martedì, ottobre 10, 2006

Le tre ipotesi

Allora, mettiamo insieme un po' di cose, quelle che ormai si sanno.

La uccidono nell'ascensore del palazzo n. 8/12 della Lesnaja Ulica, uno stabile di nove piani nel centro di Mosca vicino alla stazione ferroviaria Bielorussia. Un anno e mezzo fa aveva comprato un trilocale al settimo piano, dove viveva da sola con il suo cane.
Sabato, intorno alle 16, ritorna con le borse della spesa dal supermercato Ramstore. Parcheggia l'auto davanti alla farmacia che si trova al pianoterra dello stabile in cui vive, compone il codice di ingresso ed entra nell'atrio.
Il suo corpo viene trovato da Nina, 14 anni, ospite a casa dell'amica Sonja che vive allo stesso piano di Anna. Nina preme il pulsante dell'ascensore, le porte si aprono e la ragazzina vede un corpo femminile immobile. Si spaventa e corre a piedi fino al settimo piano.
A quel punto un altro vicino chiama l'ascensore e la cabina sale all'ottavo piano.
- Non ho riconosciuto subito Anna, - dice Tat'jana Elizarova, pensionata - La testa era piegata sul petto leggermente di lato e i capelli coprivano metà del viso. Sulla testa ho visto del sangue, ma non molto. E c'era una macchia di sangue anche sulla gamba... Avrei voluto sentirle il polso, ma avevo paura. Ho chiamato mia figlia.
- Accanto a lei ho visto una piccola pistola con il silenziatore, - continua la figlia - Ho telefonato al "2", ma non rispondevano. Allora ho chiamato il dipartimento di polizia del nostro quartiere. Sono arrivati in fretta.

I poliziotti capiscono subito che non si è trattato di una rapina (i documenti e i soldi sono al loro posto). L'assassino era già in attesa della Politkovskaja quando è tornata dal supermercato. L'ha lasciata entrare nell'ascensore e poi le ha sparato 4 volte. L'hanno colpita almeno due proiettili, uno di questi alla testa. Un proiettile ha preso la parete dell'ascensore. Dopo aver sparato l'assassino ha gettato a terra la Makarov ed è scappato.

Secondo gli investigatori l'omicida non era un professionista e non escludono che sia già morto. Primo, sul posto sono state trovate le sue impronte digitali. Secondo, non si è nascosto dalle videocamere di sicurezza, che l'hanno inquadrato. È però difficile distinguerne il viso.

La presenza di estranei nel vecchio palazzo di Mosca non è passata inosservata.
- Sono tornata dall'istituto intorno alle 16, - dice Ekaterina, dell'appartamento accanto, - io cerco sempre di guardarmi attorno. E ho visto una donna di 20-25 anni dall'aspetto slavo che stava accanto all'ingresso dello stabile e teneva aperto il portone con un piede. Il nostro portone ha il codice, e allora ho pensato che quella donna non vivesse nel nostro palazzo. È rimasta lì una decina di minuti, guardandosi attorno, e poi le si sono avvicinati due uomini, neanche loro inquilini del palazzo. Li ha lasciati passare e poi li ha seguiti all'interno. Ho descritto tutto alla polizia, loro mi hanno fatto vedere le immagini registrate dalla videocamera. Ho riconosciuto l'abbigliamento e le sagome ma le registrazioni erano di cattiva
qualità, credo che sarà impossibile fare un identikit per riconoscerli con sicurezza.

A questo punto i quotidiani russi si concentrano su tre ipotesi possibili. Ne parlano sia Kommersant sia Izvestija. Izvestija fa un discorso più interessante e articolato. Ecco le tre ipotesi:

- La Cecenia. Di questa si è scritto e parlato molto. Però è forse la versione meno probabile. Sarebbe stato molto più facile ucciderla in Cecenia, dove andava spesso. Inoltre per Ramzan Kadyrov la morte della giornalista potrebbe essere un danno molto maggiore dei suoi scritti: i sospetti cadono infatti proprio su di lui, accusato di averla fatta eliminare.

- L'omicidio a scopo di destabilizzazione. Subito dopo la morte di Anna Politkovskaja l'Izvestija ha trovato su Internet uno studio anonimo scritto nel 2005. Vi si legge che tra le misure con cui l'ex presidente della Yukos Leonid Nevzlin (attualmente in Israele) progetta di destabilizzare la situazione in Russia era previsto anche un attentato contro la Politkovskaja. Visto che si trovava in aperto conflitto con le autorità, la sua morte avrebbe compromesso il potere costituito.
La versione che ipotizza una partecipazione all'omicidio di Nevzlin o di un altro "esule" come Boris Berezovskij può sembrare assurda e delirante. Tuttavia non è da escludere che tra coloro che hanno lasciato il paese ci sia qualcuno che vuole mostrare al mondo che la Russia è un paese nel quale è possibile morire per le proprie idee. Lo status di chi ha lasciato il paese - la condizione di coloro che "soffrono" per gli ideali democratici e la libertà - si rafforzerebbe.
Berezovskij, a proposito, a suo tempo non reagì in alcun modo alle accuse di aver attentato alla vita di Ivan Rybkin (il candidato alla presidenza Rybkin scomparve per tre giorni; risultò in seguito che era stato a Kiev, ma non fu in grado di spiegare il motivo di quella scomparsa. Secondo alcuni in quel modo si è salvato dalla morte).

- Gli ambienti militari. Anna Politkovskaja potrebbe essere stata uccisa da persone che avevano bene in mente ciò di cui la Russia ha bisogno e quelli di cui bisogna sbarazzarsi. Per esempio persone come il Colonnello Kvačkov, ufficiali con esperienza di combattimento che sanno come organizzare e mettere in pratica l'eliminazione fisica di una persona. Il motivo è comprensibile: la giornalista faceva opposizione attiva, i suoi lavori venivano spesso citati dalla stampa straniera, la sua posizione poteva sembrare "antirussa" a una parte della popolazione. L'Izvestija è a conoscenza dell'insoddisfazione degli ambienti militari nei confronti di alcuni giornalisti e politici. I più attivi tra questi militari spesso si riuniscono in piccoli circoli e discutono dello sviluppo del paese. Amano paragonarsi ai decabristi. È possibile che queste "società segrete" abbiano deciso di passare dalla teoria ai fatti.
All'Izvestija sono riusciti a trovare in rete una "lista di fucilazione", un manifesto con le fotografie di persone non gradite agli estremisti. L'ultima della lista è Anna Politkovskaja. "È importante liquidare", sta scritto sotto la foto.

lunedì, ottobre 09, 2006

Un cane malato in una grande città, di Anna Politkovskaja

Questo articolo (si tratta di un pezzo scritto per il numero pilota dell'edizione a colori della Novaja) non parla di politica.
Da parte mia e di Poligraf.



Un cane malato in una grande cittàdi Anna Politkovskaja

La scorsa estate è morto il nostro vecchissimo cane. Il fido Martin aveva quindici anni, aveva vissuto molto a lungo per essere un dobermann. Martin era un gran cane. Ci aveva protetti nei lunghi anni del caos della perestrojka, durante il periodo di criminalità che accompagnò il primo sfrenato capitalismo e nell'attuale disintegrazione delle libertà, quando la situazione divenne nuovamente insicura. Con lui ci sentivamo come sotto la protezione di uno stuolo di guardie del corpo: adorava i suoi e allontanava immediatamente i malintenzionati mettendoli in fuga senza esitazione, ma mordere no, mai un solo morso. Agli occhi di Martin litigavamo, non facevamo sempre serenamente la pace, ci allontanavamo, ci separavamo... Eppure ci amava disperatamente, fino allo sfinimento. Martin ha mancato di proteggerci solo negli ultimi quarantacinque minuti della sua vita, quando si è steso e ha perso conoscenza. Allora siamo stati noi a proteggerlo, a tenergli la mano sul cuore finché ha cessato di battere.

Sono cominciati allora sei mesi di torture: la vita senza un cane si è dimostrata una vita senza una capsula d'amore cucita permanentemente sotto la pelle.
Poi i ragazzi trovarono su Internet quello che faceva per noi. Da un lato, per noi era fondamentale che non assomigliasse a Martin; inoltre non aveva il pelo lungo, e noi eravamo abituati così; come terza cosa, secondo le informazioni che venivano fornite aveva un carattere amichevole. Un cucciolo di bloodhound, una specie di bassotto con le zampe lunghe, lo sguardo eternamente triste e grandi orecchie.
Decidemmo di andare dall'allevatrice, che non si stancava di ripeterci: "Un cane fantastico, il migliore della cucciolata". "Il migliore" faceva la pipì in continuazione, anche mentre ci guardava. Ma in un mare di dolcezza civettava con lo sguardo dicendoci "prendetemi, per favore". Questo fu decisivo: ce l'aveva chiesto con tanta forza.
"Ha quattro mesi, ha ancora il diritto di fare la pipì ovunque", continuava a dire l'allevatrice parlando senza sosta.

A casa lo abbiamo chiamato Van Gogh invece dello stupido nome Chagard che gli aveva dato l'allevatrice.
E abbiamo cominciato una nuova vita. Si è capito subito che Van Gogh non si limitava a "far sempre la pipì". Era una vera e propria macchina da pipì. E la cosa strana è che questo succedeva solo se vedeva un uomo: subito appariva la pozza di urina. Allora abbiamo smesso di far entrare in casa gli uomini (a parte quelli della famiglia), supponendo che questa cosa gli sarebbe passata.
Ma se si alzava la voce di mezzo tono - no, no, non gridando, per l'amor del cielo, ma parlando a voce un po' più alta - ecco il fiume di pipì. Solo che appena si accorgeva di quello che aveva fatto veniva colto dal panico, scappava, si nascondeva, e - cosa peggiore - cercava di leccare la pipì per evitare che ce ne accorgessimo.

E le passeggiate? Si capì subito che Van Gogh odiava le strade: lì tutto gli era ostile e sgradito. Il momento più felice della passeggiata era il rientro a casa, l'ascensore, l'appartamento. La coda si impennava gioiosamente solo quando rincasavamo.
La nostra casa divenne la sua fortezza, che avrebbe preferito non lasciare mai.
Alla clinica veterinaria ci informarono innanzitutto che non aveva quattro ma cinque mesi e ci dissero di chiederci perché l'allevatrice ci avesse taciuto la sua vera età.
- Perché?
- Perché ve lo portaste via. La gente non vuole cani adulti. Ai cani adulti è già stato insegnato qualcosa, e non c'è nessuna garanzia che sia qualcosa di positivo.
Questo si dimostrò vero. I veterinari trovarono inoltre della sabbia nella vescica di Van Gogh. Le analisi ci costarono più di 12 mila rubli. E poi altri duemila di antibiotici, perché c'era un processo infiammatorio in atto. Il dottore disse che a un'età così giovane (la sabbia e i calcoli urinari sono un problema tipico delle persone e degli animali anziani) questo poteva solo essere il risultato del cibo scadente usato da molti allevatori e commercianti di animali per risparmiare. Proprio quando è necessario nutrire bene i cuccioli in crescita danno loro da mangiare come capita, alterandone il metabolismo. La cosa più importante per loro è vendere il cucciolo confondendo le idee ai futuri padroni, e poi addio. Evocano l'amore, disse il dottore, ma in realtà sono nemici della specie, rovinano i cani per sempre.

Per sempre. Questo era solo un primo indizio. Divenne chiaro nel frattempo che Van Gogh si era attaccato a noi morbosamente. Aveva sempre più paura di chiunque entrasse in casa. Il terrore che degli estranei gli si avvicinassero divenne sempre più grande, e la tendenza a nascondersi dietro di noi addirittura maniacale. Immaginate la scena: qualcuno si avvicina, ci passa accanto per la strada e lui si nasconde dietro di me. Quel grande cagnolone dalle zampe robuste. Non abbaia, non ulula, guarda semplicemente il passante con un orrore tale che lo trasmette anche a te. Capimmo che aveva paura che lo portassero via. Lo avevano preso degli uomini, ed erano diventati suoi nemici. Per sempre. Ancora una volta, per sempre.

Quindi la situazione divenne sempre più chiara: ci era capitato un cane con gravi problemi mentali. Cosa può esserci di peggio? Lui non difende noi, dobbiamo essere noi a difendere lui?
Telefonai all'allevatrice: che cosa era successo in passato a quel cane? Non intendevo fare un reclamo. Volevo sapere per aiutare il cane e me stessa. L'allevatrice si arrese: prima di arrivare da noi il cane era stato rifiutato due volte, portato via e sbrigativamente restituito. Ma non si trattava solo di questo. L'avevano picchiato, ed erano stati degli uomini. L'avevano terrorizzato, e poi cacciato via.

Era chiaro: bisognava cercare degli psicologi per gli animali e degli addestratori che lavorassero non con gruppi di cani ma con cani singoli. Risultò che una visita dallo psicologo costava 50 dollari, come minimo. Per 50 dollari era possibile ricevere dei consigli per le seguenti situazioni: in vacanza, all'aperto, a riposo, in caso di trasloco, di cambiamento di città e di paese. Ma in una seduta non si occupavano di tutti i problemi: ogni consulto costava 50 dollari.

Uff. La missione era materialmente impossibile, assolutamente.
Allora ci rivolgemmo agli addestratori. Katja, che lavorava alla tariffa di 500 rubli all'ora per le ditte "Cane intelligente" e "Buon Amico", disse che lavorava solo con "cani d'élite" (intesi non come cani di razza, ma come cani dei ricchi), e che era occupata tutto il giorno.
Nonostante ciò, riuscì a trovare il tempo. Erano le sette del mattino, Katja arrivò ancora assonnata. Mise le mani in tasca e cominciò a darmi ordini: va' lì, fai questo. Niente di elitario, le stesse cose che stanno scritte sui libri di base sull'addestramento.
15 minuti prima della fine della lezione Katja, nonostante la sua tenuta no-global (maglione nero, anfibi, bandana) in stile globalista pretese i suoi 500 rubli, e arricciando il labbro sprezzante disse che non c'era tempo per occuparsi del cane, mostrando metodi, abilità, eccetera. Non l'abbiamo più vista: come mai?
Il secondo e il terzo addestratore erano completamente identici alla prima, da punto di vista delle lezioni. Solo che la tariffa si rivelò più alta: 700 e 900 rubli per la stessa ora scarsa.

Non potevamo ancora buttar via soldi inutilmente, soprattutto perché la vescica di Van Gogh richiedeva altre migliaia di rubli. Così la vita continuò come prima. Van Gogh era terrorizzato da tutto, e io lo difendevo da tutto. Dagli uomini, dagli oggetti sconosciuti, dal rumore della saracinesca di un garage, dalle frenate delle auto e ancora dai passanti.

Man mano che cresceva si aggiungevano dei problemi. Nel nostro quartiere per raggiungere l'area riservata ai cani è necessario attraversare una strada molto trafficata e priva di semaforo. Bisogna cioè lanciarsi tra le macchine, che non hanno l'abitudine di rallentare sulle strisce pedonali. Quando ci avvicinavamo al passaggio pedonale Van Gogh era così terrorizzato che cadeva sulle quattro zampe e a me toccava ora portarlo in braccio, ora trascinarlo come una slitta (40-50 chili di carne e muscoli) tra le automobili. Una corsa del genere all'andata e al ritorno, e lo sbalzo di pressione era assicurato.

Ma un cane con questo metabolismo così sballato, la sabbia nella vescica e i suoi problemi di socializzazione deve per forza uscire e stare insieme ai propri simili! E così andò a finire che cominciai a caricare Van Gogh sulla mia macchina e a portarlo dall'altra parte della strada. Lì correva timidamente tra gli altri cani, non ci giocava molto spesso ma qualche volta sì. Però almeno andava in giro, fiutava, si abituava.
Tuttavia la sua principale occupazione era stare vicino alla recinzione e fissare malinconicamente la nostra macchina. E non appena aprivo la portiera Van Gogh saltava sul sedile posteriore tutto allegro. A quanto pare adora spostarsi in macchina o anche solo semplicemente starci seduto. Il piccolo spazio chiuso, dove è isolato dal resto del mondo insieme alla sua padrona, per Van Gogh è il territorio più confortevole del mondo. Lì si calma, guarda soddisfatto fuori dal finestrino, il suo sguardo si rasserena, accosta le orecchie al finestrino posteriore e così può perfino addormentarsi: si è lasciato tutte le paure alle spalle. Salta fuori dalla macchina e si infila subito nel portone, correndo verso l'ascensore, veloce. Ancora più velocemente entra nell'appartamento e... Lì è tutto a posto: la mia casa, la mia fortezza.

Così la mia pressione si normalizzò. Ma cosa fare in futuro? I veterinari si erano già espressi senza mezze parole: farlo addormentare per sempre. Gli amici dicevano la stessa cosa: perché torturarlo? Un cane non è un uomo. Dallo a qualcun altro... Ma questa non è che un espressione civile per intendere la stessa cosa: "farlo addormentare". Chi si metterà a giocare e a far chiasso con lui, a parte le persone che si sono già legate con tutta l'anima a questa creatura dalle grandi orecchie e dagli occhi tristi che non è colpevole di nulla?
Nessuno. I tanti cani malati di questa grande città devono essere "fatti addormentare", se i loro padroni non hanno i mezzi per curarli e per mantenerli. Il mondo, che è già tanto crudele con le persone sfortunate (gli invalidi, gli orfani, i malati) è diventato molto cattivo anche con gli animali. È naturale, non potrebbe essere altrimenti. Fino a che punto ci renda peggiori il profumo delle grandi quantità di denaro lo si capisce molto bene quando si porta in giro un cane malato. Non appartengo al gruppo di persone che amano i cani alla follia, e che sono tanto numerose quanto coloro che li detestano. Quelli che amano i cani alla follia si distinguono dalle altre persone per una particolarità: amano i cani più degli uomini. Io invece no, amo le persone più dei cani.

Ma non mi hanno insegnato a buttar via le cose. Soprattutto se si tratta di un essere vivente, che non sarebbe in grado di sopravvivere a un altro rifiuto, e che se non fosse per me morirebbe. Dipende completamente da me, fino all'ultimo pelo delle sue lunghe setose orecchie. Come da chiunque lo avesse spinto il volere del fato. Il mondo dei ricchi ha prodotto un numero molto grande e in costante crescita di animali abbandonati, i fratelli di Van Gogh. Comprano i Van Gogh come se fossero giocattoli: ci si gioca, non piace, lo si prende a calci e tante grazie se non lo abbandonano per la strada ma lo restituiscono a chi l'ha venduto. Non c'è rispetto per il valore del denaro, né per quello dell'anima di un essere vivente che ti si rivela in tutta la sua profondità.
Capisco che bisogna essere giusti: non tutti i ricchi sono così male, e non tutti i veterinari sono tanto cinici. Naturalmente. Ma allora perché vediamo tutti questi cani di razza abbandonati per le strade?

... È di nuovo sera. Giro la chiave nella porta e Van Gogh mi corre incontro, sempre e ovunque si trovi. Anche se ha avuto il mal di stomaco, anche se dormiva della grossa, e non importa cos'ha mangiato o non ha mangiato... È una fonte di amoroso moto perpetuo. Possono abbandonarti tutti, o tenerti il muso: il tuo cane non smetterà di amarti.

Lo prendo, lo conduco fino alla macchina, lo porto sull'altro lato della strada, salto giù al suo fianco perché possa andare a correre con gli altri cani. Gli mostro che deve giocare con loro, e mi arrampico con lui sugli ostacoli per aiutarlo a superare la paura, lo accompagno vicino agli estranei, prendo loro la mano e faccio loro toccare le orecchie di Van Gogh, giurandogli che non sono poi così terribili...

Link

domenica, ottobre 08, 2006

Anna Politkovskaja/Post in aggiornamento

Uno
Dalla prima pagina della Novaja Gazeta:
"Anna non aveva niente in comune con gli intrighi politici o con qualsivoglia 'interesse finanziario'. Era assolutamente impossibile farla tacere o corromperla. Considerava la ricerca della verità e della giustizia un proprio dovere giornalistico e umano, e in questo era inflessibile. Ha cercato la giustizia e la verità anche nei tragici eventi ceceni, dall'inizio della guerra cecena fino a oggi, ed era consapevole di quanto ciò fosse pericoloso. Oggi non sappiamo chi l'ha uccisa, né perché. Possiamo solo avanzare due versioni. O è stata una vendetta di Ramzan Kadyrov, delle cui attività ha scritto e ha parlato molto. Oppure sono stati coloro che volevano far cadere dei sospetti proprio sull'attuale primo ministro ceceno, il quale, avendo superato i trent'anni d'età [l'età minima per candidarsi alla carica, n.d.T.], può ora aspirare alla presidenza".

Due
Questo invece è il pezzo che appare sulla prima pagina dello speciale di 7 pagine della Novaja Gazeta che sarà in edicola domani:
"Era bella. Negli anni lo era diventata anche di più. Sapete perché? Dio ci dà un volto, ma poi siamo noi a costruirlo, a seconda di come viviamo.
Si dice anche che nella maturità nel viso cominci a trasparire l'anima. La sua anima era bellissima.
Era molto femminile. Sapeva ridere in modo incantevole per uno scherzo riuscito e piangere per un'ingiustizia. Qualsiasi ingiustizia - qualsiasi cosa riguardasse - era per lei un nemico personale. E l'affrontava lottando fino all'ultimo.
Era anche incredibilmente coraggiosa. Di gran lunga più coraggiosa di molti uomini che si muovono su mezzi blindati, circondati da guardie del corpo.
L'hanno minacciata, hanno cercato di spaventarla, l'hanno sottoposta a pedinamenti e a perquisizioni. In Cecenia i 'nostri' soldati l'hanno arrestata e hanno minacciato di fucilarla.
L'hanno avvelenata, quando ha preso l'aereo per Beslan, e si era ripresa a stento. E anche se in seguito non è più stata bene, ha continuato a indignarsi e a lottare come e più di prima.
Molti, perfino gli amici della Novaja Gazeta, a volte dicevano: 'Beh, la vostra Politkovskaja... questa poi...'. Macché. Scriveva sempre la verità. Piuttosto, questa verità era spesso così tremenda che molti facevano fatica ad accettarla. E di qui la reazione di difesa che portava a esclamare 'questa poi...'. Talvolta capitava anche a noi della redazione.
Probabilmente la cosa più difficile per la gente normale è cercare di non voltare le spalle a ciò che atterrisce. Ma se si guarda il male dritto negli occhi il male non è in grado di sostenere quello sguardo. Anja guardava il male dritto negli occhi. Forse per questo era uscita vincitrice da situazioni molto difficili. E forse sempre per questo era riuscita a rimanere viva laddove coloro che distolgono lo sguardo non sarebbero sopravvissuti.
Per noi è ancora viva. Non ci rassegneremo mai alla morte della nostra Anja. E chiunque abbia preso sotto la propria responsabilità questo feroce omicidio - nel centro di Mosca, in pieno giorno - saremo noi stessi a cercare gli assassini. Possiamo anche immaginare dove si trovano...
Come vanno le cose in Russia con l'indipendenza dei mezzi di informazione di massa? Se ne parla in America e in Europa. Ma intanto alla Novaja Gazeta negli ultimi anni hanno ucciso tre
importanti giornalisti.
Igor Dominikov. I suoi assassini, grazie al buon lavoro di bravi giudici e del giornale stesso, sono comparsi in tribunale.
Jurij Ščekočichin. Le autorità hanno rifiutato perfino ai suoi genitori il legittimo diritto di conoscere i risultati delle indagini... Ma noi continuiamo le nostre ricerche. Gli assassini saranno puniti.
Adesso, la nostra Anja Politkovskaja. Non hanno ucciso solo una giornalista, una persona che lottava per difendere la verità e una cittadina, ma anche una donna e una madre bellissima.
Finché ci sarà la Novaja Gazeta, i suoi assassini non dormiranno sonni tranquilli".

Tre
Ecco la trascrizione dell'ultima intervista di Anna Politkovskaja, ospite in collegamento telefonico del programmma "Čas pressy" ("L'ora della stampa"), su Radio Svoboda. L'argomento di discussione era un articolo uscito su Kommersant in occasione del compleanno di Ramzan Kadyrov, il primo ministro ceceno (il quale, avendo compiuto trent'anni, può ora candidarsi alla carica di presidente).

Anna Politkovskaja: Cosa significa "piangere sui diritti umani"? Non bisogna piangere sui diritti umani. Bisogna semplicemente incontrare non solo Kadyrov, ma anche la gente, coloro che hanno sofferto per le azioni di Kadyrov. E non in modo ipotetico: ne hanno sofferto nella maniera più diretta. I loro cari sono stati uccisi, tormentati, costretti a fuggire. La maggioranza di queste persone erano onestissime. Ne conoscevo molte.
Adesso sulla mia scrivania ci sono due fotografie. Sto conducendo un'inchiesta. Si tratta delle torture avvenute nelle camere di tortura di Kadyrov ieri e oggi. Si tratta di persone che sono state sequestrate dagli uomini di Kadyrov [detti Kadyrovcy, vere e proprie squadre della morte; l'uso di questo termine è stato bandito dallo stesso Kadyrov nell'aprile del 2006, n.d.T.] per ragioni assolutamente incomprensibili, con l'unico scopo di organizzare una campagna propagandistica [...]
Voglio raccontare che queste persone sequestrate, le cui fotografie stanno sulla mia scrivania, queste persone (uno è russo, l'altro ceceno) sono state presentate come se fossero dei combattenti contro i quali i Kadyrovcy facevano la guerra nel villaggio di Aleroi. Questa è una storia nota, che è finita sui nostri teleschermi, alla radio e sui giornali, quando Kadyrov, sullo sfondo dei combattenti sconfitti concedeva interviste davanti alle telecamere della televisione di stato e di altri canali. Ma la realtà è che tutte queste persone erano state rastrellate e uccise.

Elena Rykovceva: Anja, ma non le sembra che queste persone sullo sfondo possano costituire "casi isolati"? Cioè, le persone sequestrate sarebbero casi isolati, perché altre hanno invece avuto dei benefici. Ci sono i segni di un miglioramento, di una ricostruzione. Però c'è ancora una piccola percentuale di vittime di questa situazione.

Anna Politkovskaja: Una piccola percentuale di vittime?

Elena Rykovceva: Piccola, pare.

Anna Politkovskaja: Vorrei dire allora che le persone sequestrate nella prima metà di quest'anno sono più numerose di quelle sequestrate nella prima metà dell'anno precedente, se queste considerazioni possono essere rappresentative. E questi sono solo i casi in cui la gente ha denunciato la scomparsa dei propri familiari, che non sono stati più trovati. Vorrei riportare l'attenzione sul fatto che possiamo parlare di casi isolati solo perché non si tratta dei nostri cari: non è mio figlio, non è mio fratello o mio marito. Le fotografie di cui le parlo ritraggono corpi spezzati dalle torture. Non si possono ridurre a una piccola percentuale. È una percentuale enorme. [...]
I giornalisti che non conoscono quella regione dicono che [Kadyrov] sta facendo rinascere le tradizioni cecene. È una fesseria. Lui le sta distruggendo. Non sono certo a favore della vendetta di sangue, ma il fatto è che ha contribuito a mantenere per anni una certa stabilità nella regione.
Ramzan è riuscito a interferire e a distruggere anche questo.
Questo è un codardo armato fino ai denti che vive circondato da guardie. Io credo che non diventerà presidente. Dentro di me c'è una una sicurezza intima e profonda, forse perfino intuitiva, in nessun modo razionale, in nessun modo confortata da Alu Alchanov [il presidente ceceno, filorusso, eletto nel 2004 in circostanze sospette, successore del padre di Kadyrov, n.d.T.]. Alu Alchanov è un uomo molto debole. In questo problema di Alchanov sotto molti aspetti c'entra anche l'inasprirsi della violenza sotto il giovane Kadyrov.
Il mio sogno personale nel giorno del compleanno di Kadyrov riguarda solo una cosa. Ne parlo con assoluta serietà. Sogno che si sieda sul banco degli imputati. Sogno una procedura giuridica il più possibile rigorosa con l'enumerazione di tutti suoi crimini, e un'indagine per tutti i reati che ha commesso. A proposito, grazie a tre articoli del nostro giornale - di questo, naturalmente, le altre pubblicazioni non scrivono - è stata promossa un'azione giudiziaria contro Kadyrov a causa dei kadyrovci. Io, per esempio, farò da testimone per una delle accuse, quella che riguarda i rapimenti. Un crimine di cui Kadyrov è accusato è proprio il sequestro di persona - la partecipazione di Ramzan Kadyrov al sequestro di due persone. Il mio sogno è semplicemente questo.

sabato, ottobre 07, 2006

16 e 20, ora di Mosca

"Il 10 luglio è semplicemente un'altra data sul calendario russo. Capita però che sia l'ultimo giorno utile per apportare cambiamenti a questo libro.
Ieri, in tarda serata, Paul Chlebnikov, redattore capo dell'edizione russa di Forbes Magazine, è stato assassinato a Mosca. L'hanno falciato mentre lasciava la sede della rivista. Chlebnikov era famoso per aver scritto degli oligarchi, della struttura del 'capitalismo malavitoso' russo e delle ingenti somme di denaro sulle quali certi nostri cittadini sono riusciti a mettere le mani. Sempre ieri sera, Viktor Čerepkov è stato fatto saltare in aria a Vladivostok. Era un membro del nostro parlamento, la Duma, e famoso per essersi fatto portavoce dei più deboli e dei più poveri di questa terra. Čerepkov era candidato come sindaco di Vladivostok, sua città natale, la più importante dell'estremo oriente russo. Aveva superato con successo il secondo turno e sembrava avere buone possibilità di essere eletto. Mentre usciva dalla sede del suo comitato elettorale è stato fatto saltare in aria da una mina antiuomo attivata a distanza.
Sì, in Russia è arrivata la stabilità. È una stabilità mostruosa, sotto la quale nessuno cerca giustizia in tribunali che ostentano il proprio servilismo e la propria partigianeria. Nessuna persona sana di mente può cercare protezione nelle istituzioni incaricate di difendere la legge e l'ordine, perché sono completamente corrotte. La legge del taglione è all'ordine del giorno, nella mentalità delle persone e nelle loro azioni. Occhio per occhio, dente per dente."
Anna Politkovskaja, giornalista, 48 anni, assassinata questo pomeriggio a Mosca (il corpo accanto all'ascensore, quattro proiettili, una pistola Makarov).
Il brano è tratto dal suo libro Putin's Russia, Harvill Press, 2004.

venerdì, ottobre 06, 2006

Come maltrattare Google e vivere felici/22



Qualcuno si è messo in testa di fregare l'autovelox, stasera.

Liste segrete e musulmani volanti

60 minutes, il programma della CBS, ha ottenuto la lista segreta usata per controllare i passeggeri delle linee aeree e ha scoperto che contiene nomi di gente morta, nomi molto comuni e nomi di personaggi politici stranieri difficilmente immaginabili nel ruolo di terroristi o di dirottatori. Tra i ben 44.000 mila nomi ci sono quelli di Saddam Hussein, del presidente del parlamento libanese, di Evo Morales, e di 14 dei 19 dirottatori (morti) dell'11 settembre. Ah, e ovviamente di bin Laden, nel caso intendesse resuscitare e volare American o United.
Non ci sono però gli undici presunti terroristi arrestati per il megafantacomplotto degli esplosivi liquidi, anche se erano notoriamente sotto sorveglianza da più di un anno. Non c'è David Belfield, che ora si fa chiamare Dawud Sallahuddin, reclutato dall'Iran (e probabile agente della CIA, ma per il momento stiamo contenti così) per uccidere a Washington un uomo dello scià, nel 1980.
E perché questi non sono sulla lista? Perché ci sono motivi di sicurezza che hanno la precedenza: potrebbe finire nelle mani sbagliate! Insomma, tutte le liste segrete sono segrete, ma alcune sono più segrete di altre. "Il governo non vuole che queste informazioni possano trapelare," dice Cathy Berrick, che dirige le indagini dell'Homeland Security per conto del General Accounting Office.
Ok.
Me lo sentivo che da qualche parte spuntava un bel Comma 22.

Grazie ad Antonio che mi ha passato il link.
Sul sito della CBS c'è questo.

E ora, per puro divertimento, guardiamoci questo video di Ummahfilms, Muslim While Flying:

"Se pensate che per un nero sia un problema guidare una macchina, provate a prendere un aereo se siete musulmani. Sapete cosa voglio dire? Sapete cosa voglio dire? Se siete musulmani e avete preso un aereo sapete cosa voglio dire. Fondamentalmente in aeroporto sarete stati perquisiti un bel po' di volte. Senza motivo. Senza aver fatto niente!
Sapete le perquisizioni casuali? Non sono così casuali. Succede una cosa del genere:
– Buon giorno, signore. Benvenuto nella nostra compagnia aerea. Oggi stiamo conducendo una serie di perquisizioni a caso e lei è stato scelto. Le dispiace se faccio scorrere la mia bacchetta magica attorno al suo corpo?
– Uhmmm, va bene.
– Signore, sembra che lei sia a posto. Le dispiace se le faccio un paio di domande e controllo i suoi bagagli?
– Uhmmm, va bene.
– Grazie! Intende recarsi in un paese straniero, oggi? Signore?
– Ehm, questo è un volo nazionale.
– Risponda alla domanda, prego, signore.
– Ehm, no.
– Intende recarsi un qualche paese terrorista, oggi?
– Ma questo volo non va da Los Angeles a Chicago...?
– Signore, risponda alla domanda, prego.
– No! E cosa sarebbe un paese terrorista?
– Qualsiasi paese stiamo bombardando, o programmiamo di bombardare, o qualsiasi paese sostenga paesi che stiamo bombardando o programmiamo di bombardare. Signore.
– Quindi... praticamente tutti i paesi?
– Sì, signore.
– Posso andare, adesso?
– Sì, signore. Grazie per aver scelto la nostra compagnia."

Il video si chiude con le tre cose da non fare in un aeroporto.

azione numero 1:
indossare magliette buffe che possono essere fraintese (esempio, quelle con la scritta "Il mio nome provoca problemi alla Sicurezza Nazionale. E il tuo?").

azione numero 2:
polemizzare con la compagnia aerea pretendendo un pasto Halal ("O è Halal o io non mangio!")

azione numero 3:
dire cose che possono essere facilmente fraintese ("Amico, in quel posto il cibo era una bomba!" "BOMBA! Ha detto che ha una BOMBA!")

regola numero 4:
parlare con voce alterata in una lingua straniera.

Enjoy.

giovedì, ottobre 05, 2006

Miru, pat pat pat



"Risponde 'sì' quasi un allenatore su tre".
Grassetto mio. Neanche un allenatore intero, solo un pezzo.

Ore 15.00. La paziente è lucida, presente a se stessa e reagisce ottimamente al dosaggio di pat pat pat somministratole. Sono concesse le visite, ma si raccomanda di utilizzare solo parole che non contengano la lettera b.

mercoledì, ottobre 04, 2006

Falso Allarme per Lingua Tamil

Gli impediscono di prendere il volo dell'American Airlines da Seattle a Dallas perché un dipendente dell'aeroporto lo sente parlare al telefono in lingua tamil e lo ritiene un buon motivo per dare l'allarme.
Il portavoce dell'aeroporto ha subito dichiarato che si è trattato di un grosso malinteso: il passeggero "ha fornito una spiegazione perfettamente credibile". Si trattava di una accesa discussione di argomento sportivo, tutto qui.
Ma cosa c'è di sospetto nel parlare la lingua tamil? Bisogna chiederlo alla persona che ha fatto la segnalazione, ha detto il portavoce.
Il passeggero si è poi imbarcato su un altro volo per il Texas, e ha dichiarato che non parlerà più al cellulare in una lingua straniera. In un aeroporto. Americano. In futuro.

Link

Lo stato delle cose

Questo è lo stato delle cose.
Ho cominciato faticosamente a lavorare a un libro che raccoglie le memorie di un mitomane. Non scherzo, l'autore della prefazione è uno psichiatra. Il quale spiega che il libro è interessante, sì, peccato che la buonanima tendesse a inventarsi tutto. E sulla questione dell'affidabilità del narratore abbiamo detto abbastanza. Certe volte mi sento un personaggio secondario di un racconto tardo di Henry James (o una voce nei suoi taccuini). So cosa state pensando, e la risposta è: "mi pagano".
La bambina del piano di sotto ha ripreso le lezioni di flauto dolce. Sempre "Moon River", che a un certo punto deraglia nell'"Inno alla Gioia". Non chiedetemi come faccia a tirar fuori da quel pezzo di legno bucato dei suoni garage-punk-noise: ci riesce.
Ultimamente faccio lunghi sogni complicati in cui c'è sempre qualcuno che si alza dalla sedia, allarga le braccia e dice "purtroppo devo andare, sono le sei e dieci".
Due giorni fa mi sono commossa leggendo un oroscopo. E neanche su Internazionale, su Io Donna. Il segno zodiacale non era il mio. Comunque era l'oroscopo di due settimane fa.

Ma per fortuna questo è un blog interattivo.
Ieri mi avete convinta a non comprarmi (per ora) le scarpette rosse. Adesso datemi una buona ragione per non fare un post su Mohammed Atta e il video dei terroristi ridenti.

Come maltrattare Google e vivere felici/20



Everybody hates Carboni.

martedì, ottobre 03, 2006

Lucio

"Humor is laughing at what you haven't got when you ought to have it".
Langston Hughes


– E chi abbiamo qui?
Sua madre la spinge un po' avanti e dice: Manuela.
E aggiunge:
– Questa bambina è stata iscritta all'asilo, ma non l'ha frequentato molto, non voleva andarci.
"Questa bambina". Tanto valeva farsi accompagnare da Antonia, almeno lei avrebbe detto "Mia nevòde, signor maestro. No asilo".
– Non è stata all'asilo.
– Però ha imparato a leggere e a scrivere bene.
– Manolita, ti piace leggere?
Alza lo sguardo e trova due occhi serissimi che lo stanno fissando da un po'.
"Manolita".
– Abbastanzino.

All'ospedale, dopo l'operazione alle tonsille. Le ha portato il quaderno giallo, lo sfogliano insieme.
– E cos'è questa, una pantegana.
– È un topo, i tuoi compagni si esercitano sulle T. Te l'ho disegnato io, così sai quello che stiamo facendo.
– Mi piace.
– Non preoccuparti, per i compiti.
– Perché devo stare qua?
– Anemia, febbre.
– I globuli bianchi si sono mangiati i globuli rossi, dice la suora.
– Diciamo così.
– Io pensavo che vincessero sempre quelli rossi.
– Quasi sempre.
– Ah, bòn.
– Ma non dirlo alla suora.

I singhiozzi lunghi dei violini d'autunno sono Verlaine, le anime profonde come fiumi Langston Hughes. Però lo scoprirà anni dopo, che è Hughes quello che il maestro legge loro in prima elementare.
– Piace, Manolita?
Lei abbassa lo sguardo, sporge il labbro inferiore, piega gli angoli della bocca all'ingiù.
– Abbastanzino.
Vorrebbe dire: moltissimo.
– Scrivo sul registro: 'La bambina ostenta indifferenza'.

– La vedete questa frase? 'Non mi piace il gelato'. Questa è una negativa. Invece la frase 'Mi piace il gelato' che cos'è? Su, bimbotti, metto in palio un cono con due palline.
– È una positiva.
Si ferma con il gessetto a mezz'aria.
– È un'affermativa. Però il gelato te lo sei guadagnato.

– Hai dato alla mamma la foto della classe?
– Sì.
– Piaciuta?
– Dice che forse dovevo sorridere.
– E tu?
– Era meglio se sorridevo, ma mi sono dimenticata.
– Ma no, sei bella.
– Avevo le scarpe rosse.
– E allora?
– Pizzicavano i piedi.

Lo rivede per caso una mattina di luglio, al mercato coperto, durante le prime legittime vacanze scolastiche della sua vita. Le ricorda che hanno un gelato in sospeso. Mentre lecca il cono fragola-vaniglia lo sente chiacchierare con Antonia e la mamma di villeggiatura, di perturbazioni e del Colonnello Bernacca. Ascolta distrattamente, il gelato le sta già sgocciolando sulla mano.
– Si invecchia, care signore. L'altro giorno su un sentiero mi è mancato il respiro.
– Ma no, è in forma!
Antonia con una mano fa dondolare la borsa della spesa e con l'altra si accarezza i capelli sfiorandoli appena. Un'idea benedetta, dormire con i bigodini.
– Abbronzato, dimagrito.
– Lei è uno sportivo, signor maestro.
Lui incrocia il suo sguardo serio – si è dimenticata di sorridere – e una domanda senza punto interrogativo:
– Ma adesso sta bene.
– Abbastanzino – dice lui.
Ridono. Lei no, è impegnata a leccarsi il polso appiccicoso.

L'autunno qui è già stato nominato con i violini singhiozzanti di Verlaine, e non ritornerà. Lo stesso vale per la febbre e per i letti d'ospedale. Non c'è posto per la supplente – la sciocca maestra Wanda – e per le sue rime sulla pioggerellina di marzo che picchia argentina, né per il telefono che squilla un pomeriggio di novembre (la nonna corre, scivola in curva, ride, solleva la cornetta, urla "Pronto!", poi allunga la cornetta alla mamma).

Ha cominciato a trovarsi bella, in quella prima foto di classe in cui fissa l'obiettivo senza sorridere e tiene i pugni chiusi sulle ginocchia, ostaggio preoccupato di un paio di scarpe strette.
Ora usa regolarmente i punti interrogativi e nelle fotografie sa fare la faccia simpatica. Ha nomi e soprannomi in abbondanza ma non ha più lasciato che la chiamassero Manolita, anche se ormai difficilmente a qualcuno potrebbe venire in mente di farlo.
A volte le capita di pensare che forse lo permetterebbe, anche solo per un giorno, in cambio di una poesia o di un gelato.
Oggi, per esempio: oggi lo pensa.
Tutto quello di cui ha bisogno adesso è un paio di scarpe strette.
Ha imparato a ridere di quello che non ha.

classe

lunedì, ottobre 02, 2006

Wannabe braccidestri morti

Su Raw Story ho trovato le magiche parole "senior operatives" che mi permettono di considerarli dei wannabe braccidestri (ma non si sa di chi): sono Fawaz Al Rabeie e Mohammad Daylami, evasi con altri 23 detenuti all'inizio dell'anno e uccisi ieri dalle forze antiterrorismo yemenite in un raid in un quartiere settentrionale di Sana'a.
Erano stati condannati a morte per l'attacco alla petroliera francese Limburg, nel 2002. Rabeie aveva anche l'ambizioso piano di far saltare in aria cinque ambasciate e di uccidere l'ambasciatore americano in Yemen.

A giudicare dalla foto sul sito della CBS, mi ci vorrà un po' per distinguerli.

Nel frattempo, mi sono imbattuta nella next big al Qaeda thing: dai, su, cosa ci mancava finora?
Aiutino: proposte che non si possono rifiutare, teste di cavallo tra le lenzuola, dormire con i pesci.
Yep, the Mob, la Mafia! I federali sono preoccupati: secondo un recente studio commissionato dal Pentagono e ottenuto dall'Associated Press le possibilità di una collaborazione tra crimine organizzato e terrorismo sono in aumento.
Matt Heron, capo dell'unità newyorkese dell'FBI che si occupa del crimine organizzato ha la logica dalla sua:
- Cosa Nostra si mette in affari con chiunque, purché significhi far soldi.
- Se la mafia ha degli esplosivi e un terrorista li vuole e ha i soldi, possono fare subito amicizia.
Insomma: "alla Mafia piacciono i soldi" (e oltre a guadagnarne tanti, come dice Woody Allen, non ha spese di cancelleria).
Naturalmente non ci sono prove del mortifero patto, ma "Continuiamo a cercare un nesso. Lo stiamo cercando molto aggressivamente," dice Joseph Billy Jr., il massimo funzionario dell'unità antiterrorismo dell'FBI.
Quello che ci vuole è un video for dummies del Tizio Nuovo di al Qaeda che armeggia con un fucile a canne mozze al suono ipnotico e ronzante degli scacciapensieri (o con il sottofondo musicale di Nino Rota).

Comunque le principali preoccupazioni dell'FBI restano le armi di distruzione di massa e il reclutamento di nuovi membri: "Internet è diventata il nuovo Afghanistan", dice l'amico Billy, e sembra che non si riferisca all'oppio.

domenica, ottobre 01, 2006

Falso Allarme per Smuà-Smuà

La notizia è riportata da Gabriele sul suo blog: secondo l'American Airlines baciarsi in volo è un comportamento perturbatorio.

Volo 45 dell'American Airlines dal Charles de Gaulle al J.F.K. Tra i passeggeri, per lo più newyorkesi di ritorno da Parigi, ci sono George, giornalista televisivo, e il suo ragazzo Stephan, scrittore. Subito dopo il decollo Stephan si appisola e appoggia la testa sulla spalla di George. Si avvicina un'assistente di volo e dice che il commissario di bordo vuole che la smettano. Ma smettere cosa? Di toccarsi e sbaciucchiarsi, che domande!
"Ma non era un bacio-bacio, era uno smuà!" protesta George.
I due che stanno seduti dietro si sporgono e dicono: "Abbiamo sentito bene?" "Sì, sì, avete sentito bene!"
Adesso a essere indignati sono in quattro, e chiedono di parlare con il commissario di bordo. Lei arriva, dice che non sa nulla dell'episodio e ammette che il loro comportamento non poteva essere giudicato inappropriato.
George allora chiede se le cose sarebbero andate diversamente se a baciarsi fossero stati un uomo e una donna. A quel punto il commissario di bordo "si irrigidisce" e comincia a dire che non va mica bene baciarsi su un aereo. Poi si allontana.
Torna mezz'ora dopo dicendo che alcuni passeggeri si erano lamentati del comportamento affettuoso dei due. Ma chi? chiedono loro. Non lo sa. Possono almeno sapere come si chiama l'assistente di volo? No. Possono parlare con un rappresentante della compagnia, una volta a terra? No. A quel punto la donna dice che se non la smettono l'aereo dovrà invertire la rotta.
Un'ora dopo George viene convocato dal capitano, che gli dice di smetterla di infastidire il personale o lui sarà davvero costretto a invertire la rotta.

Tim Wagner, portavoce dell'American Airlines, ha detto che l'ingiunzione dell'hostess era ragionevole (baciarsi in aereo: brutto). Secondo un rappresentante del servizio clienti, invece, ci si può baciare tranquillamente (quindi: donna bacia uomo, uomo bacia uomo, donna bacia donna, nonsisa bacia nonsisa, repubblicano bacia minorenne): "Ma sì, ma sì, semplicemente non è possibile entrare insieme nella toilette*".

Link


Sono le misure preventive: "impediamo loro di sbaciucchiarsi lì perché non vengano a sbaciucchiarsi qui". Giusto: dove l'avete già sentita?

Update:
Falso Allarme per Abbronzatura Selvaggia
Sui voli dell'American Airlines è anche sconsigliata l'abbronzatura. Architetto di origini ebraiche, scambiato per un terrorista islamico per un banale malinteso cromatico, viene aggredito e perquisito da un passeggero sotto lo sguardo (indifferente, in alcuni casi riconoscente) degli altri passeggeri e dell'equipaggio.

sabato, settembre 30, 2006

Falso Allarme per Uomo Barbuto

Pablo Gutierrez Vega, un professore universitario di Siviglia in volo da Siviglia a Dortmund su un aereo della Air Berlin, viene guardato con sospetto dagli altri passeggeri; tre di questi gli si avvicinano durante lo scalo a Palma di Maiorca e insistono per perquisirgli il bagaglio a mano. Lui, che inizialmente pensava si trattasse di agenti in borghese, si oppone. Allora arriva il pilota, che invita il professore a scendere dall'aereo per parlargli in privato, e poi gli spiega che i passeggeri erano convinti che fosse musulmano, per via della barba lunga e della carnagione scura.
L'inviso barbuto risale sull'aereo e decide di sistemare il bagaglio a mano nella cabina di pilotaggio per evitare ulteriori problemi.
Numero di passeggeri espulsi dall'aereo: zero.
La compagnia aerea si è dichiarata: costernata.
Il professor Gutierrez Vega ha deciso di: fare causa all'Air Berlin.

Link

L'applausometro, questo sconosciuto

"Un riepilogo degli applausi ricevuti da Tony Blair durante il discorso alla conferenza dei laburisti ('The clapometer', p. 6, 27 settembre) dava un totale di 58 minuti e nove secondi. Non si trattava del tempo totale degli applausi, ma della durata dell'intero discorso, compresi gli applausi e la standing ovation".
The Guardian, Corrections, ieri.

In un commento intitolato 'A storming send-off - but the silences show why he had to go', p. 29, 27 settembre, abbiamo detto che l'affermazione di Tony Blair che un ritiro dall'Iraq e dall'Afghanistan sarebbe stato 'un vile atto di resa' era stata accolta dal silenzio dei delegati presenti alla conferenza. Non era così. Come ha registrato il nostro 'applausometro' a pagina 6, la dichiarazione ha ricevuto 11,4 secondi di applausi".
The Guardian, Corrections, oggi.

Quite a popular guy.

venerdì, settembre 29, 2006

Stop Worrying and Love the Bug

Tutti con gli occhi puntati sull'Iran, e invece guardate i soliti tedeschi che razza di arma biologica stanno testando:



Con tre di questi si ripigliano la Polonia.

Link: Google Maps.

giovedì, settembre 28, 2006

AAA scienziato nucleare cercasi

Su, adesso estraiamo a sorte il nome di quello che deve dire al Tizio Nuovo di al Qaeda che lo schema sta diventando poco credibile e troppo ripetitivo: in breve, che l'abbiamo sgamato.
Primo, non funziona farsi chiamare con due nomi per far vedere che si è di più.
Secondo, capisco fidelizzare il pubblico; ma la sequenza "messaggio audio di Tizio Nuovo-vecchio video di bin Laden-video di repertorio di Tizio Nuovo-discorso del dottor Zawahiri-annuncio di un altro discorso di Zawahiri-messaggio audio del Tizio Nuovo" è un po' troppo prevedibile. Qui ci vorrebbe almeno un colpo di scena: una crisi di nervi, un figlio segreto, un pretzel di traverso, una moglie che diventa ospite fissa a Buona Domenica, un braccio destro fotografato a Milano Marittima in compagnia di una sosia di Elvis.
Insomma, Masri, non si può continuare così tutta la vita: spostiamo almeno un petalo della margherita.

E infatti lui ce la mette tutta, per spostare i petali.
Veniamo al messaggio audio di oggi, 28 settembre: "il capo di al Qaeda Iraq ha fatto appello ad esperti di esplosivi e a scienziati nucleari affinché si uniscano alla guerra santa contro l'Occidente." E qui lo capisco perché se non ci mette la parola nucleare accanto a guerra santa non se lo filerà mai nessuno. Però la parte interessante arriva adesso (notate che dopo aver letto i testi di al Qaeda con prefazione di Kepel ho cominciato a dire "il jihad", maschile):
"Il settore del jihad (guerra santa) può soddisfare le vostre ambizioni scientifiche, e le grandi basi americane (in Iraq) sono il posto giusto per testare le vostre armi non convenzionali, biologiche o sporche, come vengono chiamate".

Sì, abbiamo capito, ma offrite un contratto a tempo indeterminato? O a tempo determinato finalizzato all'assunzione? E il livello retributivo? Mettiamo che uno avesse la sua bella bomba sporca e volesse mettere in campo le proprie doti ma finora non fosse riuscito a trovare un gruppo dalle elevate potenzialità disposto a investire su di lui: dove dovrebbe mandare il curriculum? All'att.ne del dottor Masri, Da Qualche Parte in Iraq? Al centro direzionale in Waziristan? Alla sede di Tora Bora? Direttamente al Pentagono?

Intanto, sembra che nel suo prossimo discorso il dottor Zawahiri parlerà del Papa, di Bush e del Darfur. L'ha registrato la scorsa settimana in una zona tra il Pakistan e l'Afghanistan, preciso preciso e buona la prima. Lui è fatto così, quando decide una cosa è quella: puntuale e prevedibile come una puntata di Forum, ma un grande professionista.

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Make-up:
Sex Bomb Compact Foundation, Homemade Anthrax Pressed Powder, BioWeeo Eyeliner, Masrificent Ultrarich Mascara, Extremely Qualified Lipgloss alla Camelia, Poudre Jihadel iridescente nelle varianti ultraviolet, infrared e forgetmenot. Per un look spettinato e sbarazzino e per garantire fascino e tenuta anche in condizioni estreme, cera supermodellante Ultrasticky Wax ai polimeri cationici e alla menta piperita.


L'hotelette

– Che taglia porti, tu?
– La 38, di solito, o l'xs.
– Come Patrizia. Maria Cristina invece no, ha messo su peso dopo il matrimonio. Glieli compra lei, i vestiti, in un posto fuori Milano. Un hotelette.

Hotelette è un'assurda parola da sogno, uno di quei sogni lunghissimi nei quali ci si imbarca di primo mattino per poi scoprire di aver dormito sì e no cinque minuti, nei quali può capitare di parlare alla perfezione lingue sconosciute e di comprendere l'essenza nascosta di vocaboli senza senso. Hotelette. Mi immagino la cugina Maria Cristina, completo elegante e capelli raccolti, che raggiunge una zona alla periferia di Milano e con la sua figura un po' appesantita da donna sposata entra in un piccolo albergo di gusto francese. Chiede un'informazione alla reception, ringrazia con un sorriso austero, sale al terzo, bussa a una porta. Le aprono due giovani donne orientali vestite di seta rosso cardinale. Nella stanza, luminosa e arredata con gusto, ci sono delle signore eleganti, in piedi o sedute, che ammirano gonne, pantaloni, giacche e vestiti taglia 38. La cugina Maria Cristina fa scivolare la mano sui tessuti, ne saggia la consistenza, e infine sospira: "Prendo questo, e questo, e questo. Per mia sorella".

Mi riscuoto, ho l'impressione di dover rispondere a una domanda. L'assenza sarà durata pochi secondi.

– Lo conosci?
– Beh.
– Quei posti dove vendono capi firmati con lo sconto. L'hotelette, lo chiama Maria Cristina.

Un outlet.

Quando è stato progettato il mio modello a qualcuno è venuta un'idea. Forse si annoiava, o aveva finito le sigarette, o ascoltava alla radio una versione rovinata e gracchiante de "La vie en rose", fatto sta che ha deciso di installarmi l'estensione "viaggi strampalati nello spaziotempo", anche nota come "fervida immaginazione" e "predisposizione al lapsus creativo".
Tutto sommato, preferisco pensare che quella tuta blu in pausa pranzo abbia vissuto un istante di malinconica preveggenza.
... Un grand bonheur qui prend sa place
Les ennuis, des chagrins s'effacent...

Ragazza, con questo dovresti farcela.
E poi via, con una pacca sulla schiena, dentro il mondo.

mercoledì, settembre 27, 2006

Le Citazioni dalla Disgustosa Cineteca

E siamo al momento della citazione preferita (o anche più d'una).
La mia, da Io e Annie:

There's an old joke - um... two elderly women are at a Catskill mountain resort, and one of 'em says, "Boy, the food at this place is really terrible." The other one says, "Yeah, I know; and such small portions." Well, that's essentially how I feel about life - full of loneliness, and misery, and suffering, and unhappiness, and it's all over much too quickly.

La sapete quella... um... di quelle due vecchie signore in villeggiatura, sui monti Catskills, e una dice: "Mamma, come si mangia male in questo posto!" "Oh, sì, il vitto è uno schifo", dice l'altra, "e oltretutto ti danno porzioni così piccole!" Beh, questo è essenzialmente quello che provo nei riguardi della vita: piena di solitudine e squallore, di guai, di dolori, di infelicità... e oltretutto finisce così presto.

Scatenatevi, se vi va.

La stella che c'è: il blog di Liliana

"Arrivo a Pechino: quasi sette mesi fa.
- Tempo necessario per farsi un'idea fondata della situazione: minimo sette mesi, il che mi autorizza finalmente a raccontare qualcosa prima di tornare a casa.
- Attuale abitazione: quartiere universitario di Wudaokou a due passi da Zhongguancun, la Silicon valley di Pechino.
- Cielo: costantemente grigio (solo in inverno diventa blu).
- Livello di inquinamento atmosferico: allarmante, ma i cinesi non se ne preoccupano troppo
- Inquinamento acustico: allarmante, ma i cinesi non se ne preoccupano troppo.
- Livello di isteria nei confronti dell'evento Olimpiadi 2008: senza senso.
- Numero di coppie cinesi che hanno programmato di sposarsi l'8-08-2008, giorno di inaugurazione dei Giochi: tutte quelle che ho conosciuto finora.
- Livello raggiunto nello studio del putonghua (cinese standard): niente male, ma chi può smentirmi.
- Numero di ore trascorso a ricopiare i caratteri cinesi: incalcolabile.
- Numero di ore impiegato per far capire ai tassisti dove volevo andare: incalcolabile.
- Numero di bar, locali, negozi, librerie abbattuti nel giro di una notte da quando sono arrivata: incalcolabile, con conseguenti continue, grottesche difficoltà di orientamento".

Dopo sette mesi a Pechino per studiare il cinese e la Cina Lili ha finalmente aperto un blog. Bellissimo, segnatevi questo indirizzo:

http://internazionale.it/interblog/index.php?blogid=30

Oh, e guardate che in Cina non ci censurano più. Adesso non ci resta che farci accettare dalla rete del sistema bibliotecario italiano a colpi di morigeratezza. Su con quella schiena!