Questo è lo stato delle cose.
Ho cominciato faticosamente a lavorare a un libro che raccoglie le memorie di un mitomane. Non scherzo, l'autore della prefazione è uno psichiatra. Il quale spiega che il libro è interessante, sì, peccato che la buonanima tendesse a inventarsi tutto. E sulla questione dell'affidabilità del narratore abbiamo detto abbastanza. Certe volte mi sento un personaggio secondario di un racconto tardo di Henry James (o una voce nei suoi taccuini). So cosa state pensando, e la risposta è: "mi pagano".
La bambina del piano di sotto ha ripreso le lezioni di flauto dolce. Sempre "Moon River", che a un certo punto deraglia nell'"Inno alla Gioia". Non chiedetemi come faccia a tirar fuori da quel pezzo di legno bucato dei suoni garage-punk-noise: ci riesce.
Ultimamente faccio lunghi sogni complicati in cui c'è sempre qualcuno che si alza dalla sedia, allarga le braccia e dice "purtroppo devo andare, sono le sei e dieci".
Due giorni fa mi sono commossa leggendo un oroscopo. E neanche su Internazionale, su Io Donna. Il segno zodiacale non era il mio. Comunque era l'oroscopo di due settimane fa.
Ma per fortuna questo è un blog interattivo.
Ieri mi avete convinta a non comprarmi (per ora) le scarpette rosse. Adesso datemi una buona ragione per non fare un post su Mohammed Atta e il video dei terroristi ridenti.
mercoledì, ottobre 04, 2006
Lo stato delle cose
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quand'ero editore,
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Come maltrattare Google e vivere felici/20
Everybody hates Carboni.
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martedì, ottobre 03, 2006
Lucio
"Humor is laughing at what you haven't got when you ought to have it".
Langston Hughes
– E chi abbiamo qui?
Sua madre la spinge un po' avanti e dice: Manuela.
E aggiunge:
– Questa bambina è stata iscritta all'asilo, ma non l'ha frequentato molto, non voleva andarci.
"Questa bambina". Tanto valeva farsi accompagnare da Antonia, almeno lei avrebbe detto "Mia nevòde, signor maestro. No asilo".
– Non è stata all'asilo.
– Però ha imparato a leggere e a scrivere bene.
– Manolita, ti piace leggere?
Alza lo sguardo e trova due occhi serissimi che lo stanno fissando da un po'.
"Manolita".
– Abbastanzino.
All'ospedale, dopo l'operazione alle tonsille. Le ha portato il quaderno giallo, lo sfogliano insieme.
– E cos'è questa, una pantegana.
– È un topo, i tuoi compagni si esercitano sulle T. Te l'ho disegnato io, così sai quello che stiamo facendo.
– Mi piace.
– Non preoccuparti, per i compiti.
– Perché devo stare qua?
– Anemia, febbre.
– I globuli bianchi si sono mangiati i globuli rossi, dice la suora.
– Diciamo così.
– Io pensavo che vincessero sempre quelli rossi.
– Quasi sempre.
– Ah, bòn.
– Ma non dirlo alla suora.
I singhiozzi lunghi dei violini d'autunno sono Verlaine, le anime profonde come fiumi Langston Hughes. Però lo scoprirà anni dopo, che è Hughes quello che il maestro legge loro in prima elementare.
– Piace, Manolita?
Lei abbassa lo sguardo, sporge il labbro inferiore, piega gli angoli della bocca all'ingiù.
– Abbastanzino.
Vorrebbe dire: moltissimo.
– Scrivo sul registro: 'La bambina ostenta indifferenza'.
– La vedete questa frase? 'Non mi piace il gelato'. Questa è una negativa. Invece la frase 'Mi piace il gelato' che cos'è? Su, bimbotti, metto in palio un cono con due palline.
– È una positiva.
Si ferma con il gessetto a mezz'aria.
– È un'affermativa. Però il gelato te lo sei guadagnato.
– Hai dato alla mamma la foto della classe?
– Sì.
– Piaciuta?
– Dice che forse dovevo sorridere.
– E tu?
– Era meglio se sorridevo, ma mi sono dimenticata.
– Ma no, sei bella.
– Avevo le scarpe rosse.
– E allora?
– Pizzicavano i piedi.
Lo rivede per caso una mattina di luglio, al mercato coperto, durante le prime legittime vacanze scolastiche della sua vita. Le ricorda che hanno un gelato in sospeso. Mentre lecca il cono fragola-vaniglia lo sente chiacchierare con Antonia e la mamma di villeggiatura, di perturbazioni e del Colonnello Bernacca. Ascolta distrattamente, il gelato le sta già sgocciolando sulla mano.
– Si invecchia, care signore. L'altro giorno su un sentiero mi è mancato il respiro.
– Ma no, è in forma!
Antonia con una mano fa dondolare la borsa della spesa e con l'altra si accarezza i capelli sfiorandoli appena. Un'idea benedetta, dormire con i bigodini.
– Abbronzato, dimagrito.
– Lei è uno sportivo, signor maestro.
Lui incrocia il suo sguardo serio – si è dimenticata di sorridere – e una domanda senza punto interrogativo:
– Ma adesso sta bene.
– Abbastanzino – dice lui.
Ridono. Lei no, è impegnata a leccarsi il polso appiccicoso.
L'autunno qui è già stato nominato con i violini singhiozzanti di Verlaine, e non ritornerà. Lo stesso vale per la febbre e per i letti d'ospedale. Non c'è posto per la supplente – la sciocca maestra Wanda – e per le sue rime sulla pioggerellina di marzo che picchia argentina, né per il telefono che squilla un pomeriggio di novembre (la nonna corre, scivola in curva, ride, solleva la cornetta, urla "Pronto!", poi allunga la cornetta alla mamma).
Ha cominciato a trovarsi bella, in quella prima foto di classe in cui fissa l'obiettivo senza sorridere e tiene i pugni chiusi sulle ginocchia, ostaggio preoccupato di un paio di scarpe strette.
Ora usa regolarmente i punti interrogativi e nelle fotografie sa fare la faccia simpatica. Ha nomi e soprannomi in abbondanza ma non ha più lasciato che la chiamassero Manolita, anche se ormai difficilmente a qualcuno potrebbe venire in mente di farlo.
A volte le capita di pensare che forse lo permetterebbe, anche solo per un giorno, in cambio di una poesia o di un gelato.
Oggi, per esempio: oggi lo pensa.
Tutto quello di cui ha bisogno adesso è un paio di scarpe strette.
Ha imparato a ridere di quello che non ha.
Langston Hughes
– E chi abbiamo qui?
Sua madre la spinge un po' avanti e dice: Manuela.
E aggiunge:
– Questa bambina è stata iscritta all'asilo, ma non l'ha frequentato molto, non voleva andarci.
"Questa bambina". Tanto valeva farsi accompagnare da Antonia, almeno lei avrebbe detto "Mia nevòde, signor maestro. No asilo".
– Non è stata all'asilo.
– Però ha imparato a leggere e a scrivere bene.
– Manolita, ti piace leggere?
Alza lo sguardo e trova due occhi serissimi che lo stanno fissando da un po'.
"Manolita".
– Abbastanzino.
All'ospedale, dopo l'operazione alle tonsille. Le ha portato il quaderno giallo, lo sfogliano insieme.
– E cos'è questa, una pantegana.
– È un topo, i tuoi compagni si esercitano sulle T. Te l'ho disegnato io, così sai quello che stiamo facendo.
– Mi piace.
– Non preoccuparti, per i compiti.
– Perché devo stare qua?
– Anemia, febbre.
– I globuli bianchi si sono mangiati i globuli rossi, dice la suora.
– Diciamo così.
– Io pensavo che vincessero sempre quelli rossi.
– Quasi sempre.
– Ah, bòn.
– Ma non dirlo alla suora.
I singhiozzi lunghi dei violini d'autunno sono Verlaine, le anime profonde come fiumi Langston Hughes. Però lo scoprirà anni dopo, che è Hughes quello che il maestro legge loro in prima elementare.
– Piace, Manolita?
Lei abbassa lo sguardo, sporge il labbro inferiore, piega gli angoli della bocca all'ingiù.
– Abbastanzino.
Vorrebbe dire: moltissimo.
– Scrivo sul registro: 'La bambina ostenta indifferenza'.
– La vedete questa frase? 'Non mi piace il gelato'. Questa è una negativa. Invece la frase 'Mi piace il gelato' che cos'è? Su, bimbotti, metto in palio un cono con due palline.
– È una positiva.
Si ferma con il gessetto a mezz'aria.
– È un'affermativa. Però il gelato te lo sei guadagnato.
– Hai dato alla mamma la foto della classe?
– Sì.
– Piaciuta?
– Dice che forse dovevo sorridere.
– E tu?
– Era meglio se sorridevo, ma mi sono dimenticata.
– Ma no, sei bella.
– Avevo le scarpe rosse.
– E allora?
– Pizzicavano i piedi.
Lo rivede per caso una mattina di luglio, al mercato coperto, durante le prime legittime vacanze scolastiche della sua vita. Le ricorda che hanno un gelato in sospeso. Mentre lecca il cono fragola-vaniglia lo sente chiacchierare con Antonia e la mamma di villeggiatura, di perturbazioni e del Colonnello Bernacca. Ascolta distrattamente, il gelato le sta già sgocciolando sulla mano.
– Si invecchia, care signore. L'altro giorno su un sentiero mi è mancato il respiro.
– Ma no, è in forma!
Antonia con una mano fa dondolare la borsa della spesa e con l'altra si accarezza i capelli sfiorandoli appena. Un'idea benedetta, dormire con i bigodini.
– Abbronzato, dimagrito.
– Lei è uno sportivo, signor maestro.
Lui incrocia il suo sguardo serio – si è dimenticata di sorridere – e una domanda senza punto interrogativo:
– Ma adesso sta bene.
– Abbastanzino – dice lui.
Ridono. Lei no, è impegnata a leccarsi il polso appiccicoso.
L'autunno qui è già stato nominato con i violini singhiozzanti di Verlaine, e non ritornerà. Lo stesso vale per la febbre e per i letti d'ospedale. Non c'è posto per la supplente – la sciocca maestra Wanda – e per le sue rime sulla pioggerellina di marzo che picchia argentina, né per il telefono che squilla un pomeriggio di novembre (la nonna corre, scivola in curva, ride, solleva la cornetta, urla "Pronto!", poi allunga la cornetta alla mamma).
Ha cominciato a trovarsi bella, in quella prima foto di classe in cui fissa l'obiettivo senza sorridere e tiene i pugni chiusi sulle ginocchia, ostaggio preoccupato di un paio di scarpe strette.
Ora usa regolarmente i punti interrogativi e nelle fotografie sa fare la faccia simpatica. Ha nomi e soprannomi in abbondanza ma non ha più lasciato che la chiamassero Manolita, anche se ormai difficilmente a qualcuno potrebbe venire in mente di farlo.
A volte le capita di pensare che forse lo permetterebbe, anche solo per un giorno, in cambio di una poesia o di un gelato.
Oggi, per esempio: oggi lo pensa.
Tutto quello di cui ha bisogno adesso è un paio di scarpe strette.
Ha imparato a ridere di quello che non ha.
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lunedì, ottobre 02, 2006
Wannabe braccidestri morti
Su Raw Story ho trovato le magiche parole "senior operatives" che mi permettono di considerarli dei wannabe braccidestri (ma non si sa di chi): sono Fawaz Al Rabeie e Mohammad Daylami, evasi con altri 23 detenuti all'inizio dell'anno e uccisi ieri dalle forze antiterrorismo yemenite in un raid in un quartiere settentrionale di Sana'a.
Erano stati condannati a morte per l'attacco alla petroliera francese Limburg, nel 2002. Rabeie aveva anche l'ambizioso piano di far saltare in aria cinque ambasciate e di uccidere l'ambasciatore americano in Yemen.
A giudicare dalla foto sul sito della CBS, mi ci vorrà un po' per distinguerli.
Nel frattempo, mi sono imbattuta nella next big al Qaeda thing: dai, su, cosa ci mancava finora?
Aiutino: proposte che non si possono rifiutare, teste di cavallo tra le lenzuola, dormire con i pesci.
Yep, the Mob, la Mafia! I federali sono preoccupati: secondo un recente studio commissionato dal Pentagono e ottenuto dall'Associated Press le possibilità di una collaborazione tra crimine organizzato e terrorismo sono in aumento.
Matt Heron, capo dell'unità newyorkese dell'FBI che si occupa del crimine organizzato ha la logica dalla sua:
- Cosa Nostra si mette in affari con chiunque, purché significhi far soldi.
- Se la mafia ha degli esplosivi e un terrorista li vuole e ha i soldi, possono fare subito amicizia.
Insomma: "alla Mafia piacciono i soldi" (e oltre a guadagnarne tanti, come dice Woody Allen, non ha spese di cancelleria).
Naturalmente non ci sono prove del mortifero patto, ma "Continuiamo a cercare un nesso. Lo stiamo cercando molto aggressivamente," dice Joseph Billy Jr., il massimo funzionario dell'unità antiterrorismo dell'FBI.
Quello che ci vuole è un video for dummies del Tizio Nuovo di al Qaeda che armeggia con un fucile a canne mozze al suono ipnotico e ronzante degli scacciapensieri (o con il sottofondo musicale di Nino Rota).
Comunque le principali preoccupazioni dell'FBI restano le armi di distruzione di massa e il reclutamento di nuovi membri: "Internet è diventata il nuovo Afghanistan", dice l'amico Billy, e sembra che non si riferisca all'oppio.
Erano stati condannati a morte per l'attacco alla petroliera francese Limburg, nel 2002. Rabeie aveva anche l'ambizioso piano di far saltare in aria cinque ambasciate e di uccidere l'ambasciatore americano in Yemen.
A giudicare dalla foto sul sito della CBS, mi ci vorrà un po' per distinguerli.
Nel frattempo, mi sono imbattuta nella next big al Qaeda thing: dai, su, cosa ci mancava finora?
Aiutino: proposte che non si possono rifiutare, teste di cavallo tra le lenzuola, dormire con i pesci.
Yep, the Mob, la Mafia! I federali sono preoccupati: secondo un recente studio commissionato dal Pentagono e ottenuto dall'Associated Press le possibilità di una collaborazione tra crimine organizzato e terrorismo sono in aumento.
Matt Heron, capo dell'unità newyorkese dell'FBI che si occupa del crimine organizzato ha la logica dalla sua:
- Cosa Nostra si mette in affari con chiunque, purché significhi far soldi.
- Se la mafia ha degli esplosivi e un terrorista li vuole e ha i soldi, possono fare subito amicizia.
Insomma: "alla Mafia piacciono i soldi" (e oltre a guadagnarne tanti, come dice Woody Allen, non ha spese di cancelleria).
Naturalmente non ci sono prove del mortifero patto, ma "Continuiamo a cercare un nesso. Lo stiamo cercando molto aggressivamente," dice Joseph Billy Jr., il massimo funzionario dell'unità antiterrorismo dell'FBI.
Quello che ci vuole è un video for dummies del Tizio Nuovo di al Qaeda che armeggia con un fucile a canne mozze al suono ipnotico e ronzante degli scacciapensieri (o con il sottofondo musicale di Nino Rota).
Comunque le principali preoccupazioni dell'FBI restano le armi di distruzione di massa e il reclutamento di nuovi membri: "Internet è diventata il nuovo Afghanistan", dice l'amico Billy, e sembra che non si riferisca all'oppio.
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domenica, ottobre 01, 2006
Falso Allarme per Smuà-Smuà
La notizia è riportata da Gabriele sul suo blog: secondo l'American Airlines baciarsi in volo è un comportamento perturbatorio.
Volo 45 dell'American Airlines dal Charles de Gaulle al J.F.K. Tra i passeggeri, per lo più newyorkesi di ritorno da Parigi, ci sono George, giornalista televisivo, e il suo ragazzo Stephan, scrittore. Subito dopo il decollo Stephan si appisola e appoggia la testa sulla spalla di George. Si avvicina un'assistente di volo e dice che il commissario di bordo vuole che la smettano. Ma smettere cosa? Di toccarsi e sbaciucchiarsi, che domande!
"Ma non era un bacio-bacio, era uno smuà!" protesta George.
I due che stanno seduti dietro si sporgono e dicono: "Abbiamo sentito bene?" "Sì, sì, avete sentito bene!"
Adesso a essere indignati sono in quattro, e chiedono di parlare con il commissario di bordo. Lei arriva, dice che non sa nulla dell'episodio e ammette che il loro comportamento non poteva essere giudicato inappropriato.
George allora chiede se le cose sarebbero andate diversamente se a baciarsi fossero stati un uomo e una donna. A quel punto il commissario di bordo "si irrigidisce" e comincia a dire che non va mica bene baciarsi su un aereo. Poi si allontana.
Torna mezz'ora dopo dicendo che alcuni passeggeri si erano lamentati del comportamento affettuoso dei due. Ma chi? chiedono loro. Non lo sa. Possono almeno sapere come si chiama l'assistente di volo? No. Possono parlare con un rappresentante della compagnia, una volta a terra? No. A quel punto la donna dice che se non la smettono l'aereo dovrà invertire la rotta.
Un'ora dopo George viene convocato dal capitano, che gli dice di smetterla di infastidire il personale o lui sarà davvero costretto a invertire la rotta.
Tim Wagner, portavoce dell'American Airlines, ha detto che l'ingiunzione dell'hostess era ragionevole (baciarsi in aereo: brutto). Secondo un rappresentante del servizio clienti, invece, ci si può baciare tranquillamente (quindi: donna bacia uomo, uomo bacia uomo, donna bacia donna, nonsisa bacia nonsisa, repubblicano bacia minorenne): "Ma sì, ma sì, semplicemente non è possibile entrare insieme nella toilette*".
Link
Sono le misure preventive: "impediamo loro di sbaciucchiarsi lì perché non vengano a sbaciucchiarsi qui". Giusto: dove l'avete già sentita?
Update:
Falso Allarme per Abbronzatura Selvaggia
Sui voli dell'American Airlines è anche sconsigliata l'abbronzatura. Architetto di origini ebraiche, scambiato per un terrorista islamico per un banale malinteso cromatico, viene aggredito e perquisito da un passeggero sotto lo sguardo (indifferente, in alcuni casi riconoscente) degli altri passeggeri e dell'equipaggio.
Volo 45 dell'American Airlines dal Charles de Gaulle al J.F.K. Tra i passeggeri, per lo più newyorkesi di ritorno da Parigi, ci sono George, giornalista televisivo, e il suo ragazzo Stephan, scrittore. Subito dopo il decollo Stephan si appisola e appoggia la testa sulla spalla di George. Si avvicina un'assistente di volo e dice che il commissario di bordo vuole che la smettano. Ma smettere cosa? Di toccarsi e sbaciucchiarsi, che domande!
"Ma non era un bacio-bacio, era uno smuà!" protesta George.
I due che stanno seduti dietro si sporgono e dicono: "Abbiamo sentito bene?" "Sì, sì, avete sentito bene!"
Adesso a essere indignati sono in quattro, e chiedono di parlare con il commissario di bordo. Lei arriva, dice che non sa nulla dell'episodio e ammette che il loro comportamento non poteva essere giudicato inappropriato.
George allora chiede se le cose sarebbero andate diversamente se a baciarsi fossero stati un uomo e una donna. A quel punto il commissario di bordo "si irrigidisce" e comincia a dire che non va mica bene baciarsi su un aereo. Poi si allontana.
Torna mezz'ora dopo dicendo che alcuni passeggeri si erano lamentati del comportamento affettuoso dei due. Ma chi? chiedono loro. Non lo sa. Possono almeno sapere come si chiama l'assistente di volo? No. Possono parlare con un rappresentante della compagnia, una volta a terra? No. A quel punto la donna dice che se non la smettono l'aereo dovrà invertire la rotta.
Un'ora dopo George viene convocato dal capitano, che gli dice di smetterla di infastidire il personale o lui sarà davvero costretto a invertire la rotta.
Tim Wagner, portavoce dell'American Airlines, ha detto che l'ingiunzione dell'hostess era ragionevole (baciarsi in aereo: brutto). Secondo un rappresentante del servizio clienti, invece, ci si può baciare tranquillamente (quindi: donna bacia uomo, uomo bacia uomo, donna bacia donna, nonsisa bacia nonsisa, repubblicano bacia minorenne): "Ma sì, ma sì, semplicemente non è possibile entrare insieme nella toilette*".
Link
Sono le misure preventive: "impediamo loro di sbaciucchiarsi lì perché non vengano a sbaciucchiarsi qui". Giusto: dove l'avete già sentita?
Update:
Falso Allarme per Abbronzatura Selvaggia
Sui voli dell'American Airlines è anche sconsigliata l'abbronzatura. Architetto di origini ebraiche, scambiato per un terrorista islamico per un banale malinteso cromatico, viene aggredito e perquisito da un passeggero sotto lo sguardo (indifferente, in alcuni casi riconoscente) degli altri passeggeri e dell'equipaggio.
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sabato, settembre 30, 2006
Falso Allarme per Uomo Barbuto
Pablo Gutierrez Vega, un professore universitario di Siviglia in volo da Siviglia a Dortmund su un aereo della Air Berlin, viene guardato con sospetto dagli altri passeggeri; tre di questi gli si avvicinano durante lo scalo a Palma di Maiorca e insistono per perquisirgli il bagaglio a mano. Lui, che inizialmente pensava si trattasse di agenti in borghese, si oppone. Allora arriva il pilota, che invita il professore a scendere dall'aereo per parlargli in privato, e poi gli spiega che i passeggeri erano convinti che fosse musulmano, per via della barba lunga e della carnagione scura.
L'inviso barbuto risale sull'aereo e decide di sistemare il bagaglio a mano nella cabina di pilotaggio per evitare ulteriori problemi.
Numero di passeggeri espulsi dall'aereo: zero.
La compagnia aerea si è dichiarata: costernata.
Il professor Gutierrez Vega ha deciso di: fare causa all'Air Berlin.
Link
L'inviso barbuto risale sull'aereo e decide di sistemare il bagaglio a mano nella cabina di pilotaggio per evitare ulteriori problemi.
Numero di passeggeri espulsi dall'aereo: zero.
La compagnia aerea si è dichiarata: costernata.
Il professor Gutierrez Vega ha deciso di: fare causa all'Air Berlin.
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L'applausometro, questo sconosciuto
"Un riepilogo degli applausi ricevuti da Tony Blair durante il discorso alla conferenza dei laburisti ('The clapometer', p. 6, 27 settembre) dava un totale di 58 minuti e nove secondi. Non si trattava del tempo totale degli applausi, ma della durata dell'intero discorso, compresi gli applausi e la standing ovation".
The Guardian, Corrections, ieri.
In un commento intitolato 'A storming send-off - but the silences show why he had to go', p. 29, 27 settembre, abbiamo detto che l'affermazione di Tony Blair che un ritiro dall'Iraq e dall'Afghanistan sarebbe stato 'un vile atto di resa' era stata accolta dal silenzio dei delegati presenti alla conferenza. Non era così. Come ha registrato il nostro 'applausometro' a pagina 6, la dichiarazione ha ricevuto 11,4 secondi di applausi".
The Guardian, Corrections, oggi.
Quite a popular guy.
The Guardian, Corrections, ieri.
In un commento intitolato 'A storming send-off - but the silences show why he had to go', p. 29, 27 settembre, abbiamo detto che l'affermazione di Tony Blair che un ritiro dall'Iraq e dall'Afghanistan sarebbe stato 'un vile atto di resa' era stata accolta dal silenzio dei delegati presenti alla conferenza. Non era così. Come ha registrato il nostro 'applausometro' a pagina 6, la dichiarazione ha ricevuto 11,4 secondi di applausi".
The Guardian, Corrections, oggi.
Quite a popular guy.
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venerdì, settembre 29, 2006
Stop Worrying and Love the Bug
Tutti con gli occhi puntati sull'Iran, e invece guardate i soliti tedeschi che razza di arma biologica stanno testando:
Con tre di questi si ripigliano la Polonia.
Link: Google Maps.
Con tre di questi si ripigliano la Polonia.
Link: Google Maps.
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giovedì, settembre 28, 2006
AAA scienziato nucleare cercasi
Su, adesso estraiamo a sorte il nome di quello che deve dire al Tizio Nuovo di al Qaeda che lo schema sta diventando poco credibile e troppo ripetitivo: in breve, che l'abbiamo sgamato.
Primo, non funziona farsi chiamare con due nomi per far vedere che si è di più.
Secondo, capisco fidelizzare il pubblico; ma la sequenza "messaggio audio di Tizio Nuovo-vecchio video di bin Laden-video di repertorio di Tizio Nuovo-discorso del dottor Zawahiri-annuncio di un altro discorso di Zawahiri-messaggio audio del Tizio Nuovo" è un po' troppo prevedibile. Qui ci vorrebbe almeno un colpo di scena: una crisi di nervi, un figlio segreto, un pretzel di traverso, una moglie che diventa ospite fissa a Buona Domenica, un braccio destro fotografato a Milano Marittima in compagnia di una sosia di Elvis.
Insomma, Masri, non si può continuare così tutta la vita: spostiamo almeno un petalo della margherita.
E infatti lui ce la mette tutta, per spostare i petali.
Veniamo al messaggio audio di oggi, 28 settembre: "il capo di al Qaeda Iraq ha fatto appello ad esperti di esplosivi e a scienziati nucleari affinché si uniscano alla guerra santa contro l'Occidente." E qui lo capisco perché se non ci mette la parola nucleare accanto a guerra santa non se lo filerà mai nessuno. Però la parte interessante arriva adesso (notate che dopo aver letto i testi di al Qaeda con prefazione di Kepel ho cominciato a dire "il jihad", maschile):
"Il settore del jihad (guerra santa) può soddisfare le vostre ambizioni scientifiche, e le grandi basi americane (in Iraq) sono il posto giusto per testare le vostre armi non convenzionali, biologiche o sporche, come vengono chiamate".
Sì, abbiamo capito, ma offrite un contratto a tempo indeterminato? O a tempo determinato finalizzato all'assunzione? E il livello retributivo? Mettiamo che uno avesse la sua bella bomba sporca e volesse mettere in campo le proprie doti ma finora non fosse riuscito a trovare un gruppo dalle elevate potenzialità disposto a investire su di lui: dove dovrebbe mandare il curriculum? All'att.ne del dottor Masri, Da Qualche Parte in Iraq? Al centro direzionale in Waziristan? Alla sede di Tora Bora? Direttamente al Pentagono?
Intanto, sembra che nel suo prossimo discorso il dottor Zawahiri parlerà del Papa, di Bush e del Darfur. L'ha registrato la scorsa settimana in una zona tra il Pakistan e l'Afghanistan, preciso preciso e buona la prima. Lui è fatto così, quando decide una cosa è quella: puntuale e prevedibile come una puntata di Forum, ma un grande professionista.
-------------------
Make-up:
Sex Bomb Compact Foundation, Homemade Anthrax Pressed Powder, BioWeeo Eyeliner, Masrificent Ultrarich Mascara, Extremely Qualified Lipgloss alla Camelia, Poudre Jihadel iridescente nelle varianti ultraviolet, infrared e forgetmenot. Per un look spettinato e sbarazzino e per garantire fascino e tenuta anche in condizioni estreme, cera supermodellante Ultrasticky Wax ai polimeri cationici e alla menta piperita.
Primo, non funziona farsi chiamare con due nomi per far vedere che si è di più.
Secondo, capisco fidelizzare il pubblico; ma la sequenza "messaggio audio di Tizio Nuovo-vecchio video di bin Laden-video di repertorio di Tizio Nuovo-discorso del dottor Zawahiri-annuncio di un altro discorso di Zawahiri-messaggio audio del Tizio Nuovo" è un po' troppo prevedibile. Qui ci vorrebbe almeno un colpo di scena: una crisi di nervi, un figlio segreto, un pretzel di traverso, una moglie che diventa ospite fissa a Buona Domenica, un braccio destro fotografato a Milano Marittima in compagnia di una sosia di Elvis.
Insomma, Masri, non si può continuare così tutta la vita: spostiamo almeno un petalo della margherita.
E infatti lui ce la mette tutta, per spostare i petali.
Veniamo al messaggio audio di oggi, 28 settembre: "il capo di al Qaeda Iraq ha fatto appello ad esperti di esplosivi e a scienziati nucleari affinché si uniscano alla guerra santa contro l'Occidente." E qui lo capisco perché se non ci mette la parola nucleare accanto a guerra santa non se lo filerà mai nessuno. Però la parte interessante arriva adesso (notate che dopo aver letto i testi di al Qaeda con prefazione di Kepel ho cominciato a dire "il jihad", maschile):
"Il settore del jihad (guerra santa) può soddisfare le vostre ambizioni scientifiche, e le grandi basi americane (in Iraq) sono il posto giusto per testare le vostre armi non convenzionali, biologiche o sporche, come vengono chiamate".
Sì, abbiamo capito, ma offrite un contratto a tempo indeterminato? O a tempo determinato finalizzato all'assunzione? E il livello retributivo? Mettiamo che uno avesse la sua bella bomba sporca e volesse mettere in campo le proprie doti ma finora non fosse riuscito a trovare un gruppo dalle elevate potenzialità disposto a investire su di lui: dove dovrebbe mandare il curriculum? All'att.ne del dottor Masri, Da Qualche Parte in Iraq? Al centro direzionale in Waziristan? Alla sede di Tora Bora? Direttamente al Pentagono?
Intanto, sembra che nel suo prossimo discorso il dottor Zawahiri parlerà del Papa, di Bush e del Darfur. L'ha registrato la scorsa settimana in una zona tra il Pakistan e l'Afghanistan, preciso preciso e buona la prima. Lui è fatto così, quando decide una cosa è quella: puntuale e prevedibile come una puntata di Forum, ma un grande professionista.
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Sex Bomb Compact Foundation, Homemade Anthrax Pressed Powder, BioWeeo Eyeliner, Masrificent Ultrarich Mascara, Extremely Qualified Lipgloss alla Camelia, Poudre Jihadel iridescente nelle varianti ultraviolet, infrared e forgetmenot. Per un look spettinato e sbarazzino e per garantire fascino e tenuta anche in condizioni estreme, cera supermodellante Ultrasticky Wax ai polimeri cationici e alla menta piperita.
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L'hotelette
– Che taglia porti, tu?
– La 38, di solito, o l'xs.
– Come Patrizia. Maria Cristina invece no, ha messo su peso dopo il matrimonio. Glieli compra lei, i vestiti, in un posto fuori Milano. Un hotelette.
Hotelette è un'assurda parola da sogno, uno di quei sogni lunghissimi nei quali ci si imbarca di primo mattino per poi scoprire di aver dormito sì e no cinque minuti, nei quali può capitare di parlare alla perfezione lingue sconosciute e di comprendere l'essenza nascosta di vocaboli senza senso. Hotelette. Mi immagino la cugina Maria Cristina, completo elegante e capelli raccolti, che raggiunge una zona alla periferia di Milano e con la sua figura un po' appesantita da donna sposata entra in un piccolo albergo di gusto francese. Chiede un'informazione alla reception, ringrazia con un sorriso austero, sale al terzo, bussa a una porta. Le aprono due giovani donne orientali vestite di seta rosso cardinale. Nella stanza, luminosa e arredata con gusto, ci sono delle signore eleganti, in piedi o sedute, che ammirano gonne, pantaloni, giacche e vestiti taglia 38. La cugina Maria Cristina fa scivolare la mano sui tessuti, ne saggia la consistenza, e infine sospira: "Prendo questo, e questo, e questo. Per mia sorella".
Mi riscuoto, ho l'impressione di dover rispondere a una domanda. L'assenza sarà durata pochi secondi.
– Lo conosci?
– Beh.
– Quei posti dove vendono capi firmati con lo sconto. L'hotelette, lo chiama Maria Cristina.
Un outlet.
Quando è stato progettato il mio modello a qualcuno è venuta un'idea. Forse si annoiava, o aveva finito le sigarette, o ascoltava alla radio una versione rovinata e gracchiante de "La vie en rose", fatto sta che ha deciso di installarmi l'estensione "viaggi strampalati nello spaziotempo", anche nota come "fervida immaginazione" e "predisposizione al lapsus creativo".
Tutto sommato, preferisco pensare che quella tuta blu in pausa pranzo abbia vissuto un istante di malinconica preveggenza.
... Un grand bonheur qui prend sa place
Les ennuis, des chagrins s'effacent...
Ragazza, con questo dovresti farcela.
E poi via, con una pacca sulla schiena, dentro il mondo.
– La 38, di solito, o l'xs.
– Come Patrizia. Maria Cristina invece no, ha messo su peso dopo il matrimonio. Glieli compra lei, i vestiti, in un posto fuori Milano. Un hotelette.
Hotelette è un'assurda parola da sogno, uno di quei sogni lunghissimi nei quali ci si imbarca di primo mattino per poi scoprire di aver dormito sì e no cinque minuti, nei quali può capitare di parlare alla perfezione lingue sconosciute e di comprendere l'essenza nascosta di vocaboli senza senso. Hotelette. Mi immagino la cugina Maria Cristina, completo elegante e capelli raccolti, che raggiunge una zona alla periferia di Milano e con la sua figura un po' appesantita da donna sposata entra in un piccolo albergo di gusto francese. Chiede un'informazione alla reception, ringrazia con un sorriso austero, sale al terzo, bussa a una porta. Le aprono due giovani donne orientali vestite di seta rosso cardinale. Nella stanza, luminosa e arredata con gusto, ci sono delle signore eleganti, in piedi o sedute, che ammirano gonne, pantaloni, giacche e vestiti taglia 38. La cugina Maria Cristina fa scivolare la mano sui tessuti, ne saggia la consistenza, e infine sospira: "Prendo questo, e questo, e questo. Per mia sorella".
Mi riscuoto, ho l'impressione di dover rispondere a una domanda. L'assenza sarà durata pochi secondi.
– Lo conosci?
– Beh.
– Quei posti dove vendono capi firmati con lo sconto. L'hotelette, lo chiama Maria Cristina.
Un outlet.
Quando è stato progettato il mio modello a qualcuno è venuta un'idea. Forse si annoiava, o aveva finito le sigarette, o ascoltava alla radio una versione rovinata e gracchiante de "La vie en rose", fatto sta che ha deciso di installarmi l'estensione "viaggi strampalati nello spaziotempo", anche nota come "fervida immaginazione" e "predisposizione al lapsus creativo".
Tutto sommato, preferisco pensare che quella tuta blu in pausa pranzo abbia vissuto un istante di malinconica preveggenza.
... Un grand bonheur qui prend sa place
Les ennuis, des chagrins s'effacent...
Ragazza, con questo dovresti farcela.
E poi via, con una pacca sulla schiena, dentro il mondo.
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mercoledì, settembre 27, 2006
Le Citazioni dalla Disgustosa Cineteca
E siamo al momento della citazione preferita (o anche più d'una).
La mia, da Io e Annie:
There's an old joke - um... two elderly women are at a Catskill mountain resort, and one of 'em says, "Boy, the food at this place is really terrible." The other one says, "Yeah, I know; and such small portions." Well, that's essentially how I feel about life - full of loneliness, and misery, and suffering, and unhappiness, and it's all over much too quickly.
La sapete quella... um... di quelle due vecchie signore in villeggiatura, sui monti Catskills, e una dice: "Mamma, come si mangia male in questo posto!" "Oh, sì, il vitto è uno schifo", dice l'altra, "e oltretutto ti danno porzioni così piccole!" Beh, questo è essenzialmente quello che provo nei riguardi della vita: piena di solitudine e squallore, di guai, di dolori, di infelicità... e oltretutto finisce così presto.
Scatenatevi, se vi va.
La mia, da Io e Annie:
There's an old joke - um... two elderly women are at a Catskill mountain resort, and one of 'em says, "Boy, the food at this place is really terrible." The other one says, "Yeah, I know; and such small portions." Well, that's essentially how I feel about life - full of loneliness, and misery, and suffering, and unhappiness, and it's all over much too quickly.
La sapete quella... um... di quelle due vecchie signore in villeggiatura, sui monti Catskills, e una dice: "Mamma, come si mangia male in questo posto!" "Oh, sì, il vitto è uno schifo", dice l'altra, "e oltretutto ti danno porzioni così piccole!" Beh, questo è essenzialmente quello che provo nei riguardi della vita: piena di solitudine e squallore, di guai, di dolori, di infelicità... e oltretutto finisce così presto.
Scatenatevi, se vi va.
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La disgustosa cineteca del dilettante
La stella che c'è: il blog di Liliana
"Arrivo a Pechino: quasi sette mesi fa.
- Tempo necessario per farsi un'idea fondata della situazione: minimo sette mesi, il che mi autorizza finalmente a raccontare qualcosa prima di tornare a casa.
- Attuale abitazione: quartiere universitario di Wudaokou a due passi da Zhongguancun, la Silicon valley di Pechino.
- Cielo: costantemente grigio (solo in inverno diventa blu).
- Livello di inquinamento atmosferico: allarmante, ma i cinesi non se ne preoccupano troppo
- Inquinamento acustico: allarmante, ma i cinesi non se ne preoccupano troppo.
- Livello di isteria nei confronti dell'evento Olimpiadi 2008: senza senso.
- Numero di coppie cinesi che hanno programmato di sposarsi l'8-08-2008, giorno di inaugurazione dei Giochi: tutte quelle che ho conosciuto finora.
- Livello raggiunto nello studio del putonghua (cinese standard): niente male, ma chi può smentirmi.
- Numero di ore trascorso a ricopiare i caratteri cinesi: incalcolabile.
- Numero di ore impiegato per far capire ai tassisti dove volevo andare: incalcolabile.
- Numero di bar, locali, negozi, librerie abbattuti nel giro di una notte da quando sono arrivata: incalcolabile, con conseguenti continue, grottesche difficoltà di orientamento".
Dopo sette mesi a Pechino per studiare il cinese e la Cina Lili ha finalmente aperto un blog. Bellissimo, segnatevi questo indirizzo:
http://internazionale.it/interblog/index.php?blogid=30
Oh, e guardate che in Cina non ci censurano più. Adesso non ci resta che farci accettare dalla rete del sistema bibliotecario italiano a colpi di morigeratezza. Su con quella schiena!
- Tempo necessario per farsi un'idea fondata della situazione: minimo sette mesi, il che mi autorizza finalmente a raccontare qualcosa prima di tornare a casa.
- Attuale abitazione: quartiere universitario di Wudaokou a due passi da Zhongguancun, la Silicon valley di Pechino.
- Cielo: costantemente grigio (solo in inverno diventa blu).
- Livello di inquinamento atmosferico: allarmante, ma i cinesi non se ne preoccupano troppo
- Inquinamento acustico: allarmante, ma i cinesi non se ne preoccupano troppo.
- Livello di isteria nei confronti dell'evento Olimpiadi 2008: senza senso.
- Numero di coppie cinesi che hanno programmato di sposarsi l'8-08-2008, giorno di inaugurazione dei Giochi: tutte quelle che ho conosciuto finora.
- Livello raggiunto nello studio del putonghua (cinese standard): niente male, ma chi può smentirmi.
- Numero di ore trascorso a ricopiare i caratteri cinesi: incalcolabile.
- Numero di ore impiegato per far capire ai tassisti dove volevo andare: incalcolabile.
- Numero di bar, locali, negozi, librerie abbattuti nel giro di una notte da quando sono arrivata: incalcolabile, con conseguenti continue, grottesche difficoltà di orientamento".
Dopo sette mesi a Pechino per studiare il cinese e la Cina Lili ha finalmente aperto un blog. Bellissimo, segnatevi questo indirizzo:
http://internazionale.it/interblog/index.php?blogid=30
Oh, e guardate che in Cina non ci censurano più. Adesso non ci resta che farci accettare dalla rete del sistema bibliotecario italiano a colpi di morigeratezza. Su con quella schiena!
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martedì, settembre 26, 2006
La disgustosa cineteca del dilettante/La Lista!
1°:
Frankenstein Junior
2°:
Blade Runner e Underground
3°:
Apocalypse Now
The Blues Brothers
2001 odissea nello spazio
Il Grande Lebowski
4°:
Arancia meccanica
Barry Lyndon
Brian di Nazareth
C'era una volta in America
Il cielo sopra Berlino
Colazione da Tiffany
Fight Club
Full Metal Jacket
Mediterraneo
I soliti ignoti
Strange Days
5°:
Akira, Katsuhiro Otomo
Americani, James Foley
Apocalypse Now Redux
La battaglia di Algeri
La città incantata
Clerks
Il grande freddo
La donna che visse due volte
L'Odio
Otto e mezzo
Paris, Texas
I sette samurai
I soliti sospetti
Il sorpasso
Salvate il soldato Ryan
Quei bravi ragazzi
Il Metodo: ho messo in classifica i film che si sono guadagnati almeno 3 preferenze.
Il Dibattito è: aperto!
Dimenticavo: ho noleggiato un pullman Gran Turismo De Luxe, e possiamo portarli TUTTI. Sono 380 e sono qui.
Il Problema: ne andrà, di popcorn.
Filed in: sondaggi
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La disgustosa cineteca del dilettante
Agli americani non far sapere...
"Losing Afghanistan": l'edizione di Newsweek per l'Europa...
"Losing Afghanistan": l'edizione di Newsweek per l'Asia...
"Losing Afghanistan": l'edizione di Newsweek per l'America Latina...
E l'edizione di Newsweek per gli Stati Uniti: Anne Leibowitz, "My Life in Pictures".
Link
"Losing Afghanistan": l'edizione di Newsweek per l'Asia...
"Losing Afghanistan": l'edizione di Newsweek per l'America Latina...
E l'edizione di Newsweek per gli Stati Uniti: Anne Leibowitz, "My Life in Pictures".
Link
La disgustosa cineteca del dilettante/Lo spoglio
[Processing...]
Il dubbio: che si fa di Blade Runner/Blade Runner Director's Cut e di Apocalypse Now e Redux? Andrebbero presi separatamente, ma causando un'immeritata dispersione dei voti. Chiedo alla Giuria e al Bambino Bendato e Cresimato di Ceppaloni se possiamo considerare le due versioni come un unico film.
Il dubbio: che si fa di Blade Runner/Blade Runner Director's Cut e di Apocalypse Now e Redux? Andrebbero presi separatamente, ma causando un'immeritata dispersione dei voti. Chiedo alla Giuria e al Bambino Bendato e Cresimato di Ceppaloni se possiamo considerare le due versioni come un unico film.
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La disgustosa cineteca del dilettante
lunedì, settembre 25, 2006
Braccio destro numero 5 paraponziponzipò
Nome: Omar Faruq.
Nazionalità: kuwaitiana.
Esistenza in vita: no.
Momento dell'uccisione: prima dell'alba.
Luogo: Bassora.
Circostanze: incursione di 200 soldati britannici.
Occupazione ufficiale: braccio destro.
Di chi: Osama bin Laden.
Numero braccio destro: 5, secondo i nostri calcoli che prevedono anche l'estrazione a sorte di un numero da 1 a 90.
È stato definito: "maggior collegamento tra i seguaci di al Qaeda e il gruppo militante islamico Jemaah Islamiyah", "persona molto molto importante", "top global lieutenant", "principale agente di al Qaeda nel Sudest asiatico".
Era fuggito dal: carcere di Bagram, Afghanistan.
Quando: nel 2005.
La sua fuga era stata tenuta: nascosta.
Segni particolari: collaborava con la CIA, che aveva anche inscenato il suo arresto.
Occupazione ufficiosa: infiltrato.
Le ultime due informazioni non ve le aspettavate, eh? Eppure bastava chiedere al signor A.C. Manulang. Sta anche su Wikipedia.
Con bracci destri così chi ha bisogno di calci negli stinchi?
----------------------------------
Make-up!
Senior Beauty Foundation per pelli mature, Captur'ides pressed powder per mascherare le piccole rughe, eyeliner Double Agent, mascara Mystifying Ultralashes, lipgloss Jemaaramaglama, Jakarta Nights Luscious Cream (abbondare).
Nazionalità: kuwaitiana.
Esistenza in vita: no.
Momento dell'uccisione: prima dell'alba.
Luogo: Bassora.
Circostanze: incursione di 200 soldati britannici.
Occupazione ufficiale: braccio destro.
Di chi: Osama bin Laden.
Numero braccio destro: 5, secondo i nostri calcoli che prevedono anche l'estrazione a sorte di un numero da 1 a 90.
È stato definito: "maggior collegamento tra i seguaci di al Qaeda e il gruppo militante islamico Jemaah Islamiyah", "persona molto molto importante", "top global lieutenant", "principale agente di al Qaeda nel Sudest asiatico".
Era fuggito dal: carcere di Bagram, Afghanistan.
Quando: nel 2005.
La sua fuga era stata tenuta: nascosta.
Segni particolari: collaborava con la CIA, che aveva anche inscenato il suo arresto.
Occupazione ufficiosa: infiltrato.
Le ultime due informazioni non ve le aspettavate, eh? Eppure bastava chiedere al signor A.C. Manulang. Sta anche su Wikipedia.
Con bracci destri così chi ha bisogno di calci negli stinchi?
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Make-up!
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domenica, settembre 24, 2006
Osama bin Laden, la morte per acqua e le sorprese d'ottobre
Com'è ormai noto, su questo blog convivono due principali, disincantate e rispettabili linee di pensiero sull'esistenza in vita di Osama bin Laden: la mia (lo sceicco è sceso da uno a zero almeno 4 anni fa, ed è l'uomo morto più utile del mondo) e quella sintetizzata dalla mamma di LG ("cul-lì 'l pija ancura la pensiùn prima da mi": finisce che quello lì prende la pensione prima di me).
Ora la Reuters dice che i francesi dicono che i sauditi dicono che una loro fonte affidabile dice che bin Laden o è morto un mese fa o non sta tanto bene. Poi la notizia viene smentita (ma non trovate meravigliosa l'allusione a una malattia "legata all'acqua"? Cos'è, una lettura di tarocchi di Madame Sosostris?). Questo significa che c'è un bel po' di materiale per fare una piccola e divertente esercitazione di dietrologia+visagismo. Mi concentrerei non tanto sui contenuti della notizia quanto sulla scelta dei tempi.
Di recente, una fonte ufficiale pakistana frettolosamente smentita ha detto: se bin Laden si trovasse in Pakistan non verrebbe arrestato, basta che si comporti pacificamente. Allora gli USA hanno fatto sapere che se il tizio si trovasse lì loro non potrebbero mandarci delle truppe perché si tratta di una nazione sovrana (uhm); poi però hanno cambiato idea (qualcuno deve aver spiegato a Bush che deve mostrare un po' di entusiasmo per la cattura del Grande Nemico).
Negli Stati Uniti esce il discusso docudrama della ABC/Disney Path to 9/11; pochi giorni prima appare un filmato di repertorio che mostra bin Laden in compagnia di alcuni attentatori (ma un paio di loro sarebbero ancora vivi e vegeti, contravvenendo alla Regola Numero Uno del Suicidio).
I Democratici americani si risentono un bel po' per il trattamento riservato a Bill Clinton nel docudrama della ABC, e si decidono finalmente a chiedere come mai questo Osama non sia ancora stato preso e a usare l'argomento contro i loro avversari politici.
Sembra che Karl Rove abbia recentemente fatto circolare all'interno del Partito Repubblicano la voce che ci sarà una "Sorpresa d'ottobre" che risolleverà le sorti del Grand Old Party.
Intanto si prepara un bel Falso Allarme per la mia nuova collezione: il giornalista pakistano Hamid Mir (non un mio parente), dice che a giorni c'è da aspettarsi un'esplosione nucleare sul suolo statunitense. Sa anche da dove viene il materiale radioattivo (ma dal Messico, dài!) e chi è l'uomo incaricato da bin Laden di occuparsi dell'attentato: il saudita Adnan Jumaa (varianti: Juma, Jumah, vero nome Adnan G. El Shukrijumah, noi lo chiameremo Jumy), detto il "genietto nucleare di al Qaeda" e il "nuovo Mohammed Atta". Il faccino da furbetto di Jumy è qua. È stato visto di recente in Honduras, ma adesso si troverebbe negli Stati Uniti in attesa dell'ordine fatale.
L'affidabilissimo Mir dice anche che qualche settimana fa ci sarebbe stato un incontro tra bin Laden e il Mullah Omar, nella zona di Zabul, e che lì i due avrebbero programmato altri attacchi. Dice che gliel'ha raccontato un talebano che era presente all'incontro; secondo costui Osama stava bene, aveva pure un robusto appetito.
Ve lo dico per completezza: Mir dice che un talebano chiamato "Khaibar" gli ha raccontato che 300 kamikaze talebani sono entrati di soppiatto a Kabul e a Jalalabad per colpire le truppe della coalizione durante il Ramadan.
A questo punto voglio avere anch'io un amico immaginario con la barba e il turbante nero che mi dice le cose, uffa. E invece ho solo un coniglione rosa gigante, delle piastrelle parlanti e un amico morto che non scrive neanche tanto.
Per finire, mi limito a due osservazioni: questa volta i media italiani si erano entusiasmati parecchio a proposito della morte o grave malattia di bin Laden. Perfino il Televideo dedicava una pagina alle "Tante morti dello sceicco del terrore", dimostrando che l'argomento è diventato davvero mainstream. E poi: ancora una volta il Tizio Nuovo di al Qaeda Iraq viene messo in ombra: appare un suo video e nessuno se lo fila, a conferma del fatto che avrebbe bisogno di un buon visagista. E poi, quale significato ha uno striscione con la scritta "Non Dio ma Allah" sul set dell'uccisione di un ostaggio turco? E manca pure l'audio. Quell'uomo è una frana in fatto di pubbliche relazioni.
Vada come vada, in caso di Sorpresone, di Attacchi all'Iran, di Ramadan Infuocati, di Bombe Sporche o di Terzi Risvegli, noi almeno avremo un po' di dvd da portarci nel bunker (facciamo che il voto si chiude alla mezzanotte di lunedì).
-------------
Make-up:
Surprise Me Foundation, October Smash Compact Powder, Jalalarama Mascara, French Fantasy Eyeliner, Red Herring Lipgloss. Per finire, qualche goccia di Jihad'Or dietro le orecchie e sui polsi.
Ora la Reuters dice che i francesi dicono che i sauditi dicono che una loro fonte affidabile dice che bin Laden o è morto un mese fa o non sta tanto bene. Poi la notizia viene smentita (ma non trovate meravigliosa l'allusione a una malattia "legata all'acqua"? Cos'è, una lettura di tarocchi di Madame Sosostris?). Questo significa che c'è un bel po' di materiale per fare una piccola e divertente esercitazione di dietrologia+visagismo. Mi concentrerei non tanto sui contenuti della notizia quanto sulla scelta dei tempi.
Di recente, una fonte ufficiale pakistana frettolosamente smentita ha detto: se bin Laden si trovasse in Pakistan non verrebbe arrestato, basta che si comporti pacificamente. Allora gli USA hanno fatto sapere che se il tizio si trovasse lì loro non potrebbero mandarci delle truppe perché si tratta di una nazione sovrana (uhm); poi però hanno cambiato idea (qualcuno deve aver spiegato a Bush che deve mostrare un po' di entusiasmo per la cattura del Grande Nemico).
Negli Stati Uniti esce il discusso docudrama della ABC/Disney Path to 9/11; pochi giorni prima appare un filmato di repertorio che mostra bin Laden in compagnia di alcuni attentatori (ma un paio di loro sarebbero ancora vivi e vegeti, contravvenendo alla Regola Numero Uno del Suicidio).
I Democratici americani si risentono un bel po' per il trattamento riservato a Bill Clinton nel docudrama della ABC, e si decidono finalmente a chiedere come mai questo Osama non sia ancora stato preso e a usare l'argomento contro i loro avversari politici.
Sembra che Karl Rove abbia recentemente fatto circolare all'interno del Partito Repubblicano la voce che ci sarà una "Sorpresa d'ottobre" che risolleverà le sorti del Grand Old Party.
Intanto si prepara un bel Falso Allarme per la mia nuova collezione: il giornalista pakistano Hamid Mir (non un mio parente), dice che a giorni c'è da aspettarsi un'esplosione nucleare sul suolo statunitense. Sa anche da dove viene il materiale radioattivo (ma dal Messico, dài!) e chi è l'uomo incaricato da bin Laden di occuparsi dell'attentato: il saudita Adnan Jumaa (varianti: Juma, Jumah, vero nome Adnan G. El Shukrijumah, noi lo chiameremo Jumy), detto il "genietto nucleare di al Qaeda" e il "nuovo Mohammed Atta". Il faccino da furbetto di Jumy è qua. È stato visto di recente in Honduras, ma adesso si troverebbe negli Stati Uniti in attesa dell'ordine fatale.
L'affidabilissimo Mir dice anche che qualche settimana fa ci sarebbe stato un incontro tra bin Laden e il Mullah Omar, nella zona di Zabul, e che lì i due avrebbero programmato altri attacchi. Dice che gliel'ha raccontato un talebano che era presente all'incontro; secondo costui Osama stava bene, aveva pure un robusto appetito.
Ve lo dico per completezza: Mir dice che un talebano chiamato "Khaibar" gli ha raccontato che 300 kamikaze talebani sono entrati di soppiatto a Kabul e a Jalalabad per colpire le truppe della coalizione durante il Ramadan.
A questo punto voglio avere anch'io un amico immaginario con la barba e il turbante nero che mi dice le cose, uffa. E invece ho solo un coniglione rosa gigante, delle piastrelle parlanti e un amico morto che non scrive neanche tanto.
Per finire, mi limito a due osservazioni: questa volta i media italiani si erano entusiasmati parecchio a proposito della morte o grave malattia di bin Laden. Perfino il Televideo dedicava una pagina alle "Tante morti dello sceicco del terrore", dimostrando che l'argomento è diventato davvero mainstream. E poi: ancora una volta il Tizio Nuovo di al Qaeda Iraq viene messo in ombra: appare un suo video e nessuno se lo fila, a conferma del fatto che avrebbe bisogno di un buon visagista. E poi, quale significato ha uno striscione con la scritta "Non Dio ma Allah" sul set dell'uccisione di un ostaggio turco? E manca pure l'audio. Quell'uomo è una frana in fatto di pubbliche relazioni.
Vada come vada, in caso di Sorpresone, di Attacchi all'Iran, di Ramadan Infuocati, di Bombe Sporche o di Terzi Risvegli, noi almeno avremo un po' di dvd da portarci nel bunker (facciamo che il voto si chiude alla mezzanotte di lunedì).
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Surprise Me Foundation, October Smash Compact Powder, Jalalarama Mascara, French Fantasy Eyeliner, Red Herring Lipgloss. Per finire, qualche goccia di Jihad'Or dietro le orecchie e sui polsi.
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mercoledì, settembre 20, 2006
La Disgustosa Cineteca del Dilettante/Post aperto con dibattito
Quali sono i 10 film che salvereste in caso di [riempire con un evento a scelta, non voglio sapere quale]? Non quelli che vi farebbero necessariamente fare bella figura, non quelli che pensate di dover salvare: mi piacerebbe una cosa possibilmente svergognata, grazie. Potete anche dirne uno alla volta (numerateli), cambiare idea, farvi influenzare dal vicino di commento, spiegare perché (motivazioni come "mi piace Johnny Depp" sono ritenute perfettamente accettabili).
Niente regole, post aperto, dibattito, bagigi per tutti.
Update del 21 settembre
1. divertente, si continua;
2. delurkatevi :).
Il terzo giorno
1. ripensamenti, sensi di colpa, vi siete dimenticati - che so - di Altman? Non vi perdonate di aver trascurato Burton, Almodovar, Oliveira, Herzog e tutto il free cinema in blocco? Avete la sensazione che in fondo il cinema giapponese si meritasse qualcosa di più? C'è tutto il tempo per rimediare, qua non ci si stressa.
2. ai timidi e agli esitanti: potete sempre dire "passavo di qui per caso, e..."
3. certo che 10 sono pochi, stanotte io ho avuto gli incubi. Se aiuta, possiamo dire "i 10 di questa settimana".
4. alla fine, forse, da tutto questo riusciremo a distillare i 10 o i 5 "mai senza".
5. un consiglio per uscirne: il più buffo, insano e appassionato romanzo sul cinema che ho letto ultimamente, Colpi al cuore di Kari Hotakainen.
Sabato
Giornata dei riflessivi, degli indecisi e dei ritardatari.
Vivement Dimanche!
Sto cominciando a mettere insieme le liste, voi continuate a votare e a cambiare idea. Devo dire che in questo reality show dei miserabili, in questo mondo di adolescenti che odiano il proprio corpo e privilegiano le relazioni in rete, mi sarei aspettata almeno un Cronenberg :-).
I film del lunedì
Abbiamo tempo fino a mezzanotte. Poi questo blog si trasformerà in un portale dedicato alla cucina dietetica, alla cura degli animali domestici e alle photogallery di Colin Farrell in parigamba.
Va bene, tanto lo sapevate: avete tempo fino a domani mattina (diciamo ora del mio risveglio, me la prendo comoda). Non è vero che il blog si trasforma. Al limite dopo mezzanotte mi trasformo solo io: mi appare sulla fronte un display luminoso con la scritta "Deposito". Niente di grave, poi si spegne. Yawn, in tarda mattinata gli exit poll.
Niente regole, post aperto, dibattito, bagigi per tutti.
Update del 21 settembre
1. divertente, si continua;
2. delurkatevi :).
Il terzo giorno
1. ripensamenti, sensi di colpa, vi siete dimenticati - che so - di Altman? Non vi perdonate di aver trascurato Burton, Almodovar, Oliveira, Herzog e tutto il free cinema in blocco? Avete la sensazione che in fondo il cinema giapponese si meritasse qualcosa di più? C'è tutto il tempo per rimediare, qua non ci si stressa.
2. ai timidi e agli esitanti: potete sempre dire "passavo di qui per caso, e..."
3. certo che 10 sono pochi, stanotte io ho avuto gli incubi. Se aiuta, possiamo dire "i 10 di questa settimana".
4. alla fine, forse, da tutto questo riusciremo a distillare i 10 o i 5 "mai senza".
5. un consiglio per uscirne: il più buffo, insano e appassionato romanzo sul cinema che ho letto ultimamente, Colpi al cuore di Kari Hotakainen.
Sabato
Giornata dei riflessivi, degli indecisi e dei ritardatari.
Vivement Dimanche!
Sto cominciando a mettere insieme le liste, voi continuate a votare e a cambiare idea. Devo dire che in questo reality show dei miserabili, in questo mondo di adolescenti che odiano il proprio corpo e privilegiano le relazioni in rete, mi sarei aspettata almeno un Cronenberg :-).
I film del lunedì
Abbiamo tempo fino a mezzanotte. Poi questo blog si trasformerà in un portale dedicato alla cucina dietetica, alla cura degli animali domestici e alle photogallery di Colin Farrell in parigamba.
Va bene, tanto lo sapevate: avete tempo fino a domani mattina (diciamo ora del mio risveglio, me la prendo comoda). Non è vero che il blog si trasforma. Al limite dopo mezzanotte mi trasformo solo io: mi appare sulla fronte un display luminoso con la scritta "Deposito". Niente di grave, poi si spegne. Yawn, in tarda mattinata gli exit poll.
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La disgustosa cineteca del dilettante
23.30
23.30
– Buonasera, patente e libretto, per cortesia.
– Sì, ehn, sì, no, sì, eccoli.
– Deve ancora cenare?
– Scusi?
– Quella è una passata di pomodoro?
Indica il barattolo di vetro sul sedile del passeggero.
– No, questa purtroppo è la confettura di pesche di mia suocera.
– Ah!
Cinque minuti dopo.
– Ecco a lei, tutto a posto, buonasera.
– Grazie, buonasera.
– E... la confettura della suocera.
– Sì?
– Coraggio.
Fa la faccia seria; invece il tizio con il mitra, lo vedo nello specchietto, ride.
Con questo sistema - espressione smarrita, barattolino squallido, tag "suocera" - riuscirei a portarmi dietro anche dell'esplosivo liquido su un volo United Airlines.
– Buonasera, patente e libretto, per cortesia.
– Sì, ehn, sì, no, sì, eccoli.
– Deve ancora cenare?
– Scusi?
– Quella è una passata di pomodoro?
Indica il barattolo di vetro sul sedile del passeggero.
– No, questa purtroppo è la confettura di pesche di mia suocera.
– Ah!
Cinque minuti dopo.
– Ecco a lei, tutto a posto, buonasera.
– Grazie, buonasera.
– E... la confettura della suocera.
– Sì?
– Coraggio.
Fa la faccia seria; invece il tizio con il mitra, lo vedo nello specchietto, ride.
Con questo sistema - espressione smarrita, barattolino squallido, tag "suocera" - riuscirei a portarmi dietro anche dell'esplosivo liquido su un volo United Airlines.
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martedì, settembre 19, 2006
Mai dire mi dispiace
A casa non lo sapevano, ma a sei anni ero cresciuta abbastanza da arrampicarmi su una delle sedie imbottite del soggiorno e raggiungere l'Enciclopedia della Famiglia, una sintesi dello scibile domestico in otto volumi che spaziava dall'arredamento allo svezzamento con una disinvoltura e una predilezione per le immagini ammiccanti che ora definirei decisamente pop. Dopo una veloce occhiata a "Casa e Giardino" mi ero subito concentrata sulla sessuologia e sul controllo delle nascite (anche se per molto tempo, a causa di quel primo fatale errore di lettura, avrei detto Ogino-Kneipp). Tutte cose che mia madre avrebbe tentato di spiegarmi anni dopo, seguendo scrupolosamente le linee guida de "I Figli, volume 1: Dalla scuola elementare all'adolescenza". L'Enciclopedia della Famiglia era stata acquistata proprio per questo, trascurando però di sistemarla su uno scaffale più alto per non guastarmi la suspense al momento opportuno.
Comunque stavano cominciando gli emancipati anni Settanta, i cambiamenti erano nell'aria e io mi stavo inconsapevolmente mettendo al passo con i tempi, anche se ancora non mi era evidente il legame tra il malto Kneipp e le dinamiche delle ovaie.
Quando Antonia e la mamma si misero in testa di andare finalmente a vedere Love Story in seconda o in terza visione e dovettero scegliere se lasciarmi dalle zie o portarmi con loro, giudicarono che un po' di melassa non mi avrebbe fatto male e che comunque non ci avrei capito nulla. Si sbagliavano. La parte del sesso - quella che avrebbe dovuto risultarmi oscura - per quanto ingentilita era chiarissima (per lo meno non si parlava di malto). Trovai che l'attrice - che mia madre chiamava Ali Meggràv, non sapendo bene come comportarsi quando si trovava davanti una "a" e una "w" accostate - avesse le sopracciglia troppo folte, mentre lui mi piacque abbastanza. Il meccanismo emotivo a un certo punto mi sfuggì (mamma e Antonia apparentemente inconsolabili, io seduta in mezzo ad accarezzare compiaciuta il velluto rosso delle poltrone e a guardarmi attorno), e naturalmente non piansi. Imparai invece il nome di una grave malattia, leucemia, e mi venne in mente che dopo quell'Accidente di Sesso c'era il temibile Volume Medico.
Passai i giorni successivi a spiare illustrazioni spaventose, a sillabare termini oscuri e a covare una feroce ipocondria che avrebbe accompagnato tutti i momenti insopportabilmente felici della mia vita: ricordo ancora con un brivido d'orrore la sequenza che da una semplice appendice infiammata portava alla peritonite e a una coreografica esplosione finale, stile "Ultimi giorni di Pompei".
Fu dunque un sollievo chiudere "Il Corpo, volume 2: Guida medica" ed entrare nel rassicurante territorio dell'"Igiene", dove imparai le meraviglie della dieta macrobiotica (dunque il pollo alla sbirraglia di Antonia non era "in") e decisi che all'età minima consentita mi sarei depilata le sopracciglia.
La mamma e la nonna nel frattempo smisero il lutto per Ali Meggràv, concedendosi qualche romantica e tardiva lacrima solo quando si trattò di raccontare la trama a zia Graziella. Alla radio ogni tanto andava la versione cantata da Johnny Dorelli del tema musicale ("Grazie amore mio/di aver sfidato tutto il mondo insieme a me") e Antonia gestiva l'emergenza sentimentale commentando tempestivamente che quel Dorelli aveva proprio una gran faccia da smanfaro.
Presto ci dimenticammo di Love Story; io decisi che per il momento non avevo nessuna malattia mortale e archiviai l'Enciclopedia della Famiglia, transitando a più infantili letture nell'attesa di riuscire a tirar giù dallo scaffale I Peccati di Peyton Place, ancora inarrivabile. Poco tempo dopo al cinema uscì Il Padrino, che mi vietarono (versione italiana del tema musicale, "Parla più piano e vieni più vicino a me", cantata sempre dal Dorelli, l'asso pigliatutto delle melodie travagliate di natura medica o mafiosa).
In seguito vi fu un solo momento di imbarazzo, alla presenza di un ignaro ospite a pranzo. Accadde dopo il caffè, quando la mamma si avvicinò spingendo cerimoniosamente il carrello dei liquori, assortito secondo le regole de "La buona tavola, volume 1: cantina, bar e dispensa": dalla solennità dell'incedere avresti detto che seduto sul divano ci fosse Ugo Pagliai o anche quella faccia da smanfaro di Johnny Dorelli, e invece era solo un amico di papà.
– Qualcosa da bere, Tullio?
– Grazie, un amaro.
Antonia lo intese come il la per una battuta lungamente attesa:
– Amaro significa non dover mai dire mi dispiace.
Scosse il capo, si alzò dalla poltrona, si drappeggiò pensosamente un tovagliolo sul braccio sinistro e fece un'uscita di scena legnosa, lenta, memorabile.
Papà rimase a fissare la poltrona vuota, la mamma urtò con la bottiglia il bordo di un bicchiere, Tullio studiò l'orologio a muro con l'espressione stupefatta di uno che avesse appena scoperto la lancetta dei secondi. Sembravamo un gruppo di sospetti in un giallo del tenente Sheridan, tutti riuniti nel tinello prima della rivelazione finale: stessa studiata indifferenza, stessi sguardi sfuggenti, stessa aria vagamente colpevole. Poi dalla cucina arrivò il suono della radio a transistor di Antonia, accompagnato da un canticchiare soddisfatto in vivace arrampicata sulle note alte.
– Va' a chiedere alla signora Duse se per caso gradisce un Cynar, disse mio padre.
Comunque stavano cominciando gli emancipati anni Settanta, i cambiamenti erano nell'aria e io mi stavo inconsapevolmente mettendo al passo con i tempi, anche se ancora non mi era evidente il legame tra il malto Kneipp e le dinamiche delle ovaie.
Quando Antonia e la mamma si misero in testa di andare finalmente a vedere Love Story in seconda o in terza visione e dovettero scegliere se lasciarmi dalle zie o portarmi con loro, giudicarono che un po' di melassa non mi avrebbe fatto male e che comunque non ci avrei capito nulla. Si sbagliavano. La parte del sesso - quella che avrebbe dovuto risultarmi oscura - per quanto ingentilita era chiarissima (per lo meno non si parlava di malto). Trovai che l'attrice - che mia madre chiamava Ali Meggràv, non sapendo bene come comportarsi quando si trovava davanti una "a" e una "w" accostate - avesse le sopracciglia troppo folte, mentre lui mi piacque abbastanza. Il meccanismo emotivo a un certo punto mi sfuggì (mamma e Antonia apparentemente inconsolabili, io seduta in mezzo ad accarezzare compiaciuta il velluto rosso delle poltrone e a guardarmi attorno), e naturalmente non piansi. Imparai invece il nome di una grave malattia, leucemia, e mi venne in mente che dopo quell'Accidente di Sesso c'era il temibile Volume Medico.
Passai i giorni successivi a spiare illustrazioni spaventose, a sillabare termini oscuri e a covare una feroce ipocondria che avrebbe accompagnato tutti i momenti insopportabilmente felici della mia vita: ricordo ancora con un brivido d'orrore la sequenza che da una semplice appendice infiammata portava alla peritonite e a una coreografica esplosione finale, stile "Ultimi giorni di Pompei".
Fu dunque un sollievo chiudere "Il Corpo, volume 2: Guida medica" ed entrare nel rassicurante territorio dell'"Igiene", dove imparai le meraviglie della dieta macrobiotica (dunque il pollo alla sbirraglia di Antonia non era "in") e decisi che all'età minima consentita mi sarei depilata le sopracciglia.
La mamma e la nonna nel frattempo smisero il lutto per Ali Meggràv, concedendosi qualche romantica e tardiva lacrima solo quando si trattò di raccontare la trama a zia Graziella. Alla radio ogni tanto andava la versione cantata da Johnny Dorelli del tema musicale ("Grazie amore mio/di aver sfidato tutto il mondo insieme a me") e Antonia gestiva l'emergenza sentimentale commentando tempestivamente che quel Dorelli aveva proprio una gran faccia da smanfaro.
Presto ci dimenticammo di Love Story; io decisi che per il momento non avevo nessuna malattia mortale e archiviai l'Enciclopedia della Famiglia, transitando a più infantili letture nell'attesa di riuscire a tirar giù dallo scaffale I Peccati di Peyton Place, ancora inarrivabile. Poco tempo dopo al cinema uscì Il Padrino, che mi vietarono (versione italiana del tema musicale, "Parla più piano e vieni più vicino a me", cantata sempre dal Dorelli, l'asso pigliatutto delle melodie travagliate di natura medica o mafiosa).
In seguito vi fu un solo momento di imbarazzo, alla presenza di un ignaro ospite a pranzo. Accadde dopo il caffè, quando la mamma si avvicinò spingendo cerimoniosamente il carrello dei liquori, assortito secondo le regole de "La buona tavola, volume 1: cantina, bar e dispensa": dalla solennità dell'incedere avresti detto che seduto sul divano ci fosse Ugo Pagliai o anche quella faccia da smanfaro di Johnny Dorelli, e invece era solo un amico di papà.
– Qualcosa da bere, Tullio?
– Grazie, un amaro.
Antonia lo intese come il la per una battuta lungamente attesa:
– Amaro significa non dover mai dire mi dispiace.
Scosse il capo, si alzò dalla poltrona, si drappeggiò pensosamente un tovagliolo sul braccio sinistro e fece un'uscita di scena legnosa, lenta, memorabile.
Papà rimase a fissare la poltrona vuota, la mamma urtò con la bottiglia il bordo di un bicchiere, Tullio studiò l'orologio a muro con l'espressione stupefatta di uno che avesse appena scoperto la lancetta dei secondi. Sembravamo un gruppo di sospetti in un giallo del tenente Sheridan, tutti riuniti nel tinello prima della rivelazione finale: stessa studiata indifferenza, stessi sguardi sfuggenti, stessa aria vagamente colpevole. Poi dalla cucina arrivò il suono della radio a transistor di Antonia, accompagnato da un canticchiare soddisfatto in vivace arrampicata sulle note alte.
– Va' a chiedere alla signora Duse se per caso gradisce un Cynar, disse mio padre.
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