Non è la Litvinenko Experience e probabilmente durerà solo poche ore, ma bisogna accontentarsi: la stampa inglese lo sta già facendo e noi non saremo da meno.
Il magnate ed esponente dell'opposizione georgiana Badri Patarkatsishvili (mi arrendo per una volta alla translitterazione anglo-americana, tanto per seguire la corrente dell'informazione), 52 anni, è morto la scorsa notte nella sua villa da 10 milioni di sterline nel Surrey.
Di infarto, pare.
Solo che Patarkatsishvili era nemico di Putin e anche del presidente georgiano Saakashvili, amico del solito oligarca esiliato e contumace Boris Berezovskij (e pure ex socio di Roman Abramovič). Inoltre negli ultimi tempi era stato accusato di aver progettato un colpo di stato in Georgia e temeva per la propria vita: questo basta alla stampa britannica per scatenarsi senza ritegno sulla pista dell'omicidio.
In attesa dell'autopsia la morte è stata in effetti definita dagli inquirenti come sospetta.
Patarkatsishvili era stato un sostenitore di Saakashvili al tempo della Rivoluzione delle Rose, nel 2004, ma poi i due erano entrati in confliltto. Si era presentato alle ultime elezioni, ma pur essendosi generosamente autofinanziato aveva subito una pesante sconfitta; così Saakashvili, una volta eletto, aveva ben pensato di vendicarsi accusandolo di tentato colpo di stato.
Tecnicamente, dunque, il defunto era ricercato dal governo georgiano.
Tant'è.
Cosa volete, adesso. Una registrazione, un nastro, una dichiarazione compromettente?
Ce l'abbiamo. C'è una conversazione tra un presunto funzionario del ministero degli interni georgiano e un certo Uvais Achmadov (un signore della guerra ceceno), risalente allo scorso mese di dicembre, in cui si discute di un complotto per assassinarlo (fonte: timesonline):
"Adesso è una questione politica... Saremo in grado di occuparcene, non è un problema. Anche se ha 100 guardie del corpo, non è un problema. Le cose stanno in modo tale che distruggeremo quelle guardie [...]
Vogliamo essere in grado di spiegare ai georgiani che è stata la Russia".
Nemico di Putin, nemico di Saakashvili, ricercato, miliardario (il georgiano più ricco del mondo, secondo il Moskovskij Komsomolec), amico di Berezovskij, 120 guardie del corpo. E poi complotto, controcomplotto e nastro probabilmente tarocco. Se ci va bene, tour per la Londra loscamente glam fatta di oligarchi contumaci, spie e doppiogiochisti.
Infine, sentite qua: l'altro giorno durante un incontro d'affari nella City londinese Patarkatsishvili aveva lamentato un malore:
"A un certo punto ha detto di sentirsi mancare per l'eccessivo riscaldamento ed è uscito a prendere un po' d'aria fresca".
Chi lo ha detto? Lord Bell. Non sarà mica il Timothy Bell che aveva curato le pubbliche relazioni per il caso Litvinenko? Il Lord Bell della Bell Pottinger Communications di cui Berezovskij è cliente?
Sapete che mi sa di sì?
Appena morto e ha già un portavoce: che deliziosa premessa.
Finalmente un caso in cui Putin sarebbe solo il sospettato numero due, dopo il presidente georgiano. Peccato che tra qualche ora questi sogni rischino di infrangersi contro il freddo referto di un'autopsia.
Intanto il leader del georgiano Partito per l'Indipendenza Nazionale Irakli Tsereteli dice: "d'accordo, l'hanno ucciso, ma sono stati i servizi segreti russi, britannici e americani". Complotto sionista-massonico, featuring Berezovskij. Tsereteli si sbilancia poi rivelando che è previsto un altro assassinio, questa volta in Georgia. La Komsomolskaja Pravda riferisce che un giorno prima della morte dalla sede del partito di Patarkatsishvili a Tbilisi sono stati sottratti quattro computer contenenti documenti compromettenti per il presidente Saakashvili.
E va bene.
E va bene, potrebbe essere stato infarto: ma chi ci dice che qualcuno non abbia alzato il riscaldamento fino al punto di rottura delle coronarie, mentre la fissazione inglese per la moquette, il legno e i doppi vetri faceva il resto? Guardate che per la seconda legge di Poirot questo si configura come omicidio.
Mi considero, dunque, legalmente autorizzata a entrare in modalità Agente Betullina.
Fonti britanniche:
Daily Mail
Timesonline
E vai con l'Evening Standard (ci siamo mai fatti mancare nulla? non mi sembra)
Aggiornamento: il referto, ainoi, dice "cause naturali". I risultati degli esami tossicologici si sapranno tra settimane, dunque resta ancora in piedi il quarto corollario di Watson. Accidenti, il materiale che avrei avuto, il suo stato patrimoniale, i grafici aziendali, le foto, le lacrime di Berezovskij, i titoli strillati ("la causa della morte è stata un'operazione segreta"), le testimonianze ("stava benissimo!"). E no, invece il colpevole magari è il colesterolo.
Questo link del Kommersant' è in russo, però cliccatelo perché lì c'è una foto della buonanima con i Rayban e una parrucca niente male.
E comunque: Patarkatsishvili (d'ora in poi: "La Vittima") era stato amministratore delegato della casa editrice del Kommersant', che aveva ricevuto da Berezovskij. A un certo punto, nel 2006 (prima di vendere a Usmanov), possedeva il 100% delle azioni.
Ecco, volevo dire.
Forse quella foto della Vittima travestita da Cugino di Campagna ha il suo perché.
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mercoledì, febbraio 13, 2008
Paure Necessarie
"All clowns drink. They need to blot out the ravages of terrifying children for a living".
Douglas Coupland
Bene, della mia attività onirica bulgakoviana (con tracce di film di fantascienza cecoslovacchi degli anni Sessanta, senza sottotitoli) ormai sappiamo.
Visto che ormai siamo intimi e che il 13 febbraio non è neanche riportato dal calendario tibetano, oggi vi espongo le mie paure irrazionali.
- I clown. Tutti, anche Krusty. Anche quello altezzoso, completamente bianco, piriforme, spilungone, con gli scarpini a punta e il cappello a cono che non fa ridere e che - pare - si chiama semplicemente clown bianco.
- Gli scorpioni. Tutti, compresi i tatuaggi e l'adesivo dell'Abarth, ma escluso il segno zodiacale. Non è ribrezzo, è un orrore metafisico. Volendo analizzare, è una cocktail di forma+andatura instabile+cartilagini. Perfino la parola mi mette paura, con l'aggressivo scorp e l'accrescitivo finale. Se si chiamassero scorpini sarebbe già qualcosa. Non potrei mai temere un animale chiamato baulone.
- Le donne modello Biancaneve: quelle con la carnagione bianchissima, gli occhi chiari, i capelli corvini e la bocca rossa. Perché Biancaneve e non la Strega? Perché la bontà di Biancaneve è perturbante come il sorriso dipinto del clown e la sua fronte enorme.
- Le bambole vestite di pizzi e trine che certe signore in età tendono a sistemare sul letto. Chiedi dov'è il bagno, passi accanto alla porta aperta di una camera, l'occhio ti scivola distratto e nella mezza luce sul copriletto di ciniglia o di cretonne c'è lei: una creatura di porcellana pasciuta e boccolosa, spesso informe, gli occhi sbarrati (peggio, uno sbarrato e l'altro semichiuso), le labbruzze che si schiudono in un sorriso ambiguo su piccoli denti bramosi di carne umana.
- Che le montagne si mettano a camminare. Svegliarmi, aprire la finestra e vederle più vicine. Temo in particolare i massicci scabri, di roccia nuda. E poi quei picchi innevati spettrali e quasi invisibili all'orizzonte, quando pensi che lì ci sia solo cielo e poi con un tuffo al cuore noti un biancore fantasma, un livello con una trasparenza del 30-40%.
L'avevo detto, che erano irrazionali.
Voi ne avete? Vorrei sapere.
Potete anche delurkarvi e firmarvi tutti Clown Bianco o Biancaneve, non scappo.
[Warning: questo post è stato portato in superficie dalla lettura di Coupland, che al solito mi deresponsabilizza con esiti, almeno per me, molto piacevoli].
Filed in: therealthing
Douglas Coupland
Bene, della mia attività onirica bulgakoviana (con tracce di film di fantascienza cecoslovacchi degli anni Sessanta, senza sottotitoli) ormai sappiamo.
Visto che ormai siamo intimi e che il 13 febbraio non è neanche riportato dal calendario tibetano, oggi vi espongo le mie paure irrazionali.
- I clown. Tutti, anche Krusty. Anche quello altezzoso, completamente bianco, piriforme, spilungone, con gli scarpini a punta e il cappello a cono che non fa ridere e che - pare - si chiama semplicemente clown bianco.
- Gli scorpioni. Tutti, compresi i tatuaggi e l'adesivo dell'Abarth, ma escluso il segno zodiacale. Non è ribrezzo, è un orrore metafisico. Volendo analizzare, è una cocktail di forma+andatura instabile+cartilagini. Perfino la parola mi mette paura, con l'aggressivo scorp e l'accrescitivo finale. Se si chiamassero scorpini sarebbe già qualcosa. Non potrei mai temere un animale chiamato baulone.
- Le donne modello Biancaneve: quelle con la carnagione bianchissima, gli occhi chiari, i capelli corvini e la bocca rossa. Perché Biancaneve e non la Strega? Perché la bontà di Biancaneve è perturbante come il sorriso dipinto del clown e la sua fronte enorme.
- Le bambole vestite di pizzi e trine che certe signore in età tendono a sistemare sul letto. Chiedi dov'è il bagno, passi accanto alla porta aperta di una camera, l'occhio ti scivola distratto e nella mezza luce sul copriletto di ciniglia o di cretonne c'è lei: una creatura di porcellana pasciuta e boccolosa, spesso informe, gli occhi sbarrati (peggio, uno sbarrato e l'altro semichiuso), le labbruzze che si schiudono in un sorriso ambiguo su piccoli denti bramosi di carne umana.
- Che le montagne si mettano a camminare. Svegliarmi, aprire la finestra e vederle più vicine. Temo in particolare i massicci scabri, di roccia nuda. E poi quei picchi innevati spettrali e quasi invisibili all'orizzonte, quando pensi che lì ci sia solo cielo e poi con un tuffo al cuore noti un biancore fantasma, un livello con una trasparenza del 30-40%.
L'avevo detto, che erano irrazionali.
Voi ne avete? Vorrei sapere.
Potete anche delurkarvi e firmarvi tutti Clown Bianco o Biancaneve, non scappo.
[Warning: questo post è stato portato in superficie dalla lettura di Coupland, che al solito mi deresponsabilizza con esiti, almeno per me, molto piacevoli].
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martedì, febbraio 12, 2008
Tutta questa Russia
Qualche giorno fa - durante la scansione quotidiana di RIA Novosti da politica (lettura rapida) a strange but true (lettura approfondita) - leggevo che su un'autostrada austriaca, nei pressi di Melk, si è ribaltato un camion carico di cetriolini sottaceto: vetro ovunque, traffico bloccato.
Non ho pensato: "buffo", "bufala" o "bel casino".
Ho pensato: "vodka".
Dev'essere tutta questa Russia.
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Non ho pensato: "buffo", "bufala" o "bel casino".
Ho pensato: "vodka".
Dev'essere tutta questa Russia.
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Child in time
Comunque lui l'aveva detto, che gli piacevano i Deep Purple.
(foto AP/Dmitry Astakhov, scattata dopo il concerto al Cremlino per celebrare il 15° anniversario di Gazprom).
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lunedì, febbraio 11, 2008
Il condominio
- Ai primi di marzo a Trieste c'è Bentivoglio che presenta il suo film. Ci andiamo insieme? Ci andiamo insieme che non so dove sta il cinema?
- No.
- Dai.
- Che cinema?
- Alcione.
- Ci sono andato due volte. Al buio. A piedi. Mi sono perso. Non saprei tornarci.
- Di te mi piace tanto l'entusiasmo.
- Non sembra neanche un cinema, sta in un condominio.
- Quante storie. Andiamoci.
- Se non ti secca guardare i film con la luce accesa. Sai quelle salette di quando eri giovane tu.
- Cineforum, si chiamano.
- Ecco. Povero Bentivoglio, non ha davvero idea. E comunque non ti ci porto.
- Dai, ci andiamo e ci sediamo in fondo.
- Forse.
- Bisognerà suonare il citofono?
- Peggio.
- Che?
- Dovremo entrare sventolando la delega dell'assemblea condominiale.
Filed in: therealthing
- No.
- Dai.
- Che cinema?
- Alcione.
- Ci sono andato due volte. Al buio. A piedi. Mi sono perso. Non saprei tornarci.
- Di te mi piace tanto l'entusiasmo.
- Non sembra neanche un cinema, sta in un condominio.
- Quante storie. Andiamoci.
- Se non ti secca guardare i film con la luce accesa. Sai quelle salette di quando eri giovane tu.
- Cineforum, si chiamano.
- Ecco. Povero Bentivoglio, non ha davvero idea. E comunque non ti ci porto.
- Dai, ci andiamo e ci sediamo in fondo.
- Forse.
- Bisognerà suonare il citofono?
- Peggio.
- Che?
- Dovremo entrare sventolando la delega dell'assemblea condominiale.
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sabato, febbraio 09, 2008
La scomparsa dei fatti
Da tempo ho deciso di non segnalare più gli articoli e le traduzioni che continuo a pubblicare su 2.0: lo uso come deposito di materiali che prima o poi torneranno utili, ha comunque il suo pubblico ostinato e resistente ed è giusto che vada avanti da solo, e poi ho voluto eliminare ogni forma di mediazione e di filtro.
Però è un dato di fatto che 2.0 si conquisterà forse un decimo degli accessi di questo blog (che è più simpatichino, ammettiamolo) e per questo ora faccio un'eccezione invitandovi a leggere la lettera di Paolo Rossi Barnard: un caso preoccupante di censura subdola, una censura che non arriva frontalmente dal Sistema ma prende il giornalista alle spalle, togliendogli il diritto di farsi sentire e di ottenere la solidarietà e l'appoggio dell'indignazione pubblica, paralizzandolo e privandolo di difese. La vera "scomparsa dei fatti" è anche quella in cui si zittisce usando, invece degli "editti bulgari", i tribunali: "in una collusione di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi".
Insomma, trovate quei cinque minuti per leggere questa lettera, e se lo ritenete anche voi giusto e opportuno (per indignazione, per preoccupazione, per solidarietà, per stima) fatela circolare.
Grazie.
Aggiornamento: La risposta di Milena Gabanelli è stata pubblicata da Megachip, qui.
(Un grazie a Luposelvatico per la segnalazione).
Aggiornamento 2: la replica di Barnard su comedonchisciotte.org.
(E un grazie a Silviu').
Filed in: media appelli
Però è un dato di fatto che 2.0 si conquisterà forse un decimo degli accessi di questo blog (che è più simpatichino, ammettiamolo) e per questo ora faccio un'eccezione invitandovi a leggere la lettera di Paolo Rossi Barnard: un caso preoccupante di censura subdola, una censura che non arriva frontalmente dal Sistema ma prende il giornalista alle spalle, togliendogli il diritto di farsi sentire e di ottenere la solidarietà e l'appoggio dell'indignazione pubblica, paralizzandolo e privandolo di difese. La vera "scomparsa dei fatti" è anche quella in cui si zittisce usando, invece degli "editti bulgari", i tribunali: "in una collusione di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi".
Insomma, trovate quei cinque minuti per leggere questa lettera, e se lo ritenete anche voi giusto e opportuno (per indignazione, per preoccupazione, per solidarietà, per stima) fatela circolare.
Grazie.
Aggiornamento: La risposta di Milena Gabanelli è stata pubblicata da Megachip, qui.
(Un grazie a Luposelvatico per la segnalazione).
Aggiornamento 2: la replica di Barnard su comedonchisciotte.org.
(E un grazie a Silviu').
Filed in: media appelli
venerdì, febbraio 08, 2008
Evgenij
"Lettera dalla direzione:
Egregio Evgenij!
Si è deciso di privarla di un mese di stipendio per avere stupidamente appeso al muro un distruggi-documenti e averci attaccato un'etichetta con la scritta 'Lettere'. L'ufficio contabilità ha perso documenti molto importanti... Il ripetersi dell'episodio renderà necessario il licenziamento".
Fonte: bash.org, citatnik runeta.
Filed in: Russia
Egregio Evgenij!
Si è deciso di privarla di un mese di stipendio per avere stupidamente appeso al muro un distruggi-documenti e averci attaccato un'etichetta con la scritta 'Lettere'. L'ufficio contabilità ha perso documenti molto importanti... Il ripetersi dell'episodio renderà necessario il licenziamento".
Fonte: bash.org, citatnik runeta.
Filed in: Russia
giovedì, febbraio 07, 2008
Un magnifico perdente
What's a sweetheart like you doin' in a dump like this?
"Sweetheart like you", Infidels.
- Ehi, bambina.
- Ciao Renzo.
- Fatto bene, cazzo. Fatto proprio bene.
- Grazie.
- Pensare che la prima volta che ti ho vista ho pensato che eri proprio piccola.
- Perché avevi bevuto.
- Torni dentro?
- No, non torno.
- Ti tengo in braccio?
- No.
Mi appoggiò una mano sulla spalla, quella sua mano lunga e storta da extraterrestre buono, e io capii che c'eravamo quasi.
Renzo. Quando l'avevo conosciuto aveva già alle spalle storie finite male con donne sognate e perdute, sorelle di amici innamorate di virtuosi della chitarra classica, giapponesi newyorkesi, scandinave ingrassate, donne mal sposate, annoiate, indecise, tatuate, leopardate, sdentate, truccate, arricchite, troppo vecchie, troppo giovani.
Quella prima sera Renzo era seduto tra due gemelle bionde dall'aria dignitosa e imbarazzata ed era ubriaco. Ubriaco di vodka agli antipasti.
- Strane mani.
- Malformazione congenita.
- Chi è?
Bum Bum scoppiò a ridere.
- Non lo sai?
- Cosa?
- Quello è il nostro batterista.
Le mani non erano un problema: si sarebbe detto che fosse nato con un paio di bacchette attaccate alle falangi (me ne accorsi quella prima sera, quando con la forchetta tracciava nell'aria benedizioni sincopate, costringendo le gemelle a scansarsi). Le mani non erano un problema. Il problema era che Renzo rallentava, rallentava per natura tendendo il più possibile a un idealtempo fatto di ritmo lento e vocalità nasale che potremmo definire ortodossia dylaniana. Tutto, tra le mani e dentro il microfono di Renzo, finiva per assomigliare a "Knocking on Heaven's Door" o a "Just like a woman", ma interpretate da un Bob Dylan narcolettico che si fosse visto scorrere davanti tutta la vita come un merci: conversione, involuzione e decadenza comprese. "Just like a woman" era la donna sempre sognata e perduta, quella capace di fingere come una donna, amare come una donna e cadere a pezzi come una bambina. E poi mettersi con un altro, come tutti sospettavamo: perché questa era la storia della vita di Renzo, piena di autocommiserazione, di valutazioni sentimentali errate e di ciucche tristi.
Basterebbe questo a spiegare la risata di Bum Bum: in qualche modo - per amicizia, per sopportazione, perché nessuno aveva il coraggio di cambiare la serratura della sala prove - Renzo era finito a fare il batterista in una garage band, dove alternava l'imposizione del canone Zimmermann ad adagi sentimentali e a memorie gloriose del passato. "Noi alla vostra età ghe spacavimo il cul ai passeri". Noi erano lui e l'amico eterno, il Kjuk (nome vero mai reso noto), un barbuto sornione che finì per accasarsi con un'austera maestra di Klagenfurt di nome Trixie e che godette di un breve periodo di notorietà quando una notte, insolitamente sobrio ma stanchissimo, dopo uno sbadiglio interminabile patì un blocco della mandibola e suonò a un centinaio di citofoni ululando incomprensibili richieste d'aiuto per poi aspettare l'alba nella caserma dei carabinieri, con la bocca spalancata in un urlo munchiano e le lacrime agli occhi,
mentre un ubriaco gli sognava sulle ginocchia.
- Non ti pensavo capace.
- Dovevo, no?
Lo sentii sbuffare il fumo dal naso e poi mugolare, mentre la mano sulla mia spalla anticipava un inesorabile ritmo lento.
- Renzo.
- Cosa.
- No.
Come gruppo erano abbastanza atipici da essere divertenti: collaborazioni imbarazzanti, discrete marchette ai matrimoni, extra ben pagati nei piano bar, feste dell'Unità, sospette collusioni con i danarosi giovani socialisti, liti, secessioni, sostituzioni, stonature, macchine sfasciate, bassisti inaffidabili, chitarristi aggressivi, qualche coma etilico. Per un po' non avevano neanche avuto un nome, benché a Renzo non mancassero le idee: tutte malinconiche, tutte all'insegna della mesta sconfitta e di vaghi sogni on the road, tutte incentrate sulla parola "perdente". Diventarono poi in effetti "The Beautiful Losers": arrendendosi, accettando che quel nome apparisse sui manifesti e sui volantini, rassegnandosi al ritmo lento.
- And she aches just like a woman.
- Non.
- But she breaks...
- Sono.
- ... just like a little girl.
- Una bambina.
- Ok.
Non c'era solo Bob Dylan, nella vita musicale di Renzo. C'erano anche i Creedence, Otis Redding, Jimi Hendrix, una certa tradizione anni Settanta di tramonti al tequila e donne disponibili, piedi scalzi e capelli lisci, e ovviamente Tom Petty & The Heartbreakers, la consacrazione del lamento adenoidale. Ma c'era soprattutto il suo eroe ruspante, il mito raggiungibile, il portable guru: Little Tony. Perché Little Tony era un grande, perché era tutt'altra cosa da quel montato di Bobby Solo, perché era un maestro di vita. O forse semplicemente per un Baby Whisky bevuto insieme in un'alba dell'82, intonando "Can't help falling in love" a due voci mentre un nugolo di zanzare si annientava in una scarica elettrica. Così le feste finivano sempre con Renzo ubriaco impegnato a interpretare la canzone che meglio rappresentava l'eterna storia di amore disperato e nobile rinuncia di un magnifico perdente: "Riderà".
Riderà, riderà, riderà.
Sguardi rivolti al soffitto.
Tu falla ridere perché.
Ospiti che se ne andavano trascinando i piedi.
Riderà, riderà, riderà.
Sempre più lento. Pausa.
Ha pianto troppo insieme a me.
E poi chitarre riposte, custodie chiuse con scatti esasperati, bestemmie a mezza voce, l'immancabile taciturno ex bambino prodigio che arpeggiava solitario in un angolo.
Buttò la sigaretta e mugolò più convinto, come un cucciolo afflitto.
Restava solo una cosa da fare.
Impedirgli di mettersi a cantare. Lì fuori.
- Renzo.
- Cosa.
- Allora ciao.
- Ciao.
- Baciami la bambina. E saluta tutti.
- Il cul ai passeri, ghe spacavimo.
- E fa' il bravo. Ah, comunque. Stevie Ray Vaughan.
- Cosa.
- No xe mal.
Se ne stette un po' lì a ruminare il sospetto del tradimento musicale. Poi rientrò, incespicando e agitando le mani nell'aria. Mentre mi allontanavo sentii che già singhiozzava "Riderà", pronto a scartare come un bufalo stanco verso "Knocking on Heaven's Door".
Perché tu, io lo so, sei migliore di me.
Renzo.
Un amplificatore lanciò nella notte l'urlo di un animale morente o innamorato.
Filed in: therealthing
"Sweetheart like you", Infidels.
- Ehi, bambina.
- Ciao Renzo.
- Fatto bene, cazzo. Fatto proprio bene.
- Grazie.
- Pensare che la prima volta che ti ho vista ho pensato che eri proprio piccola.
- Perché avevi bevuto.
- Torni dentro?
- No, non torno.
- Ti tengo in braccio?
- No.
Mi appoggiò una mano sulla spalla, quella sua mano lunga e storta da extraterrestre buono, e io capii che c'eravamo quasi.
Renzo. Quando l'avevo conosciuto aveva già alle spalle storie finite male con donne sognate e perdute, sorelle di amici innamorate di virtuosi della chitarra classica, giapponesi newyorkesi, scandinave ingrassate, donne mal sposate, annoiate, indecise, tatuate, leopardate, sdentate, truccate, arricchite, troppo vecchie, troppo giovani.
Quella prima sera Renzo era seduto tra due gemelle bionde dall'aria dignitosa e imbarazzata ed era ubriaco. Ubriaco di vodka agli antipasti.
- Strane mani.
- Malformazione congenita.
- Chi è?
Bum Bum scoppiò a ridere.
- Non lo sai?
- Cosa?
- Quello è il nostro batterista.
Le mani non erano un problema: si sarebbe detto che fosse nato con un paio di bacchette attaccate alle falangi (me ne accorsi quella prima sera, quando con la forchetta tracciava nell'aria benedizioni sincopate, costringendo le gemelle a scansarsi). Le mani non erano un problema. Il problema era che Renzo rallentava, rallentava per natura tendendo il più possibile a un idealtempo fatto di ritmo lento e vocalità nasale che potremmo definire ortodossia dylaniana. Tutto, tra le mani e dentro il microfono di Renzo, finiva per assomigliare a "Knocking on Heaven's Door" o a "Just like a woman", ma interpretate da un Bob Dylan narcolettico che si fosse visto scorrere davanti tutta la vita come un merci: conversione, involuzione e decadenza comprese. "Just like a woman" era la donna sempre sognata e perduta, quella capace di fingere come una donna, amare come una donna e cadere a pezzi come una bambina. E poi mettersi con un altro, come tutti sospettavamo: perché questa era la storia della vita di Renzo, piena di autocommiserazione, di valutazioni sentimentali errate e di ciucche tristi.
Basterebbe questo a spiegare la risata di Bum Bum: in qualche modo - per amicizia, per sopportazione, perché nessuno aveva il coraggio di cambiare la serratura della sala prove - Renzo era finito a fare il batterista in una garage band, dove alternava l'imposizione del canone Zimmermann ad adagi sentimentali e a memorie gloriose del passato. "Noi alla vostra età ghe spacavimo il cul ai passeri". Noi erano lui e l'amico eterno, il Kjuk (nome vero mai reso noto), un barbuto sornione che finì per accasarsi con un'austera maestra di Klagenfurt di nome Trixie e che godette di un breve periodo di notorietà quando una notte, insolitamente sobrio ma stanchissimo, dopo uno sbadiglio interminabile patì un blocco della mandibola e suonò a un centinaio di citofoni ululando incomprensibili richieste d'aiuto per poi aspettare l'alba nella caserma dei carabinieri, con la bocca spalancata in un urlo munchiano e le lacrime agli occhi,
mentre un ubriaco gli sognava sulle ginocchia.
- Non ti pensavo capace.
- Dovevo, no?
Lo sentii sbuffare il fumo dal naso e poi mugolare, mentre la mano sulla mia spalla anticipava un inesorabile ritmo lento.
- Renzo.
- Cosa.
- No.
Come gruppo erano abbastanza atipici da essere divertenti: collaborazioni imbarazzanti, discrete marchette ai matrimoni, extra ben pagati nei piano bar, feste dell'Unità, sospette collusioni con i danarosi giovani socialisti, liti, secessioni, sostituzioni, stonature, macchine sfasciate, bassisti inaffidabili, chitarristi aggressivi, qualche coma etilico. Per un po' non avevano neanche avuto un nome, benché a Renzo non mancassero le idee: tutte malinconiche, tutte all'insegna della mesta sconfitta e di vaghi sogni on the road, tutte incentrate sulla parola "perdente". Diventarono poi in effetti "The Beautiful Losers": arrendendosi, accettando che quel nome apparisse sui manifesti e sui volantini, rassegnandosi al ritmo lento.
- And she aches just like a woman.
- Non.
- But she breaks...
- Sono.
- ... just like a little girl.
- Una bambina.
- Ok.
Non c'era solo Bob Dylan, nella vita musicale di Renzo. C'erano anche i Creedence, Otis Redding, Jimi Hendrix, una certa tradizione anni Settanta di tramonti al tequila e donne disponibili, piedi scalzi e capelli lisci, e ovviamente Tom Petty & The Heartbreakers, la consacrazione del lamento adenoidale. Ma c'era soprattutto il suo eroe ruspante, il mito raggiungibile, il portable guru: Little Tony. Perché Little Tony era un grande, perché era tutt'altra cosa da quel montato di Bobby Solo, perché era un maestro di vita. O forse semplicemente per un Baby Whisky bevuto insieme in un'alba dell'82, intonando "Can't help falling in love" a due voci mentre un nugolo di zanzare si annientava in una scarica elettrica. Così le feste finivano sempre con Renzo ubriaco impegnato a interpretare la canzone che meglio rappresentava l'eterna storia di amore disperato e nobile rinuncia di un magnifico perdente: "Riderà".
Riderà, riderà, riderà.
Sguardi rivolti al soffitto.
Tu falla ridere perché.
Ospiti che se ne andavano trascinando i piedi.
Riderà, riderà, riderà.
Sempre più lento. Pausa.
Ha pianto troppo insieme a me.
E poi chitarre riposte, custodie chiuse con scatti esasperati, bestemmie a mezza voce, l'immancabile taciturno ex bambino prodigio che arpeggiava solitario in un angolo.
Buttò la sigaretta e mugolò più convinto, come un cucciolo afflitto.
Restava solo una cosa da fare.
Impedirgli di mettersi a cantare. Lì fuori.
- Renzo.
- Cosa.
- Allora ciao.
- Ciao.
- Baciami la bambina. E saluta tutti.
- Il cul ai passeri, ghe spacavimo.
- E fa' il bravo. Ah, comunque. Stevie Ray Vaughan.
- Cosa.
- No xe mal.
Se ne stette un po' lì a ruminare il sospetto del tradimento musicale. Poi rientrò, incespicando e agitando le mani nell'aria. Mentre mi allontanavo sentii che già singhiozzava "Riderà", pronto a scartare come un bufalo stanco verso "Knocking on Heaven's Door".
Perché tu, io lo so, sei migliore di me.
Renzo.
Un amplificatore lanciò nella notte l'urlo di un animale morente o innamorato.
Filed in: therealthing
mercoledì, febbraio 06, 2008
Cappuccetto Rosso Redux
Me li vedo arrivare già un po' intristiti, cestino dondolante, mantellina rossa, camminata a papera, lentiggini imprecise, pellicciotto spelacchiato, faccia sudata.
- Ciao.
- Ciao.
- Oh, ciao Cappuccetto Rosso. Ciao... hu... bestiolina.
- Magari sono un lupo, no?
- Ah, già.
- "Mentre attraversava il bosco Cappuccetto Rosso si imbatté in una bestiolina".
- Non c'è bisogno di essere sarcastici.
- Chi si è mangiato la nonna? Mah, si son sentiti dei rumori e gnam. Una bestiolina, forse.
- Oh, ma permaloso!
- Dovevi fare la sceneggiatrice di Lost.
- E tu sei sicuro sicuro di non aver comprato il costume di Gatto Silvestro?
Intanto Cappuccetto, in disparte, sta socializzando con un notevole Alex di Arancia Meccanica.
Filed in: therealthing
- Ciao.
- Ciao.
- Oh, ciao Cappuccetto Rosso. Ciao... hu... bestiolina.
- Magari sono un lupo, no?
- Ah, già.
- "Mentre attraversava il bosco Cappuccetto Rosso si imbatté in una bestiolina".
- Non c'è bisogno di essere sarcastici.
- Chi si è mangiato la nonna? Mah, si son sentiti dei rumori e gnam. Una bestiolina, forse.
- Oh, ma permaloso!
- Dovevi fare la sceneggiatrice di Lost.
- E tu sei sicuro sicuro di non aver comprato il costume di Gatto Silvestro?
Intanto Cappuccetto, in disparte, sta socializzando con un notevole Alex di Arancia Meccanica.
Filed in: therealthing
martedì, febbraio 05, 2008
Made in porcellana
Ed ecco perché amo i traduttori automatici. Traducono tutto, anche la Cina:
Questo vestiario "Made in China" diventa "Sdelano v farfore", cioè "fabbricato in porcellana".
Via Sad Translations/Grustnye Perevody.
Questo vestiario "Made in China" diventa "Sdelano v farfore", cioè "fabbricato in porcellana".
Via Sad Translations/Grustnye Perevody.
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Russia
I candidati alle presidenziali USA, l'anima di Putin e l'Unione Sovietica
Oggi Siberian Light pubblica una fedele e divertente sintesi delle idee sulla Russia dei candidati superstiti alle elezioni presidenziali americane. Avvertimento d'obbligo: si tratta di un sito sulla Russia autorevole e informato, non filo-cremliniano né particolarmente tenero nei confronti di Putin.
Traduco integralmente.
"Sapete, la Russia non è l'unico posto in cui si terranno delle elezioni presidenziali nel 2008. I più acuti tra di voi si saranno accorti che attualmente in America è in corso una piccola competizione.
Oggi negli Stati Uniti è Super Tuesday e dunque, per assicurarmi che tutte le elezioni vengano trattate in modo equo, pensavo di dare un'occhiata a quello che i candidati alle presidenziali rimasti in corsa hanno da dire sulla Russia e sul nostro eroe Vladimir Putin, l'uomo forte che tutti sperano di poter un giorno emulare...
Cominciamo con i candidati repubblicani. Va detto che alcuni di loro hanno idee ben strane.
Il primo della lista è Mitt Romney, un vero esperto in rigurgiti verbali. Prendete per esempio la sua reazione alla notizia che Time Magazine aveva eletto Putin Persona dell'Anno:
'Oh, state scherzando. È disgustoso. Sono assolutamente... voglio dire, state... voglio dire, non ho visto Time. Dite sul serio?'
Ma è riuscito a recuperare quel tanto di compostezza da spiegare il perché di tanto disgusto:
'Beh, sapete, ha incarcerato i suoi oppositori politici. Ci sono stati molti omicidi sospetti. Ha soffocato il dissenso e la libera stampa. E suggerire che uno così sia l'uomo dell'anno è disgustoso. Sono atterrito'.
Almeno lui è preoccupato. Ron Paul, l'outsider ostinato, più che alla politica sembrava interessato a dimostrare la sua indipendenza dal pensiero mainstream quando è stato l'unico a votare contro una risoluzione del 2007 che osservava...
'l'inquietante schema di omicidi di molti giornalisti indipendenti in Russia a partire dal 2000, sollecitando il presidente russo Vladimir Putin ad autorizzare la collaborazione con gli inquirenti stranieri nella soluzione di questi omicidi'.
All'infuori di Ron Paul, la linea del Partito Repubblicano sembra dunque essere 'non amiamo Putin'. Mick Huckabee non fa eccezione. Quando gli è stato chiesto un parere sulla famigerata foto di Putin a pesca a petto nudo, Huckabee ha confessato il suo amore per un altro torace:
'Sono impressionato dal fatto che possa uscire e andare a pescare, ma quella foto a petto nudo non mi fa nessun effetto. Be', se fosse una foto di Scarlett Johansson sarebbe un'altra storia'.
Lo sarebbe eccome.
Il premio per i repubblicani, però, va al vecchio John McCain, che ha fatto tesoro della propria lunga esperienza per guardare nella profondità degli occhi di Putin e vedere qualcosa di più della sua anima:
'Conosco il signor Putin. L'ho guardato negli occhi e ci ho visto tre lettere: KGB'.
McCain non si limita però alle battute, ma è capace di resistere all'isterismo e di offirci delle analisi ponderate:
'Putin ci creerà un sacco di difficoltà... Non credo che ci sarà un ritorno alla guerra fredda, non hanno la popolazione... niente che possa riportarli a quel genere di potenza militare a cui erano abituati, neanche a colpi di petrodollari... ma stanno cercando di riaffermare l'impero russo... e per noi saranno una spina nel fianco'.
Mentre sto scrivendo ci sono solo due candidati democratici ancora in corsa: Hillary Clinton e Barack Obama.
Hillary, com'era prevedibile, ricorre a una battuta stantia:
'Questo è il presidente che ha guardato nell'anima di Putin. Io avrei potuto digli che era un agente del KGB e che per definizione non possiede un'anima. Voglio dire, è tempo sprecato, è una sciocchezza'.
Dov'è che l'abbiamo già sentito dire?
Clinton sembra avere ormai rinunciato anche all'idea di promuovere la democrazia in Russia:
'Mi interessa soprattutto quello che la Russia fa al di fuori dei suoi confini. Non credo, come presidente degli Stati Uniti, di poter agitare la mano e dire ai russi che dovrebbero avere un governo diverso'.
Almeno Barack Obama trova il tempo per parlare di politica, anche se in modo un po' ottuso e riuscendo a contraddirsi leggermente:
'Non perseguiremo il disarmo unilaterale. Finché esisteranno le armi nucleari, conserveremo un forte deterrente nucleare. Ma sul lungo cammino verso l'eliminazione delle armi nucleari manterremo i nostri impegni nel rispetto del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Collaboreremo con la Russia per togliere dallo stato di allerta i missili balistici americani e russi e per ridurre sensibilmente le scorte di armamenti e materiali nucleari. Cominceremo col perseguire una messa al bando globale della produzione di materiale fissile per la costruzione di armi. E ci proporremo di estendere il bando russo-americano sui missili a medio raggio così da rendere globale l'accordo'.
Eccoli qui, dunque. Adesso avete gli strumenti per decidere quale candidato rappresenti meglio le vostre idee sulla Russia.
Ma prima voglio ricordarvi rapidamente perché questi sei candidati sono rimasti in corsa. Perché non sono stupidi come Bill Richardson:
'Se verrò eletto presidente... cercherò di negoziare immediatamente con l'Unione Sovietica'.
E ora, al voto".
Link
Traduco integralmente.
"Sapete, la Russia non è l'unico posto in cui si terranno delle elezioni presidenziali nel 2008. I più acuti tra di voi si saranno accorti che attualmente in America è in corso una piccola competizione.
Oggi negli Stati Uniti è Super Tuesday e dunque, per assicurarmi che tutte le elezioni vengano trattate in modo equo, pensavo di dare un'occhiata a quello che i candidati alle presidenziali rimasti in corsa hanno da dire sulla Russia e sul nostro eroe Vladimir Putin, l'uomo forte che tutti sperano di poter un giorno emulare...
Cominciamo con i candidati repubblicani. Va detto che alcuni di loro hanno idee ben strane.
Il primo della lista è Mitt Romney, un vero esperto in rigurgiti verbali. Prendete per esempio la sua reazione alla notizia che Time Magazine aveva eletto Putin Persona dell'Anno:
'Oh, state scherzando. È disgustoso. Sono assolutamente... voglio dire, state... voglio dire, non ho visto Time. Dite sul serio?'
Ma è riuscito a recuperare quel tanto di compostezza da spiegare il perché di tanto disgusto:
'Beh, sapete, ha incarcerato i suoi oppositori politici. Ci sono stati molti omicidi sospetti. Ha soffocato il dissenso e la libera stampa. E suggerire che uno così sia l'uomo dell'anno è disgustoso. Sono atterrito'.
Almeno lui è preoccupato. Ron Paul, l'outsider ostinato, più che alla politica sembrava interessato a dimostrare la sua indipendenza dal pensiero mainstream quando è stato l'unico a votare contro una risoluzione del 2007 che osservava...
'l'inquietante schema di omicidi di molti giornalisti indipendenti in Russia a partire dal 2000, sollecitando il presidente russo Vladimir Putin ad autorizzare la collaborazione con gli inquirenti stranieri nella soluzione di questi omicidi'.
All'infuori di Ron Paul, la linea del Partito Repubblicano sembra dunque essere 'non amiamo Putin'. Mick Huckabee non fa eccezione. Quando gli è stato chiesto un parere sulla famigerata foto di Putin a pesca a petto nudo, Huckabee ha confessato il suo amore per un altro torace:
'Sono impressionato dal fatto che possa uscire e andare a pescare, ma quella foto a petto nudo non mi fa nessun effetto. Be', se fosse una foto di Scarlett Johansson sarebbe un'altra storia'.
Lo sarebbe eccome.
Il premio per i repubblicani, però, va al vecchio John McCain, che ha fatto tesoro della propria lunga esperienza per guardare nella profondità degli occhi di Putin e vedere qualcosa di più della sua anima:
'Conosco il signor Putin. L'ho guardato negli occhi e ci ho visto tre lettere: KGB'.
McCain non si limita però alle battute, ma è capace di resistere all'isterismo e di offirci delle analisi ponderate:
'Putin ci creerà un sacco di difficoltà... Non credo che ci sarà un ritorno alla guerra fredda, non hanno la popolazione... niente che possa riportarli a quel genere di potenza militare a cui erano abituati, neanche a colpi di petrodollari... ma stanno cercando di riaffermare l'impero russo... e per noi saranno una spina nel fianco'.
Mentre sto scrivendo ci sono solo due candidati democratici ancora in corsa: Hillary Clinton e Barack Obama.
Hillary, com'era prevedibile, ricorre a una battuta stantia:
'Questo è il presidente che ha guardato nell'anima di Putin. Io avrei potuto digli che era un agente del KGB e che per definizione non possiede un'anima. Voglio dire, è tempo sprecato, è una sciocchezza'.
Dov'è che l'abbiamo già sentito dire?
Clinton sembra avere ormai rinunciato anche all'idea di promuovere la democrazia in Russia:
'Mi interessa soprattutto quello che la Russia fa al di fuori dei suoi confini. Non credo, come presidente degli Stati Uniti, di poter agitare la mano e dire ai russi che dovrebbero avere un governo diverso'.
Almeno Barack Obama trova il tempo per parlare di politica, anche se in modo un po' ottuso e riuscendo a contraddirsi leggermente:
'Non perseguiremo il disarmo unilaterale. Finché esisteranno le armi nucleari, conserveremo un forte deterrente nucleare. Ma sul lungo cammino verso l'eliminazione delle armi nucleari manterremo i nostri impegni nel rispetto del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Collaboreremo con la Russia per togliere dallo stato di allerta i missili balistici americani e russi e per ridurre sensibilmente le scorte di armamenti e materiali nucleari. Cominceremo col perseguire una messa al bando globale della produzione di materiale fissile per la costruzione di armi. E ci proporremo di estendere il bando russo-americano sui missili a medio raggio così da rendere globale l'accordo'.
Eccoli qui, dunque. Adesso avete gli strumenti per decidere quale candidato rappresenti meglio le vostre idee sulla Russia.
Ma prima voglio ricordarvi rapidamente perché questi sei candidati sono rimasti in corsa. Perché non sono stupidi come Bill Richardson:
'Se verrò eletto presidente... cercherò di negoziare immediatamente con l'Unione Sovietica'.
E ora, al voto".
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Russia
lunedì, febbraio 04, 2008
Putin, Medvedev e l'aforisma
Andrej Kolesnikov del Kommersant' a proposito della visita di Putin e Medvedev ai cadetti dell'accademia militare di Rostov sul Don:
"Poi Vladimir Vladimirovič e Dmitrij Medvedev sono passati nell'aula computer. Il presidente è stato fatto accomodare accanto a un ragazzino sui dieci-dodici anni, che Putin ha subito afferrato per una spalla. Tanto che il braccio destro del ragazzino sembrava paralizzato, rendendogli praticamente impossibile utilizzare il mouse.
Il computer era aperto su un'home page intitolata 'Come non annegare nel mare dell'informazione'. Vladimir Putin ha letto, si è guardato attorno e ha lanciato l'SOS:
- Dov'è il nostro Dmitrij Anatol'evič?
Senza di lui, a quanto pare, Vladimir Putin rischiava di andare a fondo. Per la prima volta mi è sembrato che il presidente della Russia dipendesse tanto dal candidato alla presidenza (pensare che fino a poco tempo fa era l'esatto contrario).
Dmitrij Medvedev non si è fatto attendere.
- Che motore di ricerca usate? - ha chiesto senza indugio.
Sia al cadetto, sia a Vladimir Putin doveva essere subito chiaro che Dmitrij Medvedev e i computer si danno del tu.
- E ce l'avete un sito? - ha domandato Dmitrij Medvedev.
- Sì, - ha annuito il ragazzino, con l'aria di un condannato a morte.
- E lo possiamo vedere? - ha proposto il signor Medvedev.
Capiva, evidentemente, che se un sito esiste bisogna entrarci.
Sul sito c'erano un po' di fotografie che Dmitrij Medvedev era deciso a ingrandire seduta stante. Era infatti inflessibile nella determinazione di dimostrare le possibilità illimitate di internet, e anche le proprie.
Ma le immagini neanche si aprivano. Il ragazzino cliccava e cliccava instancabilmente. Vladimir Putin lo stringeva ancora di più nella sua morsa implacabile, ma non c'era verso.
- Lì c'è la parola 'ovunque', forse bisogna cliccare lì per aprire, - ho pensato io a voce alta.
- Ma sì, ma sì, - si è animato Vladimir Putin. - Bisogna schiacciare lì, vedrete che si apre subito.
- Chiaro, è così che si risolve di solito, - ho detto io.
- Ma certo, - ha assentito il presidente, offrendo al mondo il suo nuovo aforisma: - Finché non si schiaccia non funziona niente.
E anche lì i due hanno dimostrato di essere diversi: uno disposto ad aspettare che qualcosa si cliccasse da sé, e l'altro che voleva a tutti i costi schiacciare".
Link
Foto: © AFP/Scanpix
"Poi Vladimir Vladimirovič e Dmitrij Medvedev sono passati nell'aula computer. Il presidente è stato fatto accomodare accanto a un ragazzino sui dieci-dodici anni, che Putin ha subito afferrato per una spalla. Tanto che il braccio destro del ragazzino sembrava paralizzato, rendendogli praticamente impossibile utilizzare il mouse.
Il computer era aperto su un'home page intitolata 'Come non annegare nel mare dell'informazione'. Vladimir Putin ha letto, si è guardato attorno e ha lanciato l'SOS:
- Dov'è il nostro Dmitrij Anatol'evič?
Senza di lui, a quanto pare, Vladimir Putin rischiava di andare a fondo. Per la prima volta mi è sembrato che il presidente della Russia dipendesse tanto dal candidato alla presidenza (pensare che fino a poco tempo fa era l'esatto contrario).
Dmitrij Medvedev non si è fatto attendere.
- Che motore di ricerca usate? - ha chiesto senza indugio.
Sia al cadetto, sia a Vladimir Putin doveva essere subito chiaro che Dmitrij Medvedev e i computer si danno del tu.
- E ce l'avete un sito? - ha domandato Dmitrij Medvedev.
- Sì, - ha annuito il ragazzino, con l'aria di un condannato a morte.
- E lo possiamo vedere? - ha proposto il signor Medvedev.
Capiva, evidentemente, che se un sito esiste bisogna entrarci.
Sul sito c'erano un po' di fotografie che Dmitrij Medvedev era deciso a ingrandire seduta stante. Era infatti inflessibile nella determinazione di dimostrare le possibilità illimitate di internet, e anche le proprie.
Ma le immagini neanche si aprivano. Il ragazzino cliccava e cliccava instancabilmente. Vladimir Putin lo stringeva ancora di più nella sua morsa implacabile, ma non c'era verso.
- Lì c'è la parola 'ovunque', forse bisogna cliccare lì per aprire, - ho pensato io a voce alta.
- Ma sì, ma sì, - si è animato Vladimir Putin. - Bisogna schiacciare lì, vedrete che si apre subito.
- Chiaro, è così che si risolve di solito, - ho detto io.
- Ma certo, - ha assentito il presidente, offrendo al mondo il suo nuovo aforisma: - Finché non si schiaccia non funziona niente.
E anche lì i due hanno dimostrato di essere diversi: uno disposto ad aspettare che qualcosa si cliccasse da sé, e l'altro che voleva a tutti i costi schiacciare".
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Foto: © AFP/Scanpix
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venerdì, febbraio 01, 2008
Perché qui c'è Osama
Una nuova tattica per combattere il crimine a Bogotà: pattugliare le strade vestito da bin Laden.
"Faccio la guardia a bar, negozi e soprattutto ristoranti. La gente può venire qui a divertirsi e sa che non è un posto pericoloso perché qui c'è Osama".
Funziona.
Interessante. Chissà se si occupa anche di recupero crediti.
Link al video.
----------------
Make up:
Fake is Fake Mat Foundation, But Real is Fake Too Pressed Powder for Dry Skins, Pink-O-Sama Roll-on Blush, Arabian Nights Long&Curly Mascara, Have We Ever Met Somewhere Evoluscious Lip Plumper, No, Nowhere Body Essence, AlQaedora Translucent Body Cream.
"Faccio la guardia a bar, negozi e soprattutto ristoranti. La gente può venire qui a divertirsi e sa che non è un posto pericoloso perché qui c'è Osama".
Funziona.
Interessante. Chissà se si occupa anche di recupero crediti.
Link al video.
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Make up:
Fake is Fake Mat Foundation, But Real is Fake Too Pressed Powder for Dry Skins, Pink-O-Sama Roll-on Blush, Arabian Nights Long&Curly Mascara, Have We Ever Met Somewhere Evoluscious Lip Plumper, No, Nowhere Body Essence, AlQaedora Translucent Body Cream.
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giovedì, gennaio 31, 2008
L'anima del lottatore di sambo
Поцелуй не для прессы-Poceluj ne dlja pressy, "un film sulla politica, la vita e l'amore".
L'eroina è una giovane e bella hostess. Un giorno a Leningrado conosce un giovanotto e se ne innamora. Lui pratica il sambo (wink wink), parla bene il tedesco (wink wink wink) ed è avviato a una rapida carriera politica, tanto che negli anni Novanta diventa vicesindaco della città.
"Per la prima volta avremo la possibilità di guardare alla vita di un politico da un altro punto di vista. Non solo colui che vediamo nei telegiornali, sui giornali e nelle occasioni ufficiali, ma un capofamiglia, un marito, un figlio e un padre. Soprattutto una persona. Com'è in famiglia, nella vita di tutti i giorni? Cosa c'è nella sua anima? In quel cuore c'è ancora posto per l'amore?" Tante prove attendono la coppia: quella più grande è rappresentanta dalle elezioni...
Eppure tutto questo mi ricorda qualcuno. Soprattutto la parte sull'anima.
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L'eroina è una giovane e bella hostess. Un giorno a Leningrado conosce un giovanotto e se ne innamora. Lui pratica il sambo (wink wink), parla bene il tedesco (wink wink wink) ed è avviato a una rapida carriera politica, tanto che negli anni Novanta diventa vicesindaco della città.
"Per la prima volta avremo la possibilità di guardare alla vita di un politico da un altro punto di vista. Non solo colui che vediamo nei telegiornali, sui giornali e nelle occasioni ufficiali, ma un capofamiglia, un marito, un figlio e un padre. Soprattutto una persona. Com'è in famiglia, nella vita di tutti i giorni? Cosa c'è nella sua anima? In quel cuore c'è ancora posto per l'amore?" Tante prove attendono la coppia: quella più grande è rappresentanta dalle elezioni...
Eppure tutto questo mi ricorda qualcuno. Soprattutto la parte sull'anima.
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mercoledì, gennaio 30, 2008
VVP e i dibattiti
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin telefonò al primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Cos'è che stai facendo?
- Ma così, - rispose Dmitrij Anatol'evič, - Mi preparo ai dibattiti televisivi con i miei avversari.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Ma quali dibattiti? Mi hai visto una sola volta partecipare a un dibattito con qualcuno, eh?
- No, - rispose francamente Dmitrij Anatol'evič.
- Ah, ecco, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Scordateli, i dibattiti. Ne hai, di cose da fare!
- Però non capisco, - borbottò Dmitrij Anatol'evič, - Perché non dibattiamo mai con nessuno, noi?
- Perché, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Perché noi non negoziamo con i terroristi.
E Vladimir Vladimirovič™ riagganciò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
[Intanto, nel mondo reale...]
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Cos'è che stai facendo?
- Ma così, - rispose Dmitrij Anatol'evič, - Mi preparo ai dibattiti televisivi con i miei avversari.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Ma quali dibattiti? Mi hai visto una sola volta partecipare a un dibattito con qualcuno, eh?
- No, - rispose francamente Dmitrij Anatol'evič.
- Ah, ecco, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Scordateli, i dibattiti. Ne hai, di cose da fare!
- Però non capisco, - borbottò Dmitrij Anatol'evič, - Perché non dibattiamo mai con nessuno, noi?
- Perché, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Perché noi non negoziamo con i terroristi.
E Vladimir Vladimirovič™ riagganciò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
[Intanto, nel mondo reale...]
martedì, gennaio 29, 2008
Nanomembranotecnologie!
Ministero della Difesa russo, ieri: presentazione della nuova linea di uniformi per le forze armate creata dallo stilista Valentin Judaškin.
"Gli ho domandato se è vero che per le nuove uniformi erano state usate le più moderne tecnologie.
- Sì! - ha confermato [Judaškin].- Abbiamo impiegato le nanomembranotecnologie!
- Membrano? - ho chiesto, colpito.
- Certamente,- mi ha assicurato.
- E lei sa di cosa si tratta?
- Si capisce. Se le ho usate."
Andrej Kolesnikov, Kommersant'
[Con una frangia così emo le nanomembrane c'entrano di sicuro, fidatevi].
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lunedì, gennaio 28, 2008
VVP e la torre petrolifera
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin entrò nello studio del vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov.
- Ascolta, bratello, - disse un po' esitante Vladimir Vladimirovič™, - Avrei pensato una cosetta…
Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò alla scrivania di Vladislav Jur'evič e vi posò alcuni fogli di carta con lo stemma presidenziale.
Vladislav Jur'evič gettò un'occhiata a un foglio. Vide il disegno del Cremlino moscovita: al centro, al posto del campanile di Ivan il Grande c'era un'enorme torre petrolifera sormontata da una cupola dorata.
- Cos'è 'sta roba? - Vladislav Jur'evič non capiva.
- Una mia piccola creazione… - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™ arrossendo, - La cupola d'oro del petrolio...
- Come? - si stupì Vladislav Jur'evič, - Cupola d'oro del petrolio?!
- Ma sì, - si affrettò a spiegare Vladimir Vladimirovič™, - Sai, pensa che ti pensa mi sono chiesto: quali sono le cose più importanti per la Russia? Le cose più importanti per la Russia sono il petrolio e l'ortodossia. Se sono così importanti, bisogna unirli in qualche modo.
- Per esempio? - domandò Vladislav Jur'evič.
- Be', per esempio, - continuò Vladimir Vladimirovič™ tutto ispirato, - Per esempio potremmo costruire dei monasteri attorno ai pozzi petroliferi. Un tempo li costruivano accanto alle sorgenti, adesso attorno ai pozzi. Monastero di San Neftejugansk. Eh?
- Interessante, - annuì Vladislav Jur'evič, - Continua.
- L'aquila dello stemma russo ha due teste, - proseguì Vladimir Vladimirovič™, - Una è l'ortodossia. L'altra il petrolio. In una zampa ci mettiamo la croce, nell'altra una torre petrolifera. Questa è la Russia del futuro come io la vedo: solo torri petrolifere e monasteri. E nient'altro! Le torri estraggono e i cittadini pregano.
- E noi? - domandò Vladislav Jur'evič.
- E noi teniamo d'occhio tutto questo! - rispose Vladimir Vladimirovič™.
- Bratello, - disse piano Vladislav Jur'evič, - Dimmelo sinceramente, ma che sei venuto a fare? Cos'è 'sta gran pensata improvvisa? Questo è il mio lavoro.
- E io cosa faccio? - sbottò Vladimir Vladimirovič™, - Cosa faccio, io? Mi sento inutile! Tutti Dimočka Dimočka e invece da me non viene mai nessuno! Perché tu non vieni mai da me, eh?
- Ma così... - borbottò Vladislav Jur'evič, - Sai, le elezioni... Dimoč…
- Ecco! - strillò Vladimir Vladimirovič™, - Anche tu! E io dove vado?! Cosa faccio, io?! Tutti voi restate! Tu resti! Dima resta! E io no! Restano tutti all'infuori di me!
Vladimir Vladimirovič™ singhiozzò.
- E poi, - Vladimir Vladimirovič™ indicò il foglio di carta intestata con il disegno della torre petrolifera, - Se questo è il tuo lavoro perché non te lo sei inventato tu, allora?
Vladislav Jur'evič sospirò, aprì un cassetto della scrivania, tirò fuori un libro e lo gettò davanti a Vladimir Vladimirovič™. La copertina aveva la doratura sontuosa dei testi ecclesiastici.
Al centro della copertina stava scritta un'unica parola: "Petrolio".
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
- Ascolta, bratello, - disse un po' esitante Vladimir Vladimirovič™, - Avrei pensato una cosetta…
Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò alla scrivania di Vladislav Jur'evič e vi posò alcuni fogli di carta con lo stemma presidenziale.
Vladislav Jur'evič gettò un'occhiata a un foglio. Vide il disegno del Cremlino moscovita: al centro, al posto del campanile di Ivan il Grande c'era un'enorme torre petrolifera sormontata da una cupola dorata.
- Cos'è 'sta roba? - Vladislav Jur'evič non capiva.
- Una mia piccola creazione… - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™ arrossendo, - La cupola d'oro del petrolio...
- Come? - si stupì Vladislav Jur'evič, - Cupola d'oro del petrolio?!
- Ma sì, - si affrettò a spiegare Vladimir Vladimirovič™, - Sai, pensa che ti pensa mi sono chiesto: quali sono le cose più importanti per la Russia? Le cose più importanti per la Russia sono il petrolio e l'ortodossia. Se sono così importanti, bisogna unirli in qualche modo.
- Per esempio? - domandò Vladislav Jur'evič.
- Be', per esempio, - continuò Vladimir Vladimirovič™ tutto ispirato, - Per esempio potremmo costruire dei monasteri attorno ai pozzi petroliferi. Un tempo li costruivano accanto alle sorgenti, adesso attorno ai pozzi. Monastero di San Neftejugansk. Eh?
- Interessante, - annuì Vladislav Jur'evič, - Continua.
- L'aquila dello stemma russo ha due teste, - proseguì Vladimir Vladimirovič™, - Una è l'ortodossia. L'altra il petrolio. In una zampa ci mettiamo la croce, nell'altra una torre petrolifera. Questa è la Russia del futuro come io la vedo: solo torri petrolifere e monasteri. E nient'altro! Le torri estraggono e i cittadini pregano.
- E noi? - domandò Vladislav Jur'evič.
- E noi teniamo d'occhio tutto questo! - rispose Vladimir Vladimirovič™.
- Bratello, - disse piano Vladislav Jur'evič, - Dimmelo sinceramente, ma che sei venuto a fare? Cos'è 'sta gran pensata improvvisa? Questo è il mio lavoro.
- E io cosa faccio? - sbottò Vladimir Vladimirovič™, - Cosa faccio, io? Mi sento inutile! Tutti Dimočka Dimočka e invece da me non viene mai nessuno! Perché tu non vieni mai da me, eh?
- Ma così... - borbottò Vladislav Jur'evič, - Sai, le elezioni... Dimoč…
- Ecco! - strillò Vladimir Vladimirovič™, - Anche tu! E io dove vado?! Cosa faccio, io?! Tutti voi restate! Tu resti! Dima resta! E io no! Restano tutti all'infuori di me!
Vladimir Vladimirovič™ singhiozzò.
- E poi, - Vladimir Vladimirovič™ indicò il foglio di carta intestata con il disegno della torre petrolifera, - Se questo è il tuo lavoro perché non te lo sei inventato tu, allora?
Vladislav Jur'evič sospirò, aprì un cassetto della scrivania, tirò fuori un libro e lo gettò davanti a Vladimir Vladimirovič™. La copertina aveva la doratura sontuosa dei testi ecclesiastici.
Al centro della copertina stava scritta un'unica parola: "Petrolio".
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
sabato, gennaio 26, 2008
VV
Non è tornato dalla battaglia
Perché tutto è diverso? Eppure niente è cambiato,
Stesso cielo, di nuovo azzurro,
Stesso bosco, stessa aria e stessa acqua,
Soltanto lui non è tornato dalla battaglia.
Adesso non riesco a capire chi di noi due avesse ragione
Durante le dispute insonni e inquiete.
Ha cominciato a mancarmi solo adesso
Che non è tornato dalla battaglia.
Taceva a sproposito e cantava fuori tempo,
Parlava sempre di qualcos’altro,
Non mi lasciava dormire, si alzava all’aurora,
Ma ieri non è tornato dalla battaglia.
Non è il vuoto che ha lasciato,
A un tratto mi accorgo che eravamo in due.
È stato come se il vento avesse spento il fuoco,
Quando non è tornato dalla battaglia.
La primavera erompe, come un'evasa.
Per sbaglio l’ho persino chiamato:
– Amico, lasciami un po’ di fumo! – E per risposta il silenzio:
Ieri non è tornato dalla battaglia.
I nostri morti non ci lasceranno nella disgrazia,
I nostri caduti saranno sentinelle.
Il cielo si riflette nel bosco, come sull'acqua
E gli alberi si ergono azzurri.
Anche il posto ci bastava in questa trincea,
E il tempo scorreva per entrambi.
Ora è tutto per me. Solo mi pare
Di essere io quello che non è tornato dalla battaglia.
Vladimir Vysockij, 1969.
Perché tutto è diverso? Eppure niente è cambiato,
Stesso cielo, di nuovo azzurro,
Stesso bosco, stessa aria e stessa acqua,
Soltanto lui non è tornato dalla battaglia.
Adesso non riesco a capire chi di noi due avesse ragione
Durante le dispute insonni e inquiete.
Ha cominciato a mancarmi solo adesso
Che non è tornato dalla battaglia.
Taceva a sproposito e cantava fuori tempo,
Parlava sempre di qualcos’altro,
Non mi lasciava dormire, si alzava all’aurora,
Ma ieri non è tornato dalla battaglia.
Non è il vuoto che ha lasciato,
A un tratto mi accorgo che eravamo in due.
È stato come se il vento avesse spento il fuoco,
Quando non è tornato dalla battaglia.
La primavera erompe, come un'evasa.
Per sbaglio l’ho persino chiamato:
– Amico, lasciami un po’ di fumo! – E per risposta il silenzio:
Ieri non è tornato dalla battaglia.
I nostri morti non ci lasceranno nella disgrazia,
I nostri caduti saranno sentinelle.
Il cielo si riflette nel bosco, come sull'acqua
E gli alberi si ergono azzurri.
Anche il posto ci bastava in questa trincea,
E il tempo scorreva per entrambi.
Ora è tutto per me. Solo mi pare
Di essere io quello che non è tornato dalla battaglia.
Vladimir Vysockij, 1969.
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Vladimir Vysockij
giovedì, gennaio 24, 2008
VVP e la bambolina
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin si avvicinò a una parete del suo studio all'interno del Cremlino e aprì una porticina dall'aspetto poco vistoso. Vladimir Vladimirovič™ fece scorrere la presidenziale mano sulla superficie grezza del muro, premette un interruttore e lo stanzino presidenziale si illuminò di una luce fioca. Vladimir Vladimirovič™ entrò e si fermò davanti a un'antica vetrinetta. Dietro le ante polverose si intravedevano il piede di Šamil Basaev, la mano di Ruslan Gelaev e un cofanetto con l'occhio di Aslan Maschadov. Vladimir Vladimirovič™ aprì con cura le porticine scricchiolanti, spostò il cofanetto e prese una scatola di scarpe. Poi Vladimir Vladimirovič™ chiuse la vetrina, uscì dallo stanzino e appoggiò la scatola sulla scrivania presidenziale. Vladimir Vladimirovič™ sedette sulla poltrona e sollevò il coperchio della scatola. Nella scatola c'erano alcune bambole. Vladimir Vladimirovič™ frugò nella scatola e ne estrasse la bambola dell'ex vice-presidente della compagnia Jukos Vasilij Georgevič Aleksanjan.
Negli occhi della bambola erano conficcati due spilloni d'oro. Altri due spilloni spuntavano dal petto del vice-presidente, uno era piantato a sinistra sotto il costato. Vladimir Vladimirovič™ rigirò la bambola tra le presidenziali mani.
- Allora, dici che ti resta ancora poco da vivere... - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™ con voce appena udibile. Poi prese dalla scatola un altro spillone e lo conficcò nella bambolina di Vasilij Georgevič.
Esattamente nel punto in cui nelle persone normali si trova il cuore.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Negli occhi della bambola erano conficcati due spilloni d'oro. Altri due spilloni spuntavano dal petto del vice-presidente, uno era piantato a sinistra sotto il costato. Vladimir Vladimirovič™ rigirò la bambola tra le presidenziali mani.
- Allora, dici che ti resta ancora poco da vivere... - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™ con voce appena udibile. Poi prese dalla scatola un altro spillone e lo conficcò nella bambolina di Vasilij Georgevič.
Esattamente nel punto in cui nelle persone normali si trova il cuore.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
mercoledì, gennaio 23, 2008
Flu, liv mai badi nau*
– E allora?
– E allora, 38,5.
– Vai in giro spogliata!
– Mamma, non sono raffreddata.
– Ignuda!
– E non ho il mal di gola.
– Ti copri poco!
– Ho solo la febbre.
– Allora mi sa proprio che è influenza.
– Sì.
– Gito, non starle troppo attaccato.
– Mami, difficile che faccia il salto di specie.
– Ti ho portato le caramelline balsamiche.
– Marca "Pinetto", mi sento già meglio.
– Ha-ha. Da chi l'hai presa, vorrei sapere.
– Ffffh.
– Comunque. Meno male che qui c'è la tua mamma.
– Che bello.
– Alle quattro però ho una crostolata.
– Ma tanto io pomeriggio dormo. Anzi, già adesso. Dormo.
– Dormi, amore. Tanto ho le chiavi.
Comunque il 23 gennaio nel calendario tibetano non esiste: karma a rendere.
*Cit. Fra.
– E allora, 38,5.
– Vai in giro spogliata!
– Mamma, non sono raffreddata.
– Ignuda!
– E non ho il mal di gola.
– Ti copri poco!
– Ho solo la febbre.
– Allora mi sa proprio che è influenza.
– Sì.
– Gito, non starle troppo attaccato.
– Mami, difficile che faccia il salto di specie.
– Ti ho portato le caramelline balsamiche.
– Marca "Pinetto", mi sento già meglio.
– Ha-ha. Da chi l'hai presa, vorrei sapere.
– Ffffh.
– Comunque. Meno male che qui c'è la tua mamma.
– Che bello.
– Alle quattro però ho una crostolata.
– Ma tanto io pomeriggio dormo. Anzi, già adesso. Dormo.
– Dormi, amore. Tanto ho le chiavi.
Comunque il 23 gennaio nel calendario tibetano non esiste: karma a rendere.
*Cit. Fra.
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lunedì, gennaio 21, 2008
Paste, piste e post on demand
Chavez: "Mastico coca ogni giorno".
A grande richiesta, il tema di oggi e domani è:
"Secondo me lo fa anche..."
(Chavez nella sua battuta parla di pasta, ma noi possiamo tranquillamente allargare alle piste).
Regola per evitare il carcere al Capo Capino: cognomi di personaggi famosi andranno alterati secondo gusto e sensibilità personali.
Argute perifrasi: ammesse. Disegnini: ammessi. Delazioni: incoraggiate. Deviazioni: consentite. Delurking: welcome.
A grande richiesta, il tema di oggi e domani è:
"Secondo me lo fa anche..."
(Chavez nella sua battuta parla di pasta, ma noi possiamo tranquillamente allargare alle piste).
Regola per evitare il carcere al Capo Capino: cognomi di personaggi famosi andranno alterati secondo gusto e sensibilità personali.
Argute perifrasi: ammesse. Disegnini: ammessi. Delazioni: incoraggiate. Deviazioni: consentite. Delurking: welcome.
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venerdì, gennaio 18, 2008
I don't necessarily agree with everything I say/2
Fjodor: Chi è la siniò Mastella? Che a noi lo stop-reato di Gorwell ci fa un baffo, abbiamo pure la funzione Automatic Erase Offensive Facts.
Andrea (alla domanda: perché Dio non è riuscito nella carriera universitaria): Si era montato la testa: credeva di essere il papa.
Andrea, understatement mode: Non ricordo se l'ho letta da qualche parte o me la sono inventata io.
Cav. Marcello Stacchia: Giovanotto, ma lei lo sa che fine fanno i cannoli dopo l'ora di cena?
Francesca: Non è possibile che la mattina mi metta in macchina, accenda la radio, senta freddimerchiuri e il pensiero vada al Fjodor.
Fjodor: È ora di finiamola e dico I uon tu brech tri!
Effe: Ma voi lo sapete che fine fanno i Calavera, dopo il 9 luglio?
Silviù: Tonii, grazie per il calendario tibetano, ma mancano un sacco di giorni. In gennaio 9, per dire.
Tonii: Oh, be', quelli sono i giorni inutili. Messi lì solo per farti produrre karma a rendere.
Andrea (alla domanda: perché Dio non è riuscito nella carriera universitaria): Si era montato la testa: credeva di essere il papa.
Andrea, understatement mode: Non ricordo se l'ho letta da qualche parte o me la sono inventata io.
Cav. Marcello Stacchia: Giovanotto, ma lei lo sa che fine fanno i cannoli dopo l'ora di cena?
Francesca: Non è possibile che la mattina mi metta in macchina, accenda la radio, senta freddimerchiuri e il pensiero vada al Fjodor.
Fjodor: È ora di finiamola e dico I uon tu brech tri!
Effe: Ma voi lo sapete che fine fanno i Calavera, dopo il 9 luglio?
Silviù: Tonii, grazie per il calendario tibetano, ma mancano un sacco di giorni. In gennaio 9, per dire.
Tonii: Oh, be', quelli sono i giorni inutili. Messi lì solo per farti produrre karma a rendere.
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Inverno, buio, gelo, gasdotto
Inverno. Buio. Gelo. La distesa innevata è attraversata da un voluminoso gasdotto. Molto voluminoso. Accanto al gasdotto c'è un falò acceso. Attorno al falò sono seduti Žirik, Zjuganov, Medvedev e Kas'janov.
Didascalia: Siberia. Campagna elettorale dei candidati alla presidenza della Russia.Žirik: - Che freddo! Meno trenta, se l'annunciatore non mente!
Didascalia: Candidato Vladimir Vol'fovič Žirinovskij.
Zjuganov: - Epifania! Vero freddo ortodosso! Piace!
Didascalia: Candidato Gennadij Andreevič Zjuganov.
Kas'janov: - Vergogna! L'infrastruttura va a pezzi e le autorità ce lo nascondono!
Didascalia: Candidato Michail Michajlovič Kas'janov.Žirik: - E perché non l'ha sistemata lei, l'infrastruttura, Michail Michajlovič, quando era al potere, eh?
Kas'janov: - Dovevo pagare i debiti! Non c'erano i soldi, per le infrastrutture!
Zjuganov: - Avete mandato in malora tutto il paese. Ci scaldiamo accanto ai fuochi, come a Pietrogrado nel diciassette. E gli oligarchi ingrassano. Se fossi io il presidente, sbatterei dentro tutti gli oligarchi!
Žirik: - Li metterebbe dentro, e allora? Farebbe più caldo?
Zjuganov: - Forse non farebbe più caldo. Ma almeno non sarebbe così offensivo!
Žirik: - Sì, fa l'offeso lui... ma se è tutto contento che sia come nel diciassette. Romanticismo rivoluzionario!
Zjuganov: - Sì, sono contento! Epifania e rivoluzione, bellissimo! E il popolo russo sopravviverà. Anche al freddo.
Kas'janov: - No, se fossi io il presidente comprerei a tutti i cittadini dei biglietti per i paesi caldi. Tutti gli inverni.
Žirik: - Perché comprarli? E vuole diventare presidente... No, se fossi io il presidente ci bagneremmo già i valenki... pfui, gli stivaletti nell'Oceano Indiano! A Goa! Freddo è freddo... bisognerebbe bere qualcosa, eh?
Kas'janov: - Non c'è niente da bere. La vodka si è congelata. Ma come mai se ne sta zitto, il nostro Dmitrij Anatol'evič? Non ha niente da dire, è così?
Medvedev: - Penso. Concepisco un nuovo progetto nazionale. Lo chiamerò "Calore accessibile". Ce l'abbiamo un piccone? Un'accetta?
Titolo: Candidato Dmitrij Anatol'evič Medvedev.Medvedev prende l'accetta, si alza, si avvicina al gasdotto e ci fa un buco. Dal tubo si alza un'enorme fiammata, tutto si illumina, la neve si scioglie, spunta l'erba, sbocciano i fiori e crescono gli alberi.
Kas'janov: - Dmitrij Anatol'evič, ma che è?! Adesso ci arrivano i corpi speciali! L'OMON! Lo sa, cos'è l'OMON? Lo so io, lo so!
Medvedev: - Non c'è da preoccuparsi, Michail Michajlovič. Questo è un gasdotto. Significa che è NOSTRO!
Žirik (brandendo una bottiglia): - Signori candidati! Guardate qua, la vodka si è scongelata! Possiamo bere!
Dissolvenza al nero. Sullo schermo appare la scritta:
ATTENZIONE!
VOI
A CASA
NON
FATELO!
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Didascalia: Siberia. Campagna elettorale dei candidati alla presidenza della Russia.Žirik: - Che freddo! Meno trenta, se l'annunciatore non mente!
Didascalia: Candidato Vladimir Vol'fovič Žirinovskij.
Zjuganov: - Epifania! Vero freddo ortodosso! Piace!
Didascalia: Candidato Gennadij Andreevič Zjuganov.
Kas'janov: - Vergogna! L'infrastruttura va a pezzi e le autorità ce lo nascondono!
Didascalia: Candidato Michail Michajlovič Kas'janov.Žirik: - E perché non l'ha sistemata lei, l'infrastruttura, Michail Michajlovič, quando era al potere, eh?
Kas'janov: - Dovevo pagare i debiti! Non c'erano i soldi, per le infrastrutture!
Zjuganov: - Avete mandato in malora tutto il paese. Ci scaldiamo accanto ai fuochi, come a Pietrogrado nel diciassette. E gli oligarchi ingrassano. Se fossi io il presidente, sbatterei dentro tutti gli oligarchi!
Žirik: - Li metterebbe dentro, e allora? Farebbe più caldo?
Zjuganov: - Forse non farebbe più caldo. Ma almeno non sarebbe così offensivo!
Žirik: - Sì, fa l'offeso lui... ma se è tutto contento che sia come nel diciassette. Romanticismo rivoluzionario!
Zjuganov: - Sì, sono contento! Epifania e rivoluzione, bellissimo! E il popolo russo sopravviverà. Anche al freddo.
Kas'janov: - No, se fossi io il presidente comprerei a tutti i cittadini dei biglietti per i paesi caldi. Tutti gli inverni.
Žirik: - Perché comprarli? E vuole diventare presidente... No, se fossi io il presidente ci bagneremmo già i valenki... pfui, gli stivaletti nell'Oceano Indiano! A Goa! Freddo è freddo... bisognerebbe bere qualcosa, eh?
Kas'janov: - Non c'è niente da bere. La vodka si è congelata. Ma come mai se ne sta zitto, il nostro Dmitrij Anatol'evič? Non ha niente da dire, è così?
Medvedev: - Penso. Concepisco un nuovo progetto nazionale. Lo chiamerò "Calore accessibile". Ce l'abbiamo un piccone? Un'accetta?
Titolo: Candidato Dmitrij Anatol'evič Medvedev.Medvedev prende l'accetta, si alza, si avvicina al gasdotto e ci fa un buco. Dal tubo si alza un'enorme fiammata, tutto si illumina, la neve si scioglie, spunta l'erba, sbocciano i fiori e crescono gli alberi.
Kas'janov: - Dmitrij Anatol'evič, ma che è?! Adesso ci arrivano i corpi speciali! L'OMON! Lo sa, cos'è l'OMON? Lo so io, lo so!
Medvedev: - Non c'è da preoccuparsi, Michail Michajlovič. Questo è un gasdotto. Significa che è NOSTRO!
Žirik (brandendo una bottiglia): - Signori candidati! Guardate qua, la vodka si è scongelata! Possiamo bere!
Dissolvenza al nero. Sullo schermo appare la scritta:
VOI
A CASA
NON
FATELO!
giovedì, gennaio 17, 2008
VVP e i Progetti Nazionali
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin telefonò al primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Pensavo una cosa. Perché non trasformiamo i tuoi progetti nazionali in programmi di governo, eh?
- E perché? - domandò Dmitrij Anatol'evič con un voce leggermente offesa.
- Ma l'hai detto tu che i progetti prioritari sono già stati realizzati, - disse Vladimir Vladimirovič™, - L'hai detto?
- Va bene, l'ho detto, - rispose Dmitrij Anatol'evič.
- E allora! - disse soddisfatto Vladimir Vladimirovič™, - I progetti nazionali si sono realizzati, mentre i programmi di governo ancora no. Trasformiamo i progetti nazionali in programmi di governo, così si realizzano anche loro.
- E allora? - Dmitrij Anatol'evič non capiva.
- Ma come, allora, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Quando i programmi di governo si realizzano li trasformiamo in programmi nazionali. E quando anche i programmi nazionali si realizzano li trasformiamo in progetti di governo. Capito?
- No, - rispose onestamente Dmitrij Anatol'evič.
- Già... - sospirò Vladimir Vladimirovič™, - Su questa cosa dobbiamo ancora lavorare parecchio, io e te... non sei pronto per fare il presidente. Subito nel mio studio!
E Vladimir Vladimirovič™ riattaccò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Pensavo una cosa. Perché non trasformiamo i tuoi progetti nazionali in programmi di governo, eh?
- E perché? - domandò Dmitrij Anatol'evič con un voce leggermente offesa.
- Ma l'hai detto tu che i progetti prioritari sono già stati realizzati, - disse Vladimir Vladimirovič™, - L'hai detto?
- Va bene, l'ho detto, - rispose Dmitrij Anatol'evič.
- E allora! - disse soddisfatto Vladimir Vladimirovič™, - I progetti nazionali si sono realizzati, mentre i programmi di governo ancora no. Trasformiamo i progetti nazionali in programmi di governo, così si realizzano anche loro.
- E allora? - Dmitrij Anatol'evič non capiva.
- Ma come, allora, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Quando i programmi di governo si realizzano li trasformiamo in programmi nazionali. E quando anche i programmi nazionali si realizzano li trasformiamo in progetti di governo. Capito?
- No, - rispose onestamente Dmitrij Anatol'evič.
- Già... - sospirò Vladimir Vladimirovič™, - Su questa cosa dobbiamo ancora lavorare parecchio, io e te... non sei pronto per fare il presidente. Subito nel mio studio!
E Vladimir Vladimirovič™ riattaccò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Blondinki
– CHE NE PENSI DEL SESSO VIRTUALE??
– niente in contrario =)
– ALLORA, COMINCIAMO?
– va bene, però prima togli i CAPS.
– MI STO LENTAMENTE TOGLIENDO I CAPS...
Fonte: bash.org.ru, Citatnik Runeta.
– niente in contrario =)
– ALLORA, COMINCIAMO?
– va bene, però prima togli i CAPS.
– MI STO LENTAMENTE TOGLIENDO I CAPS...
Fonte: bash.org.ru, Citatnik Runeta.
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martedì, gennaio 15, 2008
Il complotto del panettone
"You know those ducks in that lagoon right near Central Park South? That little lake? By any chance, do you happen to know where they go, the ducks, when it gets all frozen over? Do you happen to know, by any chance?"
– Alcaida. Pfui.
– Eccola. A proposito di complotti.
– Cosa.
– Vediamo se hai notato anche tu una cosa strana.
– Vediamo.
– Cos'è che rende bello il periodo dopo le feste?
– Il mio compleanno?
– Il panettone e il pandoro a metà prezzo da mangiare a colazione!
– Anche, vero.
– Ma.
– Quest'anno.
– Non si trovano. Scomparsi, da subito.
– Qua la mano, bratello. Confermo.
– Tre supermercati, ho girato. Niente.
– Anche la Coop tonda?
– Anche.
– Anch'io. Secondo me hanno cominciato a ritirarli già il 31 dicembre, il giorno prima ce n'erano a mucchi. Ne ho le prove.
– Vanno a finire subito in mangimi. Il business è quello.
– Subito.
– Ma anche quelli farciti? Sto quasi pensando che abbiano messo a punto un raffinato sistema di scomposizione.
– Cremina di qua...
– Cioccolato di là...
– Esiste.
– La lobby del panettone.
– Vuoi che ci faccia su un post? Per monitorare la sparizione dei panettoni?
– Sì. Fai pure il mio nome.
– Davvero?
– Certo.
– Posso? Cioè, posso ammettere la tua esistenza?
– Che c'entra, io esisto. Ogni tanto perfino scrivo.
– Scrivi. Una X in sei mesi, heh.
– Comunque questa cosa la pensiamo già in due.
– Però ricordati che il secondo sono io.
– Un cervello in tandem.
– E non andrei in giro a vantarmene.
So che alcuni la definirebbero una domanda personale, ma qual è la vostra esperienza recente con i panettoni? Non mi riferisco ai malandati superstiti casalinghi, ma agli esemplari sugli scaffali dei supermercati: sparizioni sospette, leggende metropolitane, alien abductions, commessi reticenti, scie di canditi che portano ai retrobottega?
Chi sa, parli. Parli pure anche chi non sa.
H.C.
"Ma tu lo sai che fine fanno i panettoni dopo il 2 gennaio?"
M.C.
"Ma tu lo sai che fine fanno i panettoni dopo il 2 gennaio?"
M.C.
– Alcaida. Pfui.
– Eccola. A proposito di complotti.
– Cosa.
– Vediamo se hai notato anche tu una cosa strana.
– Vediamo.
– Cos'è che rende bello il periodo dopo le feste?
– Il mio compleanno?
– Il panettone e il pandoro a metà prezzo da mangiare a colazione!
– Anche, vero.
– Ma.
– Quest'anno.
– Non si trovano. Scomparsi, da subito.
– Qua la mano, bratello. Confermo.
– Tre supermercati, ho girato. Niente.
– Anche la Coop tonda?
– Anche.
– Anch'io. Secondo me hanno cominciato a ritirarli già il 31 dicembre, il giorno prima ce n'erano a mucchi. Ne ho le prove.
– Vanno a finire subito in mangimi. Il business è quello.
– Subito.
– Ma anche quelli farciti? Sto quasi pensando che abbiano messo a punto un raffinato sistema di scomposizione.
– Cremina di qua...
– Cioccolato di là...
– Esiste.
– La lobby del panettone.
– Vuoi che ci faccia su un post? Per monitorare la sparizione dei panettoni?
– Sì. Fai pure il mio nome.
– Davvero?
– Certo.
– Posso? Cioè, posso ammettere la tua esistenza?
– Che c'entra, io esisto. Ogni tanto perfino scrivo.
– Scrivi. Una X in sei mesi, heh.
– Comunque questa cosa la pensiamo già in due.
– Però ricordati che il secondo sono io.
– Un cervello in tandem.
– E non andrei in giro a vantarmene.
So che alcuni la definirebbero una domanda personale, ma qual è la vostra esperienza recente con i panettoni? Non mi riferisco ai malandati superstiti casalinghi, ma agli esemplari sugli scaffali dei supermercati: sparizioni sospette, leggende metropolitane, alien abductions, commessi reticenti, scie di canditi che portano ai retrobottega?
Chi sa, parli. Parli pure anche chi non sa.
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The Real Thing
lunedì, gennaio 14, 2008
Nuoce gravemente alla salute
La notizia d'agenzia ha un tono tutto sommato pacato: "German boss fires staff for not smoking". In Germania un datore di lavoro ha licenziato tre dipendenti non fumatori perché minacciavano la serenità dei colleghi chiedendo che nell'ufficio fosse applicato il divieto di fumo. Non è bello, ma almeno i tre sventurati hanno avuto salva la vita.
Equivocando sul verbo "to fire" Echo Moskvy riprende l'articolo con un divertente errore di traduzione: "In Germania datore di lavoro fucila tre dipendenti non-fumatori", annuncia. Cavoli. Al muro, la trojka di disturbatori. Tutto l'articolo ne risente, per forza: "Tragico episodio in Germania: un datore di lavoro ha fucilato [rasstreljal] tre dipendenti non fumatori. Il titolare di una piccola ditta di computer ha aperto il fuoco [otkryl ogon'] sui tre impiegati perché chiedevano ai colleghi di non fumare in ufficio". Sfilano davanti agli occhi scene di processi sommari, poi l'ultimo desiderio (possiamo escludere la sigaretta), il principale che urla "Feuer!", il drappello di impiegati scelti, i corpi mestamente ricomposti dai colleghi perplessi ("non avremo esagerato?" "però erano dei gran rompimaroni" "ah, questo sì").
La notizia è stata tolta da sito. Viva la cache di Google.
Via Sadtranslations (in russo).
Equivocando sul verbo "to fire" Echo Moskvy riprende l'articolo con un divertente errore di traduzione: "In Germania datore di lavoro fucila tre dipendenti non-fumatori", annuncia. Cavoli. Al muro, la trojka di disturbatori. Tutto l'articolo ne risente, per forza: "Tragico episodio in Germania: un datore di lavoro ha fucilato [rasstreljal] tre dipendenti non fumatori. Il titolare di una piccola ditta di computer ha aperto il fuoco [otkryl ogon'] sui tre impiegati perché chiedevano ai colleghi di non fumare in ufficio". Sfilano davanti agli occhi scene di processi sommari, poi l'ultimo desiderio (possiamo escludere la sigaretta), il principale che urla "Feuer!", il drappello di impiegati scelti, i corpi mestamente ricomposti dai colleghi perplessi ("non avremo esagerato?" "però erano dei gran rompimaroni" "ah, questo sì").
La notizia è stata tolta da sito. Viva la cache di Google.
Via Sadtranslations (in russo).
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Il busto con il ghiaccio intorno
Ricordate il busto di Lenin scoperto tempo fa dagli esploratori in una zona poco visitata dell'Antartide? I sovietici raggiunsero per la prima volta il Polo Sud dell'Inaccessibilità il 14 dicembre del 1958 e ci costruirono una piccola stazione di ricerca (chiamata appunto "Poljus Nedostupnosti"). Ripartirono due settimane dopo lasciando sul tetto il busto: l'edificio è stata sommerso dalla neve, ma ancora oggi Lenin è visibile da una distanza di molti chilometri.
Dunque con nostro rammarico cade l'ipotesi dell'origine extraterreste: Lenin non è caduto da un ufo né si è staccato da un meteorite.
Ma di cosa è fatto?
Marmo?
Cemento?
"Non ci crederete mai. È di plastica".
Link.
Dunque con nostro rammarico cade l'ipotesi dell'origine extraterreste: Lenin non è caduto da un ufo né si è staccato da un meteorite.
Ma di cosa è fatto?
Marmo?
Cemento?
"Non ci crederete mai. È di plastica".
Link.
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sabato, gennaio 12, 2008
VVP e le vacanze invernali
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino. Davanti a Vladimir Vladimirovič™ sedeva il vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov. Tra Vladimir Vladimirovič™ e Vladislav Jur'evič, sul grande tavolo presidenziale, c'erano: una bottiglia di vodka "Glavspirtrest", due bottiglie di birra "Baltika" numero tre, un vasetto aperto di cetriolini bulgari e mezza pagnotta di borodinskij. Su un foglio di carta intestata per i decreti presidenziali c'era una vobla essiccata privata della testa.
- E che, niente caviale? - domandò sorpreso Vladislav Jur'evič, mandando giù un sorso di vodka seguito da un sorso di birra.
- Eccolo, - rispose Vladimir Vladimirovič™, prendendo la bottiglia di vodka dalle mani di Vladislav Jur'evič e mandandone giù un sorso, - Bisogna pulirla.
- Pulirla? - si stupì nuovamente Vladislav Jur'evič, addentando la pagnotta, - Pulire cosa?
- La vobla, - Vladimir Vladimirovič™ indicò con gli occhi il pesce, - Eccolo lì, il caviale.
- Ma io parlavo di quello nero, - Vladislav Jur'evič era perfino un po' offeso.
- Ma quale nero, bratello! - sorrise penosamente Vladimir Vladimirovič™, - Siamo sbronzi da due settimane! Non ce n'è più... E poi lo scorso anno abbiamo decretato che non si poteva più mangiare il caviale nero...
- Sul serio? - si stupì nuovamente Vladislav Jur'evič, - Non ricordo... Non ricordo nulla...
- Bisogna fare qualcosa con queste vacanze, - brontolò Vladimir Vladimirovič™ sorseggiando la birra, - Il paese va a rotoli...
- Lascia che adesso ci pensi Dima, - rispose Vladislav Jur'evič, - Magari lui è sobrio...
- Ma quando mai, - Vladimir Vladimirovič™ agitò una mano, - Ancora in dicembre gli ho detto: bevi, Dima, bevi come se fosse l'ultima volta. Perché poi per i prossimi otto anni non ne avrai il tempo.
A un tratto le imponenti porte si spalancarono e nello studio presidenziale entrò incespicando il primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev con una bottiglia di champagne Cristal tra le mani tremolanti. Dmitrij Anatol'evič indossava una barba finta di ovatta bianca e il copricapo del Patriarca di Tutta la Russia con i serafini dalle sei ali sulla fronte.
- Bratellos! - esclamò Dmitrij Anatol'evič, - Pensavo una cosa, pensavo...
- Cosa pensavi? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - Come abrogare le vacanze invernali?
- Ma quali vacanze! - Dmitrij Anatol'evič agitò la bottiglia. Dal collo dorato uscì un getto di champagne che finì sibilando e schiumando sul presidenziale tappeto, - Pensavo e non riesco proprio a decidermi su cosa sia meglio: una femmina o un nero?
Vladimir Vladimirovič™ e Vladislav Jur'evič fissarono allibiti Dmitrij Anatol'evič.
- Ma... - bofonchiò Vladislav Jur'evič, - In che senso, cos'è meglio?... Meglio per cosa?...
- Ma come, per cosa? - si imbarazzò Dmitrij Anatol'evič, - Per i... come cavolo... per i rapporti...
Vladislav Jur'evič fu lì lì per strozzarsi.
- Per quali rapporti, Dima? - sussurrò con orrore Vladimir Vladimirovič™.
- Ma chiaro, per quali, - Dmitrij Anatol'evič si strinse nelle spalle - Per quelli internazionali. Devo vedermela io con loro ai summit...
Vladimir Vladimirovič™ fece un sospiro di sollievo.
Vladislav Jur'evič mandò giù un altro bel sorso di vodka.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
- E che, niente caviale? - domandò sorpreso Vladislav Jur'evič, mandando giù un sorso di vodka seguito da un sorso di birra.
- Eccolo, - rispose Vladimir Vladimirovič™, prendendo la bottiglia di vodka dalle mani di Vladislav Jur'evič e mandandone giù un sorso, - Bisogna pulirla.
- Pulirla? - si stupì nuovamente Vladislav Jur'evič, addentando la pagnotta, - Pulire cosa?
- La vobla, - Vladimir Vladimirovič™ indicò con gli occhi il pesce, - Eccolo lì, il caviale.
- Ma io parlavo di quello nero, - Vladislav Jur'evič era perfino un po' offeso.
- Ma quale nero, bratello! - sorrise penosamente Vladimir Vladimirovič™, - Siamo sbronzi da due settimane! Non ce n'è più... E poi lo scorso anno abbiamo decretato che non si poteva più mangiare il caviale nero...
- Sul serio? - si stupì nuovamente Vladislav Jur'evič, - Non ricordo... Non ricordo nulla...
- Bisogna fare qualcosa con queste vacanze, - brontolò Vladimir Vladimirovič™ sorseggiando la birra, - Il paese va a rotoli...
- Lascia che adesso ci pensi Dima, - rispose Vladislav Jur'evič, - Magari lui è sobrio...
- Ma quando mai, - Vladimir Vladimirovič™ agitò una mano, - Ancora in dicembre gli ho detto: bevi, Dima, bevi come se fosse l'ultima volta. Perché poi per i prossimi otto anni non ne avrai il tempo.
A un tratto le imponenti porte si spalancarono e nello studio presidenziale entrò incespicando il primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev con una bottiglia di champagne Cristal tra le mani tremolanti. Dmitrij Anatol'evič indossava una barba finta di ovatta bianca e il copricapo del Patriarca di Tutta la Russia con i serafini dalle sei ali sulla fronte.
- Bratellos! - esclamò Dmitrij Anatol'evič, - Pensavo una cosa, pensavo...
- Cosa pensavi? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - Come abrogare le vacanze invernali?
- Ma quali vacanze! - Dmitrij Anatol'evič agitò la bottiglia. Dal collo dorato uscì un getto di champagne che finì sibilando e schiumando sul presidenziale tappeto, - Pensavo e non riesco proprio a decidermi su cosa sia meglio: una femmina o un nero?
Vladimir Vladimirovič™ e Vladislav Jur'evič fissarono allibiti Dmitrij Anatol'evič.
- Ma... - bofonchiò Vladislav Jur'evič, - In che senso, cos'è meglio?... Meglio per cosa?...
- Ma come, per cosa? - si imbarazzò Dmitrij Anatol'evič, - Per i... come cavolo... per i rapporti...
Vladislav Jur'evič fu lì lì per strozzarsi.
- Per quali rapporti, Dima? - sussurrò con orrore Vladimir Vladimirovič™.
- Ma chiaro, per quali, - Dmitrij Anatol'evič si strinse nelle spalle - Per quelli internazionali. Devo vedermela io con loro ai summit...
Vladimir Vladimirovič™ fece un sospiro di sollievo.
Vladislav Jur'evič mandò giù un altro bel sorso di vodka.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
martedì, gennaio 08, 2008
Cari Fratelli Grimm: uso privato di pubblico Cabaret
Cari Fratelli Grimm, che per tutta la durata delle feste avete lanciato esotiche maledizioni contro questa ignara piccola imperatrice colpevole di distribuire i suoi volumetti nella libreria rivale (che me li aveva chiesti con un fax dell’ultimo minuto) e a voi no (ma voi lo sapete cos’è un fax?), svantaggiandovi e provocandovi un danno commerciale.
Voi che oggi avete ordinato le sei (6) ambite copie di quel volume, subito consegnate in un batter di ciglia.
Che avete saldato fatture per milleduecentocinquanta euri con ventidue mesi di ritardo.
Che non contenti di telefonare a destra e a manca nella metropoli isontina fino agli invisi cugini di secondo grado, ai parenti acquisiti e al morosetto delle medie oggi avete imparato a mandare un fax appositamente per segnalarmi quanto vi ho commercialmente danneggiati.
Pronti, via.
1. “Non si fa così” andate a dirlo a quella lombrosiana di vostra sorella.
2. Io lo amo, il fax: pratico, veloce, contiene roba scritta e rende impossibile sputarsi reciprocamente in un occhio. Guardate che a suo tempo Daniel Day-Lewis ci ha lasciato la Adjani, con un fax, mica bagigi. La prossima volta vi chiedo di mandarmi un sms con su scritto “Comprare” e una lunga serie alfanumerica, così, solo per il gusto di tirarvi pazzi.
3. Non ho capito, avete avuto le sei (6) copie che pagherete nel 2020: adesso non vorrete mica il mio fulvo capino mozzato su un vassoio di silverplate? Con contorno di patate in tecia?
4. Le maledizioni (se si eccettua un lievissimo problema di labbra secche prontamente risolto con del labello millebaci) non hanno funzionato. Però la mia amica, La Damiana™, ha il mal di stomaco da panettone e io non ve lo perdonerò mai.
5. Mentre segnalavate sgarbatamente il vostro malcontento e chiedevate spiegazioni in visibile stato di alterazione, io avevo una sola risposta in mente. Quella risposta era “bicos mi so cuul”. State contenti così.
6. Scopro oggi quanto sia liberatorio, financo esilarante usare i blog a fini personali. Grazie a voi ho finalmente superato uno stupido blocco. E poi leggendo il post le persone si divertono e capiscono con che razza di sagome proppiane mi trovo a duellare tutti i giorni, mi vogliono più bene e fanno a turno per tenermi in braccio.
7. Non sperate che mi ricordi di voi, quando starò lassù nell’attico di Gazprom City a lanciare aeroplanini di carta per testarne le doti di volo dopo una durissima giornata di lavoro e aperitivi.
8. Vi è andata bene che io sono tendenza Basaglia.
9. E che finalmente nevica.
10. Un momento: sei (6) copie, prezzo di copertina dieci euro (Babbo Natale esiste: sono io) e la mia religione non mi consente di concedervi più del 30% di sconto. Fanno quarantadue euro. Ci sta una cena per quattro in gostilna da Gianni, se vi dividete le lubjanske. Adesso capisco tutto. Adesso capisco anche cosa ci facevano quelli della libreria rivale al casinò, l’altra sera. E hanno ordinato spumante Metodo Martinotti per tutti, l’ho visto con i miei occhi.
11. Grazie, grazie di cuore. Non mi divertivo così da quando ho perso il biglietto dell’autoscontro, all’età di anni cinque, e il giostraio mi ha tamponata per vendetta dopo un lungo inseguimento.
12. Comunque mia madre dice che il mio oroscopo per il 2008 è bellissimo. Devo solo bombardare Marte.
Buon Anno,
Vostra Incantevole Strega
Voi che oggi avete ordinato le sei (6) ambite copie di quel volume, subito consegnate in un batter di ciglia.
Che avete saldato fatture per milleduecentocinquanta euri con ventidue mesi di ritardo.
Che non contenti di telefonare a destra e a manca nella metropoli isontina fino agli invisi cugini di secondo grado, ai parenti acquisiti e al morosetto delle medie oggi avete imparato a mandare un fax appositamente per segnalarmi quanto vi ho commercialmente danneggiati.
Pronti, via.
1. “Non si fa così” andate a dirlo a quella lombrosiana di vostra sorella.
2. Io lo amo, il fax: pratico, veloce, contiene roba scritta e rende impossibile sputarsi reciprocamente in un occhio. Guardate che a suo tempo Daniel Day-Lewis ci ha lasciato la Adjani, con un fax, mica bagigi. La prossima volta vi chiedo di mandarmi un sms con su scritto “Comprare” e una lunga serie alfanumerica, così, solo per il gusto di tirarvi pazzi.
3. Non ho capito, avete avuto le sei (6) copie che pagherete nel 2020: adesso non vorrete mica il mio fulvo capino mozzato su un vassoio di silverplate? Con contorno di patate in tecia?
4. Le maledizioni (se si eccettua un lievissimo problema di labbra secche prontamente risolto con del labello millebaci) non hanno funzionato. Però la mia amica, La Damiana™, ha il mal di stomaco da panettone e io non ve lo perdonerò mai.
5. Mentre segnalavate sgarbatamente il vostro malcontento e chiedevate spiegazioni in visibile stato di alterazione, io avevo una sola risposta in mente. Quella risposta era “bicos mi so cuul”. State contenti così.
6. Scopro oggi quanto sia liberatorio, financo esilarante usare i blog a fini personali. Grazie a voi ho finalmente superato uno stupido blocco. E poi leggendo il post le persone si divertono e capiscono con che razza di sagome proppiane mi trovo a duellare tutti i giorni, mi vogliono più bene e fanno a turno per tenermi in braccio.
7. Non sperate che mi ricordi di voi, quando starò lassù nell’attico di Gazprom City a lanciare aeroplanini di carta per testarne le doti di volo dopo una durissima giornata di lavoro e aperitivi.
8. Vi è andata bene che io sono tendenza Basaglia.
9. E che finalmente nevica.
10. Un momento: sei (6) copie, prezzo di copertina dieci euro (Babbo Natale esiste: sono io) e la mia religione non mi consente di concedervi più del 30% di sconto. Fanno quarantadue euro. Ci sta una cena per quattro in gostilna da Gianni, se vi dividete le lubjanske. Adesso capisco tutto. Adesso capisco anche cosa ci facevano quelli della libreria rivale al casinò, l’altra sera. E hanno ordinato spumante Metodo Martinotti per tutti, l’ho visto con i miei occhi.
11. Grazie, grazie di cuore. Non mi divertivo così da quando ho perso il biglietto dell’autoscontro, all’età di anni cinque, e il giostraio mi ha tamponata per vendetta dopo un lungo inseguimento.
12. Comunque mia madre dice che il mio oroscopo per il 2008 è bellissimo. Devo solo bombardare Marte.
Buon Anno,
Vostra Incantevole Strega
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domenica, gennaio 06, 2008
Ferruccio, fa caldo
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venerdì, gennaio 04, 2008
Uarvuik, abbiamo un problema
– A Trieste c'è Dion Uarvuik in concerto.
– Uoruik, mami.
– Ma è lei che ha avuto un sacco di problemi?
– Tipo?
– Alcol, droghe, farmaci, aumento di peso, vita da barbona...
– No, credo si tratti della nipote, o forse cugina.
– Pensa te. Che era proprio bellissima.
– Whitney Houston, giovane. Questa invece ha un'età.
– Tipo?
– Tipo che è anziana.
– Anziana quanto?
– Decrepita, un mucchio di anni.
– Ma non mi sembra proprio.
– Ti dico di sì. Ora controllo. Ah, eh.
– Cosa?
– No, niente.
– Fuori l'anno di nascita.
– 1940.
– Più giovane di me?
– Ma ne dimostra di più.
– Mh.
– Sarà stato tutto quell'alcol, le droghe, la vita da barbona. Tu non bevi, è tanto che mangi.
– Non era la nipote?
– Mi sarò confusa.
– Decrepita.
– Non è bela come la mia mami.
– Zitta.
– Sono un Mostro della Razza Umana?
– No, te son una figura porca.
– Uoruik, mami.
– Ma è lei che ha avuto un sacco di problemi?
– Tipo?
– Alcol, droghe, farmaci, aumento di peso, vita da barbona...
– No, credo si tratti della nipote, o forse cugina.
– Pensa te. Che era proprio bellissima.
– Whitney Houston, giovane. Questa invece ha un'età.
– Tipo?
– Tipo che è anziana.
– Anziana quanto?
– Decrepita, un mucchio di anni.
– Ma non mi sembra proprio.
– Ti dico di sì. Ora controllo. Ah, eh.
– Cosa?
– No, niente.
– Fuori l'anno di nascita.
– 1940.
– Più giovane di me?
– Ma ne dimostra di più.
– Mh.
– Sarà stato tutto quell'alcol, le droghe, la vita da barbona. Tu non bevi, è tanto che mangi.
– Non era la nipote?
– Mi sarò confusa.
– Decrepita.
– Non è bela come la mia mami.
– Zitta.
– Sono un Mostro della Razza Umana?
– No, te son una figura porca.
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martedì, gennaio 01, 2008
VVP e il discorso di fine anno
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin stava in piedi davanti all'Edificio del Senato. In mano aveva un calice di champagne.
- Ecco che ci troviamo ancora una volta a dare il benvenuto al Nuovo Anno, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Un anno di grandi cambiamenti per il vertice del potere esecutivo russo. Un anno di nuove speranze e nuove realizzazioni. E oggi voglio esprimere aluni auspici. Innanzitutto, ricordiamoci che il potere della Russia non deve far paura. Esso ci appartiene, e possiamo usarlo secondo la nostra discrezione. L'abbiamo scelto e siamo noi a esercitarlo.
Vladimir Vladimirovič™ sorrise, ammiccò e proseguì.
- In secondo luogo, è bene non dimenticare la responsabilità personale, - disse Vladimir Vladimirovič™, - La Russia è nostra. Le dobbiamo la nostra prosperità. Se lavoreremo bene insieme, anche la Russia starà bene. Ma se ci scorderemo della Russia non ci sarà alcuna Russia. In terzo luogo, mi auguro un comportamento responsabile nelle elezioni di marzo. Solo da quello dipenderà il futuro.
Capito tutto, Dmitrij Anatol'evič?
E Vladimir Vladimirovič™ ancora una volta ammiccò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
[Qui un montaggio dei discorsi di fine anno di Brežnev, Gorbačëv, Elc'in e Putin. Lo sguardo ciucco e le pause di Elc'in varrebbero da soli la visione].
- Ecco che ci troviamo ancora una volta a dare il benvenuto al Nuovo Anno, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Un anno di grandi cambiamenti per il vertice del potere esecutivo russo. Un anno di nuove speranze e nuove realizzazioni. E oggi voglio esprimere aluni auspici. Innanzitutto, ricordiamoci che il potere della Russia non deve far paura. Esso ci appartiene, e possiamo usarlo secondo la nostra discrezione. L'abbiamo scelto e siamo noi a esercitarlo.
Vladimir Vladimirovič™ sorrise, ammiccò e proseguì.
- In secondo luogo, è bene non dimenticare la responsabilità personale, - disse Vladimir Vladimirovič™, - La Russia è nostra. Le dobbiamo la nostra prosperità. Se lavoreremo bene insieme, anche la Russia starà bene. Ma se ci scorderemo della Russia non ci sarà alcuna Russia. In terzo luogo, mi auguro un comportamento responsabile nelle elezioni di marzo. Solo da quello dipenderà il futuro.
Capito tutto, Dmitrij Anatol'evič?
E Vladimir Vladimirovič™ ancora una volta ammiccò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
[Qui un montaggio dei discorsi di fine anno di Brežnev, Gorbačëv, Elc'in e Putin. Lo sguardo ciucco e le pause di Elc'in varrebbero da soli la visione].
sabato, dicembre 29, 2007
Tactus i allupidi
Dal leggendario Harry Egipt, altra enigmatica pubblicità televisiva estone di epoca sovietica. Body sgambati, fucsia ovunque, pantacollant di lurex, fasce per capelli, aerobica, macchine da cucire, permanenti come solo negli anni Ottanta, foulard, gonne molto arricciate in vita, produzione di oggetti misteriosi (scarpe, pantofole, hot dogs di pannolenci)? Per fare breve e piacevole lunga storia complicata, ragazze estoni che ballano, operaie di mezz'età che confezionano calzature sullo sfondo. È evidente l'influsso di Flashdance (1983), il film che ha consacrato la commistione tra danza, fabbrica e scaldamuscoli.
ù
Come vorrei sapere l'estone. Come lo vorrei.
Ma il desiderio di canticchiare questo motivetto è così forte che vi propongo questa trascrizione con il Sistema Fonetico Fjodor™ da scandire tutti insieme, possibilmente muovendo spalle e anche in modo leggermente scoordinato:
kisgüras badi passlai bahem bidi
isvim ze dizu turbarabbaviiii
neteritame tactus i allupidi
chel ghin gan un berneri gümmendiii iiiiii
usegon lunberguseit
ghime ghime kasi
on ol da tu siiiii.
Gloria all'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e alle estoni bionde.
ù
Come vorrei sapere l'estone. Come lo vorrei.
Ma il desiderio di canticchiare questo motivetto è così forte che vi propongo questa trascrizione con il Sistema Fonetico Fjodor™ da scandire tutti insieme, possibilmente muovendo spalle e anche in modo leggermente scoordinato:
kisgüras badi passlai bahem bidi
isvim ze dizu turbarabbaviiii
neteritame tactus i allupidi
chel ghin gan un berneri gümmendiii iiiiii
usegon lunberguseit
ghime ghime kasi
on ol da tu siiiii.
Gloria all'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e alle estoni bionde.
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giovedì, dicembre 27, 2007
L'Anno della Pantofola
Da circa un mese mi domandava insistentemente "Tu come stai a pantofole?". Benissimo, rispondevo io, ne ho un paio di plastica, indistruttibili. "Ma se ti stufi?". Se mi stufo ho i calzettoni antiscivolo: la Bionda è furba.
Questo era in effetti l'anno delle pantofole. Ne ha regalate a tutti, di tutti i tipi, colori, fantasie (scene di caccia all'orso, cucciolate di cocker spaniel, apoteosi di cuori e rombi, Achille che piange Patroclo, dettagli del Cenacolo) e forme (scarponcino ortopedico: incluso).
Ma a me niente, perché avevo autocertificato di possederne un paio di indistruttibili.
A me, che sono una piccola imperatrice, un portadocumenti con tasche a soffietto. Il Dono Utile.
Come? Tipo moleskine?
No.
In lana cotta.
Arancione.
Con alamaro di cordone da tappezzeria, in tinta.
Realizzato a mano da certa Addolorata Sofonisbola d'Erborè [nome di fantasia perché abbiamo scoperto con sgomento che l'artista esiste davvero, N.d.C.].
Lo so, non era facile battere il regalo dello scorso anno, la paletta tagliatorta con l'alce discesista.
Ma adesso possiedo un portadocumenti invernale, perché non si sa mai che le carte, le puttanatine e tutte quelle robe lì prendano freddo (lo preferivo in lycra, forse? in cotonina? in misto lino? a dicembre? sono matta?).
L'Addolorata me la immagino che tenta di foderare di lana cotta anche il microonde; suo marito torna a casa la sera e trova il plasma 42 pollici ingentilito da uno stencil rinascimentale mentre il gatto gira per casa in vestaglia di ciniglia bleu con il monogramma. Sento che i d'Erborè hanno i centrini all'uncinetto anche sui poggiatesta della Volvo, l'arbre magique a disegni cashmere e il coprivolante in loden.
Questo era in effetti l'anno delle pantofole. Ne ha regalate a tutti, di tutti i tipi, colori, fantasie (scene di caccia all'orso, cucciolate di cocker spaniel, apoteosi di cuori e rombi, Achille che piange Patroclo, dettagli del Cenacolo) e forme (scarponcino ortopedico: incluso).
Ma a me niente, perché avevo autocertificato di possederne un paio di indistruttibili.
A me, che sono una piccola imperatrice, un portadocumenti con tasche a soffietto. Il Dono Utile.
Come? Tipo moleskine?
No.
In lana cotta.
Arancione.
Con alamaro di cordone da tappezzeria, in tinta.
Realizzato a mano da certa Addolorata Sofonisbola d'Erborè [nome di fantasia perché abbiamo scoperto con sgomento che l'artista esiste davvero, N.d.C.].
Lo so, non era facile battere il regalo dello scorso anno, la paletta tagliatorta con l'alce discesista.
Ma adesso possiedo un portadocumenti invernale, perché non si sa mai che le carte, le puttanatine e tutte quelle robe lì prendano freddo (lo preferivo in lycra, forse? in cotonina? in misto lino? a dicembre? sono matta?).
L'Addolorata me la immagino che tenta di foderare di lana cotta anche il microonde; suo marito torna a casa la sera e trova il plasma 42 pollici ingentilito da uno stencil rinascimentale mentre il gatto gira per casa in vestaglia di ciniglia bleu con il monogramma. Sento che i d'Erborè hanno i centrini all'uncinetto anche sui poggiatesta della Volvo, l'arbre magique a disegni cashmere e il coprivolante in loden.
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sabato, dicembre 22, 2007
Almeno
Pomeriggio in centro commerciale con mamma.
A un tratto la vedo meditabonda davanti a uno scaffale.
– Peccato aver già comprato tutti i regali. Guarda qua.
Indica una serie di bocce di porcellana con su scritte probabili insolenze in caratteri cinesi (tipo "Accidenti a te e alla tua famiglia fino al decimo antenato", "Sto per caderti su un piede e farti molto male" e "Attenzione, coloranti tossici! Ah ah, paura, eh?").
– Mamma, nove euro.
– Sì, nove euro, ma almeno hai regalato una palla enorme!
A un tratto la vedo meditabonda davanti a uno scaffale.
– Peccato aver già comprato tutti i regali. Guarda qua.
Indica una serie di bocce di porcellana con su scritte probabili insolenze in caratteri cinesi (tipo "Accidenti a te e alla tua famiglia fino al decimo antenato", "Sto per caderti su un piede e farti molto male" e "Attenzione, coloranti tossici! Ah ah, paura, eh?").
– Mamma, nove euro.
– Sì, nove euro, ma almeno hai regalato una palla enorme!
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venerdì, dicembre 21, 2007
La stella e la luna
La scorsa notte proiettavano vecchi filmati sul muro di una casa che sta(va) nella terra di nessuno tra le due sbarre del valico del San Gabriele. Niente di raffinato o di ufficiale, molta gente, per la maggioranza sloveni anziani, un gran bel traffico di bicchieri di vino, fette di prosciutto e panettone.
Una signora ("Son dada de là, ma že giovani che sona musica de giovani; la sa, musica - me perdoni - con parolacie") mi ha raccontato come nel '54 sia riuscita a venire in Italia, con due valigie caricate su un carro trainato da un cavallo. "Iera miseria, mi go fato poche škole, per guera". "E come ghe par, adesso, signora?" "Že bel. Mi digo che že bel. No? Sarà come ndar in Austria co la gita".
Mi piace questo scatto casuale che contiene la notte, una stella, una casa, l'ombra della rete, la luna, il confine, Gorizia, Nova Gorica, la Jugoslavia, il fiato di tante persone accalcate nel buio a fissare quel muro.
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città di G.,
Jugo
giovedì, dicembre 20, 2007
Correzioni
Piccolo divertente estratto dell'intervista concessa da Putin ai giornalisti del Time il 12 dicembre e pubblicata ieri sul sito del Cremlino, qui:
TIME: Lei è nato nel 1946, io nel 1948. Apparteniamo alla stessa generazione. Siamo cresciuti in paesi che vivevano la costante presenza del nemico, ma storicamente la Russia e gli Stati Uniti nella maggioranza dei grandi conflitti - la prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale - sono stati alleati. E adesso, in grande misura grazie al Suo ruolo, partecipate alla lotta contro la minaccia del terrorismo islamico.
Tenendo conto di questa esperienza storica, se guarda al futuro come pensa la relazione tra la Russia e gli Stati Uniti in rapporto ai problemi mondiali? Come potrebbero essere valutate dalla nostra generazione le prospettive di collaborazione?
V. PUTIN: Se me lo permette, vorrei correggerla su alcuni dati. Non potrei essere nato nel 1946, visto che mio padre dopo la guerra era gravemente ferito, la mamma era sopravvissuta all'assedio di Leningrado e, dopo aver perduto due figli e la salute, difficilmente avrebbero potuto concepire l'idea di mettere al mondo un altro bambino. E credo sia stato proprio per questo che sono nato un po' dopo, nel 1952.
[...]
TIME: Possiamo parlare un attimo dei Suoi attuali rapporti con il signor El'cin e il signor Gorbačëv?
V. PUTIN: Il signor El'cin è morto, come saprà.
TIME: Mi scusi.
Tenendo conto di questa esperienza storica, se guarda al futuro come pensa la relazione tra la Russia e gli Stati Uniti in rapporto ai problemi mondiali? Come potrebbero essere valutate dalla nostra generazione le prospettive di collaborazione?
V. PUTIN: Se me lo permette, vorrei correggerla su alcuni dati. Non potrei essere nato nel 1946, visto che mio padre dopo la guerra era gravemente ferito, la mamma era sopravvissuta all'assedio di Leningrado e, dopo aver perduto due figli e la salute, difficilmente avrebbero potuto concepire l'idea di mettere al mondo un altro bambino. E credo sia stato proprio per questo che sono nato un po' dopo, nel 1952.
[...]
TIME: Possiamo parlare un attimo dei Suoi attuali rapporti con il signor El'cin e il signor Gorbačëv?
V. PUTIN: Il signor El'cin è morto, come saprà.
TIME: Mi scusi.
Because the night
Quando ero piccola io, per esempio, c'erano i telefilm della serie UFO: la SHADO, l'algido Straker, lo stregapupe Foster, il meditabondo Freeman, donne con fantastiche parrucche viola e le palpebre asfaltate di eyeliner, uomini con pantaloni attillati e maglie di rete, l'apoteosi del beige, e poi macchine sportive basse, guida a sinistra, moduli lunari, intercettori, skydiver e soprattutto alieni cattivissimi dediti alla sottrazione di organi umani.
Con UFO quando troppe cose cominciavano a non quadrare arrivavano subito le spiegazioni. Come mai, per esempio, poteva succedere che a una sequenza diurna seguisse un notturno? Errore di montaggio? No: "Gli UFO sono anche in grado di trasformare il giorno in notte", commentava impassibile uno dei protagonisti.
Li adoravo.
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tv
Konec
– Adesso ti passo papà che deve dirti una cosa importante.
– Ok.
– Ciao.
– Ciao papà.
– Volevo dirti che dal 16 in Jugo sono obbligatorie le catene da neve a bordo.
– Ah, va bene.
– Qualsiasi tipo di catene, basta averle. Sennò...
– Sennò?
– Sennò, i ne fa i multoni.
Stasera, al valico di S. Gabriele - Erjavčeva e nella zona della Transalpina, si festeggia.
EU-foria Party: ultimo passaggio con prepustnica, video confessionale dei peccati confinari, foto ricordo, proiezioni, musica.
Il programma ve lo metto qui in .pdf.
Mi raccomando le catene, in Jugo.
[Qui Diego Kuzmin racconta com'è nata Nova Gorica]
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The Real Thing
mercoledì, dicembre 19, 2007
Kana Kana Hak-Liha!
A parte le tarde eccezioni presentate e commentate qualche giorno fa (conto che i pregi del Reguljator, della manifattura Kompan'ony e del walkman da mezza tonnellata siano ancora vivi nella nostra memoria) nell'Unione indistruttibile di libere repubbliche non esisteva la pubblicità come noi la conosciamo: le fabbriche erano controllate dai ministeri, ed erano questi a imporre la quantità di beni da produrre per soddisfare il piano quinquennale e le quote di produzione. In un'economia pianificata non avrebbe avuto senso una competizione secondo le regole del libero mercato. La pubblicità si limitava a esporre l'articolo e a raccomandarne l'uso, magari per contrastare il consumo di prodotti di bassa qualità fabbricati in casa.
Per esempio:
Fumate sigarette, I. Rosanov, S. Sakharov, 1950
Ora, per ragioni di completezza questo blog deve rischiare il già visto e il già noto ricordando il folle, pruriginoso, psichedelico lavoro di Harry Egipt, cioè i filmati pubblicitari dell'Estonia sovietica: nessuna marca, neanche qui, ma l'influsso della vicina corrotta Finlandia si fa sentire per una cert'aria disinvolta e malandrina. Il bello di queste pubblicità è costituito dalla difficoltà di capire cosa esattamente pubblicizzino e dall'involontario senso dell'umorismo.
Alcuni voli di fantasia del leggendario Harry, vi avverto, ci faranno rischiare la bandierina nera di Blogger e la visita del Grande Revisore.
Comincerei con una cosa tosta.
Però.
Mandate a letto i bambini.
Fatto?
Adesso nascondete tutti i coltelli che avete in casa.
Voglio dire, a Charles Manson è bastato Helter Skelter e noi non vorremmo finire su un dossier di Repubblica Online, no?
Fatto?
Bene.
Enjoy.
Brividi lungo la schiena, sgrisoli dietro la nuca, veganizzazione [waiting... ] almost completed.
Il messaggio dovrebbe essere "mangiate carne macinata", quello subliminale è "facciamo sacrifici umani" e "la carne di bambino è buona".
Adesso per qualche giorno urlerete "KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA!"
È perfettamente normale.
Per esempio:
Fumate sigarette, I. Rosanov, S. Sakharov, 1950
Ora, per ragioni di completezza questo blog deve rischiare il già visto e il già noto ricordando il folle, pruriginoso, psichedelico lavoro di Harry Egipt, cioè i filmati pubblicitari dell'Estonia sovietica: nessuna marca, neanche qui, ma l'influsso della vicina corrotta Finlandia si fa sentire per una cert'aria disinvolta e malandrina. Il bello di queste pubblicità è costituito dalla difficoltà di capire cosa esattamente pubblicizzino e dall'involontario senso dell'umorismo.
Alcuni voli di fantasia del leggendario Harry, vi avverto, ci faranno rischiare la bandierina nera di Blogger e la visita del Grande Revisore.
Comincerei con una cosa tosta.
Però.
Mandate a letto i bambini.
Fatto?
Adesso nascondete tutti i coltelli che avete in casa.
Voglio dire, a Charles Manson è bastato Helter Skelter e noi non vorremmo finire su un dossier di Repubblica Online, no?
Fatto?
Bene.
Enjoy.
Brividi lungo la schiena, sgrisoli dietro la nuca, veganizzazione [waiting... ] almost completed.
Il messaggio dovrebbe essere "mangiate carne macinata", quello subliminale è "facciamo sacrifici umani" e "la carne di bambino è buona".
Adesso per qualche giorno urlerete "KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA!"
È perfettamente normale.
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martedì, dicembre 18, 2007
Il litro di vodka e la scelta numero 3
Stai tornando a Dresda dopo una vacanza in Egitto. Fai scalo a Norimberga.
Al controllo di sicurezza ti dicono che è proibito portare a bordo un (1) litro di vodka.
Scelta numero 1: rinunci e ti separi dalla bottiglia.
Scelta numero 2: accetti di pagare una tassa supplementare per spedire bagaglio a mano e bottiglia nella stiva.
Scelta numero 3: mandi giù l'intero contenuto, eccheccavolo.
"He chugged the bottle down, and was quickly unable to stand or otherwise function, police said".
Quicky unable to stand or otherwise function.
Il nostro 64enne eroe del giorno è, comunque: ancora vivo.
(Notizia molto apprezzata a est)
Al controllo di sicurezza ti dicono che è proibito portare a bordo un (1) litro di vodka.
Scelta numero 1: rinunci e ti separi dalla bottiglia.
Scelta numero 2: accetti di pagare una tassa supplementare per spedire bagaglio a mano e bottiglia nella stiva.
Scelta numero 3: mandi giù l'intero contenuto, eccheccavolo.
"He chugged the bottle down, and was quickly unable to stand or otherwise function, police said".
Quicky unable to stand or otherwise function.
Il nostro 64enne eroe del giorno è, comunque: ancora vivo.
(Notizia molto apprezzata a est)
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falsiallarmi
lunedì, dicembre 17, 2007
VVP e la Cassa Nera
[Fatti a cui si riferisce questo VVP:
La scorsa settimana è stato diffuso il rapporto di Andrew Kuchins, Direttore del programma eurasiatico del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali, "Futuri alternativi per la Russia fino al 2017". Lo studio contempla tre possibili scenari:
- Putin lascia l'incarico nel 2008, il suo successore riceve una valanga di voti, Putin diventa presidente di Russia Unita ed entra nel consiglio di amministazione delle principali corporazioni russe. (Sarebbe lo scenario "Oh wow it's happening!").
- Putin viene assassinato nella Cattedrale di Cristo il Salvatore durante la messa di Natale (7 gennaio 2008) e salgono al potere i siloviki (Sečin, Patrušev, Ivanov); Russia Unita viene ribattezzata Gloria alla Russia e al suo vertice viene nominato Jakunin, che diventa presidente. (Sarebbe lo scenario "Speriamo che almeno lo giri Michael Mann").
- L'incompetenza e la cattiva gestione hanno la meglio: l'era di Putin tramonta. (E questo sarebbe lo scenario "trionfo della democrazia").
La giornalista moldava Natalija Morar' si è vista rifiutare l'ingresso in Russia all'aeroporto di Domodedovo dopo essersi assentata dal paese per un viaggio in Israele. Secondo la giornalista, collaboratrice del giornale New Times, il divieto sarebbe da collegare al suo ultimo articolo, "La cassa nera del Cremlino", che descrive nei particolari come le elezioni siano state finanziate dall'amministrazione presidenziale].
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin rientrava in aereo dalla sua residenza presidenziale di Soči e passò per la sala arrivi dell'aeroporto "Domodedovo" portando una grande borsa sportiva. Su una delle panchine Vladimir Vladimirovič™ vide una bella ragazza che dormiva avvolta nel proprio cappotto.
- E quella chi è? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al direttore dell'aeroporto che gli trotterellava accanto.
- Una giornalista moldava, - rispose il direttore, - Fa Morar' di cognome. La polizia di frontiera le ha vietato l'ingresso in Russia.
- E perché non la lasciano entrare? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - È così carina…
- Dicono che avr... ebbe scritto delle cose..., - farfugliò il direttore, - Sulla ehm ...ssa nera.
- Su cosa?! - Vladimir Vladimirovič™ si fermò di colpo e impallidì, - Sulla messa? Ancora quella messa?! Nella Cattedrale di Cristo Salvatore?! Il sette di gennaio?!?
- Quale messa? - si stupì il direttore, - Ma, no, non sulla messa! Sulla cassa! Sulla cassa nera del Cremlino!
- Ffffh, accidenti a te, - sospirò sollevato Vladimir Vladimirovič™, - Mi hai messo una paura...
E Vladimir Vladimirovič™ attraversò speditamente la sala arrivi, portando con le presidenziali braccia il borsone sportivo, mentre il direttore dell'aereoporto arrancava alle sue spalle.
- Ma pensa, ha scritto della cassa…, - riuscì a udire il direttore, - Ma certo che abbiamo le casse... una nera, una bianca, ma anche quella azzurra, la rossa... e anche la verde...
Il direttore dell'aeroporto fissò strabiliato Vladimir Vladimirovič™.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
La scorsa settimana è stato diffuso il rapporto di Andrew Kuchins, Direttore del programma eurasiatico del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali, "Futuri alternativi per la Russia fino al 2017". Lo studio contempla tre possibili scenari:
- Putin lascia l'incarico nel 2008, il suo successore riceve una valanga di voti, Putin diventa presidente di Russia Unita ed entra nel consiglio di amministazione delle principali corporazioni russe. (Sarebbe lo scenario "Oh wow it's happening!").
- Putin viene assassinato nella Cattedrale di Cristo il Salvatore durante la messa di Natale (7 gennaio 2008) e salgono al potere i siloviki (Sečin, Patrušev, Ivanov); Russia Unita viene ribattezzata Gloria alla Russia e al suo vertice viene nominato Jakunin, che diventa presidente. (Sarebbe lo scenario "Speriamo che almeno lo giri Michael Mann").
- L'incompetenza e la cattiva gestione hanno la meglio: l'era di Putin tramonta. (E questo sarebbe lo scenario "trionfo della democrazia").
La giornalista moldava Natalija Morar' si è vista rifiutare l'ingresso in Russia all'aeroporto di Domodedovo dopo essersi assentata dal paese per un viaggio in Israele. Secondo la giornalista, collaboratrice del giornale New Times, il divieto sarebbe da collegare al suo ultimo articolo, "La cassa nera del Cremlino", che descrive nei particolari come le elezioni siano state finanziate dall'amministrazione presidenziale].
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin rientrava in aereo dalla sua residenza presidenziale di Soči e passò per la sala arrivi dell'aeroporto "Domodedovo" portando una grande borsa sportiva. Su una delle panchine Vladimir Vladimirovič™ vide una bella ragazza che dormiva avvolta nel proprio cappotto.
- E quella chi è? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al direttore dell'aeroporto che gli trotterellava accanto.
- Una giornalista moldava, - rispose il direttore, - Fa Morar' di cognome. La polizia di frontiera le ha vietato l'ingresso in Russia.
- E perché non la lasciano entrare? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - È così carina…
- Dicono che avr... ebbe scritto delle cose..., - farfugliò il direttore, - Sulla ehm ...ssa nera.
- Su cosa?! - Vladimir Vladimirovič™ si fermò di colpo e impallidì, - Sulla messa? Ancora quella messa?! Nella Cattedrale di Cristo Salvatore?! Il sette di gennaio?!?
- Quale messa? - si stupì il direttore, - Ma, no, non sulla messa! Sulla cassa! Sulla cassa nera del Cremlino!
- Ffffh, accidenti a te, - sospirò sollevato Vladimir Vladimirovič™, - Mi hai messo una paura...
E Vladimir Vladimirovič™ attraversò speditamente la sala arrivi, portando con le presidenziali braccia il borsone sportivo, mentre il direttore dell'aereoporto arrancava alle sue spalle.
- Ma pensa, ha scritto della cassa…, - riuscì a udire il direttore, - Ma certo che abbiamo le casse... una nera, una bianca, ma anche quella azzurra, la rossa... e anche la verde...
Il direttore dell'aeroporto fissò strabiliato Vladimir Vladimirovič™.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
venerdì, dicembre 14, 2007
Un problema di affitti nella città di Mosca
E così Garry Kasparov si è ritirato dalla campagna presidenziale.
Ha detto di essere costretto a rinunciare alla candidatura perché in tutta Mosca nessuno era disposto ad affittargli una sala per ospitare il congresso del suo "gruppo di iniziativa" (costituito da almeno 500 attivisti, come impone la legge russa).
Ma sì, dice, Altra Russia va lì, fa vedere i soldi e prenota. Poi ci telefonano e dicono che per motivi tecnici non si può più fare e si tirano indietro. Insomma, com'è, come non è: la commissione elettorale dev'essere avvisata cinque giorni prima del congresso, la scadenza è il 18 dicembre, l'ultima data utile sarebbe stata ieri.
Niente sala, niente congresso, niente Kasparov. Povero.
Che poi avrebbe dovuto convincere 500 persone a presentarsi e guardate che non è mica facile. Si chiamano dissenzienti, eh.
Dettaglio trascurabile: per candidarsi avrebbe anche dovuto raccogliere due milioni di firme (cioè, nomi, cognomi, indirizzi, e preferibilmente non scritti tutti con la stessa calligrafia).
È chiaramente un complotto, dunque posso andare di visagistica.
-------------
Make up:
Per cominciare con un buon fondotinta coprente, Checkmat compact foundation #2; poi un velo di Powderocracy pressed powder #4 "American Beauty"; sugli occhi, E-dva E-četyre glamorous mascara e Deep Blue eyeliner; per le labbra, lipgloss Very Azeri. Come allover, se volete essere sempre al centro dell'attenzione suggerisco Garry Me Up! body glitter (due uomini su tre saranno giornalisti occidentali e il terzo un OMONista, ma sarete nondimeno l'anima della festa).
Ha detto di essere costretto a rinunciare alla candidatura perché in tutta Mosca nessuno era disposto ad affittargli una sala per ospitare il congresso del suo "gruppo di iniziativa" (costituito da almeno 500 attivisti, come impone la legge russa).
Ma sì, dice, Altra Russia va lì, fa vedere i soldi e prenota. Poi ci telefonano e dicono che per motivi tecnici non si può più fare e si tirano indietro. Insomma, com'è, come non è: la commissione elettorale dev'essere avvisata cinque giorni prima del congresso, la scadenza è il 18 dicembre, l'ultima data utile sarebbe stata ieri.
Niente sala, niente congresso, niente Kasparov. Povero.
Che poi avrebbe dovuto convincere 500 persone a presentarsi e guardate che non è mica facile. Si chiamano dissenzienti, eh.
Dettaglio trascurabile: per candidarsi avrebbe anche dovuto raccogliere due milioni di firme (cioè, nomi, cognomi, indirizzi, e preferibilmente non scritti tutti con la stessa calligrafia).
È chiaramente un complotto, dunque posso andare di visagistica.
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Make up:
Per cominciare con un buon fondotinta coprente, Checkmat compact foundation #2; poi un velo di Powderocracy pressed powder #4 "American Beauty"; sugli occhi, E-dva E-četyre glamorous mascara e Deep Blue eyeliner; per le labbra, lipgloss Very Azeri. Come allover, se volete essere sempre al centro dell'attenzione suggerisco Garry Me Up! body glitter (due uomini su tre saranno giornalisti occidentali e il terzo un OMONista, ma sarete nondimeno l'anima della festa).
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giovedì, dicembre 13, 2007
Trittico sovietico/3
Ed eccoci alla terza parte del nostro trittico, preannunciata da un giovane batterista biondo e dalla scritta REKLAMA - REKLAMA - REKLAMA.
Musica frizzante, sfondo Fanta. Secondo un'abitudine già consolidata con l'Amfiton, entra in campo una giacca chiara animata di vita propria. Si materializza subito dopo un uomo che sembra stupirsi del proprio abbigliamento: pantaloni chiari con la piega, scarpe chiare, camicia bianca, cravatta e giacca grigia. Un'altra giacca, diversa da quella che si è persa nello spazio arancione poco fa.
Finalmente convinto, l'uomo fa una faccia compiaciuta e sorride. Appare la scritta Tkani Kompan'ony, Tessuti Compagnoni.
Nuovo ambiente, costituito da una scala e da uno specchio. Questa volta si materializzano in quattro.
Ecco cosa facevano i ragazzi del KGB per arrotondare lo stipendio e per potersi permettere un Reguljator e un Amfiton! I primi due sono ghebeisti classici, quello con barba e occhiali è il clone sovietico di Nanni Moretti in Bianca. Poi c'è un quarto personaggio, barba e occhiali anche lui: l'intellettuale del gruppo, quello addetto alle liste di epurazione.
Notate le possibilità d'abbinamento: giacca grigia con pantalone più grigio, giacca blu con pantalone più grigio, giacca più grigia con pantalone blu, ce n'è da sbizzarrirsi.
Li ho osservati a lungo, e quando sollevano un risvolto della giacca per esibire la fodera mi stupisco sempre di non vederci una Makarov ma il semplice marchio di fabbrica.
"La silhouette moderna diventa più morbida, più ampia. È nato un nuovo modo di vestire, libero e disinvolto". Osservate la corsa verso il futuro libero e disinvolto, un futuro dove il tessuto non punge, non tira e non stressa.
E poi la mia parte preferita: a due a due si vengono incontro, si soppesano, si apprezzano, si accarezzano il risvolto, si incrociano, si superano e infine guardano in camera con evidente soddisfazione. I due uomini dei servizi sono un po' rigidi, come due che non abbiano mai fatto la sauna insieme, mentre Nanni e l'intellettuale se la giocano da professionisti e assumono un'aria complice e divertita. L'intellettuale porta, naturalmente, il calzino bianco.
Fermo immagine sui due barbuti, con marchio della manifattura Bol'ševička.
Ma allora, se già negli anni Ottanta esistevano i formidabili Tessuti Kompan'ony - e oh, quel giubbotto di finta pelle marrone - cosa ci faceva Vova nel 1996 con il doppiopetto amaranto e i pantaloni della tuta?
No, non ditemelo: anni Novanta, li odio, li.
Musica frizzante, sfondo Fanta. Secondo un'abitudine già consolidata con l'Amfiton, entra in campo una giacca chiara animata di vita propria. Si materializza subito dopo un uomo che sembra stupirsi del proprio abbigliamento: pantaloni chiari con la piega, scarpe chiare, camicia bianca, cravatta e giacca grigia. Un'altra giacca, diversa da quella che si è persa nello spazio arancione poco fa.
Finalmente convinto, l'uomo fa una faccia compiaciuta e sorride. Appare la scritta Tkani Kompan'ony, Tessuti Compagnoni.
Nuovo ambiente, costituito da una scala e da uno specchio. Questa volta si materializzano in quattro.
Ecco cosa facevano i ragazzi del KGB per arrotondare lo stipendio e per potersi permettere un Reguljator e un Amfiton! I primi due sono ghebeisti classici, quello con barba e occhiali è il clone sovietico di Nanni Moretti in Bianca. Poi c'è un quarto personaggio, barba e occhiali anche lui: l'intellettuale del gruppo, quello addetto alle liste di epurazione.
Notate le possibilità d'abbinamento: giacca grigia con pantalone più grigio, giacca blu con pantalone più grigio, giacca più grigia con pantalone blu, ce n'è da sbizzarrirsi.
Li ho osservati a lungo, e quando sollevano un risvolto della giacca per esibire la fodera mi stupisco sempre di non vederci una Makarov ma il semplice marchio di fabbrica.
"La silhouette moderna diventa più morbida, più ampia. È nato un nuovo modo di vestire, libero e disinvolto". Osservate la corsa verso il futuro libero e disinvolto, un futuro dove il tessuto non punge, non tira e non stressa.
E poi la mia parte preferita: a due a due si vengono incontro, si soppesano, si apprezzano, si accarezzano il risvolto, si incrociano, si superano e infine guardano in camera con evidente soddisfazione. I due uomini dei servizi sono un po' rigidi, come due che non abbiano mai fatto la sauna insieme, mentre Nanni e l'intellettuale se la giocano da professionisti e assumono un'aria complice e divertita. L'intellettuale porta, naturalmente, il calzino bianco.
Fermo immagine sui due barbuti, con marchio della manifattura Bol'ševička.
Ma allora, se già negli anni Ottanta esistevano i formidabili Tessuti Kompan'ony - e oh, quel giubbotto di finta pelle marrone - cosa ci faceva Vova nel 1996 con il doppiopetto amaranto e i pantaloni della tuta?
No, non ditemelo: anni Novanta, li odio, li.
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martedì, dicembre 11, 2007
Trittico sovietico/2
Già dallo sfondo stellato e dalla presenza di tre (3) falci di luna si capisce che ci verrà proposto un oggetto prodigioso ed estremamente desiderabile.
Un'audiocassetta? Un'audiocassetta che non sta mai ferma? Un'audiocassetta che non sta mai ferma dentro uno strano contenitore di plastica imitazione legno?
No!
Un Minjatjurnyj Kassetnyj Magnitofon "Amfiton-MC" STEREO (la voce narrante però dice mini-stereo, tanto per enfatizzare il piglio nanotech)! Magnetofono a cassette in miniatura, e mi permetteo di sottolineare miniatura.
Vediamolo in azione. Però vi avverto: l'Amfiton-MC (ah, il solito talento per il branding!) è davvero minuscolo e potrebbe sfuggire all'attenzione di un pubblico non smaliziato.
Eccola, compagni, la risposta sovietica al walkman. Per ascoltare la musica da soli e anche in coppia. La coppia a un certo punto è costretta ad appenderlo, l'Amfiton-MC: mentre la signorina sfoggia un buonumore molto professionale, lo sguardo del franzuto giovanotto è già un po' provato o forse imbarazzato, come se i due ascoltassero due robe completamente diverse (lei i Kino, lui Rimskij-Korsakov).
L'Amfiton intanto, provvisto di sostanziosa vita propria e forse di un'anima (lo spazio ci sarebbe), oscilla felice.
Un'audiocassetta? Un'audiocassetta che non sta mai ferma? Un'audiocassetta che non sta mai ferma dentro uno strano contenitore di plastica imitazione legno?
No!
Un Minjatjurnyj Kassetnyj Magnitofon "Amfiton-MC" STEREO (la voce narrante però dice mini-stereo, tanto per enfatizzare il piglio nanotech)! Magnetofono a cassette in miniatura, e mi permetteo di sottolineare miniatura.
Vediamolo in azione. Però vi avverto: l'Amfiton-MC (ah, il solito talento per il branding!) è davvero minuscolo e potrebbe sfuggire all'attenzione di un pubblico non smaliziato.
Eccola, compagni, la risposta sovietica al walkman. Per ascoltare la musica da soli e anche in coppia. La coppia a un certo punto è costretta ad appenderlo, l'Amfiton-MC: mentre la signorina sfoggia un buonumore molto professionale, lo sguardo del franzuto giovanotto è già un po' provato o forse imbarazzato, come se i due ascoltassero due robe completamente diverse (lei i Kino, lui Rimskij-Korsakov).
L'Amfiton intanto, provvisto di sostanziosa vita propria e forse di un'anima (lo spazio ci sarebbe), oscilla felice.
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lunedì, dicembre 10, 2007
Basta chiedere
"Sì, te lo racconto come quella volta con la trama di Miami Vice. 42, San Pietroburgo, laurea e dottorato in giurisprudenza, Università di Stato di Leningrado, una moglie e un figlio, presidenza Gazprom, cresciuto sotto l'ala di Putin, fedele all'uomo e non al sistema, il cognome deriva da orso, forse non ti ho mai raccontato di Preved Medved, ah te l'ho raccontato ma ti sei dimenticato, gli piacciono i Deep Purple e i Black Sabbath, apprezza l'Olbenian, no questo non te l'ho raccontato ma tanto ti dimentichi, l'Occidente lo considera un liberale, nome in codice nella corsa presidenziale 'Venere' mentre Ivanov era 'Marte', non piace ai siloviki, piace alla Vale, secondo Deljagin i lobbysti se lo mangiano il secondo giorno di presidenza, anche se non ha usato proprio quel verbo lì e ha aggiunto 'sulla scrivania', e comunque è un buon manager e piace tanto agli investitori stranieri, probabilmente non si farà fotografare a petto nudo e non bacerà i bambini sul pancino ma ce ne faremo una ragione.
Basta chiedere. Il nuovo presidente in trentotto secondi netti, non male.
Ah, no, azz scusa come non detto: prima le elezioni, a marzo".
Basta chiedere. Il nuovo presidente in trentotto secondi netti, non male.
Ah, no, azz scusa come non detto: prima le elezioni, a marzo".
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Trittico sovietico/1
Attenzione, che questa è roba pesante ma vi darà la forza per affrontare il lunedì. Nei panni di Agente Betulla ho trovato tre irresistibili pubblicità televisive sovietiche degli anni Ottanta. Ecco la prima (come dice un mio amico "questo non è cazzeggio, è analisi dei contenuti").
Interno: tinello benestante in armonia con l'ideale gorbačëviano. Lampadario acceso modello ziggurat ruota in primo piano, poi si allontana. Giovane sorridente signora bionda ripone la rivista e con un gesto suggestivo fa risalire la ziggurat verso il soffitto (senza toccarla). Cosa sarà, la pubblicità di un nuovo utilissimo lampadario incapace di star fermo, avanti e indrè e su e giù tutta la sera? No: del Poluprovodnikovyj Reguljator Toka s Sensornym Upravleniem (Semiconduttore Regolatore di Corrente con Comando a Sensore)! Novoe izdelie! Nuovo articolo! Più luce, meno luce nel vostro appartamento. Novoe, non so se l'ho ribadito. Vi prego di notare la discreta eleganza del pannello, la scelta spericolata di colori (e le dimensioni, saranno 5 centimetri di diametro) dei pulsanti, l'epilettica successione con cui vengono mostrati al voglioso spettatore, la musica. A un certo punto viene inquadrato un televisore acceso. Sullo schermo naturalmente lampeggia suadente la pubblicità del Reguljator Toka. La signora, che di illuminazione se ne intende, annuisce felice come a dire "ècolo lì che 'l xe" e ci fa l'occhiolino.
Sublime. Trovare un nome commerciale per Semiconduttore Regolatore di Corrente con Comando a Sensore, semplicemente, non era nelle loro corde. In ambiente elettricistico lo chiamavano Poluregtoksup, ci scommetto.
Interno: tinello benestante in armonia con l'ideale gorbačëviano. Lampadario acceso modello ziggurat ruota in primo piano, poi si allontana. Giovane sorridente signora bionda ripone la rivista e con un gesto suggestivo fa risalire la ziggurat verso il soffitto (senza toccarla). Cosa sarà, la pubblicità di un nuovo utilissimo lampadario incapace di star fermo, avanti e indrè e su e giù tutta la sera? No: del Poluprovodnikovyj Reguljator Toka s Sensornym Upravleniem (Semiconduttore Regolatore di Corrente con Comando a Sensore)! Novoe izdelie! Nuovo articolo! Più luce, meno luce nel vostro appartamento. Novoe, non so se l'ho ribadito. Vi prego di notare la discreta eleganza del pannello, la scelta spericolata di colori (e le dimensioni, saranno 5 centimetri di diametro) dei pulsanti, l'epilettica successione con cui vengono mostrati al voglioso spettatore, la musica. A un certo punto viene inquadrato un televisore acceso. Sullo schermo naturalmente lampeggia suadente la pubblicità del Reguljator Toka. La signora, che di illuminazione se ne intende, annuisce felice come a dire "ècolo lì che 'l xe" e ci fa l'occhiolino.
Sublime. Trovare un nome commerciale per Semiconduttore Regolatore di Corrente con Comando a Sensore, semplicemente, non era nelle loro corde. In ambiente elettricistico lo chiamavano Poluregtoksup, ci scommetto.
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giovedì, dicembre 06, 2007
Piccolo grande motore
– Elio, ma dobbiamo tenerlo proprio in camera?
– Solo per un paio di giorni.
– Per rimirarcelo?
– Ma anche per farmi venire delle idee.
– Tipo?
– Tipo un qualche rivestimento di protezione contro le intemperie.
– Ma è un motore per barca.
– Un motore piccolo, Lina. Di emergenza. Se il motore grande smette di funzionare, c'è lui.
– Al primo posto nei tuoi affetti non ci sono più io, ma il motore piccolo.
– Ma no amore, come puoi pensare e dire una cosa del genere.
– ...
– Al primo posto c'è il motore grande.
– Solo per un paio di giorni.
– Per rimirarcelo?
– Ma anche per farmi venire delle idee.
– Tipo?
– Tipo un qualche rivestimento di protezione contro le intemperie.
– Ma è un motore per barca.
– Un motore piccolo, Lina. Di emergenza. Se il motore grande smette di funzionare, c'è lui.
– Al primo posto nei tuoi affetti non ci sono più io, ma il motore piccolo.
– Ma no amore, come puoi pensare e dire una cosa del genere.
– ...
– Al primo posto c'è il motore grande.
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The Real Thing
mercoledì, dicembre 05, 2007
Cinque
Reality continues to ruin my life.
Calvin and Hobbes
Calvin and Hobbes
Cinque anni di blog.
"Požar idët po planu", l'incendio procede secondo i piani.
Giro di vodka.
Update:
Regalo di Gio: grazie!
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Lo Scacchista, il Rocchettaro, Miša Duepercento e Altri Liberali
Fingete per un momento di essere russi (se siete russi, invece, state fermi così). Usciti dal passato sovietico, dal bardak della perestrojka, dai criminali anni Novanta di El'cin e delle privatizzazioni folli. Prima cosa, tutto il mio rispetto. E poi:
"Cosa fareste se vi mettessero di fronte a questa scelta:
Uno, un movimento politico che mette insieme un ex campione di scacchi la cui famiglia risiede oltreoceano, un ex primo ministro noto con il soprannome di 'Miša 2%' per le bustarelle che avrebbe preso per autorizzare finanziamenti governativi a società private, e un ex rocchettaro punk uscito di prigione qualche anno fa che ha giurato di restaurare a tutti i costi l'impero russo.
Due, il partito di Vladimir Putin, che ha promesso una continuità delle politiche che hanno fatto crescere i salari medi da 81 dollari a 550 dollari al mese, che ha sensibilmente aumentato la spesa sociale e ridotto il livello di povertà dal 27% al 15%".
La domanda non è mia, ma del professor Nicolai N. Petro in questo articolo che analizza le ragioni della sconfitta dei liberali russi.
"Cosa fareste se vi mettessero di fronte a questa scelta:
Uno, un movimento politico che mette insieme un ex campione di scacchi la cui famiglia risiede oltreoceano, un ex primo ministro noto con il soprannome di 'Miša 2%' per le bustarelle che avrebbe preso per autorizzare finanziamenti governativi a società private, e un ex rocchettaro punk uscito di prigione qualche anno fa che ha giurato di restaurare a tutti i costi l'impero russo.
Due, il partito di Vladimir Putin, che ha promesso una continuità delle politiche che hanno fatto crescere i salari medi da 81 dollari a 550 dollari al mese, che ha sensibilmente aumentato la spesa sociale e ridotto il livello di povertà dal 27% al 15%".
La domanda non è mia, ma del professor Nicolai N. Petro in questo articolo che analizza le ragioni della sconfitta dei liberali russi.
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