Miro: "Ciao! Come stai? Come va la tua schiena?
DRoaster: "Meglio, meglio, sono stato dal dottore."
Miro: "Sai, mamma, ieri aveva un forte mal di schiena"
Mamma: "Oh, poverrrino."
DR: "Sì, vede, signora, io ho fatto l'errore di dormire molti mesi sul divano."
Mamma: "Sul divano? Ma non poteva portarsi un sacco a pelo?"
Miro: "No, vedi, mamma, lui dorme sul divano, ma di casa sua."
DR: "In effetti."
giovedì, giugno 17, 2004
mercoledì, giugno 16, 2004
Schwizzeri?
Sui quotidiani svizzeri è apparsa quest'immagine trafitta di Beckham, con l'invito a ritagliarla e farne una bambolina voodoo su cui infierire in vista della partita di domani.
Ah, però.
Etichette:
LaSvizzera,
selvaggi,
sentimentali
martedì, giugno 15, 2004
Cronache della città di G./Five Points
Fino a poco tempo fa le reazioni goriziane agli "schiamazzi notturni" erano principalmente due:
– prendere un'ascia affilata e scagliarsi contro la fonte del disturbo, modello giustiziere della notte (come in effetti fece una signora in una memorabile sera d'agosto, piombando in camicia da notte su un gruppetto di nottambuli: Nostra Signora del Bigodino non fece vittime, e l'ascia le fu sequestrata);
– cadere in uno stato maniacale e paranoico di profonda prostrazione; stato che solitamente sfociava in dissapori familiari, separazioni, perdita del posto di lavoro oppure in malinconici e dignitosi harakiri casalinghi.
Venerdì sera, al Centro sociale clandestino di via del Torrione c'era in programma il concerto del gruppo streetpunk Los Fastidios: il solo nome deve aver provocato crisi di sconforto anticipate tra gli abitanti. Il rione si chiama Piuma; per allontanare l'impressione di calviniana leggerezza che evoca, d'ora in poi lo chiameremo Five Points.
Sono le 23, e i residenti hanno già deciso che il fastidio è tanto. Telefonano: alla polizia, ai carabinieri, al nucleo del 13mo reggimento e anche alla Finanza. Niente. Gli abitanti di Five Points si sentono abbandonati. Allora telefonano all'assessore comunale alla Vigilanza, ma non è in casa.
Il manipolo di disperati è pronto a tutto. Si fa largo l'orrenda convinzione che "quelli del centro sociale è meglio non toccarli perché godono di protezione politica".
Allora decidono di usare l'arma definitiva. Vanno nel quartiere di Straccis e suonano a casa del Sindaco, tirando letteralmente giù dal letto lui e la sua signora. L'arma definitiva ha il solo effetto di disturbare le palle del primo cittadino, che si scaglia contro quelli di Five Points e minaccia di chiamare la polizia.
"Questa è maleducazione bella e buona", dice il Sindaco, "Quelle persone si sono comportate in maniera arrogante. Mio figlio non era ancora rincasato e, per un attimo, ho temuto il peggio". E ribadisce: "Hanno suonato insistentemente al campanello di casa mia facendomi venire mille pensieri", afferma, rivelando insospettate prestazioni neuronali.
È l'1.30, e i Five Pointers rincasano brontolando contro lo Sceriffo che nega loro il diritto al riposo notturno. Di certo meditano sui vantaggi della giustizia fai-da-te, come ai bei vecchi tempi.
Al Clandestino la festa, come ai bei vecchi tempi, continua.
– prendere un'ascia affilata e scagliarsi contro la fonte del disturbo, modello giustiziere della notte (come in effetti fece una signora in una memorabile sera d'agosto, piombando in camicia da notte su un gruppetto di nottambuli: Nostra Signora del Bigodino non fece vittime, e l'ascia le fu sequestrata);
– cadere in uno stato maniacale e paranoico di profonda prostrazione; stato che solitamente sfociava in dissapori familiari, separazioni, perdita del posto di lavoro oppure in malinconici e dignitosi harakiri casalinghi.
Venerdì sera, al Centro sociale clandestino di via del Torrione c'era in programma il concerto del gruppo streetpunk Los Fastidios: il solo nome deve aver provocato crisi di sconforto anticipate tra gli abitanti. Il rione si chiama Piuma; per allontanare l'impressione di calviniana leggerezza che evoca, d'ora in poi lo chiameremo Five Points.
Sono le 23, e i residenti hanno già deciso che il fastidio è tanto. Telefonano: alla polizia, ai carabinieri, al nucleo del 13mo reggimento e anche alla Finanza. Niente. Gli abitanti di Five Points si sentono abbandonati. Allora telefonano all'assessore comunale alla Vigilanza, ma non è in casa.
Il manipolo di disperati è pronto a tutto. Si fa largo l'orrenda convinzione che "quelli del centro sociale è meglio non toccarli perché godono di protezione politica".
Allora decidono di usare l'arma definitiva. Vanno nel quartiere di Straccis e suonano a casa del Sindaco, tirando letteralmente giù dal letto lui e la sua signora. L'arma definitiva ha il solo effetto di disturbare le palle del primo cittadino, che si scaglia contro quelli di Five Points e minaccia di chiamare la polizia.
"Questa è maleducazione bella e buona", dice il Sindaco, "Quelle persone si sono comportate in maniera arrogante. Mio figlio non era ancora rincasato e, per un attimo, ho temuto il peggio". E ribadisce: "Hanno suonato insistentemente al campanello di casa mia facendomi venire mille pensieri", afferma, rivelando insospettate prestazioni neuronali.
È l'1.30, e i Five Pointers rincasano brontolando contro lo Sceriffo che nega loro il diritto al riposo notturno. Di certo meditano sui vantaggi della giustizia fai-da-te, come ai bei vecchi tempi.
Al Clandestino la festa, come ai bei vecchi tempi, continua.
Etichette:
città di G.
lunedì, giugno 14, 2004
Quasi una dichiarazione
Caro Ales,
prima del calcio d'inizio vorrei dirti questo: sarà perché ho qualche parente dalle parti di Conegliano, ma dove altri vedono una faccia così così io vedo uno dei miei cugini più piccoli che sgambavano sui campetti nei pomeriggi d'estate, lasciandomi ad arrancare sulla fascia sinistra impedita da ciccia e fiatone. Quest'aria di famiglia fa sì che ti perdoni tutto: il Cepu, i passeri, il sito aziendale e perfino le compilation dance. Non prendertela: ai Mondiali e agli Europei è sempre andata così, saranno la stanchezza, la sfortuna, il peso psicologico, i dualismi di maniera.
Parolacce, dinne pure; evita invece di caricare la squadra come fai sempre in questi casi, non ho sotto mano le statistiche ma ho l'impressione che porti sfiga. Lo dico con rispetto, e con un campionato difficile alle spalle in cui abbiamo sistematicamente perso tutto. Tu mi capisci.
Dice Javier Marías che il calcio è un'attività in cui bisogna vincere sempre, in ogni stagione, in ogni torneo e partita. Altri, gli scrittori, gli architetti e i musicisti, possono ogni tanto prendersela un po' comoda. Nel calcio, invece, non c'è posto per il riposo né per il divertimento, a poco servono i precedenti gloriosi. Eppure, bisogna anche riconoscere "che ha qualcosa di non definibile e che non si trova di solito negli altri ordini della vita: incita all'oblio, il che equivale a dire che non incita mai al rancore, una cosa che si impara soltanto in età adulta".
Vada come vada, Ales, pensa a non farti male, arma il tuo migliore e imperioso battito di ciglia e fammi divertire. Io il rancore non l'ho ancora imparato.
prima del calcio d'inizio vorrei dirti questo: sarà perché ho qualche parente dalle parti di Conegliano, ma dove altri vedono una faccia così così io vedo uno dei miei cugini più piccoli che sgambavano sui campetti nei pomeriggi d'estate, lasciandomi ad arrancare sulla fascia sinistra impedita da ciccia e fiatone. Quest'aria di famiglia fa sì che ti perdoni tutto: il Cepu, i passeri, il sito aziendale e perfino le compilation dance. Non prendertela: ai Mondiali e agli Europei è sempre andata così, saranno la stanchezza, la sfortuna, il peso psicologico, i dualismi di maniera.
Parolacce, dinne pure; evita invece di caricare la squadra come fai sempre in questi casi, non ho sotto mano le statistiche ma ho l'impressione che porti sfiga. Lo dico con rispetto, e con un campionato difficile alle spalle in cui abbiamo sistematicamente perso tutto. Tu mi capisci.
Dice Javier Marías che il calcio è un'attività in cui bisogna vincere sempre, in ogni stagione, in ogni torneo e partita. Altri, gli scrittori, gli architetti e i musicisti, possono ogni tanto prendersela un po' comoda. Nel calcio, invece, non c'è posto per il riposo né per il divertimento, a poco servono i precedenti gloriosi. Eppure, bisogna anche riconoscere "che ha qualcosa di non definibile e che non si trova di solito negli altri ordini della vita: incita all'oblio, il che equivale a dire che non incita mai al rancore, una cosa che si impara soltanto in età adulta".
Vada come vada, Ales, pensa a non farti male, arma il tuo migliore e imperioso battito di ciglia e fammi divertire. Io il rancore non l'ho ancora imparato.
Etichette:
Ales,
dobraroba,
giubentus,
selvaggi,
sentimentali
Risvegli
Stanotte mi sono addormentata con Bondi impresso sulla retina e la parola "forchetta" infissa nei timpani. Ho sognato che contavo l'argenteria e che dovevo esprimere delle percentuali in numeri primi (tutta roba per Miro Van Pelt).
Mentre il Gito decideva che il gioco di sguardi e le fusa sommesse sono seducenti, ma gli spintoni e i miagolii prolungati oltre la soglia di otto secondi sono più persuasivi, ho aperto gli occhi molto tardi con una lieve emicrania e tre lucide domande:
1. Il Cavalier Nanetti si sarà svegliato?
2. Il Beckham è ancora vivo?
3. Dove ho messo quel casco da cosmonauta?
Via verso nuove avventure.
Etichette:
signorG,
spingitoridicavalieri
domenica, giugno 13, 2004
Quest'anno si cambia
Il Gito è piccolo. Sono le sue prime Elezioni e i suoi primi Europei di Calcio, e questa sera si comincia a far sul serio: ci sono Francia-Inghilterra e si chiudono i seggi. Si sa come sono fatta io: urlo, mi agito, telefono, minaccio, impreco. Non devo farmi solo gli affari miei, ma anche quelli di tutta Europa, o almeno dell'isolato.
In questi casi La Micia™ si allontanava con stile, appartandosi sotto il letto, non senza farmi capire quanto seccante e tutto sommato poco femminile fosse la situazione.
Ma lui è piccolo, e siamo soli in casa: ai primi exit-poll starà giocando ignaro con le sue otto palline di gomma (come sia capace di tenerle tutte in gioco, è un mistero). Mica si aspetta un inferno in salotto.
Quest'anno, allora, si cambia: tifo composto (in funzione antifrancese, perché il Miro non dimentica), reazioni da camera dei Lord, una scatolina di tonno al mais per lui, una tisana per me. Come nella pubblicità odiosa del cibo chic per gatti: scene al rallentatore, lei tutta vestita di bianco, il felino sinuoso e delicato, il rumore di un petalo bianco che cade sulla moquette.
Ma è inteso: al primo agguato da dietro le tende, torniamo due bestie.
Etichette:
dobraroba,
ognigiornochepassa,
selvaggi,
semprepiubelli,
sentimentali,
signorG
Cronache della città di G./elezioni europee
In un seggio di Gorizia, un signore si è presentato con la prepustnica, pensando che il lasciapassare rientrasse nella categoria "validi documenti di riconoscimento".
Un altro voleva votare con il certificato elettorale della moglie (perché no?).
Diversi elettori hanno chiesto agli scrutatori un consiglio sul voto.
Uno ha domandato cosa fosse la Lega Lombarda.
Una signora pensava di dover firmare la scheda prima di inserirla nell'urna.
Ieri mattina al supermercato, complice l'afa, un goriziano doc ce la metteva tutta per convincere un suo amico che i seggi sarebbero stati aperti alle 18.00 (l'inizio degli Europei di Calcio?!). Alla faccia della Presidenza del Consiglio e dei suoi graditi sms.
Qualche volta, e che non si dica in giro, io amo questa città.
Un altro voleva votare con il certificato elettorale della moglie (perché no?).
Diversi elettori hanno chiesto agli scrutatori un consiglio sul voto.
Uno ha domandato cosa fosse la Lega Lombarda.
Una signora pensava di dover firmare la scheda prima di inserirla nell'urna.
Ieri mattina al supermercato, complice l'afa, un goriziano doc ce la metteva tutta per convincere un suo amico che i seggi sarebbero stati aperti alle 18.00 (l'inizio degli Europei di Calcio?!). Alla faccia della Presidenza del Consiglio e dei suoi graditi sms.
Qualche volta, e che non si dica in giro, io amo questa città.
Etichette:
città di G.,
dobraroba,
ogni giorno che passa,
sempre più belli
giovedì, giugno 10, 2004
Popovic the Sailor Man
"I vostri voti sono i nostri spinaci". Lo assicura Boris Popovic, sindaco di Koper e candidato alle Europee nella lista Slovenija je naša ("La Slovenia è nostra"), capeggiata da Alja Brglez. Lui si vede come Popeye, con la bella Alja nei panni di Olive.
Problemino semplice semplice:
considerando che in lista è settimo,
e che ha promesso di devolvere in beneficenza lo stipendio di un anno di parlamentare europeo,
quanti spinaci riuscirà a ottenere, il Braccio di Ferro del litorale?
Etichette:
Croazia
mercoledì, giugno 09, 2004
Il sacro feretro
Settanta chilometri di code, attese di otto ore, 105mila persone già in visita al feretro di Ronald Reagan alla biblioteca-museo di Simi Valley, in California. Qualcuno pensa già di mettere la sua immagine sulla banconota da 10 dollari. In Italia c'è chi ha mostrato segni di delirio.
Radio Reloj di Cuba così ha salutato la sua dipartita: "è morto colui che non avrebbe mai dovuto nascere". Chiamatemi sentimentale.
Radio Reloj di Cuba così ha salutato la sua dipartita: "è morto colui che non avrebbe mai dovuto nascere". Chiamatemi sentimentale.
Etichette:
Cuba,
dobraroba,
neraschienadeltempo
lunedì, giugno 07, 2004
How I learned to stop worrying
Nell'impossibilità di superare questi D-giorni + morte e beatificazione di Ronald Reagan con l'arma dell'autocontrollo, dell'umorismo e dell'intelligenza, siamo andati al cinema.
Dateci film cretini in cui i poli si sciolgono e New York si glassa per sempre, film in cui si possano riportare indietro le lancette dell'orologio o almeno pronunciare formule magiche. Dove ci si batte con i dissennatori, questo sì, ma alla fine almeno si vince. È quel che ci vuole, in certi casi: non è necessario seguire la trama (c'è sempre un dodicenne seduto due posti più in là che la sta spiegando a suo padre) e ci si può concedere un pisolino di tanto in tanto.
Un altro vantaggio: per trovare la sala basta seguire la scia di popcorn.
Così ho imparato a non preoccuparmi più di tanto.
Per sconfiggere un molliccio, creatura raccapricciante e spaventevole, è sufficiente cercare di trasformarlo nella cosa che più vi fa ridere. Va però detto che Bush e Berlusconi, anche travestiti da mia zia Franca, un certo fastidio continuano a darmelo.
Dateci film cretini in cui i poli si sciolgono e New York si glassa per sempre, film in cui si possano riportare indietro le lancette dell'orologio o almeno pronunciare formule magiche. Dove ci si batte con i dissennatori, questo sì, ma alla fine almeno si vince. È quel che ci vuole, in certi casi: non è necessario seguire la trama (c'è sempre un dodicenne seduto due posti più in là che la sta spiegando a suo padre) e ci si può concedere un pisolino di tanto in tanto.
Un altro vantaggio: per trovare la sala basta seguire la scia di popcorn.
Così ho imparato a non preoccuparmi più di tanto.
Per sconfiggere un molliccio, creatura raccapricciante e spaventevole, è sufficiente cercare di trasformarlo nella cosa che più vi fa ridere. Va però detto che Bush e Berlusconi, anche travestiti da mia zia Franca, un certo fastidio continuano a darmelo.
Etichette:
defrag,
spingitoridicavalieri
giovedì, giugno 03, 2004
5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt
Qualche settimana fa ho proposto a un caro amico di partecipare a questa rubrica di piccola posta su blog. La risposta non si è fatta attendere: "come mi piace l'idea di guastare le menti altrui rendendole simili alla mia... una vera operazione di pulizia psicologica!".
Vi invitiamo a sottoporci i più vari quesiti, reali o surreali che siano. E attenti: potremmo anche rispondervi.
Ho dunque l'onore di presentarvi il professor luca h. moretto, dottore in psicologia panica.
Questa la sua risposta all'ex buono di qualche giorno fa:
Pur con le migliori intenzioni, se si sta a metà, o dentro, non si può che essere confusi. Incerti nella definizione di sé, nella visione. La metà non sta necessariamente in mezzo, in mezzo alla vita intendo: è uno stato permanente, variabile, trasversale. Guardate a voi stessi: non c'è forse un lato, un aspetto, un piglio che conservi un'immmutata purezza, ed immediatamente dopo un altro torbido e irriflesso, e dopo ancora uno dove tutto è completo e si dispone per bene, come in una "piccola collina"?
Da che posizione scrive l'ex buono? Da quali ex verginità e spietatezze è uscito, e in quale direzione si è inoltrato? Consideri di se stesso (ma non si senta raccomandato a farlo, per carità) le molte partenze, i diversi stati di avanzamento. Non mi sorprenderebbe di vederlo rifratto, moltiplicato, ubiquo; a volte ex-buono, il fotogramma successivo non ancora. C'è una ragione per ridursi ad un solo tracciato?
Scriveva il grande poeta pellerossa Uitanubi: "...oggi mi sono rivolto all'acqua che ho bevuto nella mia vita, e mi ha risposto il fragore di un fiume".
luca h. moretto - dottore in psicologia panica
Etichette:
Agenzia Walrus,
defrag,
ognigiornochepassa,
Oh no,
semprepiubelli,
The Real Thing,
Uitanubi
martedì, giugno 01, 2004
Alfreda, Sondra, Wilfredo e gli altri
Alfreda Simpson: "This is why they call you smallie"
Stephanie MacKinley: "You have problems"
Geoffrey Fink: "Can you be any smaller?"
Sondra Byers: "Proven to work"
Wilfredo Dodge: "You have a small one ahah"
Tutta gente che ha scoperto il mio segreto e ride di me.
Quando ho ricevuto una mail che mi proponeva "fustelle piane e rotative" ho avuto la tentazione di comprargliene una manciata (di qualunque cosa si tratti, grazie). Peccato che fossi già in trattative con un fornitore di "Spettacoli Piromusicali – Piromusicali Tradizionali – Piromusicali + Light e Tradizionali". Onestamente, come potevo resistere?
Stephanie MacKinley: "You have problems"
Geoffrey Fink: "Can you be any smaller?"
Sondra Byers: "Proven to work"
Wilfredo Dodge: "You have a small one ahah"
Tutta gente che ha scoperto il mio segreto e ride di me.
Quando ho ricevuto una mail che mi proponeva "fustelle piane e rotative" ho avuto la tentazione di comprargliene una manciata (di qualunque cosa si tratti, grazie). Peccato che fossi già in trattative con un fornitore di "Spettacoli Piromusicali – Piromusicali Tradizionali – Piromusicali + Light e Tradizionali". Onestamente, come potevo resistere?
Etichette:
ognigiornochepassa,
semprepiubelli,
spam
lunedì, maggio 31, 2004
Since the majority of me
Since the majority of me
Rejects the majority of you,
Debating ends forthwith, and we
Divide. And sure of what to do
We disinfect new blocks of days
For our majorities to rent
With unshared friends and unwalked ways,
But silence too is eloquent:
A silence of minorities
That, unopposed at last, return
Each night with cancelled promises
They want renewed. They never learn.
Philip Larkin
Etichette:
citazioni,
dobraroba,
Philip Larkin,
poesia
domenica, maggio 30, 2004
Qualsivoglia
A Opatija/Abbazia non ne possono più: un quotidiano locale rivela che il problema della "prima signora del turismo croato" è costituito dalle condizioni delle spiagge. "Il mitico Lido versa in una situazione da incubo, con rifiuti in ogni dove, ombrelloni spezzati, le famigerate bottiglie di plastica disseminate a decine" e via allegramente dicendo. Tanto che Branko Bevanda (il quale, nomen omen, è un noto ristoratore e non uno degli avatar di DRoaster) tuona contro le autorità cittadine: "È una vergogna! Abbazia assomiglia a una qualsivoglia località balcanica. I responsabili di questo scempio andrebbero puniti".
Abitanti e simpatizzanti delle qualsivoglia località balcaniche si concedano cinque minuti di indignazione.
Abitanti e simpatizzanti delle qualsivoglia località balcaniche si concedano cinque minuti di indignazione.
Etichette:
Croazia,
Jugo,
The Real Thing
sabato, maggio 29, 2004
Miro da Castlevania
Nel post precedente avevo frettolosamente digitato "my fiends are my estate": più prevedibilmente, si trattava di friends.
Lapsus simpatico, faceva pensare a una dickinsoniana dedita ai giochi di ruolo per playstation 2. Non del tutto inappropriato.
Lapsus simpatico, faceva pensare a una dickinsoniana dedita ai giochi di ruolo per playstation 2. Non del tutto inappropriato.
Sabato
Ultimamente ho acquistato più nomi di dominio
che paia di scarpe;
mi scappa ancora da dire Jugoslavia,
intendendo proprio quella cosa lì;
sono schiava d'amore di un micio petulante
e di vari suoi simili;
ho volumi stipati in terza fila negli scaffali;
conosco alcune lingue che sono troppo timida per parlare;
quando ho compiuto quattordici anni mio papà mi ha imposto il motorino perché la smettessi di starmene chiusa in casa a leggere (le beate famiglie medie);
non ho mai imparato ad andare in motorino;
quindi, a cosa mi serve una macchina?
sono comunista;
non vado alle marce pacifiste;
mi arrabbio solo per cose molto importanti;
in questi casi, divento insopportabile;
"my friends are my estate";
mi piacciono le cose che cominciano;
mi piacciono le cose che cominciano di sabato.
che paia di scarpe;
mi scappa ancora da dire Jugoslavia,
intendendo proprio quella cosa lì;
sono schiava d'amore di un micio petulante
e di vari suoi simili;
ho volumi stipati in terza fila negli scaffali;
conosco alcune lingue che sono troppo timida per parlare;
quando ho compiuto quattordici anni mio papà mi ha imposto il motorino perché la smettessi di starmene chiusa in casa a leggere (le beate famiglie medie);
non ho mai imparato ad andare in motorino;
quindi, a cosa mi serve una macchina?
sono comunista;
non vado alle marce pacifiste;
mi arrabbio solo per cose molto importanti;
in questi casi, divento insopportabile;
"my friends are my estate";
mi piacciono le cose che cominciano;
mi piacciono le cose che cominciano di sabato.
Etichette:
defrag,
ognigiornochepassa,
semprepiubelli
giovedì, maggio 27, 2004
5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt
"Cara Van Pelt,
non ho visto il documentario sul Che di cui parli, ma ho visto il film. Un'altra volta ancora mi ha colpito come la purezza con difficoltà si disgiunga dalla durezza, e come su entrambe si fondino probabilmente le energie di una rivoluzione, anche minima. Mi chiedo, e ti chiedo, viste le osservazioni sull'umanità in cui ti soffermi, a che cosa valga crescere ed integrare parti sconosciute di noi stessi, nuovi 'io', nuove visioni, che si facciano impiegare come braccia o mani o organi via via più sviluppati, in grado di perfezionare le nostre prestazioni. Se poi, per fare qualcosa, non basti essere vergini e spietati".
un ex buono
Caro ex buono, ti riportertò una frase di Alberto Granado: "La mia lunga esistenza è stata segnata da tre fattori fondamentali: la mia innata capacità di essere fedele ai miei sogni, la mia eterna amicizia per Ernesto Guevara, il mio impegno nella costruzione della Rivoluzione cubana. E sono grato alla vita per quello che mi ha dato".
E subito ti rispondo: no, credo (e spero) che non basti essere vergini e spietati.
Il viaggio in motocicletta di Ernesto e Alberto segna di fatto per loro la fine dell'innocenza e l'inizio della conoscenza.
Rinunciare alla verginità per l'esperienza, perfezionare se stessi e la propria visione è necessario, non ci sono scorciatoie "per fare le cose". Hai ragione, ci sembra a volte di procedere per pesanti accumuli, e ci domandiamo a cosa ci servano tutti questi arti e questi organi nuovi, e se non ci rallentino invece di avvantaggiarci.
Ma non credi forse che quello a cui possiamo realisticamente tendere sia piuttosto una seconda innocenza, questa volta conquistata attraverso la maturità: e cioè una visione semplice, chiara e limpida, fatta di tutte le cose pensate e passate? Io ho in mente l'impegno, il sogno rivoluzionario, tu forse stai pensando alle fatiche della creazione, all'ispirazione, o alle rivoluzioni anche minime della vita quotidiana. Ma in comune non c'è forse la capacità di tener viva dentro di sé un'energia, una visione, passando attraverso la conoscenza e l'esperienza?
Pensa alla semplicità disarmante della frase di Granado, pensa alla laconicità di Music che già anziano così spiegò gli impasti di colori e le atmosfere dei suoi paesaggi in cui la figura umana è sempre assente: "Gorizia vuol dire piccola collina; io sono nato in una piccola collina". Raggiungere questa semplicità fatta di concentrazione, di umanità, di cose raggiunte, di scelte: c'è di che ringraziare la vita molte e molte altre volte ancora.
Facciamo un sogno. Questa sera vai a dormire sapendo che domani mattina ti sveglierai senza il carico del tuo passato, ti metterai a scrivere e ne uscirà qualcosa di bello e selvaggio, completamente svincolato dalla tua vita precedente (dalle tue letture, dai tuoi pensieri di sempre). Oppure: sperimenterai un nuovo atteggiamento, molto più disinvolto e deciso, che si rivelerà efficace nei rapporti con il tuo ambiente di lavoro, portandoti a emergere e in breve tempo a prevalere.
Il prezzo di questa purezza violenta e persuasiva, della tua nuova verginità crudele e vincente, è la rimozione del passato (dimentica esperienza, errori, dubbi; dimentica sensibilità, cose e persone amate, piaceri, eccessi, visioni, sogni).
Cosa fai, spegni l'abat-jour o ti prepari una moka da sei tazze?
Etichette:
Music,
ognigiornochepassa,
semprepiubelli,
sogni
lunedì, maggio 24, 2004
Ernesto, il sogno
La figura del Che, seppure molto amata, mi ha sempre messa leggermente a disagio. Non solo per l'iconografia un po' stanca, ma per una certa grandezza fuori scala del personaggio, una specie di Cristo laico, troppo simbolo e troppo poco umano. La sua storia è tutta ormai assimilata, con gli elementi del racconto al posto giusto. Una storia ammirevole ed esemplare, certo, bella e piena di poesia, tragicità e fervore rivoluzionario, ma pur sempre una storia.
Ripercorrere il viaggio avventuroso del Che quando era ancora lo studente di medicina Ernesto Guevara, e con l'amico Alberto Granado, biologo e ricercatore, attraversò l'America Latina in un percorso che trasformò entrambi, restituisce a quella storia esemplare la dimensione dell'umano, della giovinezza e del sogno. Perché non è - per una volta - il racconto innarrivabile della passione e della morte del Comandante, ma il racconto di una rinascita, quella a una nuova consapevolezza e a una nuova responsabilità politica e civile: la capacità di "sentire ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo", che è la più bella qualità di un rivoluzionario.
Su questo possiamo lavorarci, e sognare.
Mi sono spiegata.
Volevo sapere una cosa.
Ieri sera avete visto il documentario In viaggio con Che Guevara, e:
1. avete pensato: il solito Minà;
2. avete pensato: il solito Che;
3. questa notte i vostri sogni sono stati belli e dolci (come mi figuro che siano i sogni di Alberto, nell'inquadratura finale).
Se avete risposto 3, ogni tanto potremmo vederci per bere qualcosa insieme?
Ripercorrere il viaggio avventuroso del Che quando era ancora lo studente di medicina Ernesto Guevara, e con l'amico Alberto Granado, biologo e ricercatore, attraversò l'America Latina in un percorso che trasformò entrambi, restituisce a quella storia esemplare la dimensione dell'umano, della giovinezza e del sogno. Perché non è - per una volta - il racconto innarrivabile della passione e della morte del Comandante, ma il racconto di una rinascita, quella a una nuova consapevolezza e a una nuova responsabilità politica e civile: la capacità di "sentire ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo", che è la più bella qualità di un rivoluzionario.
Su questo possiamo lavorarci, e sognare.
Mi sono spiegata.
Volevo sapere una cosa.
Ieri sera avete visto il documentario In viaggio con Che Guevara, e:
1. avete pensato: il solito Minà;
2. avete pensato: il solito Che;
3. questa notte i vostri sogni sono stati belli e dolci (come mi figuro che siano i sogni di Alberto, nell'inquadratura finale).
Se avete risposto 3, ogni tanto potremmo vederci per bere qualcosa insieme?
Etichette:
dobraroba,
ognigiornochepassa,
semprepiubelli,
sogno
domenica, maggio 23, 2004
La nonna palestinese, la nonna di Lapid
Oggi il ministro della Giustizia israeliano Yosef Lapid, capo del partito di centro Shinui, durante una riunione di Gabinetto ha sollecitato la fine delle demolizioni a Gaza (nome in codice, "Operazione Arcobaleno") definendo disumana questa linea d'azione: "Non è umana, non è da ebrei, e ci danneggia davanti al mondo". A Lapid, che è un sopravvissuto all'Olocausto, è poi venuto in mente di dire anche un'altra cosa: "Ho visto alla televisione una vecchia che scavava tra le macerie della sua casa a Rafah alla ricerca delle sue medicine, e mi ha ricordato mia nonna, che fu cacciata di casa durante l'Olocausto".
Un alterato Ariel Sharon ha detto a Lapid che le sue osservazioni erano "inaccettabili e intollerabili", costringendolo a correggere quella che un altro ministro ha definito "un'analogia infelice".
Alla Radio di Stato Lapid ha poi dichiarato: "Per spazzar via ogni dubbio, ho detto che non mi riferivo ai tedeschi e all'Olocausto, ma che intendevo dire che vedere una donna anziana fa pensare alla propria nonna".
La nonna di Lapid morì nelle camere a gas ad Auschwitz.
Un alterato Ariel Sharon ha detto a Lapid che le sue osservazioni erano "inaccettabili e intollerabili", costringendolo a correggere quella che un altro ministro ha definito "un'analogia infelice".
Alla Radio di Stato Lapid ha poi dichiarato: "Per spazzar via ogni dubbio, ho detto che non mi riferivo ai tedeschi e all'Olocausto, ma che intendevo dire che vedere una donna anziana fa pensare alla propria nonna".
La nonna di Lapid morì nelle camere a gas ad Auschwitz.
venerdì, maggio 21, 2004
Addirittura
"Ho avuto modo di riferire al Primo Ministro neozelandese il risultato del nostro lavoro con i leader polacchi, inglesi, americani e con il segretario generale dell'Onu Annan. C'è ormai una strategia precisa, anche articolata nel tempo sull'Iraq".
Silvio Berlusconi, oggi.
Silvio Berlusconi, oggi.
Etichette:
iraq,
spingitoridicavalieri
Iscriviti a:
Post (Atom)