Visualizzazione post con etichetta The Real Thing. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta The Real Thing. Mostra tutti i post

martedì, dicembre 11, 2012

A costo zero


Mio padre ha la filosofia del costo zero. Nella mia cucina si rompe la cerniera di un'anta? Aspetta che ci penso io, dice. Due giorni dopo l'anta si chiude perfettamente. Elio, cos'è successo all'armadietto del bagno?, dice mia madre. Ho preso una cosina, dice lui. È la filosofia del costo zero. Guarnizioni, viti, cardini, cerniere non si generano dal nulla. Si spostano, migrano, passano da un'orbita casalinga a un'altra.
Perde un po' la guarnizione del rubinetto della vasca, dico al telefono. Ce l'ho io, dice, costo zero. Papà, siamo a Parigi: idraulico polacco, costo cinquanta euro. Peccato, dice lui.

Quando non è occupato ad aggiustare, mio padre progetta, elabora, costruisce. Ama soprattutto il ferro. Cosa non si può fare, con il ferro.

Ma non sempre i pezzi di ferro possono viaggiare da una casa all'altra, smaterializzarsi in una cantina per apparire in un garage. Ed è così che il padre mio decolla per una magica spedizione nel suo regno, la discarica. Si trovano cose molto interessanti, dice, ti vengono le idee. Le idee di mio padre sono la preoccupazione di mia madre. Elio, parla, dice lei. Parla e non pensare, sennò ti vengono le idee.

Alla discarica non si entra così, quando e come si vuole, non si prende il primo pezzo di ferro interessante e firulì firulà. Ci vogliono i sotterfugi, serve il metodo. Mio padre ce l'ha.
– Lei, dove sta andando?
– Buongiorno, sto dando un'occhiata.
– Ma guardi che non si può mica.
– Mi hanno detto che posso.
– Chi gliel'ha detto?
– Il Giulio.
– Quale Giulio?
– Sta qua il pomeriggio.
– Va bene, mi informo.
– Intanto mi interesserebbe questo pezzo qui.
– Va bene, lo prenda.
– Grazie arrivederci.

Dopo un po', diciamo un paio di settimane, mio padre riprende a pensare e a sognare pezzi di ferro. S'impone un altro viaggio. Serve il metodo.
– Lei.
– Buongiorno.
– Guardi che qui non c'è nessun Giulio, sa.
– Mi scusi?
– Ma sì, quello che le ha dato il permesso l'altra volta.
– Io non ho detto Giulio, ho detto Tullio.
– Non mi sta prendendo per mona, vero?
– Come potrei permettermi? Vedrà che il Tullio le conferma tutto. È quello non tanto alto.
– Mi informo.
– Prendo intanto questo pezzettino.

Giulio e Tullio mutano in Fulvio, all'occorrenza. Poi sono bruciati. Ma il progetto a costo zero è ormai realizzato. La prossima volta bisognerà cambiare orario, scomodare Mario e Manlio dal mondo delle idee.
E quando il ferro si riposa c'è pur sempre il legno, materiale duttile e facilmente reperibile. Con esso si costruiscono mensole, cornici, tavolini, poggiapiedi, eleganti fermagli per capelli spesso laccati di rosso, laccati di rosso a costo zero.

Elio, non riesco a trovare la boccetta dello smalto, dice mia madre.
Fammi pensare, dice lui.

sabato, dicembre 01, 2012

La bestia

– Sai la famiglia serba che abita nel nostro condominio?
– No.
– Ma sì, padre, madre, due figli. Hanno una vecchia Opel Corsa. Lui forse fa il camionista, ma non lo so.
– L'hai visto girare con un camion?
– No, lo vengono a prendere. Magari il camion ce l'ha verso Padova.
– Perché verso Padova?
– Perché così immagino io. Lo vengono a prendere ora con la Mercedes, ora con la BMW, insomma con macchine diverse.
– E lo portano a Padova.
– Io penso.
– Va bene.
– Allora poco fa lo incontro in garage. Sta lì con un metro in mano che misura il suo posto auto. Mi dice "scusi, sa". E si vede benissimo che vuole parlare.
– Si vede.
– "Mi dica", dico io. "Prendo le misure" fa lui "Perché sa, signora, io ho un sogno".
– Sentiamo.
– "Ho deciso di comprarmi una bestia" dice. Una bestia, penso io, non vorrà mica parcheggiare un cavallo nel posto auto? Però non voglio mettergli delle idee in testa, e allora dico "Prende un pastore tedesco?".
– E lui?
– Lui mette via il metro tutto contento e fa "Mi compro una Jaguar".
– Una Jaguar!
– Usata, però. Quarantamila euro, dalla Germania. "Perché nuova non me la posso permettere" dice.
– Usata, invece?
– Usata si vede di sì, anche se a dirla tutta è indietro con le rate del condominio.
– Mette via i soldi.
– Dice che lui ha un sogno, e che senza sogni tanto vale morire. Mi ha anche scritto l'indirizzo del sito tedesco.
– Il sito di Jaguar usate.
– "Vero, signora, che senza sogni tanto vale morire?".
– E tu?
– E io: "Certamente".
– Hai fatto bene.
– Adesso ho capito chi legge tutte quelle riviste di donne e motori che trovo accanto ai bidoni della spazzatura.
– Il serbo della Jaguar.
– A volte vedo anche robe pornografiche, secondo me è sempre lui.
– Perché lui sogna.
– Cosa siamo, senza sogni?
– Camionisti a Padova, quello siamo.
– ...
– ...
– Però il suo sogno sporge di trenta centimetri.

venerdì, novembre 02, 2012

I beati anni di Mondale




"L'hai fatto il compito per casa?" mi chiese la Macùz mentre ancora ci dimenavamo per toglierci dalle spalle le cartelle.
"Sì", risposi saltellando.
"E chi è il tuo personaggio vivente preferito?"
"Dimmi prima tu."

Beato chi, come me, ha avuto la fortuna di conoscere una Macùz Cristina negli anni dell'infanzia.
La Macùz poteva sembrare scontrosa: ma la bocca incline al broncio, la fronte sempre un po' aggrottata e un presagio di peluria sopra il labbro superiore suggerivano una tendenza al rigore più che all'ostilità e promettevano una grazia olivastra e selvatica. Grazie ai miei genitori, amici dei suoi, sapevo che aveva un fratello molto più grande, cestista promettente, per il quale stravedeva e che la viziava alla follia. Stentavo a immaginare una versione domestica e affabile della Macùz intenta a costruire i giardini pensili di Babilonia attingendo a una fonte inesauribile di mattoncini Lego mentre il cestista savio le diceva "Questo mettilo qui" o semplicemente "Qui". Stentavo persino a immaginarla in pigiama. Perché la Macùz vestiva sobriamente, tono su tono, nello stile che mia nonna definiva "Nilde Iotti". Era però informatissima sulle ultime tendenze della moda secondo Burda, che sfogliava golosamente seguendo poi con l'indice i tracciati dei cartamodelli. 

La Macùz squadrava il mio cappotto nuovo e poi mormorava con approvazione: "Hai il maxi". Per poi aggiungere, soddisfatta: "Fantasia avio. Il massimo". Mi aspettava davanti all'ingresso della scuola il giorno del mio compleanno ed esclamava, inarcando le sopracciglia e sgranando gli occhi: "Ti hanno regalato il Taimex!". Era una fortuna avere accanto una Macùz Cristina: perché io lo avevo sempre pronunciato "Tìmex", e i miei lo chiamavano orologio.

"Dimmi prima tu" esitai.
La Macùz piegò all'insù gli angoli della bocca in un sorriso saggio.
"Mondale" disse. "Fritz Mondale."
E annuì in silenzio.
La fissai a bocca aperta. Quella bambina aveva accesso a un tipo di informazioni a me precluso. Quella bambina guardava i dibattiti. Magari guardava persino i programmi dell'accesso.

"E tu?"

E io?

A me piacevano i rapinatori di banche, i Fedayyìn, Alain Delon, Dino Zoff, il comandante Carlos, Bjorn Borg, Nadia Comaneci, l'inventore del maxicappotto. Ma soprattutto i rapinatori di banche e Dino Zoff.

E infatti dissi:
"Mondale. Mondale anch'io."


Ne ottenni un impagabile sguardo di complicità: avremmo fatto strada.

mercoledì, ottobre 03, 2012

Il piffero


Mio padre adora le cantine. Gli piace soprattutto la mia, che riordina incessantemente con l'estro e la crudeltà di un piccolo dio annoiato. Ricamino a punto croce raffigurante gattino scontento: appeso alla parete in pesante cornice di legno. Cintura rossa Lady Gaga meets Ziggy Stardust meets Perestrojka: acciambellata su uno scaffale come una vipera in letargo. Borraccia termica, sprezzantemente ribattezzata water marino: in bilico su un pacco di carta igienica da 12 rotoli che dichiara la propria morbistenza. Foto di me bambina, paffuta, avvinghiata a un tronco d'albero: appoggiata a un tubo rosso in similpelle con scritta dorata in latinorum accademico.

Un momento.

Tubo rosso in similpelle con scritta dorata in latinorum accademico: novità.
"La laurea", ho pensato e forse detto a voce alta.
Poi ho fatto quello che facciamo noi Vittorelli prima di scoperchiare qualcosa: ho soppesato, annusato, agitato. Faceva un rumore strano, non il fruscio rassicurante di una pergamena ritrovata. Ho aperto. Dentro non c'era la laurea. C'era un flauto dolce di legno. Verde.

– Papà, ho visto che hai trovato il tubone della laurea.
– Sì, ci ho messo dentro il piffero.
– Ho visto.
– No, perché magari cerchi il piffero.
– Certo.
– E allora l'ho messo lì.
– Se mi viene voglia di suonare la sigla dell'Almanacco del giorno dopo.
– Vedi che adesso puoi.
– Grazie papi.
– Siamo molto contenti?
– Siamo molto contenti.

giovedì, aprile 26, 2012

L'angelo


"E per la bambina un piatto di capelli d'angelo. In brodo", disse dolcemente mia madre dopo aver ordinato gnocchi al ragù, lubianske e cevapcici per otto persone.

Oggi lei nega che sia mai successo, nega e ride.

Ma io quel giorno fui spedita con mia nonna a lavarmi le mani, e trotterellando davanti alle cucine lo vidi: era grande e paffuto, una testona di capelli biondi che gli si appiccicavano in piccole ciocche bagnate sulla fronte e sulla nuca.
Buongiorno, disse Antonia a mezza voce.
Buongiorno, disse l'angelo passandosi una mano tra i capelli. Con l'altra teneva un piatto fondo.

lunedì, aprile 16, 2012

Anche senza volerlo


– Ciao sono stata al battesimo! C'era anche la messa.
– Be'.
– Così adesso, anche senza volerlo, vi canterò delle canzoni religiose.
– Ne sai tante?
– Non a memoria.
– Comunque com'è stato?
– Insomma.
– Insomma.
– Non proprio "ahahahah".


lunedì, marzo 05, 2012

Perché il Paese veda: il reality show delle elezioni russe

"Mettere tutto su internet, perché il Paese veda cosa succede concretamente nelle urne. 
Per eliminare i sospetti di brogli elettorali"
Vladimir Putin, dicembre 2011

Russia, 4 marzo 2012.
Quasi 200.000 webcam installate nei seggi per dimostrare la trasparenza delle elezioni presidenziali.

Che. 
Meravigliosa. 
Idea.

Repubblica Cecena, Vedenskij municipalnij rajon, Mesedoj. Seggio N. 49. Casa privata. Riposino.



Kirovskaja oblast', Kirov. Seggio N. 49. Discoteca.



Vladimirskaja oblast', Muromskij rajon, villaggio Saksino. Seggio N. 934. Oblomov è vivo e, nel suo pigro starsene sdraiato in pose pigre, mangia semini.



Penzenskaja Oblast', Nižnelomovskij Rajon, villaggio di Krivošeevka. Seggio n. 845. Negozietto.



Quello che intende fare con le sedie è chiaro da subito. Quello che non ci si aspetta del tutto è il momento pianistico. Sverdlovskaja oblast', Prigorodnyj rajon, Gornouralskij. Seggio N. 650.



Tjumen', seggio N. 952. Tavolata.



Tjumen', seggio N. 952. Quattro salti.



Krasnodarskij kraj, città di Soči, Nadžigo. Seggio N. 4410. Il più allegro, dice il titolo del video su YouTube. Perché non hanno visto quelli di Tjumen'.



Russia, Novgorodskaja oblast', Ljubytinskij rajon, Vodogon. Seggio N. 160. Dormitina.



Tatarstan, Agryzskij rajon, Staraja Čekalda. Seggio N, 492. Dormitina gatto.



E infine Vladivostok. Immenso.


giovedì, febbraio 23, 2012

Qualità

"Lei dice che quando si sta in piedi sulle barche bisogna tenere le gambe elastiche, ma guardi che io non ho quella qualità. Io non ho nessuna qualità. In compenso non ho tutti i difetti. In molte cose sono semplicemente neutro."

Stenelo, febbraio 2012.

Tutto, anche


"Nelle donne tutto è cuore, anche la testa."

Kolomna, elezioni comunali.
Campagna di Marina Danilina.
Probabile fail.

Link: radulova

sabato, febbraio 11, 2012

L'invenzione dei mestieri


In seconda elementare c'era la maestra Wanda: boccoli ramati, denti spalmati di rossetto fucsia e un feroce ombretto perlato che a metà mattina le si ammucchiava nelle pieghe delle palpebre come neve ai bordi delle strade. La maestra Wanda aveva alcune convinzioni incrollabili: riteneva per esempio che i bambini dovessero stare a contatto con la realtà, il sociale, i mestieri, il flusso multiforme della vita.

Accadde così che una mattina d'inverno la maestra Wanda decise di assegnarci il seguente compito per casa, primo di una lunga serie: "Intervista a un commerciante".

Intervista a un commerciante? Dove lo trovo un commerciante, nonna? In un commercio, rispose lei, evasiva. E cosa gli chiedo? Un etto di crudo dolce tagliato fin fin.
Mio padre quel pomeriggio mi trovò in cucina, imbronciata, a maneggiare svogliatamente i pennarelli.
E allora? E allora devo fare un'intervista a un commerciante. Chi lo dice? La maestra Wanda. Ti porto dal Scarel, dice lui, che è mio amico di pesca. Ma io mi vergogno. Gli chiedi mezzo chilo di rosbif tagliato fin fin, buttò lì Antonia. E i fegatini per il risotto che mi me piase tanto.
Restammo assorti per un po': mio padre a segnare il ritmo di un valzer lento battendo i palmi delle mani sulle ginocchia, io a pitturare i vortici dell'esistenza con i pennarelli viola e blu e Antonia a chiedersi se non servisse anche un po' di carne per lo spezzatino.

Va bene, disse mio padre dando la tamburellata definitiva. Sono un commerciante.
Un commerciante, papà? Sì, un commerciante, o meglio un panettiere. Urca. Prendi il notes che cominciamo. Cominciammo. Buongiorno, signor panettiere, la disturbo? Buongiorno, non mi disturba per niente guardi. Come va il lavoro? Bene, perché la gente ha sempre bisogno di pane. Lei ha sempre fatto il panettiere? Sì, perché mio padre aveva un forno. Cosa le piace del suo lavoro? Il profumo del pane la mattina e parlare con le persone. E cosa non le piace tanto? Alzarmi prestissimo. Chiedigli se ti dà anche cinque rosette, gridò Antonia dalla cucina. E un krafen.

La prima intervista ebbe successo. Il compito successivo fu "Intervista a un agricoltore". Lì papà usò la sua infelice esperienza di orticoltore dilettante – sempre a una bustina di sementi dal successo – per scolpire il ritratto di un coltivatore sapiente e illuminato, ugualmente sensibile alla rotazione delle colture e alla manutenzione dei mezzi agricoli. Posso anche essere allevatore, si vantò, ma ce lo teniamo per la prossima volta. Papi, metti che la prossima volta devi fare la parrucchiera. Che problema c'è, disse lui.

Fu così che quell'inverno con mio padre vivemmo più e più vite operose, popolando una città di piccole dimensioni che si svegliava prima dell'alba e la sera puntava la sveglia contenta.

Poi ci fu l'intervista a tema libero. Lui allora raccontò il suo, di lavoro, e si fece anche le domande.

Fu quel pomeriggio, mentre parlava da solo tamburellando l'un-due-tre di un valzer brillante, che capii: nel flusso multiforme della vita mio papà era un uomo moderatamente felice.

martedì, gennaio 31, 2012

Sarà così anche la morte? Probabilmente no

Dopo dieci anni di manutenzione, Splinder oggi chiude.


Due parole, doverose, per ringraziare chiunque si celi dietro la piattaforma Splinder che per anni ha prima tenuto a battesimo e poi sopportato i miei "brividi". Luogo di incontro, confronto, dibattito, scambio di idee, emozioni, incontri inaspettati. Perchè nei primi anni del

Grazie a tutti per ogni singola parola e pensiero che mi avete dedicato. Augurio a tutti la vita che sognate, me compresa... a presto, un bacio.

Contattami perschiava Contattami pettywords Contattami Pinkpolly Contattami poesiaoggi Contattami polverosaMente Contattami prosit Contattami psiconautica Contattami purgatore

addio e graziedi tutto splinder...

un grazie particolare al magico e straordinario mondo di splinder ,una sola parola piena di tanti significati GRAZIE..

Visto che non è attiva la ridirezione metto qui il nuovo indirizzo

Anche quest'anno come ormai consuetudine, la federazione vicentina del R.N.C.R. R.S.I. "Continuità Ideale" ha distribuito ad anziani camerati ed ex combattenti dell'Onore la "Befana Fascista". E' sempre una gioia aldilà del piccolo gesto, dare un

When the music's over, Turn out the lights candu sa mùsica ispàciat, studandi sa luxi

addio, amico splinder

Qualcuno ne capisce di interpretazione dei sogni? Ho sognato una doppia eclissi. Mi devo preoccupare?

Ciao! Il blog chiude qua.

Niente. E' solo la fine. 23.59 dicono. Poi il mondo non esisterà più. Non questo. Non qui. Non per me. Poco importa se questo è solo un inizio. Decisamente poco importa. E' già la fine. Come quelle gioie che vivono solo di sé stesse, e

Vorrei possedere un'anima, mi piacerebbe molto ma vedo un codice con un indirizzo divertente per chi ha voglia di di leggerlo e vedere delle foto e altro

Addio splinder... non ti dimenticherò mai. Sempre nel mio cuore. La tua Saretta83

Con molta delusione invio tutta la mia critica a Splinder ed ai suoi amministratori. Dopo 5 anni di attività Blogger (23-9-2007), spariranno i miei Post e quelli di tanti altri colleghi amanti della controinformazione, senza avere la possibilità di salvarli su un altra

gfdgfg

lasciarsi qua in una casa senza pareti splinder non mi va di portarmi via delle cose spero nella memoria di immagini improssisamente torneranno tornerete

Se a qualche mortale frega ho cambiato cripta

... è un po' come scrivere qualcosa sul muro di una casa, mentre si vede già la grossa sfera di metallo che sta caricando. Be'... un abbraccio a tutti quanti (nel caso ci si rivede da me su blogspot o, dove che sarà, da voi). (ho pure riaperto i commenti :)

Mi fanno reindirizzare il blog qui.... e mi perdono tutti i post... DIO DIO!

Il Centovetrine Fans Blog da ieri sera si è trasferito su IOBLOGGO. L'indirizzo al quale raggiungerci è http://100vetrine.iobloggo.com (clic). Limmacce, Kiwignette, Peppate, Marcellinate, Rassegna stampa di Mica e Dati Auditel vi danno appuntamento nella nuova casetta

Neve Getto nel nero Fiocchi di ghiaccio Cuore amaro Occhi confusi Voli nel vento Gelo e rancore

Ciao ti porti via il mio Cuore , grazie per le soddisfazioni che mi hai procurato. Purtroppo niente è eterno e il Dio quattrino fa sì che tutto finisca prima.

Ciao Ciao Blogghino Mio :(Ora ti sto trasferendo comè la prima volta che trasferisco un bloge vorrei non perdere nientenon perdere i postnon perdere le immagininon perdere i commentinon perdere gli amici... non perdere QUESTO BLOG!UFF!Ora: Import SplinderMemory ...

sarà così anche la morte ? si spegne tutto e in silenzio si chiude ? e magari ci si ritrova in qualche altro posto. arrivederci a tutti !

oggi 31-12-2012 si giuoca parma-juventus: partita valevole per la 2^ giornata del girone di ritorno: esamino adesso la struttura che deve assumere la juventus per vincere e conquistare così i 3 punti indidspensabili per conservare la testa della classifica: a) la difesa della

Da: www.splinder.com (2002-2012)

martedì, gennaio 03, 2012

L'Italia di Mezzo

Si chiamava Pierulli Riccardo ed era un piccoletto con un grosso naso a patata e un gran ciuffo elettrico di capelli rossi. Mi scortava a casa tutti i giorni. A un certo punto, di solito al primo semaforo, si metteva a urlare VITTO TI AMO. Io acceleravo e tentavo di staccarlo, ma lui VITTO TI AMO, VITTO TI AMO. Quando finalmente riuscivo a sbattergli il portone in faccia era già passato a VITTO FAMMI LO SPOGLIARELLO VITTO METTITI NUDA.
Tutti i giorni così, con minime varianti ispirate alle scelte di abbigliamento: FONZIE TI AMO, SALOPETTA TI AMO, FULARINO TI AMO. I vicini si godevano l'inseguimento. Antonia aspettava di sentire VITTO TI AMO per buttare la pasta. Eravamo puntualissimi.

La Crissi Sverzutti, che sostenevadi conoscere Pierulli dai tempi dell'asilo, sosteneva che avesse cominciato a parlare non prima dei sei anni. Io cercavo di immaginarmi quei favolosi sei anni di mutismo.

In terza lui si lasciò bocciare e io presi a frequentare un giocatore di basket che mi accompagnava a casa con la Simca blu metallizzato del nonno latinista. Ci perdemmo di vista.

Ci incrociammo in piscina, un pomeriggio d'inverno. Mi avvicinai io, lui ricambiò indifferente il mio ciao. Costume olimpionico, osservò d'un tratto serissimo. Poi, mentre già mi allontanavo (livida, impettita, i piedi a papera nelle ciabatte di gomma, indifesa, probabilmente ridicola), con la coda dell'occhio lo vidi. Scandiva in silenzio VITTO TI AMO, le sopracciglia alzate sopra gli occhi sgranati color ovomaltina.

Oggi fa il consulente finanziario.
Secondo la Crissi Sverzutti, che sostiene di aver frequentato con lui Economia e Commercio, è stato nell'UDC, poi nell'Italia di Mezzo, infine nel PD.

Come i migliori troll.

Se mi chiede l'amicizia accetto.

venerdì, dicembre 23, 2011

Una solitudine di idee

– È tornato a casa il padre di Pippi Calzelunghe, adesso sarà tutto meno buffo.
– Perché?
– È una sensazione. Sai, io ho tutta una solitudine di idee.
– ...
– Sono una poeta, lo so.

martedì, dicembre 13, 2011

Rosso

– E poi sabato c'era anche la Biba.
– Come sta?
– Bene, a parte un incidente con la bici. Si è scontrata con un camioncino rosso in zona Mainizza.
– Rosso.
– Dice che le sembrava lentissimo e lontano, e invece.
– E invece.
– Dieci giorni di coma a Cattinara.
– Di?
– Coma. E 160 euro di multa. Che non è giusto, secondo me.
– Ma se era colpa sua.
– Sì era colpa sua e c'era un testimone. Meno male che il testimone almeno aveva fatto un corso di pronto soccorso.
– Meno male.
– Comunque tutto bene, dice che è completamente integra e che anche la bici si è rovinata pochissimo.
– Completamente integra.
– Un graffietto sulla mano.
– Ma un grosso colpo alla testa.
– Sì. Le ho detto "Biba quanto tempo che non ti vedo, pensavo che eri impegnata col babysitting".
– Il babysitting.
– E lei tutta allegra "son stata in coma"!
– E tu?
– E io: "ti vedo molto riposata".
– Così.
– Così.

domenica, dicembre 11, 2011

La cascata di note

– Ieri pomeriggio, una noia.
– Perché?
– Concertino di chitarra classica. Povera ragazza, ottavo anno al Conservatorio.
– Male?
– Ti dico solo che una seduta in prima fila si è messa a fare le parole crociate.
– E papà?
– Papà leggeva il foglietto del programma. Cosa stai leggendo da un'ora, dico io, ti sei incantesimato? Sto cercando di capire quando finisce, fa lui, mi consola.
– E così.
– Poveretta, ottavo livello. Insegna dalle Orsoline. Di quelle ragazze che non saprai mai se hanno 15 anni oppure 30.
– O 40.
– Qualcosa poteva anche andare.
– O 60.
– Ma non c'è mai stata la cascata di note.
– No.
– La cascata di note che ti aspetti in questi casi.
– Sbagliando.
– Se capisci quel che voglio dire.
– ...
– Sbagliando, certo.

venerdì, dicembre 09, 2011

La nona onda

– Dice occhio alla nona onda.
– E cos'è?
– Gliel'ho appena chiesto. Intanto guardo su internet.
– Aspetta che ti risponda, così la delusione è più cocente.


martedì, dicembre 06, 2011

Drag me to the carrozziere

"Oggi stavo attraversando sulle strisce quando è arrivata una tipa su un SUV. Che non solo non ha rallentato, ma poi si è bloccata proprio sulle zebre perché la macchina davanti a lei ha frenato. E allora le ho dato una bella manata sulla carrozzeria, dietro. Sbam. E la tipa si è spaventata, ha pensato di aver messo sotto qualcuno.
Per la prima volta mi sono sentita come una di quelle vecchie nei film dell'orrore. Che io non li guardo, però immagino, immagino tutto.
È stato bellissimo.
Quanto ridere."

Lina, oggi pomeriggio.

sabato, novembre 12, 2011

Stasera

9 febbraio 2011.

Stasera Elio e Lina tengono i tre televisori accesi.
"Elio, sbassa il volume", dice lei. 
Però è contenta.


martedì, novembre 08, 2011

Go Greek for a Week

"Tre famiglie britanniche sperimentano le particolarità del sistema fiscale, pensionistico e lavorativo che hanno prodotto la crisi dell'economia greca e il conseguente piano di rigore mirato a tagliare il deficit.

Una parrucchiera di 54 anni scopre la generosità del sistema pensionistico greco che consente a parrucchieri, pasticcieri, annunciatori radiofonici e appartenenti a circa 600 altre categorie lavorative di andare in pensione a 53 anni con il 90% del loro ultimo salario perché esercitano professioni rischiose.

Un conducente d'autobus apprezza i vantaggi dei servizi pubblici che gli permettono di essere pagato quasi il doppio della media nazionale e ricevere bonus se si presenta al lavoro presto e controlla i biglietti.

Un chirurgo è piacevolmente stupito dagli effetti del sistema contributivo greco sul suo reddito disponibile.

Le esperienze personali dei tre protagonisti saranno affiancate da approfondimenti e interviste incentrati sull'evasione fiscale, la corruzione e la cattiva gestione che hanno contribuito ad affondare l'economia greca."

Dalla pagina web di "Go Greek for a Week", reality show di Channel4, novembre 2011.



Venite da noi.
Ne avrete per quattro-cinque stagioni.
Alla fine si scoprirà che siamo sempre stati morti, tutti, fin dal primo episodio.
Oppure ci mangeremo la troupe.
Questo si vedrà.