Il punto di vista estone è ben espresso da Itching for Estimaa, che mette in rilievo la multietnicità dell'Estonia:
"Tanto per cominciare, farò un'affermazione di carattere generale. L'Estonia è stata multietnica per secoli. Gli estoni costituiscono in sé un gruppo etnico, ma il territorio ha ospitato vari altri gruppi, soprattutto svedesi, tedeschi e russi.
A complicare le cose, anche il processo di integrazione va avanti da secoli, e precede di molto le 'draconiane' leggi sulla cittadinanza dei primi anni Novanta. La maggioranza degli estoni non è 'etnicamente pura'. Anzi, i loro antenati provengono spesso da paesi diversi.
L'ambasciatore estone Marina Kaljurand, che è stata assediata nell'ambasciata di Mosca, non è d'etnia estone. È metà lettone e metà russa. Il sindaco di Tallinn Edgar Savisaar è per metà russo. Lennart Meri, il secondo presidente dell'Estonia, era svedese da parte di madre. Nelle famiglie, come si sa, si intrecciano spesso elementi tedeschi ed estoni. E, per complicare ulteriormente, anche molti membri russofoni della comunità russa d'epoca sovietica hanno seguito questo percorso di integrazione. Si sono sposati con persone di etnia estone o semplicemente 'estonizzati'.
Due esempi: i politici estoni Mihhail e Aleksei Lotman sono figli del semiotico originario di San Pietroburgo Jurij Lotman. Etnicamente sono ebrei russi. Però Mihhail è entrato nel partito di destra Isamaa-Res Publica e Aleksei rappresenta il partito dei Verdi al Parlamento. Dunque le origini non hanno impedito loro di farsi strada nella società estone.
Chi ha origini miste in Estonia spesso parla più lingue: oltre all'estone conosce il russo e a volte l'inglese. Chi ha legami con altre minoranze parla magari il finlandese o lo svedese. Nel distretto di Noarootsi, nell'Estonia occidentale, c'è una scuola superiore esclusivamente svedese, e in quell'area vivono solo 50 persone di etnia svedese.
Nonostante il patrimonio multietnico dell'Estonia, il paese è ancora piuttosto omogeneo. In 13 delle 15 regioni, gli abitanti di etnia estone compongono più dell'80% della popolazione. Questo è anche il caso della seconda città dell'Estonia, Tartu. Come si è sentito spesso dire la scorsa settimana, le zone in cui si concentra prevalentemente l'etnia russa sono Tallinn e la regione di Ida Viru, a nord-ovest. L'Estonia è composta per il 69% dall'etnia estone e per il 26% da quella russa. Quel 26% vive per lo più in queste aree urbane.
Tallinn è un esempio interessante di come la demografia estone possa cambiare rapidamente. Nel 1989 a Tallinn vivevano quasi 500.000 persone. Lo scorso anno aveva 396.000 abitanti. Sei anni prima gli abitanti erano 400.000. Tra quei 4000 abitanti in meno in sei anni, il declino demografico è stato maggiore tra la popolazione di origine russa.
A Tallinn la popolazione di etnia estone è di 216.000 persone, quella russa di circa 144.000. In sei anni la prima è diminuita di 1000 unità, la seconda di quasi 3000. [...]
Io interpreto la situazione così: invece di sentirsi più forte grazie all'appoggio di una Mosca in ripresa, la comunità russa di Tallinn si sente in realtà più debole in quanto l'equilibrio demografico si sposta costantemente a favore dell'etnia estone. Quindi i russofoni che parlano una sola lingua si scontrano più frequentemente con la realtà del loro status minoritario. Questo accentua la frustrazione, che produce effetti come le rivolte della scorsa settimana.
Un altro fattore è che la politica estone è controllata da individui che non vengono da aree vicine alla minoranza russa. Andrus Ansip è di Tartu. Mart Laar è nato a Viljandi. Il President Toomas Hendrik Ilves è nato a Stoccolma, anche se pare non abbia mai voluto ottenere la cittadinanza svedese.
Dunque, nella recente controversia, sono stati dei politici di Tartu, come Ansip e il ministro della difesa Jaak Aaviksoo, a prendere decisioni che hanno avuto un forte impatto sulle vite degli abitanti di Tallinn, mentre Edgar Savisaar, comunemente considerato più vicino alle esigenze dell'etnia russa - visto che tecnicamente vi appartiene - ha condannato le loro mosse. Si noterà che altri abitanti di Tallinn, come Reet Aus, lo stilista il cui nonno progettò il Soldato di Bronzo, hanno criticato la rimozione del monumento. In questo caso, si potrebbe pensare che la cosmopolita Tallinn sia ostaggio di politici di provincia. Lo si potrebbe affermare, ma io mi rifiuto di farlo.
I monolingue russi si sentono tipicamente trattati con superiorità dagli estoni, mentre gli estoni sono frustrati dall'incapacità dei russi di adattarsi alla cultura estone e dalla loro ammirazione per forze storicamente ostili al popolo estone, come l'URSS.
Le politiche di integrazione dell'Estonia dopo il 1991 sono state condannate da alcuni e lodate da altri. Un fatto spesso trascurato è che funzionano. Gli apolidi diminuiscono anno dopo anno; attualmente solo il 9% dei residenti è privo di cittadinanza, contro il 32% di soli 15 anni fa.
Con i monolingue russi i politici estoni hanno utilizzato il metodo del bastone e della carota. I russi che devono ancora integrarsi vedono però solo il bastone. Dato che non hanno la cittadinanza non possono votare sulle politiche che li riguardano di più.
La riforma scolastica è un altro tema caldo. Avendo a che fare con una minoranza monolingue che ha difficoltà ad ottenere impieghi ben retribuiti e un adeguato status, i politici estoni sono stati portati ad imporre un'alta percentuale di istruzione in lingua estone a livello di scuola dell'obbligo. Questo ha prodotto ulteriori pressioni sull'etnia russa.
Anche qui la questione è complicata, perché per avere successo in Estonia è fondamentale conoscere l'estone, ma visto che ottenere questa competenza linguistica è difficile molti russi lo vedono come una discriminazione che mira a 'escluderli' dalla partecipazione alla vita politica ed economica.
Dunque il punto è controverso, anche se alcuni membri della comunità russa che si sono integrati accusano i loro simili di essere il 'peggiore nemico di sé stessi' e di rifiutarsi di riconoscere alcuni fatti fondamentali dell'Estonia.
Inolte i russofoni monolingue ricevono la maggior parte delle notizie da media russi controllati dal Cremlino. Dal 1991 la Russia conduce una campagna di propaganda anti-estone mirata a screditare il paese nell'arena internazionale con l'obiettivo a lungo termine di riportarla sotto il proprio controllo. Non mi piace pensarlo, ma posso solo concludere che sia così, dopo aver letto centinaia di storie sui media russi.
È mia opinione che la politica estera russa veda ancora i vicini attraverso la vecchia lente delle "sfere di influenza" e cerchi innanzitutto di controllarli senza pensare al risultato finale. I nazionalisti russi pensano anche di avere il diritto di controllare territori che appartenevano all'impero russo nell'Ottocento. [...]
Se da un lato i russi che vivono in Estonia sono sottoposti a varie pressioni - un Cremlino sciovinista, il declino della popolazione, la pressione del governo - dall'altro devono ancora organizzarsi e collaborare efficacemente con le autorità locali.
I partiti supportati dal Cremlino devono fare i conti con un calo di adesioni man mano che le persone si naturalizzano. Leader come Dmitri Klenski - cha parla estone ma blatera di stalinismo - ottengono visibilità mediatica ma scarsi risultati elettorali.
Il Partito del Centro di Edgar Savisaar è una roccaforte dell'etnia russa, ma non ha promesso di cambiare le leggi sulla cittadinanza e sulla lingua. E inoltre nessuno capisce cosa voglia politicamente questo partito.
Alcuni vogliono diventare una minoranza ufficiale, con il russo come lingua nazionale. Ma ci sono anche russi che vi si oppongono e che mandano i propri figli agli asili estoni per avvantaggiarli. E poi ci sono quelli che pensano che l'Estonia appartenga ancora alla Russia e aspettano che i rossi tornino e continuino il lento sradicamento del popolo estone. [...]"
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Filed in: Russia Estonia
lunedì, maggio 07, 2007
Estonia, demografia: post di "sapevatelo?"
Questo è un chiaro post di "sapevatelo?". Ci manco solo io che passeggio come Piero Angela su una grande mappa dell'Estonia (magari in uniforme sovietica). Portate pazienza, serve per i discorsi successivi.
In Estonia gli abitanti di etnia estone costituiscono circa il 70% della popolazione totale, che è di circa 1,3 milioni di persone. Gli immigrati di prima e di seconda generazione da varie zone dell'ex-Unione Sovietica (principalmente dalla Russia) costituiscono la maggioranza del restante 30%. Questa minoranza, che parla prevalentemente il russo, risiede soprattutto nella capitale e nelle aree urbane industriali del nord-est. C'è anche un piccolo gruppo di origine finlandese. Una parte significativa dei tedeschi baltici ha lasciato l'Estonia nei primi anni Venti, dopo la riforma agraria e le espropriazioni terriere. La maggioranza se n'è andata dopo l'occupazione sovietica del 1940. Storicamente, gran parte delle isole e della costa a nord-ovest erano abitate da una popolazione indigena di origine svedese chiamata "rannarootslased" ("svedesi della costa"). La maggioranza della popolazione svedese è fuggita in Svezia nel 1944.
La lingua ufficiale del paese è l'estone. Il russo è anch'esso largamente parlato come seconda lingua dai cittadini di etnia estone tra i 30 e i 70 anni, perché in epoca sovietica era insegnato a scuola come seconda lingua obbligatoria. Alcuni russi che risiedono in Estonia non parlano l'estone, ma molti di quelli che sono rimasti dopo il crollo dell'URSS l'hanno imparato.
La questione della cittadinanza
Dopo l'indipendenza, nel 1991, le autorità estoni non hanno automaticamente garantito la cittadinanza a tutti gli immigrati: il problema riguardava soprattutto le persone che erano giunte nel paese dopo il 1940, la maggioranza delle quali era di etnia russa. Per ottenere la cittadinanza estone è stata resa obbligatoria le conoscenza della lingua e della storia estoni. La difficoltà degli esami linguistici all'inizio era tale da provocare le proteste della Russia, dell'Unione Europea e di varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Sono state allora introdotte delle modifiche, e il numero degli apolidi è diminuito. Secondo le autorità estoni, nel 1992 il 32% dei residenti era privo di cittadinanza. Nell'aprile del 2006 il 9% degli abitanti risultava privo di cittadinanza, mentre il 7,4% era costituito da cittadini stranieri.
Secondo l'Ufficio statistico estone, nel 2006 gli abitanti di etnia russia costituivano il 25,7% della popolazione. Di quel 25,7%, circa il 27% aveva la cittadinanza russa, il 35% quella estone, mentre un altro 35% continuava a non avere cittadinanza. Gli abitanti privi di cittadinanza non possono votare alle elezioni politiche né a quelle europee, ma hanno diritto di voto alle amministrative.
Sul sito del Ministero degli esteri si trovano informazioni più dettagliate sulla legge e sulle procedure di naturalizzazione (in inglese).
Poi c'è questo comunicato di Amnesty International in cui si dice che in Estonia una persona su tre è una potenziale vittima di discriminazione. Lo riassumo.
Nel 2005 quasi il 13% delle persone appartenenti alle minoranze era disoccupato, rispetto al 5% degli estoni. I requisiti linguistici e il problema della cittadinanza limitano l'accesso al mondo del lavoro per i russofoni: persone nate e vissute per tutta la vita in Estonia ma che non sono state in grado di ottenere la cittadinanza estone sono private della possiblità di accedere a impieghi nel settore pubblico, il che significa che non hanno l'opportunità di contribuire alle loro comunità secondo le proprie potenzialità.
Anche nel settore privato i russofoni hanno difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro a causa dei requisiti linguistici, perfino quando si tratta di impieghi a contatto con il pubblico in zone in cui la grande maggioranza dei clienti parla il russo. Questo problema è particolarmente sentito nella città nord-orientale di Narva, dove il 93% degli abitanti è russofono e le persone possono ritrovarsi senza un lavoro solo perché non parlano l'estone. "I russofoni sono intrappolati in un circolo vizioso: non hanno le competenze linguistiche richieste dal governo per accedere a molti impieghi e non hanno il denaro per acquisirle, perché non hanno un lavoro o sono troppo poveri".
Secondo la legge estone, solo chi ha la cittadinanza ha la possibilità di essere considerato parte di una minoranza nazionale. Questo significa che quasi il 20% della popolazione dell'Estonia non gode dei diritti delle minoranze riconosciuti a livello internazionale, nonostante appartengano alla minoranza russa.
Quest'altro comunicato di Amnesty International parla in particolare dell'Ispettorato Linguistico, e fa riferimento alla testimonianza di una russa di Tallinn:
"Lavoravo come tassista, ma ho perso il lavoro grazie all'Ispettorato Linguistico. Ti fanno chiamare dalla commissione dei trasporti per la minima infrazione del codice stradale, e lì ti aspetta l'Ispettorato. È tutto ben pianificato. Chiamano solo i russofoni. Ti licenziano non perché sei un cattivo lavoratore, non perché i passeggeri si sono lamentati, ma perché non sai bene l'estone. Ho tre figli, un mutuo e un marito alcolista, ma non importa a nessuno. Devo pagare i corsi di lingue, e non costano poco: due o tre mesi di paga. Non ho un lavoro e non posso permettermi i corsi di estone. Come vivo? Non è discriminazione, questa?"
Un recente emendamento (è entrato in vigore a marzo) della legge sulla lingua costringe le persone che hanno già un attestato ad affrontare un altro esame; chi non passa l'esame perde l'attestato.
Detto questo, io scenderei dalla mappa dell'Estonia e passerei a citare due testi che illustrano i due punti di vista opposti, quello estone e quello russo. In giornata, diciamo.
In Estonia gli abitanti di etnia estone costituiscono circa il 70% della popolazione totale, che è di circa 1,3 milioni di persone. Gli immigrati di prima e di seconda generazione da varie zone dell'ex-Unione Sovietica (principalmente dalla Russia) costituiscono la maggioranza del restante 30%. Questa minoranza, che parla prevalentemente il russo, risiede soprattutto nella capitale e nelle aree urbane industriali del nord-est. C'è anche un piccolo gruppo di origine finlandese. Una parte significativa dei tedeschi baltici ha lasciato l'Estonia nei primi anni Venti, dopo la riforma agraria e le espropriazioni terriere. La maggioranza se n'è andata dopo l'occupazione sovietica del 1940. Storicamente, gran parte delle isole e della costa a nord-ovest erano abitate da una popolazione indigena di origine svedese chiamata "rannarootslased" ("svedesi della costa"). La maggioranza della popolazione svedese è fuggita in Svezia nel 1944.
La lingua ufficiale del paese è l'estone. Il russo è anch'esso largamente parlato come seconda lingua dai cittadini di etnia estone tra i 30 e i 70 anni, perché in epoca sovietica era insegnato a scuola come seconda lingua obbligatoria. Alcuni russi che risiedono in Estonia non parlano l'estone, ma molti di quelli che sono rimasti dopo il crollo dell'URSS l'hanno imparato.
La questione della cittadinanza
Dopo l'indipendenza, nel 1991, le autorità estoni non hanno automaticamente garantito la cittadinanza a tutti gli immigrati: il problema riguardava soprattutto le persone che erano giunte nel paese dopo il 1940, la maggioranza delle quali era di etnia russa. Per ottenere la cittadinanza estone è stata resa obbligatoria le conoscenza della lingua e della storia estoni. La difficoltà degli esami linguistici all'inizio era tale da provocare le proteste della Russia, dell'Unione Europea e di varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Sono state allora introdotte delle modifiche, e il numero degli apolidi è diminuito. Secondo le autorità estoni, nel 1992 il 32% dei residenti era privo di cittadinanza. Nell'aprile del 2006 il 9% degli abitanti risultava privo di cittadinanza, mentre il 7,4% era costituito da cittadini stranieri.
Secondo l'Ufficio statistico estone, nel 2006 gli abitanti di etnia russia costituivano il 25,7% della popolazione. Di quel 25,7%, circa il 27% aveva la cittadinanza russa, il 35% quella estone, mentre un altro 35% continuava a non avere cittadinanza. Gli abitanti privi di cittadinanza non possono votare alle elezioni politiche né a quelle europee, ma hanno diritto di voto alle amministrative.
Sul sito del Ministero degli esteri si trovano informazioni più dettagliate sulla legge e sulle procedure di naturalizzazione (in inglese).
Poi c'è questo comunicato di Amnesty International in cui si dice che in Estonia una persona su tre è una potenziale vittima di discriminazione. Lo riassumo.
Nel 2005 quasi il 13% delle persone appartenenti alle minoranze era disoccupato, rispetto al 5% degli estoni. I requisiti linguistici e il problema della cittadinanza limitano l'accesso al mondo del lavoro per i russofoni: persone nate e vissute per tutta la vita in Estonia ma che non sono state in grado di ottenere la cittadinanza estone sono private della possiblità di accedere a impieghi nel settore pubblico, il che significa che non hanno l'opportunità di contribuire alle loro comunità secondo le proprie potenzialità.
Anche nel settore privato i russofoni hanno difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro a causa dei requisiti linguistici, perfino quando si tratta di impieghi a contatto con il pubblico in zone in cui la grande maggioranza dei clienti parla il russo. Questo problema è particolarmente sentito nella città nord-orientale di Narva, dove il 93% degli abitanti è russofono e le persone possono ritrovarsi senza un lavoro solo perché non parlano l'estone. "I russofoni sono intrappolati in un circolo vizioso: non hanno le competenze linguistiche richieste dal governo per accedere a molti impieghi e non hanno il denaro per acquisirle, perché non hanno un lavoro o sono troppo poveri".
Secondo la legge estone, solo chi ha la cittadinanza ha la possibilità di essere considerato parte di una minoranza nazionale. Questo significa che quasi il 20% della popolazione dell'Estonia non gode dei diritti delle minoranze riconosciuti a livello internazionale, nonostante appartengano alla minoranza russa.
Quest'altro comunicato di Amnesty International parla in particolare dell'Ispettorato Linguistico, e fa riferimento alla testimonianza di una russa di Tallinn:
"Lavoravo come tassista, ma ho perso il lavoro grazie all'Ispettorato Linguistico. Ti fanno chiamare dalla commissione dei trasporti per la minima infrazione del codice stradale, e lì ti aspetta l'Ispettorato. È tutto ben pianificato. Chiamano solo i russofoni. Ti licenziano non perché sei un cattivo lavoratore, non perché i passeggeri si sono lamentati, ma perché non sai bene l'estone. Ho tre figli, un mutuo e un marito alcolista, ma non importa a nessuno. Devo pagare i corsi di lingue, e non costano poco: due o tre mesi di paga. Non ho un lavoro e non posso permettermi i corsi di estone. Come vivo? Non è discriminazione, questa?"
Un recente emendamento (è entrato in vigore a marzo) della legge sulla lingua costringe le persone che hanno già un attestato ad affrontare un altro esame; chi non passa l'esame perde l'attestato.
Detto questo, io scenderei dalla mappa dell'Estonia e passerei a citare due testi che illustrano i due punti di vista opposti, quello estone e quello russo. In giornata, diciamo.
venerdì, maggio 04, 2007
Lo sciamano e il primo ministro
A smantellare i monumenti, a volte, ci si tira addosso le ire degli sciamani: Boris Konstantinovič Chandeev, 81 anni, si è fatto la grande guerra patriottica, ha combattuto per liberare gli stati baltici dai nazisti e ora ritiene che ci voglia un rito speciale per scacciare il male dall'anima del primo ministro estone Ansip e riportare il Soldato di Bronzo al suo posto.
Così ha chiesto alla figlia dei vicini di procurargli una foto del posseduto, l'ha messa sul pavimento accanto a un bicchierino d'acqua, un bicchierone di latte, una bottiglia vuota e una ciotola con del timo. Poi si è abbigliato per l'occasione e ha officiato il rito sciamanico.
All'improvviso su Ust'-Ordy, il villaggio della regione di Irkutsk dove vive Boris Konstantinovič, si è scatenato un vero temporale di maggio, il primo della stagione.
"Segno di purificazione", ha detto sorridendo il giovanotto spalancando le finestre della sua isba. "Lo spirito maligno ha lasciato il corpo del primo ministro".
Teniamola, la ricetta, ché non si sa mai.
Articolo con foto, qui.
Così ha chiesto alla figlia dei vicini di procurargli una foto del posseduto, l'ha messa sul pavimento accanto a un bicchierino d'acqua, un bicchierone di latte, una bottiglia vuota e una ciotola con del timo. Poi si è abbigliato per l'occasione e ha officiato il rito sciamanico.
All'improvviso su Ust'-Ordy, il villaggio della regione di Irkutsk dove vive Boris Konstantinovič, si è scatenato un vero temporale di maggio, il primo della stagione.
"Segno di purificazione", ha detto sorridendo il giovanotto spalancando le finestre della sua isba. "Lo spirito maligno ha lasciato il corpo del primo ministro".
Teniamola, la ricetta, ché non si sa mai.
Articolo con foto, qui.
I fabbricanti di miti storici
"Ciò che accade ora in Estonia, per usare le parole di Baudrillard, 'è una transizione dallo stato storico a una fase mitica: la ricostruzione mitica e mediatica di tutti gli eventi' che si sono svolti in Estonia prima e dopo la seconda guerra mondiale. 'Ma perché questo avvenga, e perché perfino un crimine possa diventare un mito, bisogna prima sradicare la realtà storica'. Smantellando - o sradicando - il Soldato di Bronzo, il governo estone sta traducendo la liberazione dal fascismo da parte dell'esercito sovietico nell'occupazione sovietica dell'Estonia.
Ciò che accade ora in Estonia è lo sradicamento della realtà storica. E quello che è pericoloso in questo sradicamento 'non è la nostalgia per il fascismo. Quello che è pericoloso - per quanto meschino - è la rimessa in scena patologica del passato in cui ciascuno recita una parte, in cui ciascuno collabora efficacemente', coloro che sfidano l'occupazione quasi 60 anni dopo - un'occupazione che è incarnata dal monumento al Soldato in uniforme sovietica - come coloro che all'epoca diedero il benvenuto al fascismo in Estonia. 'Quello che è pericoloso è l'inganno di massa per cui tutta la ricchezza dell'immaginazione che manca nella nostra epoca, tutto il capitale di violenza e di realtà ora divenuto illusorio, vengono trapiantati nel passato in una sorta di coazione a riviverlo, una sorta di profondo senso di colpa per non esserci stati', secondo Baudrillard. O forse questi pasticci con la memoria storica sono solo una conseguenza della vergogna per aver subito l'occupazione sovietica senza fare molto per contrastarla?"
Dall'articolo di Alevtina Rea, "I fabbricanti di miti dell'Estonia", tradotto per intero qui: la condotta del governo estone valutata attraverso le riflessioni quanto mai attuali di Jean Baudrillard sulla storia e sulla realtà.
Ciò che accade ora in Estonia è lo sradicamento della realtà storica. E quello che è pericoloso in questo sradicamento 'non è la nostalgia per il fascismo. Quello che è pericoloso - per quanto meschino - è la rimessa in scena patologica del passato in cui ciascuno recita una parte, in cui ciascuno collabora efficacemente', coloro che sfidano l'occupazione quasi 60 anni dopo - un'occupazione che è incarnata dal monumento al Soldato in uniforme sovietica - come coloro che all'epoca diedero il benvenuto al fascismo in Estonia. 'Quello che è pericoloso è l'inganno di massa per cui tutta la ricchezza dell'immaginazione che manca nella nostra epoca, tutto il capitale di violenza e di realtà ora divenuto illusorio, vengono trapiantati nel passato in una sorta di coazione a riviverlo, una sorta di profondo senso di colpa per non esserci stati', secondo Baudrillard. O forse questi pasticci con la memoria storica sono solo una conseguenza della vergogna per aver subito l'occupazione sovietica senza fare molto per contrastarla?"
Dall'articolo di Alevtina Rea, "I fabbricanti di miti dell'Estonia", tradotto per intero qui: la condotta del governo estone valutata attraverso le riflessioni quanto mai attuali di Jean Baudrillard sulla storia e sulla realtà.
Riscrivere la storia
Quando ho cominciato a raccogliere informazioni sul caso del memoriale sovietico a Tallinn non avevo, come molti, un'idea precisa delle responsabilità e delle motivazioni dello scontro. Qui non sono interessata a dare una versione filorussa degli eventi, ma a rendere la complessità di una situazione che si presta a molti livelli di lettura. Quindi citerò anche dei testi che rappresentano molto bene il sentimento dell'etnia estone. Però il desiderio di capirci di più ha sempre un inizio, e per me l'inizio è rappresentato dalla lettera di Maksim Reva pubblicata su Megachip, che copio e incollo.
Maksim Reva è uno degli organizzatori del picchetto di protesta a Tallin, ed è stato arrestato dalla polizia estone il 27 aprile. Questa lettera precede lo smantellamento del memoriale e aiuta a comprendere il contesto di quei giorni.
"Nel centro di Tallinn, nella piazza Tonismae, si trova un monumento dedicato ai caduti della seconda Guerra Mondiale. L'attuale Governo estone spinge per la sua rimozione. Per molti residenti nel nostro Paese questo monumento è stato da sempre un simbolo della vittoria sul nazismo.
Ogni anno in occasione della giornata per l'Europa e della commemorazione della Vittoria sui Nazisti, che cadono entrambe il 9 maggio, si assiste ad una continua processione di persone che depositano fiori ai piedi della statua. Per i cittadini il 'Monumento del Soldato di Bronzo' è un ricordo tangibile dei loro fratelli, padri, figli e nipoti che non tornarono mai a casa dalla guerra. Per alcuni è il solo posto dove commemorare i propri cari, i cui corpi non sono mai stati identificati o ritrovati.
Vicino al monumento si trovano le tombe di tredici soldati e ufficiali sovietici che persero la vita nello scontro finale con i nazisti nel 1944. Le lapidi riportavano i nomi dei tredici caduti. Nel 1995, su ordine del Consiglio di Tallinn, queste lapidi vennero rimosse, con il pretesto di un restauro, e demolite. La Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949, nel protocollo aggiuntivo dell'8 giugno 1977, dichiara che tutte le lapidi di guerra devono essere conservate e accessibili al pubblico. Chiara risulta dunque la violazione della Convenzione.
Nella primavera del 2006, estremisti neo-nazisti armati di bandiere estoni e slogan nazionalisti, manifestarono in Piazza Tonismae chiedendo la demolizione del Monumento. In tale occasione un membro di Night Watch e della Comunità ebraica, Artum Tamme, fu selvaggiamente picchiato dai dimostranti perché cercava di dissuaderli dai loro intenti vandalici: un cappio fu messo al collo della statua che nella notte fu imbrattata con la vernice.
Nello stesso tempo, il nostro Primo Ministro Andrus Ansip (come Siim Kallas, alto ufficiale della Commissione Europea, è membro del Partito Riformista Estone), in linea con la richiesta dei manifestanti di estrema destra, dichiarava il suo accordo alla demolizione del monumento.
Il Parlamento ha in seguito approvato una legge impopolare che consente alle autorità estoni di riesumare i resti dei caduti di guerra per ri-seppellirli in cimiteri civili. Recentemente è stato inoltre annunciato che nel giorno in cui si celebra la Vittoria sui Nazisti, il 9 maggio, sarà vietato l'acceso al monumento. Questa misura non fa altro che acutizzare le tensioni tra estoni e minoranza russa.
In questi ultimi anni sono stati eretti tre monumenti ad altrettanti 'eroi' nazionali: tutti appartenuti alla 20° divisione delle SS. Questi 'eroi' giurarono lealtà a Hitler e combatterono in uniforme nazista contro l'esercito Sovietico. Oggi vengono considerati come 'liberatori' e combattenti per l'indipendenza estone, mentre il 'Monumento del Soldato di Bronzo' é visto come il 'simbolo dell'occupazione sovietica'. Questo dimostra la prontezza estone nel riscrivere la storia della Seconda Guerra Mondiale.
Il 25 aprile 2007, ignorando completamente l'opinione dei due terzi della popolazione estone (di cui il 30% è di origine russa), il Ministro della Difesa ha informato le autorità della città di Tallin di essere pronto alla rimozione del monumento in ottemperanza alla suddetta legge sulla ricollocazione dei caduti di guerra.
Prevedendo disordini a Tallin il Governo estone sta mandando rinforzi alla polizia e all'esercito. In sostanza, con un atteggiamento esplicitamente provocatorio rischia di far scoppiare una guerra civile in uno Stato membro dell'Unione europea. Ci rivolgiamo ai membri dei parlamenti nazionali dell'Unione Europea, ai membri del Parlamento Europeo, ai Capi di Stato e al pubblico Europeo, con la richiesta di coinvolgere il Governo Estone allo scopo di prevenire la guerra civile".
Maksim Reva è uno degli organizzatori del picchetto di protesta a Tallin, ed è stato arrestato dalla polizia estone il 27 aprile. Questa lettera precede lo smantellamento del memoriale e aiuta a comprendere il contesto di quei giorni.
"Nel centro di Tallinn, nella piazza Tonismae, si trova un monumento dedicato ai caduti della seconda Guerra Mondiale. L'attuale Governo estone spinge per la sua rimozione. Per molti residenti nel nostro Paese questo monumento è stato da sempre un simbolo della vittoria sul nazismo.
Ogni anno in occasione della giornata per l'Europa e della commemorazione della Vittoria sui Nazisti, che cadono entrambe il 9 maggio, si assiste ad una continua processione di persone che depositano fiori ai piedi della statua. Per i cittadini il 'Monumento del Soldato di Bronzo' è un ricordo tangibile dei loro fratelli, padri, figli e nipoti che non tornarono mai a casa dalla guerra. Per alcuni è il solo posto dove commemorare i propri cari, i cui corpi non sono mai stati identificati o ritrovati.
Vicino al monumento si trovano le tombe di tredici soldati e ufficiali sovietici che persero la vita nello scontro finale con i nazisti nel 1944. Le lapidi riportavano i nomi dei tredici caduti. Nel 1995, su ordine del Consiglio di Tallinn, queste lapidi vennero rimosse, con il pretesto di un restauro, e demolite. La Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949, nel protocollo aggiuntivo dell'8 giugno 1977, dichiara che tutte le lapidi di guerra devono essere conservate e accessibili al pubblico. Chiara risulta dunque la violazione della Convenzione.
Nella primavera del 2006, estremisti neo-nazisti armati di bandiere estoni e slogan nazionalisti, manifestarono in Piazza Tonismae chiedendo la demolizione del Monumento. In tale occasione un membro di Night Watch e della Comunità ebraica, Artum Tamme, fu selvaggiamente picchiato dai dimostranti perché cercava di dissuaderli dai loro intenti vandalici: un cappio fu messo al collo della statua che nella notte fu imbrattata con la vernice.
Nello stesso tempo, il nostro Primo Ministro Andrus Ansip (come Siim Kallas, alto ufficiale della Commissione Europea, è membro del Partito Riformista Estone), in linea con la richiesta dei manifestanti di estrema destra, dichiarava il suo accordo alla demolizione del monumento.
Il Parlamento ha in seguito approvato una legge impopolare che consente alle autorità estoni di riesumare i resti dei caduti di guerra per ri-seppellirli in cimiteri civili. Recentemente è stato inoltre annunciato che nel giorno in cui si celebra la Vittoria sui Nazisti, il 9 maggio, sarà vietato l'acceso al monumento. Questa misura non fa altro che acutizzare le tensioni tra estoni e minoranza russa.
In questi ultimi anni sono stati eretti tre monumenti ad altrettanti 'eroi' nazionali: tutti appartenuti alla 20° divisione delle SS. Questi 'eroi' giurarono lealtà a Hitler e combatterono in uniforme nazista contro l'esercito Sovietico. Oggi vengono considerati come 'liberatori' e combattenti per l'indipendenza estone, mentre il 'Monumento del Soldato di Bronzo' é visto come il 'simbolo dell'occupazione sovietica'. Questo dimostra la prontezza estone nel riscrivere la storia della Seconda Guerra Mondiale.
Il 25 aprile 2007, ignorando completamente l'opinione dei due terzi della popolazione estone (di cui il 30% è di origine russa), il Ministro della Difesa ha informato le autorità della città di Tallin di essere pronto alla rimozione del monumento in ottemperanza alla suddetta legge sulla ricollocazione dei caduti di guerra.
Prevedendo disordini a Tallin il Governo estone sta mandando rinforzi alla polizia e all'esercito. In sostanza, con un atteggiamento esplicitamente provocatorio rischia di far scoppiare una guerra civile in uno Stato membro dell'Unione europea. Ci rivolgiamo ai membri dei parlamenti nazionali dell'Unione Europea, ai membri del Parlamento Europeo, ai Capi di Stato e al pubblico Europeo, con la richiesta di coinvolgere il Governo Estone allo scopo di prevenire la guerra civile".
Il Sovietometro di oggi
A Budapest dei vandali hanno profanato la tomba del leader comunista Kadar, sottratto l'urna con le ceneri della moglie e scritto le parole "assassino e traditore" sul vicino memoriale comunista.
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La Polonia si disporrebbe con entusiasmo allo smantellamento di tutti i monumenti sovietici. (A proposito di Polonia e di comunisti, non tutti sanno che è da poco entrata in vigore la cosiddetta "legge di lustrazione". Magari se ne parla).
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La Polonia si disporrebbe con entusiasmo allo smantellamento di tutti i monumenti sovietici. (A proposito di Polonia e di comunisti, non tutti sanno che è da poco entrata in vigore la cosiddetta "legge di lustrazione". Magari se ne parla).
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Il Soldato di Bronzo/Non Diamo Niente Per Scontato
Cominciamo senza dare nulla per scontato e con un semplice riassunto dei fatti dell'ultima settimana, per poi approfondire l'argomento.
Il Soldato di Bronzo, cioè il Monumento ai liberatori di Tallinn, era un memoriale sovietico della seconda guerra mondiale che si trovava fino qualche giorno fa nel centro di Tallinn: fu inaugurato il 22 settembre 1947, nel terzo anniversario dell'ingresso dell'esercito sovietico nella capitale. Consisteva in una struttura di pietra e in una statua di bronzo alta due metri di un soldato in uniforme sovietica, collocata sul Tõnismägi ("collina di Sant'Antonio") sopra una piccola tomba che conteneva le spoglie di 13 soldati sovietici. La statua aveva un grande valore simbolico per la comunità estone di immigranti russi del dopoguerra, per i quali rappresentava la vittoria sovietica sulla Germania nazista e il loro diritto a essere considerati cittadini estoni a tutti gli effetti e non occupanti illegali. Per molti estoni invece il Soldato di Bronzo era il simbolo dell'occupazione e della repressione sovietica.
Nell'aprile del 2007 partono i lavori di esumazione dei resti dei soldati sovietici, destinati ad essere spostati in un cimitero militare; il 26 aprile vengono organizzati picchetti di protesta contro la rimozione del monumento, sentita come imminente. La sera ha inizio la prima notte di rivolte. All'alba del 27 aprile il Governo decide di trasferire immediatamente la statua per motivi di sicurezza; tre ore dopo il Soldato di Bronzo è già stato smantellato e portato via. Il 30 aprile appare, riassemblato ma senza la struttura di pietra, nel Cimitero militare di Tallinn.
Il bilancio della prima notte di tumulti è di 99 casi di vandalismo, 300 arresti, 57 feriti e un morto.
La notte del 27 aprile ci sono altre proteste: i manifestanti lanciano bottiglie molotov e la polizia risponde con cannoni ad acqua, proiettili di gomma e gas lacrimogeni. I saccheggi e le rivolte si estendono ad alcune zone dell'Estonia nord-orientale a maggioranza russofona.
Dopo due notti di tumulti gli arresti salgono a 1000, i feriti a 156; molti gli edifici e i negozi danneggiati.
Notte del 28 aprile: tranquilla. La polizia lancia una campagna per 'arruolare' volontari civili; si presentano 700 persone. Contemporaneamente in rete circolano i comunicati di un sedicente "Esercito di resistenza russa": se entro il 3 maggio non sarà concessa la cittadinanza estone a tutti gli abitanti, il 9 comincerà la rivolta armata.
30 aprile: giunge in Estonia una delegazione della Duma guidata dall'ex-direttore dell'FSB Nikolaj Kovalev, che chiede le dimissioni del governo estone di Andrus Ansip.
1° maggio: la delegazione russa visita la nuova sede della statua, e dopo aver deposto fiori e corone davanti al Soldato di Bronzo rileva che è stato fatto a pezzi e poi rimontato. Il Ministero della difesa estone nega.
Intanto le azioni di protesta si sono spostate in Russia, dove il 30 aprile è cominciato - soprattutto a opera di intraprendenti gruppi giovanili filogovernativi come i Naši e Molodaja Gvardyja - un assedio dell'ambasciata estone a Mosca. Gli estoni vengono chiamati fascisti, i manifestanti aggrediscono l'ambasciatrice estone Marina Kaljurand e attaccano anche l'auto dell'ambasciatore svedese. Nella notte tra il 2 e il 3 maggio le azioni contro l'ambasciata proseguono.
2 maggio: il Ministro degli esteri estone Urmas Paet chiede all'Unione Europea di imporre delle sanzioni contro la Russia e di posporre il summit Unione Europea-Russia previsto per la metà di maggio.
3 maggio: la Russia annuncia lavori di riparazione sulle linee ferroviarie che la collegano all'Estonia e che servono al trasporto di petrolio e carbone.
4 maggio: la Russia interrompe le importazioni di carne dall'Estonia affermando che il prodotto non corrisponde agli standard di qualità.
Nel frattempo in molti negozi russi è cominciato il boicottaggio dei prodotti estoni.
Bene. Ora possiamo passare alla composizione demografica dell'Estonia, alle leggi estoni sui monumenti e le tombe di guerra, alla risposta dell'opinione pubblica estone al progetto di rimozione del memoriale, alle reazioni degli altri paesi, della NATO e dell'Unione Europea. Vi anticipo che si renderà forse necessaria la creazione di un sovietometro, per misurare lo smantellamento di memoriali sovietici nei paesi dell'est. Ma una cosa alla volta: c'è un solo Miro, e dicono che sia biondo.
Il Soldato di Bronzo, cioè il Monumento ai liberatori di Tallinn, era un memoriale sovietico della seconda guerra mondiale che si trovava fino qualche giorno fa nel centro di Tallinn: fu inaugurato il 22 settembre 1947, nel terzo anniversario dell'ingresso dell'esercito sovietico nella capitale. Consisteva in una struttura di pietra e in una statua di bronzo alta due metri di un soldato in uniforme sovietica, collocata sul Tõnismägi ("collina di Sant'Antonio") sopra una piccola tomba che conteneva le spoglie di 13 soldati sovietici. La statua aveva un grande valore simbolico per la comunità estone di immigranti russi del dopoguerra, per i quali rappresentava la vittoria sovietica sulla Germania nazista e il loro diritto a essere considerati cittadini estoni a tutti gli effetti e non occupanti illegali. Per molti estoni invece il Soldato di Bronzo era il simbolo dell'occupazione e della repressione sovietica.
Nell'aprile del 2007 partono i lavori di esumazione dei resti dei soldati sovietici, destinati ad essere spostati in un cimitero militare; il 26 aprile vengono organizzati picchetti di protesta contro la rimozione del monumento, sentita come imminente. La sera ha inizio la prima notte di rivolte. All'alba del 27 aprile il Governo decide di trasferire immediatamente la statua per motivi di sicurezza; tre ore dopo il Soldato di Bronzo è già stato smantellato e portato via. Il 30 aprile appare, riassemblato ma senza la struttura di pietra, nel Cimitero militare di Tallinn.
Il bilancio della prima notte di tumulti è di 99 casi di vandalismo, 300 arresti, 57 feriti e un morto.
La notte del 27 aprile ci sono altre proteste: i manifestanti lanciano bottiglie molotov e la polizia risponde con cannoni ad acqua, proiettili di gomma e gas lacrimogeni. I saccheggi e le rivolte si estendono ad alcune zone dell'Estonia nord-orientale a maggioranza russofona.
Dopo due notti di tumulti gli arresti salgono a 1000, i feriti a 156; molti gli edifici e i negozi danneggiati.
Notte del 28 aprile: tranquilla. La polizia lancia una campagna per 'arruolare' volontari civili; si presentano 700 persone. Contemporaneamente in rete circolano i comunicati di un sedicente "Esercito di resistenza russa": se entro il 3 maggio non sarà concessa la cittadinanza estone a tutti gli abitanti, il 9 comincerà la rivolta armata.
30 aprile: giunge in Estonia una delegazione della Duma guidata dall'ex-direttore dell'FSB Nikolaj Kovalev, che chiede le dimissioni del governo estone di Andrus Ansip.
1° maggio: la delegazione russa visita la nuova sede della statua, e dopo aver deposto fiori e corone davanti al Soldato di Bronzo rileva che è stato fatto a pezzi e poi rimontato. Il Ministero della difesa estone nega.
Intanto le azioni di protesta si sono spostate in Russia, dove il 30 aprile è cominciato - soprattutto a opera di intraprendenti gruppi giovanili filogovernativi come i Naši e Molodaja Gvardyja - un assedio dell'ambasciata estone a Mosca. Gli estoni vengono chiamati fascisti, i manifestanti aggrediscono l'ambasciatrice estone Marina Kaljurand e attaccano anche l'auto dell'ambasciatore svedese. Nella notte tra il 2 e il 3 maggio le azioni contro l'ambasciata proseguono.
2 maggio: il Ministro degli esteri estone Urmas Paet chiede all'Unione Europea di imporre delle sanzioni contro la Russia e di posporre il summit Unione Europea-Russia previsto per la metà di maggio.
3 maggio: la Russia annuncia lavori di riparazione sulle linee ferroviarie che la collegano all'Estonia e che servono al trasporto di petrolio e carbone.
4 maggio: la Russia interrompe le importazioni di carne dall'Estonia affermando che il prodotto non corrisponde agli standard di qualità.
Nel frattempo in molti negozi russi è cominciato il boicottaggio dei prodotti estoni.
Bene. Ora possiamo passare alla composizione demografica dell'Estonia, alle leggi estoni sui monumenti e le tombe di guerra, alla risposta dell'opinione pubblica estone al progetto di rimozione del memoriale, alle reazioni degli altri paesi, della NATO e dell'Unione Europea. Vi anticipo che si renderà forse necessaria la creazione di un sovietometro, per misurare lo smantellamento di memoriali sovietici nei paesi dell'est. Ma una cosa alla volta: c'è un solo Miro, e dicono che sia biondo.
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giovedì, maggio 03, 2007
Braccidestri numero 13.456 e 13.456 barrato bis
Nome: Muharib Abdul Latif al-Jubouri.
Qualifica: ministro dell'informazione di al Qaeda-Iraq.
Curriculum: rapimento di Jill Carroll, Tom Fox e altri stranieri.
Cosa: ucciso.
Dove: a ovest di Taji.
Quando: il 1° maggio.
Link
Nome: Abu Omar al-Baghdadi.
Cosa: ucciso.
Dove: a nord di Baghdad.
Da: forze irachene e americane.
Era: capo dello Stato Islamico in Iraq.
Ma al-Masri, allora? È solo ministro della guerra. Ha giurato lealtà ad al-Baghdadi nel novembre 2006.
Dicheno: che al-Baghdadi sia lo pseudonimo di Khalid al-Mashhadani, anche noto come "Abu Zaid". Salafita sotto Saddam, durante il regime ha anche fatto un breve periodo di carcere. Suo padre aveva tre camion per il trasporto di ghiaia, e dopo la sua morte Khalid ha rilevato l'attività trasformando il piccolo ufficio in una specie di agenzia di pratiche automobilistiche, per poi chiudere tutto nel 2003. Il padre di Khalid era persona di rispetto nella tribù dei Mashhadani. I Mashadani dicono di discendere da Al-Hussein bin Ali, anche se gli esperti di genealogia non sono d'accordo. Alla tribù dei Mashadani appartengono anche il vicepresidente iracheno, Tariq al-Hashemi, e il presidente del Parlamento, Mahmoud al-Mashhadani, che sono i sunniti più in vista del governo.
Altri dicheno che al-Baghdadi sia invece Hisham al-Ghurairi, ma noi non ci crediamo.
Risultato: non omologato dagli Stati Uniti.
Link
Update: l'unico bracciodestro omologato è il "ministro dell'informazione", Muharib Abdul Latif al-Jubouri. Lo avevano semplicemente scambiato prima per Baffino, poi per al-Baghdadi: "This is the individual that has caused some confusion", hanno dichiarato gli americani. Un po' di confusione. Sembrava piovessero braccidestri, sono stata costretta a mettere Estonia-Russia sulla corsia lenta. Cancellare 13.456 barrato
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Make-up:
Kill-Me-Softly Precious Formula Foundation, Sharm Effects Pressed Powder, Green Zone Precision Mascara&Eyeliner, Unconfirmed DNA Lipstik, Mistaken Identity Super Luscious Body Shimmer.
Qualifica: ministro dell'informazione di al Qaeda-Iraq.
Curriculum: rapimento di Jill Carroll, Tom Fox e altri stranieri.
Cosa: ucciso.
Dove: a ovest di Taji.
Quando: il 1° maggio.
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Nome: Abu Omar al-Baghdadi.
Cosa: ucciso.
Dove: a nord di Baghdad.
Da: forze irachene e americane.
Era: capo dello Stato Islamico in Iraq.
Ma al-Masri, allora? È solo ministro della guerra. Ha giurato lealtà ad al-Baghdadi nel novembre 2006.
Dicheno: che al-Baghdadi sia lo pseudonimo di Khalid al-Mashhadani, anche noto come "Abu Zaid". Salafita sotto Saddam, durante il regime ha anche fatto un breve periodo di carcere. Suo padre aveva tre camion per il trasporto di ghiaia, e dopo la sua morte Khalid ha rilevato l'attività trasformando il piccolo ufficio in una specie di agenzia di pratiche automobilistiche, per poi chiudere tutto nel 2003. Il padre di Khalid era persona di rispetto nella tribù dei Mashhadani. I Mashadani dicono di discendere da Al-Hussein bin Ali, anche se gli esperti di genealogia non sono d'accordo. Alla tribù dei Mashadani appartengono anche il vicepresidente iracheno, Tariq al-Hashemi, e il presidente del Parlamento, Mahmoud al-Mashhadani, che sono i sunniti più in vista del governo.
Altri dicheno che al-Baghdadi sia invece Hisham al-Ghurairi, ma noi non ci crediamo.
Risultato: non omologato dagli Stati Uniti.
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Update: l'unico bracciodestro omologato è il "ministro dell'informazione", Muharib Abdul Latif al-Jubouri. Lo avevano semplicemente scambiato prima per Baffino, poi per al-Baghdadi: "This is the individual that has caused some confusion", hanno dichiarato gli americani. Un po' di confusione. Sembrava piovessero braccidestri, sono stata costretta a mettere Estonia-Russia sulla corsia lenta. Cancellare 13.456 barrato
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Sondaggio
E la crisi tra Russia ed Estonia sulla questione del Soldato di Bronzo? Cosa si sa? Meglio se continuo a fare braccidestri e falsiallarmi e a occuparmi di cose russe o se qua e là raccolgo un po' di materiale sulla vicenda (in fase di complicazione, con un boicottaggio russo di prodotti estoni, proteste di piazza, chiusura del consolato estone a Mosca, nonché probabili disordini in occasione del 9 maggio, Giorno della Vittoria), che non riguarda solo un monumento e il sacrosanto risentimento per l'occupazione sovietica? Sono molto combattuta.
Sondaggio:
1. vai, feroce Soldatessa di Bronzo;
2. nah, vogliamo sapere un po' di cavoli tuoi;
3. bionda è bello;
4. bionda-Tallinn è meglio.
In assenza di feedback sarò costretta a ricorrere al solito Bambino Bendato e Cresimato™ di Ceppaloni per l'estrazione a sorte.
Sondaggio:
1. vai, feroce Soldatessa di Bronzo;
2. nah, vogliamo sapere un po' di cavoli tuoi;
3. bionda è bello;
4. bionda-Tallinn è meglio.
In assenza di feedback sarò costretta a ricorrere al solito Bambino Bendato e Cresimato™ di Ceppaloni per l'estrazione a sorte.
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mercoledì, maggio 02, 2007
Il Tizio Nuovo che visse tre volte
Esiste solo una persona - vera o reale, è da stabilire - capace di essere 50% falsoallarme, 50% bracciodestro. Quella persona è Abu Hamza al-Muhajir, detto anche Abu Ayyub al-Masri, qui noto come Coso, Tizio Nuovo, Comesichiama o - affettuosamente - Baffino. Il Ministero degli interni iracheno dice che è stato ucciso dagli stessi sunniti, al Qaeda nega, gli americani hanno da poco appreso la differenza tra sunniti e sciiti e per ora preferiscono non sbilanciarsi. L'ultima volta che l'hanno dato per morto è stato due mesi e mezzo fa. Chi è Tizio Nuovo? Quante persone è? La signora al-Masri ha detto che suo marito è in prigione da tempo. "Anche al-Muhajir sta in carcere!" dice il di lui avvocato. Ma no, testimoni oculari l'hanno visto morire in battaglia almeno tre volte, l'ultima non più tardi di martedì, insiste il Ministero degli interni iracheno. Solo che tecnicamente il cadavere non si trova, ecco.
Io ormai me lo immagino, il bracciodestro falsoallarme, che si tiene compagnia nell'umida e angusta cella facendo le vocine come il bambino di Shining. So che non dovrei, ma mi sto affezionando. In un'altra vita Coso ed io avremmo bevuto insieme Stoli Persik ghiacciata sul Mar Nero, e avrebbe offerto lui.
Due link a caso: Asia Times e CNN.
Intanto, Bush fa il surge? Anche al Qaeda sta facendo "una specie di surge", dice l'ambasciatore americano in Iraq, che ha così spiegato la situazione sul campo: "Stiamo semplicemente combattendo a vari livelli contro vari nemici diversi". Per rendere breve e piacevole una lunga storia, un inferno.
Link
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Make-up:
Skin Surge Compact Foundation, Beauty Accomplished Pressed Powder, Egyptian Nights Mascara&Kajal, Redrum Lip Plumper, Plant Love Not Bombs Botanical Body Shimmer.
Io ormai me lo immagino, il bracciodestro falsoallarme, che si tiene compagnia nell'umida e angusta cella facendo le vocine come il bambino di Shining. So che non dovrei, ma mi sto affezionando. In un'altra vita Coso ed io avremmo bevuto insieme Stoli Persik ghiacciata sul Mar Nero, e avrebbe offerto lui.
Due link a caso: Asia Times e CNN.
Intanto, Bush fa il surge? Anche al Qaeda sta facendo "una specie di surge", dice l'ambasciatore americano in Iraq, che ha così spiegato la situazione sul campo: "Stiamo semplicemente combattendo a vari livelli contro vari nemici diversi". Per rendere breve e piacevole una lunga storia, un inferno.
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Astenersi perditempo
Da un comunicato stampa:
"Incontro di catechesi, canti e preghiere di adorazione e di intercessione per la guarigione sul tema:
I SEGNI DELLA SUA VENUTA
Incontro della serie 'La liberazione totale'
Alla catechesi faranno seguito canti e preghiere di adorazione e intercessione per la guarigione.
Venire muniti di Bibbia e block-notes".
"Incontro di catechesi, canti e preghiere di adorazione e di intercessione per la guarigione sul tema:
I SEGNI DELLA SUA VENUTA
Incontro della serie 'La liberazione totale'
Alla catechesi faranno seguito canti e preghiere di adorazione e intercessione per la guarigione.
Venire muniti di Bibbia e block-notes".
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lunedì, aprile 30, 2007
Braccidestri, Contabilità e il Fantastico Mondo di Alcàida
Bracciodestro Qualunque
Nome: Salman Zakarya bin Muhammad Salman.
Nazionalità: saudita.
È stato: arrestato dalle forze di sicurezza pakistane.
Mentre: andava dal Waziristan al distretto di Zhob nel sudest pakistano.
Aveva con sé: soldi.
Cioè: praticamente niente.
Ma: lo stanno interrogando.
Comunque è stato definito: "a senior member of Al Qaeda".
Link
Bracciodestro Quante ne SaNome: Abdul Hadi al-Iraqi.
Vero nome: Nashwan Abdulbaqi.
Etnia: curda.
È stato: preso.
Dove: non si sa.
Quando: autunno 2006.
Adesso è a: Guantanamo Bay, beato lui.
Curriculum: ufficiale dell'esercito iracheno sotto Saddam, si è unito ai Mujaheddin afghani contro i sovietici, poi ha combattuto con i talebani contro gli Stati Uniti, ha partecipato almeno a un attentato contro Musharraf e contro un funzionario delle Nazioni Unite, ha gestito l'attività di al Qaeda in Iraq e compiuto operazioni contro obiettivi occidentali, ha contribuito alla nomina di Abu Musab al-Zarqawi come capo di al Qaeda in Iraq, faceva parte del comitato militare di al Qaeda e anche del consiglio composto da 10 membri che collaborò con bin Laden alla pianificazione dell'11 settembre, parla arabo, persiano, urdu, curdo e pashtu.
Si stava preparando: ad attaccare la Gran Bretagna.
Dicheno: che avesse scritto una lettera a un intermediario in Iraq sottolineando "la necessità di assicurarsi che l'attacco su vasta scala avesse successo".
Magari: c'entrava con gli attentati di Londra.
Definizione: "one of the al-Qaida terrorist network’s most senior officials", "one of Osama Bin Laden's 'top global deputies'".
Si dice, si sussurra, si mormora che: fosse addirittura il numero 3.
Dopo il trattamento della CIA: se non lo era, lo è certamente diventato.
Link
It's raining cellsE ora, qualche piccolo problema di contabilità.
Innanzitutto, 172 militanti arrestati in Arabia Saudita, per un totale di sette cellule di al Qaeda. Bòn.
Link
Due giorni fa gli americani hanno arrestato in Iraq 21 sospetti membri di al Qaeda. Andiamo con ordine:
6 presi durante un'operazione nel nord-ovest e accusati di omicidi, rapimenti, attentati contro le forze della coalizione, costruzione di ordigni esplosivi improvvisati.
2 presi a sud-est di al Asad, uno dei quali sospetta spia di al Qaeda in Iraq.
Altri 2 hanno a che fare con il bombardamento del ponte di Sarafiyah a Baghdad.
Altri 4, catturati a Mosul, sono accusati di distribuzione di armi ad agenti di al Qaeda e di attentati con ordigni esplosivi improvvisati.
Altri 3 sono stati presi durante un'incursione a est di Balad, e 4 in un'operazione a Sadr City.
Link
E poi domenica ci sono stati altri 72 arresti nelle zone di Anbar e Salaheddin.
Link
Basta? No
Dove la mettiamo la filiale nordafricana di al Qaeda? L'esercito algerino ha ucciso in una sparatoria a 50 km a est di Algeri Samir Moussaab, vero nome Samir Saioud. Al Qaeda-Maghreb Islamico conferma l'uccisione ma nega che fosse un bracciodestro: "Certo, fratello Moussaab è morto da martire... [ma] non era il numero due dell'organizzazione, né il numero 3, il 10 e neanche il 20".
Link
Leader di al Qaeda parlano
Abu Laith Al-Libi, che si definisce un capo di al Qaeda in Afghanistan, è apparso in un video di 45 minuti per accusare gli sciiti di combattere a fianco degli americani in Iraq.
Link
L'altro Osama
Il Presidente delle Filippine Gloria Macapagal Arroyo lo aveva scherzosamente chiamato "il bin Laden di Mindanao", e lui, Agakhan Sharief, ha deciso di giocarsi la carta Osama alle elezioni provinciali. Così. Potenza del brand.
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Make-up:
Alcaidorama Kind-A-Gorgeous Cream Foundation, Oh-sama! Pressed Powder, Saudi Maudit Mascara, Soviet Retro Eyeliner #2 Oči Černye, Improvised Explosive Lip Plumper, Ultra-Glimmering Body Shimmer Rendite This!
Filed in: braccidestri alcaida
Nome: Salman Zakarya bin Muhammad Salman.
Nazionalità: saudita.
È stato: arrestato dalle forze di sicurezza pakistane.
Mentre: andava dal Waziristan al distretto di Zhob nel sudest pakistano.
Aveva con sé: soldi.
Cioè: praticamente niente.
Ma: lo stanno interrogando.
Comunque è stato definito: "a senior member of Al Qaeda".
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Bracciodestro Quante ne SaNome: Abdul Hadi al-Iraqi.
Vero nome: Nashwan Abdulbaqi.
Etnia: curda.
È stato: preso.
Dove: non si sa.
Quando: autunno 2006.
Adesso è a: Guantanamo Bay, beato lui.
Curriculum: ufficiale dell'esercito iracheno sotto Saddam, si è unito ai Mujaheddin afghani contro i sovietici, poi ha combattuto con i talebani contro gli Stati Uniti, ha partecipato almeno a un attentato contro Musharraf e contro un funzionario delle Nazioni Unite, ha gestito l'attività di al Qaeda in Iraq e compiuto operazioni contro obiettivi occidentali, ha contribuito alla nomina di Abu Musab al-Zarqawi come capo di al Qaeda in Iraq, faceva parte del comitato militare di al Qaeda e anche del consiglio composto da 10 membri che collaborò con bin Laden alla pianificazione dell'11 settembre, parla arabo, persiano, urdu, curdo e pashtu.
Si stava preparando: ad attaccare la Gran Bretagna.
Dicheno: che avesse scritto una lettera a un intermediario in Iraq sottolineando "la necessità di assicurarsi che l'attacco su vasta scala avesse successo".
Magari: c'entrava con gli attentati di Londra.
Definizione: "one of the al-Qaida terrorist network’s most senior officials", "one of Osama Bin Laden's 'top global deputies'".
Si dice, si sussurra, si mormora che: fosse addirittura il numero 3.
Dopo il trattamento della CIA: se non lo era, lo è certamente diventato.
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It's raining cellsE ora, qualche piccolo problema di contabilità.
Innanzitutto, 172 militanti arrestati in Arabia Saudita, per un totale di sette cellule di al Qaeda. Bòn.
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Due giorni fa gli americani hanno arrestato in Iraq 21 sospetti membri di al Qaeda. Andiamo con ordine:
6 presi durante un'operazione nel nord-ovest e accusati di omicidi, rapimenti, attentati contro le forze della coalizione, costruzione di ordigni esplosivi improvvisati.
2 presi a sud-est di al Asad, uno dei quali sospetta spia di al Qaeda in Iraq.
Altri 2 hanno a che fare con il bombardamento del ponte di Sarafiyah a Baghdad.
Altri 4, catturati a Mosul, sono accusati di distribuzione di armi ad agenti di al Qaeda e di attentati con ordigni esplosivi improvvisati.
Altri 3 sono stati presi durante un'incursione a est di Balad, e 4 in un'operazione a Sadr City.
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E poi domenica ci sono stati altri 72 arresti nelle zone di Anbar e Salaheddin.
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Basta? No
Dove la mettiamo la filiale nordafricana di al Qaeda? L'esercito algerino ha ucciso in una sparatoria a 50 km a est di Algeri Samir Moussaab, vero nome Samir Saioud. Al Qaeda-Maghreb Islamico conferma l'uccisione ma nega che fosse un bracciodestro: "Certo, fratello Moussaab è morto da martire... [ma] non era il numero due dell'organizzazione, né il numero 3, il 10 e neanche il 20".
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Leader di al Qaeda parlano
Abu Laith Al-Libi, che si definisce un capo di al Qaeda in Afghanistan, è apparso in un video di 45 minuti per accusare gli sciiti di combattere a fianco degli americani in Iraq.
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L'altro Osama
Il Presidente delle Filippine Gloria Macapagal Arroyo lo aveva scherzosamente chiamato "il bin Laden di Mindanao", e lui, Agakhan Sharief, ha deciso di giocarsi la carta Osama alle elezioni provinciali. Così. Potenza del brand.
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domenica, aprile 29, 2007
Falso Allarme per Messaggero degli Ufi
Un individuo che si definisce un "messaggero dallo Spazio" ha minacciato di far esplodere l'Ambasciata degli Stati Uniti in Kyrgyzstan.
Ecco la dinamica, secondo un comunicato del Ministero degli interni del Kyrgyzstan:
- due poliziotti di guardia all'ambasciata sentono delle urla;
- si accorgono che gli uomini del checkpoint stanno cercando di calmare un tizio assolutamente nudo [sic] che tiene in mano un oggetto pesante minacciando di far esplodere l'ambasciata;
- l'uomo assolutamente nudo lancia l'oggetto pesante nel gabbiotto del checkpoint;
- i poliziotti sparano in aria;
- l'uomo assolutamente nudo tenta di impadronirsi di una pistola degli uomini della security e poi di strappare un mitra a uno dei poliziotti;
- il poliziotto insidiato spara due volte a terra;
- un proiettile colpisce la gamba destra dell'uomo assolutamente nudo;
- arrivo dell'ambulanza;
- fine del falsallarme.
Il messaggero dallo Spazio si chiama Muhit Abilbaev, è nato nel 1974 ed è un kazako di Astana.
Considerazioni:
- se gli Ufi devono mandare un kazako nudo a distruggere l'ambasciata USA di Biškek, avranno le loro buone ragioni;
- non voglio pensare cosa succede quando i poliziotti kyrgyzi mirano alle gambe.
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Ecco la dinamica, secondo un comunicato del Ministero degli interni del Kyrgyzstan:
- due poliziotti di guardia all'ambasciata sentono delle urla;
- si accorgono che gli uomini del checkpoint stanno cercando di calmare un tizio assolutamente nudo [sic] che tiene in mano un oggetto pesante minacciando di far esplodere l'ambasciata;
- l'uomo assolutamente nudo lancia l'oggetto pesante nel gabbiotto del checkpoint;
- i poliziotti sparano in aria;
- l'uomo assolutamente nudo tenta di impadronirsi di una pistola degli uomini della security e poi di strappare un mitra a uno dei poliziotti;
- il poliziotto insidiato spara due volte a terra;
- un proiettile colpisce la gamba destra dell'uomo assolutamente nudo;
- arrivo dell'ambulanza;
- fine del falsallarme.
Il messaggero dallo Spazio si chiama Muhit Abilbaev, è nato nel 1974 ed è un kazako di Astana.
Considerazioni:
- se gli Ufi devono mandare un kazako nudo a distruggere l'ambasciata USA di Biškek, avranno le loro buone ragioni;
- non voglio pensare cosa succede quando i poliziotti kyrgyzi mirano alle gambe.
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venerdì, aprile 27, 2007
Solo in Russia
"L'altro giorno parlavo con un mio amico che lavora a uno dei maggiori progetti di estrazione di gas e petrolio dell'isola. Diceva che hanno dovuto portare di corsa all'ospedale uno dei suoi dipendenti russi per fargli la lavanda gastrica perché aveva bevuto una quantità di diesel. La spiegazione?
'Pensavo fosse petrolio'.
Solo in Russia".
Link: White Sun of the Desert.
'Pensavo fosse petrolio'.
Solo in Russia".
Link: White Sun of the Desert.
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Scheda verde
No, grazie, credo che tirerò avanti ancora per un po' con la mia vecchia scheda.
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giovedì, aprile 26, 2007
Bracciodestro numero "chiapilu": the security emir
Nome: Muhammed Abdullah Abbas al-Issawi.
Anche noto come: Abu Abd Al Sattar.
Mansione: bracciodestro.
In particolare: emiro che si occupava di sicurezza per conto di Al Qaeda in Iraq nella provincia occidentale di Anbar.
Il problema: ha avuto un problema di sicurezza relativo alla sua persona.
Dunque: è morto.
Dove: a nordovest di Baghdad.
Curriculum: attacchi alla varechina con congegni esplosivi improvvisati collocati su veicoli (VBIED) o semplici attentati con camion e autobomba.
Dicheno: faceva guidare i veicoli a ragazzini di 12-13 anni.
Fonte: l'esercito americano.
Nome: Generale Michael Barbero.
Sono stati trovati: giubbotti esplosivi e armi, comprese granate.
Computer, dischetti, videofonini? Niente.
Neanche un ologramma di bin Laden mentre piazza una bomba accanto a Dick Cheney, mancandolo? No.
Un goccino di varechina? No!
Ossa di adolescente? Ma zero.
Cinture esplosive leopardate? Vergognati.
Si usa! A casa tua, si usa.
Link
--------------------
Make-up:
Fondotinta Rules of Engagement #3 "Sables of Anbar", mascara Insurgent Eyes #1 Black Out, terra abbronzante Sunni Shades, Bin&Dick Velvet Rejuvenating Lipstick "Ravish Sin", allover Hollywood Glo Body Boom. Se volete stupirlo e tenere lontane le zanzare, due gocce di Chlorine Diversion (e il vostro gatto vi amerà).
Filed in: braccidestri alcaida
Anche noto come: Abu Abd Al Sattar.
Mansione: bracciodestro.
In particolare: emiro che si occupava di sicurezza per conto di Al Qaeda in Iraq nella provincia occidentale di Anbar.
Il problema: ha avuto un problema di sicurezza relativo alla sua persona.
Dunque: è morto.
Dove: a nordovest di Baghdad.
Curriculum: attacchi alla varechina con congegni esplosivi improvvisati collocati su veicoli (VBIED) o semplici attentati con camion e autobomba.
Dicheno: faceva guidare i veicoli a ragazzini di 12-13 anni.
Fonte: l'esercito americano.
Nome: Generale Michael Barbero.
Sono stati trovati: giubbotti esplosivi e armi, comprese granate.
Computer, dischetti, videofonini? Niente.
Neanche un ologramma di bin Laden mentre piazza una bomba accanto a Dick Cheney, mancandolo? No.
Un goccino di varechina? No!
Ossa di adolescente? Ma zero.
Cinture esplosive leopardate? Vergognati.
Si usa! A casa tua, si usa.
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Make-up:
Fondotinta Rules of Engagement #3 "Sables of Anbar", mascara Insurgent Eyes #1 Black Out, terra abbronzante Sunni Shades, Bin&Dick Velvet Rejuvenating Lipstick "Ravish Sin", allover Hollywood Glo Body Boom. Se volete stupirlo e tenere lontane le zanzare, due gocce di Chlorine Diversion (e il vostro gatto vi amerà).
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Creativitât
Ieri gli abitanti di Torviscosa, in provincia di Udine, sono scesi in piazza per protestare contro la costruzione di un cementificio.
Il premio alla creatività "Ci ho pensato prima io" va all'Associazione "Urbis et Torvis".
Il premio alla creatività "Ci ho pensato prima io" va all'Associazione "Urbis et Torvis".
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martedì, aprile 24, 2007
Almeno
Gli studenti dell'Università di Baghdad hanno appeso uno striscione di solidarietà per gli studenti del Virginia Tech.
Negli ultimi anni sono stati uccisi decine di studenti e più di 200 professori universitari iracheni, molti dei quali hanno lasciato il paese per andare a lavorare all'estero.
Sì.
A dire il vero (non si può star seri cinque mintuti) il Guardian – ma si tratta di un pezzo dell'Associated Press – la mette giù in modo notevolmente più confuso:
Traduco (anche a voi sembra strano quell'abrodes home o io e Google siamo stanchini?):
"Negli ultimi anni sono stati uccisi più di 200 docenti universitari, e a migliaia sono fuggiti dal paese per andare a insegnare all'estero, uccidendo almeno 70 persone e ferendone almeno 133".
Professori iracheni killer, uh? Messa così, sembra una variante da campus di "Fight them there, so we don't have to fight them here". Maledetto copia-incolla, vero?
Link
Negli ultimi anni sono stati uccisi decine di studenti e più di 200 professori universitari iracheni, molti dei quali hanno lasciato il paese per andare a lavorare all'estero.
Sì.
A dire il vero (non si può star seri cinque mintuti) il Guardian – ma si tratta di un pezzo dell'Associated Press – la mette giù in modo notevolmente più confuso:
Traduco (anche a voi sembra strano quell'abrodes home o io e Google siamo stanchini?):
"Negli ultimi anni sono stati uccisi più di 200 docenti universitari, e a migliaia sono fuggiti dal paese per andare a insegnare all'estero, uccidendo almeno 70 persone e ferendone almeno 133".
Professori iracheni killer, uh? Messa così, sembra una variante da campus di "Fight them there, so we don't have to fight them here". Maledetto copia-incolla, vero?
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iraq
I, Bacon
"Are we safe from robots that can think for themselves?", "Siamo al sicuro da robot in grado di pensare per conto proprio?" si chiede una giornalista del Daily Mail riprendendo la notizia di ieri su una nuova generazione di robot super-intelligenti in grado di lavorare autonomamente e senza ricevere istruzioni dall'uomo.
Lo sentivo, mesi fa, che non era una buona idea far assaggiare a un robot la carne umana, identificata come "pancetta" e "prosciutto".
[OT: mi sbagliavo, oggi il Corriere è riuscito a mettere nella sezione Esteri la Marcia della Bionde Dissenzienti, e di conseguenza le statistiche degli accessi mostrano un certo interesse per le manifestazioni di bionditudine. Sono tentata di postare un ipnocommento dettagliatissimo sul voto nella regione di Krasnojarsk e di titolarlo "Bionde russe sauna quarta misura". Dopo tutto è la Settimana del Disimpegno Biondo. E chi lo sa, tra due mesi potremmo finire tutti mangiati da una squadra di robot super-intelligenti che vedono in noi tanti panini de porzina].
Lo sentivo, mesi fa, che non era una buona idea far assaggiare a un robot la carne umana, identificata come "pancetta" e "prosciutto".
[OT: mi sbagliavo, oggi il Corriere è riuscito a mettere nella sezione Esteri la Marcia della Bionde Dissenzienti, e di conseguenza le statistiche degli accessi mostrano un certo interesse per le manifestazioni di bionditudine. Sono tentata di postare un ipnocommento dettagliatissimo sul voto nella regione di Krasnojarsk e di titolarlo "Bionde russe sauna quarta misura". Dopo tutto è la Settimana del Disimpegno Biondo. E chi lo sa, tra due mesi potremmo finire tutti mangiati da una squadra di robot super-intelligenti che vedono in noi tanti panini de porzina].
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Agenzia Walrus,
Russia
Mondo vampiro
– Sì pronto ciao, gli stiamo comprando il regalo.
– ...
– Ma no, un libro!
– ...
– Allora, qua c'è un thriller dove la gente muore ma non muore veramente perché poi resuscita... e poi un libro che parla di una persona che vive due volte, metà oscure, capito... In questo invece ti regalano dieci horror adesivi... Poi c'è una che la sorella viene rapita dal Signore delle Fate... tipo cacciatori erranti. Sì dimmi...
– ...
– Ah, lui solo licantropi e vampiri. Capito. Ciao ciao.
[I vampiri non esistono per motivi matematici, dicono questi due signori. Si prenda un anno a caso - il 1600, quando la popolazione umana era di 536.870.911 persone. Fatto? Si metta in circolazione un vampiro. Ora, questo povero vampiro si nutrirà almeno una volta al mese, trasformando in un vampiro la sua vittima. E il totale di due vampiri dovrà nutrirsi anche nel secondo mese, totalizzando quattro vampiri. Il tutto, direi, ipotizzando una fame moderata e l'assenza di un bloodspammer ("Sei pallida. Come stiamo a globuli rossi altrui?"). Risultato, la popolazione di vampiri aumenta secondo una progressione geometrica, la popolazione umana diminuisce: dunque, tutta la popolazione umana si trasforma in vampiri in soli 30 mesi. Certo, gli umani possono riprodursi. Però i vampiri possono avere più appetito.
Dunque, i vampiri non esistono.
A meno che non comincino a uccidersi a vicenda.
Ma qui non ci troviamo più nel campo dell'ipotesi e della matematica, ma in quello dei telefilm: i vampiri di Buffy l'Ammazzavampiri, in effetti, si accoppano tra loro a ritmo abbastanza sostenuto. A tale proposito, Clive Thompson ha calcolato che nell'universo di Buffy possono esistere non più di 512 esemplari, garantendo così la sopravvivenza dell'umanità, dei libri sui vampiri e dei regali di compleanno ai dodicenni].
– ...
– Ma no, un libro!
– ...
– Allora, qua c'è un thriller dove la gente muore ma non muore veramente perché poi resuscita... e poi un libro che parla di una persona che vive due volte, metà oscure, capito... In questo invece ti regalano dieci horror adesivi... Poi c'è una che la sorella viene rapita dal Signore delle Fate... tipo cacciatori erranti. Sì dimmi...
– ...
– Ah, lui solo licantropi e vampiri. Capito. Ciao ciao.
[I vampiri non esistono per motivi matematici, dicono questi due signori. Si prenda un anno a caso - il 1600, quando la popolazione umana era di 536.870.911 persone. Fatto? Si metta in circolazione un vampiro. Ora, questo povero vampiro si nutrirà almeno una volta al mese, trasformando in un vampiro la sua vittima. E il totale di due vampiri dovrà nutrirsi anche nel secondo mese, totalizzando quattro vampiri. Il tutto, direi, ipotizzando una fame moderata e l'assenza di un bloodspammer ("Sei pallida. Come stiamo a globuli rossi altrui?"). Risultato, la popolazione di vampiri aumenta secondo una progressione geometrica, la popolazione umana diminuisce: dunque, tutta la popolazione umana si trasforma in vampiri in soli 30 mesi. Certo, gli umani possono riprodursi. Però i vampiri possono avere più appetito.
Dunque, i vampiri non esistono.
A meno che non comincino a uccidersi a vicenda.
Ma qui non ci troviamo più nel campo dell'ipotesi e della matematica, ma in quello dei telefilm: i vampiri di Buffy l'Ammazzavampiri, in effetti, si accoppano tra loro a ritmo abbastanza sostenuto. A tale proposito, Clive Thompson ha calcolato che nell'universo di Buffy possono esistere non più di 512 esemplari, garantendo così la sopravvivenza dell'umanità, dei libri sui vampiri e dei regali di compleanno ai dodicenni].
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Agenzia Walrus,
The Real Thing
lunedì, aprile 23, 2007
VVP e i rettangoli
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva al grande tavolo presidenziale nel suo studio all'interno del Cremlino. Davanti a Vladimir Vladimirovič™ c'era un foglio di carta intestata. Vladimir Vladimirovič™ ci disegnò sopra con la sua presidenziale "Parker".
Vladimir Vladimirovič™ tracciò una serie di linee orizzontali e verticali. Ne risultò un rettangolo orizzontale. Vladimir Vladimirovič™ ci disegnò sopra un altro rettangolo, più piccolo, e su questo ne disegnò uno ancora più piccolo. Su questo rettangolo Vladimir Vladimirovič™ posizionò alcune colonne, sulle quali appoggiò un tetto solido e affidabile. Su ciascun lato del secondo rettangolo Vladimir Vladimirovič™ aggiunse due scale, e al centro del rettangolo inferiore una porta con alcuni gradini.
Pensosamente, Vladimir Vladimirovič™ disegnò sul lato destro del rettangolo inferiore una piccola fessura. Poi sospirò e scrisse con attenzione al centro del secondo rettangolo, in stampatello:
EL'CIN.
da: vladimir.vladimirovich.ru
Vladimir Vladimirovič™ tracciò una serie di linee orizzontali e verticali. Ne risultò un rettangolo orizzontale. Vladimir Vladimirovič™ ci disegnò sopra un altro rettangolo, più piccolo, e su questo ne disegnò uno ancora più piccolo. Su questo rettangolo Vladimir Vladimirovič™ posizionò alcune colonne, sulle quali appoggiò un tetto solido e affidabile. Su ciascun lato del secondo rettangolo Vladimir Vladimirovič™ aggiunse due scale, e al centro del rettangolo inferiore una porta con alcuni gradini.
Pensosamente, Vladimir Vladimirovič™ disegnò sul lato destro del rettangolo inferiore una piccola fessura. Poi sospirò e scrisse con attenzione al centro del secondo rettangolo, in stampatello:
EL'CIN.
da: vladimir.vladimirovich.ru
domenica, aprile 22, 2007
La Marcia delle Bionde: - saune + cinema
Altro grande momento di dissenso in Russia, il paese dove neanche le bionde sono d'accordo: ieri pomeriggio a Nižnij Novgorod si è tenuta la "Marcia delle Bionde Dissenzienti", per protestare contro gli atteggiamenti negativi della società nei confronti delle donne dai capelli chiari. La notizia d'agenzia (Rian-Novosti) assicura che non hanno manifestato solo le bionde, ma per solidarietà anche le brune. Gli slogan: "Le bionde - Idee chiare!" "Bionda: non stereotipo, ma differenza!" "I capelli chiari sono un onore!" e "Le bionde non si lasciano offendere!".
"La nostra azione è diretta contro ogni discriminazione e serve a difendere i nostri diritti. Quando conosciamo un uomo non vogliamo essere invitate in una sauna, ma al cinema o a teatro", ha dichiarato alla conferenza stampa Anna Zajceva, bionda da soli 14 anni ma blondinka dentro. Sua la frase del giorno: "vogliamo che le bionde abbiano gli stessi diritti delle altre persone".
I poliziotti hanno tenuto le mani a posto, le partecipanti erano poche (200 secondo le organizzatrici, molte di meno secondo i testimoni) e tutto si è svolto pacificamente. Ma tanto, direbbe Glucksmann, l'Europa guardava altrove.
"La nostra azione è diretta contro ogni discriminazione e serve a difendere i nostri diritti. Quando conosciamo un uomo non vogliamo essere invitate in una sauna, ma al cinema o a teatro", ha dichiarato alla conferenza stampa Anna Zajceva, bionda da soli 14 anni ma blondinka dentro. Sua la frase del giorno: "vogliamo che le bionde abbiano gli stessi diritti delle altre persone".
I poliziotti hanno tenuto le mani a posto, le partecipanti erano poche (200 secondo le organizzatrici, molte di meno secondo i testimoni) e tutto si è svolto pacificamente. Ma tanto, direbbe Glucksmann, l'Europa guardava altrove.
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Russia
venerdì, aprile 20, 2007
La Russia di Putin e la Cremlino S.p.a.
Di recente su alcuni blog (in russo e in inglese) che si occupano di Russia si è discusso di una conferenza tenuta a febbraio dal professor Kotkin, docente di Storia all'Università di Princeton. L'ho letta e tradotta per curiosità, con le riserve del caso (l'autore collabora anche con L'Open Society Institute di George Soros). Ci sono delle parti molto interessanti, altre decisamente controverse. Il testo va contestualizzato, tenendo conto del fatto che da mesi i media americani non fanno che chiedersi quando pericolosa sia questa Russia e quanto brutale il suo Presidente. L'intervento di Kotkin è tranquillizzante, ma suggerirei che forse lo è per i motivi sbagliati.
Detto questo, riassumo.
La Russia, secondo Kotkin, non sarebbe né una democrazia né una dittatura, ma un regime autocratico traballante con elementi democratici.
I media occidentali sono ossessionati da Putin, e spesso non hanno una visione obiettiva della realtà russa, il che produce letture erronee e pregiudizi controproducenti.
Tre sono gli equivoci principali, secondo Kotkin:
Equivoco 1: si crede che esista una cosiddetta Cremlino S.p.a., cioè un gruppo di potere unitario e privo di fratture interne. Secondo Kotkin non è così.
Equivoco 2: si ritiene che la società Russia sia instabile. Non è vero, dice Kotkin: la Russia è il secondo paese al mondo per numero di immigranti dopo gli Stati Uniti, un buon 20-25% della società russa si qualifica come solida classe media, prevalentemente apolitica ed estremamente dinamica. Questo fattore contribuisce alla stabilità della Russia.
Equivoco 3: si interpreta la politica estera assertiva della Russia come una minaccia. Secondo Kotkin la Russia sarebbe troppo goffa nel perseguimento dei propri obiettivi di politica estera, troppo priva di amici, e troppo autolesionista per costituire una vera minaccia.
Per quanto controverso e discutibile, il testo offre comunque spunti interessantissimi (proprio per la formazione e l'appartenenza dell'autore), soprattutto quando parla della percezione americana della Russia e analizza la classe media come fattore di stabilità. Anche la parte sulla Cremlino S.p.a. vale una lettura.
Il saggio è qui.
[Al momento, la goffaggine non sembra il tratto distintivo della politica estera russa. Per i bravini della classe, approfondimento qui].
Detto questo, riassumo.
La Russia, secondo Kotkin, non sarebbe né una democrazia né una dittatura, ma un regime autocratico traballante con elementi democratici.
I media occidentali sono ossessionati da Putin, e spesso non hanno una visione obiettiva della realtà russa, il che produce letture erronee e pregiudizi controproducenti.
Tre sono gli equivoci principali, secondo Kotkin:
Equivoco 1: si crede che esista una cosiddetta Cremlino S.p.a., cioè un gruppo di potere unitario e privo di fratture interne. Secondo Kotkin non è così.
Equivoco 2: si ritiene che la società Russia sia instabile. Non è vero, dice Kotkin: la Russia è il secondo paese al mondo per numero di immigranti dopo gli Stati Uniti, un buon 20-25% della società russa si qualifica come solida classe media, prevalentemente apolitica ed estremamente dinamica. Questo fattore contribuisce alla stabilità della Russia.
Equivoco 3: si interpreta la politica estera assertiva della Russia come una minaccia. Secondo Kotkin la Russia sarebbe troppo goffa nel perseguimento dei propri obiettivi di politica estera, troppo priva di amici, e troppo autolesionista per costituire una vera minaccia.
Per quanto controverso e discutibile, il testo offre comunque spunti interessantissimi (proprio per la formazione e l'appartenenza dell'autore), soprattutto quando parla della percezione americana della Russia e analizza la classe media come fattore di stabilità. Anche la parte sulla Cremlino S.p.a. vale una lettura.
Il saggio è qui.
[Al momento, la goffaggine non sembra il tratto distintivo della politica estera russa. Per i bravini della classe, approfondimento qui].
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Russia
mercoledì, aprile 18, 2007
Facciamo i conti in tasca all'Altra Russia
Ma allora, questa "Altra Russia"? Che ci fanno insieme un ex-campione mondiale di scacchi, un ex-primo ministro soprannominato Miša 2% (perché quella era la percentuale che chiedeva per chiudere un occhio sugli illeciti quand'era alle finanze) e uno scrittore che Solženicyn aveva a suo tempo descritto come "un insettino che scrive pornografia" e che propone una "trasformazione del paese in un conglomerato di comuni armate, libere e orgiastiche"?
Ho tradotto e postato su 2.0 un pezzo di Uwe Klussmann per Spiegel Online; risale al mese scorso (è quindi precedente alla marcia di sabato 14 aprile), l'ho scelto perché non si può certo accusare l'autore di simpatizzare per Putin e il suo entourage, e dunque è abbastanza credibile nel mettere il luce i limiti del bizzarro triumvirato.
Ma soprattutto: lo sapevate che le Marce dei Dissenzienti costano, e non poco? (Per citare Toni_i, non tutti si fanno caricare aggratis).
Ho trovato qui un po' di calcoli interessanti, tanto per sollevare un po' di dubbi sul prezzo della democrazia.
Comunque siamo tutti adulti e vaccinati, dunque consapevoli che da entrambe le parti si fa un discreto uso della propaganda e del kompromat. Sì?
Bene, allora riassumo l'articolo.
Agli inizi d'aprile i compagni di Limonov (Partito Nazional-Bolscevico) hanno preso l'equivalente di 40.000 dollari dal Fronte Civile Unito di Kasparov. Gran parte di questi soldi era destinata alla produzione e distribuzione di materiale propagandistico di alta qualità: volantini, adesivi, manifesti. Se prima il Partito Nazional-Bolscevico era in grado di stampare solo volantini da quattro soldi usando una stampante a getto d'inchiostro e carta economica, adesso il livello di stampa è professionale e la carta è di buona qualità. Nel Partito Nazional-Bolscevico è stata creata una brigata costituita da 45 affiliati, 10 attivisti del semisconosciuto "Smena" ("Cambiamento", "Nuova generazione") e 5 appartenenti al movimento arancione "Oborona" ("Difesa"). Ogni membro della brigata doveva distribuire ogni giorno 600 copie del giornale "Marcia dei dissenzienti", in cambio di un bonus di 600 rubli. Il giornale è uscito in tre numeri speciali con una tiratura di 100.000 copie ciascuno. La rivista è stampata su carta economica e costa 2-3 rubli a copia. Di questo passo si arriva comunque a una spesa totale di 600-900 mila rubli. Dato che ci lavorano giornalisti come Gol'c, Ryklin e Marina Litvinovič, solo lo stipendio della redazione deve aggirarsi attorno ai 50.000 dollari al mese.
Si spende anche in altre forme propagandistiche, oltre al giornale: ci sono cinque varianti di adesivi, prodotte ciascuna in 100.000 esemplari. Ogni adesivo costa 3 rubli, quindi la spesa totale è di 1.500.000 rubli, cioè quasi 60.000 dollari.
Poi gli organizzatori della marcia spendono un bel po' di soldi per convincere i giovani a partecipare: agli studenti dell'Università Statale di Mosca (MGU), della Baumanka (Università Tecnica Statale) e dell'Università Russa dell’Amicizia tra i Popoli (RUDN) sono stati offerti 500 rubli. Nei dormitori della RUDN sono particolarmente ricercati gli studenti ceceni, ai quali vengono offerti - pare - addirittura 800 rubli. L'arruolamento procede poi nelle palestre, dove vengono proposti 600 rubli per prendere parte all'azione.
Il leader dei nazional-bolscevichi ha speso 100.000 dollari per garantire la presenza a Mosca di 800 membri (una specie di servizio d'ordine del partito) dalle regioni, e altri 200, per una cifra inferiore, ne ha forniti Udal'cov con la sua Avanguardia della Gioventù Rossa (AKM). Questi nazional-bolscevichi viaggiano in autobus di lusso e per ospitarli sono stati affittati decine di appartamenti a Mosca e in periferia.
"Altra Russia" e il Fronte Civile Unito hanno mascherato l'afflusso degli attivisti da tutto il paese organizzando delle cosiddette conferenze che si sono svolte il 12 e il 13 aprile al centro "Gamma-Delta" e nel complesso alberghiero "Izmajlovo". Dunque c'è stata una spesa per gli spostamenti e anche per il pernottamento. E poi l'affitto delle sale, il materiale da distribuire tra i partecipanti, ecc. Gli ospiti dell'"Izmajlovo" saranno costati qualcosa come 4,5 milioni di rubli, cioè 175.000 dollari.
Corre voce (e qui siamo davvero in pieno kompromat) che Kasparov abbia fatto un patto con Potkin, leader del DPNI*, cioè il Movimento contro l'Immigrazione Illegale. Potkin avrebbe preso 100.000 dollari in cambio della partecipazione dei suoi attivisti alla Marcia del 14 aprile e ad altre iniziative di "Altra Russia". Il DPNI avrebbe posticipato di due ore il proprio meeting per permettere ai suoi membri di andare alla Marcia. C'era già stata un'azione congiunta di DPNI e arancioni, il 5 aprile scorso sul Novij Arbat.
Per rafforzare la posizione mediatica del DNIP sarebbe stato chiamato Askar Turganbaev, di origine kazaka, creatore di RuTube (lo YouTube russo) e noto giornalista liberale: sarà lui a promuovere la cosiddetta DPNI-TV.
L'effetto dei soldi affluiti al DPNI, secondo l'autore dell'articolo, è già ben visibile: il giornale del movimento, "Dozor" (Pattuglia), è uscito il 31 marzo con una tiratura di 100.000 copie e carta di buona qualità. Il costo di una copia è di circa 20 rubli: in tutto fanno due milioni di rubli, senza contare le spese per gli stipendi della redazione.
Ho sintetizzato le voci principali (per esempio, sono stati calcolati anche i costi delle camere d'albergo in cui sono stati ospitati i partecipanti alle convention), e vi ricordo che naturalmente l'articolo è tutto da verificare, anche se appare abbastanza documentato: insomma, secondo l'autore il costo complessivo della Marcia ammonterebbe a 18 milioni di rubli, o, nella valuta del paese amato da Kasparov e Kas'janov (e molto meno da Limonov), 700.000 dollari.
*il DPNI, cioè il Movimento contro l'immigrazione illegale, è un'organizzazione di estrema destra guidata da Aleksandr Belov (Potkin), già membro del movimento ultranazionalista e fortemente antisemita Pamjat'. Il DPNI è stato fondato nel 2002, in reazione alle violenze etniche tra gli abitanti di un quartiere periferico di Mosca e gli immigrati delle repubbliche del Caucaso Meridionale, e organizza manifestazioni in tutta la Russia (compresa la famigerata Marcia Russa, un concentrato di xenofobia e fascismo mascherato da "orgoglio etnico"). Nonostante il suo nome, il Movimento contro l'immigrazione illegale prende di mira anche cittadini russi di origine cecena e nordcaucasica. Conta 5000 membri in 30 regioni.
Update: che per andare alle marce oggi vada di moda farsi pagare è anche accennato in questo articolo dell'ex-capo della Direzione territoriale di Mosca, apparso sul Kommersant: commento interessante perché distingue tra le reazioni delle autorità alle manifestazioni di protesta di Mosca, Kiev e Biškek, e per la considerazione finale.
Ho tradotto e postato su 2.0 un pezzo di Uwe Klussmann per Spiegel Online; risale al mese scorso (è quindi precedente alla marcia di sabato 14 aprile), l'ho scelto perché non si può certo accusare l'autore di simpatizzare per Putin e il suo entourage, e dunque è abbastanza credibile nel mettere il luce i limiti del bizzarro triumvirato.
Ma soprattutto: lo sapevate che le Marce dei Dissenzienti costano, e non poco? (Per citare Toni_i, non tutti si fanno caricare aggratis).
Ho trovato qui un po' di calcoli interessanti, tanto per sollevare un po' di dubbi sul prezzo della democrazia.
Comunque siamo tutti adulti e vaccinati, dunque consapevoli che da entrambe le parti si fa un discreto uso della propaganda e del kompromat. Sì?
Bene, allora riassumo l'articolo.
Agli inizi d'aprile i compagni di Limonov (Partito Nazional-Bolscevico) hanno preso l'equivalente di 40.000 dollari dal Fronte Civile Unito di Kasparov. Gran parte di questi soldi era destinata alla produzione e distribuzione di materiale propagandistico di alta qualità: volantini, adesivi, manifesti. Se prima il Partito Nazional-Bolscevico era in grado di stampare solo volantini da quattro soldi usando una stampante a getto d'inchiostro e carta economica, adesso il livello di stampa è professionale e la carta è di buona qualità. Nel Partito Nazional-Bolscevico è stata creata una brigata costituita da 45 affiliati, 10 attivisti del semisconosciuto "Smena" ("Cambiamento", "Nuova generazione") e 5 appartenenti al movimento arancione "Oborona" ("Difesa"). Ogni membro della brigata doveva distribuire ogni giorno 600 copie del giornale "Marcia dei dissenzienti", in cambio di un bonus di 600 rubli. Il giornale è uscito in tre numeri speciali con una tiratura di 100.000 copie ciascuno. La rivista è stampata su carta economica e costa 2-3 rubli a copia. Di questo passo si arriva comunque a una spesa totale di 600-900 mila rubli. Dato che ci lavorano giornalisti come Gol'c, Ryklin e Marina Litvinovič, solo lo stipendio della redazione deve aggirarsi attorno ai 50.000 dollari al mese.
Si spende anche in altre forme propagandistiche, oltre al giornale: ci sono cinque varianti di adesivi, prodotte ciascuna in 100.000 esemplari. Ogni adesivo costa 3 rubli, quindi la spesa totale è di 1.500.000 rubli, cioè quasi 60.000 dollari.
Poi gli organizzatori della marcia spendono un bel po' di soldi per convincere i giovani a partecipare: agli studenti dell'Università Statale di Mosca (MGU), della Baumanka (Università Tecnica Statale) e dell'Università Russa dell’Amicizia tra i Popoli (RUDN) sono stati offerti 500 rubli. Nei dormitori della RUDN sono particolarmente ricercati gli studenti ceceni, ai quali vengono offerti - pare - addirittura 800 rubli. L'arruolamento procede poi nelle palestre, dove vengono proposti 600 rubli per prendere parte all'azione.
Il leader dei nazional-bolscevichi ha speso 100.000 dollari per garantire la presenza a Mosca di 800 membri (una specie di servizio d'ordine del partito) dalle regioni, e altri 200, per una cifra inferiore, ne ha forniti Udal'cov con la sua Avanguardia della Gioventù Rossa (AKM). Questi nazional-bolscevichi viaggiano in autobus di lusso e per ospitarli sono stati affittati decine di appartamenti a Mosca e in periferia.
"Altra Russia" e il Fronte Civile Unito hanno mascherato l'afflusso degli attivisti da tutto il paese organizzando delle cosiddette conferenze che si sono svolte il 12 e il 13 aprile al centro "Gamma-Delta" e nel complesso alberghiero "Izmajlovo". Dunque c'è stata una spesa per gli spostamenti e anche per il pernottamento. E poi l'affitto delle sale, il materiale da distribuire tra i partecipanti, ecc. Gli ospiti dell'"Izmajlovo" saranno costati qualcosa come 4,5 milioni di rubli, cioè 175.000 dollari.
Corre voce (e qui siamo davvero in pieno kompromat) che Kasparov abbia fatto un patto con Potkin, leader del DPNI*, cioè il Movimento contro l'Immigrazione Illegale. Potkin avrebbe preso 100.000 dollari in cambio della partecipazione dei suoi attivisti alla Marcia del 14 aprile e ad altre iniziative di "Altra Russia". Il DPNI avrebbe posticipato di due ore il proprio meeting per permettere ai suoi membri di andare alla Marcia. C'era già stata un'azione congiunta di DPNI e arancioni, il 5 aprile scorso sul Novij Arbat.
Per rafforzare la posizione mediatica del DNIP sarebbe stato chiamato Askar Turganbaev, di origine kazaka, creatore di RuTube (lo YouTube russo) e noto giornalista liberale: sarà lui a promuovere la cosiddetta DPNI-TV.
L'effetto dei soldi affluiti al DPNI, secondo l'autore dell'articolo, è già ben visibile: il giornale del movimento, "Dozor" (Pattuglia), è uscito il 31 marzo con una tiratura di 100.000 copie e carta di buona qualità. Il costo di una copia è di circa 20 rubli: in tutto fanno due milioni di rubli, senza contare le spese per gli stipendi della redazione.
Ho sintetizzato le voci principali (per esempio, sono stati calcolati anche i costi delle camere d'albergo in cui sono stati ospitati i partecipanti alle convention), e vi ricordo che naturalmente l'articolo è tutto da verificare, anche se appare abbastanza documentato: insomma, secondo l'autore il costo complessivo della Marcia ammonterebbe a 18 milioni di rubli, o, nella valuta del paese amato da Kasparov e Kas'janov (e molto meno da Limonov), 700.000 dollari.
*il DPNI, cioè il Movimento contro l'immigrazione illegale, è un'organizzazione di estrema destra guidata da Aleksandr Belov (Potkin), già membro del movimento ultranazionalista e fortemente antisemita Pamjat'. Il DPNI è stato fondato nel 2002, in reazione alle violenze etniche tra gli abitanti di un quartiere periferico di Mosca e gli immigrati delle repubbliche del Caucaso Meridionale, e organizza manifestazioni in tutta la Russia (compresa la famigerata Marcia Russa, un concentrato di xenofobia e fascismo mascherato da "orgoglio etnico"). Nonostante il suo nome, il Movimento contro l'immigrazione illegale prende di mira anche cittadini russi di origine cecena e nordcaucasica. Conta 5000 membri in 30 regioni.
Update: che per andare alle marce oggi vada di moda farsi pagare è anche accennato in questo articolo dell'ex-capo della Direzione territoriale di Mosca, apparso sul Kommersant: commento interessante perché distingue tra le reazioni delle autorità alle manifestazioni di protesta di Mosca, Kiev e Biškek, e per la considerazione finale.
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Russia
martedì, aprile 17, 2007
VVP e il babbeo
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin telefonò al babbeo che scriveva su di lui tutte quelle scemenze su internet.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Ma perché non hai scritto niente della Marcia dei Dissenzienti?
- E perché avrei dovuto scriverne? - grugnì il babbeo per tutta risposta.
- Come, come? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - E la scorretta condotta del potere? E gli abusi dei pulotti? Non si sono forse messi a picchiare persone senza alcuna colpa, semplici passanti!
- Beh, picchiare hanno picchiato, - borbottò il babbeo. - Era la prima volta, forse? Cosa c'è di interessante?
- Allora dimmelo tu, cos'è interessante! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Di cosa hai bisogno, per rendere il tutto più interessante?
- Io, devo rendere sempre tutto interessante? - si inalberò il babbeo, - Perché non lo fate voi, qualcosa di interessante? Perché non si può più fare come prima - androidi, qualche tizio della Jukos, comandanti ceceni? Dove li avete messi i comandanti?! Mi mancano tanto le storie di comandanti ceceni!
- Senti un po', bratello... - disse tutto confuso Vladimir Vladimirovič™, - Tu sei un gran...
- Io? - il babbeo alzò la voce, - Io non sono nessuno. Voi, invece, cosa mi avete combinato? Non succede nulla! La gente non fa che chiedersi quale macchina comprare e dove andare in vacanza. Niente attentati, niente processi clamorosi, niente bancarotte... neanche una stupida sparatoria in un'università - n-i-e-n-t-e! Oh, pensa un po', i pulotti hanno picchiato qualche passante. Sei stato di recente a una partita di calcio?
- Cosa c'entra adesso il calcio? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Cosa c'entra il calcio?
- Perché ogni settimana agli stadi c'è una marcia dei dissenzienti di migliaia di persone, - il babbeo ormai stava praticamente urlando, - E ogni settimana le prendono dalla polizia! Vuoi che mi metta a scrivere di questo? Di questo? Dove sono gli attentati? Dove sono gli attentati, mi domando! Dove sono il terrore e la confusione? Dov'è Chodorkovskij?!
- Quieto, su, quieto, - brontolò Vladimir Vladimirovič™, - Arriva, dai. Arriva, il tuo Chodorkovskij. Lo fanno venire appositamente per...
Vladimir Vladimirovič™ riagganciò e guardò pensoso dalla finestra del suo studio presidenziale.
- Non ci capisco un cavolo, - disse sommessamente Vladimir Vladimirovič™, - Piaci all'uno, non piaci all'altro... Soddisfi l'altro, scontenti l'uno... Mi sa che passo con i dissenzienti.
da: vladimir.vladimirovich.ru
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Ma perché non hai scritto niente della Marcia dei Dissenzienti?
- E perché avrei dovuto scriverne? - grugnì il babbeo per tutta risposta.
- Come, come? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - E la scorretta condotta del potere? E gli abusi dei pulotti? Non si sono forse messi a picchiare persone senza alcuna colpa, semplici passanti!
- Beh, picchiare hanno picchiato, - borbottò il babbeo. - Era la prima volta, forse? Cosa c'è di interessante?
- Allora dimmelo tu, cos'è interessante! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Di cosa hai bisogno, per rendere il tutto più interessante?
- Io, devo rendere sempre tutto interessante? - si inalberò il babbeo, - Perché non lo fate voi, qualcosa di interessante? Perché non si può più fare come prima - androidi, qualche tizio della Jukos, comandanti ceceni? Dove li avete messi i comandanti?! Mi mancano tanto le storie di comandanti ceceni!
- Senti un po', bratello... - disse tutto confuso Vladimir Vladimirovič™, - Tu sei un gran...
- Io? - il babbeo alzò la voce, - Io non sono nessuno. Voi, invece, cosa mi avete combinato? Non succede nulla! La gente non fa che chiedersi quale macchina comprare e dove andare in vacanza. Niente attentati, niente processi clamorosi, niente bancarotte... neanche una stupida sparatoria in un'università - n-i-e-n-t-e! Oh, pensa un po', i pulotti hanno picchiato qualche passante. Sei stato di recente a una partita di calcio?
- Cosa c'entra adesso il calcio? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Cosa c'entra il calcio?
- Perché ogni settimana agli stadi c'è una marcia dei dissenzienti di migliaia di persone, - il babbeo ormai stava praticamente urlando, - E ogni settimana le prendono dalla polizia! Vuoi che mi metta a scrivere di questo? Di questo? Dove sono gli attentati? Dove sono gli attentati, mi domando! Dove sono il terrore e la confusione? Dov'è Chodorkovskij?!
- Quieto, su, quieto, - brontolò Vladimir Vladimirovič™, - Arriva, dai. Arriva, il tuo Chodorkovskij. Lo fanno venire appositamente per...
Vladimir Vladimirovič™ riagganciò e guardò pensoso dalla finestra del suo studio presidenziale.
- Non ci capisco un cavolo, - disse sommessamente Vladimir Vladimirovič™, - Piaci all'uno, non piaci all'altro... Soddisfi l'altro, scontenti l'uno... Mi sa che passo con i dissenzienti.
da: vladimir.vladimirovich.ru
lunedì, aprile 16, 2007
La mamma, la telecamera e la suocera: The Nanny State Strikes Again
Ricordate il progetto di installare in 20 città del Regno Unito telecamere provviste di altoparlanti (le cosiddette "Talking CCTV cameras") per richiamare all'ordine i vandali e i cittadini che si stanno comportando male? Il sistema era già stato sperimentato a Middlesbrough e citato come success case dalle autorità.
Ora risulta che il progetto debba delle scuse a una giovane mamma di Middlesbrough, ripresa per una cosa che non aveva fatto.
La signora Brewster si trova in centro con la figlioletta; entra in un McDonald's a comprare delle patatine per la piccola, ma visto che sono bollenti accartoccia il pacchetto e lo infila nella tasca posteriore del passeggino, per portarlo a casa. In quel momento si ode la voce: "È pregata di mettere le immondizie nell'apposito cestino".
E non basta: l'atto di vandalismo della signora Brewster è finito alla tv locale, per illustrare quanto siano utili le telecamere urlanti. Lei però non lo sapeva, e ovviamente non aveva dato il consenso. Ci ha pensato sua suocera, a telefonarle e a dirle "Cara, sei alla tv!" (la mia avrebbe aggiunto anche, perfida, "Stavi un amore; un po' sciupatina, forse"). Mettiamoci nei panni della giovane signora Brewster: mentre ti stai facendo i fatti tuoi ti telefona tua suocera. Per dirti che sei alla tv. Perché hai insudiciato il centro cittadino. Con un pacchetto di patatine di McDonald's. E te le sei sentite da una telecamera. E adesso tutti lo sanno. Buu.
Ora si scuseranno con lei. Per farlo cercheranno nome e indirizzo, e probabilmente li inseriranno in una lista di persone che hanno presentato dei reclami o delle lamentele. E sul rispetto della privacy dei cittadini britannici anche per oggi abbiamo detto tutto.
Il progetto di Middlesbrough ha così impressionato il Ministero degli interni che John Reid ha deciso di investire 500.000 sterline per estenderlo ad altri centri abitati.
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Ora risulta che il progetto debba delle scuse a una giovane mamma di Middlesbrough, ripresa per una cosa che non aveva fatto.
La signora Brewster si trova in centro con la figlioletta; entra in un McDonald's a comprare delle patatine per la piccola, ma visto che sono bollenti accartoccia il pacchetto e lo infila nella tasca posteriore del passeggino, per portarlo a casa. In quel momento si ode la voce: "È pregata di mettere le immondizie nell'apposito cestino".
E non basta: l'atto di vandalismo della signora Brewster è finito alla tv locale, per illustrare quanto siano utili le telecamere urlanti. Lei però non lo sapeva, e ovviamente non aveva dato il consenso. Ci ha pensato sua suocera, a telefonarle e a dirle "Cara, sei alla tv!" (la mia avrebbe aggiunto anche, perfida, "Stavi un amore; un po' sciupatina, forse"). Mettiamoci nei panni della giovane signora Brewster: mentre ti stai facendo i fatti tuoi ti telefona tua suocera. Per dirti che sei alla tv. Perché hai insudiciato il centro cittadino. Con un pacchetto di patatine di McDonald's. E te le sei sentite da una telecamera. E adesso tutti lo sanno. Buu.
Ora si scuseranno con lei. Per farlo cercheranno nome e indirizzo, e probabilmente li inseriranno in una lista di persone che hanno presentato dei reclami o delle lamentele. E sul rispetto della privacy dei cittadini britannici anche per oggi abbiamo detto tutto.
Il progetto di Middlesbrough ha così impressionato il Ministero degli interni che John Reid ha deciso di investire 500.000 sterline per estenderlo ad altri centri abitati.
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venerdì, aprile 13, 2007
VVP e l'asfissiato
[Contesto: oggi su Vedomosti è uscito un pezzo del giornalista liberale di Kommersant Valerij Panjuškin. Panjuškin si rivolge in tono un po' retorico a coloro che considera qualunquisti e pavidi, dicendo loro di starsene a casa, domani, e di non partecipare alla Marcia dei Dissenzienti organizzata dallo schieramento antiputiniano "Altra Russia" guidato da Kasparov, Kas'janov e Limonov: "Non ci andate. Ci andranno le persone che si sentono soffocare. Io lo so. Io mi sento soffocare. Ho tutto, tranne la libertà. Ma spiegare perché mi sia così necessaria è difficile come spiegare a un pesce perché abbiamo bisogno dell'aria"].
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin uscì in incognito a farsi una passeggiata sul Čistoprudnyj Bulvar di Mosca. Era circondato da splendide ragazze con la primavera negli occhi, da bambini che correvano allegri nelle loro giacchine variopinte e da innamorati seduti sulle panchine.
Vladimir Vladimirovič™ sorrideva contento.
A un tratto Vladimir Vladimirovič™ scorse su una panchina un giovane calvo con gli occhiali e delle scarpe costose. L'uomo aveva la faccia arrossata e gli occhi fuori dalla testa; dalla bocca gli usciva un gorgoglio indistinto.
- Cosa le succede? - domandò Vladimir Vladimirovič™ all'uomo calvo.
- Soffoco! - rispose l'uomo, guardando impavido Vladimir Vladimirovič™, - Soffoco per la mancanza di libertà! Ho tutto, tranne la libertà!
- Dove la vede, la mancanza di libertà? - Vladimir Vladimirovič™ si guardò attorno sorpreso. Splendide ragazze con la primavera negli occhi, bambini in giacchette variopinte, innamorati che si baciavano sulle panchine.
- Che me ne frega di tutti i tuoi ragionamenti, - disse con voce roca l'asfissiato, che non vedeva né ragazze, né bambini, né innamorati, - Io soffoco.
- Chiamo un'ambulanza, - propose Vladimir Vladimirovič™, sfilando dalla tasca il governativo apparato di comunicazione mobile, - Come fa di cognome, lei?
- Panjuškin, - ansimò l'uomo calvo, - Pan... ju... škin... Va... le..
L'uomo scivolò a terra e dalla bocca gli uscì la lingua ingrossata.
All'improvviso Vladimir Vladimirovič™ ebbe paura.
da: vladimir.vladimirovich.ru
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin uscì in incognito a farsi una passeggiata sul Čistoprudnyj Bulvar di Mosca. Era circondato da splendide ragazze con la primavera negli occhi, da bambini che correvano allegri nelle loro giacchine variopinte e da innamorati seduti sulle panchine.
Vladimir Vladimirovič™ sorrideva contento.
A un tratto Vladimir Vladimirovič™ scorse su una panchina un giovane calvo con gli occhiali e delle scarpe costose. L'uomo aveva la faccia arrossata e gli occhi fuori dalla testa; dalla bocca gli usciva un gorgoglio indistinto.
- Cosa le succede? - domandò Vladimir Vladimirovič™ all'uomo calvo.
- Soffoco! - rispose l'uomo, guardando impavido Vladimir Vladimirovič™, - Soffoco per la mancanza di libertà! Ho tutto, tranne la libertà!
- Dove la vede, la mancanza di libertà? - Vladimir Vladimirovič™ si guardò attorno sorpreso. Splendide ragazze con la primavera negli occhi, bambini in giacchette variopinte, innamorati che si baciavano sulle panchine.
- Che me ne frega di tutti i tuoi ragionamenti, - disse con voce roca l'asfissiato, che non vedeva né ragazze, né bambini, né innamorati, - Io soffoco.
- Chiamo un'ambulanza, - propose Vladimir Vladimirovič™, sfilando dalla tasca il governativo apparato di comunicazione mobile, - Come fa di cognome, lei?
- Panjuškin, - ansimò l'uomo calvo, - Pan... ju... škin... Va... le..
L'uomo scivolò a terra e dalla bocca gli uscì la lingua ingrossata.
All'improvviso Vladimir Vladimirovič™ ebbe paura.
da: vladimir.vladimirovich.ru
giovedì, aprile 12, 2007
Non toccare
"Sì, era proprio così: quelle tane in cui passavamo tutta la vita in effetti erano buie e sporche e forse noi stessi eravamo l'esatto corrispettivo di quelle tane. Ma nel cielo blu sopra le nostre teste, in mezzo alle stelle rade e fioche, esistevano dei piccoli punti speciali, brillanti, artificiali, che scivolavano lenti fra le costellazioni e che erano stati creati qui, in terra sovietica, in mezzo al vomito, alle bottiglie vuote e al fumo puzzolente di tabacco, che erano fatti d'acciaio, di semiconduttori e di energia elettrica e che in quel momento volavano per il cosmo. E ognuno di noi, perfino quell'ubriacone cianotico che poco prima avevamo visto per strada, accovacciato come un rospo in mezzo a un cumulo di neve, perfino il fratello di Mitjak, e certo anche Mitjak e io, ognuno di noi aveva lassù, nel blu freddo e pulito, la sua piccola ambasciata.
Corsi fuori, in cortile, e piangendo a dirotto me ne restai a fissare il limpido cielo invernale e il globo giallo-azzurro della Luna, incredibilmente vicino".
Viktor Pelevin, Omon Ra.
[Nella foto, il cartello che segna il punto in cui atterrò Jurij Alekseevič Gagarin: "Non toccare - 12.04.61 - 10 e 55 ora di Mosca"].
Corsi fuori, in cortile, e piangendo a dirotto me ne restai a fissare il limpido cielo invernale e il globo giallo-azzurro della Luna, incredibilmente vicino".
Viktor Pelevin, Omon Ra.
[Nella foto, il cartello che segna il punto in cui atterrò Jurij Alekseevič Gagarin: "Non toccare - 12.04.61 - 10 e 55 ora di Mosca"].
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Vaghe stelle dell'URSS
mercoledì, aprile 11, 2007
La Mezzaluna di Marzapane
La signora Miru è tornata incolume da Napoli. Incolume non è un’esagerazione, quando si vola con un aereo Canadair costruito dalla Bombardier Aerospace. Dall’aeroporto è partita con un ritardo di un’ora e mezza perché è stato necessario ripulire la fusoliera dell’aereo, incrostata di cozze e parangali dopo il rifornimento d’acqua nel golfo triestino. Mi ha raccontato che il viaggio è stato piacevole, se si esclude la deviazione per spegnere un incendio in Sardegna. La cerimonia di premiazione si è svolta nella Chiesa dell’Incoronata in via Medina. Gli organizzatori hanno avuto qualche difficoltà con la signora Miru: l’hanno portata di peso sul palco, dopo averla scovata dietro il coro, dove si era nascosta finendo per addormentarsi, nell’attesa che la gente andasse via. Tra gli invitati c’era anche Fabrizio Gatti, che ha rivelato la propria identità solo al momento del suo intervento, dopo essersi aggirato a lungo tra i convenuti, travestito da perpetua petulante.
Io non comprendo perché non abbiano ancora premiato Totò Cuffaro. Eppure pochi italiani si dedicano con altrettanto vigore all'integrazione dei musulmani nel tessuto sociale ed economico italiano, senza pregiudizi o discriminazioni. Si impegna in prima persona da anni, portando alla causa risorse, energie e buon senso. Merita la gratitudine eterna della comunità islamica, come pure il suo visionario coraggio è degno di un riconoscimento come la mezzaluna d'oro. Che cosa ha valenza simbolica maggiore di un ponte, di un tunnel tra il mondo occidentale e il mondo arabo? È con grandi onori che è già stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Tunisina: durante una sfarzosa e commovente cerimonia gli è stato conferito il nome di Al-tot Cuffah, Cannolo di Mare.
L’idea è nata pochi anni fa, nell’ambito delle discussioni in materia di interventi sociali e in particolare del reinserimento di manodopera mafiosa, tradizionalmente dedita all’imbalsamazione dei defunti in caratteristici sarcofagi cementizi. Proprio in occasione del congresso “The Role of the Mafia in the New Millennium: Perspectives, Opportunities, and New Markets” Totò Cuffaro ha esposto il suo brillante progetto: unire la Sicilia e la Tunisia, un legame fraterno foriero di benessere e sviluppo. Non si tratta soltanto di finalità turistiche ed opportunità di lavoro, in terre eternamente afflitte dalla povertà e dalla disoccupazione (si calcola un indotto, escludendo le infiltrazioni mafiose, pari a migliaia di addetti). Si prevede, infatti, un esplosivo sviluppo economico delle due regioni, trainato dai potenziali scambi commerciali sulla nuova e rapida rotta: arance, datteri, olio, fichi d’india e carrube verso l’Italia (merce rara), salsicce, nero d’Avola e know-how imprenditorial-edilizio in direzione magrebina. L’idea di sviluppare, potenziando e razionalizzando, i trasporti navali è inconcepibile. Il mare è tabù, solcare le acque irriterebbe Nettuno e Cola Pesce.
L’Enea (Ente Nazionale per l’Energia e l’Ambiente), su commissione della regione siciliana, ha dedicato una serie di studi serissimi ed approfonditi al tunnel sottomarino tra Pizzolato (borgata di poveri pescatori e disoccupati a nord di Mazara del Vallo) e Capo Bon in Tunisia. Si sottolinea come «il flusso di viaggiatori tra Italia e Tunisia risulta sempre piuttosto esiguo e di tipo turistico», perché «sia i turisti sia gli uomini d’affari hanno sempre poco tempo e privilegiano il trasporto aereo. Se però si focalizza l’attenzione sul solo trasporto merci, allora il risultato di punto in bianco diventa certamente molto più interessante e stimolante». Mi sembra una stima prudente: a me risulta che il Canale di Sicilia sia attraversato ogni anno da migliaia di persone su mezzi inadatti, lenti e pericolosi. Tuttavia «se per il variare delle condizioni socio-economiche dell’area interessata il trasporto passeggeri diventerà significativo, è auspicabile prevedere l’incremento e l’adeguamento dell’impiantistica in modo da rendere l’opera idonea al passaggio di convogli ferroviari passeggeri».
La soluzione proposta è l’uso di treni ad elevata remotizzazione, navette comandate a distanza che limiterebbero al minimo il rischio di vite umane, all’interno di un tunnel (lungo 150 km, profondo 45 m sotto il fondo del mare e con 4 isole artificiali di snodo) aperto dopo soli sette anni di lavori, con l’asporto di 25 milioni di metri cubi di terreno e la posa di 600 km di fibre ottiche per le comunicazioni. Sarà così possibile trasportare circa 30 milioni di tonnellate di merci l’anno con viaggi di soli 90 minuti tra la Tunisia e la Sicilia, terra di ferrovie borboniche a binario unico, dove i containers si areneranno come balene spiaggiate. L’Enea mette le mani avanti: per captare il traffico di oltre 500 milioni di tonnellate l’anno di merci scambiate nei porti mediterranei (la metà attraverso i porti nord africani) è indispensabile il prolungamento del tunnel con l’asse Berlino-Palermo tramite il ponte di Messina o, in alternativa, un convoglio di astronavi cargo.
Questo è quanto riportato nelle due relazioni depositate al dipartimento Trasporti della Regione, un progetto di fattibilità e le successive analisi. Per l’ing. Pietro La Mendola (di origini siciliane), che ha curato gli studi, non si tratta di fantascienza: fa notare che la stessa incredulità accolse l’idea dei canali di Suez e di Panama o l’ipotesi del Catania in serie A. Guardando a progetti recenti come la galleria ferroviaria del Gottardo, che cosa sarà mai un tunnel sotto il Mediterraneo? Da un punto di vista squisitamente tecnico, “l’acqua pesa molto meno della roccia” dichiara il meticoloso ingegnere. A pag. 22 del progetto di fattibilità, un’analisi scrupolosa del concorrente progetto (in fase molto avanzata) di collegamento tra Spagna e Marocco attraverso lo stretto di Gibilterra si conclude in pratica con un competente “noi siamo messi meglio e siamo pure più fighi”.
Il costo dell’opera si aggira sui venti miliardi di euro: il tunnel costerebbe solo una manciata di euro, ma purtroppo non sono ancora stati inventati gli operai ad elevata remotizzazione ed è necessaria un’apposita galleria con standard di sicurezza elevatissimi per cose e persone. I finanziamenti dovrebbero essere stanziati da una cordata di misteriosi imprenditori coreani e dalla “Buscemi Salvatore e Figli”, secondo le modalità del project finance. Totò Cuffaro guiderà (o forse ha già guidato) una delegazione in Estremo Oriente per studiare i tunnel sottomarini già realizzati o progettati in Corea e Giappone, i paesi più esperti in questo campo. I rapporti dell’Enea sono stati pubblicati nel 2003. Potrebbe essersi trattato solo di una trovata a fini elettorali o di uno dei molti e fantasiosi sperperi di denaro pubblico. E invece, un nuovo colpo di scena nel 2005. Allego la briosa presentazione (una minestra riscaldata delle vecchie relazioni cose), una serie di slides con corredino di disegni ed effetti di transizione patetici, elaborata per le conferenze al Rotary di Al-Tot Cuffah. Vi prego di notare, tra i progetti citati, la nuova highway americana (Transearth Russia-America 101): chi ne sarà il cantore, il novello Bob Dylan? Justin Timberlake o le t.A.T.u.?
Io non comprendo perché non abbiano ancora premiato Totò Cuffaro. Eppure pochi italiani si dedicano con altrettanto vigore all'integrazione dei musulmani nel tessuto sociale ed economico italiano, senza pregiudizi o discriminazioni. Si impegna in prima persona da anni, portando alla causa risorse, energie e buon senso. Merita la gratitudine eterna della comunità islamica, come pure il suo visionario coraggio è degno di un riconoscimento come la mezzaluna d'oro. Che cosa ha valenza simbolica maggiore di un ponte, di un tunnel tra il mondo occidentale e il mondo arabo? È con grandi onori che è già stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Tunisina: durante una sfarzosa e commovente cerimonia gli è stato conferito il nome di Al-tot Cuffah, Cannolo di Mare.
L’idea è nata pochi anni fa, nell’ambito delle discussioni in materia di interventi sociali e in particolare del reinserimento di manodopera mafiosa, tradizionalmente dedita all’imbalsamazione dei defunti in caratteristici sarcofagi cementizi. Proprio in occasione del congresso “The Role of the Mafia in the New Millennium: Perspectives, Opportunities, and New Markets” Totò Cuffaro ha esposto il suo brillante progetto: unire la Sicilia e la Tunisia, un legame fraterno foriero di benessere e sviluppo. Non si tratta soltanto di finalità turistiche ed opportunità di lavoro, in terre eternamente afflitte dalla povertà e dalla disoccupazione (si calcola un indotto, escludendo le infiltrazioni mafiose, pari a migliaia di addetti). Si prevede, infatti, un esplosivo sviluppo economico delle due regioni, trainato dai potenziali scambi commerciali sulla nuova e rapida rotta: arance, datteri, olio, fichi d’india e carrube verso l’Italia (merce rara), salsicce, nero d’Avola e know-how imprenditorial-edilizio in direzione magrebina. L’idea di sviluppare, potenziando e razionalizzando, i trasporti navali è inconcepibile. Il mare è tabù, solcare le acque irriterebbe Nettuno e Cola Pesce.
L’Enea (Ente Nazionale per l’Energia e l’Ambiente), su commissione della regione siciliana, ha dedicato una serie di studi serissimi ed approfonditi al tunnel sottomarino tra Pizzolato (borgata di poveri pescatori e disoccupati a nord di Mazara del Vallo) e Capo Bon in Tunisia. Si sottolinea come «il flusso di viaggiatori tra Italia e Tunisia risulta sempre piuttosto esiguo e di tipo turistico», perché «sia i turisti sia gli uomini d’affari hanno sempre poco tempo e privilegiano il trasporto aereo. Se però si focalizza l’attenzione sul solo trasporto merci, allora il risultato di punto in bianco diventa certamente molto più interessante e stimolante». Mi sembra una stima prudente: a me risulta che il Canale di Sicilia sia attraversato ogni anno da migliaia di persone su mezzi inadatti, lenti e pericolosi. Tuttavia «se per il variare delle condizioni socio-economiche dell’area interessata il trasporto passeggeri diventerà significativo, è auspicabile prevedere l’incremento e l’adeguamento dell’impiantistica in modo da rendere l’opera idonea al passaggio di convogli ferroviari passeggeri».
La soluzione proposta è l’uso di treni ad elevata remotizzazione, navette comandate a distanza che limiterebbero al minimo il rischio di vite umane, all’interno di un tunnel (lungo 150 km, profondo 45 m sotto il fondo del mare e con 4 isole artificiali di snodo) aperto dopo soli sette anni di lavori, con l’asporto di 25 milioni di metri cubi di terreno e la posa di 600 km di fibre ottiche per le comunicazioni. Sarà così possibile trasportare circa 30 milioni di tonnellate di merci l’anno con viaggi di soli 90 minuti tra la Tunisia e la Sicilia, terra di ferrovie borboniche a binario unico, dove i containers si areneranno come balene spiaggiate. L’Enea mette le mani avanti: per captare il traffico di oltre 500 milioni di tonnellate l’anno di merci scambiate nei porti mediterranei (la metà attraverso i porti nord africani) è indispensabile il prolungamento del tunnel con l’asse Berlino-Palermo tramite il ponte di Messina o, in alternativa, un convoglio di astronavi cargo.
Questo è quanto riportato nelle due relazioni depositate al dipartimento Trasporti della Regione, un progetto di fattibilità e le successive analisi. Per l’ing. Pietro La Mendola (di origini siciliane), che ha curato gli studi, non si tratta di fantascienza: fa notare che la stessa incredulità accolse l’idea dei canali di Suez e di Panama o l’ipotesi del Catania in serie A. Guardando a progetti recenti come la galleria ferroviaria del Gottardo, che cosa sarà mai un tunnel sotto il Mediterraneo? Da un punto di vista squisitamente tecnico, “l’acqua pesa molto meno della roccia” dichiara il meticoloso ingegnere. A pag. 22 del progetto di fattibilità, un’analisi scrupolosa del concorrente progetto (in fase molto avanzata) di collegamento tra Spagna e Marocco attraverso lo stretto di Gibilterra si conclude in pratica con un competente “noi siamo messi meglio e siamo pure più fighi”.
Il costo dell’opera si aggira sui venti miliardi di euro: il tunnel costerebbe solo una manciata di euro, ma purtroppo non sono ancora stati inventati gli operai ad elevata remotizzazione ed è necessaria un’apposita galleria con standard di sicurezza elevatissimi per cose e persone. I finanziamenti dovrebbero essere stanziati da una cordata di misteriosi imprenditori coreani e dalla “Buscemi Salvatore e Figli”, secondo le modalità del project finance. Totò Cuffaro guiderà (o forse ha già guidato) una delegazione in Estremo Oriente per studiare i tunnel sottomarini già realizzati o progettati in Corea e Giappone, i paesi più esperti in questo campo. I rapporti dell’Enea sono stati pubblicati nel 2003. Potrebbe essersi trattato solo di una trovata a fini elettorali o di uno dei molti e fantasiosi sperperi di denaro pubblico. E invece, un nuovo colpo di scena nel 2005. Allego la briosa presentazione (una minestra riscaldata delle vecchie relazioni cose), una serie di slides con corredino di disegni ed effetti di transizione patetici, elaborata per le conferenze al Rotary di Al-Tot Cuffah. Vi prego di notare, tra i progetti citati, la nuova highway americana (Transearth Russia-America 101): chi ne sarà il cantore, il novello Bob Dylan? Justin Timberlake o le t.A.T.u.?
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VVP e la lista dei successori
[Contesto: il quotidiano Gazeta è stato attaccato dai politici vicini al Cremlino per aver pubblicato un'intervista allo scrittore Eduard Limonov, leader del partito nazional-bolscevico NBP (dichiarato fuorilegge dalla Procura Generale russa perché ritenuto un'organizzazione estremista). Nell'intervista Limonov, che con Kasparov e Kas'janov forma lo schieramento anti-putiniano "Altra Russia", si era dichiarato a favore della secessione cecena e delle dimissioni di Putin].
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e leggeva sul quotidiano Gazeta l'intervista allo scrittore Eduard Veniaminovič Limonov.
- Dice che secondo lui, - scosse il presidenziale capo Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna lasciar andare la Cecenia... Ci abbiamo combattuto duecento anni, e adesso bisogna lasciarla andare. Eppure ci contavo ancora...
Vladimir Vladimirovič™ aprì un cassetto del presidenziale tavolo e ne estrasse un foglio di carta bollata con un lungo elenco di cognomi.
- Kas'janov, Kasparov... eccolo, - Vladimir Vladimirovič™ trovò la riga che cercava, - Limonov.
Vladimir Vladimirovič™ sfilò dal taschino della giacca la presidenziale "Parker" e cancellò risolutamente il cognome.
- È anche colpa mia, - mormorò Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna ciarlare meno...
E Vladimir Vladimirovič™ schiacciò immediatamente il pulsante per chiamare il vice-capo della sua amministrazione, Vladislav Jur'evič Surkov.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Ho cancellato quel Limonov dalla lista dei successori. Aveva cominciato a farsi notare. Bisogna essere discreti...
- Finirai per cancellarli tutti, - disse Vladislav Jurevič.
- E cosa c'è di terribile? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Certo che li cancelliamo tutti. Tutti meno uno. La Russia non può avere cinque presidenti. Non siamo mica l'Ucraina. Sì, e poi questo giornale che ha pubblicato l'intervista a Limonov: chiudiamolo. Altrimenti vanno avanti e tirano fuori tutta la lista dei successori.
- Cioè, in che senso chiudere il giornale? - Vladislav Jurevič non capiva, - Bratello, guarda che abbiamo la libertà d'espressione e robe così! Noi non chiudiamo i giornali! Forse però questo possiamo comprarlo.
- Comprarlo? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - E a che diavolo ci serve? Ma come, non c'è proprio modo di chiuderlo? Tu mi deludi.
- Beh, vuoi... - propose Vladislav Jurevič, - Vuoi che chiudiamo una trasmissione televisiva, magari?
- Ma non se ne accorge nessuno, - disse Vladimir Vladimirovič™.
- Se ne accorgono sì, - assicurò Vladislav Jurevič, - Di quella che chiudiamo noi si accorgono, vedrai.
- Boh, come vuoi, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, e interruppe la comunicazione, - Non si può neanche chiudere un giornale... Perché un cretino qualunque può aprire un giornale e non chiuderlo? Non è giusto...
da: vladimir.vladimirovich.ru
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e leggeva sul quotidiano Gazeta l'intervista allo scrittore Eduard Veniaminovič Limonov.
- Dice che secondo lui, - scosse il presidenziale capo Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna lasciar andare la Cecenia... Ci abbiamo combattuto duecento anni, e adesso bisogna lasciarla andare. Eppure ci contavo ancora...
Vladimir Vladimirovič™ aprì un cassetto del presidenziale tavolo e ne estrasse un foglio di carta bollata con un lungo elenco di cognomi.
- Kas'janov, Kasparov... eccolo, - Vladimir Vladimirovič™ trovò la riga che cercava, - Limonov.
Vladimir Vladimirovič™ sfilò dal taschino della giacca la presidenziale "Parker" e cancellò risolutamente il cognome.
- È anche colpa mia, - mormorò Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna ciarlare meno...
E Vladimir Vladimirovič™ schiacciò immediatamente il pulsante per chiamare il vice-capo della sua amministrazione, Vladislav Jur'evič Surkov.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Ho cancellato quel Limonov dalla lista dei successori. Aveva cominciato a farsi notare. Bisogna essere discreti...
- Finirai per cancellarli tutti, - disse Vladislav Jurevič.
- E cosa c'è di terribile? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Certo che li cancelliamo tutti. Tutti meno uno. La Russia non può avere cinque presidenti. Non siamo mica l'Ucraina. Sì, e poi questo giornale che ha pubblicato l'intervista a Limonov: chiudiamolo. Altrimenti vanno avanti e tirano fuori tutta la lista dei successori.
- Cioè, in che senso chiudere il giornale? - Vladislav Jurevič non capiva, - Bratello, guarda che abbiamo la libertà d'espressione e robe così! Noi non chiudiamo i giornali! Forse però questo possiamo comprarlo.
- Comprarlo? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - E a che diavolo ci serve? Ma come, non c'è proprio modo di chiuderlo? Tu mi deludi.
- Beh, vuoi... - propose Vladislav Jurevič, - Vuoi che chiudiamo una trasmissione televisiva, magari?
- Ma non se ne accorge nessuno, - disse Vladimir Vladimirovič™.
- Se ne accorgono sì, - assicurò Vladislav Jurevič, - Di quella che chiudiamo noi si accorgono, vedrai.
- Boh, come vuoi, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, e interruppe la comunicazione, - Non si può neanche chiudere un giornale... Perché un cretino qualunque può aprire un giornale e non chiuderlo? Non è giusto...
da: vladimir.vladimirovich.ru
VVP e il campione di scacchi
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin era seduto nel suo studio all'interno del Cremlino e ascoltava su radio "Echo Moskvy" l'intervento del giornalista Evgenij Alekseevič Kiselev.
- La rivoluzione arancione, - diceva Evgenij Alekseevič, - È stata uno dei maggiori insuccessi di Putin. Più della Cecenia e dell'affare Jukos.
- Ma va'... - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Ma guarda un po' se...
In quel momento sul tavolo di Vladimir Vladimirovič™ si mise a squillare il telefono. Vladimir Vladimirovič™ afferrò prontamente il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce del direttore del Servizio di Sicurezza Federale Nikolaj Platonovič Patrušev, - Ma tu lo sapevi che il Kasparov era una spia americana?
- In che senso? - si meravigliò Vladimir Vladimirovič™.
- In quel senso lì, - rispose Nikolaj Platonovič, - Sembra che sia membro del Consiglio di un certo Centro americano per una politica di sicurezza. Dal '91.
- Bella roba! - si rallegrò Vladimir Vladimirovič™, - Vuol dire che è dei nostri? Possiamo metterci d'accordo?
- Ma chiaro, - concordò Nikolaj Platonovič, - Ancora non è successo che una spia e un'altra spia non siano riuscite a mettersi d'accordo. Gli telefoni tu o gli telefono io?
- Io, io, - disse tutto contento Vladimir Vladimirovič™, - Fammi il numero.
- Pronto? - nella cornetta risuonò la voce del campione del mondo Garri Kimovič Kasparov.
- Garri Kimovič? - disse affabilmente Vladimir Vladimirovič™, - Salve!
- Chi parla? - domandò il campione, che non capiva.
- Sono Vladimir Vladimirovič™, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Il Presidente della Federazione Russa. Adesso, però... perché prima... prima anch'io, come lei, ero una spia.
- Che spia? - disse Garri Kimovič, - Ma con chi vuole parlare?
- Ma lei non è membro del Consiglio del Centro americano per una politica di sicurezza? - domandò un po' confuso Vladimir Vladimirovič™.
- Questa è una provocazione, - rispose Garri Kimovič, - La smetta di molestarmi.
- Ma non è una provocazione! - esclamò Vladimir Vladimirovič™.
- Sì che è una provocazione, - disse il campione del mondo, - Un'evidente provocazione nei confronti di "Altra Russia" alla vigilia della "Marcia dei dissenzienti". Mi lasci in pace o chiamo la polizia!
- Garri Kimovič, - lo supplicò Vladimir Vladimirovič™.
- Non voglio parlare con lei! - esclamò Garri Kimovič.
- Ma ci sta già parlando! - si meravigliò Vladimir Vladimirovič™.
- Interrompo questa conversazione! - disse il campione del mondo a Vladimir Vladimirovič™, - Troppo onore.
E Garri Kimovič mise giù.
- Non siamo riusciti a metterci d'accordo, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Mi piacerebbe sapere cosa vuole, questo...
da: vladimir.vladimirovich.ru
- La rivoluzione arancione, - diceva Evgenij Alekseevič, - È stata uno dei maggiori insuccessi di Putin. Più della Cecenia e dell'affare Jukos.
- Ma va'... - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Ma guarda un po' se...
In quel momento sul tavolo di Vladimir Vladimirovič™ si mise a squillare il telefono. Vladimir Vladimirovič™ afferrò prontamente il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce del direttore del Servizio di Sicurezza Federale Nikolaj Platonovič Patrušev, - Ma tu lo sapevi che il Kasparov era una spia americana?
- In che senso? - si meravigliò Vladimir Vladimirovič™.
- In quel senso lì, - rispose Nikolaj Platonovič, - Sembra che sia membro del Consiglio di un certo Centro americano per una politica di sicurezza. Dal '91.
- Bella roba! - si rallegrò Vladimir Vladimirovič™, - Vuol dire che è dei nostri? Possiamo metterci d'accordo?
- Ma chiaro, - concordò Nikolaj Platonovič, - Ancora non è successo che una spia e un'altra spia non siano riuscite a mettersi d'accordo. Gli telefoni tu o gli telefono io?
- Io, io, - disse tutto contento Vladimir Vladimirovič™, - Fammi il numero.
- Pronto? - nella cornetta risuonò la voce del campione del mondo Garri Kimovič Kasparov.
- Garri Kimovič? - disse affabilmente Vladimir Vladimirovič™, - Salve!
- Chi parla? - domandò il campione, che non capiva.
- Sono Vladimir Vladimirovič™, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Il Presidente della Federazione Russa. Adesso, però... perché prima... prima anch'io, come lei, ero una spia.
- Che spia? - disse Garri Kimovič, - Ma con chi vuole parlare?
- Ma lei non è membro del Consiglio del Centro americano per una politica di sicurezza? - domandò un po' confuso Vladimir Vladimirovič™.
- Questa è una provocazione, - rispose Garri Kimovič, - La smetta di molestarmi.
- Ma non è una provocazione! - esclamò Vladimir Vladimirovič™.
- Sì che è una provocazione, - disse il campione del mondo, - Un'evidente provocazione nei confronti di "Altra Russia" alla vigilia della "Marcia dei dissenzienti". Mi lasci in pace o chiamo la polizia!
- Garri Kimovič, - lo supplicò Vladimir Vladimirovič™.
- Non voglio parlare con lei! - esclamò Garri Kimovič.
- Ma ci sta già parlando! - si meravigliò Vladimir Vladimirovič™.
- Interrompo questa conversazione! - disse il campione del mondo a Vladimir Vladimirovič™, - Troppo onore.
E Garri Kimovič mise giù.
- Non siamo riusciti a metterci d'accordo, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Mi piacerebbe sapere cosa vuole, questo...
da: vladimir.vladimirovich.ru
venerdì, aprile 06, 2007
Distrazioni, falsiallarmi, enigmi e le normative definitive
"It can hardly be a coincidence that no language on Earth has ever produced the phrase, 'as pretty as an airport.' Airports are ugly. Some are very ugly. Some attain a degree of ugliness that can only be the result of a special effort".
Douglas Adams
Ci si dà tanto da fare per mettere al bando le dosi inopportune di liquidi e i flaconi non regolamentari e poi si scopre che durante un'esercitazione i controlli di sicurezza dell'aeroporto di Denver sono riusciti a farsi sfuggire il 90% delle armi e degli esplosivi. Ti sequestrano la minerale ma ti lasciano portare una vistosa cintura da kamikaze: adesso lo hanno anche verificato, e non possono farci nulla. Sicurezza è consapevolezza.
Link
Volo della Delta Airlines: donna si chiude in bagno a fumare, va fuori di testa, appare sconvolta e bellicosa. Il pilota minaccia di ammanettarla e lei (bontà sua) lo colpisce al torace. Il volo diretto a Honolulu ripiega su Los Angeles: ambulanza, ospedale e ciao ciao signora. È un crimine federale fumare su un volo di linea, sapevatelo. Secondo me se c'è una cosa più inquietante del vedere uscire del fumo dalla toilette, è la prospettiva di assistere al ko tecnico del pilota. Ma magari sono paranoica io.
Link
Passeggeri schedati, controllati, perquisiti; portatili accesi ("mi faccia vedere le icone"); fotocamere e cellulari smontati (sì, sempre io); burrocacao guardati con sospetto ("può stapparlo, cortesemente"?). E poi il dipartimento del governo degli Stati Uniti che si occupa di proteggere dati tecnici segreti sulle armi nucleari perde, ehm, venti computer. È la tredicesima volta che fanno l'inventario e i conti non tornano mai. Non ditemi che siete nervosi.
Link
Hostess in uniforme ma non in servizio sale su un volo United da Atlanta a Washington con un'arma nella borsetta che è passata inosservata attraverso i controlli di sicurezza, scende dall'aereo e va dalla polizia ad autodenunciarsi. Arrestata. Boh. Mettete al posto dell'hostess il signor Brando di Suspense! della Settimana Enigmistica e cercate di trovare un senso all'episodio.
Link
E infine, miei cari.
Pasqua e i ponti sono ormai vicini. Forse prenderete un aereo, e il forse può non dipendere da voi: potreste trovare molti ostacoli prima della bramata scaletta, se non possedete armi o esplosivi.
Quali sostanze liquide, gelificate o semisolide e in quale misura e contenitore sono ammesse a bordo? È possibile pranzare al sacco? Sul desktop del vostro portatile vi sono icone sospette? Qual è la posizione corretta da assumere una volta seduti? L'enac [blink blink] ha redatto un documento contenente le nuove direttive recepite da tutti gli aeroporti europei: scaricate e leggete questo .pdf prima di preparare i bagagli, dirigervi all'aeroporto o anche solo acquistare un biglietto aereo.
Ricordate: security is awareness. Le Edizioni No-Fly Zone vi augurano una piacevole vacanza.
Douglas Adams
Ci si dà tanto da fare per mettere al bando le dosi inopportune di liquidi e i flaconi non regolamentari e poi si scopre che durante un'esercitazione i controlli di sicurezza dell'aeroporto di Denver sono riusciti a farsi sfuggire il 90% delle armi e degli esplosivi. Ti sequestrano la minerale ma ti lasciano portare una vistosa cintura da kamikaze: adesso lo hanno anche verificato, e non possono farci nulla. Sicurezza è consapevolezza.
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Volo della Delta Airlines: donna si chiude in bagno a fumare, va fuori di testa, appare sconvolta e bellicosa. Il pilota minaccia di ammanettarla e lei (bontà sua) lo colpisce al torace. Il volo diretto a Honolulu ripiega su Los Angeles: ambulanza, ospedale e ciao ciao signora. È un crimine federale fumare su un volo di linea, sapevatelo. Secondo me se c'è una cosa più inquietante del vedere uscire del fumo dalla toilette, è la prospettiva di assistere al ko tecnico del pilota. Ma magari sono paranoica io.
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Passeggeri schedati, controllati, perquisiti; portatili accesi ("mi faccia vedere le icone"); fotocamere e cellulari smontati (sì, sempre io); burrocacao guardati con sospetto ("può stapparlo, cortesemente"?). E poi il dipartimento del governo degli Stati Uniti che si occupa di proteggere dati tecnici segreti sulle armi nucleari perde, ehm, venti computer. È la tredicesima volta che fanno l'inventario e i conti non tornano mai. Non ditemi che siete nervosi.
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Hostess in uniforme ma non in servizio sale su un volo United da Atlanta a Washington con un'arma nella borsetta che è passata inosservata attraverso i controlli di sicurezza, scende dall'aereo e va dalla polizia ad autodenunciarsi. Arrestata. Boh. Mettete al posto dell'hostess il signor Brando di Suspense! della Settimana Enigmistica e cercate di trovare un senso all'episodio.
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E infine, miei cari.
Pasqua e i ponti sono ormai vicini. Forse prenderete un aereo, e il forse può non dipendere da voi: potreste trovare molti ostacoli prima della bramata scaletta, se non possedete armi o esplosivi.
Quali sostanze liquide, gelificate o semisolide e in quale misura e contenitore sono ammesse a bordo? È possibile pranzare al sacco? Sul desktop del vostro portatile vi sono icone sospette? Qual è la posizione corretta da assumere una volta seduti? L'enac [blink blink] ha redatto un documento contenente le nuove direttive recepite da tutti gli aeroporti europei: scaricate e leggete questo .pdf prima di preparare i bagagli, dirigervi all'aeroporto o anche solo acquistare un biglietto aereo.
Ricordate: security is awareness. Le Edizioni No-Fly Zone vi augurano una piacevole vacanza.
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falsiallarmi
giovedì, aprile 05, 2007
Little Brother is watching you
Niente da fare, i britannici si tengono stretto il Premio Orwell 2007. In 20 città del Regno Unito saranno installate delle telecamere munite di altoparlanti per redarguire e richiamare all'ordine chi si comporta male. Come ricorderete, il sistema è già stato sperimentato a Middlesbrough, dove da mesi le videocamere urlacchiano le proprie istruzioni a ubriaconi, sudicioni e vandali (va precisato che un anno fa dei potenziali "lampioni parlanti" erano stati notati anche a Londra).
Ma come rendere queste telecamere meno intimidatorie? Installandoci un microfono per garantire almeno il diritto di replica? No: dando loro la voce di un bambino ("Ehi, tu, signore co' malietta nera! Guadda che ti vedo, sa. Lascia impace cabina telefonica, gazzie").
Questa volta 1984 incontra Villaggio dei Dannati e Zecchino D'Oro: è ufficialmente nato il Little Brother.
Link
[I pigri neuroni del Capo ringraziano il Governo britannico per aver consentito la stesura di un altro post a inventività zero.]
Ma come rendere queste telecamere meno intimidatorie? Installandoci un microfono per garantire almeno il diritto di replica? No: dando loro la voce di un bambino ("Ehi, tu, signore co' malietta nera! Guadda che ti vedo, sa. Lascia impace cabina telefonica, gazzie").
Questa volta 1984 incontra Villaggio dei Dannati e Zecchino D'Oro: è ufficialmente nato il Little Brother.
Link
[I pigri neuroni del Capo ringraziano il Governo britannico per aver consentito la stesura di un altro post a inventività zero.]
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stato d'insicurezza,
uk
martedì, aprile 03, 2007
God bless those pagans
Cosa volete che sia non capire la differenza tra sunniti e sciiti? Il 60% degli americani non è in grado di nominare neanche cinque dei dieci comandamenti.
In compenso il 50% degli studenti americani delle scuole superiori pensa che Sodoma e Gomorra fossero sposati.
Mi tenta pensare che sarebbe stato un matrimonio un po' sopra le righe, ma divertente ("Chi abbiamo a cena, cara? No, non dirmelo: ancora Sodoma e Gomorra. Anche stasera possiamo scordarci il Trivial Pursuit").
Link (grazie, bracciodestro dei braccidestri :-))
In compenso il 50% degli studenti americani delle scuole superiori pensa che Sodoma e Gomorra fossero sposati.
Mi tenta pensare che sarebbe stato un matrimonio un po' sopra le righe, ma divertente ("Chi abbiamo a cena, cara? No, non dirmelo: ancora Sodoma e Gomorra. Anche stasera possiamo scordarci il Trivial Pursuit").
Link (grazie, bracciodestro dei braccidestri :-))
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The Real Thing,
Usa
VVP e il rinnovo automatico
"Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e seguiva sul presidenziale televisore il discorso del Presidente del Consiglio della Federazione, l'androide Sergej Michajlovič Mironov.
- Quattro anni sono molto pochi, - diceva l'androide, - Bisogna aumentare il periodo di permanenza in carica del presidente a cinque, forse anche sette anni.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ sollevò stupito le presidenziali sopracciglia.
- Inoltre, considero sbagliata la disposizione della costituzione che impedisce alla stessa persona di ricoprire l'incarico per più di due termini consecutivi, - disse il presidente, - Io propongo tre termini.
- Tu cosa?! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, che schiacciò immediatamente il pulsante per chiamare il vice-capo della sua amministrazione, Vladislav Jur'evič Surkov.
- Ascolta, bratello, - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Cosa sono queste fesserie?
- In che senso? - Vladislav Jur'evič non capiva.
- 'Sta cosa dei cinque anni, sette anni, - si accalorò Vladimir Vladimirovič™, - Cosa avevamo detto? Cosa avevamo detto del terzo mandato?
- C'è questa idea... - esordì Vladislav Jur'evič.
- Ma quale idea, ancora! - Vladimir Vladimirovič™ si alzò dalla presidenziale poltrona e si mise a camminare su e giù per lo studio, - Non si può mica sempre continuare a rinfacciarmi le mie idee! Sette anni sono sette anni! E tre mandati sono tre mandati! E cosa facciamo quando i tre mandati finiscono? Cambiamo di nuovo per farne un quarto? E poi un quinto? Ridicolo!
- C'è questa idea... - ripeté pazientemente Vladislav Jur'evič, - Rebilling automatico, si chiama. Mettiamo che ti compri qualcosa su internet, beh, diciamo... uh... mettiamo che ti compri un quadretto. Allora dai i dati della tua carta di credito, così loro possono prelevare una somma ogni mese, e tu neanche te ne accorgi.
- È come l'accordo del gas con l'Ucraina, sì? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - Con il rinnovo automatico?
- Ecco, ecco, - confermò Vladislav Jur'evič, - Rinnovo automatico. Così facciamo anche noi. Finisce un mandato - parte automaticamente quello successivo. Io penso che vada bene.
- Beh, sì... - borbottò Vladimir Vladimirovič™ - Non c'è male, va'...
E Vladimir Vladimirovič™ chiuse il collegamento".
Da vladimir.vladimirovich.ru
- Quattro anni sono molto pochi, - diceva l'androide, - Bisogna aumentare il periodo di permanenza in carica del presidente a cinque, forse anche sette anni.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ sollevò stupito le presidenziali sopracciglia.
- Inoltre, considero sbagliata la disposizione della costituzione che impedisce alla stessa persona di ricoprire l'incarico per più di due termini consecutivi, - disse il presidente, - Io propongo tre termini.
- Tu cosa?! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, che schiacciò immediatamente il pulsante per chiamare il vice-capo della sua amministrazione, Vladislav Jur'evič Surkov.
- Ascolta, bratello, - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Cosa sono queste fesserie?
- In che senso? - Vladislav Jur'evič non capiva.
- 'Sta cosa dei cinque anni, sette anni, - si accalorò Vladimir Vladimirovič™, - Cosa avevamo detto? Cosa avevamo detto del terzo mandato?
- C'è questa idea... - esordì Vladislav Jur'evič.
- Ma quale idea, ancora! - Vladimir Vladimirovič™ si alzò dalla presidenziale poltrona e si mise a camminare su e giù per lo studio, - Non si può mica sempre continuare a rinfacciarmi le mie idee! Sette anni sono sette anni! E tre mandati sono tre mandati! E cosa facciamo quando i tre mandati finiscono? Cambiamo di nuovo per farne un quarto? E poi un quinto? Ridicolo!
- C'è questa idea... - ripeté pazientemente Vladislav Jur'evič, - Rebilling automatico, si chiama. Mettiamo che ti compri qualcosa su internet, beh, diciamo... uh... mettiamo che ti compri un quadretto. Allora dai i dati della tua carta di credito, così loro possono prelevare una somma ogni mese, e tu neanche te ne accorgi.
- È come l'accordo del gas con l'Ucraina, sì? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - Con il rinnovo automatico?
- Ecco, ecco, - confermò Vladislav Jur'evič, - Rinnovo automatico. Così facciamo anche noi. Finisce un mandato - parte automaticamente quello successivo. Io penso che vada bene.
- Beh, sì... - borbottò Vladimir Vladimirovič™ - Non c'è male, va'...
E Vladimir Vladimirovič™ chiuse il collegamento".
Da vladimir.vladimirovich.ru
lunedì, aprile 02, 2007
Niente cappucci, niente scosse, niente percosse
E quella la chiamate umiliazione?
Niente cappucci. Niente scosse elettriche. Niente percosse. Questi iraniani sono chiaramente una massa di incivili.
di Terry Jones
sabato 31 marzo, The Guardian
"Condivido l'indignazione espressa dalla stampa britannica per il trattamento del nostro equipaggio accusato dall'Iran di avere sconfinato illegalmente nelle sue acque territoriali. È una vergogna. Noi non ci sogneremmo mai di trattare così dei prigionieri, consentendo loro di fumare, per esempio, pur essendo stato dimostrato che il fumo uccide. E quando hanno obbligato la povera marine Faye Turney a indossare sul capo un velo nero, e poi hanno mandato in giro la foto? Gli iraniani non sanno proprio cosa sia comportarsi civilmente? Ecco quello che facciamo noi, con i musulmani che catturiamo: gli mettiamo un sacchetto in testa, così fanno fatica a respirare. Allora sì che si possono scattare foto e mandarle alla stampa, perché almeno i prigionieri non possono essere riconosciuti e umiliati come è capitato ai poveri marinai britannici.
È inaccettabile anche che gli ostaggi britannici siano stati fatti parlare alla televisione e abbiano detto cose delle quali potranno forse pentirsi. Se gli iraniani gli avessero tappato la bocca con del nastro isolante, come facciamo noi con i nostri prigionieri, non avrebbero parlato. Naturalmente avrebbero fatto fatica a respirare, soprattutto per via del sacchetto sulla testa, ma almeno non sarebbero stati umiliati.
E cos'è tutta questa storia di permettere ai prigionieri di scrivere lettere in cui dicono che stanno bene? Sarebbe ora che gli iraniani si allineassero con il resto del mondo civile: dovrebbero concedere ai loro prigionieri la privacy dell'isolamento. È uno dei tanti privilegi che gli Stati Uniti garantiscono ai loro detenuti a Guantánamo Bay.
Il vero segno di civiltà di un paese è che non ha tutta questa fretta di incriminare persone che ha arbitrariamente arrestato in un posto che ha appena invaso. I detenuti di Guantánamo, per esempio, hanno goduto di tutta la privacy che desideravano per quasi cinque anni, e c'è appena stata la prima incriminazione. Tutto il contrario degli indecorosi iraniani, che non vedevano l'ora di sfoggiare i loro prigionieri davanti alle telecamere!
Inoltre è chiaro che gli iraniani non concedono ai loro prigionieri britannici sufficiente esercizio fisico. L'esercito degli Stati Uniti assicura ai suoi prigionieri iracheni un allenamento fisico adeguato, sotto forma di magnifiche 'posizioni stressanti' da tenere per tempo indefinito, così da migliorare il tono muscolare degli addominali e dei polpacci. Un tipico esercizio è quello in cui devono stare in punta di piedi e poi accucciarsi fino ad avere le cosce parallele al pavimento. Questo produce intenso dolore e alla fine il cedimento del muscolo. È tutta salute e divertimento, e ha il vantaggio che i prigionieri confesseranno qualsiasi cosa pur di uscirne.
E questo mi porta all'ultima considerazione. È chiaro dall'apparizione televisiva che la soldatessa Turney è stata messa sotto pressione. I giornali hanno chiesto a esperti di psicologia comportamentale di esaminare il filmato e tutti hanno concluso che è 'infelice e sotto stress'.
Quello che stupisce è il modo subdolo in cui gli iraniani l'hanno resa 'infelice e sotto stress'. Non mostra segni di scosse elettriche o bruciature e sul volto non reca tracce di percosse. È inaccettabile. Se i prigionieri devono essere fatti oggetto di violenza, per esempio costringendoli a posizioni sessuali compromettenti o a subire scariche elettriche ai genitali, vanno fotografati come è stato fatto ad Abu Ghraib. Le fotografie poi devono essere fatte circolare nel mondo civile, così tutti possono sapere cos'è successo.
Come ha rilevato Stephen Glover sul Daily Mail, forse non sarebbe giusto bombardare l'Iran per vendicare l'umiliazione dei nostri soldati. Però chiaramente il popolo iraniano va fatto soffrire: o con delle sanzioni, come suggerisce il Mail, o semplicemente dicendo al Presidente Bush di sbrigarsi a invadere, cosa che intende fare comunque, e a portare nel paese la democrazia e i valori occidentali come ha fatto con l'Iraq".
Terry Jones è regista, attore e Python.
www.terry-jones.net
Link
Tradotto dall'inglese all'italiano da Mirumir, un membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft per ogni uso non-commerciale: è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne l'autore e la fonte.
Niente cappucci. Niente scosse elettriche. Niente percosse. Questi iraniani sono chiaramente una massa di incivili.
di Terry Jones
sabato 31 marzo, The Guardian
"Condivido l'indignazione espressa dalla stampa britannica per il trattamento del nostro equipaggio accusato dall'Iran di avere sconfinato illegalmente nelle sue acque territoriali. È una vergogna. Noi non ci sogneremmo mai di trattare così dei prigionieri, consentendo loro di fumare, per esempio, pur essendo stato dimostrato che il fumo uccide. E quando hanno obbligato la povera marine Faye Turney a indossare sul capo un velo nero, e poi hanno mandato in giro la foto? Gli iraniani non sanno proprio cosa sia comportarsi civilmente? Ecco quello che facciamo noi, con i musulmani che catturiamo: gli mettiamo un sacchetto in testa, così fanno fatica a respirare. Allora sì che si possono scattare foto e mandarle alla stampa, perché almeno i prigionieri non possono essere riconosciuti e umiliati come è capitato ai poveri marinai britannici.
È inaccettabile anche che gli ostaggi britannici siano stati fatti parlare alla televisione e abbiano detto cose delle quali potranno forse pentirsi. Se gli iraniani gli avessero tappato la bocca con del nastro isolante, come facciamo noi con i nostri prigionieri, non avrebbero parlato. Naturalmente avrebbero fatto fatica a respirare, soprattutto per via del sacchetto sulla testa, ma almeno non sarebbero stati umiliati.
E cos'è tutta questa storia di permettere ai prigionieri di scrivere lettere in cui dicono che stanno bene? Sarebbe ora che gli iraniani si allineassero con il resto del mondo civile: dovrebbero concedere ai loro prigionieri la privacy dell'isolamento. È uno dei tanti privilegi che gli Stati Uniti garantiscono ai loro detenuti a Guantánamo Bay.
Il vero segno di civiltà di un paese è che non ha tutta questa fretta di incriminare persone che ha arbitrariamente arrestato in un posto che ha appena invaso. I detenuti di Guantánamo, per esempio, hanno goduto di tutta la privacy che desideravano per quasi cinque anni, e c'è appena stata la prima incriminazione. Tutto il contrario degli indecorosi iraniani, che non vedevano l'ora di sfoggiare i loro prigionieri davanti alle telecamere!
Inoltre è chiaro che gli iraniani non concedono ai loro prigionieri britannici sufficiente esercizio fisico. L'esercito degli Stati Uniti assicura ai suoi prigionieri iracheni un allenamento fisico adeguato, sotto forma di magnifiche 'posizioni stressanti' da tenere per tempo indefinito, così da migliorare il tono muscolare degli addominali e dei polpacci. Un tipico esercizio è quello in cui devono stare in punta di piedi e poi accucciarsi fino ad avere le cosce parallele al pavimento. Questo produce intenso dolore e alla fine il cedimento del muscolo. È tutta salute e divertimento, e ha il vantaggio che i prigionieri confesseranno qualsiasi cosa pur di uscirne.
E questo mi porta all'ultima considerazione. È chiaro dall'apparizione televisiva che la soldatessa Turney è stata messa sotto pressione. I giornali hanno chiesto a esperti di psicologia comportamentale di esaminare il filmato e tutti hanno concluso che è 'infelice e sotto stress'.
Quello che stupisce è il modo subdolo in cui gli iraniani l'hanno resa 'infelice e sotto stress'. Non mostra segni di scosse elettriche o bruciature e sul volto non reca tracce di percosse. È inaccettabile. Se i prigionieri devono essere fatti oggetto di violenza, per esempio costringendoli a posizioni sessuali compromettenti o a subire scariche elettriche ai genitali, vanno fotografati come è stato fatto ad Abu Ghraib. Le fotografie poi devono essere fatte circolare nel mondo civile, così tutti possono sapere cos'è successo.
Come ha rilevato Stephen Glover sul Daily Mail, forse non sarebbe giusto bombardare l'Iran per vendicare l'umiliazione dei nostri soldati. Però chiaramente il popolo iraniano va fatto soffrire: o con delle sanzioni, come suggerisce il Mail, o semplicemente dicendo al Presidente Bush di sbrigarsi a invadere, cosa che intende fare comunque, e a portare nel paese la democrazia e i valori occidentali come ha fatto con l'Iraq".
Terry Jones è regista, attore e Python.
www.terry-jones.net
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Tradotto dall'inglese all'italiano da Mirumir, un membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft per ogni uso non-commerciale: è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne l'autore e la fonte.
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