sabato, maggio 01, 2010

Nessun muro a cui appoggiarsi: l'intervista di "Lateral" a Roberto Bolaño

Intervista a Roberto Bolaño
Testo pubblicato su Lateral. Revista de cultura, numero 40, aprile 1998

È stato la rivelazione letteraria dello scorso anno. È cileno, è nato nel 1953 e dal 1977 vive in Spagna. Prima di allora ha viaggiato a lungo. A quindici anni si trasferisce in Messico, dove diventa poeta, vive di giornalismo e si converte al trotzkismo. Nel 1973 fa ritorno in Cile, in tempo per assistere al golpe militare. Arrestato, per un colpo di fortuna viene scarcerato. Nel Salvador conosce i futuri assassini di uno dei maggiori poeti latinoamericani. Di queste ed altre cose parla nell'intervista. In Spagna ha fatto tutti i mestieri. A 43 anni compiuti pubblica il suo primo libro di narrativa, La letteratura nazista in America (La literatura nazi en América, Seix Barral, 1996), acclamato dalla critica spagnola. Poi vengono Stella distante (Estrella distante, Anagrama, 1996), romanzo che consolida la sua reputazione, e i racconti di Chiamate telefoniche (Llamadas telefónicas, Anagrama, 1997), che lo consacra come uno dei migliori scrittori contemporanei di lingua spagnola. Da alcuni anni vive in un paesino della Costa Brava.

Come capita a Blanes un cileno?
Per caso. A Blanes sono arrivato per metter su un'attività; all'epoca facevo il negoziante. Era un negozio di bigiotteria e abbigliamento, un negozio per turisti, e così sono rimasto a vivere lì.

Vive ancora di questo?
No, dal '93 vivo esclusivamente di letteratura. Quell'anno vinsi tre o quattro premi che mi portarono molti più soldi dei libri pubblicati in seguito. Avevo quarant'anni.

Deve essere stata una svolta miracolosa...
Non lo considero né una svolta né un miracolo. Scrivo da quando avevo 18 anni e a 22 in Messico già vivevo di letteratura. Tutto il denaro che guadagnavo veniva dalla scrittura: giornalismo, articoli... Ricordo che il biglietto aereo per l'Europa me lo comprai con due articoli pubblicati su una rivista messicana.

E perché venne in Spagna?
Venni in Spagna nel '77. In realtà me ne andai in Svezia, dove più o meno mi ero rimediato un lavoro, ma mia madre viveva in Spagna da due anni e quando arrivai era molto malata. Poi mi misi ad aspettare che si rimettesse, insomma ad aiutarla. Barcellona, nel '77, era una vera bellezza, una città in movimento con un clima gioioso in cui tutto era possibile. La politica si mescolava con la festa, con una grande liberazione sessuale, una vera esplosione sessuale, un desiderio di fare costantemente qualcosa, che probabilmente era artificiale, non mi faccio troppe illusioni al riguardo, ma artificiale o autentico che fosse era tremendamente seducente. Per me fu una scoperta, e mi innamorai della città. A Barcellona imparai cose che credevo di sapere ma che in realtà non sapevo.

Per esempio?
Il vivere al di fuori della letteratura. In Messico vivevo molto a contatto con la letteratura. Vivevo in mezzo ad altri scrittori e mi muovevo in un mondo dove chi non era scrittore era artista. E a Barcellona cominciai a muovermi in un mondo dove non c'erano scrittori. Avevo amici scrittori, ma un po' alla volta mi feci amici di altro tipo. Ovviamente ho fatto di tutto: il lavapiatti, il cameriere, la guardia notturna, il netturbino, lo scaricatore di porto, il vendemmiatore, a Barcellona, in Francia, in un sacco di posti. E lo trovavo magnifico. E poi all'epoca non c'era ancora la disoccupazione che ci fu in seguito e la mobilità lavorativa era davvero grande; il mio corpo me lo chiedeva, sapere che lavoravo, conoscevo gente, guadagnavo soldi e quando mi stufavo cambiavo lavoro e nel giro di una settimana ne trovavo un altro. Per me era fantastico.

Ma allora perché ritirarsi in provincia?
Questo succede quando passa l'euforia del '77. In Spagna il disincanto viene fatto risalire al 1979-80, però io lo sperimentai un po' più tardi. Me ne andai a Girona perché ero stanco di Barcellona, anche se vivevo in una strada molto centrale, Tallers, dietro a La Vanguardia. Ci passavano migliaia di persone. Avevo avuto mille storie e avevo bisogno di uscirne, significava vivere con persone e con fantasmi. Avevo bisogno di andarmene in un posto dove non conoscevo nessuno.

E come finì in Messico a 15 anni?
Per via dei miei genitori. Mia madre era professoressa e mio padre trasportatore. Un giorno hanno deciso di andare a vivere in Messico. Ciascuno di loro è arrivato con un ideale e poi, come sempre accade, non ne è uscito niente.

Nel 1973 decide di tornare in Cile...
A vent'anni torno in Cile solo per fare la Rivoluzione. All'epoca ero di estrema sinistra, vicino al MIR [Movimiento de Izquierda Revolucionaria], ma la mia ideologia era trotzkista. In realtà il MIR non ebbe mai buoni rapporti con la politica dei paesi dell'Est. Ora, quella di Cuba è sempre stata un'eccezione abbastanza infantile perché è una malattia dei latinoamericani. I cubani possono essere prosovietici ma sono latinoamericani...

Come con Cortázar, che era critico nei confronti dell'URSS ma appoggiava il regime cubano che censurava i suoi libri.
Credo che in quel caso Cortázar e la stragrande maggioranza abbiano toppato, e toppato in modo bestiale. Il fatto che fossero latinoamericani non li giustificava più degli altri. È una faccenda complicata, perché per esempio ci furono molti trotzkisti che si esiliarono a Cuba, e i cubani non si comportarono male con loro. Ci furono molte forme di guerriglia fatte da chi non stava con il socialismo reale e che furono appoggiate anche da Cuba. Inoltre l'atmosfera di quegli anni era apocalittica nell'accezione di San Giovanni, nell'accezione cristiana. Aspettavamo tutti che scoppiasse la rivoluzione o la controrivoluzione. Si respirava un clima da Giorno del Giudizio. In quei giorni la paura ti faceva cercare, almeno mentalmente, un muro a cui appoggiarti, per pura paura. Alla fine non trovammo nessun muro a cui appoggiarci ed è andata come è andata, evidentemente, però credo che solo così si possa spiegare la faccenda di Cuba e di Cortázar...

Si dice che i mesi che precedettero il colpo di stato di Pinochet furono terribili, pieni di odio e di scontri.
Gli ultimi mesi del governo di Allende furono spaventosi. Però io non mi facevo molte illusioni; ero ingenuo, ma non mi aspettavo la rivoluzione suprema degli uomini puri né niente di tutto questo. E credo che in fondo cercassi l'avventura per l'amore dell'avventura in sé. Trovai tutta l'avventura che volevo e molta di più. Soprattutto dopo il colpo di Stato.

Ricorda il giorno del colpo di Stato?
Vivevo a casa di Jaime Quesada, che oggi è un poeta quasi ufficiale e a quel tempo era un poeta giovane, amico di mia madre. Mi svegliò tutto tremante e mi disse: “Roberto, i militari hanno fatto un golpe”. La prima cosa che ricordo di aver detto è: “Dove sono le armi, che vado a combattere?”. E Jaime che mi diceva: “Non uscire, non andare, cosa dirò a tua madre se ti succede qualcosa?”.
Io non conoscevo il quartiere e Jaime era pronto a restare chiuso in casa tutto il giorno. Andai a casa di un ragazzo di quindici anni che sapevo essere di sinistra. E gli domandai: “Chi sta organizzando la resistenza nel quartiere? Perché io voglio offrirmi volontario”. E questo ragazzo mi disse: “Anch'io voglio andare volontario”. Io avevo vent'anni, ma lui ne aveva quindici. E andammo insieme alla cellula comunista, che era l'unica a essere organizzata. Lì c'era gente di tutti i partiti. Era la casa di un operaio comunista, che era molto, molto spaventato. E ricordo che aveva i romanzi western di Marcial Lafuente Estefanía, dei libriccini di cowboy che teneva nella credenza. Fu tutto molto dolce, molto desolante e molto dolce.

Ma la resistenza era davvero organizzata, in caso di golpe?
Arriviamo lì e diciamo: “Cosa bisogna fare?”. Siamo qualcosa come venti o trenta persone e ciascuno di noi riceve il compito di controllare una strada. In realtà ci danno un piano pensato per uno scenario di guerra civile, non di colpo di Stato. Io mi accorgo che il compito che mi assegnano è di una stupidità sovrana. Perché dovevo controllare la casa di un civile, di una persona che si sapeva essere di destra, nel caso ci entrassero delle armi, insomma, tener d'occhio quella casa. Una cosa demente, perché le strade erano deserte e quando passavano pattuglie militari se non ti sparavano ti arrestavano. Mi danno un falso nome e una parola d'ordine da dare a un compagno che sarebbe passato a controllare. Vado nella via che mi hanno assegnato. Non c'è nessuno, ci sono solo io. Comincio ad avere paura, cosa ci faccio qui? Ti trovi solo in una strada e la prima cosa che pensi è che ti stanno guardando da tutte le finestre. Poi passarono quelli che facevano i controlli e io mi ero già dimenticato la parola d'ordine; ci parlai, tornai alla cellula. A quel tempo parlavo con accento messicano e credettero che fossi straniero. E siccome si pensava che tutti gli stranieri avessero una grande esperienza nella lotta armata, chiesero a me, che potevo benissimo essere un infiltrato, di andare a contattare la cellula principale.

I telefoni non funzionavano?
Doveva essere un contatto diretto. Mi danno una bicicletta perché faccia non so quanti chilometri fino a una città che non conosco perché ho vissuto solo a Santiago. Lì capisco: se obbedisco di sicuro mi ammazzano. Fu divertentissimo. Come un film dei fratelli Marx. Ordini, contrordini, nessuno capiva niente.

Ma alla fine riuscirono a fare qualcosa?
Verso mezzanotte o l'una ci giunse la notizia che il generale Prats stava arrivando con un contingente di truppe lealiste. Decidemmo di andare ad accogliere Prats, ma militarmente, cioè per offrire protezione e vedere che armi avevamo. Così andammo in un quartiere lì vicino, un quartiere di chabolas, come si chiamavano all'epoca quelli del movimento dei “senzatetto”: occupavano terreni e ci costruivano su. Una di queste case era piena di bombe molotov. La logica era distruggere una serie di ponti pedonali per impedire il transito delle prime avanguardie dei pinochetisti fino all'arrivo delle truppe di Prats. Poi si seppe che in quel momento Prats era già stato catturato. Non c'erano truppe, non c'era niente, il generale Prats era agli arresti. E comunque come si fa a colpire i ponti pedonali con le molotov? Era una pazzia totale. Perché non avevamo né armi leggere né niente... solo bombe molotov. Era impressionante. Quel giorno andò così.

E poi? Cosa avvenne il giorno dopo il golpe militare?
Poi ci fu il colossale doposbronza. Un quartiere resistette al golpe, erano preparati meglio, attaccarono un commissariato, riuscirono a sopraffare i carabinieri e isolarono il quartiere. Ma era come entrare nella fossa dei leoni. Li bombardarono dal cielo.
Si sentiva sparare tutto il santo giorno. Quando bombardarono La Moneda, dal quartiere in cui stavo sentivo e ogni tanto riuscivo a vedere gli aerei.

Sì, ma come è riuscito a cavarsela, in una situazione simile?
Quando mi fermarono per la strada e il tenente del posto di blocco si mise in contatto con Concepción per riferire sull'accaduto, mi spaventai: “Sono fritto, mi ammazzano”. Mi presentò come uno dei dieci uomini più ricercati del Cile, nientemeno. Stava cercando di gonfiare la sua cattura, ovvio. Vennero a prendermi in un veicolo speciale con due armadi, due tizi giganteschi; in vita mia non avevo mai visto carabinieri più grandi. Poi mi portarono al commissariato e lì c'era un altro tenente che era tutto il contrario di quello che mi aveva arrestato, era un tipo ragionevole e si rese conto che io non avevo niente del terrorista, non ero straniero e non avevo fatto nulla. Non poteva lasciarmi andare, ma almeno non mi lasciò lì.
Nello stesso giorno passai per i carabinieri, per un altro posto che non ricordo sotto quali ordini stava e poi finii all'investigativa, dai poliziotti in borghese. E fui molto fortunato.

Cosa accadde in realtà? Come riuscì a cavarsela?
Mi scarcerarono due poliziotti che erano stati miei compagni di scuola quando avevo cinque anni. Uscii dopo otto giorni perché c'erano quei due; altrimenti sarebbero potuti passare uno o due mesi. Un giorno invece incontrai un poliziotto che mi disse: “Non ti ricordi di me? Eravamo compagni di scuola”. Io non mi ricordavo niente. Fu straordinario.

Ma in Chiamate telefoniche c'è un racconto che narra esattamente questo! Io pensavo che si trattasse di pura invenzione, di un gioco letterario. Mi ha anche fatto pensare a una poesia di Nicanor Parra, in cui alcuni personaggi popolari cileni, “compari”, se non ricordo male, instaurano lo stesso dialogo assurdo dei detective del racconto.
No, è in gran parte autobiografico. Io incontrai davvero questi due ex compagni di scuola quando ero in prigione, e loro mi scarcerarono. Ma anche la cosa di Nicanor Parra è vera. Imposto tutti i miei testi fondandoli sull'intreccio, ma esiste un rovescio, un contrario. In questo caso il contrario era la poesia “Saranguaco” di Nicanor Parra, con il suo schema basato su un dialogo impossibile, una specie di dialogo pazzo. E fa anche parte del folklore cileno.

E perché questa necessità di un rovescio, di un'ombra letteraria?
Per una questione di economia. Ciascun racconto ha un suo rovescio, ma governato da una disciplina di ferro. Perché altrimenti non avrei potuto scrivere i quattordici racconti di questo libro, avrei scritto quattordici romanzi. E probabilmente quattordici romanzi infiniti. Per esempio, “Vita di Anne Moore”, l'ultimo racconto di Chiamate telefoniche, è, nel suo riflesso, un romanzo-fiume di circa seicento pagine. Succedono cose che si possono raccontare in seicento pagine, ma in tutta tranquillità.

Queste ombre o guide letterarie risultano più visibili nei racconti de La letteratura nazista in America. Forse perché lì c'è stata la necessità di esemplificare con opere la biografia degli autori immaginari presentati... Credo che La letteratura nazista sia un romanzo, con un'esposizione, uno svolgimento e una conclusione. Il classico romanzo...
Già, ma in definitiva è un insieme di biografie unite tematicamente ma indipendenti. È un'altra cosa: un romanzo che non va letto come romanzo. Si può aprire dove si vuole, malgrado abbia i tre stadi classici del romanzo. Per esempio credo che si possa cominciare dall'epilogo. È assai probabile che abbia fallito, ma l'idea era questa e secondo me non era del tutto malvagia. Ora, ripeterò fino alla morte che è un romanzo.

Perché è stato ossessionato dalla cultura dell'estrema destra in America Latina?
Il mondo dell'estrema destra è un mondo smisurato, ed è interessante in sé. Quello che accade è che io colgo il mondo dell'estrema destra, ma molte volte quello di cui sto veramente parlando è la sinistra. Prendo l'immagine che è più facile parodiare per poi parlare d'altro. Quando parlo degli scrittori nazisti in America in realtà sto parlando del mondo a volte eroico ma più spesso miserabile della letteratura in generale.
Certamente non furono solo i fascisti a commettere orrori in America Latina. Per esempio c'è quel poeta del Salvador assassinato dai suoi compagni, Roque Dalton. Io conobbi alcuni di quelli che uccisero Roque Dalton. Vissi nel Salvador prima dell'inizio della Guerra Civile, e dei dieci comandanti principali quattro erano scrittori. Due li conobbi. Uno che si chiamava Cienfuegos e un altro che non so come diavolo si chiamava. E conoscevo molti scrittori e...

Uomini sicuramente affascinanti...
Alcuni sì, affascinanti. Altri non tanto. Inoltre mi feci tutta la costa del Pacifico dell'America Latina per arrivare in Cile nel 1973, e questi avevano la mia età: vent'anni, ventidue, ventitré... O qualcosa di più. A presentarmeli fu Manuel Sorto, che era il regista ufficiale della guerriglia, quello che rischiando la vita girava i film che poi venivano proiettati in tutto il mondo. Era una persona con un alto senso etico. Cienfuegos invece era uno di quelli che diedero l'ordine di uccidere Roque Dalton, ma nel suo caso mi chiedo se dietro non ci fosse una rivalità letteraria.

Perché? Era un cattivo poeta?
No, Cienfuegos non era un cattivo poeta, ma niente a che vedere con Roque Dalton. Credo che fondamentalmente abbiano assassinato Dalton mettendo in atto il rituale dei figli che ammazzano il padre.

Ma anziché un assassinio letterario fu un assassinio letterale.
Sì, sì, letterale. E poi lo ammazzarono mentre dormiva. Non lo svegliarono; non seppe mai che stavano per ucciderlo. Discussero per tutto il giorno, perché Roque Dalton si opponeva alla rivolta armata e i comandanti dicevano che era giunto il momento e che si doveva cominciare la rivoluzione. Non giunsero a nessun accordo; Roque Dalton andò a dormire, i comandanti continuarono a discutere e dissero: bisogna ucciderlo. Come se fossero una banda di gangster. E dissero, uccidiamolo adesso che dorme, perché è un poeta, perché non soffra. Parole letterali.
Il mio prossimo libro dovrebbe essere La letteratura bolscevica in America Latina... Ma forse non affronto l'argomento in modo diretto perché mi fa soffrire molto.

Originale: http://www.sololiteratura.com/bol/bolanoentlateral.htm
Traduzione di M.V., revisione di A.S.

giovedì, aprile 29, 2010

WRSA esprimendo concetti, SYDHT

Debbono
Presidente Berlusconi, L'assenteisti debbono essere sanzionati.

Neppure
Fini non ha più nulla dell'uomo di destra: neppure le cravatte!

Do Brasiu
lasciate fini andare via....lui non conta piu nula...

Roma
ROMA..SEI UN CASINO! SI LO SO TE L'HAN GIA' DETTO IN TANTI... MA CERCA D'ESSER TE STESSA...SEI O NO SPQR E ROMA? E ALLORA SII...ROMA E...ITALIA! E ITALIANI...

Signora mia
Con tutta la crisi che c'è ne bruciano di miliardi.

Addirittura
Silvio Berlusconi si merita di essere Presidente dell'E.U.

Riabilitato
PRESIDENTE HO LA TUA ETA. NEL CORSO DELLA MIA VITA, HO CREDUTO CHE DOPO ALMIRANTE, FINI FOSSE STATO IL MESSIA.HA RIABILITATO. GIUDA ISCARIOTA.

Concetto
alla redazione : aumentate a 500 i caratteri,perchè non si riesce ad esprimere un concetto con l'attuale disponibilita.Anche lo spazio del nome é piccolo!

mercoledì, aprile 28, 2010

WRSA nel causo, SYDHT

Sicuramente
SILVIO SE LA GENTE SI ESAURISCE IL RISCHIO DI ASPETTARE AD ANDARE A NUOVE ELEZIONI IMMEDIATE MOLTI DI NOI NON VOTERANNO PIù E SICURAMENTE FINI CASINI BERSANI DIPIETRO

Qwest
FINI A MUGUGNAMENTI STA PASSANDO ALLA VERA DEMOLIZIONE DEL PDL HA MESSO A MOBILITARSI ANCHE BOCCHINO URSO E TUTTI I SUOI SOLDATI QWUEST è UNA VERA DICHIARAZIONE DI GUE

X BARBARESCHI
MI PIACEVI 1 CASINO. MI HAI DELUSO FORTEMENTE! FORSE E' MEGLIO CHE TU TORNI A FARE L'ATTORE A TEMPO PIENO FINO CHE SEI IN TEMPO!

Senza offesa
Appello a Berlusconi: fai tornare il MILAN una squadra normale (ora è ridicola, senza offesa). Galliani dovrebbe andare in pensione. Grazie per l'ospitalità.

Ricordati
sono molta amaregiata dal comportamento del presidente fini nonalzare la testacaro fini ricordati che ti ha fatto molto comodoilpopolodellaliberta

Però
la Grecia nel causo questo è il frutto in tutti gli stati governati dalla sinistra anche a Cuba ed altri però nessuno protesta contro queste colture distruttive

lunedì, aprile 26, 2010

WRSA sotto le improperie, SYDHT

La conoscenza
MODERATORE PORTI AL SIG FINI TUTTE LE NS PAROLE IN QUESTO SPAZIO PORTI A LUI LA CONOSCENZA CHE L'ELETTORATO DEL PDL LA PENSA COMPLETAMENTE AL CONTRARIO DI LUI E CHE N

Può
il l pres cons puo parlare tele et radio quindi xche non discorso settimale su cose fatte dal governo che sono poco riferite a opinione pubblica

Comunista
CARO SILVIO PENSI DI SOPPORTARE A LUNGO LE IMPROPERIE DEL TUO AFFONDATORE DEL PDLEGANORD FINI NON PENSI CHE LA GENTE CHE TI HA VOTATO è STANCA DI TENERSI UN COMUNISTA

Asserivano
in una riunione politica del pinerolese ci sono alcuni iscritti al partito del popolo della libertà che asserivano di non aver ancora ricevuto la tessera. E' possibil

Dài
Uffa!Pero' pur essendo una fan istituzionale di Berlusconi , un po' mi sono rotta! E basta!Per favore fate le riforme, ma subito.Sennò non siete più credibili. E dài

Bravo
bravo la Russa sei una bella persona.

Io
io d'accordo con elezioni immediate

La cultura del fare scampagnate

"Come ogni anno il 25 aprile per gli italiani e i veneti è giorno di scampagnate e gite immerse nel verde. Il nostro fiume Piave dovrebbe essere tra le mete predilette di questa giornata."

Da "25 aprile, la burocrazia tarpa le ali al Piave", sul sito del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia.

domenica, aprile 25, 2010

L'arte di morire

L'arte di morire
di Roque Dalton

L'ALTRO: Quello che Lei vuole conoscere è, in un certo senso, l'arte di morire.
L'UOMO: A quanto pare è l'unica arte che oggi dobbiamo imparare.
Friedrich Dürrenmatt

Si prenda una mitragliatrice di qualche tipo
dopo aver creduto per otto anni o più nella giustizia
Si uccidano durante le cerimonie commemorative
dell'indipendenza
i quattordici giocatori ubriachi che senza conoscere le regole
hanno fatto del paese una miserabile scacchiera
si uccida l'Ambasciatore americano
lasciandogli un gelsomino in uno dei buchi sulla fronte
si colpisca alle gambe il signor arcivescovo
e lo si faccia bestemmiare prima di finirlo
si disperdano i pori della pelle di dodici colonnelli panciuti
si gridi un limpido viva il popolo mentre le guardie prendono la mira
si ricordino gli occhi dei bambini
il nome dell'unica che esiste
si faccia un respiro profondo e soprattutto si abbia cura
di non lasciar cadere l'arma dalle mani
quando il suolo si avvicina velocemente al volto

(da El turno del ofendido, 1962)

Traduzione: Manuela Vittorelli.



Roque Dalton nasce il 14 maggio 1935 a San Salvador. Si dedica presto al giornalismo, alla letteratura e alla militanza politica. Dopo essere scampato alla fucilazione per ben due volte, il 10 maggio 1975 finisce assassinato dai suoi stessi compagni dell'Ejército Revolucionario del Pueblo perché ingiustamente sospettato di essere un uomo della CIA e per difformità ideologica.
I suoi resti non furono più ritrovati.

[Grazie, Sten, per il fucile.]

venerdì, aprile 23, 2010

WRSA idoligicamente, SYDHT

Se
MIO DIO CHE SUICIDIO. SIAMO STANCHI NOI ELETTORI. SE FINI NON LA FINISCE FAREMO LA FINE DEL PD CHE E' ALLO SFACIO.

Dai
A BOSSI:DAI...FATTI BATTEZZARE! PADANIA-DIOPO-FEDERALISMO SARA' ITALIA,ROMA E DIO-UNITA'...: PENSA IN PICCOLO..PER ESSERE GRANDE! E NON FARTI S-LEGARE:NOI ..

Molto
Sono arrabbiata molto arrabbiata il disatro di ieri a fatto rinvigorire la sinistra che hanno più guai di noi ma se le sono detti sempre a porte chiuse sono scoraggia

Corso
Torno a ribadire, come già fatto in un'altra occasione: istituite un corso di grammatica e sintassi, perchè alcuni messaggi squalificano il PdL. Cordialità.

Come me
chi vuole scriva come me:" il NON voglio votareeeee"!!!!!!!!!!!!!!!!!!Voglio che continui il governo cfhe ho già votato!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Sicuro
se ci fosse chi promette,di librare l'italia dagli extracomunitari,dalle moschee,dai kebab,il 35%astenutosi,tornerebbe a votare.ne sono sicuro.

Infestamento
il vostro problema e l infestamento di ciellini maestri della lottizzazione e acchiapare soldi

Unitatcriforesorattto
il PDL è solido e forte le scaramucce interne snon sono da prendere in considerazione se la maggioranza è unitatcriforesorattto del lavoro

Idoligia
La decisione di Fini, di suicidarsi portandosi appesso tutto il partito, è stata una drammatica follia che si ripercuoterà sulle persone più vicino idoligicamte ad AN.

giovedì, aprile 22, 2010

martedì, aprile 20, 2010

WRSA con dissenting opinions, SYDHT!

La forma in ing
Fini: "Berlusconi accetti dissenso". Ma non stanno nello stesso partito? La dissenting opinion, ovvia in una commissione a maggioranza, comporta una exiting strategy

Basta
basta repubblica, vogliamo la monarchia.

Un
Che spettacolo disgustoso, quello offerto da Urso e da Bocchino. Non vi nascondo che in quel momento mi son vergognato di appartenere ad un loro stesso partito.

Desputi
COMPLIMENTI A LUPI CHAPEAU! ERA L'ORA DI TIRARE FUORI LE PA...CONTRO I 2 ARROGANTI
MASCHILISTI DESPUTI DI URSO E BOCCHINO CHE SANNO SOLO FARE I POLITICI XSE STESSI!!

Obama
Le accuse alla chiesa sulla pedofilia partono dsgli USA da quando c'è OBAMA,ma lui non è mussulmano? trovando alleati nella SX ed islamici europei.

Credo
credo che hai centrato il bersaglio Obama credo sia mussulmano e voglia distruggere la chiesa cattolica per allargare l'orrizzonte islam in europa.

Sì o no
MA vengono letti da i Ns/rappresentanti i messaggi che scriviamo ? MI DA L'IDEA DI NO! Chiederei però conferma in qualche modo,di SI o NO

Ecco perché
Volete sapere perchè vogliono che si discuta in PARLAMENTO? Per un semplice motivo che sia che siano al Governo o all'opposizione è la loro sede di lavoro a vita.

Quanta
Quanta gente dovrà ancora morire di emorragia cerebrale infarto o ictus a causa dei maledetti Cialis e Viagra?!???!!!!!

lunedì, aprile 19, 2010

Moi esperons que je m'en sort

La vie
La vie est importante, si elle n'exicetai pas, on ne serais pas las.
Si las vie n'etait pas las, la planète et l'univers n'existerais pas.

La victoire
La victoire est très importante pour la France.
En 1918 la France à gagneée las 1ere guerre mondial.

sabato, aprile 10, 2010

In una luce bianca

Villaggio del Kuzbass
di Vadim Mesjac


a mio padre
In una luce bianca, lontano lontano
alla festa dei fiori nella cittadina mineraria,
dove gli uccelli fanno amicizia con l'acetosa amara
piange nel vaso di miele la signora
e il puledro pezzato si scalda al sole,
ci hanno baciati e poi dimenticati,

e noi giochiamo con le bambole per terra,
è così caldo – e presto farà un caldo
muto come le lacrime di una madre.
Alla stazione un'armonica s'impunta,
brilla una scarpa accanto alla stampella,
avide e nere sbuffano le locomotive.

È stato tanto tempo fa, e come se non ci toccasse.
Mio dolce, mite giorno – tempo felice,
siamo ancora qui ad attendere ora la felicità, ora il traghetto,
e si piange, e si crede a malapena,
e non ci sono semplicità né furto.
C'è stata una guerra. E noi siamo rimasti a casa.

"Кузбасский поселок", Цыганский хлеб, 2009

Traduzione: Manuela Vittorelli.



Vadim Gennadievič Mesjac, poeta e prosatore, è nato nel 1964 a Tomsk, in Siberia. Figlio del celebre fisico A. M. Mesjac, ha preso a sua volta il dottorato in fisica prima di presiedere la cattedra di Letteratura Moderna all'Accademia russa delle Scienze. Dal 1993 vive negli Stati Uniti. Ha fondato e dirige la casa editrice Russian Gulliver.

[Grazie, Sten, per la benzina.]

Coldiretti sez

venerdì, aprile 09, 2010

WRSA con senzacolpismo, SYDHT

Ridicolo
Non è ridicolo che EMMA (cantante vincitrice di AMICI) ha ottenuto 50mila euro in meno del vincitore del GF10 (che sarà il nuovo Santoro, viste le oscenità che dice)?

UPO'
e' upo' che non TI scrivo caro PREMIER volevo godermi in pace la nostra vittoria ma ancora QUELLI con NAPO in testa parlano !? vai avanti fai quello che vuoi sulle r

Com a la guerr
MANCAVA ANCHE AL QUAEDA,ALA FACCAI DEI CATTOCOMUNISTI,ATEI,ANTILIBERALI,ANTIUSA,PACIFINTI.LA FALLACI AVEVA RAGIONE COI VOGLIONO SOTTOMETTERE.ALLA GUERRE COM A LA GUERR

La Kiesa
io ho una brutta sensaz.a propos.degli attakki alla Kiesa.OK i preti sbagliano ma,non si generalizzi.Teniamoci stretti i valori cristiani.Gli islamici fanno festa!!!

Fioi
Avanti el FEDERALISMO! Fisco soidae. Ma fioi iuteve chel ciel vi aiuta!

Attendibile
QUESTA BACHECA E' MOLTO ATTENDIBILE E INCISIVA, VOI POLITICI DOVRESTE SERIAMENTE VALUTARE LA VOCE DEGLI ITALIANI E METTERE IN PRATICA QUANTO EMERGE DEL MALCONTENTO D

2x3
ogni 2x3 gli islamici ci minacciano;noi che facciamo? Spalanchiamo loro le porte incistandoci in un buonismo e in un sensocolpismo che ci sta portando all'estinzione

Attenti
ATTENTI AI SINISTRI, SONO D'ACCORDO CON GLI IMMIGRATI PER NON PAGARE LE MENSE SCOLASTICHE E METTERE IN CATTIVA LUCE LE AMMINISTRAZIONI LOCALI.

Proverbi
Fini alla lontana vita sana

Persone
nel sondaggio di affaritaliani le persone come anch'io chiedono da subito la riduzione dei parlamentari che secondo me è un presupposto per ridurre la spesa improdutt

giovedì, aprile 08, 2010

Alla sinistra del cuore

La grande rabbia
di Roque Dalton

Paese mio non esisti
Sei solo una mia brutta proiezione
una parola del nemico a cui ho creduto

Prima ti pensavo soltanto molto piccolo
e incapace di avere
entrambi, Nord e Sud
ma adesso so che non esisti
pare che tu non serva a nessuno
e non si sente una sola madre parlare di te

Me ne rallegro
perché dimostra che mi sono inventato un paese
anche se significa che sono pronto per il manicomio

Sono dunque un piccolo dio a tue spese

(Voglio dire: se io sono ex-patriato
tu allora sei ex-patria)

"El gran despecho", Taberna y otros lugares, 1969

Traduzione: Manuela Vittorelli.


Roque Dalton nasce il 14 maggio 1935 a San Salvador, El Salvador. Studia prima dai Gesuiti e poi diritto e antropologia alle Università di El Salvador, Cile e Messico. Si dedica presto al giornalismo, alla letteratura e alla militanza politica. Dopo essere avventurosamente scampato alla fucilazione per ben due volte, finisce assassinato dai suoi stessi compagni dell'Ejército Revolucionario del Pueblo il 10 maggio 1975 perché ingiustamente sospettato di essere un uomo della CIA e per difformità ideologica.
I suoi resti non furono più ritrovati. Aveva scritto: "Los elegidos de los dioses seguimos estando a la izquierda del corazón: debidamente condenados como herejes", "Noi eletti dagli dei continuiamo a stare alla sinistra del cuore: debitamente condannati come eretici".

[Grazie, Sten, per le cartoline dal Sud.]

mercoledì, aprile 07, 2010

Incendio procede secondo i piani (WRSASYDHT)

Festini
Ma a Ravetto ieri sera a ballarò gavevea paura de spacarse a boca e ridare un po' co Crozza? Parchè femo sempre a figura de quei "serissimi" e dopo femo i festini?

Umano, troppo disumano
SOLO UN CUORE VERAMENTE UMANO PUO'...CAMBIARE LA...STORIA! PERCHE SE NON E' UN"CUORE UMANO"...SARA'... MA...UN'ALTRA STORIA! AUGURI ITALIA! E...AUGURI MONDO

Disumano, troppo umano
ANCHE UNA "AGORA' VIRTUALE"... PUO' SCEGLIRE DI ESSERE UMANA E DISUMANA COME OGNI ESSERE CREATO E CREATURA...DEL MONDO! OGNUNO E' LIBERO...! E'... UMANO O DISU

Cioè
FAREFUTURO: MORIREMO TUTTI LEGHISTI... CI CREDO CON LE NUOVE IDEE FINIANE. CMQ MEGLIO LEGHISTI CHE CONSERVADEMOCATTOCENTRIMONTEZEMOCOSTITUZIONALI... CIOE' MUMMIE!

Corte marziale
Sabato 3 a Perugia sfiorata la tragedia,centinaia di persone contro 2 auto polizia,attaccati adesivi comunisti sulle auto,lancio di bottiglie,urgente invio esercito!

Bondi+azione
BONDI +AZIONE.STOP AGLI IRREGOLARI,RIFORME,+PRESENZA SUL TERRITORIO,RIFORMA FISCALE+VALORI+VALORI.

Meglio
TUTTO PROCEDE PER IL MEGLIO AVANTI CON LE RIFORME

domenica, aprile 04, 2010

Pasqua à la carte

– Noi siamo cristiani alla carta.
– Cioè?
– Prendiamo quello che ci piace. Selezioniamo. Vero, Lina?
– Be' sì, anche perché magari lassù c'è qualcuno.
– Qualcuno c'è di sicuro. Si sente camminare. Si sente anche abbaiare un cane.
– ...
– Ancora un po' di colomba, Manu? Questa ha i canditi. Questa no.

sabato, aprile 03, 2010

Non c'è un "sia/sia", un "o/o"

Non c'è un "sia/sia", un "o/o"
di Sergej Gandlevskij

Non c'è un "sia/sia", un "o/o".
E quando indossa i pantaloni,
mette su il caffè, fuma una sigaretta al volo,
prende una pillola, controlla e ricontrolla
chiavi, portafogli, cucina elettrica
e apre la porta sulle scale -
vecchio balordo, già non ha nostalgia di niente,
cioè di questa stranezza.

“Или-или” — “и-и” не бывает, 2005

Traduzione: Manuela Vittorelli.




Sergej Gandlevskij, nato nel 1952, è stato un importante poeta d'avanguardia negli anni Settanta e Ottanta. Laureatosi in filologia all'Università Statale di Mosca, ha lavorato come insegnante, guida turistica, guardia notturna. Ha fatto parte del movimento poetico degli anni Settanta “Moscosvskoe Vremja” insieme ad Aleksej Cvetkov, Aleksandr Soprovskij e Bachyt Kenžeev. Ha cominciato a pubblicare le sue poesie negli anni Ottanta ed è uno dei poeti russi contemporanei più pubblicati. Ha ricevuto l'anti-Booker Prize nel 1996. È anche romanziere e saggista.

[Grazie a Sten per lo specchio.]

giovedì, aprile 01, 2010

Elegia di marzo

Elegia di marzo
di Anna Achmatova

I tesori degli anni passati
mi resteranno a lungo, mio malgrado.
Quanto me sai che la memoria feroce
Non ne lascerà andare neanche la metà:
Una piccola cupola sbilenca,
Il gracchiare delle cornacchie, l'urlo della locomotiva,
E come appena uscita di prigione
Una betulla che arranca sul campo,
Un segreto conclave notturno
Di enormi querce bibliche,
E una barchetta a remi emersa dai sogni di qualcuno,
semiaffondata.
L'inverno ha già indugiato qui
imbiancando appena questi campi
Gettando una nebbia impenetrabile
che copre il mondo fino all'orizzonte.
E sembrava che dopo la fine
non sarebbe rimasto più nulla.
Ma chi cammina nuovamente nel portico
e ci chiama per nome?
Chi preme la faccia sul vetro ghiacciato
E agita la mano come un ramo?
Per risposta, in un angolo polveroso
Un lampo di sole danza nello specchio.

1960

Originale: Мартовская элегия


Traduzione: Manuela Vittorelli.


[Sten, grazie per il finestrino.]