domenica, novembre 26, 2006

Vendita isotopi km 5

Cercate una fonte di radiazioni pulita, accurata, certificata? Ci sarebbe la United Nuclear, "specializzata in piccoli ordini", che garantisce isotopi freschi appena usciti dal reattore nucleare. Il Polonio-210 ("attualmente l'unico emettitore alfa acquistabile anche senza licenza"), viene 69 dollari. Poi c'è il cofanetto "alfa-beta-gamma/beta" con Polonio-210, Stronzio-90 e Cobalto-60, a 175 dollari.
Va detto che non è prevista la spedizione internazionale, per gli isotopi radioattivi, quindi se avevate in mente qualcosa per Natale dovete ripiegare sui soliti regali.
Come dice mia suocera, che gran cosa l'internètte.

via mr.parker (in russo)

VVP e il polonio

"Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e rileggeva la lettera scritta dal colonnello Aleksandr Litvinenko prima di morire.
Il telefono che si trovava sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič si mise a squillare. Vladimir Vladimirovič™ sollevò subito la cornetta.
- Ascolta, fratello*, - nel ricevitore risuonò la voce del direttore del Servizio di Sicurezza Federale Nikolaj Platonovič Patrušev. - Io non li capisco mica, questi inglesi.
- In che senso? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Mah, si sono messi a dire che abbiamo avvelenato quel Litvinenko, - spiegò Nikolaj Platonovič. - Ma se fossimo stati noi lo avremmo sicuramente ucciso con il rutenio!
- Con cosa?! - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Con il rutenio, - ripeté Nikolaj Platonovič. - Che è stato chiamato così in onore della Russia. Ma se il tizio è stato avvelenato con il polonio... beh, cercate in Polonia, no?
Vladimir Vladimirovič™ allontanò la cornetta dal presidenziale orecchio e la fissò stupito".

*nell'originale russo брателло, bratello, termine slang equivalente all'inglese bro. Liberamente, si potrebbe tradurre "cumpa'".

Dal blog Vladimir Vladimirovič™.

sabato, novembre 25, 2006

Brazil, reloaded

"Quando eravamo negli Stati Uniti abbiamo pensato di far causa a Bush e alla sua cricca per aver cercato di fare un remake di Brazil. Che poi faceva anche meno ridere".
Terry Gilliam, ieri sera, a Trieste.

venerdì, novembre 24, 2006

Falso Allarme per Allah Allah

Avevano un atteggiamento sospetto? Si sono messi a confabulare in una lingua sconosciuta? Hanno detto "bomba" a voce alta? Olezzavano di agenti chimici? Nascondevano nelle tasche coltellini svizzeri? Si sono presentati al controllo di sicurezza con bottiglie d'acqua da un litro e mezzo? No.
Ma erano in sei, andavano da Minneapolis a Phoenix.
Sei imam, vestiti da imam.
Prima del volo hanno pregato, dicendo "Allah, Allah" (ma pensa) e a bordo dell'aereo hanno chiesto delle prolunghe per le cinture di sicurezza per i loro corpaccioni. "Anche se non sembravano sovrappeso", ha commentato un astuto assistente di volo. Probabilmente sospettava che fossero imbottiti di esplosivi gonfiabili.
Fatto sta che li hanno fatti scendere e hanno rimborsato loro le tariffe dei biglietti.
La US Airlines non li voleva più, così sono tornati a Phoenix con la Northwest.
Oggi il New York Times pubblica il bigliettino che un passeggero delatore ha consegnato al personale dell'aereo: "6 arabi sospetti a bordo, a qualche posto di distanza l'uno dall'altro. Prima del volo tutti insieme si sono messi a dire 'Allah... Allah...' e a inveire contro il coinvolgimento degli Stati Uniti con Saddam. Uno nella fila accanto all'uscita anteriore, un altro in prima fila prima classe, un altro in 8D, un altro in 22D, due in 25 EF".
Colpiti e affondati, pare.
Fonte: New York Times
Dling dlong! Questo falso allarme ci è stato offerto da: Sgrignapola.

Colonna sonora: "I'm Afraid of Americans", David Bowie, Earthling.
Ho letto da qualche parte che il titolo provvisorio di questa canzone era "Dummy".

giovedì, novembre 23, 2006

VVP e il tallio

"Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin si svegliò nella sua residenza fuori città di Novo Ogarevo. Vladimir Vladimirovič™ scostò la coperta di ermellino con le aquile bicipiti dorate ricamate sugli angoli, posò a terra i presidenziali piedi e li infilò in soffici pantofole con le punte all'insù. Le pantofole gli erano state donate dal generale Šamanov - erano state cucite con la pelle di un comandante, un arabo di nome Abu o Ali, Vladimir Vladimirovič™ non ricordava esattamente. Su una pantofola era impresso in caratteri arabi "Allah Akbar", sull'altra "DMB-86" in caratteri cirillici. Vladimir Vladimirovič™ si alzò, indossò la vestaglia di ermellino con lo stemma russo ricamato, fece un paio di bruschi movimenti con le braccia e si diresse verso il bagno presidenziale per radersi.
Lì Vladimir Vladimirovič™ accese la luce e si guardò allo specchio.
- Sto invecchiando, - borbottò Vladimir Vladimirovič™ esaminando attentamente il riflesso della propria presidenziale persona, - Non mi resta molto tempo da vivere, come uomo...
Vladimir Vladimirovič™ si toccò una guancia con un dito. Poi passò una mano sulla presidenziale testa. Guardò il palmo. E sbiancò.
- No... - sussurrò, guardando con orrore il palmo della presidenziale mano.
Vladimir Vladimirovič™ uscì di corsa dal bagno e si precipitò in sala da pranzo. La consorte di Vladimir Vladimirovič™ stava servendo della zuppa.
- Ljudmila! - strillò Vladimir Vladimirovič™, correndo dalla moglie. - Guarda!
Vladimir Vladimirovič™ le mise sotto il naso il palmo presidenziale.
- Cosa? - la moglie di Vladimir Vladimirovič™ guardava la mano amata e non capiva.
- Un capello! Lo vedi? Un capello! - e Vladimir Vladimirovič™ le indicò un capello color castano chiaro. Mi è caduto un capello!
- Beh, e allora? - la consorte di Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire. - Io ti amerò anche senza capelli.
- Ma non capisci! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - La caduta di capelli è uno dei sintomi dell'avvelenamento da tallio!
- Cosa? - disse sorpresa la moglie di Vladimir Vladimirovič™.
- Tallio! - esclamò dolorosamente Vladimir Vladimirovič™. - Sono arrivati fino a me! Sono spacciato!
- Voloden'ka, - disse con voce tranquillizzante la sposa di Vladimir Vladimirovič™, - La vuoi, un po' di zuppa?
- Vladimir Vladimirovič™ fissò sua moglie con terrore.
La moglie di Vladimir Vladimirovič™ sorrise".

Dal blog Vladimir Vladimirovič™, di Mr.Parker. (Questi raccontini seriali - con il loro Putin caricaturale, gogoliano, paranoico, aquile dorate ricamate ovunque e una consorte tollerante e sorniona - sono diventati per me una forma di dipendenza medio-grave, pazientate).

mercoledì, novembre 22, 2006

Dalla Russia con il Tallio - Seconda parte

PersonaggiAnnotiamoci questi tre:
Aleksandr Litvinenko, l'ex dei servizi avvelenato a Londra.
Boris Berezovskij, oligarca fuggito a Londra, dove ha cambiato il proprio nome in Platon Elenin (Platon come Platone ma anche come il protagonista di un film sulla sua vita, e Elenin dal nome della moglie); la procura generale russa lo accusa di crimini fiscali e di corruzione e ne ha chiesto l'estradizione, finora rifiutata dalle autorità britanniche. I russi lo considerano un vero e proprio gangster, l'oligarca più corrotto che ci sia, parzialmente responsabile del collasso economico del paese. Su di lui Paul Klebnikov, giornalista dell'edizione russa di Forbes Magazine, aveva scritto un libro, Godfather of the Kremlin (Il Padrino del Cremlino), pubblicato nel 2002, in cui lo descriveva come un boss mafioso abituato a commissionare l'omicidio dei propri rivali. Klebnikov, si ricorderà, è stato ucciso nel 2004.
Aleksandr Gol'dfarb, amico di Litvinenko (lo aiutò a fuggire a Londra sei anni fa), dirige il Fondo per le Libertà Civili di Berezovskij, del quale è considerato il braccio destro. In questi giorni è la voce dal capezzale di Litvinenko.

L'onesto cekista
Due giorni fa ho trovato un articolo molto interessante di Sergej Sokolov, pubblicato sul blog di solomin. Lo riassumo e ne cito degli estratti.
"Chi ha avvelenato Aleksandr Litvinenko? Anzi, a chi ha fatto comodo avvelenare l'ex-colonnello dei servizi o almeno diffondere informazioni su questro strano episodio?
Innanzitutto è interessante osservare che queste notizie un po' 'urlate' sono state diffuse soprattutto da mass media russi che è difficile sospettare di antipatie nei confronti dell'oligarca fuggiasco Boris Berezovskij.
Secondo quanto ha dichiarato Aleksandr Gol'dfarb il 15 novembre 2006, i poveri dottori inglesi si dibattevano negli stessi dubbi che avevano tormentato i medici di Jušenko all'epoca del suo avvelenamento. Si chiedevano disperati se si trattasse dell'effetto di forti radiazioni oppure di un avvelenamento da metalli pesanti o ancora di una reazione allergica. Nei servizi diffusi dai mass media russi il 17 novembre i dottori hanno poi dichiarato che Litvinenko era stato avvelenato con il tallio.
Strano che Gol'dfarb in quel momento non abbia tirato fuori il tentato avvelenamento di Boris Berezovskij da parte degli agenti dei servizi russi nella primavera del 2003 a Londra.
Inoltre va notato che nella logica dei giornalisti russi che seguono il caso Litvinenko c'è un'evidente assurdità.
I media mostrano Litvinenko come un eroico e impavido uomo dei servizi che negli anni Novanta sarebbe riuscito a sventare un attentato contro Berezovskij preparato (orribile a pensarsi) proprio nel ventre della Lubjanka. E chi se non Litvinenko avrebbe sventato un attentato alla vita di Putin, che avrebbe dovuto avvenire durante un viaggio in una nazione europea e che sarebbe stato preparato ancora una volta dei servizi?
E sempre questo generoso cekista al soldo di un oligarca avrebbe regolarmente smascherato i presunti crimini dei servizi federali compiuti sul territorio russo o all'estero per togliere di mezzo gli oppositori del regime di Putin".

La penna avvelenata, ve la ricordate?
"Ma Gol'dfarb e i media democratici per qualche motivo hanno tralasciato di nominare un crimine eclatante dei servizi segreti russi, e cioè il presunto tentativo di uccidere Berezovksij con una penna avvelenata mentre si trovava all'interno del tribunale di Londra nel 2003. Fu proprio quel presunto tentato omicidio a influenzare la decisione delle autorità inglesi di rifiutare l'estradizione dell'oligarca". [se ne parla in questo articolo]
E qua abbiamo un piccolo colpo di scena: testimone e organizzatore di quell'inganno fu proprio Aleksandr Litvinenko.
Sokolov fa notare una cosa importante: la notizia del presunto avvelenamento di Berezovskij nel tribunale di Londra era apparsa prima sul Sunday Times e solo dopo era stata ripresa dai media russi. L'autore del pezzo era un certo David Leppard [il pezzo è qui].
Nell'ottobre del 2003 sul Sunday Times apparve un articolo dello stesso giornalista su un presunto attentato contro Putin sventato da Berezovskij. Autore dell'articolo, sempre David Leppard. La fonte: una dichiarazione di Aleksandr Litvinenko [eccolo]
Invece nel reale caso di avvelenamento di Litvinenko è accaduto l'esatto contrario. A partire dall'11 novembre la notizia è stata diffusa dai media russi, soprattutto l'Eco di Mosca. La storia è apparsa sul Sunday Times il 19 novembre, ma senza riferimenti alle fonti russe. L'autore dell'articolo è ancora lo stesso giornalista. Poi la BBC, a partire dall'una del mattino, ha dedicato moltissimo spazio alla vicenda con collegamenti diretti da Scotland Yard, facendola apparire come una notizia importantissima. A commentare e a diffondere la notizia è ancora Aleksandr Gol'dfarb, come ai tempi del presunto avvelenamento di Berezovskij e del presunto attentato contro Putin.
(Ve l'avevo detto di segnarvi quei tre personaggi, gira e rigira sembra un romanzo di Agatha Christie)

Di questo invece non si parla
Nei giorni passati è stata data notizia (non in Italia, mi sembra) di un memorandum di intesa tra le autorità russe e quelle britanniche per permettere finalmente l'estradizione di persone sospettate di reati finanziari e fuggite a Londra. È la prima volta che le due parti pongono le basi per una collaborazione.
Le autorità russe sono decise a ottenere l'estradizione di persone accusate di gravi crimini fiscali e di riciclaggio di denaro attraverso compagnie offshore: in cima alla lista ci sono Berezovskij e Ahmed Zakajev, (ex ministro ceceno del governo di Aslan Maškadov), entrambi a Londra. Ci sono poi 16 uomini d'affari, per lo più ex dirigenti della Yukos.
La notizia è qui.
E veniamo ai legami
L'omicidio di Anna Politkovskaja il 7 ottobre scorso appare legato agli accadimenti che circondano la figura di Litvinenko e che forse non a caso si sono svolti alla vigilia della visita del vice procuratore generale russo in Inghilterra.
Continua Sokolov:
"Gli uomini di Berezovskij si erano stranamente affrettati a reagire alle parole di Vladimir Putin. Com'è noto, il presidente russo poco dopo la morte della giornalista aveva dichiarato: 'Possediamo delle informazioni affidabili riguardo al fatto che molte persone che si sottraggono alla giustizia russa hanno da molto tempo maturato la decisione di sacrificare qualcuno per creare un'ondata di sentimento antirusso nel mondo'.
Il presidente Putin non nominò Berezovskij, ma i suoi mercenari intesero queste parole come una chiamata all'azione. Come dice il proverbio, chi si scusa si accusa.
Chi può diventare la prossima vittima in questa strana catena di persone sempre in un modo o nell'altro legate a Berezovskij nel periodo della sua permanenza a Londra? Com'è noto, sono già morti tragicamente Vladimir Golovlev, Sergej Yušenkov, Jurij Ščekočichin e ora la nota giornalista Anna Politkovskaja. Tutti costoro, come pure Litvinenko, avevano rapporti con l'oligarca e fino a un certo punto gli erano serviti vivi.
[...]
Se la procura generale russa continuerà sulla strada della pista straniera per l'omicidio Politkovskaja si imbatterà di certo in questioni legate alla concessione dell'asilo politico a Berezovskij, a Iulij Dubov, ad Ahmed Zachaev, ad Aleksandr Temerko, a Natal'ja Černyševaja e a Dimitrij Maruev.
È difficile, in questo caso, che gli inquirenti possano ignorare che alla vigilia dell'omicidio della Politkovskaja su un giornale americano in lingua russa era stata impedita la pubblicazione di un articolo sensazionalistico di Petr Ivanov sull'omicidio di Paul Klebnikov e l'affare Yukos.
Gli investigatori dispongono di informazioni affidabili e della possibilità di interrogare testimoni negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Russia per dimostrare che la mancata pubblicazione dell'articolo che avrebbe smascherato i dirigenti della Yukos e lo stesso oligarca è direttamente collegata a Berezovskij.
Dunque le polizie degli Stati Uniti, del Regno Unito e della Federazione Russa potrebbero essere in grado di acquisire e confrontare i fatti relativi agli omicidi di Klebnikov e della Politkovskaja e all'avvelenamento di Litvinenko.
Ma allora chi ha avvelenato Litvinenko?
Scrive Sokolov: "Se la catena di tragici eventi collegati al nome di Berezovskij non si interromperà, la procura generale russa avrà le basi per indagare sui diversi casi criminali all'interno di uno schema unitario, che conduce a un unico personaggio noto".

A questo punto
Considerando il memorandum di intesa, che è il primo tentativo riuscito di cooperazione tra Russia e Gran Bretagna, pare perfino sensata la dichiarazione fatta oggi da Sergej Ivanov, portavoce dei Servizi russi: "Litvinenko non è quel genere di persona per la quale valga la pena di oscurare delle relazioni bilaterali".
Oggi Aleksandr Gol'dfarb ha rilasciato (sempre in qualità di "amico" della vittima) l'ennesimo comunicato: non ne abbiamo le prove dirette, ma Litvinenko è stato avvelenato da agenti russi per conto del regime, dice.
Tanto per non farci mancare nulla, secondo Lenta.ru (che a sua volta si rifà a fonti britanniche) Litvinenko quel giorno fatale si era incontrato anche con l'ex guardia del corpo di Berezovskij, Andrej Lugovoj. All'incontro era presente anche un uomo di nome Vladimir, che Litvinenko non conosceva (fonte Daily Telegraph). Secondo Oleg Gordievskij, famoso ex ufficiale del KBG (e agente doppio) fuggito nel Regno Unito nel 1985, Litvinenko aveva preso un tè in un hotel londinese con un uomo vicino a Berezovskij.
Sempre in giro, queste ex-spie, insensibili al detto "An Englishman's home is his castle" (ancora meglio se provvisto di ponte levatoio).

Ancora tutti convinti che in Russia e in Europa, come sostiene buona parte della nostra stampa e di quella inglese, si aggirino feroci agenti del sanguinario Putin armati di veleno a lenta azione? E che l'avvelenamento di Litvinenko non faccia parte di un quadro più complesso di manovre dirette a screditare il presidente russo (per quanto brutto, antipatico e cattivo egli sia)?
Sui blog russi, intanto, si scommette sul prossimo esule che si soffocherà con una salsiccia, ma loro sono fatti così.

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martedì, novembre 21, 2006

Dalla Russia con il Tallio - Prima parte

Ma ci sembra possibile?Ma ci sembra possibile che io possa tacere a proposito di una storia pittoresca come quella dell'ex colonnello dei servizi russi avvelenato a Londra? Tenete conto che questo post è stato scritto ventiquattr'ore fa, e per tutto questo tempo io mi sono chiesta se fosse tecnicamente possibile stare zitta. Risposta: no. Di conseguenza, a causa delle ventiquattr'ore cautelative, alcune notizie potrebbero essere leggermente datate. Per esempio, sono apparse delle foto, l'italiano ha parlato, la vittima continua a peggiorare e ci si chiede se oltre al tallio potesse esserci qualcos'altro.
Comunque per ora baderò a ricostruire la storia dalla sua nascita mediatica.

Rewind
Riassumendo, ecco la notizia così come è stata data sui quotidiani italiani (che si rifanno per lo più a fonti inglesi, con semplificazioni, aggiunte e piccoli deragliamenti): Aleksandr Litvinenko, 43 anni, ex colonnello dell'FSB, lotta tra la vita e la morte in un ospedale di Londra. L'ex colonnello si è sentito male un paio d'ore dopo aver pranzato con Mario Scaramella, un "contatto" italiano, in un ristorante giapponese nella zona di Piccadilly. L'italiano gli avrebbe consegnato un documento di quattro pagine (un'e-mail, pare) che conteneva una lista di nomi, tra cui alcuni funzionari dell'FSB, che sarebbero coinvolti nell'omicidio di Anna Politkovskaja. Qualche ora dopo l'incontro Livtinenko ha cominciato ad accusare i primi malori. Tre giorni dopo, il ricovero al Barnet Hospital e, poi, al London's University College Hospital. Una serie di esami tossicologici ha indicato all'origine dell'avvelenamento il tallio.

Il bandito

Boris Berezovskij, l'oligarca che ora risiede a Londra dopo essere fuggito dalla Russia, ha commentato, riferendosi a Putin: "È difficile credere che un leader del G8 che si atteggia a democratico possa ordinare qualcosa di simile. Ma la gente deve capire che è un bandito".
Dunque, siamo al solito Putin che fa ammazzare la gente in giro, e al solito Berezovskij che lo accusa. Un Berezovskij che però è sempre stranamente legato alle presunte vittime del feroce presidente.
Comunque, quel che conta è che sulla stampa italiana la notizia può essere così sintetizzata: "Avvelenato l'ex 007 che indagava sull'assassino della Politkovskaja. Si è sentito male dopo una cena con un contatto italiano".
Del contatto italiano, Mario Scaramella, ci viene raccontato che è un un "accademico dell'università di Napoli e consulente della commissione Mitrokhin istituita dal Parlamento italiano per indagare sulle attività del Kgb in Italia durante la Guerra Fredda".
Bene.
Questo articolo di Repubblica è rappresentativo di quanto ho riassunto finora.

Gli inglesi e i russi
A questo punto ho controllato i giornali inglesi: hanno cominciato a diffondere la notizia dell'avvelenamento il 19 novembre, e da allora le hanno dato molto rilievo (la stessa cosa ha fatto la BBC, con collegamenti da Scotland Yard). I media russi avevano dato la notizia qualche giorno prima. Se c'è una costante in questo tipo di vicende è che alcuni mezzi di informazione russi sembrano seguirle molto più di altri. In questo caso, l'avvelenamento di Litvinenko viene seguito soprattutto dalla stazione radiofonica Echo Moskvy, l'Eco di Mosca, di proprietà della Gazprom. L'emittente viene considerata da alcuni il mezzo di informazione più indipendente e libero che ci sia in Russia, da altri invece è vista con grande sospetto (qui devo essere sintetica, ma tendo a concordare con i sospettosi; fornisco esempi a richiesta).

Disclaimer Politkovskaja
Piccola premessa necessaria: penso che Anna Politkovskaja fosse una brava giornalista, una persona onesta, e che avesse materialmente aiutato moltissime persone. D'altra parte, come ho fatto spesso notare nei commenti, la valutazione del suo lavoro in Russia non è unanimamente né completamente positiva: pesa indubbiamente la sua associazione almeno iniziale con Berezovskij, considerato a ragione un vero e proprio gangster, ricercato dalla giustizia russa. Quindi i detrattori ci sono, e sono anche molti. Non mancano le sfumature, ovviamente: c'è chi ancora oggi la considera "un nemico" ma anche chi - pur non avendo alcuna simpatia per lei - è disposto a riconoscere che dopo essersi occupata di affari interni si era dedicata con passione a salvare molte vittime della guerra cecena, denunciando le torture e le violazioni dei diritti umani.
La premessa è necessaria perché capiterà che il nome di Anna Politkovskaja appaia negli estratti che citerò, e a volte in termini critici che non mi trovano d'accordo. Però serve a capire il contesto, e il contesto è complesso.
Serve anche a far capire una cosa che sta diventando sempre più chiara: la sua morte è oggetto di una strumentalizzazione. Forse il caso Litvinenko aiuta a comprendere in che senso.

Il tallio!
E ora prima di tutto un sensato post che ho trovato ieri nella comunità livejournal dedicata alla politica russa:
"Di certo non sono stati i servizi segreti ad avvelenare Litvinenko. Nessun serio servizio segreto toglierebbe di mezzo un traditore utilizzando sali di tallio, o diossina o quasiasi veleno a lenta azione la cui presenza possa essere facilmente determinata. Esistono dei veleni che agiscono in fretta, disintegrando velocemente l'organismo. Sarebbe anche logico usare un tipo di veleno che possa far pensare a un avvelenamento naturale: per esempio il ferro carbonile provoca sintomi simili a quelli dell'intossicazione da ossido di carbonio (è così che è stato ucciso Zurab Žvanija quando è diventato scomodo per Saakašvili e i suoi). Ma non il tallio. Sarebbe stupido come usare l'arsenico.
Inoltre, secondo la poco chiara versione dei 'liberali' [qui si riferisce al partito Russia Liberale, che ha come presidente proprio l'oligarca Berezovskij], Litvinenko sarebbe stato avvelenato per fermare le sue indagini sull'assassinio di Anna Politkovskaja. Notevole. Bisogna pensare però che a Mosca Litvinenko aveva una vasta e potente rete spionistica. Anna Politkovskaja non destava certo le mie simpatie, ma lei aveva davvero aiutato delle persone che soffrivano. E non mi piacciono neanche la guerra cecena e le sue conseguenze. Non bisogna essere dei geni per indovinare chi avrebbe fatto uccidere la Politkovskaja secondo l'indagine indipendente di Litvinenko. Di certo gli stessi responsabili dell'ondata di attentati del 1999 sempre secondo la tesi di Litvinenko: i servizi segreti, l'FSB.
E a proposito, per quanto riguarda il fallito attentato di Rjazan' (anch'esso organizzato dai servizi, secondo la versione fornita da Litvinenko nel suo bestseller Blowing up Russia) risulta più affidabile la versione di Victor Toporov, secondo il quale i cekisti avevano messo l'esplosivo (o semplicemente dei sacchi di zucchero) per poi fingere di trovarlo e di sventare l'attentato, con l'intento di recuperare un po' di prestigio. Una sgangherata trovata propagandistica, insomma.
È evidente che come vittime Litvinenko e la Politkovskaya diventano dei fattori ben più utili nell'influenzare la situazione in Russia di quanto lo fossero in precedenza. Non so se vi ricordate di Ivan Rybkin, anche lui associato a Berezovskij; fece in tempo ad scappare a Kiev, trasformandosi in un cadavere politico ma avendo salva la vita. Non a tutti riesce di visitare la bella Kiev nel momento del bisogno.
E comunque, tutto ciò è abbastanza scontato".
Link

L'agente di Putin sotto il letto
Nel suo blog Kirill Pankratov segnala che Fox News ha ripreso la notizia dell'avvelenamento comunicando che finora sono "ameno 13 i giornalisti uccisi da Putin" e "molti di questi con lo stesso metodo, cioè il tallio". Commento divertito del blogger: "La sera bisogna guardare tutti sotto il letto, non si sa mai che ci sia un agente di Putin con una fiala di tallio pronta all'uso".
Molto interessante: Pankratov si ricordava di Mario Scaramella, il bizzarro contatto italiano, sul quale aveva scritto perfino un post in passato. Non so se qualche giornale italiano ne abbia parlato in questi giorni, ma ricordate la storia secondo la quale l'Unione Sovietica, volendo invadere l'Italia, avrebbe depositato armi nucleari sul fondo del Mediterraneo tramite la sua flotta sottomarina? Armi nucleari attivabili tramite un'antenna sul Vesuvio, ricordate? A consegnare il dossier segreto era stato il consulente della commissione parlamentare Mitrochin [mi rifiuto di translitterarlo con la k], Mario Scaramella. Per approfondire, leggete questo articolo, soprattutto l'ultima parte.
Poi il blogger russo mette un link al film di Bruno Bozzetto dedicato a coloro che pensano che gli italiani si comportino come gli altri europei. Ehm :-).

Ok, fine della prima parte. Nella seconda potrebbero esserci delle sorprese, però mi è necessario un po' di feedback.

Minisondaggio:
a) pensavo che il vocativo ucraino fosse il limite; doniamola alla scienza.
b) continua, stupiscimi, adoro il rutilante mondo di mirumir!
c) perché non ti iscrivi a una palestra, donnino?
d) ibernazione, è la risposta; tallio, l'alternativa.

Falso Allarme per Foto e Francobolli

Fotografo americano di origini iraniane parte da Fort Wayne con un sogno nato mentre sfogliava la collezione di francobolli di famiglia: visitare tutte le capitali degli Stati americani e fotografare i loro Capitol Buildings. Di questi tempi si comincia con una collezione di francobolli e si finisce con una collezione di falsi allarmi.
E il signor Ramak Fazel mi ha battuto il record.

Austin, Texas. La guardia del Capitol non intende permettergli di scattare foto.
Jackson, Mississippi. Parcheggia il furgone per guardarsi la collezione di francobolli e all'improvviso viene abbagliato da un faro, è circondato da quattro auto della polizia, gli dicono di stendersi per terra, lo ammanettano e lo perquisiscono. "Il fucile non si trova", urlano. "Dove l'hai messo?". E: "Abbiamo la segnalazione di un arabo con un fucile". Non c'è nulla. "Cammina. Vai via da qui. Subito".
Atlanta, Georgia. Lo fermano all'ingresso del Capitol, gli chiedono di aspettare, fanno una telefonata: "È lui". Capisce che c'è una segnalazione sul suo nome.
Annapolis, Maryland. Lo sbattono contro un muro, lo ammanettano e lo portano alla centrale di polizia. Lo accusano di aver fatto una telefonata di minaccia al Capitol di Austin. Lo salva un fax del direttore della rivista Domus, che aveva deciso di sponsorizzare il progetto. "Va bene, è una storia di francobolli e foto", lo lasciano andare.
Da quel momento ogni Stato è avvisato della sua presenza.
Trenton, New Jersey. "Vorremmo che ci spiegasse perché porta occhiali militari".
Pennsylvania, Harrisburg. "Vorremmo farle anche noi alcune domande". Lui tira fuori dal taschino della giacca il biglietto da visita dell'ufficiale dell'Fbi che lo ha interrogato per ore ad Annapolis: "Parlate con lui, mi conosce ormai meglio di mia madre". Lo lasciano andare.

Frankfort, Kentucky, colpo di scena. Durante l'ennesimo interrogatorio scorge un foglio appoggiato sulla scrivania. C'è una foto che lo ritrae mentre dorme, su un aereo. Una simpatica casalinga cinquantenne di Sacramento che aveva conosciuto all'inizio del viaggio lo aveva fotografato di nascosto durante il volo e lo aveva denunciato come "iraniano sospetto". Me la immagino come un'Angela Lansbury subdolamente cordiale e impicciona. Mai dare confidenza alle casalinghe di Sacramento.

Nota: l'unica fonte di questa notizia sembra essere Repubblica.
Dling-dlong! Questo falso allarme ci è stato offerto da: tonii.

lunedì, novembre 20, 2006

Lucchetti, coppiette, idioti, bombe finte, Batman e Robin

Il Lucchetto, Questo Sconosciuto
Il 71% degli adulti americani che viaggiano in aereo non sa di poter chiudere con il lucchetto il proprio bagaglio. Per la precisione, il 23% dei passeggeri non è sicuro sicuro che si possa fare, il 47% cento è convinto che sia proibito. Il 48% di questi sprovveduti si sentirebbe più sicuro se fosse possibile.
E lo è, sapete. Lo è. È possibile e anzi consigliabile chiudere con il lucchetto il proprio bagaglio. E certo, potremmo mandarvi il nostro Eddie a tenervi un corso di passenger awareness, ma non ve lo meritate.
Link

Falso Allarme per Baci in Quota
Pensavano solo di rendersi ridicoli in pubblico, loro. O al limite di portarsi avanti con i preliminari. Invece il sexual play (baci ed effusioni un po' esplicite) ad alta quota di una coppia di quarantenni americani è stato dichiarato "violazione del Patriot Act" e rischia di essere punito con 20 anni di carcere. Americani, ve lo devo dire: il 22 dicembre tirate fuori la dama e gli scacchi perché io lo vedo difficilissimo un Orgasm Day con l'Homeland Security sempre tra i piedi. La guerra preventiva è ok il sesso preventivo probabilmente no.
Link

Falso Allarme per Kip Hawley Idiota
Il 26 settembre, prima di andare all'aeroporto, il signor Ryan Bird ha messo alcuni prodotti per l'igiene personale nella busta di plastica prescritta dall'Ente per la Sicurezza dei Trasporti. Però, già che c'era, ci ha scritto sopra con il pennarello "Kip Hawley è un idiota" [Hawley è il capo della TSA]. Per questo motivo è stato considerato una potenziale minaccia e trattenuto per venticinque minuti dagli uomini della sicurezza.
In questo sito si insegna come confezionare un vera Freedom Bag.
Link

Falso Allarme per False Bombe
Esplosivi liquidi: eliminati. Persone di colore scuro che parlano lingue misteriose: sotto controllo. Gente che corre sui binari della metro: solo provateci.
Ma c'è un problemino.
Il 31 ottobre un poliziotto londinese ha perso su treno un valigia piena di finte bombe, causando un gran bell'allarme sicurezza. In quella valigia dovrebbero trovarsi anche un'imitazione del dispositivo impiegato nella strage di Lockerbie nel 1988, finte bombe simili a quelle usate dal Fronte di Liberazione degli Animali e videocassette posticce (a questo punto io mi immagino anche un assortimento di nasi finti, di polvere starnutina e di stravaganti boccette piene di liquidi fluorescenti). Sembra che questi giocattoli, usati per l'addestramento degli agenti, siano "molto realistici. Se la valigetta fosse sottoposta a un scansione ai raggi x si vedrebbero fusibili e qualcosa di simile ad esplosivo".
La valigetta, naturalmente, non è stata trovata. Qui si accettano scommesse sul tempo e il luogo della sua riapparizione.
Il poliziotto non è stato ancora promosso, e questa è la parte davvero strana di tutta la storia.
Link

Nel Frattempo
Mentre la polizia londinese dà la caccia alle bombe finte due agenti del Dorset si travestono da Batman e Robin per arrestare uno spacciatore. L'idea: bussare alla porta del sospetto fingendosi due ubriachi diretti a una festa in maschera.
Il sospetto non apre, bene! Batman e Robin si spostano quatti quatti sul retro della casa.
Dopo un po' si presentano sette agenti in uniforme. Il sospetto pensa che i vicini abbiano chiamato la polizia lamentandosi degli ubriaconi in maschera.
E apre, bene!
Però in casa c'è anche un complice, che alla vista dei poliziotti scappa dalla porta sul retro. Ed è lì che lo aspettano Batman e Robin per inseguirlo e acchiapparlo.
Dichiarazione del sergente Tony Smith (cioè Batman): "Lo scorso anno dei poliziotti si sono travestiti da cantori di carole natalizie, e ha funzionato. Questa è stata la mia prima esperienza in costume. Era comodo e non troppo stretto. Sono riuscito comunque a saltare la recinzione".
Unico problema: dove tenere le manette.
Link (grazie, tonii :-))

domenica, novembre 19, 2006

Vedo cose

Faccio le ultime verifiche, chiudo tutto, spengo il computer, rivolgo un'affettuosa maledizione a chi mi ha consigliato Joanna Newsom in questo momento delicato della mia vita (quella donna è capace di sbriciolarmi i nervi e sgranocchiarsi quel che ne resta; ma d'accordo, il primo pezzo è bellissimo e la rima sparrow/pharaoh - beh - originale), mi faccio un infuso di arancia rossa, mi siedo davanti al portatile, setaccio la mozbar e vedo questa foto Reuters.



Sì.
La prima cosa che penso non è: "Vietnam! Tuniche 'ao dai'!", o al limite "Fotomontaggio", ma: "Vedo la gente vestita da Harry Potter" e "Esaurimento nervoso".
Ore 23.18, la paziente è lucida e presente a se stessa (per quanto canticchi con voce roca una canzone arcana come una mano di tarocchi).
Comunque, per sicurezza, ditemi che li vedete anche voi.

[Il TeoRodeo continua]

sabato, novembre 18, 2006

Quando ero crudele

Mettiamo che negli ultimi giorni mi sia messa a non rispondere alle mail, a fare burbere apparizioni in tutti i programmi di messaggistica conosciuti per scomparire pochi istanti dopo, a declinare con voce metallica inviti al cinema, a concerti e a degustazioni di cioccolato: sappiate che non sono passata al lato oscuro della forza ma che sono appena entrata nella delicata e subdola fase pre-pellicole. Il momento in cui arrivo all'ultima estenuante correzione, controllo che tutti i font siano incorporati e che al posto dei diacritici non appaiano misteriosi caratteri tamil o anonimi quadratini, prego la malevola divinità del refuso di risparmiarmi, faccio per salvare tutto in formato postscript, inspiro profondamente. E mentre espiro squilla il telefono:
"So che è un po' tardi, ma nel capitolo 15 sarebbe possibile sostituire coniglio/conigli con lepre/lepri? Facendo attenzione ai verbi e agli aggettivi?"
"A pagina 87 mettiamo Circolo maiuscolo? Sennò la gente potrebbe pensare che parliamo di un cerchio".
"Sa che a me 'poiché' con l'accento da quella parte non piace proprio?"
"Ho ricevuto la sua mail in cui mi fa notare che nella prefazione l'autore muore nel 1993 e nella biografia nel 1995. E io le rispondo che ha proprio ragione. Quanto tempo abbiamo per fare un'ultima verifica?"
E infine. Questa mattina.
"Lo so, che stiamo andando in stampa. Ma ho trovato tre fotografie fondamentali. Andrebbero a occupare una facciata. Si può?"

Mia madre ieri pomeriggio mi ha studiata a lungo, poi mi ha accarezzato il viso e infine ha detto: "L'oroscopo dice male, il lavoro. Non ho capito bene, ma devi avere un segno che ti rema contro". "Ma che bella pelle, però", ha aggiunto tenera e un po' frivola.
Per citare l'oroscopo di Internazionale: "Era tutto più facile quando ero crudele".
Lunedì torno, probabilmente anche prima.

mercoledì, novembre 15, 2006

Il Grande TeoRodeo!

"Ho trovato Gesù. È nel bagagliaio".
Adesivo su auto

"To you, I'm an atheist. To God, I'm the loyal opposition".
Woody Allen

"Terreno?"
"Paradise Square".
"Armi?"
"Questo lo lascio a te".
"Pietre, bastoni, asce, coltelli. Pistole?
"Niente pistole".
"Bravo figliolo".
Gangs of New York



Questo signore ha fatto due calcoli, e secondo lui dalla Bibbia risulta che Dio ha ucciso 2.270.365 persone, Satana solo 10 (i sette figli maschi e le tre figlie femmine di Giobbe).
Cosa c'entra il bodycount biblico? Serve a riscaldare l'atmosfera e a motivare i concorrenti.

Si apre ufficialmente il TeoRodeo. Nei commenti di questo post, accuratamente transennati, potete dimostrare la superiorità delle vostre scelte religiose e squalificare elegantemente quelle altrui. Sono concesse tutte le armi, a ciascuno verrà assegnato un Halognomo munito di secchio d'acqua, spugna, garze, bende e piccoli generi di conforto. Colpi bassi: inclusi. Miracoli: se vi riescono. Delurking: approvato. Ospiti illustri (Dio, Buddha, Pat Robertson, ecc.): benvenuti.

Il vincitore morale (se ce ne sarà uno) riceverà in premio l'ambitissima Flaming Madunina su base di legno placcata oro zecchino.
Naturalmente sono invitati anche gli atei, gli agnostici, gli umanisti secolarizzati e quelli che "comunque preferisco il salato al dolce".

Durata: oggi e domani. Fino a esaurimento dei concorrenti.
Via!

martedì, novembre 14, 2006

Botto per mille

L'altro giorno la signora Miru ha pensato di fare un salto a Trieste, al museo Revoltella. "Adoro Scarpa e la sua luce!", ha rivelato estasiata. Sulla porta, la folgorazione: "Mi è venuta un'idea buffissima, sai cosa facciamo? Tra i bookmarks troverai alcune webcams di Trieste: quando faccio squillare il telefono, ti colleghi e salvi le immagini in cui faccio ciaociao con la manina!".
Prima di tutto, mi sono finalmente liberato della pesante collana di castagne che la signora Miru mi ha confezionato per tenere lontani tosse e raffreddori. Mi fa bene stare da solo, ogni tanto. Quella donna è deliziosa ma tende a non stare zitta un solo minuto. Ieri, mentre imponeva le sue cure alle sventurate forme di vita sul terrazzo, ha tenuto una conferenza su "Il ruolo dell'Autore nello sminuire i propri Personaggi". Interessante, per carità, ma ho sentito uno strano odore di bruciato provenire dalla cucina, dove un esperimento coinvolgeva la macchina per il pane ed una strana farina con ossicini, e ho dovuto allontanarmi. Dopo aver sorvegliato a lungo e con preoccupazione le evoluzioni della pasta che si gonfiava e premeva conto le pareti, sono rientrato nel soggiorno e attraverso le vetrate ho visto che la signora Miru stava ancora discettando, gesticolando vistosamente.
Quando è arrivato il primo squillo, stavo insegnando allo stupido gatto a soffiare in modo meno affettato e manierato. È semplice condizionarlo, altro che cani di Pavlov: tu fai soffio, io fo te giocare con piumette colori. Possiamo migliorare, però, è ancora così lezioso. Al segnale convenuto abbandono il signor G., commettendo la leggerezza di lasciarlo in compagnia del suo giocattolo preferito ("Hai fatto una cazzata", precisa la signora Miru). Ho visto subito che qualcosa non tornava. Una sospetta fissità nelle pose contraddistingueva le vecchiette sedute nella gelateria: tazzine di caffè sospese a mezz'aria, colpi di tosse definitivi. Per non parlare dell'inaspettato numero di fusi orari che separavano il Molo Pescheria da Piazza Unità d'Italia. Come si fa a scambiare delle panoramiche virtuali per live webcams? Il telefono ha squillato molte volte, quel pomeriggio. Mi si stringeva il cuore ad immaginare la poverina che faceva la spola tra i luoghi filmati dalle presunte telecamere, saltellando per farsi inquadrare e facendo ciaociao con la manina. Ho dovuto uscire, non sopportavo più quegli squilli.
Davanti al Bar da Teo, uno dei notabili della città, un uomo male in arnese importunava i passanti, implorando uno spicciolo. A volte otteneva una moneta e la rigirava tra le dita a lungo, biascicando parole di ringraziamento o forse lamentandosi. Molto spesso le persone tiravano dritto, fingendo di non udirlo. Una signora, dopo molte insistenze, è sbottata: "Non le do nulla, lei li spende tutti in vino!". La donna non aveva tutti i torti ad essere diffidente, non ci si può fidare nemmeno dello Stato. Giulia Maria Crespi, presidente del Fondo Italiano per l'Ambiente, ha rivelato una confidenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta: i fondi che gli italiani, tramite l'8 per mille, destinano a fini sociali e culturali nel 2004-05 hanno in parte contribuito alle spese militari. Si tratterebbe di circa 80 milioni di euro, un terzo del totale (ma forse di più). La notizia ha fatto clamore, scatenando le polemiche di quanti, come il presidente del WWF Italia, si dichiarano all'oscuro della vicenda. Strano. Da personaggi sempre pronti a battere cassa o a lamentarsi dell'esiguità dei finanziamenti ci si aspetterebbe competenza e attenzione verso certi temi. Eppure già nell'estate del 2005 la campagna Sbilanciamoci e alcuni giornali denunciavano l'utilizzo distorto dell'8 per mille.
La signora Miru è rimasta a Trieste l'intera giornata perché desiderava incontrare un amico, desiderio di cui la suddetta persona era chiaramente ignara. Nel timore di disturbarlo e accelerarne il tempo di dimezzamento affettivo, non ha ritenuto opportuno avvertirlo e quindi ha vagato per ore nelle vie del centro sperando di incontrarlo. È stato l'amico a scorgerla per caso, ritta davanti ad una vetrina, mentre imprecava contro i riflessi che disturbavano le sue foto, esausta e con i piedi ridotti ad un pasticcio di radicchio rosso alla goriziana. La signora Miru mi ha mostrato orgogliosa una minuscola pigna, verde e zigrinata. È un dono dell'amico e previene la forfora, gli scrupoli e la macchie di resina sul parabrezza. In realtà la pigna si è rivelata una dirty bomb: dopo poche ore si è schiusa, liberando una bellissima polverina che si è diffusa su mobili e vestiti. Lo stesso signor G., felino curioso e minchione, dopo aver razzolato nel misterioso pulviscolo tingendosi fino alle orecchie, ne ha inalata gran parte, senza conseguenze più gravi di una scarica di starnuti. La signora Miru era più preoccupata per quanto ha ingerito spiumando il giocattolo e lo ha sottoposto ad una terapia intensiva a base di Remover.
Ora è meglio che riprenda la correzione delle bozze, ho ancora centinaia di pagine da leggere. La cosa peggiore è dovermi sorbire la signora Miru che quando fa le pulizie di casa urlacchia Robbie Williams. Le piace perché "c'ha quella faccia c'ho tanti di quei problemi, tante di quelle paranoie, tanti di quei tatuaggi, io".

The Magical Mirumir Tour

"Agitatissima, ma nel raggio di dieci metri".
Poligraf


E tutto quello che di solito non sta nel blog?
Che ce ne facciamo di quel 70% di cose interessanti o strane o buffe che metto da parte ogni giorno, specialmente la sera, setacciando il mio aggregatore o scambiando link sottotraccia?
Ci facciamo su un nuovo tipo di post: necessariamente eterogeneo, fatto di link e di brevi commenti o descrizioni, di piccoli deragliamenti, di cose che mettiamo lì e che forse torneremo a prendere in seguito. Chiamiamoli bookmarks animati, sitografie sragionate, confessioni di una mente agitata che passando dall'America alla Russia di solito prende la strada panoramica.
Così se mi perdo sapete dove cercarmi (facile, normalmente mi areno sulle lingue samoiede, con una preferenza per il selkupico. A quel punto mi lampeggia sulla fronte la scritta "Deposito" e potete mettermi a dormire). Agitatissima, ma sempre nel raggio di dieci metri.
Si fa? Proviamo.

A Las Vegas prima delle elezioni un tizio se l'è presa con la statua di cera di George W. Bush, causando un danno di 25.000 dollari. Nessuno era mai arrivato a tanto: di solito la gente si limitava a pizzicargli il naso, dicono i portavoce di Madame Tussaud.

Il governo degli Stati Uniti ha emanato una direttiva in base alla quale nei documenti ufficiali la città di Kiev dovrà essere scritta Kyiv, rispettando la grafia ucraina invece di quella russa. I motivi sono chiaramente politici: si parla di Kiev e non si fa parola di Lviv, Kharkiv, Chernigiv or Chernivtsy [mantengo la traslitterazione all'americana, n.d.T.].

Sapevatelo? La lingua ucraina ha un caso in più rispetto al russo, che ne ha sei: è il vocativo. Il russo serba traccia di quel caso in alcune forme (господи, боже, княже, отче, сынку, rispettivamente vocativi di signore, dio, principe, padre, figlio) che però sono obsolete, mentre in Ucraina il caso vocativo viene usato e insegnato a scuola.
Sempre a proposito del vocativo, come spiega l'autore del blog Slovomania, all'inizio degli anni novanta e in coincidenza con il ritorno alle origini, i giornali laici cominciarono a pubblicare notizie ecclesiastiche e interviste a questo o a quel sacerdote, che veniva chiamato ora владыка, ora владыко (vladyka/vladiko, Monsignore). Dopo qualche attimo di smarrimento l'autore si rese conto che владыко non era altro che il vocativo, che infatti caratterizza anche la lingua slava liturgica (ed ecco come viene declinato in ucraino).

Da quando la riforma linguistica sovietica del 1933 ha reso le norme ortografiche del bielousso più omogenee a quelle del russo, la lingua bielorussa ha avuto due versioni: quella sovietica (narkamauka o narkomovka - наркомовка), e quella classica (taraškevica, da Branislau Taraškevič, che nel 1918 scrisse la Grammatica Bielorussa per le Scuole). Dopo l'indipendenza nel 1990 in Bielorussia si è cominciato a discutere sull'aggiornamento della taraškevica perché riflettesse i cambiamenti del linguaggio e rispondesse alle nuove esigenze. Era inoltre necessario fissare uno standard per la grafia dei prestiti linguistici. Dopo anni di lavoro, nel 2005 è stato pubblicato un documento che fissa le nuove regole ortografiche, già accettate e adottate da alcuni mezzi di informazione indipendenti, mentre la narkomovka resta la lingua ufficiale. Il 'Pravapis' (l'ortografia classica bielorussa) è qui, in formato .pdf. Questo link è tutto merito di Andrea.

Umorismo: ecco come un gruppo di grafici modificherebbe alcune bandiere (Gran Bretagna: 'troppi angoli', Giappone: 'troppo aggressivo', Israele 'via la stella di Davide', Iraq, non servono spiegazioni).

Negli ultimi mesi Mosca è stata travolta da un'ondata di rebranding, per lo più ad opera dell'agenzia londinese Wolff Olins: la parola d'ordine è semplicità. Dopo la BeeLine (operatore di telefonia mobile) con lo slogan "Parlare semplice", e la MTS (la compagnia concorrente) con "Semplicemente MTS" adesso si aggiunge la Money Bank con "Semplicemente contànti". Dei geni. Perché fingere di lavorare, dopo tutto?
Fonte: exile.ru.

Dal Giornalino dei Misteri Russo: "Cinque anni fa, in uno degli istituti militari di ricerca scientifica della capitale, è stato creato uno strumento capace di esercitare un'influenza sulle azioni dell'individuo, ovunque si trovi. Sensazioni di euforia o di orrore, un infarto o un salto giù dal balcone: non ci sono limitazioni. E tutto questo è stato reso possibile con l'aiuto delle altissime frequenze. [...] Il padre della psicoarma è l'accademico V. Kaznačeev, il maggiore esperto russo di bioenergie".
Paura? Ve lo dicevo io, di non pasticciare con le frequenze.
Degli occhialini a raggi x per vedere la gente nuda non parlano, ma li terrò d'occhio. Del resto, il sito è follia pura, fidatevi.

Sono stati assegnati i premi BOB - Best of the Blogs di Deutsche Welle. Il vincitore per la sezione russa è Magazeta, Alles über China. Il tema è, appunto, la Cina: "argomento che interessa sempre più i russi". Questo è il link, però vi avverto che oggi Livejournal non ne vuole sapere.

La Frase: "In un'ironica inversione di tendenza, l'Iraq ha portato un cambiamento di regime negli Stati Uniti".
Amy Poehler, Saturday Night Live.

lunedì, novembre 13, 2006

Falso Allarme per Lettera in Tamil

All'aeroporto di Chennai, nel sud dell'India, una donna delle pulizie trova in un cestino per i rifiuti una busta con dentro una lettera. La legge e nota che la parola 'bomba' vi appare più volte. Si rivolge allora a un dipendente dell'aeroporto che scorre la lettera e poi decide di strapparla. Ma la donna delle pulizie raccoglie i pezzetti di carta e li porta agli uomini della sicurezza, che rimettono pazientemente insieme il foglio, leggono 'bomba' qua e là e si allarmano.
Negli aeroporti indiani del sud (anche negli altri, ma a causa di un'e-mail scritta in India da 'ignoti' e ricevuta non si sa come dall'FBI negli Stati Uniti: lì la parola chiave però è 'dirottamento') scatta lo stato di massima allerta: la versione ufficiale è che il direttore di un aeroporto dell'India meridionale ha ricevuto una lettera anonima secondo la quale dieci terroristi di Al Qaeda attaccheranno gli aeroporti del sud. Dieci.
Poi qualcuno si è chiesto perché mai i tizi di al Qaeda dovrebbero scrivere una lettera di minaccia in tamil e gettarla in un cestino dei rifiuti in un aeroporto.
Se si esclude lo scopo di regalarmi un falso allarme, naturalmente.

domenica, novembre 12, 2006

Falso Allarme per Ve La Siete Cercata

Prima mi chiamate un aeroporto John Wayne, e poi vi lamentate se dovete chiuderlo per ore perché un uomo se ne va in giro armato.
Individuo sospetto: preso.
Armi trovate: zero.

Fonte: latimes


venerdì, novembre 10, 2006

Il dolce domani

"Un domani, quando l'America guarderà a un Medio Oriente democratico sempre più libero e prospero, gli americani parleranno di battaglie come Fallujah con lo stesso timore reverenziale che ora riserviamo a Guadalcanal e Iwo Jima". (Applausi.)
George W. Bush, 10 novembre 2006.
Link

"Ma quella guerra non l'avevamo vinta?"
Goose1, Think Progress, commenti, 10 novembre 2006.

Impossibile tener fuori i russi da una buona storia?

Può capitare, leggendo un romanzo e più spesso guardando un film, di essere distratti e vagamente infastiditi da una certa implausibilità dei personaggi e dell'ambientazione.
Su Very Russian Točka Net (Točka Net significa semplicemente "punto net"), un blog in inglese sulla Russia scritto da un giovano russo che risiede all'estero ("an insider on the outside", si definisce), ho trovato una guida su come inserire in un romanzo un personaggio russo credibile. È scritta in tono scherzoso, ma si presta a divertenti parallelismi.

Cito (ho omesso solo le parti nelle quali era fondamentale per la comprensione che la lingua d'arrivo fosse l'inglese):

"1. Dare un nome al vostro personaggio russo
Ci sono due modi per confezionare un nome russo che può involontariamente generare ilarità (cosa che spesso accade).
Il primo consiste nell'appiccicare il cognome di un russo più o meno famoso al nome di un altro. Ricordo un cartone in cui c'era un pilota automobilistico che si chiamava Yuri Trotsky. Suona stupido. Nel film Armageddon c'era un cosmonauta russo che si chiamava Lev Andropov. Anche questo suona stupido (però ne approfitto per farvi notare che l'attore svedese che lo interpretava imitava alla perfezione l'accento russo). Naturalmente al pubblico non russo questi nomi sembreranno più normali. Però non vi sognereste mai di scrivere un poliziesco in cui l'ispettore Rob Shakespeare indaga sull'omicidio di Don Lennon, un magnate del commercio di diamanti, e scopre che l'assassino è il genero, Jeff Roosevelt. A meno che non lo facciate intenzionalmente.
Già che parliamo di gialli e polizieschi: l'altro discutibile metodo è quello che chiamerei metodo Agatha Christie. Si prende un nome russo a caso (oppure un nome che sembra russo) semplicemente perché suona bene. Nel romanzo di Agatha Christie Poirot e i quattro ci sono un dottor Savaronoff (che non è un nome russo) e una Sonia Daviloff, che come nome esiste ma è raro e comunque incautamente scelto; 'Daviloff' o 'Davilov' ha un'associazione lessicale con il pressare e lo schiacciare (davit'); e per quanto riguarda il fascino dell'eufonia siamo a posto.

Dunque come si fa a scegliere un nome russo per un personaggio?

Non si può sbagliare con cognomi derivati da nomi, come Michajlov o Andreev; ce ne sono poi alcuni derivati da nomi ormai caduti in disuso, come Efremov, Lukin o Paramonov (ma evitate quelli resi celebri da personaggi famosi, come Prokofiev).

Se preferite usare un nome che abbia un significato, cercate di capire quale debba essere esattamente quel significato. Deve comunque incuriosirvi. La comunità di Livejournal dedicata all'apprendimento del russo è il posto giusto in cui chiedere informazioni. Ancora meglio, potete pensare prima al significato del nome del vostro personaggio e poi chiedere a qualcuno di tradurlo e trasformarlo in un cognome. Non ci sono garanzie, ovviamente. Comunque controllate sempre, usando un motore di ricerca, che il nome esista. Più risultati ci sono, meglio è.

Se ambientate il vostro romanzo nel diciannovesimo secolo o prima, non date un nome come Golicyn o Šeremetev a un contadino o a un borghese [sono nomi di principi, n.d.T].

Un appunto sui nomi propri. Nataša, Tanja e Sonja in occidente hanno la dignità di nomi propri; in russo invece sono rispettivamente i diminutivi di Natal'ja, Tat'jana e Sof'ja. E negli ultimi cinquant'anni il nome Ivan è diventato piuttosto raro, proprio perché prima era il nome russo più diffuso.

2. Usi e abusi di frasi russe nei dialoghi
Piacciono a tutti quelle frasi straniere in corsivo, ne tak li? Però avrete sicuramente notato che c'è qualcosa di strano quando un personaggio francese dice continuamente oui e biensûr per poi pronunciare frasi complesse in un inglese [o un italiano, nel nostro caso] spesso perfetto. Dovrebbe essere proprio il contrario, no?

Allora non fate dire al vostro personaggio russo da, net e spasibo solo per far vedere che è russo. Non fategli neanche dire vertolet quando si dimentica come si dice 'elicottero'. È divertente far vedere quante parole russe sapete (o avete cercato nel dizionario), ma dimostra anche che state trattando il vostro carattere in funzione di qualcosa, oppure come un elemento di colore più che come un vero personaggio.

Magari a volte vi capiterà di voler inserire un'intera frase russa. Solo che dopo un paio di parole il lettore inciamperà e non saprà come si pronuncia. [...]
I veri discorsi degli stranieri sono solitamente una combinazione di solecismi e correttezza grammaticale esagerata. Quindi il verbo sarà giusto, ma il tempo sbagliato; oppure verrà usato un termine sbagliato o mancherà l'articolo. E poi spesso gli stranieri usano fuori contesto espressioni troppo colloquiali o al contrario troppo ricercate, e curiose distorsioni.
[...]
Andrete sul sicuro se il vostro personaggio dirà oj quando colto di sorpresa, uch ty quanto disapprova qualcosa, e ks-ks quando tenta di richiamare l'attenzione di un gatto. Il consiglio è di rendere la conversazione del vostro personaggio lievemente artificiale.

3. Se ambientate il vostro romanzo in Russia:
buona fortuna.
Nella maggior parte della Russia non c'è neve tra la metà di aprile e la fine d'ottobre (circa).

4. Ma avete davvero bisogno di un'ambientazione o di un personaggio russi?
Ipotizziamo che non abbiate una conoscenza particolare della Russia e dei russi, ma pensiate che (come ha detto qualcuno su un forum di scrittura creativa) "sia impossibile tener fuori i russi da una buona storia". Però finirete con l'avere un personaggio o uno sfondo stereotipati e poco credibili.
E badate che non vi sto dicendo di "descrivere solo quello che sapete" o di passare anni a fare ricerche accademiche o sul posto. L'immagine della Russia e dei russi che c'è nella zona del mondo in cui vivete e nella vostra mente è parte del vostro ambiente culturale: quindi come tale potete esplorarla a volontà e ricavarne tutto quello che volete.
Io dico esattamente il contrario: se volete inventate persone e fatti, perché non inventare anche un paese che ricordi da vicino o da lontano la Russia ma che sia fondamentalmente fittizio? Questo non farà necessariamente del vostro romanzo un fantasy, e in compenso vi renderà completamente liberi di mescolare all'invenzione pezzetti di realtà presa in prestito. In Fuoco Pallido di Nabokov ci sono sia un paese europeo sia uno stato americano inventati di sana pianta, ma per il resto nel libro non c'è nulla che faccia pensare che non sia ambientato sulla terra e nel ventesimo secolo.

E poi gli stereotipi cessano di essere stereotipi quando li si mescola. Questo è un po' più tipico del fantasy, ma è anche più eccitante. Per esempio, immaginate una superpotenza comunista dalla caratterizzazione gotica chiamata 'Unione di Thiudrath' (la mia idea di una specie di "consiglio del popolo"). Oppure, se avete semplicemente bisogno di una terra esotica che non sia del tutto esotica prendete la Francia e spostatela geograficamente dove può essere stata dominata per secoli dalla Cina. E così via.
Non posso darvi delle ricette ma posso mettervi sulla strada giusta."

Fonte: Very Russian Točka Net

Pensate quello che penso io? Quanti italiani fuori posto e stereotipati incontriamo, al cinema e nei libri (perfino italiani)? Potremmo divertirci a citare esempi sciagurati di italiani for dummies e a stilare delle semplici regole linguistiche e d'ambientazione?


mercoledì, novembre 08, 2006

I capricorno ammazzano il sabato

– Ehi, ciao.
– Ciao mamma, come stai?
– Dove sei?
– Sto facendo la spesa, orario continuato.
– No, perché telefonavo a casa, e non c'era nessuno.
– Sono stata fuori tutta la mattina.
– Ah, be', non hai ammazzato nessuno.
– Come?
– Il tuo oroscopo stamattina diceva: capricorno, amore malissimo. E ho pensato, sta' a vedere.
– Ma no, mami, tutto bene. Era l'oroscopo della settimana?
– No, quello di oggi.
– Che culo, allora. Anche per questa settimana niente uomini morti.
– Sì, ciao ciao.

Tra l'altro. L'oroscopo di Internazionale dice che sono in un periodo di grazia aggressiva ed elegante e che posso permettermi gioie intriganti e nobilitanti. Sublime piacere che bussa alla porta, dice. Voi vedete scritto Smith & Wesson, da qualche parte? No. Neanch'io.
C'è solo il rischio che il sublime piacere abbia bussato mentre facevo la spesa, però di solito lascia un avviso e ripassa altre due volte come il tizio della DHL.

Comunque un capricorno non ammazzerebbe mai di mercoledì, questo a mia madre mi sono dimenticata di dirlo.

[Nota: vorrei poter affermare che mi invento tutto, che riferimenti a persone e fatti reali sono del tutto casuali. Invece no, io sono lì che peso le zucchine e mia madre mi chiede se sono andata a costituirmi perché ho Venere ostile e tutte le cuspidi fuori posto.]

martedì, novembre 07, 2006

7 novembre

"La rivoluzione ha un inizio, ma non ha una fine", scrive oggi Olshansky nel suo blog Komissar Isčezaet.

Поздравляю!




Il Capo con due amiche vestite a festa. Non ingannino le tazzine vuote:
sotto il tavolo si nasconde una bottiglia da due litri di samogon.

E poi, karaoke!




Siete invitati tutti.


lunedì, novembre 06, 2006

Lettere dalla città di G./Caro Beck

"If I'm out of my mind, it's all right with me, thought Moses Herzog."
Saul Bellow


Caro Beck,

il mio amico dice che bisogna ascoltarti tante volte ("venti, almeno") prima di sapere se ci piaci. La mia amica invece dice che finché non ti decidi a vendere insieme al cd anche due confezioni di biscotti fichini noi il disco lo si prende in prestito. Un critico dice che nonostante la canzone numero 15 era da tanto che non facevi due album belli di fila, ma a me non sembra un grandissimo complimento.
Se mia nonna Antonia avesse ricevuto questo disco in regalo prima avrebbe fatto una faccia strana e poi avrebbe detto 'Adesso chi devo ringraziare?'. Ad Antonia piaceva molto Demis Roussos, comunque, che secondo lei era un bel fricchettone; anche se più di tutto le piaceva metter su una canzone che faceva 'Aprite le finestre al nuovo sole, è primavera l'ora dell'amor!' e allora lei puntualmente apriva le finestre anche se era gennaio e c'era la bora.

Infine io dico che se molli Scientology forse cominciamo a ragionare. Per il momento il pezzo numero 15 fa proprio schifo, tientelo.

Scusa per il disturbo. Il mio amico dice che quando mi faccio queste pare (cioè gli scrupoli, scusandomi per questo e quello) sono fastidiosa e gli metto il nervosismo, cioè sono più dannosa quando faccio così di quando sono quasi normale. E ha ragione.
Ma con te non si sa, perché sei scientologo e quindi normale normale non sei nemmeno tu. Inoltre è probabile che tu sia già nervoso di tuo, mentre il mio amico quando io non lo agito sembra davvero calmissimo. Altrimenti non sarebbe in grado di fare a mente calcoli relativamente complessi, non credi?

Con tanti cari saluti,
miru

p.s. cerca di mangiare un po' di più; scommetto che sono anni che non mangi carboidrati due giorni di fila.

Update:
Il mio amico dice che non ci piace neanche dopo venti volte. Non ha usato esattamente questa espressione, ma ho pensato che adesso magari stavi mangiando. Quando passi, ho un pasticcio di radicchio rosso alla goriziana nel freezer (cioè, se non sei pratico di queste cose: carboidrati).

Come maltrattare Google e vivere felici/26



Tutto sommato basterebbe un impeachment, no?

domenica, novembre 05, 2006

Braccio destro non ce ne eravamo accorti: l'emiro

Nome: Rafa al-Ithawi.
Nome lungo: Rafa Abdel Salam Hamoud al-Ithawi.
Anche detto: Abu Taha.
Rango: comandante di al Qaeda, quadro intermedio.
Più precisamente: emiro di al Qaeda-Iraq, comandante a livello locale nella provincia di Anbar, "cuore dell'insorgenza sunnita". Anche detto "l'Emiro di Shamiyya".
Cosa: ucciso in un attacco aereo di precisione.
Spiegare meglio: ma sì, con un missile laserguidato. Quella roba lì.
Quando: mercoledì.
Abbiamo rischiato di: non accorgercene.
Danni collaterali: l'autista è morto, la macchina è da buttar via.
Di cosa si occupava l'emiro: "forniva spesso rifugio ai militanti stranieri giunti in Iraq per attaccare civili innocenti e forze della coalizione".
La sua uccisione ha prodotto: gravi danni ad al Qaeda.
Agendine, portatili, cellulari, rubriche, database? Assenti.
Neanche un cd con l'organigramma di alcaida appeso allo specchietto retrovisore? Ma per favore.


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Make-up
:
Sunni Funny Perfect Foundation #3 Warmish Beige, I'm in Haven Pressed Power #4 Sand Blend, Precision Kajal #1 Pitch Black, mascara allungaciglia Tales of the Ramadi Nights, lucidalabbra CoaLiption #345, come allover questa volta oserei con un Laser Phaser Total Effect.




giovedì, novembre 02, 2006

L'importanza di non chiamarsi Sandrino

Abbiamo avuto quasi tutti un giocattolo brutto, rotto, sporco e amatissimo. Io ero una vera specialista in pupazzi ripugnanti, tanto che i miei genitori avevano deciso di regalarmi un set di bambole presentabili da esibire in presenza di ospiti in un contesto dignitosamente proletario con aperture piccoloborghesi.
Questo naturalmente era prima che mi appassionassi esclusivamente allo smontaggio e al rimontaggio casuale di vecchie radio a transistor e non meglio identificati apparecchi elettronici. C'è stato un periodo in cui bastava che mio padre impegnato in piccole geniali riparazioni perdesse di vista il trapano per cinque minuti per poi ritrovarselo sventrato, con vitine e pezzetti in bell'ordine sul davanzale della cucina. Io lo aspettavo orgogliosa come un gattino che avesse appena dilaniato il cocorito di casa e l'avesse ricomposto sullo zerbino come pegno d'amore per il padrone. Capitava che Antonia passasse di lì, con un catino pieno di lenzuola da stendere:
- Cos'era 'sta roba, amore?
- Il trapano del papi.
- Brava, stelassa. Come sarà contento, to' pare.
Mi prendevo una carezza all'odor di varechina e annuivo soddisfatta.

Ma prima del cacciavite c'era stato il pupazzo brutto. Sandrino.
Sandrino era un mostro nudo e calvo che in un passato dimenticato da tutti era probabilmente stato una vezzosa bambola bionda vestita. Sandrino si era guadagnato il mio amore sul campo, perdendo pezzi e capelli, talvolta perfino smarrendo se stesso in plateali gesti di eroismo.
In uno di questi incidenti aveva perso un occhio.
A quei tempi, un occhio di vetro mancante al momento della conta serale generava soprassalti d'angoscia e telefonate al pediatra. "Oddio, oddio, la bambina ha mangiato l'occhio di Sandrino". Vaglielo a spiegare che un occhio non è un'amarena Fabbri e che mai avrei privato volontariamente il mio tesoro del prezioso bulbo. La mamma andava a chiamare il dottor Krainer (che arrivava di corsa poco dopo, solitamente con il tovagliolo macchiato di ragù ancora annodato al collo) e intanto Antonia ne approfittava per sussurrarmi all'orecchio le diverse pratiche di estrazione dell'occhio dalla mia pancia, tutte ugualmente terrorizzanti.

Sandrino era il mio doppio e il mio custode, mangiava quello che io odiavo e si ammalava al posto mio. Era anche finito nelle acque del Natisone, durante una sciagurata gita a Pulfero. Un momento prima era accanto a me, un momento dopo la corrente trascinava il povero corpo ignudo e papà lasciava cadere in acqua una canna da pesca per lanciarsi a recuperarlo, mentre urlavo disperata. Eppure quella presenza scomoda e sconcia sembrava garantire la mia incolumità: prima di Sandrino le gite a Pulfero si concludevano con l'accensione di un falò per asciugarmi i vestiti mentre avvolta in un plaid battevo i denti e covavo la quindicesima tonsillite della stagione (Antonia già in macchina, le sicure delle portiere abbassate, che scrutava il crepuscolo mentre l'ora di cena si avvicinava e la cena si allontanava).

Per una straordinaria coincidenza, mio padre aveva un amico di nome Sandrino. Lo avevo visto solo di sfuggita e da lontano, come figura in movimento: una capigliatura biondissima, una camicia a quadretti allegri e i jeans a zampa di elefante che usavano allora. Sandrino mi piaceva, era una versione cresciuta e decentemente vestita del mio amico di plastica. Trovavo l'omonimia straordinaria e fortunata, anche se avevo la certezza che un incontro tra i due sarebbe stato inopportuno.

Una mattina di primavera, mentre contemplavo assorta un arto penzolante del mio pupazzo preferito, notai che Antonia sbirciava il giardino attraverso le tende della cucina.
- Cosa, nonna?
- Eh?
- Cosa.
- Amico di tuo papà.
Seduto di spalle sulla sedia di plastica verde sotto il vecchio ombrellone con la scritta Recoaro c'era Sandrino. Mio padre gli stava evidentemente esponendo le virtù di un mulinello Mitchell di ultima generazione sul quale non ero ancora riuscita a mettere le mani. Osservai incantata la capoccia bionda annuire entusiasta.
- Prendi due bottigliette di gingerino, che io porto i bicchieri. Vediamo com'è fatto 'sto Sandrino.
Seguii Antonia trotterellando, le bottigliette di liquido arancione in mano. Quando mi resi conto che sotto il braccio stringevo ancora Sandrino e non una bambola presentabile era ormai troppo tardi. Dovevo trovargli un altro nome, e subito.
- Ah, grazie. Mia suocera, Antonia. La bambina, Manuela. Il mio amico Sandrino.
Osservai confusamente la nonna metter su la faccia da sfinge di quando si accorgeva di aver dimenticato la dentiera e presi a meditare febbrilmente sulla nuova urgente identità del mio amico di plastica.
- E come si chiama il tuo bambolotto?
- Ehm. Si chiama. Si chiama. Occhietto, si chiama!
Silenzio, turbato da un gemito di Antonia e dallo 'swush' del mulinello di papà.
Alzai lo sguardo.
Il Sandrino di carne e capelli e quello di plastica si fissavano. Camicia contro nudità, chioma bionda contro lustra calvizie. Un solo occhio, in entrambi, il sinistro: nel Sandrino di carne il destro era sostituito da un'immobile pupilla di vetro celeste. Li guardai terrorizzata per un lunghissimo istante in cui tutto sembrò fissarsi sotto i riflessi bluastri dell'ombrellone come plastilina sotto uno strato di smalto trasparente.
Sentii le mani di Antonia appoggiarsi dolcemente sulle mie spalle.
- Compermesso, signor Sandrino. Vien con mi, stelassa.
Mi lasciai condurre via ciabattando sulla ghiaia, voltandomi a tratti verso l'amico di papà e il suo occhio di vetro, incespicando mentre Antonia mi teneva in piedi borbottando.
- Ocio, picinìna. Oh, la mi scusi, signor Sandrino!
Capii che avrei continuato a vedere l'amico di papà solo da lontano, e sempre con un brivido di orrore e di incredulità.
Pochi giorni dopo trovai il Mitchell abbandonato su una mensola e con gusto lo smontai, mentre Antonia faceva il palo.

Documentazione fotografica
Reperto A:
con mamma e sandrino
la mamma, io e Sandrino.

Reperto B:
con mamma, antonia e sandrino
io, la mamma, Antonia e Sandrino. Antonia fissa l'obiettivo con l'espressione 'demenza precoce + lieve sadismo + accenno di pericolosità sociale' con cui ama innervosire papà. Il babbo, dal canto suo, è sempre stato spavaldamente favorevole all'eliminazione dei piedi delle signore dall'inquadratura.

Come maltrattare Google e vivere felici/25

Il cinefilo
Deve trattarsi di un film d'animazione giapponese sulla malavita irlandese.

L'esigente
Ma gratis, mi raccomando.

Bianco Natal
Grotte di lichene, niente?

Attenti al canino
Bella domanda.

lunedì, ottobre 30, 2006

La seconda guerra dei blog russi/In the Sup

Circa tre settimane fa qualche piacevole coincidenza di troppo mi ha convinta ad avvicinarmi a un mondo che finora avevo frequentato in modo poco sistematico per una cronica mancanza di tempo, un aggregatore già molto affollato e un Grande Rimosso - l'URSS, la Russia, il russo - che ho tenuto a bada per anni focalizzando l'attenzione su alcuni temi e limitandomi ai soli siti di informazione (e a letture private, che a volte sono un'altra cosa da ciò che si scrive sui blog).
Circa tre settimane fa, dunque, ho fatto un bel respiro profondo e ho cominciato a osservare.
La blogosfera russa è enorme, varia, caotica: un milione e mezzo di blog, secondo il motore di ricerca Jandeks (dati recenti, diffusi il 28 settembre scorso). Un centinaio di nuovi blog al giorno. 3 post al secondo. Il 44,78% sta su Livejournal, che in russo si dice Živoj Žurnal (traduzione letterale), comunemente abbreviato in ŽeŽe.
O meglio ci stava.
Perché la Signora Miru, come direbbe Poligraf, è arrivata barcollando sulle sue zeppe da dieci centimetri con bagagli, beauty case, insostituibile dizionario di epoca sovietica ed ex-cane al seguito proprio mentre su Livejournal accadeva qualcosa di molto strano. Blog che chiudevano, altri che si trasferivano nel libero regno virtuale di Trinidad e Tobago, strani post postdatati - scusate il bisticcio - o scritti usando il font greco dove una Signora Miru avrebbe avuto il diritto di aspettarsi quello cirillico.
Era cominciata la seconda guerra dei blog.

Adesso vi spiego.
La società statunitense Six Apart, proprietaria di Livejournal, ha da poco annunciato che cederà il segmento cirillico della piattaforma a una compagnia russa, la Sup, fondata dall'oligarca russo Aleksandr Mamut e dall'imprenditore americano Andrew Paulson. A questo punto il fatto che Sup si pronunci come soup, e che "to be in the soup" in inglese significhi "essere nei guai", è un'ironia accessoria.
La popolarità di Livejournal in Russia aveva un suo bel perché: essenzialmente, era molto più rassicurante poter affidare informazioni personali a una piattaforma straniera, senza correre il rischio di attirare l'attenzione dei servizi segreti e del temuto sistema giudiziario russo.

Gli ingredienti per scatenare la seconda guerra dei blog dunque c'erano tutti: l'oligarca amico del regime e con il solito passato poco pulito nelle privatizzazioni, le prossime elezioni del 2007 e del 2008 e la presenza tra i manager di Sup di un blogger molto discusso (Anton Nosik, padre della rete russa ma anche legato in passato a Gleb Pavlovskij, politologo di fiducia e spin doctor del Cremlino). Poi sembra anche che parecchi non gradiscano che molti manager di Sup siano ebrei. Su questo punto però ci sono state smentite indignate; del resto i žežeisti sono tanti, più o meno autorevoli e più o meno impegnati, e soprattutto opinionano moltissimo e senza sosta. Litigano anche parecchio, su tutto. Uguali a noi, ma di più.
Il problema è soprattutto quanto controllo potrà avere il partner locale sui dati degli utenti e se questi dati saranno conservati sui server americani o su quelli russi. I blogger sono anche preoccupati perché la Sup ha istituito un Abuse Team russo che si occuperà di monitorare i blog e di individuare eventuali contenuti inappropriati (esisteva anche prima, ma era americano).

Finora in Europa e negli Stati Uniti questa seconda guerra dei blog russi (la prima si era scatenata nell'estate del 2005 quando l'Abuse Team americano aveva chiuso un blog per aver pubblicato un poster di propaganda sovietica in cui la scritta "Babbo, uccidi un tedesco!" era stata sostituita con "Babbo, uccidi un soldato della NATO!"), è stata abbastanza ignorata, come notava Evgenij Morozov nel suo articolo per l'International Herald Tribune (l'unico di un certo peso uscito in lingua inglese a beneficio di un pubblico più vasto e soprattutto non russo).
Lo stesso Morozov è stato poi attaccato sui blog russi, per aver parlato di Nosik come di una figura discutibile, ma soprattutto per aver osato dire che la vicenda è accaduta in un momento in cui "la blogosfera russa piangeva la morte di Anna Politkovskaja": "come ti permetti? non abbiamo mai fatto una cosa del genere", gli hanno risposto inviperiti in moltissimi. Ed è vero: come scrivevo nei commenti nelle scorse settimane, gli opinionanti blogger russi sono tutt'altro che compatti nella valutazione di Anna Politkovskaja e del suo lavoro, con punte di cinismo e - direi - di crudeltà.

Il problema di questa seconda guerra dei blog è dunque politico e di libertà di espressione: la compagnia russa ha tentato di rassicurare gli utenti, ma molti blog stanno chiudendo o migrando e c'è già chi dice che ŽeŽe ha i giorni contati.
Queste preoccupazioni potrebbero essere eccessive, forse isteriche, la mobilitazione prematura. Resta però il fatto che la blogosfera russa appariva fino ad ora come un luogo affollato, disordinato, multiforme, contaminato, vivacissimo, impegnato e litigioso. Ma libero, anche. In futuro, non si sa.
(Qui la Miru si allontana in punta di zeppe per dedicarsi a segmenti cirillici meno incandescenti e alla scoperta di cose bellissime, sconosciute e forse inutili. Però se vogliamo parlare di Russia e di libertà di espressione questa storia bisognava cercare di raccontarla).

Per le fonti, dovrei linkare metà ŽeŽe. Una buona ricostruzione in lingua inglese è su Global Voices Online qui, mentre l'articolo di Morozov, "Meanwhile: Russia's last refuge: the blogosphere" è qui.
I dati di Jandeks sulla blogosfera russa sono (in russo) qui. Invece della prima guerra dei blog si parlava su Exile.ru, qui. (la prossima volta, ve lo prometto, ci saranno anche quo e qua).

domenica, ottobre 29, 2006

Braccio destro numero basta: The Man with a Camera

Nome: Khalid al-Hayani.
Nazionalità: non ce la dicono perché potrebbe ostacolare altre operazioni.
Occupazione: cameraman personale di al Zarqawi.
Cosa: preso.
Come: vivo.
Dove: provincia di Diyala, a nordest di Baghdad.
Chi lo dice: il Ministero della Difesa iracheno.
Aveva con sé: videocassette e documenti.
Anche una foto ricordo di bin Laden, vero? Ma no!
Un moleskine scritto fitto fitto da destra a sinistra? Nemmeno.
Esplosivi, ne teneva? No.
Robba chimica? Ma cosa volete da me.

Siamo già al cameraman, gli scenografi e i costumisti del tenebroso giordano stanno tremando.

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Make-up:
DeMille Foundation #4 Warm Beige, Wonderscenic Mascara, Alidada* Precision Eyeliner, Perfect Close-up Pressed Powder, Great Escape Lipstick #406 Eternal Red. Come allover, consiglio il Sunset Blvd. Glistening Illuminator.

*è sempre consigliabile applicare l'eyeliner con l'aiuto un istrumento fatto per pigliare la misura degli angoli.

sabato, ottobre 28, 2006

Le uova della Regina Elisabetta

Cosa succede quando alla Reuters attivano il correttore automatico? Che un articolo sul genoma delle api esce con un errore tipografico irresistibile: queen bee, ape regina, è sostituito da Queen Elizabeth. Si apprende così che "la Regina Elisabetta vive dieci volte più a lungo delle operaie e depone più di 2000 uova al giorno", più altre particolarità che dai Windsor non ci saremmo mai aspettati (cioè, cervello piccolo sì, accentuate capacità cognitive: ma quando mai).
Ecco l'articolo, non più online:



via Regret the Error

venerdì, ottobre 27, 2006

Come finire a Guantanamo in poche semplici mosse

Questa pagina web, realizzata da Christopher Soghoian, genera una carta d'imbarco che può essere utilizzata per superare i controlli della TSA (l'ente americano per la sicurezza dei trasporti) ed entrare nelle aree "sicure" del terminal (ma non per salire su un aereo: per quello bisogna comprare un biglietto vero).
A cosa serve questa carta d'imbarco? Per andare a prendere i nonni o a salutare la fidanzata alla porta d'imbarco, per dimostrare che i controlli della TSA sulle carte d'imbarco sono inutili ed è possibile (nei voli interni) passare sotto il radar della "no-fly list", o anche per vincere un viaggio di sola andata a Guantanamo nel caso che qualcosa non funzionasse.

Ci sono due tecniche:

1. compri un biglietto online sotto falso nome, usando una carta di credito prepagata comprata in un 7/11 pagando in contanti. Non usare nomi come "John Smith" o "Robert Johnson", stanno sulla "no-fly list".
2. ti presenti all'aeroporto e dici al personale del check in della compagnia aerea che non hai il documento di identificazione. Ti daranno una speciale carta d'imbarco con la scritta "NO ID" e "SSSS" che ti permetterà di passare i controlli senza autenticare la tua identità.
3. ti imbarchi sull'aereo.

oppure:
1. compri sempre un biglietto online sotto falso nome (no John Smith, no Robert Johnson) usando una prepagata acquistata in contanti.
2. fai il check in online 24 ore prima della partenza e stampi la carta d'imbarco.
3. editi il codice HTML della carta di imbarco oppure (se voli con la Northwest) stampi con il generatore una carta d'imbarco identica in tutto, con la differenza che qui scrivi il tuo vero nome. Stampi.
4. Vai all'aeroporto, presenti la carta d'imbarco falsa con il tuo vero nome e il tuo vero documento d'identità. Controlleranno che corrispondano e ti lasceranno passare i controlli.
5. Presenti la carta d'imbarco con il nome falso all'addetto al gate. Dato che il biglietto è stato acquistato sotto questo falso nome, tutto andrà liscio.
6. Ce l'hai fatta!

La tecnica 1 è più semplice e richiede una sola carta d'imbarco. Però ti sottoporrà comunque a un controllo della TSA perché non hai il documento di identità. La tecnica 2 è più complessa ma ti permette di passare tranquillamente il controllo della TSA. Sarai un passeggero come tutti gli altri e verrai sottoposto a un normale controllo (a patto che tu non sia arabo o asiatico).

La tecnica 2 e il Boarding Pass Generator sfruttano una ben nota falla della security aeroportuale americana: l'intervallo tra il momento in cui viene emessa o stampata una carta d'imbarco e il momento in cui il passeggero passa il controllo per salire sull'aereo, oltre al fatto che la possibilità di stampare a casa la carta d'imbarco rende molto facile la contraffazione.

Christopher Soghoian sta facendo un dottorato in informatica all'Università dell'Indiana, dove studia in particolare i problemi della security aeroportuale. Gli avvocati della sua Università invece stanno studiando il modo per impedire che prima o poi le sue ricerche lo facciano finire a Guantanamo.
Ha sfidato anche la proibizione di liquidi a bordo. Ora vuole stamparsi da solo etichette con la scritta 3 once da attaccare su bottigliette da 10: la TSA, infatti, non permette di portare con sé flaconi di liquido che possano contenere più di 3 once, anche se sono flaconi da 4 pieni solo a metà.
"Si possono portare 5 flaconi da 3 once, e allora perché non un flacone da 15?".
Eh.

Teniamolo d'occhio, questo ragazzo prima o poi ci procura il padre di tutti i falsi allarmi.

Via Boing Boing

Come maltrattare Google e vivere felici/24

A chi dirlo, se non a Google?


Un problema di facile soluzione


Come si chiama, già, il compagno della ex?

giovedì, ottobre 26, 2006

Tanti saluti dal Grande Revisore



Hello,

Your blog has been reviewed, verified, and cleared for regular use so that
it will no longer appear as potential spam. If you sign out of Blogger and
sign back in again, you should be able to post as normal. Thanks for your
patience, and we apologize for any inconvenience this has caused.

Sincerely,
The Blogger Team

Mi hanno letta, verificata e scagionata, quindi il mio blog non sarà più considerato potenziale spam. Se esco da Blogger e rientro* dovrei essere in grado di postare normalmente. Mi ringraziano per la pazienza e il disturbo e si scusano.

Bene, I'm clean, era proprio un falso allarme. Testo ripetitivo, irrilevante, talvolta privo di senso, ma la bionda non è spam. Non avete più alibi per evitare di rispondere alle mie mail.

Firmato:
Il Capo

* Non mi fido. Se esco cinque minuti da Blogger questi cambiano la serratura, lo sento. (Ehi! Cosa? Sono io, fatemi entrare. Io chi? Io la Miru. Lamiru chi? Fatemi almeno prendere Poli! Poligraf adesso lavora per noi. E cosa fa? Cambia serrature).

mercoledì, ottobre 25, 2006

Di orsi, boschi e re

C'era un orso nei boschi
"C'è un orso nei boschi": così cominciava un famoso filmato realizzato per la campagna presidenziale del 1984 di Reagan, candidato al secondo mandato contro il democratico Mondale. Vi si vedeva un orso bruno che vagava in una foresta, mentre la cupa voce del narratore suggeriva che l'Unione Sovietica (tradizionalmente simboleggiata dall'orso) era una grave minaccia alla stabilità mondiale e che Reagan sarebbe stato la persona adatta a combatterla. L'ultima inquadratura mostrava un cacciatore che si apprestava ad affrontare l'orso; il filmato finiva con un'immagine di Reagan e la frase "President Reagan: Prepared for Peace". Era uno con le carte in regola per la pace, Reagan.
"L'orso" è considerato uno dei più efficaci filmati elettorali mai realizzati, soprattutto per le immagini semplici e il messaggio "sottile e vagamente ottimista" (e subdolo). Non vi si nomina mai l'Unione Sovietica, l'avversario Mondale, le spese per la difesa né la guerra nucleare, che poi è la minaccia implicita in tutto il video.

Il video è qui
, e questo è il testo:
"C'è un orso nei boschi. Per alcuni l'orso è facilmente visibile. Altri non lo vedono affatto. Alcuni dicono che l'orso è ammaestrato, altri che è cattivo e pericoloso. Giacché nessuno può sapere chi ha davvero ragione, non sarebbe bello essere forti quanto l'orso? Se c'è un orso".

Reagan vinse le elezioni con una valanga di voti.
Io tifavo per l'orso. Diciamo che a un certo punto lui mi è svenuto tra le braccia.

Mitrofan
Mitrofan è un pacifico e allegro (proprio dobrodušnyj e vecelyj, scrive il Kommersant) orso ammaestrato che vive in una fattoria nel villaggio di Novlenskoe, nella regione di Vologda. Verso la fine dell'agosto scorso Juan Carlos di Spagna è in visita da quelle parti: il re non fa mistero del fatto che se si trova in mezzo al nulla è esclusivamente per amore della caccia. Allora qualcuno per rallegrarlo pensa di prendere Mitrofan, di metterlo in una gabbia, di ubriacarlo di vodka e miele e di lasciarlo libero nella zona di caccia del re. Mitrofan è visibile, ammaestrato, non pericoloso e soprattutto barcollante: ucciso con un solo colpo, complimenti al cacciatore e al suo brillante seguito.

Questo post è motivato dall'idiosincrasia del Capo verso i monarchi (soprattutto quelli armati) e dalla sua evidente, storica, indifendibile debolezza per gli orsi.

martedì, ottobre 24, 2006

On the Google

Dall'intervista a George W. Bush sulla CNBC:

– Sono curiosa: mai cercato su Google qualcuno? Ha mai usato Google?
– Occasionalmente. Una delle cose che ho usato sul Google sono le mappe. È molto interessante, questa cosa. Mi sono dimenticato il nome del programma, ma si va sul satellite e si può... tipo a me piace guardare il ranch su Google, mi ricorda dove vorrei essere in certi momenti. Ma sì, un po'.

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