche parte una bomba', ha spiegato Georgij Kaurov.
'Gli agenti segreti di tutto il mondo devono cominciare a pensare dove potrà succedere: se in Inghilterra, negli Stati Uniti o in Russia', ha sottolineato il direttore del laboratorio".
*sempre che non perdano tempo a leccare polonio nei bar.
Link
Il polonio stava nel tè, è stabilito. E nella teiera, addosso ai camerieri e agli ospiti, e poi nella lavastoviglie, negli scarichi di Londra, su qualche aereo, in due o tre alberghi, allo stadio, su un paio di poliziotti, a casa del tizio ad Amburgo e pure dalla suocera di quest'ultimo (come dice la mia amica D., "certa gente ha tutte le fortune"): 138 giorni di emivita, ma se li sta godendo tutti.
Negli Urali, però, c'è ancora qualcuno che non vuole arrendersi all'evidenza. È Georgij Kaurov, direttore di un laboratorio di analisi dei microelementi, che intervistato dal telegiornale del canale "Rossija" ha dichiarato tranquillo tranquillo:
"È un caso classico di inosservanza delle regole antiinfortunistiche da parte dello stesso Litvinenko. Probabilmente voleva dimostrare di essere in possesso del polonio e voleva far sì che glielo comprassero".
Mettendone una zolletta nel suo Lapsang Souchong davanti ai tre russi allibiti?
Peggio, peggio.
"Per dimostrare che aveva la polvere, 'da qualche parte deve averla leccata', ha suggerito l'esperto".
Così prosegue il comunicato Ria-Novosti:
"È stato anche ipotizzato che Litvinenko facesse parte di un gruppo di criminali che hanno tentato di fabbricare un innesco nucleare. In epoca sovietica per produrre una reazione nucleare veniva usata una miscela che comprendeva anche il polonio.
'Sapendolo, [i terroristi] possono costruire questo innesco. E se lo faranno* significa che potrà esplodere da qualche parte una bomba', ha spiegato Georgij Kaurov.
'Gli agenti segreti di tutto il mondo devono cominciare a pensare dove potrà succedere: se in Inghilterra, negli Stati Uniti o in Russia', ha sottolineato il direttore del laboratorio".
*sempre che non perdano tempo a leccare polonio nei bar.
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sabato, dicembre 09, 2006
Abbiamo già nominato l'Halliburton?
Dal blog di Matt Neuman:
Dopo la diffusione delle conclusioni dell'Iraq Study Group, Cheney si è affrettato a commissionare un altro rapporto, contenente 80 raccomandazioni. Eccone alcune:
1. La situazione in Iraq sta andando alla grande e andrà anche meglio. Mantenete la rotta. Ignorate i disfattisti, quelli sono gli stessi che ci hanno fatto lasciare il Vietnam troppo presto.
E la Corea.
4. Prendete tutto il tempo che vi serve per estirpare gli inconcludenti e gli eternamente scontenti che scelgono di opporsi alla coraggiosa marcia verso la democrazia del popolo iracheno. E negli interrogatori usate tecniche aggressive, se ci siete costretti. Un'inzuppatina non ha mai fatto male a nessuno.
9. Non parlate con l'Iran.
10. Non parlate con la Siria.
11. Non parlate con Nancy Pelosi.
27. Tutti gli aiuti che le gosse corporazioni americane - ci viene in mente l'Halliburton - saranno in grado di fornire saranno ben accetti e riccamente ricompensati.
38. Rinominate Donald Rumsfeld Segretario della Difesa.
47. Date un calcio nelle palle al Senatore Leahy.
62. Raddoppiate gli sforzi per trovare armi di distruzione di massa. Devono esserci!
71. Date ascolto alle chiacchiere secondo cui bin Laden si sta nascondendo a Baghdad. Cercate in tutti i buchi.
74. Abbiamo nominato l'Halliburton?
80. Molto bene, continuate così!
Link: Huffington Post
Dopo la diffusione delle conclusioni dell'Iraq Study Group, Cheney si è affrettato a commissionare un altro rapporto, contenente 80 raccomandazioni. Eccone alcune:
1. La situazione in Iraq sta andando alla grande e andrà anche meglio. Mantenete la rotta. Ignorate i disfattisti, quelli sono gli stessi che ci hanno fatto lasciare il Vietnam troppo presto.
E la Corea.
4. Prendete tutto il tempo che vi serve per estirpare gli inconcludenti e gli eternamente scontenti che scelgono di opporsi alla coraggiosa marcia verso la democrazia del popolo iracheno. E negli interrogatori usate tecniche aggressive, se ci siete costretti. Un'inzuppatina non ha mai fatto male a nessuno.
9. Non parlate con l'Iran.
10. Non parlate con la Siria.
11. Non parlate con Nancy Pelosi.
27. Tutti gli aiuti che le gosse corporazioni americane - ci viene in mente l'Halliburton - saranno in grado di fornire saranno ben accetti e riccamente ricompensati.
38. Rinominate Donald Rumsfeld Segretario della Difesa.
47. Date un calcio nelle palle al Senatore Leahy.
62. Raddoppiate gli sforzi per trovare armi di distruzione di massa. Devono esserci!
71. Date ascolto alle chiacchiere secondo cui bin Laden si sta nascondendo a Baghdad. Cercate in tutti i buchi.
74. Abbiamo nominato l'Halliburton?
80. Molto bene, continuate così!
Link: Huffington Post
venerdì, dicembre 08, 2006
Chi, se non lui?
Alle ragazze piace Putin: "non è solo bello, ma anche intelligente e lungimirante".
Fronte: Voglio Putin...
Retro: ...al terzo mandato
Per circa cinque minuti ho pensato che si trattasse di un blog satirico. E no, invece è proprio il Klub Fanatov di Vladimir Vladimirovič (il claim, sotto le tre ammiccanti testoline bianca blu e rossa di VVP, è "Chi, se non lui?"). Per me, l'inizio di una nuova dipendenza.
A quando il concorso a premi "Photoshop your Constitution"?
Update:
Ecco "Takovo kak Putin", la canzoncina di qualche anno fa citata nei commenti. (Mi sono ricordata che ho un podcast e questo significa che siete fregati).
Fronte: Voglio Putin...
Retro: ...al terzo mandato
Per circa cinque minuti ho pensato che si trattasse di un blog satirico. E no, invece è proprio il Klub Fanatov di Vladimir Vladimirovič (il claim, sotto le tre ammiccanti testoline bianca blu e rossa di VVP, è "Chi, se non lui?"). Per me, l'inizio di una nuova dipendenza.
A quando il concorso a premi "Photoshop your Constitution"?
Update:
Ecco "Takovo kak Putin", la canzoncina di qualche anno fa citata nei commenti. (Mi sono ricordata che ho un podcast e questo significa che siete fregati).
giovedì, dicembre 07, 2006
L'avvelenatina di Gajdar e i nemici della Russia
E l'avvelenatina di Egor Gajdar a Dublino non se la fila nessuno? Ecco il suo racconto uscito su Vedomosti:
"Il 24 novembre mi sono trovato coinvolto in una serie di fatti molto simili a un thriller politico. È stato scritto molto sull'accaduto. Le televisioni internazionali hanno parlato a lungo di questi fatti. Non avrei mai pensato che la fama mondiale mi avrebbe raggiunto in modo così insolito. Mi sono rifiutato di concedere interviste, e tuttavia non posso evitare di parlare di quello che mi è successo.
L'opinione pubblica riserva sempre una quota di umorismo a coloro che sono scampati a un tentato omicidio. La natura di questo fenomeno non è chiara. Essendomi trovato in questa situazione non ci trovo niente di divertente. Ma la logica della coscienza comune è uno dei fatti della vita. Cercherò dunque di mantenere un certo senso dell'umorismo mentre vi racconterò l'accaduto.
Il 21 novembre mi sentivo esausto. Nelle tre settimane precedenti, al mio solito lavoro si erano aggiunti alcuni viaggi faticosi. Presi in considerazione l'ipotesi di cancellare il viaggio in Irlanda e di riposarmi. Ma l'Irlanda è un paese meraviglioso, e io l'amo. E il compito non era certo pesante: una conferenza universitaria, uno dei cui temi era la presentazione del mio libro Morte di un impero: lezioni per la Russia moderna. Decisi di non cancellare il viaggio.
Il mattino seguente, dopo essere arrivato a Dublino, mentre stavo passeggiando con uno degli organizzatori della conferenza, la direttrice della Biblioteca di letteratura straniera Ekaterina Genjeva, mi dissi che avevo preso la giusta decisione. Trascorrere due giorni con persone intelligenti e gradevoli in una bella e antica università irlandese è riposo e piacere insieme.
Prima dell'apertura della conferenza feci colazione alla mensa dell'università. Presi una macedonia di frutta e chiesi una tazza di tè. Poi mi recai nella sala conferenze. Circa dieci minuti dopo l'inizio della conferenza mi accorsi che non ero in grado di ascoltare nulla. Il mio unico pensiero era trovare il modo di tornare nella mia stanza d'albergo e stendermi. Mi scusai con Ekaterina Genjeva e con i suoi colleghi che stavano presentando la sessione successiva, dissi che non mi sentivo bene e che dovevo tornare di sopra. La signorina Genjeva mi guardò con aria perplessa: 40 minuti prima avevamo chiacchierato allegramente passeggiando lungo i prati dell'università.
Probabilmente pensò che non mi interessava l'argomento.
Appena fui nella mia stanza compresi che dovevo chiudere subito gli occhi. La sensazione era simile a quella di un'anestesia generale, quando si riesce ancora a vedere e a capire ma è difficile tenere gli occhi aperti. Allungare la mano per rispondere al telefono è uno sforzo enorme. Riuscivo solo a pensare che mi ero stancato troppo, che quello stato confusionale era la conseguenza della fatica.
Decisi che dovevo tenere le due conferenze al più presto e poi tornare immediatamente a Mosca.
Il mio intervento era previsto durante la sessione delle 14.30: si parlava di politica migratoria russa. Riuscii ad alzarmi, a scendere le scale e a presentarmi alla conferenza. Poi fui nuovamente travolto dalla stanchezza, mi si chiudevano gli occhi, e feci ancora una volta ritorno alla mia stanza.
Alle 17.10 squillò il telefono, salvandomi a quanto pare la vita. Un rappresentante degli organizzatori chiamava per ricordare che la presentazione del mio libro era prevista cinque minuti dopo. Se in quel momento avessi detto: "No, non posso", e se mi fossi ritrovato solo nella mia stanza 15 minuti dopo, le mie possibilità di sopravvivenza sarebbero state nulle. Ma ero arrivato fin lì per presentare il mio libro e non avrei lasciato che un malessere di poco conto me lo impedisse. Mi alzai, scesi le scale e cominciai il mio intervento. Dieci minuti dopo mi resi conto che non ero in grado di continuare a parlare. Mi scusai con il pubblico e mi avviai verso l'uscita. Appena varcata la soglia della sala conferenze crollai nel corridoio dell'università.
Faccio fatica a ricordare quello che accadde nelle ore successive. Mi baso soprattutto su quello che mi è stato raccontato dai presenti. Le persone che mi soccorsero videro un uomo steso sul pavimento. Perdevo sangue dal naso, e dalla bocca sangue misto a vomito. Mi sollevarono la testa e cominciarono a pulirmi il naso e la bocca. Ero pallido, avevo perso conoscenza, i lineamenti erano sofferenti, sembrava che stessi morendo. Dopo 20-30 minuti cominciai a rinvenire. Dal quel momento ricordo almeno qualcosa. Cercai di sollevare la testa, ma non mi ubbidiva.
Cominciai a udire le voci, ogni tanto riuscivo ad aprire gli occhi, vedevo le persone che mi stavano attorno. Perdevo ancora sangue dal naso. Vidi un giovane avvicinarsi con uno stetoscopio e auscultarmi il cuore. Arrivò l'ambulanza e mi ci caricarono. Non riuscivo a rimettermi in piedi. Potevo al massimo aprire e chiudere gli occhi. Ma di quei momenti ricordo qualcosa. Vennero con me Ekaterina Genjeva e Andrej Sorokin. Ci portarono all'ospedale, molto lentamente perché c'era traffico. Ekaterina mi raccontò poi che fissavo con interesse il grafico del mio cardiogramma. Poi, quando ripresi decisamente coscienza, capii: il cardiogramma è un grafico. E io lavoro continuamente con i grafici. Evidentemente gli interessi professionali si conservano anche quando il sistema nervoso è danneggiato.
Presto recuperai la capacità non solo di guardare e ascoltare, ma anche di analizzare gli eventi. La mia ipotesi era semplice: stanchezza, insieme ai malanni comuni agli uomini sulla cinquantina (glicemia e pressione alta). Capisco poi che i dottori, quando videro le mie analisi, fossero perplessi: il cardiogramma era a posto, il cuore batteva come un orologio, la pressione era alta ma solo di poco sopra la norma, e lo stesso poteva dirsi della glicemia. Però il paziente si trovava in una condizione evidentemente molto grave. Si poteva pensare a un ictus, visto che ancora non riuscivo a muovere gli arti. Ma ripresi la capacità di controllare il mio corpo nelle ore successive. Alle sette del mattino seguente non solo riuscii ad alzarmi dal letto ma anche a fare una doccia e a radermi. Non sono un medico, ma so che queste cose non succedono in caso di ictus. Significa che si tratta di qualcos'altro.
Alle 8, poche ore dopo aver smesso di sentirmi come un oggetto inanimato, ero già in grado di muovermi, pensare, prendere delle decisioni e metterle in atto esattamente come avevo fatto 24 ore prima. Nonostante le proteste dei dottori irlandesi dissi che intendevo lasciare subito l'ospedale.
Risposero che non avevano il diritto di proibirmelo, ma mi spiegarono che il mio caso li lasciava perplessi. I dati delle analisi effettuate nelle ultime ore del 24 novembre e quelli risalenti alla mattina non combaciavano in alcun modo. Mi dissero che necessitavo di controlli approfonditi. Li ringraziai e spiegai loro che per me era più semplice sottopormi agli esami in Russia, dove i dottori conoscevano le mie condizioni di salute e le mie passate malattie. Riuscii a farmi trasferire all'ambasciata russa e poi presi un aereo per Mosca.
In quel momento ero ormai in grado di ragionare. Non sono un medico e riconosco i limiti di diagnosi non professionali. Tuttavia, quando rischi di morire, è naturale tentare di capire cosa ti è successo. Il cuore, il cervello, la pressione sanguigna e gli zuccheri erano buoni o nella norma. Nonostante ciò, ero caduto per ore in uno stato di incoscienza o di semi-incoscienza, avevo perso il controllo del mio corpo e avevo avuto forti sanguinamenti dal naso e dalla gola. Una delle possibili spiegazioni che vengono in mente a un profano in situazioni come questa è l'avvelenamento. Ricordo come mi sentivo prima di colazione: in condizioni eccellenti. Mezz'ora dopo stavo malissimo. Tuttavia questa è l'idea di un profano. Suppongo che ci siano patologie note ai medici che possono causare questi sintomi.
Appena atterrato a Šeremetevo andai alla clinica dove già mi conoscono da molti anni. Nonostante fosse la tarda sera di domenica il primario (del quale non faccio il nome, perché siamo d'accordo di tenere segreto il nome della clinica in cui sono stato ricoverato) riunì gli specialisti. Raccontai l'accaduto e chiesi loro di considerare tutte le possibilità per spiegare quello che era successo. Il lunedì mattina il primario aveva sul tavolo le mie analisi. Un mese prima dei fatti irlandesi mi ero sottoposto a un check-up. Ora avremmo confrontato i dati. Il medico non fu in grado di giustificare cambiamenti così evidenti e sostanziali in termini di intossicazione, nell'ambito delle malattie note alla medicina o di loro combinazioni esotiche. Per ragioni di etica professionale non poteva usare la parola "avvelenamento". Per farlo, sarebbe stato necessario individuare un veleno. Ciò è impossibile 60 ore dopo l'incidente, specialmente se parliamo di sostanze tossiche segrete, sulle quali la scienza medica pubblica non ha informazioni. Ma ci capimmo bene. Si poteva dare la colpa a qualsiasi cosa, anche agli alieni. Ma se dovevamo restare nell'ambito del buon senso, potevamo pensare solo all'avvelenamento.
Quando il 25 novembre mi sorse per la prima volta il pensiero che l'accaduto potesse essere il risultato delle azioni di qualcuno, cominciai a pensare chi potesse essere stato. A chi conveniva? Non dispongo di beni o proprietà di cui valga la pena di parlare. Non possiedo neanche una compagnia metallurgica o petrolifera.
Dunque, se si è trattato di omicidio, dev'esserci dietro la politica. Partecipo da molti anni alla vita politica russa e la conosco piuttosto bene. Conosco bene anche i suoi protagonisti. Intanto mi rendo conto che la mia sopravvivenza è un miracolo. I tempi veloci della guarigione indicano che non si mirava a mutilarmi o a ferirmi, ma a uccidermi. Chi, nella cerchia politica russa, aveva bisogno della mia morte il 24 novembre 2006, a Dublino? Respinsi quasi subito l'idea di una complicità della leadership russa. Dopo la morte di Aleksandr Litvinenko il 23 novembre a Londra, un'altra morte violenta di un personaggio russo famoso è l'ultima cosa che le autorità russe vorrebbero. Se si fosse trattato di un'esplosione o di una sparatoria a Mosca, si penserebbe subito ai nazionalisti. Ma Dublino? Avvelenamento? No, decisamente non è il loro stile.
Assai probabilmente questo significa che dietro le quinte di questi eventi ci sono alcuni ovvi o segreti nemici delle autorità russe, persone interessate a un ulteriore degrado delle relazioni tra la Russia e l'occidente. In poche ore, confrontando date ed eventi che hanno avuto luogo nelle ultime sei settimane, ho formulato un'ipotesi logica e coerente sulle ragioni di tutto questo.
Così la visione del mondo recupera la sua logica intrinseca e cessa di sembrare un intrigo kafkiano. Ma non sembra più piacevole per questo. Come dicono in Russia, se si è vivi si ha anche la possibilità di essere felici, prima o poi. Ma quella è un'altra storia".
Egor Gajdar, ex primo ministro della Federazione Russa, è Direttore dell'Istituto per l'Economia di Transizione.
Fonte: vedomosti
Filed in: Russia
"Il 24 novembre mi sono trovato coinvolto in una serie di fatti molto simili a un thriller politico. È stato scritto molto sull'accaduto. Le televisioni internazionali hanno parlato a lungo di questi fatti. Non avrei mai pensato che la fama mondiale mi avrebbe raggiunto in modo così insolito. Mi sono rifiutato di concedere interviste, e tuttavia non posso evitare di parlare di quello che mi è successo.
L'opinione pubblica riserva sempre una quota di umorismo a coloro che sono scampati a un tentato omicidio. La natura di questo fenomeno non è chiara. Essendomi trovato in questa situazione non ci trovo niente di divertente. Ma la logica della coscienza comune è uno dei fatti della vita. Cercherò dunque di mantenere un certo senso dell'umorismo mentre vi racconterò l'accaduto.
Il 21 novembre mi sentivo esausto. Nelle tre settimane precedenti, al mio solito lavoro si erano aggiunti alcuni viaggi faticosi. Presi in considerazione l'ipotesi di cancellare il viaggio in Irlanda e di riposarmi. Ma l'Irlanda è un paese meraviglioso, e io l'amo. E il compito non era certo pesante: una conferenza universitaria, uno dei cui temi era la presentazione del mio libro Morte di un impero: lezioni per la Russia moderna. Decisi di non cancellare il viaggio.
Il mattino seguente, dopo essere arrivato a Dublino, mentre stavo passeggiando con uno degli organizzatori della conferenza, la direttrice della Biblioteca di letteratura straniera Ekaterina Genjeva, mi dissi che avevo preso la giusta decisione. Trascorrere due giorni con persone intelligenti e gradevoli in una bella e antica università irlandese è riposo e piacere insieme.
Prima dell'apertura della conferenza feci colazione alla mensa dell'università. Presi una macedonia di frutta e chiesi una tazza di tè. Poi mi recai nella sala conferenze. Circa dieci minuti dopo l'inizio della conferenza mi accorsi che non ero in grado di ascoltare nulla. Il mio unico pensiero era trovare il modo di tornare nella mia stanza d'albergo e stendermi. Mi scusai con Ekaterina Genjeva e con i suoi colleghi che stavano presentando la sessione successiva, dissi che non mi sentivo bene e che dovevo tornare di sopra. La signorina Genjeva mi guardò con aria perplessa: 40 minuti prima avevamo chiacchierato allegramente passeggiando lungo i prati dell'università.
Probabilmente pensò che non mi interessava l'argomento.
Appena fui nella mia stanza compresi che dovevo chiudere subito gli occhi. La sensazione era simile a quella di un'anestesia generale, quando si riesce ancora a vedere e a capire ma è difficile tenere gli occhi aperti. Allungare la mano per rispondere al telefono è uno sforzo enorme. Riuscivo solo a pensare che mi ero stancato troppo, che quello stato confusionale era la conseguenza della fatica.
Decisi che dovevo tenere le due conferenze al più presto e poi tornare immediatamente a Mosca.
Il mio intervento era previsto durante la sessione delle 14.30: si parlava di politica migratoria russa. Riuscii ad alzarmi, a scendere le scale e a presentarmi alla conferenza. Poi fui nuovamente travolto dalla stanchezza, mi si chiudevano gli occhi, e feci ancora una volta ritorno alla mia stanza.
Alle 17.10 squillò il telefono, salvandomi a quanto pare la vita. Un rappresentante degli organizzatori chiamava per ricordare che la presentazione del mio libro era prevista cinque minuti dopo. Se in quel momento avessi detto: "No, non posso", e se mi fossi ritrovato solo nella mia stanza 15 minuti dopo, le mie possibilità di sopravvivenza sarebbero state nulle. Ma ero arrivato fin lì per presentare il mio libro e non avrei lasciato che un malessere di poco conto me lo impedisse. Mi alzai, scesi le scale e cominciai il mio intervento. Dieci minuti dopo mi resi conto che non ero in grado di continuare a parlare. Mi scusai con il pubblico e mi avviai verso l'uscita. Appena varcata la soglia della sala conferenze crollai nel corridoio dell'università.
Faccio fatica a ricordare quello che accadde nelle ore successive. Mi baso soprattutto su quello che mi è stato raccontato dai presenti. Le persone che mi soccorsero videro un uomo steso sul pavimento. Perdevo sangue dal naso, e dalla bocca sangue misto a vomito. Mi sollevarono la testa e cominciarono a pulirmi il naso e la bocca. Ero pallido, avevo perso conoscenza, i lineamenti erano sofferenti, sembrava che stessi morendo. Dopo 20-30 minuti cominciai a rinvenire. Dal quel momento ricordo almeno qualcosa. Cercai di sollevare la testa, ma non mi ubbidiva.
Cominciai a udire le voci, ogni tanto riuscivo ad aprire gli occhi, vedevo le persone che mi stavano attorno. Perdevo ancora sangue dal naso. Vidi un giovane avvicinarsi con uno stetoscopio e auscultarmi il cuore. Arrivò l'ambulanza e mi ci caricarono. Non riuscivo a rimettermi in piedi. Potevo al massimo aprire e chiudere gli occhi. Ma di quei momenti ricordo qualcosa. Vennero con me Ekaterina Genjeva e Andrej Sorokin. Ci portarono all'ospedale, molto lentamente perché c'era traffico. Ekaterina mi raccontò poi che fissavo con interesse il grafico del mio cardiogramma. Poi, quando ripresi decisamente coscienza, capii: il cardiogramma è un grafico. E io lavoro continuamente con i grafici. Evidentemente gli interessi professionali si conservano anche quando il sistema nervoso è danneggiato.
Presto recuperai la capacità non solo di guardare e ascoltare, ma anche di analizzare gli eventi. La mia ipotesi era semplice: stanchezza, insieme ai malanni comuni agli uomini sulla cinquantina (glicemia e pressione alta). Capisco poi che i dottori, quando videro le mie analisi, fossero perplessi: il cardiogramma era a posto, il cuore batteva come un orologio, la pressione era alta ma solo di poco sopra la norma, e lo stesso poteva dirsi della glicemia. Però il paziente si trovava in una condizione evidentemente molto grave. Si poteva pensare a un ictus, visto che ancora non riuscivo a muovere gli arti. Ma ripresi la capacità di controllare il mio corpo nelle ore successive. Alle sette del mattino seguente non solo riuscii ad alzarmi dal letto ma anche a fare una doccia e a radermi. Non sono un medico, ma so che queste cose non succedono in caso di ictus. Significa che si tratta di qualcos'altro.
Alle 8, poche ore dopo aver smesso di sentirmi come un oggetto inanimato, ero già in grado di muovermi, pensare, prendere delle decisioni e metterle in atto esattamente come avevo fatto 24 ore prima. Nonostante le proteste dei dottori irlandesi dissi che intendevo lasciare subito l'ospedale.
Risposero che non avevano il diritto di proibirmelo, ma mi spiegarono che il mio caso li lasciava perplessi. I dati delle analisi effettuate nelle ultime ore del 24 novembre e quelli risalenti alla mattina non combaciavano in alcun modo. Mi dissero che necessitavo di controlli approfonditi. Li ringraziai e spiegai loro che per me era più semplice sottopormi agli esami in Russia, dove i dottori conoscevano le mie condizioni di salute e le mie passate malattie. Riuscii a farmi trasferire all'ambasciata russa e poi presi un aereo per Mosca.
In quel momento ero ormai in grado di ragionare. Non sono un medico e riconosco i limiti di diagnosi non professionali. Tuttavia, quando rischi di morire, è naturale tentare di capire cosa ti è successo. Il cuore, il cervello, la pressione sanguigna e gli zuccheri erano buoni o nella norma. Nonostante ciò, ero caduto per ore in uno stato di incoscienza o di semi-incoscienza, avevo perso il controllo del mio corpo e avevo avuto forti sanguinamenti dal naso e dalla gola. Una delle possibili spiegazioni che vengono in mente a un profano in situazioni come questa è l'avvelenamento. Ricordo come mi sentivo prima di colazione: in condizioni eccellenti. Mezz'ora dopo stavo malissimo. Tuttavia questa è l'idea di un profano. Suppongo che ci siano patologie note ai medici che possono causare questi sintomi.
Appena atterrato a Šeremetevo andai alla clinica dove già mi conoscono da molti anni. Nonostante fosse la tarda sera di domenica il primario (del quale non faccio il nome, perché siamo d'accordo di tenere segreto il nome della clinica in cui sono stato ricoverato) riunì gli specialisti. Raccontai l'accaduto e chiesi loro di considerare tutte le possibilità per spiegare quello che era successo. Il lunedì mattina il primario aveva sul tavolo le mie analisi. Un mese prima dei fatti irlandesi mi ero sottoposto a un check-up. Ora avremmo confrontato i dati. Il medico non fu in grado di giustificare cambiamenti così evidenti e sostanziali in termini di intossicazione, nell'ambito delle malattie note alla medicina o di loro combinazioni esotiche. Per ragioni di etica professionale non poteva usare la parola "avvelenamento". Per farlo, sarebbe stato necessario individuare un veleno. Ciò è impossibile 60 ore dopo l'incidente, specialmente se parliamo di sostanze tossiche segrete, sulle quali la scienza medica pubblica non ha informazioni. Ma ci capimmo bene. Si poteva dare la colpa a qualsiasi cosa, anche agli alieni. Ma se dovevamo restare nell'ambito del buon senso, potevamo pensare solo all'avvelenamento.
Quando il 25 novembre mi sorse per la prima volta il pensiero che l'accaduto potesse essere il risultato delle azioni di qualcuno, cominciai a pensare chi potesse essere stato. A chi conveniva? Non dispongo di beni o proprietà di cui valga la pena di parlare. Non possiedo neanche una compagnia metallurgica o petrolifera.
Dunque, se si è trattato di omicidio, dev'esserci dietro la politica. Partecipo da molti anni alla vita politica russa e la conosco piuttosto bene. Conosco bene anche i suoi protagonisti. Intanto mi rendo conto che la mia sopravvivenza è un miracolo. I tempi veloci della guarigione indicano che non si mirava a mutilarmi o a ferirmi, ma a uccidermi. Chi, nella cerchia politica russa, aveva bisogno della mia morte il 24 novembre 2006, a Dublino? Respinsi quasi subito l'idea di una complicità della leadership russa. Dopo la morte di Aleksandr Litvinenko il 23 novembre a Londra, un'altra morte violenta di un personaggio russo famoso è l'ultima cosa che le autorità russe vorrebbero. Se si fosse trattato di un'esplosione o di una sparatoria a Mosca, si penserebbe subito ai nazionalisti. Ma Dublino? Avvelenamento? No, decisamente non è il loro stile.
Assai probabilmente questo significa che dietro le quinte di questi eventi ci sono alcuni ovvi o segreti nemici delle autorità russe, persone interessate a un ulteriore degrado delle relazioni tra la Russia e l'occidente. In poche ore, confrontando date ed eventi che hanno avuto luogo nelle ultime sei settimane, ho formulato un'ipotesi logica e coerente sulle ragioni di tutto questo.
Così la visione del mondo recupera la sua logica intrinseca e cessa di sembrare un intrigo kafkiano. Ma non sembra più piacevole per questo. Come dicono in Russia, se si è vivi si ha anche la possibilità di essere felici, prima o poi. Ma quella è un'altra storia".
Egor Gajdar, ex primo ministro della Federazione Russa, è Direttore dell'Istituto per l'Economia di Transizione.
Fonte: vedomosti
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mercoledì, dicembre 06, 2006
VVP e la Verticale del Potere
Un po' di surrealismo da Vladimir Vladimirovič™.ru
[il riferimento è a Gazprom City, la progettata sede pietroburghese della più grande corporazione russa: si parla di un milione di metri quadrati (dieci ettari), compreso un grattacielo di 300 metri di altezza, da realizzare entro il 2010. A questo riguardo, ecco un articolo di Nicola Caporaso, scritto in esclusiva per Petrolio qualche mese fa]:
"Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin era seduto nel suo studio all'interno del Cremlino e cercava di concentrarsi su qualcosa di nuovo. A un tratto la grande porta del presidenziale studio si spalancò e nell'appartamento fece quietamente il suo ingresso il deputato della Duma Aleksandr Evgenevič Lebedev.
- Mi ha fatto chiamare, Vladimir Vladimirovič™? - domandò Aleksandr Evgenevič, accostandosi alla grande scrivania presidenziale.
- Sei tu che scriverai un'interrogazione su Gazprom City? - Vladimir Vladimirovič™ gli rispose con una domanda.
- Sì, - confermò Aleksandr Evgenevič, - perché è impossibile costruire a Pietroburgo un grattacielo alto trecento metri! Guasterebbe completamente il panorama della città! San Pietroburgo rischierebbe di essere esclusa dalla lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco!
- L'Unesco... - brontolò Vladimir Vladimirovič™, - Ma allora non avete capito un... va bene, andiamo.
Vladimir Vladimirovič™ si alzò dalla poltrona, girò intorno alla scrivania e uscì dallo studio. Il deputato, sorpreso, lo seguì.
I due uomini attraversarono l'edificio, scesero una scala che li portò al primo piano e si avvicinarono a un grande vaso situato accanto a una parete. Vladimir Vladimirovič™ infilò una mano nel vaso e schiacciò qualcosa. Il vaso sprofondò dolcemente nel pavimento e dietro di esso si aprì un passaggio. Vladimir Vladimirovič™ lo indicò con gli occhi ad Aleksandr Evgenevič. Aleksandr Evgenevič si strinse nelle spalle e scivolò nell'apertura. Vladimir Vladimirovič™ entrò dopo di lui, il passaggio si chiuse immediatamente alle loro spalle e il vaso tornò al suo posto.
Vladimir Vladimirovič™ e Aleksandr Evgenevič si infilarono in un ascensore che scese veloce e silenzioso.
Pochi minuti dopo l'ascensore si fermò e le sue porte si aprirono. Davanti ai due uomini apparve un corridoio lungo e stretto illuminato dalla luce fioca e smorta di tante lampadine impolverate. Vladimir Vladimirovič™ precedette Aleksandr Evgenevič lungo il corridoio. Camminarono a lungo, il corridoio ogni tanto svoltava e scendeva impercettibilmente sottoterra. Alla fine apparve una piccola porta d'acciao con un'enorme ruota al centro. Vladimir Vladimirovič™ afferrò la ruota con entrambe le mani e cominciò a farla girare in senso antiorario. La ruota cedette stridendo leggermente. Mentre faceva girare la ruota Vladimir Vladimirovič™ tirava la porta verso di sé. La porta si aprì lentamente, emettendo un suono prolungato. Ne uscì una luce accecante.
Vladimir Vladimirovič™ varcò la soglia risolutamente. Aleksandr Evgenevič lo seguì guardingo. Gli uomini si ritrovarono in una sala spaziosa inondata da una luce bianca e accecante. La sala era vuota. Al centro, dal pavimento di terra, si ergeva emettendo bagliori azzurrognoli una colonna d'acciaio dal diametro enorme.
- Cos'è? - sussurrò vacillando Aleksandr Evgenevič.
Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò lentamente alla colonna, allungò le presidenziali mani e toccò con i palmi il gelido metallo.
- È la verticale del potere, - disse quietamente Vladimir Vladimirovič™.
- E così, - disse con voce soffocata Aleksandr Evgenevič, - Eccola qui!
Il deputato si avvicinò alla colonna e anch'egli vi appoggiò le mani. La liscia superficie vibrò leggermente, come sotto un peso enorme.
- Capisci, - Vladimir Vladimirovič™ disse tranquillamente, - Ci trasferiamo.
- Chi? Noi? - Aleksandr Evgenevič non capiva, - Dove, ci trasferiamo?
- Ci trasferiamo tutti a Piter, - disse Vladimir Vladimirovič™, accarezzando affettuosamente la superficie della verticale, - Lei obbedisce solo a me.
- Allora quel grattacielo... - il deputato azzardò.
- Esatto, - disse Vladimir Vladimirovič™, annuendo, - Ci piazzeranno dentro la verticale. Non c'è un altro posto dove metterla. E così, caro bratello, mi sa che ti toccherà ritirare la tua interrogazione...
Aleksandr Evgenevič guardò Vladimir Vladimirovič™ con gli occhi sbarrati.
- Beh, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, allontanandosi dalla verticale, - Andiamo, va'.
I due uomini uscirono dalla sala, Vladimir Vladimirovič™ si appoggiò alla porta, poi la richiuse e fece girare nuovamente la ruota.
- Ma... come... - cominciò a dire Aleksandr Evgenevič, perplesso.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ si girò verso di lui.
- Beh, è tanto alta, - disse esitante il deputato. - E dal Cremlino non sporge nulla. Dov'è?
- Ecco perché ci trasferiamo, - disse Vladimir Vladimirovič™, percorrendo il lungo corridoio, - Perché qui la verticale è costretta ad andare verso il basso.
- Verso il basso?! - Esclamò attonito Aleksandr Evgenevič.
- Verso il basso, sì, - Vladimir Vladimirovič™ annuì, si fermò, di girò verso il deputato e disse tranquillamente: - Ecco perché non funziona. Col piffero che funziona...
Vladimir Vladimirovič™ si voltò e riprese a camminare lungo il corridoio.
Aleksandr Evgenevič rimase fermo a fissare con orrore la schiena di Vladimir Vladimirovič™."
Da Vladimir Vladimirovič™.ru.
[il riferimento è a Gazprom City, la progettata sede pietroburghese della più grande corporazione russa: si parla di un milione di metri quadrati (dieci ettari), compreso un grattacielo di 300 metri di altezza, da realizzare entro il 2010. A questo riguardo, ecco un articolo di Nicola Caporaso, scritto in esclusiva per Petrolio qualche mese fa]:
"Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin era seduto nel suo studio all'interno del Cremlino e cercava di concentrarsi su qualcosa di nuovo. A un tratto la grande porta del presidenziale studio si spalancò e nell'appartamento fece quietamente il suo ingresso il deputato della Duma Aleksandr Evgenevič Lebedev.
- Mi ha fatto chiamare, Vladimir Vladimirovič™? - domandò Aleksandr Evgenevič, accostandosi alla grande scrivania presidenziale.
- Sei tu che scriverai un'interrogazione su Gazprom City? - Vladimir Vladimirovič™ gli rispose con una domanda.
- Sì, - confermò Aleksandr Evgenevič, - perché è impossibile costruire a Pietroburgo un grattacielo alto trecento metri! Guasterebbe completamente il panorama della città! San Pietroburgo rischierebbe di essere esclusa dalla lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco!
- L'Unesco... - brontolò Vladimir Vladimirovič™, - Ma allora non avete capito un... va bene, andiamo.
Vladimir Vladimirovič™ si alzò dalla poltrona, girò intorno alla scrivania e uscì dallo studio. Il deputato, sorpreso, lo seguì.
I due uomini attraversarono l'edificio, scesero una scala che li portò al primo piano e si avvicinarono a un grande vaso situato accanto a una parete. Vladimir Vladimirovič™ infilò una mano nel vaso e schiacciò qualcosa. Il vaso sprofondò dolcemente nel pavimento e dietro di esso si aprì un passaggio. Vladimir Vladimirovič™ lo indicò con gli occhi ad Aleksandr Evgenevič. Aleksandr Evgenevič si strinse nelle spalle e scivolò nell'apertura. Vladimir Vladimirovič™ entrò dopo di lui, il passaggio si chiuse immediatamente alle loro spalle e il vaso tornò al suo posto.
Vladimir Vladimirovič™ e Aleksandr Evgenevič si infilarono in un ascensore che scese veloce e silenzioso.
Pochi minuti dopo l'ascensore si fermò e le sue porte si aprirono. Davanti ai due uomini apparve un corridoio lungo e stretto illuminato dalla luce fioca e smorta di tante lampadine impolverate. Vladimir Vladimirovič™ precedette Aleksandr Evgenevič lungo il corridoio. Camminarono a lungo, il corridoio ogni tanto svoltava e scendeva impercettibilmente sottoterra. Alla fine apparve una piccola porta d'acciao con un'enorme ruota al centro. Vladimir Vladimirovič™ afferrò la ruota con entrambe le mani e cominciò a farla girare in senso antiorario. La ruota cedette stridendo leggermente. Mentre faceva girare la ruota Vladimir Vladimirovič™ tirava la porta verso di sé. La porta si aprì lentamente, emettendo un suono prolungato. Ne uscì una luce accecante.
Vladimir Vladimirovič™ varcò la soglia risolutamente. Aleksandr Evgenevič lo seguì guardingo. Gli uomini si ritrovarono in una sala spaziosa inondata da una luce bianca e accecante. La sala era vuota. Al centro, dal pavimento di terra, si ergeva emettendo bagliori azzurrognoli una colonna d'acciaio dal diametro enorme.
- Cos'è? - sussurrò vacillando Aleksandr Evgenevič.
Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò lentamente alla colonna, allungò le presidenziali mani e toccò con i palmi il gelido metallo.
- È la verticale del potere, - disse quietamente Vladimir Vladimirovič™.
- E così, - disse con voce soffocata Aleksandr Evgenevič, - Eccola qui!
Il deputato si avvicinò alla colonna e anch'egli vi appoggiò le mani. La liscia superficie vibrò leggermente, come sotto un peso enorme.
- Capisci, - Vladimir Vladimirovič™ disse tranquillamente, - Ci trasferiamo.
- Chi? Noi? - Aleksandr Evgenevič non capiva, - Dove, ci trasferiamo?
- Ci trasferiamo tutti a Piter, - disse Vladimir Vladimirovič™, accarezzando affettuosamente la superficie della verticale, - Lei obbedisce solo a me.
- Allora quel grattacielo... - il deputato azzardò.
- Esatto, - disse Vladimir Vladimirovič™, annuendo, - Ci piazzeranno dentro la verticale. Non c'è un altro posto dove metterla. E così, caro bratello, mi sa che ti toccherà ritirare la tua interrogazione...
Aleksandr Evgenevič guardò Vladimir Vladimirovič™ con gli occhi sbarrati.
- Beh, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, allontanandosi dalla verticale, - Andiamo, va'.
I due uomini uscirono dalla sala, Vladimir Vladimirovič™ si appoggiò alla porta, poi la richiuse e fece girare nuovamente la ruota.
- Ma... come... - cominciò a dire Aleksandr Evgenevič, perplesso.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ si girò verso di lui.
- Beh, è tanto alta, - disse esitante il deputato. - E dal Cremlino non sporge nulla. Dov'è?
- Ecco perché ci trasferiamo, - disse Vladimir Vladimirovič™, percorrendo il lungo corridoio, - Perché qui la verticale è costretta ad andare verso il basso.
- Verso il basso?! - Esclamò attonito Aleksandr Evgenevič.
- Verso il basso, sì, - Vladimir Vladimirovič™ annuì, si fermò, di girò verso il deputato e disse tranquillamente: - Ecco perché non funziona. Col piffero che funziona...
Vladimir Vladimirovič™ si voltò e riprese a camminare lungo il corridoio.
Aleksandr Evgenevič rimase fermo a fissare con orrore la schiena di Vladimir Vladimirovič™."
Da Vladimir Vladimirovič™.ru.
martedì, dicembre 05, 2006
Per una cena a lume di polonio
Vi avverto che questa è una di quelle notizie "mai più senza".
Da Sensator.ru:
"Un anno e mezzo fa l'emigrante polacco Boguslav Sidorovič ha aperto un ristorante a Sheffield e ha deciso di chiamarlo "Polonium" in onore dell'elemento scoperto dalla sua connazionale Maria Sklodowska Curie. Adesso il ristorante gode di un'inaspettata e improvvisa popolarità a causa della morte di Litvinenko, e negli ultimi due giorni il suo sito è stato visitato da più di 700 mila persone, mentre giungono telefonate da tutto il mondo".
Eccolo. Tra i dessert mi incuriosisce molto l''Avvocato del Diavolo'. Chi ci sta a fare a metà, che ci facciamo portare due cucchiaini?
Da Sensator.ru:
"Un anno e mezzo fa l'emigrante polacco Boguslav Sidorovič ha aperto un ristorante a Sheffield e ha deciso di chiamarlo "Polonium" in onore dell'elemento scoperto dalla sua connazionale Maria Sklodowska Curie. Adesso il ristorante gode di un'inaspettata e improvvisa popolarità a causa della morte di Litvinenko, e negli ultimi due giorni il suo sito è stato visitato da più di 700 mila persone, mentre giungono telefonate da tutto il mondo".
Eccolo. Tra i dessert mi incuriosisce molto l''Avvocato del Diavolo'. Chi ci sta a fare a metà, che ci facciamo portare due cucchiaini?
Falso Allarme per Giubbotto Antiproiettile e Pistola Giocattolo
Luogo: aeroporto internazionale di Indianapolis.
Nome: Carlos Delay
Età: 19 anni.
Cercava di superare i controlli di sicurezza con: un giubbotto antiproiettile e una pistola giocattolo.
Scopo dichiarato: scortare la mamma all'aereo.
Si è scusato dicendo: a volte indosso il giubbotto antiproiettile in casa, "per il gusto di". No, è la prima volta che esco con la pistola.
Ha commentato: capisco tutto, ma i poliziotti ci hanno fatto su una storia...
I poliziotti hanno commentato: non è proibito usare un giubbotto antiproiettile, ma considerando tutti i fattori abbiamo ritenuto che l'incidente richiedesse ulteriori indagini.
"Tutti i fattori": la pistola giocattolo.
Link
Nome: Carlos Delay
Età: 19 anni.
Cercava di superare i controlli di sicurezza con: un giubbotto antiproiettile e una pistola giocattolo.
Scopo dichiarato: scortare la mamma all'aereo.
Si è scusato dicendo: a volte indosso il giubbotto antiproiettile in casa, "per il gusto di". No, è la prima volta che esco con la pistola.
Ha commentato: capisco tutto, ma i poliziotti ci hanno fatto su una storia...
I poliziotti hanno commentato: non è proibito usare un giubbotto antiproiettile, ma considerando tutti i fattori abbiamo ritenuto che l'incidente richiedesse ulteriori indagini.
"Tutti i fattori": la pistola giocattolo.
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falsiallarmi
lunedì, dicembre 04, 2006
Nato sotto il segno del sushi
Allora, cosa abbiamo: una conversione all'Islam, ricatti, del pesce crudo di dubbia freschezza, la Yukos, Israele, Nevzlin, Berezovskij, Putin, il claudicante Igor, Andrej Lugovoj, agenti canaglia, Arsenal-Cska 0-0, polonio ovunque.
Cosa ci manca?
Facile, dai: l'astrologo.
Da una notizia pittoresca e spavaldamente tarocca ripresa da alcuni blog russi:
il 2 dicembre il noto astrologo russo Pavel Globa sarebbe tornato da Londra, dov'era stato chiamato - dice lui - dai servizi speciali britannici che indagano sulla morte di Aleksandr Litvinenko. Di questo Pavel Globa si dicono cose, tipo che avesse previsto la Rivoluzione Arancione (ma dai, maliziosa io a pensare che fosse nata sotto il segno della CIA) e - credeteci o no - l'omicidio del mago Jurij Longo!
Il corrispondende russo della BBC Jurij Šimanovskij avrebbe incontrato l'astrologo all'aeroporto di Heathrow per chiedergli della sua collaborazione con Scotland Yard. (Io non me la vedo, la BBC che manda a intervistare l'astrologo russo, voi sì?).
E cosa avrebbe detto Globa? Riassumo: la situazione è come uno di quei gialli in cui la polizia cerca una lettera importante nella casa del sospetto, mettendo tutto a soqquadro, per poi scoprire che la lettera è sempre stata nel posto più ovvio e visibile. Stessa cosa per l'omicidio Litvinenko. La prima idea, la più ovvia, è quella giusta.
E allora? Qua c'è un pizzico di anti-climax.
"Il mandante e l'esecutore dell'omicidio è Boris Abramovič Berezovskij", dice Globa, il quale si è affrettato a sottolineare che le conclusioni di un astrologo non possono figurare come prove in un tribunale inglese (udibile sospiro di sollievo di tutti noi, con qualche sfumatura di inquietudine per il sistema giudiziario russo). Secondo l'astrologo però di prove la polizia britannica ne ha ormai tante, solo che tende a nasconderle all'opinione pubblica. "Le autorità hanno ovviamente paura dell'esito delle indagini. A quanto pare sopravvive fino a oggi il regime degli Stuart", commenta sibillino il facitore di oroscopi prima di assestare il colpo finale: "La situazione conferma la posizione di Saturno che si trova ora nella costellazione del Cancro. Saturno è il pianeta dei cimenti, delle prove".
Pensate che questa donna con le cuspidi in disordine si sia inventata tutto? Mi sarebbe piaciuto, invece il link sta qua. Ci sono arrivata prima della Pravda (quella finta), che però con un ufo precipitato in Siberia mi va in pareggio al novantesimo. Non finisce qui.
Cosa ci manca?
Facile, dai: l'astrologo.
Da una notizia pittoresca e spavaldamente tarocca ripresa da alcuni blog russi:
il 2 dicembre il noto astrologo russo Pavel Globa sarebbe tornato da Londra, dov'era stato chiamato - dice lui - dai servizi speciali britannici che indagano sulla morte di Aleksandr Litvinenko. Di questo Pavel Globa si dicono cose, tipo che avesse previsto la Rivoluzione Arancione (ma dai, maliziosa io a pensare che fosse nata sotto il segno della CIA) e - credeteci o no - l'omicidio del mago Jurij Longo!
Il corrispondende russo della BBC Jurij Šimanovskij avrebbe incontrato l'astrologo all'aeroporto di Heathrow per chiedergli della sua collaborazione con Scotland Yard. (Io non me la vedo, la BBC che manda a intervistare l'astrologo russo, voi sì?).
E cosa avrebbe detto Globa? Riassumo: la situazione è come uno di quei gialli in cui la polizia cerca una lettera importante nella casa del sospetto, mettendo tutto a soqquadro, per poi scoprire che la lettera è sempre stata nel posto più ovvio e visibile. Stessa cosa per l'omicidio Litvinenko. La prima idea, la più ovvia, è quella giusta.
E allora? Qua c'è un pizzico di anti-climax.
"Il mandante e l'esecutore dell'omicidio è Boris Abramovič Berezovskij", dice Globa, il quale si è affrettato a sottolineare che le conclusioni di un astrologo non possono figurare come prove in un tribunale inglese (udibile sospiro di sollievo di tutti noi, con qualche sfumatura di inquietudine per il sistema giudiziario russo). Secondo l'astrologo però di prove la polizia britannica ne ha ormai tante, solo che tende a nasconderle all'opinione pubblica. "Le autorità hanno ovviamente paura dell'esito delle indagini. A quanto pare sopravvive fino a oggi il regime degli Stuart", commenta sibillino il facitore di oroscopi prima di assestare il colpo finale: "La situazione conferma la posizione di Saturno che si trova ora nella costellazione del Cancro. Saturno è il pianeta dei cimenti, delle prove".
Pensate che questa donna con le cuspidi in disordine si sia inventata tutto? Mi sarebbe piaciuto, invece il link sta qua. Ci sono arrivata prima della Pravda (quella finta), che però con un ufo precipitato in Siberia mi va in pareggio al novantesimo. Non finisce qui.
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domenica, dicembre 03, 2006
The Alcaida Twist!
Un premio a Eddie che aveva profetizzato l'entrata in scena di Alcaida nell'affare Litvinenko. Notizia fresca - della quale non è noto il tempo di dimezzamento - del Sunday Express:
"Il timore maggiore [degli investigatori] è che l'ex spia russa, morta per avvelenamento da polonio-210 in un ospedale londinese, stesse aiutando i terroristi di Al Qaeda o altri gruppi di estremisti a procurarsi materiale radioattivo da usare per una devastante bomba sporca".
Insomma, l'associazione sarebbe Litvinenko-causa cecena-estremismo islamico.
Secondo colpo di scena: secondo Zakaev, il leader ceceno in esilio amico suo, Litvinenko si era convertito all'Islam.
"Il giorno prima di morire aveva chiesto che gli fossero letti dei passi del Corano e aveva comunicato alla moglie che desiderava essere seppellito secondo i precetti della tradizione musulmana".
Dice tizio.
In realtà nella dichiarazione ufficiale diffusa dall'altro amico, Aleksandr Gol'dfarb, Litvinenko parlava di Dio e faceva riferimento a immagini riconducibili alla tradizione cristiana.
E per la domenica siamo a posto. Abbiamo un mezzo bracciodestro.
[Nota: per i tantissimi che arrivano qua con le query "sintomi polonio", "intossicazione polonio", "tossicità polonio" e "ommioddio sono stato contaminato dal polonio?": tranquilli, ipocondriaci. Per quello che ha cercato "come somministrare polonio a suocera": sentiamoci in mail].
"Il timore maggiore [degli investigatori] è che l'ex spia russa, morta per avvelenamento da polonio-210 in un ospedale londinese, stesse aiutando i terroristi di Al Qaeda o altri gruppi di estremisti a procurarsi materiale radioattivo da usare per una devastante bomba sporca".
Insomma, l'associazione sarebbe Litvinenko-causa cecena-estremismo islamico.
Secondo colpo di scena: secondo Zakaev, il leader ceceno in esilio amico suo, Litvinenko si era convertito all'Islam.
"Il giorno prima di morire aveva chiesto che gli fossero letti dei passi del Corano e aveva comunicato alla moglie che desiderava essere seppellito secondo i precetti della tradizione musulmana".
Dice tizio.
In realtà nella dichiarazione ufficiale diffusa dall'altro amico, Aleksandr Gol'dfarb, Litvinenko parlava di Dio e faceva riferimento a immagini riconducibili alla tradizione cristiana.
E per la domenica siamo a posto. Abbiamo un mezzo bracciodestro.
[Nota: per i tantissimi che arrivano qua con le query "sintomi polonio", "intossicazione polonio", "tossicità polonio" e "ommioddio sono stato contaminato dal polonio?": tranquilli, ipocondriaci. Per quello che ha cercato "come somministrare polonio a suocera": sentiamoci in mail].
sabato, dicembre 02, 2006
Dopo il polonio, il tifo
Mentre News of the World con la consueta sobrietà (The Killer from Spetsnaz!) si concentra su una nostra vecchia conoscenza, Igor lo zoppo (alto un metro e ottanta, capelli brizzolati, maestro di judo, parla inglese portoghese e tedesco), sembra che la polizia britannica abbia perquisito anche lo stadio dell'Arsenal.
Ne avevano parlato già ieri i nostri giornali, Ma per Vsluh.ru la notizia diventa: "Litvinenko avvelenato da un gruppo di tifosi?"
Quindi, oltre alle cause note, aggiungere morte per partita di Coppa: agenti canaglia arrivano, avvelenano, passano a prendere le mogli in albergo e vanno a vedere Arsenal-Cska (0-0).
Il 6 dicembre il Centralnyj Sportivnyj Klub Armii gioca in casa dell'Amburgo, stiamo un po' a vedere.
Ne avevano parlato già ieri i nostri giornali, Ma per Vsluh.ru la notizia diventa: "Litvinenko avvelenato da un gruppo di tifosi?"
Quindi, oltre alle cause note, aggiungere morte per partita di Coppa: agenti canaglia arrivano, avvelenano, passano a prendere le mogli in albergo e vanno a vedere Arsenal-Cska (0-0).
Il 6 dicembre il Centralnyj Sportivnyj Klub Armii gioca in casa dell'Amburgo, stiamo un po' a vedere.
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giovedì, novembre 30, 2006
So long and thanks for all the fish
Anche Nikolaj Slipčenko, direttore generale del Centro Scientifico-Industriale "Transkript" ha da dire la sua: lo fa sull'Izvestija, affermando che il povero Litvinenko potrebbe essere morto per intossicazione da sushi. Riassumo: non si sa da dove viene il pesce, che com'è noto si muove, non è mica possibile controllarne le migrazioni, e guardate che sottoterra (non parla di fondali marini, dice proprio sottoterra) ci sono tante schifezze tipo gente morta e materiali radioattivi, e chi lo sa mai, dipende anche in che condizioni di salute si trova una persona, a uno può non far nulla e all'altro lo accoppa, e Litvinenko si vede che era stressato, e l'autopsia mica l'abbiamo fatta noi, ci hanno pensato quegli inglesi là...
E meno male che al Centro Scientifico-Industriale "Transkript" elaborano sofisticate tecniche antiterrorismo.
Omicidio, suicidio, malattia, tallio, polonio, tragico errore durante il confezionamento di una bomba sporca e infine pesce radioattivo: alle 23.11 del 30 novembre 2006 nessuno ha ancora avanzato l'ipotesi del meteorite. Credo.
E meno male che al Centro Scientifico-Industriale "Transkript" elaborano sofisticate tecniche antiterrorismo.
Omicidio, suicidio, malattia, tallio, polonio, tragico errore durante il confezionamento di una bomba sporca e infine pesce radioattivo: alle 23.11 del 30 novembre 2006 nessuno ha ancora avanzato l'ipotesi del meteorite. Credo.
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Russia: un complotto filopresidenziale?
Vi propongo la traduzione di un articolo di Natal'ja Gevorkian, giornalista di Kommersant' e autrice di una biografia di Putin. È stato pubblicato ieri su Gazeta.ru.
Un complotto filopresidenziale
di Natal'ja Gevorkian
Gazeta.ru
La Russia è finita in una zona di negatività. Allacciate le cinture di sicurezza, stiamo entrando in una turbolenza.
Da tempo non vedevo una tale concentrazione in un così breve lasso di tempo di informazioni negative sulla Russia e sui russi. Dobbiamo risalire all'omicidio Politkovskaja e all'inizio della campagna antigeorgiana, almeno dal punto di vista degli osservatori esterni che hanno messo queste tristi notizie sulle prime pagine degli organi di informazione mondiali.
Io direi che però bisognerebbe risalire ai precedenti fatti di Kondopoga [città della Karelia a circa 1000 km a nord di Mosca, dove nella notte tra il 29 e 30 agosto in uno scontro tra russi e ceceni due russi sono morti e altri sono rimasti feriti; ci sono stati altri disordini nei giorni successivi, n.d.T.]: prima di essi la possibilità di scontri interetnici in Russia era stata solo teorica, la condotta delle autorità locali in simili situazioni solo ipotetica, e la presenza di serie e organizzate strutture nazionalistiche ancora in dubbio. Il test fu superato: possono verificarsi con facilità degli scontri, per esempio causati dall'ubriachezza, le autorità locali non sono in grado di gestirli ma le strutture organizzate ci sono e sono in grado di intervenire al momento giusto e al posto giusto. Poi il mondo ha cominciato a parlare della "marcia russa", e si è chiesto fino a che punto le autorità riuscissero a controllare e a gestire i nazionalisti. Infine tutto questo è confluito nella questione delle epurazioni dei georgiani e si è cominciato a parlare di razzismo. E un'altra domanda (che ho posto anch'io, inevitabilmente) è stata: la vantata stabilità putiniana, la chiave di volta del suo governo, è un mito o una realtà?
Gli eventi negativi hanno poi continuato a susseguirsi a ritmo serrato. La reazione di Putin all'assassinio della Politkovskaja ha fatto sobbalzare i mezzi di informazione di tutto il mondo. E con loro l'opinione pubblica mondiale e anche i capi di stato. Poi c'è stato il rifiuto di Angela Merkel di cedere a ricatti in materia energetica e in questo contesto il consolidamento della Comunità Europea nei negoziati con la Russia. Di conseguenza il dialogo non funziona e il secondo summit si conclude con un nulla di fatto. È noto che in caso di insuccesso e quando gli pongono domande scomode, il presidente russo reagisce sempre allo stesso modo: scatta, si controlla a stento, risponde bruscamente, si comporta secondo il principio "gli scemi siete voi". Sui capi occidentali questo ha un effetto respingente. Come direbbe Belkovskij, la solitudine di Putin nel club dei leader mondiali si aggrava.
La terribile morte di Litvinenko ha riportato in auge la sigla KGB, e solo i pigri non hanno ricordato che la Russia è ora governata da ex del KGB. È accaduto in modo automatico. Il caso Litvinenko resta tra le notizie principali e lo rimarrà almeno fino a quando proseguiranno le indagini. Chiunque ci sia dietro questa storia, si fa presto a trarne le conseguenze: questa non appartiene al genere di storie di cui ci si dimentica. Accompagnerà il leader russo, anche se fosse cento volte estraneo all'accaduto. Tony Blair ha assicurato che non ci sono barriere politiche o diplomatiche che possano impedire le indagini più accurate.
Il 24 novembre in Irlanda è stato ricoverato Egor Gajdar, con sintomi d'avvelenamento dopo una colazione leggera. Cosa è stato ingerito dall'autore del libro sulla morte dell'impero russo che ha smontato la verticale del potere e le speranze in un luminoso futuro per la nostra corporazione petrolifera? Per quale motivo ha perso conoscenza per tre ore, e cosa gli ha causato un'emorragia? Come mi ha detto un'amica, che conosce da molto tempo Gajdar: "Sai qual è il paradosso? Che preghiamo che sia solo un'intossicazione. Capisci, una semplice malattia, ma non questo incubo..." Capisco molto bene, e lo spero anch'io. Oggi l'avvelenamento di Gajdar è tra le prime notizie in tutto il mondo.
Ed è anche noto che Vladimir Putin non volerà a Riga per il summit della NATO. Si preparava ad andarci. Per quanto il servizio stampa presidenziale possa affannarsi a dare la propria versione, è del tutto chiaro che gli hanno semplicemente chiuso la porta in faccia. E l'unico presidente disposto anche solo a lasciare quella porta socchiusa è Jacques Chirac, che tra cinque mesi uscirà dalla scena politica. Per contro si aprono le porte a Ucraina e Georgia. E in più la NATO insiste sui rischi di un'eccessiva dipendenza dei suoi membri dall'energia russa.
Il Wall Street Journal scrive oggi che è ora di aggiungere la Russia ai nemici dell'America. Solo poco tempo fa una simile affermazione sarebbe parsa assurda. Ma l'accumularsi di aspetti negativi si trasforma nella riluttanza dell'Occidente a ignorare quello che fino a ieri faceva paura. Questa negatività distrugge le barriere politiche e diplomatiche, per tornare alle parole di Blair. Si è smesso di ignorare con tatto la scomoda e sgraziata posizione assunta dalla Russia nel suo tentativo di occupare due sedie, dividendosi tra Oriente e Occidente. È impossibile sperare di volare a Riga per cenare con i leader mondiali e contemporaneamente vendere armi a Iran e Venezuela. È impossibile far finta di non sapere che oltre a fini pacifici le centrali atomiche possono aprire la strada a un programma nucleare. Cioè, era possibile fino a due mesi fa, ora non lo è più. In questi mesi è accaduto quello che ho appena descritto.
Tutti questi aspetti negativi spingono la Russia e il suo presidente in un'area marginale, dove già si trova la Bielorussia di Lukašenko. In Russia si ritiene, evidentemente, che niente possa minacciare gli affari e che il mondo senza il nostro petrolio e il nostro gas non possa andare da nessuna parte. Da zona di rischio, quale è stata considerata finora, la Russia torna ad essere vista come un pericolo per gli altri paesi. Come lo era l'Unione Sovietica, che non interferiva con le esportazioni di petrolio.
L'atteggiamento nei confronti della Russia sta cambiando radicalmente sotto i nostri occhi. E, per quanto possa sembrare strano, perfino la disavventura di Kerimov aggiunge altra negatività, perché nelle sue corse con la Ferrari il milionario russo e deputato della Duma non è andato sulla Rublevo-Uspenskj, ma a Nizza, dove evidentemente ci sono più pedoni che ricconi pazzi al volante. Quindi, alla luce dei recenti fatti, i media stranieri si accaniranno a cercare i legami di Kerimov, soprattutto quelli con il Cremlino, e seguiranno con attenzione le indagini e la conclusione del'inchiesta.
La particolarità di questa zona di negatività nella quale ci troviamo consiste nel fatto che gli osservatori sembrano già preparati a ulteriori cattive notizie dalla Russia. Pensano che ci saranno altre vittime, che niente sia casuale. Credo che questa turbolenza avrà fine quando Putin dichiarerà la sua intenzione di rimanere per il terzo mandato. A questo sta lavorando tutta la negatività, a dimostrare al presidente che non ha una via d'uscita.
Putin non ha una via d'uscita perché gli stanno già chiudendo le porte in faccia, perché nessuno vuole più dialogare con lui, perché lo stanno già tempestando di domande sugli omicidi, perché presto non avrà un solo amico tra i capi mondiali, e quelli nuovi non sono mai stati suoi amici.
La fonte della turbolenza va cercata tra coloro ai quali non fa comodo che Putin lasci la presidenza. E non fa comodo a quelli che hanno trasformato il potere in business e per i quali un cambio di leader e di regole del gioco comportarebbe gravi perdite finanziarie.
Voglio ricordare, a tale proposito, quanti analisti finanziari e capi stranieri hanno fatto capire inequivocabilmente che non ci sarebbe niente di spaventoso in un simile corso di eventi. Offeso e infuriato, Putin può restare per il terzo mandato, e il paese lo sosterrà. Gli artefici dell'attuale situazione conoscono bene il carattere del presidente. Direi che si sta delineando un complotto il cui fine è creare le condizioni per escludere l'uscita di Putin dalla presidenza. I prossimi eventi dipenderanno da quanto sono stati corretti i calcoli di coloro che con grandissima professionalità e assoluto cinismo hanno lavorato per creare questa situazione.
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Un complotto filopresidenziale
di Natal'ja Gevorkian
Gazeta.ru
La Russia è finita in una zona di negatività. Allacciate le cinture di sicurezza, stiamo entrando in una turbolenza.
Da tempo non vedevo una tale concentrazione in un così breve lasso di tempo di informazioni negative sulla Russia e sui russi. Dobbiamo risalire all'omicidio Politkovskaja e all'inizio della campagna antigeorgiana, almeno dal punto di vista degli osservatori esterni che hanno messo queste tristi notizie sulle prime pagine degli organi di informazione mondiali.
Io direi che però bisognerebbe risalire ai precedenti fatti di Kondopoga [città della Karelia a circa 1000 km a nord di Mosca, dove nella notte tra il 29 e 30 agosto in uno scontro tra russi e ceceni due russi sono morti e altri sono rimasti feriti; ci sono stati altri disordini nei giorni successivi, n.d.T.]: prima di essi la possibilità di scontri interetnici in Russia era stata solo teorica, la condotta delle autorità locali in simili situazioni solo ipotetica, e la presenza di serie e organizzate strutture nazionalistiche ancora in dubbio. Il test fu superato: possono verificarsi con facilità degli scontri, per esempio causati dall'ubriachezza, le autorità locali non sono in grado di gestirli ma le strutture organizzate ci sono e sono in grado di intervenire al momento giusto e al posto giusto. Poi il mondo ha cominciato a parlare della "marcia russa", e si è chiesto fino a che punto le autorità riuscissero a controllare e a gestire i nazionalisti. Infine tutto questo è confluito nella questione delle epurazioni dei georgiani e si è cominciato a parlare di razzismo. E un'altra domanda (che ho posto anch'io, inevitabilmente) è stata: la vantata stabilità putiniana, la chiave di volta del suo governo, è un mito o una realtà?
Gli eventi negativi hanno poi continuato a susseguirsi a ritmo serrato. La reazione di Putin all'assassinio della Politkovskaja ha fatto sobbalzare i mezzi di informazione di tutto il mondo. E con loro l'opinione pubblica mondiale e anche i capi di stato. Poi c'è stato il rifiuto di Angela Merkel di cedere a ricatti in materia energetica e in questo contesto il consolidamento della Comunità Europea nei negoziati con la Russia. Di conseguenza il dialogo non funziona e il secondo summit si conclude con un nulla di fatto. È noto che in caso di insuccesso e quando gli pongono domande scomode, il presidente russo reagisce sempre allo stesso modo: scatta, si controlla a stento, risponde bruscamente, si comporta secondo il principio "gli scemi siete voi". Sui capi occidentali questo ha un effetto respingente. Come direbbe Belkovskij, la solitudine di Putin nel club dei leader mondiali si aggrava.
La terribile morte di Litvinenko ha riportato in auge la sigla KGB, e solo i pigri non hanno ricordato che la Russia è ora governata da ex del KGB. È accaduto in modo automatico. Il caso Litvinenko resta tra le notizie principali e lo rimarrà almeno fino a quando proseguiranno le indagini. Chiunque ci sia dietro questa storia, si fa presto a trarne le conseguenze: questa non appartiene al genere di storie di cui ci si dimentica. Accompagnerà il leader russo, anche se fosse cento volte estraneo all'accaduto. Tony Blair ha assicurato che non ci sono barriere politiche o diplomatiche che possano impedire le indagini più accurate.
Il 24 novembre in Irlanda è stato ricoverato Egor Gajdar, con sintomi d'avvelenamento dopo una colazione leggera. Cosa è stato ingerito dall'autore del libro sulla morte dell'impero russo che ha smontato la verticale del potere e le speranze in un luminoso futuro per la nostra corporazione petrolifera? Per quale motivo ha perso conoscenza per tre ore, e cosa gli ha causato un'emorragia? Come mi ha detto un'amica, che conosce da molto tempo Gajdar: "Sai qual è il paradosso? Che preghiamo che sia solo un'intossicazione. Capisci, una semplice malattia, ma non questo incubo..." Capisco molto bene, e lo spero anch'io. Oggi l'avvelenamento di Gajdar è tra le prime notizie in tutto il mondo.
Ed è anche noto che Vladimir Putin non volerà a Riga per il summit della NATO. Si preparava ad andarci. Per quanto il servizio stampa presidenziale possa affannarsi a dare la propria versione, è del tutto chiaro che gli hanno semplicemente chiuso la porta in faccia. E l'unico presidente disposto anche solo a lasciare quella porta socchiusa è Jacques Chirac, che tra cinque mesi uscirà dalla scena politica. Per contro si aprono le porte a Ucraina e Georgia. E in più la NATO insiste sui rischi di un'eccessiva dipendenza dei suoi membri dall'energia russa.
Il Wall Street Journal scrive oggi che è ora di aggiungere la Russia ai nemici dell'America. Solo poco tempo fa una simile affermazione sarebbe parsa assurda. Ma l'accumularsi di aspetti negativi si trasforma nella riluttanza dell'Occidente a ignorare quello che fino a ieri faceva paura. Questa negatività distrugge le barriere politiche e diplomatiche, per tornare alle parole di Blair. Si è smesso di ignorare con tatto la scomoda e sgraziata posizione assunta dalla Russia nel suo tentativo di occupare due sedie, dividendosi tra Oriente e Occidente. È impossibile sperare di volare a Riga per cenare con i leader mondiali e contemporaneamente vendere armi a Iran e Venezuela. È impossibile far finta di non sapere che oltre a fini pacifici le centrali atomiche possono aprire la strada a un programma nucleare. Cioè, era possibile fino a due mesi fa, ora non lo è più. In questi mesi è accaduto quello che ho appena descritto.
Tutti questi aspetti negativi spingono la Russia e il suo presidente in un'area marginale, dove già si trova la Bielorussia di Lukašenko. In Russia si ritiene, evidentemente, che niente possa minacciare gli affari e che il mondo senza il nostro petrolio e il nostro gas non possa andare da nessuna parte. Da zona di rischio, quale è stata considerata finora, la Russia torna ad essere vista come un pericolo per gli altri paesi. Come lo era l'Unione Sovietica, che non interferiva con le esportazioni di petrolio.
L'atteggiamento nei confronti della Russia sta cambiando radicalmente sotto i nostri occhi. E, per quanto possa sembrare strano, perfino la disavventura di Kerimov aggiunge altra negatività, perché nelle sue corse con la Ferrari il milionario russo e deputato della Duma non è andato sulla Rublevo-Uspenskj, ma a Nizza, dove evidentemente ci sono più pedoni che ricconi pazzi al volante. Quindi, alla luce dei recenti fatti, i media stranieri si accaniranno a cercare i legami di Kerimov, soprattutto quelli con il Cremlino, e seguiranno con attenzione le indagini e la conclusione del'inchiesta.
La particolarità di questa zona di negatività nella quale ci troviamo consiste nel fatto che gli osservatori sembrano già preparati a ulteriori cattive notizie dalla Russia. Pensano che ci saranno altre vittime, che niente sia casuale. Credo che questa turbolenza avrà fine quando Putin dichiarerà la sua intenzione di rimanere per il terzo mandato. A questo sta lavorando tutta la negatività, a dimostrare al presidente che non ha una via d'uscita.
Putin non ha una via d'uscita perché gli stanno già chiudendo le porte in faccia, perché nessuno vuole più dialogare con lui, perché lo stanno già tempestando di domande sugli omicidi, perché presto non avrà un solo amico tra i capi mondiali, e quelli nuovi non sono mai stati suoi amici.
La fonte della turbolenza va cercata tra coloro ai quali non fa comodo che Putin lasci la presidenza. E non fa comodo a quelli che hanno trasformato il potere in business e per i quali un cambio di leader e di regole del gioco comportarebbe gravi perdite finanziarie.
Voglio ricordare, a tale proposito, quanti analisti finanziari e capi stranieri hanno fatto capire inequivocabilmente che non ci sarebbe niente di spaventoso in un simile corso di eventi. Offeso e infuriato, Putin può restare per il terzo mandato, e il paese lo sosterrà. Gli artefici dell'attuale situazione conoscono bene il carattere del presidente. Direi che si sta delineando un complotto il cui fine è creare le condizioni per escludere l'uscita di Putin dalla presidenza. I prossimi eventi dipenderanno da quanto sono stati corretti i calcoli di coloro che con grandissima professionalità e assoluto cinismo hanno lavorato per creare questa situazione.
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Il polonio mi ha ristretto il blog
A quanto pare il blog si è ristretto un po', secondo tutti i browser tranne Firefox, con l'eccezione dell'ultimo post (adesso penultimo).
E solo per i post di novembre, sembra.
1. non ho fatto nulla;
2. solo a Lusky piace di più così, ma lo fa per tormentarmi;
3. questo come lo vedete?
4. ah, e non c'entra: uno su google ha cercato "come si fanno le calamite di pane" e mi piacerebbe almeno rendermi utile. Chi sa, parli.
Baci.
Il Capo.
E solo per i post di novembre, sembra.
1. non ho fatto nulla;
2. solo a Lusky piace di più così, ma lo fa per tormentarmi;
3. questo come lo vedete?
4. ah, e non c'entra: uno su google ha cercato "come si fanno le calamite di pane" e mi piacerebbe almeno rendermi utile. Chi sa, parli.
Baci.
Il Capo.
mercoledì, novembre 29, 2006
L'ultranazionalismo arabo e iraniano
"Propagare la gloria della 'nostra' razza o cultura quasi sempre richiede la soppressione dello status di razza o cultura che è rappresentato dall'altro. L'Asia occidentale non fa eccezione. Le politiche dell'identità araba e iraniana hanno ostacolato, pervertito e smembrato il pensiero comunitario per lunghi periodi del ventesimo secolo. Oggi, alcune delle pericolose eredità del pensiero ultranazionalista stanno risorgendo il Iran, Iraq e nel resto dell'Asia occidentale, a scapito delle relazioni simbiotiche tra i popoli della regione".
Arshin Adib-Moghaddam, "Riflessioni sull'ultranazionalismo arabo e iraniano".
La traduzione di Andrej Andreevič è su 2.0.
1. non lo facciamo mica per torturarvi;
2. non è obbligatorio, ma dà crediti;
3. comunque domattina si interroga sul caso delle isole Tonb e Abu Musa, sul persianismo pahlaviano e l'antiiranismo husseiniano.
Arshin Adib-Moghaddam, "Riflessioni sull'ultranazionalismo arabo e iraniano".
La traduzione di Andrej Andreevič è su 2.0.
1. non lo facciamo mica per torturarvi;
2. non è obbligatorio, ma dà crediti;
3. comunque domattina si interroga sul caso delle isole Tonb e Abu Musa, sul persianismo pahlaviano e l'antiiranismo husseiniano.
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Po pravde govorjà
– Cio', hai visto che la traduzione di Andrej Andreevič è finita sulla Pravda? Anche se non è quella Pravda.
– 'Immortalati due ufo sul Volga'?
– Notizia d'apertura.
– Ah, leggevo Iran e pensavo: cazzo c'entra.
– Sai che anch'io, sulle prime?
– 'Fonte: pravda.ru'?
– E cosa possiamo farci? Sbattergli in faccia la licenza CC?
– Pestando i piedini?
– Come dice AA, è un po' la versione russa del finire su blob.
– E poi mi dici 'ma chi vuoi che ci freghi le cose'.
– Sarebbe la prima volta, e comunque...
– C'è da vergognarsi anche solo di farglielo notare, dici.
– Ma sì.
– Urlacchiando.
– Vibrante lettera.
– Alla Pravda.
– Certo che. Prendere le distanze dalla Pravda...
– ... perché non ti cita la fonte.
– Una cosa che in altri tempi mi avrebbe fatto passare dei guai.
– Con il tizio della Yukos a estrarre bismuto, saresti.
– Čitinskaja Oblast'. Michail Borisovič e la Miru, ritratti all'uscita della miniera.
– Michail Borisovič e la Miru, in pausa pranzo su una collina di uranio.
– Michail Borisovič e la Miru avviano un florido business di statuine di bismuto.
– Quelle che cambiano colore?
– Quelle che cambiano colore quando la temperatura lì sale sopra lo zero.
– Cioè.
– Mai.
– 'Immortalati due ufo sul Volga'?
– Notizia d'apertura.
– Ah, leggevo Iran e pensavo: cazzo c'entra.
– Sai che anch'io, sulle prime?
– 'Fonte: pravda.ru'?
– E cosa possiamo farci? Sbattergli in faccia la licenza CC?
– Pestando i piedini?
– Come dice AA, è un po' la versione russa del finire su blob.
– E poi mi dici 'ma chi vuoi che ci freghi le cose'.
– Sarebbe la prima volta, e comunque...
– C'è da vergognarsi anche solo di farglielo notare, dici.
– Ma sì.
– Urlacchiando.
– Vibrante lettera.
– Alla Pravda.
– Certo che. Prendere le distanze dalla Pravda...
– ... perché non ti cita la fonte.
– Una cosa che in altri tempi mi avrebbe fatto passare dei guai.
– Con il tizio della Yukos a estrarre bismuto, saresti.
– Čitinskaja Oblast'. Michail Borisovič e la Miru, ritratti all'uscita della miniera.
– Michail Borisovič e la Miru, in pausa pranzo su una collina di uranio.
– Michail Borisovič e la Miru avviano un florido business di statuine di bismuto.
– Quelle che cambiano colore?
– Quelle che cambiano colore quando la temperatura lì sale sopra lo zero.
– Cioè.
– Mai.
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The Real Thing
Falso Allarme per Premio Appuntito
La prendo larga, stavolta.
La polizia di Durham ha inaugurato un piano per punire chi guida senza polizza assicurativa. In questo modo si vanta di aver tolto dalle strade ben 2500 vetture non assicurate in meno di due anni.
E come si chiama, quel fantastico piano? Operazione Takeaway, si chiama.
Tu vai in giro senza assicurazione, ti fermano, ti scoprono, ti portano via l'auto e la mettono in un garage convenzionato. La rivuoi? Hai 14 giorni per presentarti con una polizza in una mano e 105 sterline per riprenderti la macchina, più 12 sterline per ogni giorno di custodia nel parcheggio.
Il 20 novembre hanno fermato una Mondeo* (e cos'altro) a Shotton Road, Peterlee: la duemilacinquecentesima macchina finita sutto la scure dell'Operazione Takeaway. Festa!
L'idea ha pure vinto un premio per l'innovazione indetto dall'Istituto degli Studi Fiscali, a Londra. Ancora festa!
I poliziotti di Durham vanno a Londra.
Ritirano il premio.
Vanno a Stansted a prendere l'aereo.
E lì, sogno infranto. La forma appuntita del trofeo è un rischio per la sicurezza: c'è gente che non ci penserebbe due volte prima di infilzarci un pilota di linea e tre hostess.
Ma i nostri eroi ce la fanno. "Il trofeo è alto circa 25 centimetri ed è piuttosto appuntito. Quando l'abbiamo appoggiato sullo scanner ho pensato che avrebbe potuto causare problemi. E, certo, è stato così. Ma siamo riusciti a convincerli".
Operazione Getaway, l'avranno chiamata tra loro.
*"Mondeo man" è l'espressione coniata da Tony Blair per riferirsi all'uomo di classe media (l'elettore-tipo che il New Labour cercava di allettare). È usata con condiscendenza e spesso in senso dispregiativo. (Cit. pop.: "And look here comes a Ford Mondeo/Isn't he Mister Inconspicuous", Arctic Monkeys, "When the sun goes down". E non chiedetemi altri riferimenti colti che per oggi siamo a posto).
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La polizia di Durham ha inaugurato un piano per punire chi guida senza polizza assicurativa. In questo modo si vanta di aver tolto dalle strade ben 2500 vetture non assicurate in meno di due anni.
E come si chiama, quel fantastico piano? Operazione Takeaway, si chiama.
Tu vai in giro senza assicurazione, ti fermano, ti scoprono, ti portano via l'auto e la mettono in un garage convenzionato. La rivuoi? Hai 14 giorni per presentarti con una polizza in una mano e 105 sterline per riprenderti la macchina, più 12 sterline per ogni giorno di custodia nel parcheggio.
Il 20 novembre hanno fermato una Mondeo* (e cos'altro) a Shotton Road, Peterlee: la duemilacinquecentesima macchina finita sutto la scure dell'Operazione Takeaway. Festa!
L'idea ha pure vinto un premio per l'innovazione indetto dall'Istituto degli Studi Fiscali, a Londra. Ancora festa!
I poliziotti di Durham vanno a Londra.
Ritirano il premio.
Vanno a Stansted a prendere l'aereo.
E lì, sogno infranto. La forma appuntita del trofeo è un rischio per la sicurezza: c'è gente che non ci penserebbe due volte prima di infilzarci un pilota di linea e tre hostess.
Ma i nostri eroi ce la fanno. "Il trofeo è alto circa 25 centimetri ed è piuttosto appuntito. Quando l'abbiamo appoggiato sullo scanner ho pensato che avrebbe potuto causare problemi. E, certo, è stato così. Ma siamo riusciti a convincerli".
Operazione Getaway, l'avranno chiamata tra loro.
*"Mondeo man" è l'espressione coniata da Tony Blair per riferirsi all'uomo di classe media (l'elettore-tipo che il New Labour cercava di allettare). È usata con condiscendenza e spesso in senso dispregiativo. (Cit. pop.: "And look here comes a Ford Mondeo/Isn't he Mister Inconspicuous", Arctic Monkeys, "When the sun goes down". E non chiedetemi altri riferimenti colti che per oggi siamo a posto).
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falsiallarmi
Il magico mondo del polonio-210
Sul polonio si è letto un po' di tutto. Le query nelle statistiche - "intossicazione polonio", "cos'è polonio", perfino qualche "sintomi Polonia" e un recente e stuzzicante "vendo polonio" (grazie :-)) - mi dicono però che forse vi piacerebbe conoscere il parere di uno specialista russo. Ecco Lev Fedorov, dottore in chimica e presidente dell'Ente per la sicurezza chimica, intervistato ieri dalla Rossijskaja Gazeta. (le domande dell'intervistatore mi fanno pensare che anche lui, come me, sia un innocente alle prese con il "Magico Mondo della Chimica").
RG: Si dice dunque che Litvinenko sarebbe stato avvelenato con il polonio. A proposito di questo elemento chimico ci si imbatte in opinioni diversissime. Alcuni assicurano che si tratta di un gas, altri dicono che è un sale. E sarebbe possibile procurarselo solo in stabilimenti in grado di produrre armi nucleari: quindi, o Russia o Stati Uniti. Qual è la verità?
Lev Fedorov: Il polonio ha 27 isotopi, tutti radioattivi. Appartiene agli elementi instabili. Il polonio-210 è notevolmente stabile, ma comunque ha un'emivita di 138 giorni. Questo significa che per avvelenare Litvinenko i responsabili hanno dovuto procurarsi del polonio "fresco", e ciò praticamente esclude che sia stato trasportato dalla Russia.
Per quanto riguarda la produzione di polonio, l'affermazione che essa sia possibile solo in stabilimenti che fabbricano armi a neutroni è un'assurdità. Prendete un pezzo di bismuto, mettetelo in un reattore nucleare, espondetelo ai neutroni e otterrete il polonio. È possibile farlo in una decina di paesi europei, inclusa l'Inghilterra.
RG: È noto che il polonio è radioattivo. Ci dicono anche che è miliardi di volte più tossico del cianuro di potassio. Significa che se una persona dopo l'incontro con Litvinenko comincia a perdere i capelli dobbiamo pensare che si tratti del colpevole? Oppure il polonio può essere trasportato senza danni per la salute?
Lev Fedorov: È possibile, in un contenitore di piombo. Ma difficilmente si evitano i danni versandolo dal contenitore in una tazza di caffè. Il polonio è il più potente emettitore di raggi alfa. La sua tossicità supera anche di un trilione di volte quella del cianuro di potassio.
RG: Questo contrasta con le opinioni degli specialisti britannici secondo i quali il polonio potrebbe essere stato portato di nascosto dalla Russia. La forte radioattività si sarebbe rivelata anche in assenza di un controllo dei bagagli.
Lev Fedorov: Certo, Se parliamo di veleni e dell'avvelenamento intenzionale di Litvinenko da parte dei servizi speciali, io credo che questa versione sia insostenibile. I servizi speciali conoscono un gran numero di veleni con i quali uccidere una persona senza fare tanto clamore. Per esempio per insufficienza cardiaca o renale. Non bisogna andare tanto lontano per trovare degli esempi in questo senso. Non molto tempo fa il primo ministro di uno stato vicino è morto per quello che all'inizio è stato scambiato per monossido di carbonio. Poi è emerso che gli avvelenatori avevano usato del ferro pentacarbonile. In quanto esperto so che con questo materiale lavoravano in epoca sovietica in particolare gli specialisti dell'istituto di Tbilisi. Quando la sostanza colpisce l'organismo provoca gli stessi sintomi del monossido di carbonio.
Anche l'avvelenamento di Khattab conferma che i servizi speciali hanno un numero sufficiente di mezzi nel loro arsenale per non creare subbuglio. L'avvelenamento di Litvinenko è stato condotto in modo tale da provocare quanto più clamore possibile. Bisogna cercare le persone che possono trarre vantaggio proprio da questo.
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Filed in: Russia
RG: Si dice dunque che Litvinenko sarebbe stato avvelenato con il polonio. A proposito di questo elemento chimico ci si imbatte in opinioni diversissime. Alcuni assicurano che si tratta di un gas, altri dicono che è un sale. E sarebbe possibile procurarselo solo in stabilimenti in grado di produrre armi nucleari: quindi, o Russia o Stati Uniti. Qual è la verità?
Lev Fedorov: Il polonio ha 27 isotopi, tutti radioattivi. Appartiene agli elementi instabili. Il polonio-210 è notevolmente stabile, ma comunque ha un'emivita di 138 giorni. Questo significa che per avvelenare Litvinenko i responsabili hanno dovuto procurarsi del polonio "fresco", e ciò praticamente esclude che sia stato trasportato dalla Russia.
Per quanto riguarda la produzione di polonio, l'affermazione che essa sia possibile solo in stabilimenti che fabbricano armi a neutroni è un'assurdità. Prendete un pezzo di bismuto, mettetelo in un reattore nucleare, espondetelo ai neutroni e otterrete il polonio. È possibile farlo in una decina di paesi europei, inclusa l'Inghilterra.
RG: È noto che il polonio è radioattivo. Ci dicono anche che è miliardi di volte più tossico del cianuro di potassio. Significa che se una persona dopo l'incontro con Litvinenko comincia a perdere i capelli dobbiamo pensare che si tratti del colpevole? Oppure il polonio può essere trasportato senza danni per la salute?
Lev Fedorov: È possibile, in un contenitore di piombo. Ma difficilmente si evitano i danni versandolo dal contenitore in una tazza di caffè. Il polonio è il più potente emettitore di raggi alfa. La sua tossicità supera anche di un trilione di volte quella del cianuro di potassio.
RG: Questo contrasta con le opinioni degli specialisti britannici secondo i quali il polonio potrebbe essere stato portato di nascosto dalla Russia. La forte radioattività si sarebbe rivelata anche in assenza di un controllo dei bagagli.
Lev Fedorov: Certo, Se parliamo di veleni e dell'avvelenamento intenzionale di Litvinenko da parte dei servizi speciali, io credo che questa versione sia insostenibile. I servizi speciali conoscono un gran numero di veleni con i quali uccidere una persona senza fare tanto clamore. Per esempio per insufficienza cardiaca o renale. Non bisogna andare tanto lontano per trovare degli esempi in questo senso. Non molto tempo fa il primo ministro di uno stato vicino è morto per quello che all'inizio è stato scambiato per monossido di carbonio. Poi è emerso che gli avvelenatori avevano usato del ferro pentacarbonile. In quanto esperto so che con questo materiale lavoravano in epoca sovietica in particolare gli specialisti dell'istituto di Tbilisi. Quando la sostanza colpisce l'organismo provoca gli stessi sintomi del monossido di carbonio.
Anche l'avvelenamento di Khattab conferma che i servizi speciali hanno un numero sufficiente di mezzi nel loro arsenale per non creare subbuglio. L'avvelenamento di Litvinenko è stato condotto in modo tale da provocare quanto più clamore possibile. Bisogna cercare le persone che possono trarre vantaggio proprio da questo.
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Falso Allarme per Liquido Misterioso e Sapevatelo
Hanno chiuso il Lincoln Memorial per tre ore, un paio di giorni fa, a causa di una bottiglia trovata nei bagni delle signore e contentente un liquido sospetto molto simile a un integratore sportivo.
Però nessuno metterebbe Gatorade in una bottiglia di Gatorade, giusto?
Ma non è tutto: c'era anche una lettera con su scritto "Sapete cos'è l'antrace?" e "Sapete cos'è una bomba?" e - intollerabile - "Sapete cos'è il cloro?"*.
Alla fine di tutto questo, sapete cosa c'era nella bottiglia?
Gatorade.
*sospetto che il messaggio si riferisse alle condizioni non impeccabili dei bagni.
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Però nessuno metterebbe Gatorade in una bottiglia di Gatorade, giusto?
Ma non è tutto: c'era anche una lettera con su scritto "Sapete cos'è l'antrace?" e "Sapete cos'è una bomba?" e - intollerabile - "Sapete cos'è il cloro?"*.
Alla fine di tutto questo, sapete cosa c'era nella bottiglia?
Gatorade.
*sospetto che il messaggio si riferisse alle condizioni non impeccabili dei bagni.
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