Sono a Udine con un gruppo di amici. Dobbiamo andare a piedi dal centro (poniamo piazza San Giacomo) alla stazione. A quel punto la città si allarga, le linee rette si spezzano e si biforcano: passaggi, portoni, ristoranti, vicoli ciechi, un Coin, una chiesa sghemba, un ippodromo. A. intanto mi convince che dovrei provare l'equitazione, insomma l'ippica, che è facile, che tutto sommato non costa molto, che lei lo fa. In quel momento mi accorgo che non solo porta un berretto da cavallerizza, ma anche una maschera con il naso a punta e le lentiggini.
Imbocchiamo un passaggio coperto. Io ogni tanto mi giro per controllare se ci siamo tutti.
E poi dico: "Non vi sarà certo sfuggito che uno di noi è stato sostituito da un'altra persona, da cicciottello è diventato alto e magro, anzi è diventato il mio amico Nando".
Loro se ne stanno tutti zitti e a testa bassa, come umiliati.
"Se va bene a voi" aggiungo polemica. "Ma la prossima volta che mi giro cosa vedo, Michael Fassbender?"
Sua Cinicità dice che mica ho scelto Fassbender per caso, visto che è il qualsiasi, l'uomo dai lineamenti regolari ma generici come un identikit, l'Everyman. Fassbender è memory-proof come i Silent del Doctor Who: lo vedi e te lo dimentichi, lo rivedi, te lo ricordi e te lo dimentichi. Ma chi è questo nuovo che fa Jung? Fassbender? Lo conosciamo? Ma che bella dentatura regolare, chi è? Fassbender? A però. È nuovo?
E poi in Prometheus se ne sta sempre a toccare i pulsanti e a fare di testa sua senza mai essere disturbato neanche per sbaglio da uno sceneggiatore, o forse cade dagli occhi del montatore, e quando gli chiedono "riesci a leggere queste scritte" lui dice "credo" e poi le legge ma mica le spiega, come quelli che se gli chiedi "sai l'ora?" rispondono "sì grazie".
Dunque forse ho paura di girarmi una terza volta perché temo che Fassbender prenderà una delle sue stupide iniziative, come incrociare un vermiciattolo alieno con un furlano di Tavagnacco o mescolare acqua e cabernet. E infatti non mi giro, facciamo che quello alle mie spalle ha ancora la fisionomia scettica e affidabile di Nando e stiamo a posto così. Mi sveglio prima di raggiungere la stazione.
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sabato, giugno 09, 2012
La prossima volta che ti vedo sono due
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lunedì, aprile 30, 2012
I calzini dell'arciduchessa S01E01
Ieri, quando siamo scesi per fare la spesa, abbiamo incontrato il ragazzo indiano del negozietto sotto casa.
Bonjour, ha detto Sua Cinicità stringendogli la mano, comment ça va?
E fin qui.
Poi però ha aggiunto: "J'aime beaucoup le chapeau de votre frère".
Così.
Naturalmente del fratello neanche l'ombra, figuriamoci se si vedeva un cappello.
Idee per una serie tv di successo. Attenzione perché è di successo.
La protagonista batte la testa in Italia e si risveglia in Francia, in una vita che ricalca gli esempi di un corso di grammatica, piena di ordinazioni di pastis e di conversazioni con la moglie e la segretaria di Monsieur Legrand – uno che quando lo cerchi in ufficio non c'è mai e quando lo cerchi a casa scopri che è appena andato in ufficio – mentre les hirondelles sfrecciano sotto una pioggia battente senza mai fare primavera.
In ciascun episodio la protagonista tenta la fuga ma finisce invariabilmente incastrata in problema morfo-sintattico, in uno sciatto falso amico (bambini che correndo hanno rotto il ghiaccio nel corridoio), in un malinteso da Bagaglino (la solita Gisèle che vive in provincia, non in Provenza) o nella trappola del Nom-Prénom.
Sarebbe una via di mezzo tra Life on Mars e Il Prigioniero, ma con tanti bei formaggi dal nome maleodorante e pronunciato male, dolcissimi macellai sfregiati e una rete clandestina di giocatori di pétanque mascherata da cellula di Al Qaida.
No Amélie Poulain.
No fisarmoniche.
No rap francese.
Nel pilot c'è un buon cacciatore che sa cacciare anche senza il suo cane.
Bonjour, ha detto Sua Cinicità stringendogli la mano, comment ça va?
E fin qui.
Poi però ha aggiunto: "J'aime beaucoup le chapeau de votre frère".
Così.
Naturalmente del fratello neanche l'ombra, figuriamoci se si vedeva un cappello.
Idee per una serie tv di successo. Attenzione perché è di successo.
La protagonista batte la testa in Italia e si risveglia in Francia, in una vita che ricalca gli esempi di un corso di grammatica, piena di ordinazioni di pastis e di conversazioni con la moglie e la segretaria di Monsieur Legrand – uno che quando lo cerchi in ufficio non c'è mai e quando lo cerchi a casa scopri che è appena andato in ufficio – mentre les hirondelles sfrecciano sotto una pioggia battente senza mai fare primavera.
In ciascun episodio la protagonista tenta la fuga ma finisce invariabilmente incastrata in problema morfo-sintattico, in uno sciatto falso amico (bambini che correndo hanno rotto il ghiaccio nel corridoio), in un malinteso da Bagaglino (la solita Gisèle che vive in provincia, non in Provenza) o nella trappola del Nom-Prénom.
Sarebbe una via di mezzo tra Life on Mars e Il Prigioniero, ma con tanti bei formaggi dal nome maleodorante e pronunciato male, dolcissimi macellai sfregiati e una rete clandestina di giocatori di pétanque mascherata da cellula di Al Qaida.
No Amélie Poulain.
No fisarmoniche.
No rap francese.
Nel pilot c'è un buon cacciatore che sa cacciare anche senza il suo cane.
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sabato, marzo 31, 2012
Osservazioni
A Gorizia è riapparso il Vecchio del Mossad. Sai, ho detto a mio padre, il vecchio non è morto per niente. L'ho visto che pettinava le aiuole con la scopa. Però nell'altra mano aveva un bastone, forse adesso zoppica. Controlla che non sia uno di quei bastoni con il chiodo per raccogliere le foglie e le cartine, ha detto lui senza scomporsi. Era un bastone con il chiodo.
A Parigi è riapparso il dirimpettaio vecchio, invisibile da mesi causa rifacimento facciata. Il Vecchio passa il tempo alla finestra, dalla quale osserva minuziosamente il nulla o agita uno straccetto per allontanare un certo tipo di piccioni. Per lui i piccioni si suddividono in piccioni sì e in piccioni no. I piccioni no li scaccia, con quelli sì ha brevi e civilissime conversazioni. Un tempo il tizio del piano di sotto teneva appesi alla finestra tre o quattro cd per terrorizzare i piccioni sì e no e per abbagliare il vicinato. Li ha tolti.
Alla finestra che sta sopra quella del vecchio è apparso il Braccio penzolante. È un braccio nudo, con appena un accenno di mezza manica blu, e sta praticamente immobile. A un'estremità c'è una sigaretta accesa. All'altra estremità deve invece esserci un uomo. Però io l'uomo non l'ho ancora visto.
Oggi il Vecchio si è affacciato per allontanare una pattuglia di piccioni no, poi ha guardato in su e ha messo a fuoco il Braccio penzolante. Ha fatto una faccia che significava "cosa mi tocca vedere", "dopo tutto siamo in un paese libero". Poi è scomparso nuovamente nel buio della stanza. Il Braccio ha continuato a fumare.
La mattina quando faccio il caffè controllo se c'è il Vecchio. C'è. Poi alzo di poco lo sguardo e faccio una breve ricognizione del Braccio. C'è. Dopo tanto penzolare all'aria aperta si sta leggermente abbronzando. Tutto questo osservare può far sì che il cucchiaino manchi di poco il filtro e che il caffè cada sul ripiano della cucina. Ma per questi piccoli dispiaceri c'è il mini aspirapolvere Black&Decker, quello che secondo Sua Cinicità deve stare in tutte le case, perché il Black&Decker non ti tradisce mai.
Intanto il Braccio ha fatto cadere un po' di cenere di sigaretta sulla pelata del Vecchio. Cosa stai combinando con il Black&Decker, chiede Sua Cinicità. Cenere, rispondo.
Intanto il Braccio ha fatto cadere un po' di cenere di sigaretta sulla pelata del Vecchio. Cosa stai combinando con il Black&Decker, chiede Sua Cinicità. Cenere, rispondo.
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giovedì, febbraio 23, 2012
Qualità
"Lei dice che quando si sta in piedi sulle barche bisogna tenere le gambe elastiche, ma guardi che io non ho quella qualità. Io non ho nessuna qualità. In compenso non ho tutti i difetti. In molte cose sono semplicemente neutro."
Stenelo, febbraio 2012.
Stenelo, febbraio 2012.
venerdì, dicembre 09, 2011
La nona onda
– Dice occhio alla nona onda.
– E cos'è?
– Gliel'ho appena chiesto. Intanto guardo su internet.
– Aspetta che ti risponda, così la delusione è più cocente.
– E cos'è?
– Gliel'ho appena chiesto. Intanto guardo su internet.
– Aspetta che ti risponda, così la delusione è più cocente.
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martedì, ottobre 25, 2011
In Giorgio we trust
"In tartiflette we trust."
Così stava scritto, bianco su rosso, sul casco del motociclista che stava davanti a noi in fila dal tabaccaio. Volevo farlo notare a Sua Cinicità, ma siamo stati distratti dal fatto che il tabaccaio continuava chiamarlo madame. Lo chiamava madame e poi si scusava, madame e désolé, madame e désolé. Poi siamo andati a prendere i kebab. Il Cinicità non si ricorda mai dove sta, l'arabo, bisogna percorrere un paio di vie dall'aria serale e confusamente pericolosa e poi andare a caso. Sua Cinicità dice sempre "adesso ci menano", ma a dire il vero non ci menano mai.
L'arabo chiama Sua Cinicità "Giorgio". Come Giorgio Armani, dice, mica posso chiamarti Berlusconi. Bunga bunga, spiega. A quel punto i suoi cinque avventori impegnati a guardare a Napoli-Bayern si voltano pigramente. Bunga bunga, ripetono, prima di tornare a fissare lo schermo appollaiati sugli sgabelli vagamente pop di plastica lucida color caffelatte.
E tu come ti chiami, già?, chiede il Cinicità all'arabo. Giorgio Armani anch'io, risponde lui come sempre. Allora me stavolta chiamami Sergio. Per cambiare.
Quando siamo ormai a casa mi ricordo della scritta sul casco.
La tartiflette è una delle invenzioni più tristi dei francesi, dice Sua Cinicità. Patate, formaggio, pancetta. Che tristezza. E il frico friulano, allora? Non è triste come la tartiflette, dice lui. Vedremo, penso io.
Il giorno dopo incrociamo Giorgio Armani davanti a Monoprix.
Sergio, ma sei ancora vivo?
Quel kebab me l'hai consigliato tu, dice il Cinicità.
No, io ho consigliato quello di madame.
Ciao, Sergio, dice Giorgio Armani.
Poi se ne va.
Così stava scritto, bianco su rosso, sul casco del motociclista che stava davanti a noi in fila dal tabaccaio. Volevo farlo notare a Sua Cinicità, ma siamo stati distratti dal fatto che il tabaccaio continuava chiamarlo madame. Lo chiamava madame e poi si scusava, madame e désolé, madame e désolé. Poi siamo andati a prendere i kebab. Il Cinicità non si ricorda mai dove sta, l'arabo, bisogna percorrere un paio di vie dall'aria serale e confusamente pericolosa e poi andare a caso. Sua Cinicità dice sempre "adesso ci menano", ma a dire il vero non ci menano mai.
L'arabo chiama Sua Cinicità "Giorgio". Come Giorgio Armani, dice, mica posso chiamarti Berlusconi. Bunga bunga, spiega. A quel punto i suoi cinque avventori impegnati a guardare a Napoli-Bayern si voltano pigramente. Bunga bunga, ripetono, prima di tornare a fissare lo schermo appollaiati sugli sgabelli vagamente pop di plastica lucida color caffelatte.
E tu come ti chiami, già?, chiede il Cinicità all'arabo. Giorgio Armani anch'io, risponde lui come sempre. Allora me stavolta chiamami Sergio. Per cambiare.
Quando siamo ormai a casa mi ricordo della scritta sul casco.
La tartiflette è una delle invenzioni più tristi dei francesi, dice Sua Cinicità. Patate, formaggio, pancetta. Che tristezza. E il frico friulano, allora? Non è triste come la tartiflette, dice lui. Vedremo, penso io.
Il giorno dopo incrociamo Giorgio Armani davanti a Monoprix.
Sergio, ma sei ancora vivo?
Quel kebab me l'hai consigliato tu, dice il Cinicità.
No, io ho consigliato quello di madame.
Ciao, Sergio, dice Giorgio Armani.
Poi se ne va.
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venerdì, ottobre 07, 2011
Great meatballs of fire
Però in una cavità poco accessibile dietro il wc ho trovato una cosa strana.
Sarebbe stato bello imbattersi in un oggetto dolcemente sinistro come un origami, una trottola, una clessidra, uno spettrale carillon.
Invece ho trovato una polpetta.
Dice Sua Cinicità: "Non scriverlo perché la gente capisce altro". Invece è proprio un'innocente polpettina. Ormai perfettamente fossilizzata, ma ancora integra nella sua polpettità. Inodore. Del peso e della consistenza di una palletta di gesso.
La gente qui chiede dov'è il bagno e ci nasconde le polpette.
E la cosa davvero strana è che noi le polpette non le facciamo mai, al limite estremo e conradiano le compriamo surgelate da Picard, e quelle di Picard sono più piccole.
La gente qui si porta le polpette da casa e le nasconde nel bagno, sotto lo sguardo omertoso dei due Pinocchi.
Magari la casa era abitata dal demone della polpetta, uno spirito dispeptico che portava infelicità, allentava le viti, faceva scuocere la pasta e asciugava l'acqua nella caffettiera. Magari adesso abbiamo risolto.
Però, nonostante tutta questa fatica costellata di scoperte, la tavoletta si muove ancora.
Il Cinicità ha detto: "Sei stata bravissima. Inutile ma bravissima".
Mia madre ha mandato un sms di conforto: "Anche noi nel 2 bagno si muove ed è di plastica. Baci".
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venerdì, settembre 23, 2011
Andare a Parigi
E così, dopo due anni di idillio e di voli low-cost, Sua Cinicità ha scoperto le sue carte.
Come sei magra, come sei flessuosa, diceva.
Mia coniglietta.
Quand'è che vieni?
Ora mi trovo qui, in compagnia di buona parte del mio guardaroba autunnale, per fissare meglio la tavoletta di un water. Il water si trova in un luogo minuscolo, punitivo e illuminato bene – sostanzialmente un modulo spaziale per fantini ascetici – situato a metri e metri di distanza dal bagno, quello che ha la vasca al posto giusto e il cesto della biancheria al posto del bidet.
La tavoletta del water si muove un po' perché la vite che la tiene al suo posto si è leggermente allentata. La vite va riavvitata. La vite è naturalmente inaccessibile a chiunque non sia un nano molto smilzo o un coniglio biondo di 43 chili.
Amore, devi infilarti lì sotto, vedi? Devi entrarci strisciando, supina, con il braccio già alzato dietro la testa e pronto ad avvitare. Senso orario, mi raccomando. Fa' vedere com'è, orario? Bene. E avviti. L'inferno è che non la vedi, la vite. Sei completamente alla cieca. Poi probabilmente dovrò estrarti tirandoti per i piedi. Magari telefoniamo a tuo padre per l'assistenza remota, non si sa mai.
Ma come non si sa mai.
Ah, naturalmente ti tolgo di mezzo lo scopino.
Naturalmente.
Le nonne, quando volevano alludere alle proprie funzioni fisiologiche, dicevano con provinciale eleganza "vado a Parigi". Con permesso, devo andare a Parigi. Com'è signora, tutto bene? Ah, dottore, vado a Parigi tutte le mattine.
Bene.
Sono a Parigi, con il braccio già alzato e un cacciavite in mano.
Se posso scrivo.
Se non scrivo telefono.
Se non telefono mandate un fantino.
Come sei magra, come sei flessuosa, diceva.
Mia coniglietta.
Quand'è che vieni?
Ora mi trovo qui, in compagnia di buona parte del mio guardaroba autunnale, per fissare meglio la tavoletta di un water. Il water si trova in un luogo minuscolo, punitivo e illuminato bene – sostanzialmente un modulo spaziale per fantini ascetici – situato a metri e metri di distanza dal bagno, quello che ha la vasca al posto giusto e il cesto della biancheria al posto del bidet.
La tavoletta del water si muove un po' perché la vite che la tiene al suo posto si è leggermente allentata. La vite va riavvitata. La vite è naturalmente inaccessibile a chiunque non sia un nano molto smilzo o un coniglio biondo di 43 chili.
Amore, devi infilarti lì sotto, vedi? Devi entrarci strisciando, supina, con il braccio già alzato dietro la testa e pronto ad avvitare. Senso orario, mi raccomando. Fa' vedere com'è, orario? Bene. E avviti. L'inferno è che non la vedi, la vite. Sei completamente alla cieca. Poi probabilmente dovrò estrarti tirandoti per i piedi. Magari telefoniamo a tuo padre per l'assistenza remota, non si sa mai.
Ma come non si sa mai.
Ah, naturalmente ti tolgo di mezzo lo scopino.
Naturalmente.
Le nonne, quando volevano alludere alle proprie funzioni fisiologiche, dicevano con provinciale eleganza "vado a Parigi". Con permesso, devo andare a Parigi. Com'è signora, tutto bene? Ah, dottore, vado a Parigi tutte le mattine.
Bene.
Sono a Parigi, con il braccio già alzato e un cacciavite in mano.
Se posso scrivo.
Se non scrivo telefono.
Se non telefono mandate un fantino.
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venerdì, ottobre 08, 2010
La Teoria della Sostituibilità di Leonardo DiCaprio
Nella notte tra il 7 e l'8 ottobre 2010, durante la visione del pilot di Boardwalk Empire diretto da Martin Scorsese con piglio revivalistico, stucchevole eccesso di mezzi e atmosfera a metà tra il teatro di posa e il villaggio outlet grandi firme, tale Mirumir (di seguito indicata come M.) affermava che "dopo tutto Michael Pitt non è male" e "forse potrebbe sostituire Leonardo DiCaprio in alcuni film".
Non esageriamo, disse Sua Cinicità.
A sostegno della propria Teoria, M. si produsse nell'imitazione delle faccine di DiCaprio – DiCaprio pensa, DiCaprio di preoccupa, DiCaprio ha paura, DiCaprio risolve un sudoku difficile – per dimostrare che si trattava della stessa faccina, invariabilmente caratterizzata da fronte accigliata, occhi a fessura, boccuccia sprezzante, narici leggermente dilatate, doppioomento fremente. Passò poi a riprodurre la faccina estatica – DiCaprio è felice, DiCaprio è superiore, DiCaprio è innamorato, DiCaprio ha risolto un sudoku difficile – composta da mezzo sorriso assorto e pupille genericamente puntate su un orizzonte ricostruito digitalmente. Sua Cinicità concesse che c'era del vero. "C'è del vero" disse infatti. "Povera matta" aggiunse.
M. si spinse poi a individuare le cause di questa immobilità espressiva in una baby face sempre sul punto di trasformarsi in festoso crollo strutturale e mai pronta a compiere l'atteso grande passo.
Fantasticò poi sulla sostituibilità di DiCaprio con Matt Damon (anche in The Departed, per il quale con una qualche macchinosità suggerì la sostituzione di DiCaprio con Damon, di Damon con Mark Wahlberg, di Wahlberg con – poniamo – Michael Pitt). Si esibì quindi nell'imitazione facciale di Matt Damon, il John Boh per eccellenza: espressività simile a quella dicapriesca ma con l'aggiunta di un leggero prognatismo e di uno sguardo puntato sul qui e ora di una constatazione amichevole.
"In Inception invece mettiamo Christian Bale e stiamo a posto così" concluse.
Affermò che non voleva male a DiCaprio, che in fondo lui avrebbe continuato a lavorare per inerzia, fondato catene di cocktail bar, girato piccoli orgogliosi film e presediuto giurie di festival. Gli confermò poi il roseo futuro di fidanzatore e/o sposatore di modelle e gli augurò un sereno sovrappeso splendidamente tatuato ad accompagnare l'espressione di gatto persiano sazio.
"Invece Steve Buscemi è un capo" chiosò, giudicandosi quasi troppo ovvia e didascalica.
Non esageriamo, disse Sua Cinicità.
Non esageriamo, disse Sua Cinicità.
A sostegno della propria Teoria, M. si produsse nell'imitazione delle faccine di DiCaprio – DiCaprio pensa, DiCaprio di preoccupa, DiCaprio ha paura, DiCaprio risolve un sudoku difficile – per dimostrare che si trattava della stessa faccina, invariabilmente caratterizzata da fronte accigliata, occhi a fessura, boccuccia sprezzante, narici leggermente dilatate, doppioomento fremente. Passò poi a riprodurre la faccina estatica – DiCaprio è felice, DiCaprio è superiore, DiCaprio è innamorato, DiCaprio ha risolto un sudoku difficile – composta da mezzo sorriso assorto e pupille genericamente puntate su un orizzonte ricostruito digitalmente. Sua Cinicità concesse che c'era del vero. "C'è del vero" disse infatti. "Povera matta" aggiunse.
M. si spinse poi a individuare le cause di questa immobilità espressiva in una baby face sempre sul punto di trasformarsi in festoso crollo strutturale e mai pronta a compiere l'atteso grande passo.
Fantasticò poi sulla sostituibilità di DiCaprio con Matt Damon (anche in The Departed, per il quale con una qualche macchinosità suggerì la sostituzione di DiCaprio con Damon, di Damon con Mark Wahlberg, di Wahlberg con – poniamo – Michael Pitt). Si esibì quindi nell'imitazione facciale di Matt Damon, il John Boh per eccellenza: espressività simile a quella dicapriesca ma con l'aggiunta di un leggero prognatismo e di uno sguardo puntato sul qui e ora di una constatazione amichevole.
"In Inception invece mettiamo Christian Bale e stiamo a posto così" concluse.
Affermò che non voleva male a DiCaprio, che in fondo lui avrebbe continuato a lavorare per inerzia, fondato catene di cocktail bar, girato piccoli orgogliosi film e presediuto giurie di festival. Gli confermò poi il roseo futuro di fidanzatore e/o sposatore di modelle e gli augurò un sereno sovrappeso splendidamente tatuato ad accompagnare l'espressione di gatto persiano sazio.
"Invece Steve Buscemi è un capo" chiosò, giudicandosi quasi troppo ovvia e didascalica.
Non esageriamo, disse Sua Cinicità.
martedì, settembre 21, 2010
Vedrai
I can't wear pink! Everyone at work wears white!
I'm not popular enough to be different.
Homer Simpson
I'm not popular enough to be different.
Homer Simpson
Pensavo.
Ci sono dei burritos che scadono, delle magliette bianche da tingere di rosa (secondo il vecchio metodo della lavapanni russa: butti qualcosa di colorato, ruoti velocemente la manopola delle temperature e premi start senza guardare), un set di vicini tendenza Basaglia, un amministratore losco e un vecchio del Mossad nel palazzo di fronte.
Dunque, pensavo, io partirei domani.
Non c'è lo sciopero dei trasporti.
Non c'è lo sciopero del latte.
In compenso dice che stasera è mancata la corrente elettrica, un po' alla volta, luce fioca, internet smorzata, poi il buio totale.
Dal quel buio, un suo sms agonizzante.
"Vedrai che ora muore Godard".
Poi visto che continuava a mancare la luce è andato a prendersi la pizza da Domino's e ha scoperto che da Domino's il lunedì e il martedì la pizza costa sette euro e novantanove, che tu la prenda per due o per quattro. Allora lui dice una quattro formaggi per due. La cassiera gli fa: sicuro per due? no, perché il prezzo è uguale. E allora lui dice famo per quattro, poi metà la butto. E lei: ma ne vuole una per due o una per quattro per buttarla? Lui dice che per quattro mica la mangia tutta, e dunque. Lei fa: ma guardi che io me la riscaldo l'indomani. E lui dice fa schifo, e lei dice no no e allora lui dice e vabbe'.
Poi è tornato a casa, c'era di nuovo la luce e Godard era vivo.
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martedì, settembre 14, 2010
Pipe dreams
– Ecco l'idraulico. Ciao. No, non è vero.
– ...
– Non ho resistito alla tentazione di compiere un gesto scaramantico.
– Ma.
– L'avevo scritto e poi tagliato per incollartelo rapidamente quando sarebbe successo.– ...
– Non ho resistito alla tentazione di compiere un gesto scaramantico.
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giovedì, aprile 22, 2010
Circonflessi, questi sconosciuti
Frase del giorno:
"Io so scrivere benissimo. Ho solo problemi di firmware."
"Io so scrivere benissimo. Ho solo problemi di firmware."
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mercoledì, gennaio 20, 2010
Heartquakes
– Mi manchi.
– Anche tu mi manchi.
– Sì, però tu almeno hai i terremoti.
– Anche tu mi manchi.
– Sì, però tu almeno hai i terremoti.
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sabato, gennaio 16, 2010
Voodoo alla goriziana
Da giovedì sera sono nuovamente qui (deittico ma poi si capisce, ciao a tutti auguri vi voglio bene e scusate se ho risposto a una mail su tre).
Ieri è successo un terremoto.
Alle 15.20 il sismografo sul Monte Sabotino (dietro casa, quello con la scritta "Naš Tito" perché noi modestamente siamo gente che guardano al futuro) ha registrato questo.
Naturalmente nessuno si è accorto di niente, a me l'ha detto il Manuel che già mi immaginava a tossire tra le macerie avvinghiata al gattominchia.
Al Sua Cinicitàscrivo subito via Gtalk "Ohi, sembra che ci sia stata una scossa fortissima".
E lui mi fa "Ad Haiti?"
Secondo me Gorizia non esiste.
Ieri è successo un terremoto.
Alle 15.20 il sismografo sul Monte Sabotino (dietro casa, quello con la scritta "Naš Tito" perché noi modestamente siamo gente che guardano al futuro) ha registrato questo.
Naturalmente nessuno si è accorto di niente, a me l'ha detto il Manuel che già mi immaginava a tossire tra le macerie avvinghiata al gattominchia.
Al Sua Cinicitàscrivo subito via Gtalk "Ohi, sembra che ci sia stata una scossa fortissima".
E lui mi fa "Ad Haiti?"
Secondo me Gorizia non esiste.
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mercoledì, gennaio 06, 2010
"Come sto? Guarda, in due settimane sono stato malato letteralmente un giorno su due. Dunque, quattordici diviso due, significa che ho avuto sette gastriti."
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