sabato, giugno 25, 2011

La persuasione e la rotatoria

Un tempo qui era tutto Dasein, a perdita d'occhio.
Poi sono arrivate le rotatorie e i piani del traffico escheriani.

– Non può passare, strada chiusa.
– Ma io ci abito.
– Passi.
– Quando finiscono i lavori?
– Stasera. Io da domani mi metto in malattia, guardi.
– Fatica?
– Assessore in ferie, direttore dei lavori chiuso nel suo ufficio, nessun cartello indicatore. E noi qua.
– A presidiare la rotatoria.
– E poi mi dicono che tratto male le persone.
– ...
– Capisce. Che tratto male le persone.
– Arrivederci.
– Arrivederci.

Nel pomeriggio usciamo, Bracciodestro e io. La giovane rotatoria è lì, piantata al centro dell'incrocio tra i vapori dell'asfalto. Le auto sono ancora poche e tutte impegnate a rubarsi la precedenza.
Sul marciapiede giace abbandonato un foglio A4.
Lo raccolgo.
Sono le istruzioni di montaggio della rotatoria.



Io pensavo che le rotatorie si studiassero all'istituto tecnico o all'università e che poi al momento giusto ci fosse gente che arrivava con il suo bel caschetto giallo e un rotolo di disegni sotto il braccio e diceva così e cosà. Invece si comprano da Obi. Come niente alla fine c'è sempre una vite che manca e bisogna andare alla ferramenta a cercarla. E però la ferramenta apre alle quattro, aspetta che chiudiamo la zona al traffico ancora per un paio d'ore. Diccelo al vigile biondo, quello con la catenina d'oro. Quello tutto sudato.

Andiamocene prima di inciampare in un compasso gigante, bisbiglia Bracciodestro.

Pensare che un tempo qui era tutto Dasein.

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