lunedì, maggio 28, 2007

Pop, politica, panna montata: il magico mondo di Eurovision

Di Verka Serdjučka mi sono accorta in ritardo. Navigavo ancora a vista nel tunnel del soldato di bronzo e della crisi Russia-Estonia quando mi sono imbattuta nelle foto di alcuni manifestanti scattate a San Pietroburgo: scritte più o meno filoestoni, slogan che invitavano alla pacifica convivenza tra i due popoli. "Vogliamo vivere in pace con i nostri vicini" e "Giù le mani dall'Estonia", mh-mh, solite cose. Solo quando ho notato il ricorrere di "tumbaj, lasha" e "lasha, tumbaj" mi è parso di ricordare un tunz-tunz molesto che prendeva da tempo a testate la mia residua integrità postsovietica.

Bene.
Una breve ricerca mi ha portata su YouTube.
E ci ho trovato la Pia™, storica amica di mia suocera, abbigliata e accessoriata da Pia™: occhiali panoramici, collo di leprotto, tailleur metallizzato, collant coprente setificato e copricapo esuberante. In pratica, Verka Serdjučka, cioè Andrej Michailovič Danilko, popolare travestito, comico e performer ucraino che con "Dancing Laša Tumbaj" è arrivato secondo al festival della canzone europea (dopo la serba Marija Šerifović con "Molitva" e prima delle Serebro, le solite ragazzine russe in overknees, e neanche a righe).

E qui veniamo alla Russia. Perché secondo Danilko l'espressione "Laša Tumbaj" significa semplicemente "panna montata" in mongolo, però ha una sospetta somiglianza fonetica con "Russia, goodbye" e suonerebbe provocatoria, tanto più se pronunciata da un ucraino. Ecco il perché delle scritte alla manifestazione filo-estone. Capito.

Naturalmente, come spiega bene Kirill Pankratov su Exile.ru (la sopravvivenza di questa rivista per me è la prova dell'esistenza in vita della libertà di stampa in Russia), l'Eurofestival - oltre a essere un gran baraccone "in grado di far sembrare American Idol un lugubre sermone metodista" - è terreno fertile per le più fantasiose teorie, del complotto e non. C'è chi lo vede come l'ultimo rifugio dei romantici, c'è chi non riesce a dimenticare l'esibizione dei lettoni boccellizzati Bonaparti, e c'è chi calcola (come per le Olimpiadi e per il Partito Comunista alle elezioni) quanti paesi facevano parte dell'Unione Sovietica o sono ex-repubbliche socialiste (rispettivamente 8 e 15, l'ho letto sul blog di Kononenko) e quanti sono i paesi ortodossi tra i primi dieci (8, dice lui, che però ha incluso l'Armenia). Nel magico mondo di Eurovision la vittoria serba viene vista come un modo per addolcire l'amaro calice dell'incombente indipendenza del Kosovo (e la finale si è tenuta in Finlandia, il paese di Martti Ahtisaari!), cose così.

Il Miro, nel frattempo, entrava nel tunnel delle dichiarazioni e del vissuto di Danilko/Serdjučka, avvalendosi di fonti sitografiche autorevoli come le pagine di wikipedia in russo e in inglese a lui dedicate, ma soprattutto il fondamentale articolo di Zizn'.ru intitolato: "Perdonami, Russia!" (la foto dimostra ancora una volta che Verka è la Pia™, di questo sono sempre più convinta). Andrej dice che lui non aveva intenzione di alludere a "Russia, goodbye", ma che la frase gli è venuta da sé dopo le parole "I want to see"; poi qualcuno gli ha detto che "Laša tumbaj" in un dialetto mongolo significa "sbatti il burro", e quindi il tutto è diventato "Voglio vederti mentre sbatti il burro", con coreografia e movimenti delle braccia adeguati. Seguono pareri di esperti a vario titolo, tra i quali una docente di lingua mongola ("in mongolo non esiste niente del genere"). Sulla Gazeta po-kievski la lingua da mongola diventa moldava e Danilko è categorico: non intendo scusarmi con lo show-business russo, non ho fatto niente! Pensavamo che ci avrebbero accusato di filonazismo, mica di queste cose qui. E c'ho uno spettacolo da preparare, mica posso pensare a queste insinuazioni. E comunque sbaglia chi dice che mi sono giocato il pubblico russo. Pare in effetti che Verka in Russia sia ancora più seguita che nel suo paese, non unanimamente felice di essere rappresentato da una drag queen in una manifestazione peraltro così sobria ed elitaria. Eh.

Potremmo continuare con le rivelazioni sulla vita sentimentale di Andrej, che dice di aver vissuto con una donna per otto lunghi anni e di esserne rimasto segnato per la vita ("È stata una prova pesante"... "Dio dà qualcosa e toglie qualcos'altro" ... "La mia arte ci ha guadagnato"). Però ce le teniamo per eventuali sviluppi: Verka/Pia™ entra di diritto nel novero dei nostri donnoni-alfa, con la Matvienko, la Pugačëva e poche altre (temo che Ljudmila non ce la farà, benché a Volgograd abbiano avuto l'idea di proporla come successore del marito per risolvere il problema del terzo mandato).
Dunque, almeno per oggi, "O-key, eppy end". Benché l'Ucraina con la sua rivoluzione Pantone™ abbia poco da ridere, detto tra noi.

venerdì, maggio 25, 2007

Sturm der Liebe in famigliamir

– No, noi alle sei non possiamo.
– Abbiamo da fare.
– Diciamo che abbiamo da fare.
– Possiamo dirglielo: guardiamo Tempesta d'Amore.
– Ssst, Elio. Lui, lo guarda.
– Ci piace molto, è una cosa alla buona.
– Una produzione tedesca.
– Succedono cose incredibili che poi si risolvono, vero Lina?
– L'altro giorno uno è rimasto morto per due giorni.
– Sì, ogni tanto lo inquadravano. Immobile, morto.
– Era cardiopatico e mangiava troppo. Poi hanno nascosto il cadavere nel furgone della lavanderia per portarlo in Italia.
– Voleva essere sepolto sotto un albero...
– ... un ulivo.
– Tedeschi, sono.
– E due giorni dopo si è svegliato. Risorto, dopo due giorni.
– Ma noi ci accontentiamo.
– Ambientato in un albergo, sai?
– Un albergo di lusso, un cinque stelle. Fürstenhof, si chiama. Sarebbe bello se Fürsten volesse dire cinque e hof stelle.
– Ma non mi sembra, Elio.
– No, infatti, ma facciamo finta.
– Ci piacciono molto gli esterni.
– Sì, le aiuole fiorite, i campi da tennis, gli animali, la coccinella sul filo d'erba...
– Ah, Elio: sai quello vestito di bianco con la racchetta che passa sempre davanti all'albergo?
– Sì, sempre lui. Sempre la stessa scena. Lo vedi da come muove la racchetta, il mona.
– Io mi sono accorta ieri.
– No, io avevo dei sospetti già da prima ma stavo zitto. Raccoglievo elementi per poi stupirti.
– Anche la coccinella è sempre la stessa. E il gatto rosso si lecca sempre la zampa sinistra.
– Ma noi facciamo finta di non accorgercene. Si vede che è fatto in economia.
– È rilassante.
– Non pensare che guardiamo solo quello. Non siamo rincoglioniti.
– Veramente ieri tuo padre ha insistito per raccontare la trama alla Gianvi.
– Perché quella non sta mai zitta, volevo confonderla. Adesso crede che abbiamo conoscenze in Baviera.
– Scemo.
– Comunque Annozero ce lo registriamo, no, Lina?
– Annozero, e anche Ballarò.
– Tempesta d'amore però lo guardiamo in diretta.

Insieme per l'emivita

Mesi fa eravamo rimasti alla considerazione che il Polonio-210 ha 138 giorni di emivita, ma se li sta godendo tutti: stava nel tè, nella tazzina, nella teiera, nella lavastoviglie, addosso ai camerieri, in un sushi bar di Soho, in quattro alberghi, in un ristorante di Mayfair, su tre aerei, nelle sedi di due società, nell'ufficio di Berezovskij, in varie auto, in uno stadio, ad Amburgo, e perfino a casa di una suocera. Ovviamente anche nella casa di Litvinenko, definita inabitabile.

La svolta di un paio di giorni fa era la notizia che la Procura britannica della Corona ha chiesto l'incriminazione "per omicidio tramite avvelenamento deliberato" dell'ex agente russo Andrej Lugovoj. Solito tira e molla: noi chiediamo l'estradizione, ma tanto la Russia non vuole. O forse chiederà in cambio Berezovskij, ma noi non cederemo perché ormai è degnissimo cittadino britannico.
Intanto Lugovoj promette straordinarie rivelazioni.
Ah già: al festival di Cannes sarà proiettato a sorpresa il documentario di Nekrasov (amico del defunto) sul caso. Chiamiamola coincidenza.

Però.
Perché dovrei fare il post lunghissimo che temete tutti, quando posso tentare un piccolo esperimento?
Sono curiosa di sapere quali sono i fatti e le immagini salienti che ricordate del caso Litvinenko: le prime cose che vi vengono in mente, l'impressione generale, quello che vi ha interessati o lasciati indifferenti, la vostra fantateoria preferita. Tutto, anche i dettagli comici, frivoli o irrilevanti. La foto dell'ex-colonnello dell'FSB agonizzante? Scaramella? Guzzanti? Il sushi? Putin che ammazza la gente (o l'agente)?
Perché io un'idea ormai ce l'avrei, ma (come dice una mia cara amica) vorrei rendere breve e piacevole una storia lunghissima e complicata. Se non vi viene in mente niente passo senza indugio a raccontarvi i fatti miei.

giovedì, maggio 24, 2007

"Spinti a sparire": il metodo del generale

Generale in pensione, ex paracadutista, ex combattente contro i nazisti, il vecchio porta una benda nera sull'occhio sinistro e a quanto pare è sordo. Dicono che è stato collaboratore di Massu, che ha combattuto contro i nazisti, che ha utilizzato ampiamente la tortura durante la guerra d'Algeria. Però ha anche combattuto contro i nazisti. Ci spiegano che il governo francese all'epoca aveva approvato le azioni degli squadroni della morte perché voleva che l'FLN fosse liquidato. E poi gli algerini hanno ammazzato altri algerini, per la precisione 45.000. E pensare, dice il giornalista italiano, che l'Algeria poteva diventare la Svizzera d'Africa.

Accanto a me è seduto Silvino, ex partigiano, presidente dell'ANPI. Ogni tanto si impenna, chissà se per qualcosa che è stato detto o perché punta un dettaglio, qualche fila più in là. Forse è semplicemente stanco, o stufo.

Il generale dice che non ha fatto volentieri quello che ha fatto, che ha scritto le proprie memorie perché la gente sapesse, che era necessaria una risposta francese al film di Pontecorvo e agli scritti di Mannoni.
Che la Battaglia d'Algeri è stata vinta dai francesi.
Sì, sottolinea con entusiasmo il giornalista italiano: la Battaglia d'Algeri è stata vinta dalla Francia, la guerra del Vietnam è stata vinta dagli americani. Sono state vittorie militari, ma sconfitte politiche. Dice. Il giornalista si mette a parlare di estremismo islamico, di gente che si fa esplodere in mezzo ai civili. Immaginate, dice, che questa sia una moschea affollata, piena di gente che sta pregando. Arriva uno, si ferma qui davanti e si fa esplodere. Gli fanno notare che in Algeria non andava così, ma è evidentemente colpito dalla potenza dell'immagine appena evocata, e dall'avere trasformato con poca spesa un tendone ai Giardini Pubblici di G. in un pezzo disperato di Iraq.

Silvino si guarda attorno, nota che prendo distrattamente appunti e per qualche secondo i miei occhi incrociano i suoi, due pesci malati in un acquario torbido.

Ci ripetono che il vecchio, del resto, ha combattuto contro i nazisti. Che la Francia sapeva.
Delle memorie invece non si parla: le torture ci sono state, ma non vengono descritte né quantificate. Non ci dicono quanti suicidi, quanta gente volata dalle finestre, quante persone fatte sparire dopo le confessioni, persone che oramai "non sentivano più niente": la tortura è un male piccolo ma necessario per sconfiggere il grande male del terrorismo, il vecchio è una lezione per la Francia, per tutti. La traduzione del libro sarà presto pubblicata dalla casa editrice che ha promosso la rassegna, e questo è quanto.

Se lasciassero spazio alle domande ci sarebbe da chiedere cos'ha fatto il generale dopo la guerra d'Algeria, dopo aver torturato, suicidato, spinto giù dalle finestre per il bene e con la benedizione del suo paese. Io lo so: ha fatto carriera, è andato in Sudamerica dove negli anni Settanta ha partecipato all'addestramento dei militari argentini, ai quali ha insegnato i propri metodi ("l'interrogatorio si converte in un metodo quando si svolge in modo da ottenere sempre una risposta", dice il colonnello Bigeard nel film di Pontecorvo: quel metodo è la tortura).
Il vecchio è stato una lezione per tutti: Argentina, Cile e Paraguay hanno applicato il metodo con diligenza, la battaglia di Algeri è ora utilizzata dal Pentagono per studiare come affrontare la guerriglia irachena.

Dopo un'ultima impennata Silvino se n'è andato. Il pubblico tace, l'incontro è finito.
Un ragazzo con gli occhiali scuri si avvicina al vecchio con la benda, gli stringe la mano e gli chiede un autografo: "Merci, monsieur Aussaresses". A voce troppo alta, perché a quanto pare il vecchio è sordo.

mercoledì, maggio 23, 2007

VVP e la Bank of New York

[Contesto: la Russia ha fatto causa alla Bank of New York per riciclaggio di denaro sporco (i fatti risalgono agli anni Novanta). Il Servizio doganale federale russo ha accusato il più antico istituto di credito americano di avere provocato danni alla Federazione per un totale di quasi 17 miliardi di euro].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva al grande tavolo presidenziale nel suo studio all'interno del Cremlino. A un tavolinetto, davanti a Vladimir Vladimirovič™, sedeva invece il direttore del Servizio doganale federale Andrej Jur'evič Bel'janinov.
- Ecco, - disse Andrej Jur'evič, estraendo dalla borsa alcune carte, - Abbiamo fatto causa alla Bank of New York. Per ventidue miliardi di dollari statunitensi.
- Ventidue miliardi? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E perché così pochi?
- Vale a dire… - si confuse Andrej Jur'evič, - Vale a dire... come così pochi?! Ventidue miliardi!
- Bratello, - sorrise Vladimir Vladimirovič™, - La procura è riuscita a tirar fuori a Chodorkovskij ventitré miliardi! Praticamente tutta la Bank of New York.
- Ma allora… - borbottò Andrej Jur'evič, riponendo le sue carte nella borsa, - Dobbiamo chiedere di più?
- Non chiedere, ma esigere! - annuì Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna porsi dei traguardi ambiziosi! Mille miliardi, dovranno pagare!
- Mille miliardi! - esclamò Andrej Jur'evič.
- Mille! - Vladimir Vladimirovič™ batté felice le presidenziali mani, - In questo momento ci fanno comodo anche gli spiccioli.
Andrej Jur'evič arrossì.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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Internazionale Comunista Canaglia

Ieri durante una seduta del consiglio comunale di Tol'jatti (Togliatti), nella regione di Samara, si è discusso della possibilità di cambiare nome alla città ritornando alla denominazione precedente, Stavropol' sul Volga.
L'idea sarebbe nata di recente, "quando sono state diffuse notizie sull'appartenenza di Palmiro Togliatti all'organizzazione terroristica Comintern". Si teme infatti che l'identificazione con il politico italiano possa danneggiare l'immagine della città.
Non è però la prima volta che se ne parla: nel 1996 c'è stato anche un referendum, e allora solo il 26% degli abitanti di Tol'jatti si è detto favorevole al cambiamento di nome.
Il membro della giunta comunale Borislav Grinblat dubita che il progetto sia fattibile: "Bisogna cambiare tutti i documenti, compresi quelli di identificazione degli abitanti: costerà centinaia di milioni di rubli. La città ci trova già in una situazione difficile, anche dal punto di vista politico. Mi sembra proprio che non sia il momento". Come ricorda Kommersant, il sindaco di Tol'jatti Nikolaj Utkin è stato arrestato il 1° maggio per sospetta estorsione, e la città è attualmente governata dal vice-sindaco.

Link-in-russo-ma-non-mi-sono-inventata-niente

Della notizia, oltre alle manine lunghe del primo cittadino e al fondamentale "ci piacerebbe tanto, ma non abbiamo i soldi", ho amato in particolare la frase "sono state diffuse notizie sull'appartenenza di Palmiro Togliatti all'organizzazione terroristica Comintern".


Polonium time

Avete delle ferie arretrate da smaltire, un lavoro che rimandavate da tempo, una partita di Playmobil da sdoganare?
Fatelo.
Perché forse sto per riesumare il dossier Litvinenko.

martedì, maggio 22, 2007

VVP e il Genio della Finanza

[Contesto 1: il presidente della Corte Costituzionale russa Valerij Dmitrievič Zor'kin ha aspramente criticato Michail Jur'evič Barščevskij, rappresentante governativo alla Corte Costituzionale e presidente del partito "Forza Civile", a proposito della decisione della Corte sulla possibilità di revisione "in peggio" delle sentenze. In un'intervista a Echo Moskvy, Barščevskij aveva affermato che questa decisione va contro le norme internazionali e sembra indicare l'inizio di un periodo controriformista. Di qui il contrasto.

Contesto 2: Nel 1989 Sergej Panteleevič Mavrodi, insieme al fratello Vjačeslav e a Marina Muravëva, fonda la MMM (dalle iniziali dei loro cognomi). All'inizio la compagnia si occupa di computer e forniture per uffici, poi però viene accusata di evasione fiscale e rischia il fallimento. Allora nel 1993 Mavrodi concepisce una truffa basata sul famigerato schema piramidale, che consiste nel prendere soldi da un investitore offrendogli un tasso di interesse di ritorno insolitamente alto. Agli investitori vengono sì pagati i tassi, come da accordo, ma i soldi non sono il ritorno di un investimento reale perché vengono dai depositi ottenuti dagli investitori successivi. Il numero degli investitori cresce rapidamente, il prezzo delle azioni cresce di pari passo e con i soldi incassati dalle nuove e più costose azioni la società paga i dividendi dei vecchi azionisti. La bolla speculativa scoppia quando gli interessi da pagare sono troppi rispetto ai nuovi azionisti. La MMM comunque non è quotata, per cui effettua uno sviluppo di prezzi azionari costanti del 1000% annuo, cosa che induce il pubblico a ritenere che l’investimento sia sicuro. Lo schema piramidale della MMM si fonda sul passaparola e su strategie di marketing molto aggressive, che conquistano rapidamente un pubblico ben poco smaliziato. La truffa coinvolge almeno due milioni di persone e raccoglie circa un miliardo e mezzo di dollari.
Mavrodi è stato arrestato nel 2003.
È uscito oggi. Se qualcuno vi propone un investimento infallibile in Russia io vi ho avvertiti.
Per curiosità: su advertka.ru potete scaricare i video pubblicitari della MMM].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e leggeva affascinato la corrispondenza tra il presidente della Corte Costituzionale Valerij Dmitrievič Zor'kin e il presidente del direttivo del partito "Forza Civile" Michail Jur'evič Barščevskij .
A un tratto le imponenti porte dello studio si spalancarono per far entrare un tipo bassino, tarchiato e occhialuto.
- Prego? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Chi cerca?
- Te, cerco, bratello, - rispose il tipo, sorridendo, - Te, cerco. Ho un affare.
- Ma lei chi è? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Mavrodi, - si presentò l'altro, - Sergej Panteleevič Mavrodi. Genio della finanza.
- Genio della finanza? - domandò incuriosito Vladimir Vladimirovič™, - Interessante. E cosa sa fare?
- So costruire piramidi altissime, - rispose Sergej Panteleevič, osservando attentamente l'arredamento dello studio di Vladimir Vladimirovič™, - MMM: sentito parlare?
- Sentito parlare, - annuì Vladimir Vladimirovič™.
- Ecco, quello sono io, - disse orgogliosamente Sergej Panteleevič.
- Molto bene, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Allora anch'io ho un affare per lei. Vede, il fondo di stabilizzazione...
- Ma al diavolo il tuo fondo di stabilizzazione! - Sergej Panteleevič agitò la mano per liquidare l'argomento e si avvicinò lestamente alla poltrona di Vladimir Vladimirovič™, - Dimmi una cosa, piuttosto: tu finisci presto, sì?
- In che senso? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Finisco cosa?
- Ma di lavorare qui, - Sergej Panteleevič indicò lo studio, - Perché voglio anch'io.
- Cosa vuole, lei? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire.
- Ma star seduto qui, - e Sergej Panteleevič spinse leggermente la poltrona di Vladimir Vladimirovič™, - A lavorare… E poi in galera mi mancava così tanto un gran bell'affare…
Vladimir Vladimirovič™ impallidì.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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lunedì, maggio 21, 2007

VVP e i convertiti all'Islam

[Il contesto: è notizia di oggi che l'FSB venerdì avrebbe sventato un attentato contro Valentina Ivanovna Matvienko, governatore di San Pietroburgo. I presunti estremisti sarebbero stati trovati in possesso di granate e di 500 grammi di plastico: secondo Vedomosti gli arrestati sarebbero due neo-convertiti all'Islam, mentre Kommersant parla del coinvolgimento di "alcuni ceceni". Il mondo politico è diviso sull'episodio, e le malelingue mormorano che si tratti di un'abile operazione propagandistica della stessa Matvienko, che si è detta "tranquilla e al sicuro" e sabato ha esibito il suo ghigno leggendario (ho letto da qualche parte che è stato scherzosamente definito "il più sexy di Google Image Search"; confermo che ho un debole per questa ex-komsomolka pluridecorata e mechata e per le chiacchiere sulla sua amicizia con Vladimir Vladimirovič) a una corsa di roller che si è svolta per le strade di San Pietroburgo. Naturalmente questo è quasi certamente un falso allarme e io me lo prendo. Intanto, Vladimir Vladimirovič™... ]

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin passò con la sua presidenziale limousine accanto a una storica moschea di Mosca. Nei pressi della moschea sostavano alcune persone. Alcune stavano entrando nella moschea, altre ne stavano uscendo.
- Chi sono queste persone, compagno maggiore? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al suo presidenziale autista.
- Sono musulmani, - rispose l'autista, - Si vede che si sono appena convertiti all'Islam.
- Convertiti all'Islam?! - domandò terrorizzato Vladimir Vladimirovič™, - Vai, maggiore, dai gas!
E la presidenziale limousine bruscamente accelerò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

venerdì, maggio 18, 2007

VVP e il volo per Samara

[Contesto: Altra Russia aveva organizzato per oggi una Marcia dei dissenzienti a Samara, in coincidenza con il vertice Russia-UE. Kasparov, Limonov e Ponomarev sono stati però bloccati all'aeroporto di Mosca dalla polizia che ha ritirato loro documenti e biglietti. Interfax scrive che tutti i documenti sono stati restituiti a Kasparov, Limonov e Ponomarev intorno a mezzogiorno e che i tre "avrebbero potuto prendere il volo delle 13.30 da Šeremet'evo-1. Però, secondo quanto ha riferito il portavoce del dipartimento degli affari interni, i leader di Altra Russia 'hanno preferito al volo per Samara rumorose dichiarazioni per attirare l'attenzione dei mezzi d'informazione'". Questa la cronaca. Questo è un piccolo reminder su Altra Russia. Nel mondo parallelo di Vladimir Vladimirovič™ invece le cose vanno così:]

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin arrivò in aereo da Samara, dove si era svolto il vertice Russia-Unione Europea. Nella sala d'attesa dell'aeroporto Vnukovo-2 Vladimir Vladimirovič™ si accorse con stupore che su una panca erano seduti lo scacchista Garri Kimovič Kasparov e lo scrittore Eduard Veniaminovič Limonov.
- Garri! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, spalancando le presidenziali braccia, - Eduard! Che ci fate qui?
- Ecco, - biascicò Garri Kimovič, - Volevamo andare a Samara. Alla Marcia dei dissenzienti. Ma quei tuoi banditi...
- Teppisti! - si intromise Eduard Veniaminovič.
- Quei tuoi teppisti ci hanno preso i biglietti e hanno detto che erano tipo falsi, - disse Garri Kimovič.
- Biglietti? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Quali biglietti?
- Quelli dell'aereo per Samara! - esclamò Eduard Veniaminovič, - Che i numeri dei nostri biglietti non risultavano nel loro computer! È un abuso legalizzato, questo!
- Bratellos, - disse piano Vladimir Vladimirovič™, - Quali biglietti?! Questo è l'aeroporto governativo. Volano tutti senza biglietto, con un lasciapassare. Ovvio che i vostri biglietti non risultano. Il computer non ne sa niente, dei biglietti.
- Come?! - Eduard Veniaminovič guardò allibito Garri Kimovič, - Ma cosa, hai sbagliato aeroporto, ti sei confuso?!
- No che non mi sono confuso, - rispose Garri Kimovič a Eduard Veniaminovič, - Kas'janov mi ha detto che lui vola sempre da qui.
- Come, Kas'janov?! - Eduard Veniaminovič alzò le braccia al cielo, - Sei fuori, bratello?! C'è gente che ci sta aspettando! Adesso dove andiamo?!
- Non serve andare da nessuna parte, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Prendete il mio aereo. Per oggi non mi serve più.
- Cosa?! - si meravigliò Garri Kimovič, - Te lo immagini? I leader della Marcia dei dissenzienti arrivano a Samara con l'aereo presidenziale?!
- Non ho capito, - Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle spalle, - Vi sembra il caso di fare gli schizzinosi?
Eduard Veniaminovič e Garri Kimovič si scambiarono uno sguardo furioso.
Vladimir Vladimirovič™ aspettava.

[Per la recente serie "un modo di dire russo al giorno, toglietemi il Miro di torno", la frase "vi sembra il caso di fare gli schizzinosi" traduce l'espressione вам шашечки или ехать? (vam šašečki ili echat'?), "vuole vedere la licenza o andare?", che viene da questo aneddoto:
nei paesi dell'ex-Unione Sovietica accade che quando si gesticola per chiamare un taxi si fermi un'auto privata (è un modo per arrotondare).
Un giorno un uomo chiama un taxi. Quando si ferma un'auto privata l'uomo dice al conducente: "Via, via! Voglio un taxi!" e il conducente risponde: "Vuol vedere la licenza o andare?". Volendo ricorrere a un modo di dire italiano sarebbe "O mangi questa minestra, o salti dalla finestra". L'istinto mi sussurrava di tradurlo "O così o Pomì", vedete voi].

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

VVP e il Patriarca

Vladimir Vladimirovič™ Putin e il Patriarca Alessio II passeggiavano per il Cremlino.
- È fatta, bratello, - disse piano il Patriarca a Vladimir Vladimirovič™, - Abbiamo firmato l'atto di comunione canonica. Adesso si comincia a vivere!
- Noi invece già vivevamo… - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Non sappiamo più come spendere i soldi... tanti ne abbiamo guadagnati...
- Dalli a me! - rispose il Patriarca, - Non andranno sprecati. Costruiremo templi. Cominceremo a fare attività missionaria. Faremo diventare Roma ortodossa!
- Ma si può? - si meravigliò Vladimir Vladimirovič™.
- Tutto è possibile alla volontà di Dio, - rispose il Patriarca, - Se ci sono i soldi, certo, tutto è possibile alla volontà di Dio.
- Anche a me sarebbe venuta in mente una cosa... - disse piano Vladimir Vladimirovič™, - Unire qualcosa. Ecco, mi piacerebbe unire Russia, Ucraina e Bielorussia. Ma niente da fare!
- Non ne hai il tempo, - il Patriarca si fermò e guardò Vladimir Vladimirovič™ con i suoi saggi occhi, - Il mio mandato dura tutta la vita, ecco perché io ce l'ho fatta. Anche tu hai bisogno di un incarico a vita, per riuscirci.
- Eh sì, come no... - commentò tristemente Vladimir Vladimirovič™, - Per colpa del mandato a vita voi vivete come mille anni fa. Fate luce con le candele, leggete sempre lo stesso libretto in antico slavo ecclesiastico. Ma il mondo è cambiato! Guardati attorno!
E Vladimir Vladimirovič™ indicò con la presidenziale mano l'edificio del Cremlino moscovita.
Il Patriarca seguì la mano con lo sguardo e poi fissò stupito Vladimir Vladimirovič™.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru


D is for Dangerous

– Guido io, ti fidi?
Apre la portiera, sale, aspetta che mi sia allacciata la cintura:
– Perché non dovrei fidarmi di una donna che non chiude a chiave la macchina?

Giusto.


giovedì, maggio 17, 2007

La mentalità del cambio

Ho dunque ricominciato a imparare a guidare. Non è facile, ma riserva piacevoli sorprese. Per esempio, ho elaborato uno stile di parcheggio in 5-6 manovre che consiste nel buttarmi dentro di muso e poi lavorarci su. Non è elegante, ma funziona.
La parte divertente però è la teoria, e cioè le sorprendenti risposte che ricevo chiedendo semplicemente: "Hai consigli di guida da darmi?".
Papà: "Il Vallone è più sicuro dello Stradone" e "Guarda sempre avanti, mai in basso".
Mamma: "Ricordati che in quel parcheggio c'eravamo solo io e un camion turco. E io sono riuscita a tamponare il camion. Con dentro il turco. Che dormiva, però. Scappata prima".
O.: "Fregatene delle altre marce. Le altre marce ti servono per arrivare alla quarta".
Amica D.: "Per me se la macchina è abbastanza vecchia puoi anche partire in seconda" e "Evitare carabinieri, polizia e finanza" ("Ma perché?" "Fanno nervoso" "Ma anche se non abbiamo niente da nascondere?" "Noi ce l'abbiamo sempre, qualcosa da nascondere").
Foodspammer: "Cambio... potenza motore... senti il motore, lo senti che qui la quarta suonerebbe male, no?... abbrivio. La smetti di parlare, ti allacci le cinture, hai mangiato?".
Daniele: "Posso dirti solo questo: se hai cinque marce, vai a 50 e sei in quinta hai un problema".
È il 17 maggio, ho un mio stile di parcheggio, ieri pomeriggio sono stata sorpassata da una bici. Qui ci starebbe il proverbio universale (chi va piano va sano e va lontano; l'equivalente russo, tìše èdeš', dàl'še bùdeš', non accenna alle condizioni di salute) o anche la frase che una volta sentii indirizzare da un benzinaio bergamasco a un guidatore frettoloso: "Uèi, chi ha fretta va a Imola!".
Tre giorni fa ho imboccato il raccordo Gorizia-Villesse, mi sono guardata attorno e finalmente ho messo la quinta (su-destra). Pensavo che per scendere alla quarta bisognasse fare il percorso inverso (sinistra-giù). Invece no, quello è il modo migliore per passare dalla quinta alla seconda e umiliare la scatola del cambio. Adesso lo so. Certe volte si capisce che "il motore soffre", come dicono loro, dal rumore asmatico che fa. Pensavo di risolvere il problema comprando un'autoradio.

ops
Proprio nel delicato passaggio dalla quinta
alla seconda è saltato il pomello. Ora posso
sostituirlo con qualcosa di più consono alla
mia personalità dolce ma aggressiva.




mercoledì, maggio 16, 2007

A qualcuno piace il caldo (con piccolo sci-fi trip)

Arrivo. Freccia. Parcheggio in dieci manovre occupando precisamente un posto e mezzo. Folle, freno a mano, spegnere fari, tirar su finestrini, spegnere motore. Aprire portiera. No. Togliere cintura. Aprire portiera. Scendere. Risalire. Prendere chiavi. Fa caldo.
Cercare parchimetro. 5 euro per tutta la giornata, fatto bene a occupare un posto e mezzo. Esporre ticket, cambiare scarpette con sandali, prendere borsa e asciugamano. Chiudere macchina. Compiere giro rituale per ammirare parcheggio e, se necessario, fare autocritica. Sono una principiante.
Fa caldo. Spiaggia. Lettino.
– Dove ti metto oggi?
– Mi piacerebbe avanti ma non avantissimo.
– Non avantissimo.
– Perché pomeriggio si alza il vento.
– Ti sei studiata la situazione.
– Sì.
– La seconda volta che vieni. E.
– Esatto.
– Pomeriggio dovrebbe calare.
– Se ho caldo sto zitta.
– Se hai caldo ti compri un ghiacciolo.
– Sì.

Pomeriggio ho caldo. Però è ancora primavera, la spiaggia è un mondo a parte, un mondo in cui si sta in costume e ci si spettina. Sembra di stare in uno di quei film in cui all'improvviso si mette a fare troppo caldo, la gente va al mare fuori stagione, organizza grigliate all'aperto e fa il bagno di mezzanotte solo per scoprire che:
a) il sole si sta incazzando, e bisognerà centrarlo con venti bombe atomiche per riavere indietro le mezze stagioni;
b) un meteorite infuocato si sta avvicinando alla Terra, e per deviarlo toccherà mandar su una disperata spedizione suicida (se si tratta di un film europeo) o due astronauti che si contendono la stessa donna (se si tratta di un film americano);
c) il malvagio presidente russo Zvonimir Tupin, dopo aver avvelenato e ucciso la civile opposizione democratica, ha innescato il decrepito e mal custodito arsenale nucleare sovietico costringendo la popolazione a rifugiarsi sotto terra; fortunatamente gli americani hanno scoperto la Formula™ per riprodurre la vita e moltiplicare la vegetazione anche sotto la superficie terrestre (stranamente la Formula™ è molto simile a quella del milk-shake alla banana, bizzarra e miracolosa semplicità della scienza) e tutto è bene ciò che finisce bene (tranne che per un gruppo di musulmani, subito messo in minoranza);
d) gli ufi stanno facendo degli esperimenti sulle nostre capacità di termoregolazione; verso la fine del film si scoprirà che l'unico modo per sconfiggerli è sfruttare la loro allergia a cose banali come l'insalata trocadero, la frutta sciroppata o i ghiaccioli alla frutta.

– Ciao, un Solero giallo.
– Non ce l'ho, il Solero, mi dispiace. È troppo presto.
Troppo presto per un Solero giallo? È più freddo degli altri gelati, non fa voglia? E la granita, allora? Sta lì dentro a girare da settembre?
– Bòn, allora una granita all'arancia.
– Amarena.
– Amarena.
Pago.
– Io un cono da una pallina.
Indica con il dito.
– Un cono al pistacchio?...
– A me, non al pistacchio!
Lo guardo meglio. Piccolo, magro, sette anni mal portati.
– Momento.
Mi fissano tutti e due con curiosità.
– Offro io.
E poi, ti pareva se non si alzava il vento.

VVP e il surriscaldamento globale

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ ricevette una telefonata dal presidente francese Jacques Chirac.
- Ascolta, bratello, - disse Jacques Chirac, - Cosa farai quando non sarai più presidente?
- Non lo so ancora, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Mi troverò un posto tra le file.
- Ma allora vieni con noi, - propose Jacques Chirac, - Ho messo su una fondazione. Come Clinton. Ci occuperemo dei problemi del surriscaldamento globale.
- Surriscaldamento globale? - si incuriosì Vladimir Vladimirovič™, - Interessante. Posso venire anch'io? Sì, proprio interessante, interessante... Ecco, perché io avrei questo yacht...
- Uno yacht? - si meravigliò Jacques Chirac, - E da dove salta fuori?
- Beh... - Vladimir Vladimirovič™ era imbarazzato, - Beh, è così, vorrei comprarlo... l'ho rimandato per un sacco di tempo. Insomma, voglio comprarne uno. Solo che non so dove andare a navigare. Il Mediterraneo l'ho già fatto.
- Con cosa, l'hai fatto? - Jacques Chirac non capiva, - Ma se hai appena detto che non l'hai ancora comprato, lo yacht.
- Beh - Vladimir Vladimirovič™ si imbarazzò ulteriormente, - Questo sarebbe un segreto militare... però a te lo dico... uff, con un sottomarino.
- E cosa ci fanno i sottomarini russi nel Mediterraneo? - Jacques Chirac si stupì ancora di più.
- Che differenza fa per te? Ci navigano, - Vladimir Vladimirovič™ si stava innervosendo un po' - Sott'acqua.
- Strano, però... - borbottò pensosamente Jacques Chirac - Ma allora perché ti interessa il surriscaldamento globale?
- Beh, come perché? - si sbalordì Vladimir Vladimirovič™, - Riscalderemo, per così dire, i ghiacci artici, e ci potremo andare con lo yacht. Lì sì che è interessante. Solo che lo yacht non ci arriva, ci passi solo con i rompighiacci. Hai sentito che ci è entrato uno squalo nella Neva?
- Aspetta, - Jacques Chirac non capiva, - Io però con il surriscaldamento globale voglio fare il contrario: lottarci. Non bisogna sciogliere i ghiacci dell'Artico! La Russia finirà sott'acqua!
- Bratello! - Vladimir Vladimirovič™ scoppiò a ridere, - Ci finirà dopo il 2008!
- Beh, e allora? - domandò Jacques Chirac.
- E allora non sarà più affar mio! - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Onorerò la costituzione! E allora mettimi pure nella tua fondazione. Sarà quello il mio posto tra le file.
E Vladimir Vladimirovič™ riagganciò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

martedì, maggio 15, 2007

VVP e Surkov

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov sedevano sul tetto del palazzo presidenziale a bere birra e a mangiare vobla*.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, osservando un gruppo di turisti cinesi che passeggiava per la Piazza Rossa, - Tu cosa farai, dopo?
- Dopo quando? - Vladislav Jur'evič non capiva.
- Ma sì, quando tutto questo finirà, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Quando smetterò di essere presidente.
- Ma io non smetterò di essere vice capo, - Vladislav Jur'evič si strinse nelle spalle, - I capi se ne vanno, i vice restano. Per me è già il terzo capo, e io... nulla, resterò.
- Non capisci, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Che non piaci a nessuno. Come Zurabov**.
- Beh, e allora? - Vladislav Jur'evič fece spallucce, - Zurabov non piace a nessuno, eppure se ne resta lì. Anche se non sa far altro che sgraffignare soldi. Invece io ho il cannone psicotronico. E poi...
Vladislav Jur'evič fece vagare pensosamente lo sguardo oltre la Piazza Rossa, oltre il Museo Storico, oltre lo scheletro di cemento dell'hotel "Moskva", fino alla massa grigia del palazzo della Duma.
- E poi sono l'unico a sapere dove stanno i pulsanti di quelli lì, - disse piano Vladislav Jur'evič.
Vladimir Vladimirovič™ sospirò.

*pesce del Caspio, che salato e affumicato si accompagna tradizionalmente alla birra (pivo i vobla, appunto).
**Michail Jur'evič Zurabov, ministro della sanità e dello sviluppo sociale, molto contestato per una riforma che ha privato i pensionati dei benefici sociali concessi in epoca sovietica, compensandoli con indennizzi ritenuti insoddisfacenti.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru


lunedì, maggio 14, 2007

VVP e il re dell'alluminio

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e lavorava ad alcuni documenti. A un tratto sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ squillò il telefono. Vladimir Vladimirovič™ sollevò immediatamente la cornetta.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce del presidente della compagnia "Russkij Aljuminij" Oleg Vladimirovič Deripaska, - Non è che potresti prestarmi dei soldi?
- Quanti? - domandò con tono professionale Vladimir Vladimirovič™.
- Un miliardo, - rispose Oleg Vladimirovič, - Sì, boh, anche un po' meno... quanto ce n'è.
- Un miliardo?! - ripeté allibito Vladimir Vladimirovič™, - E a cosa ti serve?
- Voglio comprarmi la Chrysler, - disse Oleg Vladimirovič, - Ma non mi bastano i soldi.
- Per un miliardo?! - Vladimir Vladimirovič™ si stupì ancora di più, - Cos'è, un nuovo modello?
- Ma no, - spiegò Oleg Vladimirovič, - Voglio comprarmi tutta la compagnia. Però ho solo cinque miliardi. Mi sembra poco.
- Bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Adesso spiegami una cosa semplicissima. Perché continui a comprare le peggiori compagnie automobilistiche del mondo? Eh? Perché non ti compri anche solo una compagnia di quelle normali? Non so... la BMW, per esempio? O, nella peggiore delle ipotesi, la Toyota?
- E che me ne faccio, per quei soldi? - borbottò Oleg Vladimirovič, - Io mica voglio produrre automobili.
- E cosa vuoi fare? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Ma chiaro, - rispose Oleg Vladimirovič, - Vendere alluminio. Peggiore è la fabbrica, più alluminio compra. E, tra l'altro, peggiori sono le automobili, più benzina consumano. E anche questo è ottimo per gli affari.
- Ma allora... - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire, - Vuoi venderti da solo l'alluminio? Come Chodorkovskij?
- Vorrei, sì, - rispose tranquillamente Oleg Vladimirovič, - E allora, me li dai 'sti soldi?
- Beh, qui non ne ho così tanti... - disse Vladimir Vladimirovič™, - Magari dopo gli stipendi?
- Sarà già tardi, - disse Oleg Vladimirovič, e riagganciò.
Vladimir Vladimirovič™ volse pensosamente lo sguardo verso la presidenziale finestra.

da: vladimir.vladimirovich.ru

A proposito di Deripaska e la Chrysler, link. È notizia delle ultime ore che l'80% della Chrysler è stato venduto al fondo di private equity Cerberus.

La Pobeda era bella per il nonno e sua sorella

Nei commenti si parlava di nomi d'auto più o meno appropriati: ho appena scoperto un link perfettamente in tema. "Avtomobilnaja azbuka", l'alfabeto automobilistico, edizioni "Biblioteca Giardino d'Infanzia". Quasi tutte le lettere sono associate a una marca e accompagnate da una rima. Per esempio - traduzione liberissima - "Gli zietti nostri cari - in garage han la Ferrari", "Con la Volga zio Tobia - con la Volvo zia Maria" e "La Pobeda era bella - per il nonno e sua sorella". Straordinariamente educativo.



domenica, maggio 13, 2007

I tibla, gli hacker e la NATO

Il ministro degli esteri estone chiede alla NATO di equiparare i ciber-attacchi ad azioni militari - Il ministro degli esteri estone Jak Aaviksoo lunedì parteciperà a Bruxelles all'incontro tra i ministri degli esteri dell'Unione Europea, dove tra le altre questioni intende proporre che i ciber-attacchi contro un paese della NATO vengano considerati alla stregua di azioni militari.
Gli hacker hanno preso di mira siti istituzionali e altri siti estoni dopo la decisione del governo di dare il via ai lavori di esumazione dei soldati russi sepolti sotto il memoriale sovietico nel centro di Tallinn e allo spostamento del monumento. Sotto attacco sono finiti in particolare i siti del presidente, del governo, del parlamento, del ministero degli esteri, della polizia e di altri dipartimenti, nonché quello del partito riformista.
"Attualmente per la NATO i ciber-attacchi non equivalgono ad attacchi militari. Questo significa che alle loro vittime non si estende automaticamente l'articolo quinto della NATO sulla difesa militare. Attualmente nella NATO nessun ministro degli esteri ha riconosciuto che i ciber-attacchi sono azioni militari. Ma è una questione che dovrà essere risolta prossimamente", ha affermato Aaviksoo secondo l'ufficio stampa del ministero degli esteri. (RIA-Novosti)

Ok. L'Estonia vuole applicare l'articolo 5 della NATO e attaccare gli hacker russi. Cioè, la Russia. Mica bagigi.

Tra le vittime degli hacker, tra l'altro, non ci sono solo le istituzioni. Ci sono anche siti di oneste compagnie private che hanno dovuto subire oltraggi come questo:



(Più o meno: "Il nostro onore - la nostra libertà - la nostra vittoria.
Ronda web - Infamia estone").
Sono davvero brutte cose. Anche perché il sito dell'agenzia di affittanze era ben lindo e carino:



e si preoccupava di specificare "tiblasi (venelasi) me ei teeninda!", "non serviamo tibla (russi)!".
(Fonte: Regnum.ru)
Russi in estone si dice venelased. Tibla è un termine dispregiativo: così venivano chiamati i soldati dell'Armata Rossa negli anni 1918-20, 1940-41 e 1944. Sull'uso del termine c'è ovviamente una reciproca attribuzione di colpa tra russi ed estoni; comunque deriva dal russo "Ty, blja" (blja è una parola molto versatile, che può essere usata come imprecazione o come insulto). L'espressione è tornata in auge nel lessico estone nel 1991. Nel 2002 su uno dei maggiori quotidiani estoni, l'Eesti Päevaleht, è apparsa una pubblicità con la scritta: "Ei loe Eesti Päevalehte? Järelikult tibla!", "Non leggi l'Eesti Päevaleht? Significa che sei un tibla!"
Che eleganza.

(Non vedo l'ora di poter applicare l'articolo 5 della NATO agli Haloniomi. Il modo di dire di oggi, quindi, è "нет худа без добра", net chùda bez dobrà, non tutto il male vien per nuocere).

sabato, maggio 12, 2007

Comunicazione di servizio

Il branco di Haloniomi che gestisce i commenti è oggi assente per partecipare all'Haloniomo Day e a Coraggio Haloniomo. I commenti verranno pertanto registrati ma non visualizzati. Portate pazienza ancora per un po'.
Operazione nostalgia: e quella volta che gli Haloniomi hanno fatto esperimenti spaziotemporali?
Era il 13 giugno; non eravamo ancora quattro volte campioni del mondo.
Che botta di tenerezza.

Baci,

Voglio quella sulla pulizia etnica, ce l'ha la Large?

Da Burton's, un nota catena britannica di abbigliamento maschile, fino pochi giorni fa era in vendita una t-shirt: economica, sobria, quasi anonima, non fosse stato per una scritta in cirillico attorno al disegno dell'aquila a due teste, "Очистим Русь от Всех Нерусских!", "Ripuliamo la Russia da tutti i non russi!" (la scelta di Русь, versione arcaica, sottolinea il sentimento etnico), tipica frase neonazista.
Un giovane cliente se ne accorge e avverte il personale. È risultato che la compagnia era già stata allertata da una dipendente, che aveva tradotto più blandamente la scritta con "La Russia a quelli che parlano russo", e ha deciso di ritirare la maglietta da tutte le filiali e dal negozio online. Odio etnico non buono.
Una portavoce della compagnia ha detto al Guardian che 6000 di quelle magliette erano state acquistate da un fornitore abituali. La libera traduzione che era stata data era "Sii orgoglioso della Russia". Come no.

Il Guardian elenca altre celebri gaffe di alcuni marchi commerciali:

Lo slogan della birra Coors, "Turn it Loose", tradotto in spagnolo diventava "Ti venga un attacco di diarrea". È stato sostituito con "Won't Slow You Down", che suonava decisamente meno allarmante all'orecchio spagnolo.

Nel 1996 la Reebok ha chiamato una scarpa da tennis femminile "Incubus". Purtroppo Incubus, secondo la mitologia medievale, era un demone che piombava sulle donne addormentate, violentandole e a volte uccidendole (e comunque, per usare l'eufemismo di Wikipedia, lasciandole "in pessime condizioni di salute").

Pare che lo slogan della Coca Cola, "Coke Adds Life", sia stato tradotto in tailandese "Coca cola riporta i tuoi antenati dal regno dei morti".

Quando la Ford lanciò la Pinto in Brasile fu costretta a cambiarle il nome: "pinto" sarebbe un termine gergale per "genitali maschili di piccole dimensioni". Figuriamoci.

Link


venerdì, maggio 11, 2007

Il ladro e il cappello

La Russia ha assicurato agli Stati Uniti che Putin non li ha paragonati al Terzo Reich - Il capo ufficio stampa della Casa Bianca ha dichiarato che l'amministrazione degli Stati Uniti ha ricevuto da parte russa l'assicurazione che il presidente russo Vladimir Putin non intendeva paragonare la politica americana a quella della Germania fascista nel discorso tenuto in occasione del 62° anniversario della Vittoria sul nazismo. (Interfaks)

Cosa ci ha combinato stavolta Putin nel suo discorso del 9 maggio? Traduciamo letteralmente da qui (vado al punto saliente).

"La Giornata della Vittoria non unisce e accomuna solo i cittadini russi ma anche i nostri vicini della Comunità degli Stati Indipendenti. Siamo profondamente grati alla generazione di persone alle quali è toccato il duro destino della guerra. Ci hanno consegnato la loro tradizione di fratellanza e solidarietà, la loro esperienza ottenuta davvero dopo molte sofferenze. E noi conserveremo come cose sacre questa memoria e la sua eredità storica.

Coloro che cercano oggi di sminuire quest'esperienza inestimabile e profanano i monumenti agli eroi di guerra insultano il popolo e seminano l'inimicizia e la diffidenza tra i paesi e tra le persone.

Non abbiamo il diritto di dimenticare che le cause di ogni guerra vanno anzitutto ricercate negli sbagli e nei calcoli errati fatti in tempo di pace, e che le loro radici sono nell'ideologia dello scontro e dell'estremismo. Tanto più oggi che queste minacce non stanno diminuendo. Si stanno semplicemente trasformando, cambiano aspetto. E in queste nuove minacce, come ai tempi del Terzo Reich, c'è lo stesso disprezzo per la vita umana e la stessa aspirazione a stabilire una supremazia esclusiva sul mondo.

Sono convinto che solo la responsabilità collettiva e la collaborazione alla pari possano far fronte a queste sfide e possano permetterci di unire le nostre forze per contrastare qualsiasi tentativo di scatenare nuovi conflitti armati e minare la sicurezza mondiale".

Disprezzo per la vita umana e pretese al dominio esclusivo del mondo: non saranno mica gli Stati Uniti, come hanno affermato tra gli altri il New York Times, l'International Herald Tribune e il Chicago Tribune rendendo necessaria la smentita ufficiale? In casi come questo i russi dicono na vore šapka gorit: "al ladro sta bruciando il cappello", cioè chi si scusa si accusa (sapevatelo: un giorno, nella necessità di smascherare un ladro, qualcuno in mezzo alla folla disse "guardate, al ladro sta bruciando il cappello!", al che il ladro si portò le mani alla testa, tradendosi. È che stavolta gli Stati Uniti un po' di caldo alla testa dovevano sentirlo, per forza).

VVP e il cimitero

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov sedevano nello studio all'interno del Cremlino a guardare le fotografie dei funerali del pensionato Boris Nikolaevič El'cin e del musicista Mstislav Leopol'dovič Rostropovič.
- Va' che bel cimitero... - borbottò pensosamente Vladimir Vladimirovič™, rigirando le fotografie tra le presidenziali dita, - Eh, bratello?
- Già, niente male, - annuì Vladislav Jur'evič, - Peccato che sia tanto piccolo. Praticamente non c'è più posto.
- Ma va'? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Peccato. A me... lì... certo, sarebbe piaciuto...
- Tocchiamo ferro, - rispose Vladislav Jur'evič, - Noi tutti abbiamo un gran bisogno di te.
- Ohi, per favore, non ricominciare... - Vladimir Vladimirovič™ agitò una mano, - Terzo mandato... trentatreesimo mandato... tutta la vita... No. Ma che bel cimitero. Forse si potrebbe ampliare?
- Lì vicino c'è un monastero, - rispose Vladislav Jur'evič, - Possiamo chiuderlo.
- No, no non va bene, - Vladimir Vladimirovič™ scosse il presidenziale capo, - Il patriarca non capirebbe. A proposito, lui dove lo seppelliremo? Di fronte a El'cin?
- Tocchiamo ferro! - disse Vladislav Jur'evič, - Ma che idee ti vengono, io non capisco. Non vuoi buttar giù il monastero? Allora ci limitiamo a chiudere Novodevič'e. Diciamo che non c'è più posto. E il posto che rimane ce lo prendiamo noi. In futuro.
- Ecco, buona idea... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Chiudiamolo. Telefona a qualcuno. A Kožin, il capo della tesoreria, per esempio. Che faccia un annuncio...
- Ecco, me lo sono scritto, - annuì Vladislav Jur'evič, prendendosi un appunto, - Dove ti piacerebbe stare: sul viale centrale o vicino ai loculi?
Vladimir Vladimirovič™ fissò stupito Vladislav Jur'evič.
Vladislav Jur'evič si strinse nelle spalle e prese un altro appunto sul suo bloc notes.

da: vladimir.vladimirovich.ru

giovedì, maggio 10, 2007

Falso Allarme per Papavero su Monetina

Nel 2004 il Canada, per commemorare i suoi 117.000 caduti in guerra, ha coniato 30 milioni di monetine da 25 centesimi che raffigurano un papavero rosso al centro della tradizionale foglia d'acero. Il papavero, in Canada come in altri paesi, è il fiore dei veterani di guerra: l'uso risale agli anni Venti del secolo scorso, ed è condiviso almeno da America, Gran Bretagna, Francia, Australia, Nuova Zelanda e - appunto - Canada. Neanche a noi italiani l'associazione d'idee è del tutto estranea, sarà per la rima fossi-papaveri rossi. Comunque: se sei americano, britannico, francese, australiano, neozelandese o canadese e ti trovi in tasca un quarto di dollaro con un papavero rosso e la scritta "remember souvenir", dovresti sapere come reagire.
Eccezione: alcuni contractor dell'Esercito degli Stati Uniti, che trovano la monetina sospetta e fanno rapporto, descrivendola come "anomala" e riempita di "qualcosa di artigianale che sa di nanotecnologia".
La "nanotecnologia" è un normale rivestimento applicato dalla Zecca canadese per impedire che il rosso del papavero sbiadisca.
Mettiamoci nei panni del diligente contractor: trova questa strana monetina nel vano portaoggetti di una macchina a noleggio. La gira e la rigira tra le dita, pensa "diversi stati... uhm... natura non elettronica... analogica... bla... nanotecnologie...". Un altro contractor pensa che qualcuno gli abbia messo due di quelle monetine in tasca. Perché lui le svuota sempre, le tasche, e tiene gli spiccioli in una busta di plastica.
Così il Dipartimento della Difesa americano lancia un allarme spionaggio. Resta solo da determinare se si tratti di spionaggio militare o industriale. Naturalmente in seguito l'allarme rientra, ma l'Associated Press riesce a procurarsi il rapporto di 29 pagine e lo diffonde.

Questa è chiara disinformazione, una manovra dei media ostili per screditare il Dipartimento della Difesa americano. Come possono gli Stati Uniti scambiare una monetina per una microspia? Dopotutto i soldi passano di mano, no? Chi potrebbe ricorrere alle nanotecnologie e poi smaltarle di rosso? Avete mai visto una cimice che brilla al buio? In questo caso non si chiamerebbe lucciola? Perché non metterci, già che ci siamo, un piccolo dispositivo sonoro che emette un inquietante "uiiiiiuuuuuu-uiuuuuuuuu"? Quindi la notizia è falsa come una monetina da 30 cent. Chiaro.

Link

A questo punto, aprirei un dibattito sui cavalli lipizzani raffigurati sulla moneta da 20 centesimi slovena. Non solo c'è il sospetto di una contesa con l'Austria (Lipica è in Slovenia, però la fama della razza è merito della Scuola di Equitazione di Vienna), ma l'altro giorno mentre intascavo il resto mi è sembrato che Pino Silvestre e il suo amichetto mi facessero l'occhiolino. Io le nanotecnologie non le reggo.

Salve per la Regina

"La Regina è stata salutata con 21 colpi a salve. 22, se contiamo anche quello che è partito accidentalmente a Cheney".
Jay Leno, citato da USNews.

mercoledì, maggio 09, 2007

VVP e l'Estonia

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino intento a colorare con i pastelli le presidenziali carte mute. Vladimir Vladimirovič™ disegnò con molta cura un cerchietto rosso al posto di San Pietroburgo. Poi tracciò in nero i confini della Lituania e della Finlandia. In seguito Vladimir Vladimirovič™ prese un pastello blu e con esso dipinse diligentemente l'Estonia. Sul blu Vladimir Vladimirovič™ scrisse a lettere gialle: "Golfo di Finlandia".
Vladimir Vladimirovič™ si rilassò sulla presidenziale poltrona, contemplò la carta e si fece un'allegra risata.
A un tratto sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ si mise a suonare l'apparato di comunicazione con i capi di stato stranieri. Vladimir Vladimirovič™ sollevò il ricevitore.
- Prontoooo! - nel ricevitore risuonò una voce lontana e sconosciuta. - Bratelloooo!
- Chi parla? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Sono Andruuss… - spiegò lentamente la voce lontana, - Andruuss Ansiipp. Priimo miniistro Estooonia.
- Chi? - si meravigliò Vladimir Vladimirovič™, - Ma quale Estonia, ancora? L'ho appena cancellata…
- Senti, bratellooo, - continuò imperturbabile la voce, - Non è che afete altro broonzo?
- Che bronzo? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire, - Con chi vuole parlare?
- Bratellooo, - rispose a Vladimir Vladimirovič™ il primo ministro dell'Estonia, - Noi esportiaamo mettallli non ferrooosi. E li appiamo finitti. Restaaava solllo fostro soldatto di brooonzo. Lo appiamo segato und venduto..
- Ma nel cimitero allora cosa c'è? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Plastika! - rispose il primo ministro, - I nostri afefano pisogno di altro broonzo! Non zapevate?
- Ma va' al… - borbottò Vladimir Vladimirovič™ buttando giù il ricevitore.
Vladimir Vladimirovič™ guardò di nuovo la sua carta da colorare, poi prese un pastello verde e con decisione tracciò la linea del gasdotto baltico, che passava proprio per quel punto del Golfo di Finlandia dove un tempo si trovava l'Estonia.

da: vladimir.vladimirovich.ru

9 maggio



С Днём Победы!

http://9may.ru/ (in russo)
http://eng.9may.ru/ (in inglese)

martedì, maggio 08, 2007

La città, il vento: Buràn

Liberi tutti: è online il nuovo numero di Buràn. 28 scritture da 26 paesi, rinnovata veste grafica, tema "La Città" più una bella sezione "Immaginario".
Leggetelo con calma (è anche possibile scaricare i .pdf dei testi), dopo la sfibrante trasferta estone del Miro ve lo meritate.

Herr Effe ne parla qui.




[Grazie, di cuore: per il lavoro, la cura, l'attenzione. Per avermi fatto capire che una parte di me aveva bisogno di continuare a leggere il cirillico, e per la scia di meraviglie che lasciano queste scoperte].

lunedì, maggio 07, 2007

Il punto di vista russo

Ed ecco l'opinione di un cittadino estone di etnia russa, dalla sezione russa di Delfi.

"L'autore non approva in alcun modo gli sciacalli e i provocatori di qualsiasi nazionalità. Assolutamente sobrio e - gli sembra - d'animo ragionevole, si è limitato a stare nei pressi della Biblioteca Nazionale in segno di protesta per le insincere e - secondo il suo punto di vista - illegali azioni del governo di Andrus Ansip nella notte del 27 aprile.

Integrazione europea
Le autorità estoni un po' di anni fa hanno fatto chiaramente capire una cosa ai russi che vivono in questo paese: 'Voi avete il vostro orticello, noi il nostro'. I russi obiettarono, 'Scusate, ma stiamo nello stesso cortile, a che serve un secondo orticello?'. No, niente da fare, hanno risposto loro. No voleva dire no. I russi organizzarono il loro orticello e cominciarono a farcela anche senza l'aiuto delle autorità. Be', lo stato ha voltato le spalle a un terzo della popolazione, ha detto che avrebbe aiutato chi si fosse aiutato da sé. E così i russi hanno fatto.

A un certo punto è risultato che i russi stavano troppo bene, così. E bisognava sottrarre qualcosa al loro orto. Perché il cortile adesso era di tutti. E sono arrivati poliziotti da tutto il paese, corpi speciali, cani, sono stati tirati fuori i lacrimogeni, le granate sonore, i proiettili di gomma ed è stato detto: adesso togliamo dal vostro orticello quello che ci dà fastidio. E quando i russi hanno chiesto 'scusate, ma per quale motivo?', è arrivata loro addosso tutta la macchina repressiva dello stato.

Dopo l'ingresso dell'Estonia nell'Unione Europea e nella NATO la nazione ha perso di vista i propri scopi, l'economia ha cominciato a svilupparsi in modo selvaggio, il bilancio dello stato si è gonfiato di denaro e si è presentata la possibilità di spartire somme che erano molto alte per gli standard locali. È cominciato il commercio di cariche, posti, posizioni. E la politica si è allontanata dalla vita.

La politica è stata semplicemente rimpiazzata dall'accettazione delle decisioni. Gli estoni sono un popolo ligio alle leggi: se gli si dice che è stata presa un certa decisione loro eseguono. Se qualcuno chiede perché la decisione è proprio quella, gli rispondono che è una questione di sicurezza nazionale.

A suo tempo un gruppo di sociologi ha cercato di spiegare alle autorità che non si fa così in uno stato democratico. Ma già allora i politici pensavano di essere loro, lo stato. Quando scoppiò la crisi di Lihula [nell'agosto del 2004 a Lihula fu inaugurato un monumento a un soldato estone in uniforme nazista; venne rimosso in seguito alle numerose proteste - anche della comunità internazionale - per riapparire in seguito a Lagedi, vicino a Tallinn. n.d.T.] il governo non riuscì a trovare in sé né le forze, né le competenze, né le conoscenze per una gestione democratica della società. In mancanza di questo la cosa più semplice è il ricorso alla forza. Di notte. Le conseguenze sono note.

Integrazione estone
L'attuale governo è tornato ai vecchi sistemi. Tra l'altro, la gente si è rivelata più intelligente delle autorità che continuavano a ripetere che bisognava rimuovere il Soldato di Bronzo dal Tõnismäe. Quando è diventato difficile continuare a ignorare le domande scomode dei giornalisti, si è consultata l'opinione pubblica: non un solo serio sondaggio ha dato i risultati su cui Ansip contava. La maggioranza della popolazione non si è pronunciata a favore della rimozione del monumento. E allora le autorità, a me sembra, hanno deciso di organizzare la provocazione alla Biblioteca Nazionale. Così l'operazione notturna è culminata nell'infuriare dei vandalismi, e il giorno successivo nelle manifestazioni di protesta e in altri disordini, e il governo si è non poco spaventato. La paura, come si sa, genera crudeltà. E con crudeltà sono stati trattati i manifestanti. E i curiosi che si erano uniti a loro. I russi sono stati picchiati per il loro disaccordo, ma i finlandesi, i tedeschi e gli svedesi, per quale motivo?

Le decisioni e le azioni del governo hanno infranto il fragile equilibrio della società, un equilibrio che le autorità definivano stabile e sicuro e che è stato spezzato da una decisione del governo. Ora il premier e i suoi ministri giustificano con tutte le forze le proprie iniziative, continuando a sottolineare l'illegalità delle azioni dei teppisti. Ma chi vuole mai difenderli?

Ma non interessa a nessuno sapere chi protestava davvero? E contro cosa protestava? E per quali motivi?
Se si considera questo, si vede che la politica di integrazione dell'Estonia finanziata dall'Unione Europea ha portato alla decisione di investire decine di milioni di corone nell'insegnamento della lingua estone. L'enorme bolla di denaro dell'integrazione è scoppiata e la coalizione di destra guidata da Ansip si è messa convulsamente a seguirne le tracce.
Ma se si spiegassero le origini della tragedia, allora Ansip farebbe meglio a dimettersi. Ha represso così bene questi russi che protestavano. Un morto, decine di feriti, migliaia di persone umiliate: questo è il prezzo che bisognava pagare per spostare il Soldato di Bronzo a due chilometri dal centro.

Ho già vissuto una situazione simile in epoca sovietica. Allora i problemi scomodi venivano soffocati con la forza nel sottosuolo. Si metteva in moto la macchina di repressione del dissenso, e in superficie era tutto tranquillo. Sento ancora sulla pelle l'atmosfera di allora: le persone che non erano d'accordo con il partito e con il governo erano oggetto di intimidazione e di repressione. Quando l'atmosfera di paura nella società si fa tesa, i siloviki sono quelli che stanno meglio: completa impunità e libertà di mentire. Che importa se bisognava rispettare una regola: per legge i poliziotti dovevano portare dei distintivi sul petto con il loro cognome. I distintivi chissà come cadevano quando cominciavano le operazioni di polizia!
Ricordo bene quei tempi. E mi dispiace molto per la società estone e per le persone ragionevoli che cercano di far capire alla gente il proprio disaccordo con le azioni del governo di Ansip, che ha mentito più volte pubblicamente alla società a proposito del monumento. Per molto meno altri si sarebbero dimessi, ma Ansip rimane: la delegazione della Duma russa, giunta in Estonia, ha dichiarato contravvenendo a tutte le norme della buona educazione che bisognava mandare a casa quell'Ansip. E la risposta è stata: non cederemo alle interferenze esterne.

Nella società si è cominciato a sentire odore di revanscismo: è apparsa finalmente la possibilità di pareggiare i vecchi conti con i russi. Adesso abbiamo la polizia, le granate sonore e tutto il resto, come ha osservato con amara ironia l'intellettuale estone Mjart Vjal'jataga. Il nazionalismo si è manifestato violentemente nella vita quotidiana: nei negozi e nelle trattorie possono rifiutarsi di servirvi se non parlate estone, a scuola (!) i colleghi estoni possono togliere il saluto al professore di lingua russa, al cui fianco hanno lavorato per decenni. Da qualche parte questo è già successo...

Il disaccordo con le decisioni del governo viene considerato tradimento della patria, ed è stato già deciso chi sono i nemici del popolo estone. Se gli osanna cantati in questi giorni taceranno, forse si sapranno i nomi delle persone che hanno dato l'ordine di scatenare sulla folla di manifestanti una squadra specializzata nella repressione delle rivolte nei carceri, armata di mazze di ferro.

Mi dispiace per questa spaventata società estone: per gli estoni pensanti, quelli che non hanno visto le delizie totalitarie del potere sovietico e ora sono confusi, e quelli che le hanno viste e sono traumatizzati. Il governo non ha solo ignorato la comunità russa, ha liquidato anche i seri avvertimenti di dozzine di professori: non giocate con il fuoco.
Hanno causato un incendio. Adesso il governo ci getta sopra le leali dichiarazioni dei professori di due istituti privati. Ma così facevano i sovietici: quando bisognava condannare l'esercito israeliano, le autorità sovietiche trovavano senza difficoltà decine di ebrei disposti a condannarlo pubblicamente. Andava così. Venivano falsificati i fatti e confuse le citazioni, proprio come fanno ora i giornalisti 'democratici'. I cani da guardia della democrazia sono diventati cani da compagnia, e sono accorsi in difesa della polizia e del governo, perché lo spettacolo deve continuare. Noi non lo permetteremo, noi non cederemo, noi non lo ammetteremo. È un'infamia.

Aneddoto
Un vecchio armeno sta morendo, circondato dai figli e dai nipoti:
Si riprende una prima volta e dice:
- Figli miei, ricordate: costi quel che costi, proteggete gli ebrei!
E una seconda volta:
- Figli miei, costi quel che costi, proteggete gli ebrei!
E una terza:
- Figli, proteggete gli ebrei!
Il figlio maggiore, confuso, chiede:
- Papà, ma perché proprio gli ebrei?
- Ricorda, figliolo: quando finiscono gli ebrei passano agli armeni..

Ricordatevi, estoni pensanti: proteggete i russi, perché quando finiranno i russi passeranno a voi.

Vitalij Belobrovcev, cittadino estone
4 maggio 2007"

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Il punto di vista estone

Il punto di vista estone è ben espresso da Itching for Estimaa, che mette in rilievo la multietnicità dell'Estonia:

"Tanto per cominciare, farò un'affermazione di carattere generale. L'Estonia è stata multietnica per secoli. Gli estoni costituiscono in sé un gruppo etnico, ma il territorio ha ospitato vari altri gruppi, soprattutto svedesi, tedeschi e russi.
A complicare le cose, anche il processo di integrazione va avanti da secoli, e precede di molto le 'draconiane' leggi sulla cittadinanza dei primi anni Novanta. La maggioranza degli estoni non è 'etnicamente pura'. Anzi, i loro antenati provengono spesso da paesi diversi.

L'ambasciatore estone Marina Kaljurand, che è stata assediata nell'ambasciata di Mosca, non è d'etnia estone. È metà lettone e metà russa. Il sindaco di Tallinn Edgar Savisaar è per metà russo. Lennart Meri, il secondo presidente dell'Estonia, era svedese da parte di madre. Nelle famiglie, come si sa, si intrecciano spesso elementi tedeschi ed estoni. E, per complicare ulteriormente, anche molti membri russofoni della comunità russa d'epoca sovietica hanno seguito questo percorso di integrazione. Si sono sposati con persone di etnia estone o semplicemente 'estonizzati'.

Due esempi: i politici estoni Mihhail e Aleksei Lotman sono figli del semiotico originario di San Pietroburgo Jurij Lotman. Etnicamente sono ebrei russi. Però Mihhail è entrato nel partito di destra Isamaa-Res Publica e Aleksei rappresenta il partito dei Verdi al Parlamento. Dunque le origini non hanno impedito loro di farsi strada nella società estone.

Chi ha origini miste in Estonia spesso parla più lingue: oltre all'estone conosce il russo e a volte l'inglese. Chi ha legami con altre minoranze parla magari il finlandese o lo svedese. Nel distretto di Noarootsi, nell'Estonia occidentale, c'è una scuola superiore esclusivamente svedese, e in quell'area vivono solo 50 persone di etnia svedese.

Nonostante il patrimonio multietnico dell'Estonia, il paese è ancora piuttosto omogeneo. In 13 delle 15 regioni, gli abitanti di etnia estone compongono più dell'80% della popolazione. Questo è anche il caso della seconda città dell'Estonia, Tartu. Come si è sentito spesso dire la scorsa settimana, le zone in cui si concentra prevalentemente l'etnia russa sono Tallinn e la regione di Ida Viru, a nord-ovest. L'Estonia è composta per il 69% dall'etnia estone e per il 26% da quella russa. Quel 26% vive per lo più in queste aree urbane.

Tallinn è un esempio interessante di come la demografia estone possa cambiare rapidamente. Nel 1989 a Tallinn vivevano quasi 500.000 persone. Lo scorso anno aveva 396.000 abitanti. Sei anni prima gli abitanti erano 400.000. Tra quei 4000 abitanti in meno in sei anni, il declino demografico è stato maggiore tra la popolazione di origine russa.

A Tallinn la popolazione di etnia estone è di 216.000 persone, quella russa di circa 144.000. In sei anni la prima è diminuita di 1000 unità, la seconda di quasi 3000. [...]

Io interpreto la situazione così: invece di sentirsi più forte grazie all'appoggio di una Mosca in ripresa, la comunità russa di Tallinn si sente in realtà più debole in quanto l'equilibrio demografico si sposta costantemente a favore dell'etnia estone. Quindi i russofoni che parlano una sola lingua si scontrano più frequentemente con la realtà del loro status minoritario. Questo accentua la frustrazione, che produce effetti come le rivolte della scorsa settimana.

Un altro fattore è che la politica estone è controllata da individui che non vengono da aree vicine alla minoranza russa. Andrus Ansip è di Tartu. Mart Laar è nato a Viljandi. Il President Toomas Hendrik Ilves è nato a Stoccolma, anche se pare non abbia mai voluto ottenere la cittadinanza svedese.

Dunque, nella recente controversia, sono stati dei politici di Tartu, come Ansip e il ministro della difesa Jaak Aaviksoo, a prendere decisioni che hanno avuto un forte impatto sulle vite degli abitanti di Tallinn, mentre Edgar Savisaar, comunemente considerato più vicino alle esigenze dell'etnia russa - visto che tecnicamente vi appartiene - ha condannato le loro mosse. Si noterà che altri abitanti di Tallinn, come Reet Aus, lo stilista il cui nonno progettò il Soldato di Bronzo, hanno criticato la rimozione del monumento. In questo caso, si potrebbe pensare che la cosmopolita Tallinn sia ostaggio di politici di provincia. Lo si potrebbe affermare, ma io mi rifiuto di farlo.

I monolingue russi si sentono tipicamente trattati con superiorità dagli estoni, mentre gli estoni sono frustrati dall'incapacità dei russi di adattarsi alla cultura estone e dalla loro ammirazione per forze storicamente ostili al popolo estone, come l'URSS.

Le politiche di integrazione dell'Estonia dopo il 1991 sono state condannate da alcuni e lodate da altri. Un fatto spesso trascurato è che funzionano. Gli apolidi diminuiscono anno dopo anno; attualmente solo il 9% dei residenti è privo di cittadinanza, contro il 32% di soli 15 anni fa.

Con i monolingue russi i politici estoni hanno utilizzato il metodo del bastone e della carota. I russi che devono ancora integrarsi vedono però solo il bastone. Dato che non hanno la cittadinanza non possono votare sulle politiche che li riguardano di più.

La riforma scolastica è un altro tema caldo. Avendo a che fare con una minoranza monolingue che ha difficoltà ad ottenere impieghi ben retribuiti e un adeguato status, i politici estoni sono stati portati ad imporre un'alta percentuale di istruzione in lingua estone a livello di scuola dell'obbligo. Questo ha prodotto ulteriori pressioni sull'etnia russa.

Anche qui la questione è complicata, perché per avere successo in Estonia è fondamentale conoscere l'estone, ma visto che ottenere questa competenza linguistica è difficile molti russi lo vedono come una discriminazione che mira a 'escluderli' dalla partecipazione alla vita politica ed economica.

Dunque il punto è controverso, anche se alcuni membri della comunità russa che si sono integrati accusano i loro simili di essere il 'peggiore nemico di sé stessi' e di rifiutarsi di riconoscere alcuni fatti fondamentali dell'Estonia.

Inolte i russofoni monolingue ricevono la maggior parte delle notizie da media russi controllati dal Cremlino. Dal 1991 la Russia conduce una campagna di propaganda anti-estone mirata a screditare il paese nell'arena internazionale con l'obiettivo a lungo termine di riportarla sotto il proprio controllo. Non mi piace pensarlo, ma posso solo concludere che sia così, dopo aver letto centinaia di storie sui media russi.

È mia opinione che la politica estera russa veda ancora i vicini attraverso la vecchia lente delle "sfere di influenza" e cerchi innanzitutto di controllarli senza pensare al risultato finale. I nazionalisti russi pensano anche di avere il diritto di controllare territori che appartenevano all'impero russo nell'Ottocento. [...]

Se da un lato i russi che vivono in Estonia sono sottoposti a varie pressioni - un Cremlino sciovinista, il declino della popolazione, la pressione del governo - dall'altro devono ancora organizzarsi e collaborare efficacemente con le autorità locali.

I partiti supportati dal Cremlino devono fare i conti con un calo di adesioni man mano che le persone si naturalizzano. Leader come Dmitri Klenski - cha parla estone ma blatera di stalinismo - ottengono visibilità mediatica ma scarsi risultati elettorali.

Il Partito del Centro di Edgar Savisaar è una roccaforte dell'etnia russa, ma non ha promesso di cambiare le leggi sulla cittadinanza e sulla lingua. E inoltre nessuno capisce cosa voglia politicamente questo partito.

Alcuni vogliono diventare una minoranza ufficiale, con il russo come lingua nazionale. Ma ci sono anche russi che vi si oppongono e che mandano i propri figli agli asili estoni per avvantaggiarli. E poi ci sono quelli che pensano che l'Estonia appartenga ancora alla Russia e aspettano che i rossi tornino e continuino il lento sradicamento del popolo estone. [...]"

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Estonia, demografia: post di "sapevatelo?"

Questo è un chiaro post di "sapevatelo?". Ci manco solo io che passeggio come Piero Angela su una grande mappa dell'Estonia (magari in uniforme sovietica). Portate pazienza, serve per i discorsi successivi.

In Estonia gli abitanti di etnia estone costituiscono circa il 70% della popolazione totale, che è di circa 1,3 milioni di persone. Gli immigrati di prima e di seconda generazione da varie zone dell'ex-Unione Sovietica (principalmente dalla Russia) costituiscono la maggioranza del restante 30%. Questa minoranza, che parla prevalentemente il russo, risiede soprattutto nella capitale e nelle aree urbane industriali del nord-est. C'è anche un piccolo gruppo di origine finlandese. Una parte significativa dei tedeschi baltici ha lasciato l'Estonia nei primi anni Venti, dopo la riforma agraria e le espropriazioni terriere. La maggioranza se n'è andata dopo l'occupazione sovietica del 1940. Storicamente, gran parte delle isole e della costa a nord-ovest erano abitate da una popolazione indigena di origine svedese chiamata "rannarootslased" ("svedesi della costa"). La maggioranza della popolazione svedese è fuggita in Svezia nel 1944.

La lingua ufficiale del paese è l'estone. Il russo è anch'esso largamente parlato come seconda lingua dai cittadini di etnia estone tra i 30 e i 70 anni, perché in epoca sovietica era insegnato a scuola come seconda lingua obbligatoria. Alcuni russi che risiedono in Estonia non parlano l'estone, ma molti di quelli che sono rimasti dopo il crollo dell'URSS l'hanno imparato.

La questione della cittadinanza
Dopo l'indipendenza, nel 1991, le autorità estoni non hanno automaticamente garantito la cittadinanza a tutti gli immigrati: il problema riguardava soprattutto le persone che erano giunte nel paese dopo il 1940, la maggioranza delle quali era di etnia russa. Per ottenere la cittadinanza estone è stata resa obbligatoria le conoscenza della lingua e della storia estoni. La difficoltà degli esami linguistici all'inizio era tale da provocare le proteste della Russia, dell'Unione Europea e di varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Sono state allora introdotte delle modifiche, e il numero degli apolidi è diminuito. Secondo le autorità estoni, nel 1992 il 32% dei residenti era privo di cittadinanza. Nell'aprile del 2006 il 9% degli abitanti risultava privo di cittadinanza, mentre il 7,4% era costituito da cittadini stranieri.

Secondo l'Ufficio statistico estone, nel 2006 gli abitanti di etnia russia costituivano il 25,7% della popolazione. Di quel 25,7%, circa il 27% aveva la cittadinanza russa, il 35% quella estone, mentre un altro 35% continuava a non avere cittadinanza. Gli abitanti privi di cittadinanza non possono votare alle elezioni politiche né a quelle europee, ma hanno diritto di voto alle amministrative.

Sul sito del Ministero degli esteri si trovano informazioni più dettagliate sulla legge e sulle procedure di naturalizzazione (in inglese).

Poi c'è questo comunicato di Amnesty International in cui si dice che in Estonia una persona su tre è una potenziale vittima di discriminazione. Lo riassumo.
Nel 2005 quasi il 13% delle persone appartenenti alle minoranze era disoccupato, rispetto al 5% degli estoni. I requisiti linguistici e il problema della cittadinanza limitano l'accesso al mondo del lavoro per i russofoni: persone nate e vissute per tutta la vita in Estonia ma che non sono state in grado di ottenere la cittadinanza estone sono private della possiblità di accedere a impieghi nel settore pubblico, il che significa che non hanno l'opportunità di contribuire alle loro comunità secondo le proprie potenzialità.
Anche nel settore privato i russofoni hanno difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro a causa dei requisiti linguistici, perfino quando si tratta di impieghi a contatto con il pubblico in zone in cui la grande maggioranza dei clienti parla il russo. Questo problema è particolarmente sentito nella città nord-orientale di Narva, dove il 93% degli abitanti è russofono e le persone possono ritrovarsi senza un lavoro solo perché non parlano l'estone. "I russofoni sono intrappolati in un circolo vizioso: non hanno le competenze linguistiche richieste dal governo per accedere a molti impieghi e non hanno il denaro per acquisirle, perché non hanno un lavoro o sono troppo poveri".
Secondo la legge estone, solo chi ha la cittadinanza ha la possibilità di essere considerato parte di una minoranza nazionale. Questo significa che quasi il 20% della popolazione dell'Estonia non gode dei diritti delle minoranze riconosciuti a livello internazionale, nonostante appartengano alla minoranza russa.
Quest'altro comunicato di Amnesty International parla in particolare dell'Ispettorato Linguistico, e fa riferimento alla testimonianza di una russa di Tallinn:
"Lavoravo come tassista, ma ho perso il lavoro grazie all'Ispettorato Linguistico. Ti fanno chiamare dalla commissione dei trasporti per la minima infrazione del codice stradale, e lì ti aspetta l'Ispettorato. È tutto ben pianificato. Chiamano solo i russofoni. Ti licenziano non perché sei un cattivo lavoratore, non perché i passeggeri si sono lamentati, ma perché non sai bene l'estone. Ho tre figli, un mutuo e un marito alcolista, ma non importa a nessuno. Devo pagare i corsi di lingue, e non costano poco: due o tre mesi di paga. Non ho un lavoro e non posso permettermi i corsi di estone. Come vivo? Non è discriminazione, questa?"
Un recente emendamento (è entrato in vigore a marzo) della legge sulla lingua costringe le persone che hanno già un attestato ad affrontare un altro esame; chi non passa l'esame perde l'attestato.

Detto questo, io scenderei dalla mappa dell'Estonia e passerei a citare due testi che illustrano i due punti di vista opposti, quello estone e quello russo. In giornata, diciamo.

venerdì, maggio 04, 2007

Lo sciamano e il primo ministro

A smantellare i monumenti, a volte, ci si tira addosso le ire degli sciamani: Boris Konstantinovič Chandeev, 81 anni, si è fatto la grande guerra patriottica, ha combattuto per liberare gli stati baltici dai nazisti e ora ritiene che ci voglia un rito speciale per scacciare il male dall'anima del primo ministro estone Ansip e riportare il Soldato di Bronzo al suo posto.
Così ha chiesto alla figlia dei vicini di procurargli una foto del posseduto, l'ha messa sul pavimento accanto a un bicchierino d'acqua, un bicchierone di latte, una bottiglia vuota e una ciotola con del timo. Poi si è abbigliato per l'occasione e ha officiato il rito sciamanico.
All'improvviso su Ust'-Ordy, il villaggio della regione di Irkutsk dove vive Boris Konstantinovič, si è scatenato un vero temporale di maggio, il primo della stagione.
"Segno di purificazione", ha detto sorridendo il giovanotto spalancando le finestre della sua isba. "Lo spirito maligno ha lasciato il corpo del primo ministro".
Teniamola, la ricetta, ché non si sa mai.

Articolo con foto, qui.

I fabbricanti di miti storici

"Ciò che accade ora in Estonia, per usare le parole di Baudrillard, 'è una transizione dallo stato storico a una fase mitica: la ricostruzione mitica e mediatica di tutti gli eventi' che si sono svolti in Estonia prima e dopo la seconda guerra mondiale. 'Ma perché questo avvenga, e perché perfino un crimine possa diventare un mito, bisogna prima sradicare la realtà storica'. Smantellando - o sradicando - il Soldato di Bronzo, il governo estone sta traducendo la liberazione dal fascismo da parte dell'esercito sovietico nell'occupazione sovietica dell'Estonia.

Ciò che accade ora in Estonia è lo sradicamento della realtà storica. E quello che è pericoloso in questo sradicamento 'non è la nostalgia per il fascismo. Quello che è pericoloso - per quanto meschino - è la rimessa in scena patologica del passato in cui ciascuno recita una parte, in cui ciascuno collabora efficacemente', coloro che sfidano l'occupazione quasi 60 anni dopo - un'occupazione che è incarnata dal monumento al Soldato in uniforme sovietica - come coloro che all'epoca diedero il benvenuto al fascismo in Estonia. 'Quello che è pericoloso è l'inganno di massa per cui tutta la ricchezza dell'immaginazione che manca nella nostra epoca, tutto il capitale di violenza e di realtà ora divenuto illusorio, vengono trapiantati nel passato in una sorta di coazione a riviverlo, una sorta di profondo senso di colpa per non esserci stati', secondo Baudrillard. O forse questi pasticci con la memoria storica sono solo una conseguenza della vergogna per aver subito l'occupazione sovietica senza fare molto per contrastarla?"

Dall'articolo di Alevtina Rea, "I fabbricanti di miti dell'Estonia", tradotto per intero qui: la condotta del governo estone valutata attraverso le riflessioni quanto mai attuali di Jean Baudrillard sulla storia e sulla realtà.

Riscrivere la storia

Quando ho cominciato a raccogliere informazioni sul caso del memoriale sovietico a Tallinn non avevo, come molti, un'idea precisa delle responsabilità e delle motivazioni dello scontro. Qui non sono interessata a dare una versione filorussa degli eventi, ma a rendere la complessità di una situazione che si presta a molti livelli di lettura. Quindi citerò anche dei testi che rappresentano molto bene il sentimento dell'etnia estone. Però il desiderio di capirci di più ha sempre un inizio, e per me l'inizio è rappresentato dalla lettera di Maksim Reva pubblicata su Megachip, che copio e incollo.
Maksim Reva è uno degli organizzatori del picchetto di protesta a Tallin, ed è stato arrestato dalla polizia estone il 27 aprile. Questa lettera precede lo smantellamento del memoriale e aiuta a comprendere il contesto di quei giorni.

"Nel centro di Tallinn, nella piazza Tonismae, si trova un monumento dedicato ai caduti della seconda Guerra Mondiale. L'attuale Governo estone spinge per la sua rimozione. Per molti residenti nel nostro Paese questo monumento è stato da sempre un simbolo della vittoria sul nazismo.

Ogni anno in occasione della giornata per l'Europa e della commemorazione della Vittoria sui Nazisti, che cadono entrambe il 9 maggio, si assiste ad una continua processione di persone che depositano fiori ai piedi della statua. Per i cittadini il 'Monumento del Soldato di Bronzo' è un ricordo tangibile dei loro fratelli, padri, figli e nipoti che non tornarono mai a casa dalla guerra. Per alcuni è il solo posto dove commemorare i propri cari, i cui corpi non sono mai stati identificati o ritrovati.

Vicino al monumento si trovano le tombe di tredici soldati e ufficiali sovietici che persero la vita nello scontro finale con i nazisti nel 1944. Le lapidi riportavano i nomi dei tredici caduti. Nel 1995, su ordine del Consiglio di Tallinn, queste lapidi vennero rimosse, con il pretesto di un restauro, e demolite. La Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949, nel protocollo aggiuntivo dell'8 giugno 1977, dichiara che tutte le lapidi di guerra devono essere conservate e accessibili al pubblico. Chiara risulta dunque la violazione della Convenzione.

Nella primavera del 2006, estremisti neo-nazisti armati di bandiere estoni e slogan nazionalisti, manifestarono in Piazza Tonismae chiedendo la demolizione del Monumento. In tale occasione un membro di Night Watch e della Comunità ebraica, Artum Tamme, fu selvaggiamente picchiato dai dimostranti perché cercava di dissuaderli dai loro intenti vandalici: un cappio fu messo al collo della statua che nella notte fu imbrattata con la vernice.

Nello stesso tempo, il nostro Primo Ministro Andrus Ansip (come Siim Kallas, alto ufficiale della Commissione Europea, è membro del Partito Riformista Estone), in linea con la richiesta dei manifestanti di estrema destra, dichiarava il suo accordo alla demolizione del monumento.

Il Parlamento ha in seguito approvato una legge impopolare che consente alle autorità estoni di riesumare i resti dei caduti di guerra per ri-seppellirli in cimiteri civili. Recentemente è stato inoltre annunciato che nel giorno in cui si celebra la Vittoria sui Nazisti, il 9 maggio, sarà vietato l'acceso al monumento. Questa misura non fa altro che acutizzare le tensioni tra estoni e minoranza russa.

In questi ultimi anni sono stati eretti tre monumenti ad altrettanti 'eroi' nazionali: tutti appartenuti alla 20° divisione delle SS. Questi 'eroi' giurarono lealtà a Hitler e combatterono in uniforme nazista contro l'esercito Sovietico. Oggi vengono considerati come 'liberatori' e combattenti per l'indipendenza estone, mentre il 'Monumento del Soldato di Bronzo' é visto come il 'simbolo dell'occupazione sovietica'. Questo dimostra la prontezza estone nel riscrivere la storia della Seconda Guerra Mondiale.

Il 25 aprile 2007, ignorando completamente l'opinione dei due terzi della popolazione estone (di cui il 30% è di origine russa), il Ministro della Difesa ha informato le autorità della città di Tallin di essere pronto alla rimozione del monumento in ottemperanza alla suddetta legge sulla ricollocazione dei caduti di guerra.

Prevedendo disordini a Tallin il Governo estone sta mandando rinforzi alla polizia e all'esercito. In sostanza, con un atteggiamento esplicitamente provocatorio rischia di far scoppiare una guerra civile in uno Stato membro dell'Unione europea. Ci rivolgiamo ai membri dei parlamenti nazionali dell'Unione Europea, ai membri del Parlamento Europeo, ai Capi di Stato e al pubblico Europeo, con la richiesta di coinvolgere il Governo Estone allo scopo di prevenire la guerra civile".

Il Sovietometro di oggi

A Budapest dei vandali hanno profanato la tomba del leader comunista Kadar, sottratto l'urna con le ceneri della moglie e scritto le parole "assassino e traditore" sul vicino memoriale comunista.
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La Polonia si disporrebbe con entusiasmo allo smantellamento di tutti i monumenti sovietici. (A proposito di Polonia e di comunisti, non tutti sanno che è da poco entrata in vigore la cosiddetta "legge di lustrazione". Magari se ne parla).
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