mercoledì, aprile 11, 2007

La Mezzaluna di Marzapane

La signora Miru è tornata incolume da Napoli. Incolume non è un’esagerazione, quando si vola con un aereo Canadair costruito dalla Bombardier Aerospace. Dall’aeroporto è partita con un ritardo di un’ora e mezza perché è stato necessario ripulire la fusoliera dell’aereo, incrostata di cozze e parangali dopo il rifornimento d’acqua nel golfo triestino. Mi ha raccontato che il viaggio è stato piacevole, se si esclude la deviazione per spegnere un incendio in Sardegna. La cerimonia di premiazione si è svolta nella Chiesa dell’Incoronata in via Medina. Gli organizzatori hanno avuto qualche difficoltà con la signora Miru: l’hanno portata di peso sul palco, dopo averla scovata dietro il coro, dove si era nascosta finendo per addormentarsi, nell’attesa che la gente andasse via. Tra gli invitati c’era anche Fabrizio Gatti, che ha rivelato la propria identità solo al momento del suo intervento, dopo essersi aggirato a lungo tra i convenuti, travestito da perpetua petulante.
Io non comprendo perché non abbiano ancora premiato Totò Cuffaro. Eppure pochi italiani si dedicano con altrettanto vigore all'integrazione dei musulmani nel tessuto sociale ed economico italiano, senza pregiudizi o discriminazioni. Si impegna in prima persona da anni, portando alla causa risorse, energie e buon senso. Merita la gratitudine eterna della comunità islamica, come pure il suo visionario coraggio è degno di un riconoscimento come la mezzaluna d'oro. Che cosa ha valenza simbolica maggiore di un ponte, di un tunnel tra il mondo occidentale e il mondo arabo? È con grandi onori che è già stato ricevuto dal Presidente della Repubblica Tunisina: durante una sfarzosa e commovente cerimonia gli è stato conferito il nome di Al-tot Cuffah, Cannolo di Mare.
L’idea è nata pochi anni fa, nell’ambito delle discussioni in materia di interventi sociali e in particolare del reinserimento di manodopera mafiosa, tradizionalmente dedita all’imbalsamazione dei defunti in caratteristici sarcofagi cementizi. Proprio in occasione del congresso “The Role of the Mafia in the New Millennium: Perspectives, Opportunities, and New Markets” Totò Cuffaro ha esposto il suo brillante progetto: unire la Sicilia e la Tunisia, un legame fraterno foriero di benessere e sviluppo. Non si tratta soltanto di finalità turistiche ed opportunità di lavoro, in terre eternamente afflitte dalla povertà e dalla disoccupazione (si calcola un indotto, escludendo le infiltrazioni mafiose, pari a migliaia di addetti). Si prevede, infatti, un esplosivo sviluppo economico delle due regioni, trainato dai potenziali scambi commerciali sulla nuova e rapida rotta: arance, datteri, olio, fichi d’india e carrube verso l’Italia (merce rara), salsicce, nero d’Avola e know-how imprenditorial-edilizio in direzione magrebina. L’idea di sviluppare, potenziando e razionalizzando, i trasporti navali è inconcepibile. Il mare è tabù, solcare le acque irriterebbe Nettuno e Cola Pesce.
L’Enea (Ente Nazionale per l’Energia e l’Ambiente), su commissione della regione siciliana, ha dedicato una serie di studi serissimi ed approfonditi al tunnel sottomarino tra Pizzolato (borgata di poveri pescatori e disoccupati a nord di Mazara del Vallo) e Capo Bon in Tunisia. Si sottolinea come «il flusso di viaggiatori tra Italia e Tunisia risulta sempre piuttosto esiguo e di tipo turistico», perché «sia i turisti sia gli uomini d’affari hanno sempre poco tempo e privilegiano il trasporto aereo. Se però si focalizza l’attenzione sul solo trasporto merci, allora il risultato di punto in bianco diventa certamente molto più interessante e stimolante». Mi sembra una stima prudente: a me risulta che il Canale di Sicilia sia attraversato ogni anno da migliaia di persone su mezzi inadatti, lenti e pericolosi. Tuttavia «se per il variare delle condizioni socio-economiche dell’area interessata il trasporto passeggeri diventerà significativo, è auspicabile prevedere l’incremento e l’adeguamento dell’impiantistica in modo da rendere l’opera idonea al passaggio di convogli ferroviari passeggeri».
La soluzione proposta è l’uso di treni ad elevata remotizzazione, navette comandate a distanza che limiterebbero al minimo il rischio di vite umane, all’interno di un tunnel (lungo 150 km, profondo 45 m sotto il fondo del mare e con 4 isole artificiali di snodo) aperto dopo soli sette anni di lavori, con l’asporto di 25 milioni di metri cubi di terreno e la posa di 600 km di fibre ottiche per le comunicazioni. Sarà così possibile trasportare circa 30 milioni di tonnellate di merci l’anno con viaggi di soli 90 minuti tra la Tunisia e la Sicilia, terra di ferrovie borboniche a binario unico, dove i containers si areneranno come balene spiaggiate. L’Enea mette le mani avanti: per captare il traffico di oltre 500 milioni di tonnellate l’anno di merci scambiate nei porti mediterranei (la metà attraverso i porti nord africani) è indispensabile il prolungamento del tunnel con l’asse Berlino-Palermo tramite il ponte di Messina o, in alternativa, un convoglio di astronavi cargo.
Questo è quanto riportato nelle due relazioni depositate al dipartimento Trasporti della Regione, un progetto di fattibilità e le successive analisi. Per l’ing. Pietro La Mendola (di origini siciliane), che ha curato gli studi, non si tratta di fantascienza: fa notare che la stessa incredulità accolse l’idea dei canali di Suez e di Panama o l’ipotesi del Catania in serie A. Guardando a progetti recenti come la galleria ferroviaria del Gottardo, che cosa sarà mai un tunnel sotto il Mediterraneo? Da un punto di vista squisitamente tecnico, “l’acqua pesa molto meno della roccia” dichiara il meticoloso ingegnere. A pag. 22 del progetto di fattibilità, un’analisi scrupolosa del concorrente progetto (in fase molto avanzata) di collegamento tra Spagna e Marocco attraverso lo stretto di Gibilterra si conclude in pratica con un competente “noi siamo messi meglio e siamo pure più fighi”.
Il costo dell’opera si aggira sui venti miliardi di euro: il tunnel costerebbe solo una manciata di euro, ma purtroppo non sono ancora stati inventati gli operai ad elevata remotizzazione ed è necessaria un’apposita galleria con standard di sicurezza elevatissimi per cose e persone. I finanziamenti dovrebbero essere stanziati da una cordata di misteriosi imprenditori coreani e dalla “Buscemi Salvatore e Figli”, secondo le modalità del project finance. Totò Cuffaro guiderà (o forse ha già guidato) una delegazione in Estremo Oriente per studiare i tunnel sottomarini già realizzati o progettati in Corea e Giappone, i paesi più esperti in questo campo. I rapporti dell’Enea sono stati pubblicati nel 2003. Potrebbe essersi trattato solo di una trovata a fini elettorali o di uno dei molti e fantasiosi sperperi di denaro pubblico. E invece, un nuovo colpo di scena nel 2005. Allego la briosa presentazione (una minestra riscaldata delle vecchie relazioni cose), una serie di slides con corredino di disegni ed effetti di transizione patetici, elaborata per le conferenze al Rotary di Al-Tot Cuffah. Vi prego di notare, tra i progetti citati, la nuova highway americana (Transearth Russia-America 101): chi ne sarà il cantore, il novello Bob Dylan? Justin Timberlake o le t.A.T.u.?

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