All'amica che mi telefona e mi chiede se per caso sono finita da qualche parte nello spazio verso il settore delta (sarcasmo), io potrei rispondere che ho passato parte del pomeriggio a leggere e a strapazzare Pinocchio, per evitare che il comandante Babsi metta in atto la sua minaccia-tipo, che consiste nel "gonfiare il canotto" (ovvero – come me la immagino io, evocando sudati fotogrammi coppoliani – scendere giù per il Naviglio, seguire il Po fino alla foce, e poi su per un tratto di mare e infine risalire canali e poi l'Isonzo fino alla fosca città di G.). Il seguito è meno chiaro, ma io sospetto che voglia incendiarmi un cassonetto a scopi dimostrativi, aizzarmi contro i condomini, organizzare una protesta pacifica finalizzata alla mia espulsione dalla Nizza austriaca, e infine espropriarmi proletariamente il gatto. Non lo so con sicurezza, mai prendere sottogamba le donne geniali.
Io ho due alternative.
Posso sperare che - essendo il canotto sprovvisto di sistemi di illuminazione - prenda per sbaglio il Timavo, che è carsico.
Oppure posso malmenare Pinocchio, trasformarlo nel moscovita compagno P., spedirlo a Strelnik che ha avuto un'altra geniale idea, e contare sul fatto che il comandante e chiunque lo desideri possano definitivamente accertare i miei limiti "letterari", e amen.
Con la mia amica al telefono ho tagliato corto e ho detto che avevo da fare tre lavatrici.
domenica, novembre 21, 2004
venerdì, novembre 19, 2004
Agenzia Walrus/Questi pazzi pazzi rumeni
Che vi dicevo?
Il sindaco di Baia Mare in Romania aveva messo a disposizione della cittadinanza un numero verde per segnalare disservizi e dice di essere stato invece sommerso dalle chiamate di casalinghe annoiate, pronte a dichiarargli e a dimostrargli il loro amore ("mi sono state fatte dichiarazioni, e addirittura proposte erotiche").
"Capisco che le signore hanno i loro desideri, ma questi problemi vanno risolti da un'altra parte, non in Municipio", dice il sindaco molestato.
Titolo: "Stop pestering me for sex", Ananova.
Il sindaco di Baia Mare in Romania aveva messo a disposizione della cittadinanza un numero verde per segnalare disservizi e dice di essere stato invece sommerso dalle chiamate di casalinghe annoiate, pronte a dichiarargli e a dimostrargli il loro amore ("mi sono state fatte dichiarazioni, e addirittura proposte erotiche").
"Capisco che le signore hanno i loro desideri, ma questi problemi vanno risolti da un'altra parte, non in Municipio", dice il sindaco molestato.
Titolo: "Stop pestering me for sex", Ananova.
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The Real Thing
Problemi d'immagine
Si prende un reality show americano, chiamato "The Apprentice", in cui i partecipanti si sfidavano per conquistare un posto di dirigente per Donald Trump.
Si sviluppa il format, e lo si chiama "The Ambassador": 14 concorrenti dovranno mettere alla prova per 12 settimane le proprie abilità diplomatiche in qualità di "portavoce", e ogni episodio si svolgerà in un paese diverso. Il migliore vincerà un anno di lavoro da trascorrere negli Stati Uniti, come "ambasciatore" del proprio paese, spese incluse. La giuria sarà costituita, tra gli altri, da un ex capo della sicurezza e da un ex portavoce dell'esercito; qua e là ho letto anche di due ex primi ministri.
Vi do degli indizi.
Il paese nel quale si svolgerà il reality ha qualche problema di immagine.
Negli ultimi quattro anni si è attirato le critiche internazionali.
I suoi abitanti ritengono che i loro rappresentanti politici non abbiano sufficiente carisma per combattere la cattiva stampa.
Non è l'Italia (ma ultimamente l'Italia gli è molto amica).
Ama definirsi "l'unica democrazia del Medio Oriente".
Giusto, proprio Israele. So che l'espressione "qualche problema di immagine" era fuorviante, ma è così che loro chiamano gli ultimi quattro anni e la seconda Intifada.
Si sviluppa il format, e lo si chiama "The Ambassador": 14 concorrenti dovranno mettere alla prova per 12 settimane le proprie abilità diplomatiche in qualità di "portavoce", e ogni episodio si svolgerà in un paese diverso. Il migliore vincerà un anno di lavoro da trascorrere negli Stati Uniti, come "ambasciatore" del proprio paese, spese incluse. La giuria sarà costituita, tra gli altri, da un ex capo della sicurezza e da un ex portavoce dell'esercito; qua e là ho letto anche di due ex primi ministri.
Vi do degli indizi.
Il paese nel quale si svolgerà il reality ha qualche problema di immagine.
Negli ultimi quattro anni si è attirato le critiche internazionali.
I suoi abitanti ritengono che i loro rappresentanti politici non abbiano sufficiente carisma per combattere la cattiva stampa.
Non è l'Italia (ma ultimamente l'Italia gli è molto amica).
Ama definirsi "l'unica democrazia del Medio Oriente".
Giusto, proprio Israele. So che l'espressione "qualche problema di immagine" era fuorviante, ma è così che loro chiamano gli ultimi quattro anni e la seconda Intifada.
mercoledì, novembre 17, 2004
Agenzia Walrus/Questi pazzi pazzi bulgari
Fateci caso: tra le notizie bizzare raccolte ogni giorno dalle agenzie di stampa sul web sono davvero troppe le stranezze attribuite ai rumeni e ai bulgari (seguiti in genere dai serbi, mentre i croati figurano immancabilmente tra i "furbi" e gli "ingegnosi" - in effetti posso confermare che hanno appena inventato una pastiglia per fregare l'etilometro). Semplicemente non posso credere alle storie che li dipingono invariabilmente come tonti, campagnoli e gaffeurs: o i paesi balcanici hanno affidato in blocco la promozione della propria immagine a una compagnia pubblicitaria di delinquenti, o hanno il resto del mondo che gli rema contro.
Ho intenzione di segnarmele, queste notizie (Ananova, dico soprattutto a te).
A partire da oggi:
Uomo esige rimborso per maiale gay. Galen Dobrev, 43 anni, di Shumen in Bulgaria, ha spiegato costernato alla corte: "Gli interessavano solo i maiali maschi!".
Ananova
Ho intenzione di segnarmele, queste notizie (Ananova, dico soprattutto a te).
A partire da oggi:
Uomo esige rimborso per maiale gay. Galen Dobrev, 43 anni, di Shumen in Bulgaria, ha spiegato costernato alla corte: "Gli interessavano solo i maiali maschi!".
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La lega dei dritti
E allora? Forse avevo frainteso... mi era sfuggito qualcosa... Ahimè che mai non ho capito del tutto gli inglesi, ho tirato a indovinare, capivo circa metà quando mi andava bene... Cosa altro mi avranno detto in tutti questi anni?
E intanto la parte più furba della società europea, la lega dei dritti, mafiosamente in marcia... Si capivano a gesti...
Luigi Meneghello, Il dispatrio
E intanto la parte più furba della società europea, la lega dei dritti, mafiosamente in marcia... Si capivano a gesti...
Luigi Meneghello, Il dispatrio
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martedì, novembre 16, 2004
Sarò noiosa/Marwan Barghouti parte seconda
Si tratta, dicevo, di estrarre un po' di cose che avevo archiviato negli ultimi tempi, di tradurle e di aggiornarle con fatti più recenti. È per lo più un lavoro di compilazione; come al solito, cito le fonti più rappresentative e sintetiche, questa volta incorporandole nel testo per comodità.
Marwan Barghouti fa parte della cosiddetta nuova guardia, costituita da coloro che sono cresciuti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza e hanno avuto una formazione ben diversa dai capi di Oslo: sono persone più povere ma anche più colte e istruite, e conoscono Israele meglio dei loro predecessori, soprattutto i “tunisini” che hanno trascorso lunghi anni in esilio; alcuni, come Barghouti, parlano l’ebraico.
C’è poi la questione del potere e dell'autorevolezza: nel giugno del 2003 Barghouti è in grado di organizzare dalla sua cella un periodo di sospensione delle ostilità: Hamas, le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa e la Jihad Islamica concordarono di cessare gli attacchi contro Israele per tre mesi (una tregua che però non regge). In quell’occasione l’analista politico israeliano Yossi Alpher dichiara: “Questo rafforza la sua posizione come potenziale successore, facendo pensare che in un prossimo scambio di prigionieri possa essere liberato”. E ciò suggerisce che Israele, nonostante la retorica ufficiale e la successiva durissima condanna, possa avere in realtà visto in Barghouti il futuro capo dell’Autorità Palestinese. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui, contrariamente a ciò che lui stesso prevedeva (ai soldati che lo catturarono a Ramallah disse: “siete venuti per arrestarmi o per uccidermi?”), non è stato assassinato. Uno dei motivi, non l'unico: quando viene arrestato e sottoposto a interrogatorio risulta subito chiaro che attraverso di lui si vuole dimostrare che Arafat è direttamente implicato negli atti terroristici. Si ritiene dunque che possa approfittare dell’occasione per denunciare Arafat e aprirsi la strada verso la leadership, ma non è così. Già in un'intervista del 2001 è esplicito: “Gli israeliani sono pazzi. Prima di tutto, pensate davvero che Arafat abbia dato l'ordine di cominciare questa Intifada? Questa Intifada non è cominciata per un ordine, e non cesserà mai per un ordine. Cesserà quando avrà raggiunto il suo obiettivo, che è quello di porre fine all'occupazione israeliana. E, in secondo luogo, queste attività militari [contro l'occupazione] non sono organizzate da Arafat”. Barghouti ha sempre mostrato rispetto per Arafat, anche se molto meno per gli altri capi di Fatah, quei moderati che ora probabilmente impediranno una sua candidatura alla presidenza.
A questo proposito, è degli ultimi giorni la notizia, confermata dalla moglie, secondo cui Barghouti sarebbe intenzionato a candidarsi alle prossime elezioni del 9 gennaio 2005. Il problema è fino a un certo punto la prigionia, soprattutto considerata la natura politica del processo. La storia ci ricorda negoziati condotti con successo da leader in prigionia, come Mandela e Jomo Keniatta. Inoltre, Barghouti è ormai considerato il leader delle migliaia di prigionieri palestinesi, che gli hanno già assicurato il loro appoggio.
Proprio il paragone con Mandela ricorre sempre più spesso negli ultimi tempi.
In “Can Barghouti be the Palestinian Mandela?”, pubblicato oggi su Arab News, Roger Harrison tratta questo aspetto, notando come il tempo trascorso in carcere da Mandela non abbia danneggiato la sua immagine e la sua credibilità: “la sua condanna era il risultato di ciò che lo stato in cui viveva percepiva come terrorismo”. Del resto, aggiunge Harrison, gli Stati Uniti non sono nuovi al riconoscimento di “ex terroristi” nel ruolo di leader politici. Harrison cita gli altri punti a favore di Barghouti, tutti già noti: è nato nei territori, viene dal basso, non si è mai compromesso con figure politiche straniere, parla bene l’ebraico ed è stato in contatto con i diversi strati della società israeliana. Come nel caso di Mandela, i suoi obiettivi sono stati essenzialmente militari e la sua organizzazione ha radici locali. È favorevole alla negoziazione e, facendo parte della generazione che ha raggiunto la maturità politica nel dopo-Oslo, non ha mai parlato di eliminazione di Israele come i suoi predecessori, ma di riconoscimento di due entità uguali e indipendenti.
Zeev Schiff di Ha-aretz ha scritto recentemente che Barghouti crede nella possibilità di una pace con Israele.
Il consenso popolare non dovrebbe mancargli ed è confermato dall'alto numero di voti con cui nel 1996 è stato eletto al Consiglio legislativo palestinese. In un articolo intitolato “Le Cas Barghouti” pubblicato su Le Monde un paio d'anni fa, Gilles Paris riassumeva la posizione di Barghouti e riportava le parole del direttore del Centro palestinese per i diritti umani di Gaza, Raji Sourani: “Marwan ha una forte vena popolare. È sempre a contatto con la gente, sempre in giro nella polvere e nel fango dei campi profughi, con i suoi jeans e con le sue scarpe pesanti. Fatah ha un debito di gratitudine nei suoi confronti. Senza di lui Hamas rischiava di prendersi tutto!”
Anche Dominique Moisi, vicedirettore dell'Istituto francese di relazioni internazionali, è convinto che Barghouti sia l’unico ad avere “carisma e legittimità rivoluzionaria”: “Ci si deve chiedere seriamente se esistano alternative a Barghouti, se si vuole creare un Olp forte che possa resistere a Hamas o a movimenti ancora più estremisti. Un Olp debole non è una buona cosa né per gli israeliani né per la comunità internazionale”.
Così giudica il suo attuale orientamento politico l’analista palestinese Hani Al-Masri (citato qui): "Marwan è ora più vicino al Marwan di prima dell’Intifada. Prima dell’Intifada era un moderato e appoggiava i negoziati con Israele, compresi i governi guidati dal Likud e dallo Shas. Ha preso le distanze dall’alleanza con Hamas e con la Jihad Islamica, anche se è più vicino agli Islamisti di quanto lo sia ogni altro leader di Fatah".
Barghouti potrebbe quindi essere un valido interlocutore per Israele e un leader autentico e popolare per i palestinesi. Il fatto che Israele finora un interlocutore non l’abbia voluto, perché il modo migliore per evitare di negoziare e procedere per decisioni unilaterali è negare che vi sia un negoziatore dall’altra parte, purtroppo è un altro discorso. Così come lo sarà l'eventuale scelta dei vertici di Fatah di non candidarlo.
[la prima parte è qui]
Marwan Barghouti fa parte della cosiddetta nuova guardia, costituita da coloro che sono cresciuti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza e hanno avuto una formazione ben diversa dai capi di Oslo: sono persone più povere ma anche più colte e istruite, e conoscono Israele meglio dei loro predecessori, soprattutto i “tunisini” che hanno trascorso lunghi anni in esilio; alcuni, come Barghouti, parlano l’ebraico.
C’è poi la questione del potere e dell'autorevolezza: nel giugno del 2003 Barghouti è in grado di organizzare dalla sua cella un periodo di sospensione delle ostilità: Hamas, le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa e la Jihad Islamica concordarono di cessare gli attacchi contro Israele per tre mesi (una tregua che però non regge). In quell’occasione l’analista politico israeliano Yossi Alpher dichiara: “Questo rafforza la sua posizione come potenziale successore, facendo pensare che in un prossimo scambio di prigionieri possa essere liberato”. E ciò suggerisce che Israele, nonostante la retorica ufficiale e la successiva durissima condanna, possa avere in realtà visto in Barghouti il futuro capo dell’Autorità Palestinese. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui, contrariamente a ciò che lui stesso prevedeva (ai soldati che lo catturarono a Ramallah disse: “siete venuti per arrestarmi o per uccidermi?”), non è stato assassinato. Uno dei motivi, non l'unico: quando viene arrestato e sottoposto a interrogatorio risulta subito chiaro che attraverso di lui si vuole dimostrare che Arafat è direttamente implicato negli atti terroristici. Si ritiene dunque che possa approfittare dell’occasione per denunciare Arafat e aprirsi la strada verso la leadership, ma non è così. Già in un'intervista del 2001 è esplicito: “Gli israeliani sono pazzi. Prima di tutto, pensate davvero che Arafat abbia dato l'ordine di cominciare questa Intifada? Questa Intifada non è cominciata per un ordine, e non cesserà mai per un ordine. Cesserà quando avrà raggiunto il suo obiettivo, che è quello di porre fine all'occupazione israeliana. E, in secondo luogo, queste attività militari [contro l'occupazione] non sono organizzate da Arafat”. Barghouti ha sempre mostrato rispetto per Arafat, anche se molto meno per gli altri capi di Fatah, quei moderati che ora probabilmente impediranno una sua candidatura alla presidenza.
A questo proposito, è degli ultimi giorni la notizia, confermata dalla moglie, secondo cui Barghouti sarebbe intenzionato a candidarsi alle prossime elezioni del 9 gennaio 2005. Il problema è fino a un certo punto la prigionia, soprattutto considerata la natura politica del processo. La storia ci ricorda negoziati condotti con successo da leader in prigionia, come Mandela e Jomo Keniatta. Inoltre, Barghouti è ormai considerato il leader delle migliaia di prigionieri palestinesi, che gli hanno già assicurato il loro appoggio.
Proprio il paragone con Mandela ricorre sempre più spesso negli ultimi tempi.
In “Can Barghouti be the Palestinian Mandela?”, pubblicato oggi su Arab News, Roger Harrison tratta questo aspetto, notando come il tempo trascorso in carcere da Mandela non abbia danneggiato la sua immagine e la sua credibilità: “la sua condanna era il risultato di ciò che lo stato in cui viveva percepiva come terrorismo”. Del resto, aggiunge Harrison, gli Stati Uniti non sono nuovi al riconoscimento di “ex terroristi” nel ruolo di leader politici. Harrison cita gli altri punti a favore di Barghouti, tutti già noti: è nato nei territori, viene dal basso, non si è mai compromesso con figure politiche straniere, parla bene l’ebraico ed è stato in contatto con i diversi strati della società israeliana. Come nel caso di Mandela, i suoi obiettivi sono stati essenzialmente militari e la sua organizzazione ha radici locali. È favorevole alla negoziazione e, facendo parte della generazione che ha raggiunto la maturità politica nel dopo-Oslo, non ha mai parlato di eliminazione di Israele come i suoi predecessori, ma di riconoscimento di due entità uguali e indipendenti.
Zeev Schiff di Ha-aretz ha scritto recentemente che Barghouti crede nella possibilità di una pace con Israele.
Il consenso popolare non dovrebbe mancargli ed è confermato dall'alto numero di voti con cui nel 1996 è stato eletto al Consiglio legislativo palestinese. In un articolo intitolato “Le Cas Barghouti” pubblicato su Le Monde un paio d'anni fa, Gilles Paris riassumeva la posizione di Barghouti e riportava le parole del direttore del Centro palestinese per i diritti umani di Gaza, Raji Sourani: “Marwan ha una forte vena popolare. È sempre a contatto con la gente, sempre in giro nella polvere e nel fango dei campi profughi, con i suoi jeans e con le sue scarpe pesanti. Fatah ha un debito di gratitudine nei suoi confronti. Senza di lui Hamas rischiava di prendersi tutto!”
Anche Dominique Moisi, vicedirettore dell'Istituto francese di relazioni internazionali, è convinto che Barghouti sia l’unico ad avere “carisma e legittimità rivoluzionaria”: “Ci si deve chiedere seriamente se esistano alternative a Barghouti, se si vuole creare un Olp forte che possa resistere a Hamas o a movimenti ancora più estremisti. Un Olp debole non è una buona cosa né per gli israeliani né per la comunità internazionale”.
Così giudica il suo attuale orientamento politico l’analista palestinese Hani Al-Masri (citato qui): "Marwan è ora più vicino al Marwan di prima dell’Intifada. Prima dell’Intifada era un moderato e appoggiava i negoziati con Israele, compresi i governi guidati dal Likud e dallo Shas. Ha preso le distanze dall’alleanza con Hamas e con la Jihad Islamica, anche se è più vicino agli Islamisti di quanto lo sia ogni altro leader di Fatah".
Barghouti potrebbe quindi essere un valido interlocutore per Israele e un leader autentico e popolare per i palestinesi. Il fatto che Israele finora un interlocutore non l’abbia voluto, perché il modo migliore per evitare di negoziare e procedere per decisioni unilaterali è negare che vi sia un negoziatore dall’altra parte, purtroppo è un altro discorso. Così come lo sarà l'eventuale scelta dei vertici di Fatah di non candidarlo.
[la prima parte è qui]
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lunedì, novembre 15, 2004
Agenzia Walrus/tutta colpa del VMAT2
Il fanatismo religioso è dovuto a un gene e probabilmente Cristo, Budda e Maometto (che "condividevano una serie di esperienze mistiche e di alterazioni della coscienza" - mi chiedo come la mettiamo con Thimoty Leary) ce l'avevano. Questa perla ci viene gentilmente fornita da Dean Hamer, dell'US National Cancer Institute. Quanto ci consola, diciamo da 0 a 100, che ci sia gente che studia il patrimonio genetico per combattere il cancro e si imbatte ("oh, e questo cos'è?") nel VMAT2, il gene del divino?
Hamer è quello che nel 1993 dichiarò di aver trovato una sequenza del DNA collegata all'omosessualità maschile. È solo questione di tempo, e prima o poi smaschererà anche il gene della predisposizione al sol dell'avvenire, alla salsa rosa, alla pizza con le patatine e alla cioccolata bianca. Quel giorno il mio corpo sarà donato alla scienza.
Hamer è quello che nel 1993 dichiarò di aver trovato una sequenza del DNA collegata all'omosessualità maschile. È solo questione di tempo, e prima o poi smaschererà anche il gene della predisposizione al sol dell'avvenire, alla salsa rosa, alla pizza con le patatine e alla cioccolata bianca. Quel giorno il mio corpo sarà donato alla scienza.
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domenica, novembre 14, 2004
Sarò noiosa/Marwan Barghouti parte prima
A proposito del mio breve post su Marwan Barghouti, A. commenta:
"Gli israeliani non lo rilasceranno mai. E poi, il peso politico maggiore è in mano ad al Fatah che si è già ribattezzata 'Martiri di Arafat'; al-Fatah detiene quasi il 50% dell'appoggio palestinese dentro i territori e la stragrande maggioranza al di fuori della Palestina (profughi). È normale che la leadership sia ricoperta da un membro del partito di Arafat. Barghouti è l'unico uomo forte che c'è oggi in Palestina, e i palestinesi hanno bisogno di un uomo forte, ma non rappresenta al Fatah ed è in galera. La questione è molto più complessa di quanto sembra".
Proprio perché la questione è complessa, e non la possiamo riassumere nei mille caratteri consentiti dai commenti vorrei ricostruire quello che so di Marwan Barghouti: mi accosterò all'argomento come persona normalmente interessata e senza pretese di completezza. Quello che scriverò non è indiscutibile e deriva da varie fonti (le principali sono indicate a piè di post, ne ho consultate altre che però non fanno che ribadire concetti già espressi e le ometto perché ridondanti). Precisazioni e interventi che mi aiutino a capire meglio saranno i benvenuti. Non è mia intenzione risultare faziosa, pesante o inopportuna. Se verso la riga numero cinque vi viene il dubbio che lo stia diventando, chiudete e ci vediamo alla prossima.
Questa è la prima puntata.
Innanzitutto, chi è Marwan Barghouti?
Marwan Hassib Hussein Barghouti, nato a Ramallah il 6 giugno 1958, è membro del Consiglio Legislativo Palestinese e segretario di Al Fatah (Fateh) per la Cisgiordania.
Barghouti aderisce ad Al Fatah all'età di 15 anni. Si laurea in storia e scienze politiche all'Università di Birzeit, dove consegue anche un master in relazioni internazionali. All'Università è eletto presidente del corpo studentesco per tre successivi mandati.
Nel 1978 finisce imprigionato per 7 anni nelle carceri israeliane, dove è vittima di torture.
Nel 1987 è costretto a lasciare la Palestina per la Giordania. Durante la prima intifada è ufficiale di collegamento degli uffici dell'OLP ad Amman e Tunisi.
Ritorna in Palestina nel 1994 dopo gli accordi di Oslo, dei quali è convinto sostenitore.
Nel 1996 è eletto nel Consiglio legislativo palestinese, e intraprende una lenta lotta per la democratizzazione di Fatah e contro la corruzione. Il movimento delle donne palestinesi lo considera un valido alleato nella lotta per l'emancipazione femminile.
Convinto che il processo di pace di Oslo possa portare a un totale ritiro di Israele dai territori occupati e alla fondazione di uno Stato palestinese indipendente con capitale Gerusalemme, incoraggia stretti rapporti con i leader israeliani, anche di destra, favorevoli alla soluzione di due Stati separati indipendenti e sovrani. Nel 1998 si rende conto che mentre Israele parla di pace gli insediamenti illegali di ebrei nei territori occupati continuano incessanti, intaccando di fatto proprio quella terra sulla quale vengono condotti i negoziati. Barghouti allora si identifica con il diffuso sentimento popolare che vede in Oslo un processo fraudolento, e guida in tutta la Cisgiordania manifestazioni che chiamano a concentrarsi sull'obiettivo fondamentale: porre fine all'occupazione.
In particolare, vede nell'espandersi degli insediamenti israeliani una chiara indicazione dell'inganno e della malafede di Israele.
In una famosa dichiarazione, Barghouti dice: "abbiamo tentato sette anni di intifada senza negoziati, e poi sette anni di negoziati senza intifada; forse è giunta l'ora di tentare entrambi simultaneamente". Riassume così ciò su cui la maggior parte degli osservatori politici palestinesi è d'accordo: lo Stato di Israele dev'essere costretto ad accettare l'indipendenza palestinese. I negoziati non portano da nessuna parte se non ci sono anche atti di sfida, di resistenza e di espressione della volontà nazionale palestinese.
Barghouti si trasforma così da fautore del dialogo a carismatico sostenitore della lotta contro l'occupazione. Si oppone ai negoziati di facciata, che secondo lui servono solo a prendere tempo per consentire a Israele di appropriarsi della terra palestinese e di compattare e rafforzare l'occupazione.
Il 15 aprile 2002 viene rapito dall'esercito israeliano a Ramallah, detenuto illegalmente e processato per terrorismo e altri reati gravi. La detenzione e il processo appaiono in flagrante contraddizione con varie norme di diritto internazionale, contenute, fra l'altro, nella IV Convenzione di Ginevra del 1949 e negli accordi fra Israele e Palestina. L'arresto è illegale, in quanto avvenuto in violazione degli accordi ad interim tra Israele ed Olp. In base agli Accordi di Oslo, del 1993, Ramallah rientra infatti sotto la denominazione di area A, ovvero zona sottoposta a giurisdizione palestinese; in quanto membro eletto del Consiglio legislativo palestinese, Barghouti avrebbe dovuto godere dell'immunità parlamentare. Immediatamente dopo l'arresto, è stato condotto da Ramallah a Gerusalemme e successivamente trasferito in Israele, in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, dove è stato prima detenuto a Petak Tikva e poi a Tel Aviv.
La giustizia israeliana gli ha notificato 37 accuse di omicidio nei confronti di civili israeliani, morti per attentati suicidi ed esplosivi, attribuendo a Barghouti la responsabilità e la paternità delle morti. La maggior parte delle accuse cadono durante le udienze del processo, tuttavia per cinque di questi omicidi, tutti avvenuti nel 2002, è indicato come il mandante, e per questo condannato, nel luglio del 2004, a cinque ergastoli.
Fin dall'inizio del processo a suo carico, Barghouti si è sempre definito leader politico del popolo palestinese e non capo di una fazione di guerriglieri; la sua attività politica è sempre stata centrata sulla rivendicazione dei diritti inviolabili del popolo palestinese e sulla denuncia dell'occupazione militare israeliana nei territori occupati: "non mi interessa essere condannato a uno, o dieci, o cinquanta ergastoli; il giorno in cui sarò libero sarà quello in cui finirà l'occupazione".
Nel corso degli interrogatori e della sua detenzione, Marwan Barghouti è stato sottoposto a torture di tipo fisico e psicologico, e a un regime di isolamento. La sua salute è gravemente compromessa dalle condizioni della prigionia: una sola ora d'aria al giorno, confinamento in una cella umida e senza ventilazione di tre metri quadrati incluso il bagno, infestata da insetti. Al Comitato per la sua liberazione a Ramallah dicono che negli ultimi tempi ha sofferto di forti dolori al petto e alla schiena e di insufficienza respiratoria. Oltre a non somministrargli le cure mediche di cui ha bisogno, le autorità israeliane non concedono che le sue condizioni di salute siano accertate da medici indicati dai familiari, né che sia trasferito in ospedale.
[continua]
Fonti:
Palestine History
Giuristi Democratici
bbc
"Profile: Marwan Barghouti, radical pragmatist", di Graham Usher, Al Ahram Weekly
"Interview with Marwan Barghouti" di Jefferson Fletcher, Media Monitors
Campaign to free Marwan Barghouti
"Political show trial for Marwan Barghouti", di William Hughes, Counterpunch
"The trial of Marwan Barghouti", di Uri Avnery, Counterpunch
"Gli israeliani non lo rilasceranno mai. E poi, il peso politico maggiore è in mano ad al Fatah che si è già ribattezzata 'Martiri di Arafat'; al-Fatah detiene quasi il 50% dell'appoggio palestinese dentro i territori e la stragrande maggioranza al di fuori della Palestina (profughi). È normale che la leadership sia ricoperta da un membro del partito di Arafat. Barghouti è l'unico uomo forte che c'è oggi in Palestina, e i palestinesi hanno bisogno di un uomo forte, ma non rappresenta al Fatah ed è in galera. La questione è molto più complessa di quanto sembra".
Proprio perché la questione è complessa, e non la possiamo riassumere nei mille caratteri consentiti dai commenti vorrei ricostruire quello che so di Marwan Barghouti: mi accosterò all'argomento come persona normalmente interessata e senza pretese di completezza. Quello che scriverò non è indiscutibile e deriva da varie fonti (le principali sono indicate a piè di post, ne ho consultate altre che però non fanno che ribadire concetti già espressi e le ometto perché ridondanti). Precisazioni e interventi che mi aiutino a capire meglio saranno i benvenuti. Non è mia intenzione risultare faziosa, pesante o inopportuna. Se verso la riga numero cinque vi viene il dubbio che lo stia diventando, chiudete e ci vediamo alla prossima.
Questa è la prima puntata.
Innanzitutto, chi è Marwan Barghouti?
Marwan Hassib Hussein Barghouti, nato a Ramallah il 6 giugno 1958, è membro del Consiglio Legislativo Palestinese e segretario di Al Fatah (Fateh) per la Cisgiordania.
Barghouti aderisce ad Al Fatah all'età di 15 anni. Si laurea in storia e scienze politiche all'Università di Birzeit, dove consegue anche un master in relazioni internazionali. All'Università è eletto presidente del corpo studentesco per tre successivi mandati.
Nel 1978 finisce imprigionato per 7 anni nelle carceri israeliane, dove è vittima di torture.
Nel 1987 è costretto a lasciare la Palestina per la Giordania. Durante la prima intifada è ufficiale di collegamento degli uffici dell'OLP ad Amman e Tunisi.
Ritorna in Palestina nel 1994 dopo gli accordi di Oslo, dei quali è convinto sostenitore.
Nel 1996 è eletto nel Consiglio legislativo palestinese, e intraprende una lenta lotta per la democratizzazione di Fatah e contro la corruzione. Il movimento delle donne palestinesi lo considera un valido alleato nella lotta per l'emancipazione femminile.
Convinto che il processo di pace di Oslo possa portare a un totale ritiro di Israele dai territori occupati e alla fondazione di uno Stato palestinese indipendente con capitale Gerusalemme, incoraggia stretti rapporti con i leader israeliani, anche di destra, favorevoli alla soluzione di due Stati separati indipendenti e sovrani. Nel 1998 si rende conto che mentre Israele parla di pace gli insediamenti illegali di ebrei nei territori occupati continuano incessanti, intaccando di fatto proprio quella terra sulla quale vengono condotti i negoziati. Barghouti allora si identifica con il diffuso sentimento popolare che vede in Oslo un processo fraudolento, e guida in tutta la Cisgiordania manifestazioni che chiamano a concentrarsi sull'obiettivo fondamentale: porre fine all'occupazione.
In particolare, vede nell'espandersi degli insediamenti israeliani una chiara indicazione dell'inganno e della malafede di Israele.
In una famosa dichiarazione, Barghouti dice: "abbiamo tentato sette anni di intifada senza negoziati, e poi sette anni di negoziati senza intifada; forse è giunta l'ora di tentare entrambi simultaneamente". Riassume così ciò su cui la maggior parte degli osservatori politici palestinesi è d'accordo: lo Stato di Israele dev'essere costretto ad accettare l'indipendenza palestinese. I negoziati non portano da nessuna parte se non ci sono anche atti di sfida, di resistenza e di espressione della volontà nazionale palestinese.
Barghouti si trasforma così da fautore del dialogo a carismatico sostenitore della lotta contro l'occupazione. Si oppone ai negoziati di facciata, che secondo lui servono solo a prendere tempo per consentire a Israele di appropriarsi della terra palestinese e di compattare e rafforzare l'occupazione.
Il 15 aprile 2002 viene rapito dall'esercito israeliano a Ramallah, detenuto illegalmente e processato per terrorismo e altri reati gravi. La detenzione e il processo appaiono in flagrante contraddizione con varie norme di diritto internazionale, contenute, fra l'altro, nella IV Convenzione di Ginevra del 1949 e negli accordi fra Israele e Palestina. L'arresto è illegale, in quanto avvenuto in violazione degli accordi ad interim tra Israele ed Olp. In base agli Accordi di Oslo, del 1993, Ramallah rientra infatti sotto la denominazione di area A, ovvero zona sottoposta a giurisdizione palestinese; in quanto membro eletto del Consiglio legislativo palestinese, Barghouti avrebbe dovuto godere dell'immunità parlamentare. Immediatamente dopo l'arresto, è stato condotto da Ramallah a Gerusalemme e successivamente trasferito in Israele, in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, dove è stato prima detenuto a Petak Tikva e poi a Tel Aviv.
La giustizia israeliana gli ha notificato 37 accuse di omicidio nei confronti di civili israeliani, morti per attentati suicidi ed esplosivi, attribuendo a Barghouti la responsabilità e la paternità delle morti. La maggior parte delle accuse cadono durante le udienze del processo, tuttavia per cinque di questi omicidi, tutti avvenuti nel 2002, è indicato come il mandante, e per questo condannato, nel luglio del 2004, a cinque ergastoli.
Fin dall'inizio del processo a suo carico, Barghouti si è sempre definito leader politico del popolo palestinese e non capo di una fazione di guerriglieri; la sua attività politica è sempre stata centrata sulla rivendicazione dei diritti inviolabili del popolo palestinese e sulla denuncia dell'occupazione militare israeliana nei territori occupati: "non mi interessa essere condannato a uno, o dieci, o cinquanta ergastoli; il giorno in cui sarò libero sarà quello in cui finirà l'occupazione".
Nel corso degli interrogatori e della sua detenzione, Marwan Barghouti è stato sottoposto a torture di tipo fisico e psicologico, e a un regime di isolamento. La sua salute è gravemente compromessa dalle condizioni della prigionia: una sola ora d'aria al giorno, confinamento in una cella umida e senza ventilazione di tre metri quadrati incluso il bagno, infestata da insetti. Al Comitato per la sua liberazione a Ramallah dicono che negli ultimi tempi ha sofferto di forti dolori al petto e alla schiena e di insufficienza respiratoria. Oltre a non somministrargli le cure mediche di cui ha bisogno, le autorità israeliane non concedono che le sue condizioni di salute siano accertate da medici indicati dai familiari, né che sia trasferito in ospedale.
[continua]
Fonti:
Palestine History
Giuristi Democratici
bbc
"Profile: Marwan Barghouti, radical pragmatist", di Graham Usher, Al Ahram Weekly
"Interview with Marwan Barghouti" di Jefferson Fletcher, Media Monitors
Campaign to free Marwan Barghouti
"Political show trial for Marwan Barghouti", di William Hughes, Counterpunch
"The trial of Marwan Barghouti", di Uri Avnery, Counterpunch
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sabato, novembre 13, 2004
Quizilla kills me
Il test "What kind of elitist are you?" mi qualifica come Book and language snob (ne ho fatti altri due: secondo "Which French Revolutionary are you?" sono Marat, e "Which political stereotype are you?" mi conferma comunista).
Niente che non sapessi già.
Gente come me, in caso di rivoluzione, finisce al massimo a scrivere per la propaganda. Mal che vada, in un ufficio senza finestre a stilare sofisticate liste d'epurazione.
Niente che non sapessi già.
Gente come me, in caso di rivoluzione, finisce al massimo a scrivere per la propaganda. Mal che vada, in un ufficio senza finestre a stilare sofisticate liste d'epurazione.
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Il capo c'è
E, toccato il fondo dello scoramento, come potrebbe questo blog non dire (o meglio, scrivere) con entusiasmo: "Vai Barghouti!"?
Ci sono di mezzo cinque ergastoli (ai quali si aggiungono altri 40 anni, per sicurezza), metodi di detenzione all'israeliana, ma il capo - con la giusta dose di carisma e legittimità - c'è.
Ci sono di mezzo cinque ergastoli (ai quali si aggiungono altri 40 anni, per sicurezza), metodi di detenzione all'israeliana, ma il capo - con la giusta dose di carisma e legittimità - c'è.
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venerdì, novembre 12, 2004
12 novembre
Oggi ho bisogno di Walt Whitman. Non quello su di giri che ha contagiato la poesia americana di un vitalismo quasi insopportabile (pur liberandola una volta per tutte dalla staticità e dall'accademismo), ma il Whitman dei versi in memoria di Lincoln: altro presidente, altro secolo e diversa stagione dell'anno, quella in cui dolcemente e crudelmente fioriscono i lillà. Esprimono il rispetto per un capo, il dolore dei suoi soldati, l'amore per una terra, e la forza della poesia: così parlano al mio cuore.
1
Hush'd be the camps to-day;
And, soldiers, let us drape our war-worn weapons;
And each with musing soul retire, to celebrate,
Our dear commander’s death.
No more for him life’s stormy conflicts;
Nor victory, nor defeat no more time’s dark events,
Charging like ceaseless clouds across the sky.
2
But sing, poet, in our name;
Sing of the love we bore him because you, dweller in camps, know it truly.
As they invault the coffin there;
Sing as they close the doors of earth upon him one verse,
For the heavy hearts of soldiers.
1
Hush'd be the camps to-day;
And, soldiers, let us drape our war-worn weapons;
And each with musing soul retire, to celebrate,
Our dear commander’s death.
No more for him life’s stormy conflicts;
Nor victory, nor defeat no more time’s dark events,
Charging like ceaseless clouds across the sky.
2
But sing, poet, in our name;
Sing of the love we bore him because you, dweller in camps, know it truly.
As they invault the coffin there;
Sing as they close the doors of earth upon him one verse,
For the heavy hearts of soldiers.
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giovedì, novembre 11, 2004
Quando le cose finiscono
Quando le cose finiscono ormai hanno un loro numero e il mondo dipende allora dai suoi relatori, ma per poco tempo e non del tutto, non si esce mai del tutto dall'ombra, gli altri non finiscono mai e c'è sempre qualcuno per cui si racchiude un mistero. [...]
E quanto poco rimane di ogni individuo nel tempo inutile come la neve scivolosa, di quanto poco rimane traccia, e di quel poco tanto si tace, e di quello che non si tace si ricorda dopo solo una parte minima, e per poco tempo: mentre viaggiamo verso il nostro sfumare lentamente per transitare soltanto alla schiena o al rovescio di quel tempo, dove non si può continuare a pensare se non si può continuare a prendere commiato: "Addio risate e addio oltraggi. Non vi vedrò più, né voi mi vedrete. E addio ardore, addio ricordi".
Javier Marías, Domani nella battaglia pensa a me
(un paio di sere fa D. mi chiedeva come mai non avessi mai acceso la candela di Gerusalemme. Eccola.)
E quanto poco rimane di ogni individuo nel tempo inutile come la neve scivolosa, di quanto poco rimane traccia, e di quel poco tanto si tace, e di quello che non si tace si ricorda dopo solo una parte minima, e per poco tempo: mentre viaggiamo verso il nostro sfumare lentamente per transitare soltanto alla schiena o al rovescio di quel tempo, dove non si può continuare a pensare se non si può continuare a prendere commiato: "Addio risate e addio oltraggi. Non vi vedrò più, né voi mi vedrete. E addio ardore, addio ricordi".
Javier Marías, Domani nella battaglia pensa a me
(un paio di sere fa D. mi chiedeva come mai non avessi mai acceso la candela di Gerusalemme. Eccola.)
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vignetta apparsa oggi su Le Monde.
Giovanardi Carlo continua a leggere il giornale durante l'annuncio in aula della morte di Arafat.
Il centrosinistra rumoreggia.
"Ma è morto un terrorista!" protesta Lo Presti Nino di Alleanza Nazionale.
"Sei un cretino!" lo apostrofa Giordano Franco di Rifondazione Comunista.
"Vieni qui sei hai coraggio!" rincara la dose Cento Paolo dei Verdi.
Solo l'intervento dei commessi ha impedito che gli insulti si trasformassero in contatto fisico tra i litiganti.
Ditemi che questa gente non ci somiglia.
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mercoledì, novembre 10, 2004
Buttiglione il teocone
Giuro che ieri sera stavo per battere il mio record personale di resistenza televisiva: guardare Porta a Porta per più di venti minuti, senza cedere alla prima scampanellata e senza mandar giù sostanze sedative/esilaranti/pericolose per me e per gli altri.
Perché lo faccio? Essenzialmente per vantarmene il giorno dopo: è una prova di carattere.
Mentre pensavo di avercela fatta, Rocco Buttiglione - con il sorriso febbricitante di uno che nella stessa frase è riuscito a sibilare "Santo Padre" cinque volte - è passato a specificare la differenza tra "peccato" e "condizione moralmente disordinata".
Ho spento.
Il risultato è che oggi non so se quello che vorrei fare a Buttiglione sia peccato grave o un semplice problema di entropia morale.
Perché lo faccio? Essenzialmente per vantarmene il giorno dopo: è una prova di carattere.
Mentre pensavo di avercela fatta, Rocco Buttiglione - con il sorriso febbricitante di uno che nella stessa frase è riuscito a sibilare "Santo Padre" cinque volte - è passato a specificare la differenza tra "peccato" e "condizione moralmente disordinata".
Ho spento.
Il risultato è che oggi non so se quello che vorrei fare a Buttiglione sia peccato grave o un semplice problema di entropia morale.
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lunedì, novembre 08, 2004
Venice Experience e Welcome Day
Io un tot di anni fa che non sto a dirvi arrivavo a Venezia per cominciare il mio primo anno accademico: c'erano l'acqua alta e lo sciopero dei lettori di madrelingua, due contrattempi che mi sarebbero diventati familiari. Tutta la mia vita universitaria è stata una corsa a ostacoli per riuscire a seguire corsi, rinnovare l'iscrizione, modificare i piani di studio secondo regole sempre diverse, iscrivermi agli esami (nella lista ufficiale, perché c'era sempre una lista non ufficiale che circolava, messa in giro da geni della disinformazione), cercare di convincere il bibliotecario del dipartimento che quella sulla foto del pass ero proprio io, presa in un buon momento e con la luce giusta. Signor Boscolo, si chiamava. Non ci siamo mai piaciuti: lui era convinto che lasciata a me stessa sarei stata capace di fare le orecchiette alle pagine, io che lui fregasse di nascosto la carta per le fotocopie.
Ricordo file interminabili, labirinti e corridoi. E il signor Boscolo, che si appostava ovunque: o aveva il dono dell'ubiquità, o un numero imprecisato di fratelli gemelli.
Il sistema-università era crudele e selettivo, parlava una lingua tutta sua e a me incomprensibile.
Mi è capitato, in questi ultimi anni, di chiedermi quanto fosse cambiata la vita degli studenti: capitemi, non sono nemmeno sicura che il voto di maturità sia ancora in sessantesimi. Per quanto ne so, potrebbe essere espresso in Experience Points, come in Final Fantasy.
Gorizia, che in passato ospitava solo un prestigioso corso di laurea in scienze diplomatiche, è ora una piccola città universitaria, una costola dei due atenei di Udine e di Trieste che si contendono le matricole a colpi di marketing strategico. I metodi d'arruolamento sono aggressivi. È capitato perfino a me di sentirmi dire: "ma lo sai che mettendosi d'accordo ti passano un casino d'esami? Potresti già andare al terzo anno. Beh, il terzo anno ancora non esiste, è un corso di laurea nuovo. Però ti conviene, ti fai la seconda laurea". Insomma, io metto da parte diplomi superflui (anzi, mi ci faccio un intero servizio di tovagliette all'americana) e l'università sopravvive con le mie tasse: ecco quel che si dice un sistema sano e funzionante.
C'è tutto, a Gorizia. Ci sono le associazioni studentesche. C'è un consorzio per lo sviluppo del polo universitario. Ci sono gli studenti. C'è, miei cari signori, il Welcome Day. L'evento clou è un percorso di prove, giochi e degustazioni di vini e prodotti tipici negli "ambienti più significativi della città": si parte dal Castello e si toccano tutte le tappe previste ("evidenziate in verde nella WD map") avendo cura di raccogliere i timbri a ogni stand; saranno valide solo le WD map che riporteranno tutti i timbri (mi hanno detto che nel Camino di Santiago funziona uguale, niente timbri, niente Compostela: duro ma giusto). Poi, ciocchi come alpini nel giorno del raduno, si consegna il tutto "allo staff di WD". Infine, estrazione di premi e "un ricordo della giornata per tutti". Giusto il tempo di mandar giù l'ultima fetta di gubana con un calice di passito, e la sera, dopo l'Happy Hour delle 20.00 ("bere l'aperitivo qui è una tradizione", capito, milanesi?), c'è il Welcome Party, per "festeggiare insieme un nuovo inizio".
La mia mentalità - così assurdamente meritocratica, plasmata dalle fantasiose e crudeli prove di resistenza da me superate con successo nella Venice experience - è completamente estranea al concetto di Welcome Day. Ma sono i tempi che cambiano: noi dovevamo estorcere con stratagemmi e regalie l'esatta ubicazione delle sedi universitarie (giuro, certi dipartimenti erano introvabili, gli informatori inaffidabili, e i metodi dovevano qualcosa alla polizia segreta della Serenissima - non me ne vanto), questi fanno l'itinerario dei sapori alla scoperta della città, con estrazione finale.
Il primo premio è un tv color 14'': e questo conferma che è tutta invidia, la mia.
Benvenuti al polo universitario di Gorizia.
Ricordo file interminabili, labirinti e corridoi. E il signor Boscolo, che si appostava ovunque: o aveva il dono dell'ubiquità, o un numero imprecisato di fratelli gemelli.
Il sistema-università era crudele e selettivo, parlava una lingua tutta sua e a me incomprensibile.
Mi è capitato, in questi ultimi anni, di chiedermi quanto fosse cambiata la vita degli studenti: capitemi, non sono nemmeno sicura che il voto di maturità sia ancora in sessantesimi. Per quanto ne so, potrebbe essere espresso in Experience Points, come in Final Fantasy.
Gorizia, che in passato ospitava solo un prestigioso corso di laurea in scienze diplomatiche, è ora una piccola città universitaria, una costola dei due atenei di Udine e di Trieste che si contendono le matricole a colpi di marketing strategico. I metodi d'arruolamento sono aggressivi. È capitato perfino a me di sentirmi dire: "ma lo sai che mettendosi d'accordo ti passano un casino d'esami? Potresti già andare al terzo anno. Beh, il terzo anno ancora non esiste, è un corso di laurea nuovo. Però ti conviene, ti fai la seconda laurea". Insomma, io metto da parte diplomi superflui (anzi, mi ci faccio un intero servizio di tovagliette all'americana) e l'università sopravvive con le mie tasse: ecco quel che si dice un sistema sano e funzionante.
C'è tutto, a Gorizia. Ci sono le associazioni studentesche. C'è un consorzio per lo sviluppo del polo universitario. Ci sono gli studenti. C'è, miei cari signori, il Welcome Day. L'evento clou è un percorso di prove, giochi e degustazioni di vini e prodotti tipici negli "ambienti più significativi della città": si parte dal Castello e si toccano tutte le tappe previste ("evidenziate in verde nella WD map") avendo cura di raccogliere i timbri a ogni stand; saranno valide solo le WD map che riporteranno tutti i timbri (mi hanno detto che nel Camino di Santiago funziona uguale, niente timbri, niente Compostela: duro ma giusto). Poi, ciocchi come alpini nel giorno del raduno, si consegna il tutto "allo staff di WD". Infine, estrazione di premi e "un ricordo della giornata per tutti". Giusto il tempo di mandar giù l'ultima fetta di gubana con un calice di passito, e la sera, dopo l'Happy Hour delle 20.00 ("bere l'aperitivo qui è una tradizione", capito, milanesi?), c'è il Welcome Party, per "festeggiare insieme un nuovo inizio".
La mia mentalità - così assurdamente meritocratica, plasmata dalle fantasiose e crudeli prove di resistenza da me superate con successo nella Venice experience - è completamente estranea al concetto di Welcome Day. Ma sono i tempi che cambiano: noi dovevamo estorcere con stratagemmi e regalie l'esatta ubicazione delle sedi universitarie (giuro, certi dipartimenti erano introvabili, gli informatori inaffidabili, e i metodi dovevano qualcosa alla polizia segreta della Serenissima - non me ne vanto), questi fanno l'itinerario dei sapori alla scoperta della città, con estrazione finale.
Il primo premio è un tv color 14'': e questo conferma che è tutta invidia, la mia.
Benvenuti al polo universitario di Gorizia.
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venerdì, novembre 05, 2004
Su questa terra
Hanno diritto su questa terra alla vita: il dubbio di aprile, il profumo del pane nell'alba, le idee di una donna sugli uomini, le opere di Eschilo, il dischiudersi dell'amore, un'erba su una pietra, madri in piedi sul filo del flauto, la paura di ricordare negli invasori.
Hanno diritto su questa terra alla vita: la fine di settembre, una signora quasi quarantenne in tutto il suo fulgore, l'ora di sole in prigione, nuvole che imitano uno stormo di creature, le acclamazioni di un popolo a coloro che sorridono alla morte, la paura dei canti negli oppressori.
Su questa terra ha diritto alla vita, su questa terra, signora alla terra, la madre dei princìpi madre delle fini. Si chiamava Palestina si chiama Palestina. Mia signora ho diritto, ché sei mia signora, ho diritto alla vita.
Hanno diritto su questa terra alla vita: la fine di settembre, una signora quasi quarantenne in tutto il suo fulgore, l'ora di sole in prigione, nuvole che imitano uno stormo di creature, le acclamazioni di un popolo a coloro che sorridono alla morte, la paura dei canti negli oppressori.
Su questa terra ha diritto alla vita, su questa terra, signora alla terra, la madre dei princìpi madre delle fini. Si chiamava Palestina si chiama Palestina. Mia signora ho diritto, ché sei mia signora, ho diritto alla vita.
Mahmud Darwish
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13 metri quadrati
Arafat sarebbe proprietario di 13 metri quadrati di terra a Gerusalemme ma Israele, a quanto pare, non ne permetterebbe mai l’inumazione in una città che è e rimane simbolo preteso da uno Stato esistente e capitale sperata di un altro che cerca di esistere. Si pensa allora a Gaza, al cimitero di Khan Yunis, dove riposa il padre di Arafat. In un mondo che a volte, e non solo in circostanze come queste, sembra non voler più distinguere chiaramente nemmeno tra la morte e la vita, anche il luogo in cui alfine troverà pace Abu Ammar, l’altro nome di Arafat, non è più una questione di “pìetas” ma solo di politica, di potere, di “business”.
Pietro Mariano Benni, Misna.org
Pietro Mariano Benni, Misna.org
giovedì, novembre 04, 2004
mercoledì, novembre 03, 2004
This sucks
Avevo preso alcuni appunti per un post crudele intitolato American Idiots (subliminal mindfuck America), confidando nel fatto che difficilmente gli Stati Uniti si sarebbero risentiti in blocco delle mie invettive, soprattutto se espresse in italiano, e che i Green Day non mi avrebbero fatto causa per i diritti. Poi il server di Blogger è stato giù tutto il giorno, ho avuto delle cose da fare, e infine ho deciso di girare un po' su Blogspot per vedere come mai il famoso server fosse giù (avevo una mia idea).
Ci stavano scrivendo in molti, in effetti.
E il risultato è che, dopo aver letto, copiato e incollato da weblog americani presi a caso, il titolo è cambiato, così come il contenuto.
Il risultato è questo.
Thats it America. You and me are done. Over with. I gave you the last four years of my life. I trusted in you to do the right thing. And all you've done is made a complete ass of yourself in front of my friends and my family. They all hate me for loving you. And ya know what? They were right. You had your chance. This was gonna be it, the great awakening. Your last chance for retribution. And you fucking blew it. Fuck you.
Afro Powered Pop Machines
Finally the bottom line: Get wealthy. Get wealthy now, quickly and as selfishly as possible. We really don't care how you do it, but money talks and middle class living walks. Sell Crack, Crystal Meth...whatever (Unless of course you're a minority (shouldn't you be in prison anyway?)) we don't really care. Embezzle funds from your company, lie, cheat or kill, that's fine just as long as you're not an abortion doctor...just kidding you can be that too! But seriously, get a lot of money together, that's the bottom line. If you're hoping for a return to the days of just making enough to have a nice house, and raise your family in a good environment while working a manufacturing, or a managerial job, and then retire on Social then buddy, you're in trouble, and if you don't like it well...
I hear Al-Qaeda's hiring.
Word of the People
Don't forget to exercise your first amendment rights while we still have it. Adios
Line of Fire
I can't believe Bush won. What's wrong with America? This is an absolute travesty.
I demand a recount. Something must be done.
It's just not right, it's not proper.
Who voted for Bush? All the religious zealots and Texas.
Stupid Texas.
I just can't believe this. All I can keep thinking is "but the Red Sox won the world series." Like that was an omen. But alas it was not. It means nothing in the grand scheme of things. We have to find a way to survive another four years of that idiot running the country. Nobody is safe. Well except for the rich and religious zealots, but nobody else.
Man. This sucks.
My Random Life
Of course my coworkers are the types who will be all over me all day sending me emails, calling, and pointing and laughing. Somebody will be hurt today.
Just off Center
Rob just told me he is having a serious crisis of faith in our system. I am not. The system worked. The majority of voters chose the candidate they wanted.
My disillusionment is with my fellow countrymen.
Did I say that out loud?
America it has been a while since Ginsberg last called.
America 48 years 9 months 17 days and what have you learned?
I can stand my own mind.
America when will you end the Iraq war?
Go fuck yourself with your fake elections.
My fingers are too weak to type and I´m too sick to think.
Allen would not write until he was in the right mind.
I do not have that luxury.
America when will you be honest with yourself?
aaronjmaier
When the country is scared and acting on instinct, the Republicans always win. Save me from the terrorists! Save me from the tax-raising liberals (such crap)! Save me from the Communists! Save me (and my kids) from the gays! That's what makes for Republican victories.
Swine Liar
I am seriously confused about why this election went down the way it did. Did voters not live in the same country that I have for the past four years?
Solid Rubish vol. 3
Congratulations to Dubya for proving the Nazi plan works.
Joe Astropy
I hope that I am wrong about this Bush Administration. I hope that the rest of the country is smarter than me. I fear we are going in the wrong direction. I suspect that we are in for 4 years of war mongering, 4 years of deficit increase, 4 years of the rich getting richer and the poor getting poorer, 4 years of fear tactics and misleading the American people about dangers lurking in the world, 4 years of mishandling intelligence, 4 years of not accepting people who don't look or act like us.
Namyreve
B-b-b-b-ut---the Redskins LOST!
Musty Tv
This is about more than feeling "blue." This is the knowledge that things in this country -- and throughout the world -- will get much worse before they ever get better. Today, the poets are weeping.
Chicago Writer
And it's going to be okay, really. Things right now are scary, no doubt about it. But hey, Germany and Italy are still standing, even though the fascists did their best to cause their societies to implode.
Mouse Words
I know its far fetched. But if you believe, and enough people believe, we may be able to get him yet. Before our citizenship request to Canada is approved.
Political Rants
Any political system where a large portion of the minority vote can be stifled in order to give a political party an edge--or, in the case of the 2000 election, a victory--has something terribly wrong with it. And any democratic social system whose media does not report on the corruption of the electoral process is failing the people who depend on it.
The voice of the people is being taken from them.
What is happening? Why isn't America outraged?
Alternate Perspective
Another four years of the BUSH CORPORATION. Hopefully we can survive it. When things are as bad or worse in the next four years. Those of you that voted for him will have to live with your decision.
Doppler's View
Stockholm Syndrome
It's the only explanation.
Eggplants Smoothie
What we have today is a class war; an intelligence war of the informed versus the ignorant. How do you win that? The masses will always be led by these people so long as the Mark Twain saying about lies traveling the world before the truth puts on its shoes stays with us. For the most part this was the lemming election, with the electorate following the president because of fear and hate.
The Hypocritical Observer
Well on the plus side to the idiot winning the election again, we'll get more Rock against Bush albums.
85 Capri
(Canadian blog)
I just took the test to see if I qualify as a "skilled worker" to immigrate to Canada. You need 67 out of 100 points. I got 67.
See you up North.
Greg the Boyfriend
I really thought that my fellow countrymen were smarter than this. That the people have more compassion and common sense than this. That the people had risen to speak our peace, and in turn bring peace upon us. Apparently it is not to be so.
I feel defeated. and fear is upon me.
Taliendo
The executive branch, both houses of the legislature, and soon the judiciary. Oh yes, strap on your seatbelts, my friends. It is going to be a WIIIIILD RIDE! Yeehaw!
Thinkateria
I expected that people would be more concerned with issues on the homefront and insist on reform that would shift our focus from policing a world that doesn't wish to be policed to helping our homeless and giving our children better educations. I. Don't. Get. It. I guess I should be an optimist- only four more years, right? I think I'll go cry now.
onemomsblog
I keep watching my dog Gurgi playing in the house, picking up bones, grabbing all his chewtoys, just thrilled at the prospect of spending time with me. Overflowing with unconditional love. Blissfully ignorant of the state of the world.
I think I'm going to go over there and give him a hug.
Bridging the Gap
I would like to say to America that, YOU SUCK!!
Sloth Moss
Ci stavano scrivendo in molti, in effetti.
E il risultato è che, dopo aver letto, copiato e incollato da weblog americani presi a caso, il titolo è cambiato, così come il contenuto.
Il risultato è questo.
Thats it America. You and me are done. Over with. I gave you the last four years of my life. I trusted in you to do the right thing. And all you've done is made a complete ass of yourself in front of my friends and my family. They all hate me for loving you. And ya know what? They were right. You had your chance. This was gonna be it, the great awakening. Your last chance for retribution. And you fucking blew it. Fuck you.
Afro Powered Pop Machines
Finally the bottom line: Get wealthy. Get wealthy now, quickly and as selfishly as possible. We really don't care how you do it, but money talks and middle class living walks. Sell Crack, Crystal Meth...whatever (Unless of course you're a minority (shouldn't you be in prison anyway?)) we don't really care. Embezzle funds from your company, lie, cheat or kill, that's fine just as long as you're not an abortion doctor...just kidding you can be that too! But seriously, get a lot of money together, that's the bottom line. If you're hoping for a return to the days of just making enough to have a nice house, and raise your family in a good environment while working a manufacturing, or a managerial job, and then retire on Social then buddy, you're in trouble, and if you don't like it well...
I hear Al-Qaeda's hiring.
Word of the People
Don't forget to exercise your first amendment rights while we still have it. Adios
Line of Fire
I can't believe Bush won. What's wrong with America? This is an absolute travesty.
I demand a recount. Something must be done.
It's just not right, it's not proper.
Who voted for Bush? All the religious zealots and Texas.
Stupid Texas.
I just can't believe this. All I can keep thinking is "but the Red Sox won the world series." Like that was an omen. But alas it was not. It means nothing in the grand scheme of things. We have to find a way to survive another four years of that idiot running the country. Nobody is safe. Well except for the rich and religious zealots, but nobody else.
Man. This sucks.
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Of course my coworkers are the types who will be all over me all day sending me emails, calling, and pointing and laughing. Somebody will be hurt today.
Just off Center
Rob just told me he is having a serious crisis of faith in our system. I am not. The system worked. The majority of voters chose the candidate they wanted.
My disillusionment is with my fellow countrymen.
Did I say that out loud?
America it has been a while since Ginsberg last called.
America 48 years 9 months 17 days and what have you learned?
I can stand my own mind.
America when will you end the Iraq war?
Go fuck yourself with your fake elections.
My fingers are too weak to type and I´m too sick to think.
Allen would not write until he was in the right mind.
I do not have that luxury.
America when will you be honest with yourself?
aaronjmaier
When the country is scared and acting on instinct, the Republicans always win. Save me from the terrorists! Save me from the tax-raising liberals (such crap)! Save me from the Communists! Save me (and my kids) from the gays! That's what makes for Republican victories.
Swine Liar
I am seriously confused about why this election went down the way it did. Did voters not live in the same country that I have for the past four years?
Solid Rubish vol. 3
Congratulations to Dubya for proving the Nazi plan works.
Joe Astropy
I hope that I am wrong about this Bush Administration. I hope that the rest of the country is smarter than me. I fear we are going in the wrong direction. I suspect that we are in for 4 years of war mongering, 4 years of deficit increase, 4 years of the rich getting richer and the poor getting poorer, 4 years of fear tactics and misleading the American people about dangers lurking in the world, 4 years of mishandling intelligence, 4 years of not accepting people who don't look or act like us.
Namyreve
B-b-b-b-ut---the Redskins LOST!
Musty Tv
This is about more than feeling "blue." This is the knowledge that things in this country -- and throughout the world -- will get much worse before they ever get better. Today, the poets are weeping.
Chicago Writer
And it's going to be okay, really. Things right now are scary, no doubt about it. But hey, Germany and Italy are still standing, even though the fascists did their best to cause their societies to implode.
Mouse Words
I know its far fetched. But if you believe, and enough people believe, we may be able to get him yet. Before our citizenship request to Canada is approved.
Political Rants
Any political system where a large portion of the minority vote can be stifled in order to give a political party an edge--or, in the case of the 2000 election, a victory--has something terribly wrong with it. And any democratic social system whose media does not report on the corruption of the electoral process is failing the people who depend on it.
The voice of the people is being taken from them.
What is happening? Why isn't America outraged?
Alternate Perspective
Another four years of the BUSH CORPORATION. Hopefully we can survive it. When things are as bad or worse in the next four years. Those of you that voted for him will have to live with your decision.
Doppler's View
Stockholm Syndrome
It's the only explanation.
Eggplants Smoothie
What we have today is a class war; an intelligence war of the informed versus the ignorant. How do you win that? The masses will always be led by these people so long as the Mark Twain saying about lies traveling the world before the truth puts on its shoes stays with us. For the most part this was the lemming election, with the electorate following the president because of fear and hate.
The Hypocritical Observer
Well on the plus side to the idiot winning the election again, we'll get more Rock against Bush albums.
85 Capri
(Canadian blog)
I just took the test to see if I qualify as a "skilled worker" to immigrate to Canada. You need 67 out of 100 points. I got 67.
See you up North.
Greg the Boyfriend
I really thought that my fellow countrymen were smarter than this. That the people have more compassion and common sense than this. That the people had risen to speak our peace, and in turn bring peace upon us. Apparently it is not to be so.
I feel defeated. and fear is upon me.
Taliendo
The executive branch, both houses of the legislature, and soon the judiciary. Oh yes, strap on your seatbelts, my friends. It is going to be a WIIIIILD RIDE! Yeehaw!
Thinkateria
I expected that people would be more concerned with issues on the homefront and insist on reform that would shift our focus from policing a world that doesn't wish to be policed to helping our homeless and giving our children better educations. I. Don't. Get. It. I guess I should be an optimist- only four more years, right? I think I'll go cry now.
onemomsblog
I keep watching my dog Gurgi playing in the house, picking up bones, grabbing all his chewtoys, just thrilled at the prospect of spending time with me. Overflowing with unconditional love. Blissfully ignorant of the state of the world.
I think I'm going to go over there and give him a hug.
Bridging the Gap
I would like to say to America that, YOU SUCK!!
Sloth Moss
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