martedì, agosto 30, 2005

Nouvelle cuisine

Ormai le statistiche degli accessi a questo blog mi danno più soddisfazione della pagina delle rettifiche del Guardian.
Insomma.
Il fatto che ogni tanto faccia riferimento a un'improbabile pietanza per burlarmi degli spavaldi accostamenti culinari di mia suocera, non significa che questa pietanza esiste.
Se esiste, la ricetta del "coniglio con le cozze" non venite a chiederla a me.

Records are made to be broken

In termini di impopolarità (si veda l'ultimo sondaggio Gallup) Bush batte Roosevelt, Eisenhower, Kennedy, Johnson, Ford e Clinton e si porta al livello di Ronald Reagan al suo minimo livello di gradimento.
Ma può fare di peggio? Gli esperti dicono che è quali impossibile. Per aumentare il suo tasso di impopolarità tra i Repubblicani Bush dovrebbe perdere una guerra, far esplodere il debito nazionale, o governare in un periodo di profonda crisi morale.

If

La storia fatta dai blogger (se fossero esistiti): link simpatico.

domenica, agosto 28, 2005

Pandemia, pandemia, per piccina che tu sia...

Da queste parti non vogliamo preoccupare nessuno, eccetera eccetera, però tanto lo sapete che se l'H5N1 va per i cazzi suoi non ci sono sufficienti medicine o vaccinazioni per tutti.
Nel Regno Unito è stato calcolato che se nei prossimi mesi ci sarà una pandemia di influenza aviaria i farmaci saranno sufficienti a proteggere meno del 2% della popolazione per una settimana. Pensateci un attimo. Ok, adesso cercate di non pensarci. È stata quindi stilata una lista di persone che riceveranno le scarse pastiglie e le poche fiale di vaccino antinfluenzale: tra queste, i membri del governo e i giornalisti della BBC. Il sindaco di Londra Ken Livingstone ha già speso un milione di sterline del denaro pubblico per assicurare ai suoi collaboratori e dipendenti una scorta di 100.000 pastiglie contro il virus.
Nella lista prioritaria stilata dal Ministero della Sanità non hanno ancora deciso se inserire gli esponenti dell'opposizione, comunque i giornalisti della BBC sono salvi perché in tempi di calamità nazionale ci sarà bisogno di qualcuno che dia le notizie.
Oddio.
Scommetto che noi siamo messi peggio di loro.
Finora me la sono cavata, non mangio carne, non mangio grassi, praticamente non mangio, rispetto la catena del freddo, evito la maionese di mia suocera e il salmone norvegese, sto lontana dall'amianto e dalle antenne (e a Gorizia ne hanno tirata su una che sembra la torre della British Telecom), non uso mai l'asciugacapelli con le mani bagnate, e cosa mi tocca sentire.
Non ci saranno medicine per tutti, e quelle poche non potremo giocarcele in allegria, la va o la spacca (con il più grande Risiko di tutti i tempi, per esempio, o una megalotteria con ricchi ed effimeri premi di consolazione, sesso, droghe, panna e cioccolata per tutti): no, ci diranno che c'è già una lista, e su quella lista ci sono Berlusconi e Bruno Vespa.
Non ditelo in giro, così almeno la lotteria la facciamo lo stesso.

Non mi sono inventata niente, mi sono lasciata andare solo nell'ultima parte.
Notizia del Times.
Link

Stop, hey, what's that sound?

La guerra in Iraq ricorda sempre più quella del Vietnam, o forse, come ha scritto David M. Shribman, "L'impatto del Vietnam sulla cultura americana [...] è così irresistibile che abbiamo irragionevolmente fatto in modo che l'Iraq sembrasse il Vietnam": e allora "sappiamo già quello che dirà il presidente ('manteniamo la rotta'); sappiamo quello che diranno gli oppositori ('una guerra immorale nutrita di bugie'), sappiamo perfino quello che canterà Joan Baez ('where have all the flowers gone?'). È il remake di un film che è stato girato quando John F. Kerry e Donald H. Rumsfeld erano giovani."
(Link)

Ne hanno parlato il senatore repubblicano Chuck Hagel e Henry Kissinger (anche se quello che gli riporta alla mente la "spiacevole sensazione" è la mobilitazione dell'opinione pubblica contro la guerra, figuriamoci), la Gallup ci ha fatto un sondaggio: a torto o a ragione il "Vietnam template", come lo ha chiamato Tom Engelhardt, viene spesso applicato alla guerra di occupazione dell'Iraq.

Oggi Lewis M. Simons sul Washington Post dice di aver sentito a Baghdad gli echi della Saigon del '67 ("Siamo incapaci di capire oggi in Iraq quello che siamo stati incapaci di capire allora in Vietnam: che un popolo che vuole cacciare gli invasori stranieri dal proprio paese è pronto a sopportare ogni tipo di privazione e di pericolo, per tutto il tempo necessario.")
(Link)

E Frank Rich sul New York Times parla di "vietnamizzazione" delle vacanze di Bush: con Cindy Sheehan alle porte del suo ranch, la situazione in Iraq che è quella che è e Pat Robertson che straparla solo per dire che bisognerebbe far fuori Chavez "per evitare un'altra guerra da 200 miliardi di dollari", "il presidente per la prima volta è stato costretto a fare quello che per lui è il sacrificio estremo: sprecare giorni di vacanza per andare a difendere la guerra in tutti i fortini dello Utah e dell'Idaho che riesce a trovare."
(Link)

Con questo insistente parlare di Vietnam, non mi meraviglia che si sia risvegliata dal suo torpore cosmetico anche Jane Fonda, intenzionata ad accompagnare George Galloway nel suo tour americano contro la guerra in Iraq.
Il commento di Galloway, britannico, ex laburista ora eletto nella coalizione Respect*, è stato: "È con piacere ed emozione che torno in America per manifestare contro una guerra e un'occupazione illegali. Avere con me Jane Fonda è fantastico. Finalmente riuscirò a farmi fare l'autografo."
(Link)

*questo blog ha un debole per George Galloway, per ora.

sabato, agosto 27, 2005

Mille

Quei mille detenuti scarcerati ad Abu Ghraib.
Non sono colpevoli di "attentati dinamitardi, uccisioni, torture o rapimenti".
D'accordo, si sono pentiti, hanno promesso di rinunciare alla violenza e di diventare bravi cittadini di un Iraq democratico.
Ma tutte quelle multe per sosta vietata adesso chi le paga?

venerdì, agosto 26, 2005

Com'è andata a finire

Lo Specialista Glendale Wells si è dichiarato colpevole di aver spinto un detenuto contro il muro e ha ammesso di non aver fatto nulla per impedire gli abusi compiuti da altri soldati della base statunitense di Bagram. In effetti due mesi per una spinta sono tanti, no? Ah, già, ma ci sono state delle torture e due morti.
Forse ve la ricordate, la storia di Dilawar. Ho pensato che vi interessasse sapere com'è andata a finire. Due mesi.

Tom Engelhardt qualche giorno fa commentava la storia di abusi, umiliazioni, incarcerazioni senza imputazioni né prove, torture e impunità che sembra essere il tratto distintivo della politica estera dell'amministrazione Bush:

"Non sorprende che non sia stato fatto un calcolo preciso delle persone incarcerate senza imputazioni né possibilità di ricorso. Sono forse 15.000 i detenuti rinchiusi nelle carceri militari americane in Iraq; 505 quelli di Guantanamo; un numero imprecisato di prigionieri è passato poi per le basi militari e i centri di prigionia dell'Afghanistan (che è diventato una specie di gigantesca Guantanamo dell'Asia Centrale per detenuti che vengono da tutte le parti del mondo); e poi ci sono centinaia di "prigionieri fantasma" rinchiusi in carceri fantasma in luoghi sconosciuti (forse anche sulle navi da guerra della marina statunitense, sull'isola di Diego Garcia conrollata dagli americani e nelle prigioni di vari paesi alleati, specialmente quelli particolarmente favorevoli all'uso della tortura); e alcuni si trovano anche nelle carceri militari degli Stati Uniti. Tra tutti questi prigionieri, per lo più privati di ogni diritto e lontani dal resto del mondo e dalle persone che li conoscono e li amano, molti sono - come si è visto, caso dopo caso - uomini, donne e in alcuni casi bambini innocenti, travolti dall'isteria della 'guerra al terrore' intrapresa dall'amministrazione Bush e dalle guerre e dalle occupazioni che sono seguite."

Link: contiene un pezzo molto interessante di Karen J. Greenberg, "The Achilles Heel of Torture".

martedì, agosto 23, 2005

Intermezzo comico

Questa va letta così com'è, per gustarsela meglio.

Q I'll ask you about the Iraqi constitution. You said you're confident that it will honor the rights of women.

THE PRESIDENT: Yes.

Q If it's rooted in Islam, as it seems it will be, is that still -- is there still the possibility of honoring the rights of women?

THE PRESIDENT: I talked to Condi, and there is not -- as I understand it, the way the constitution is written is that women have got rights, inherent rights recognized in the constitution, and that the constitution talks about not "the religion," but "a religion." Twenty-five percent of the assembly is going to be women, which is a -- is embedded in the constitution.
Okay. It's been a pleasure.

Link

lunedì, agosto 22, 2005

Punti di vista

"The only way to defend our citizens where we live is to go after the terrorists where they live."
George W. Bush, oggi.

A Camp Casey, intanto...

giovedì, agosto 18, 2005

Cambiare la femmina

Tu, che hai lasciato traccia nelle mie statistiche degli accessi con la chiave di ricerca "creative zen micro cambiare la femmina": non ci sai fare con lo zen micro. Ma, soprattutto, io credo di non essere quel genere di femmina.
(Era una vita che sognavo di dirlo.)

Pensavo una cosa

Un paio di giorni fa. Sento bussare alla porta del bagno: è O., con la Repubblica in mano, impassibile anche se sottilmente esasperato:
- Pensavo una cosa. Ma una mappa della Striscia di Gaza e della West Bank?
- La stai chiedendo alla persona giusta.

D'accordo, mi arrendo: non ne posso più neanch'io delle foto di coloni israeliani in lacrime, degli articoli commossi e partecipi, della fetta di vita del colono medio di Gush Katif. Ha ragione Sharif Hamadeh quando parla di "pornography of the disengagement".
Se personalmente riesco a fare i conti con la malafede (e un Fassino qualunque quando dice che bisogna rivalutare Sharon è in assoluta e flagrante malafede), l'ignoranza mi dà ancora qualche problema.

L'occupazione militare del territorio palestinese continua, come continua la colonizzazione della West Bank. Se da un lato Israele sgombera le colonie nella Striscia di Gaza (che costituisce solo il 4,8% del territorio palestinese occupato), dall'altro continuerà a costruire le proprie colonie e il Muro nella West Bank (il Muro, ce lo ricordiamo, il Muro?), prendendosi più del 45% del territorio palestinese occupato.
I coloni sono stati la causa dell’occupazione militare israeliana del territorio palestinese. La terra palestinese è stata confiscata per costruirvi colonie e strade di esclusiva proprietà di israeliani, spesso in nome della “sicurezza”; case palestinesi e siti storici sono stati demoliti. Sul territorio palestinese occupato è stato imposto un duplice sistema di leggi: i coloni israeliani, che sono circa 430.000, sono sottoposti al diritto civile israeliano e hanno maggiori diritti dei 3,5 milioni di palestinesi che sono sottoposti alla legge militare di Israele, e dunque privati della libertà.
Agli israeliani è garantita la completa libertà di movimento nel territorio palestinese occupato e in Israele, mentre i palestinesi sono relegati alle strade esclusivamente palestinesi (che conducono solo in aree palestinesi), vivono dietro centinaia di posti di blocco e di barriere stradali (situate sul territorio palestinese occupato) e necessitano del permesso di Israele per attraversare quei posti di blocco.
L'economia palestinese langue, i commerci sono ostacolati dai numerosi controlli che costringono a un sistema di trasporto fondato su un continuo carico e scarico dei prodotti. Per esempio, le merci che vengono da Hebron (nella West Bank) e sono destinate a Nablus (anch’essa nella West Bank) devono essere caricate e scaricate circa sette volte, con un aumento dei costi e dei tempi. E le serre delle colonie ora sgomberate? Producevano prodotti organici, prevalentemente da esportazione, e godevano degli ingenti sussidi dello Stato israeliano. E siccome la falda acquifera costiera di Gaza è inquinata, potevano contare sul trasporto di acqua da Israele. Come potranno funzionare senza finanziamenti e senz'acqua pulita, e con un sistema di distribuzione reso tanto lento e oneroso dai controlli e dalle ispezioni israeliane?
C'era anche un aeroporto, a Gaza, inaugurato nel 1998 da Clinton e dal presidente Arafat. È stato chiuso dagli israeliani, che poi hanno distrutto la pista e la torre di controllo. Non che ci fossero le premesse perché un Aeroporto Internazionale di Gaza potesse operare regolarmente.
Attualmente i palestinesi necessitano di permessi israeliani per spostarsi all’interno della West Bank occupata, tra la West Bank occupata e la Striscia di Gaza occupata e verso Israele. I palestinesi della Striscia di Gaza hanno bisogno del permesso israeliano anche per attraversare confini internazionali se vogliono visitare altri paesi e questo permesso viene concesso raramente (meno del 30% della popolazione palestinese lo ottiene).
E, dimenticavo (meglio scriverlo): la Striscia di Gaza ha un’area di 365 kmq, e ha una popolazione palestinese stimata in 1,3 milioni di abitanti, che vivono su 55 kmq di terra edificata. Questo ne fa il luogo più densamente popolato della terra.

E poi sulle prime pagine dei giornali leggo del dramma dei coloni israeliani.
Ma no, devo essere giusta: ieri anche i palestinesi sono riusciti a far parlare di sé. Per farlo, come al solito, hanno dovuto lasciarsi ammazzare in tre.

mercoledì, agosto 17, 2005

Sa leggere

Gli addetti alle pubbliche relazioni di George W. Bush fanno sapere che il presidente si è portato in vacanza nel suo ranch texano questi libri:
Salt: A World History di Mark Kurlansky.
Alexander II: the Last Great Tsar di Edvard Radzinsky
The Great Influenza: The Epic Story of the Deadliest Plague in History
di John M Barry.
("Neanche un libro da spiaggia!" "Scommettiamo che George Bush è l'unica persona in tutti gli Stati Uniti a portarsi tre libri da leggere in vacanza?").

L'autore del libro di 484 pagine sulla storia del sale, Mark Kurlansky, si è mostrato sorpreso: "La mia prima reazione è stata: oh, legge libri?"

Link: The Guardian

A clean place

Lenin's Tomb segnala questo interessante pezzo di ITV News sull'uccisione di Jean Charles De Menezes, che la mattina del 22 luglio fu scambiato per Hussain Osman - "sospetto terrorista" - e ucciso con dieci colpi alla testa e alla parte superiore del corpo. I documenti e le fotografie resi pubblici da ITV News dimostrano che Jean Charles non portava alcuna borsa, indossava un giubbino di jeans e non un cappotto pesante. Si comportò normalmente, non scavalcò i girevoli d'accesso della metropolitana, e si fermò perfino a prendere un giornale gratuito. Cominciò a correre solo quando si accorse che il treno stava partendo.
Un documento descrive la scena ripresa dalle telecamere di sorveglianza: il signor De Menezes entrò nella stazione di Stockwell a "un'andatura normale" e scese lentamente le scale mobili. Dice il documento: "A un certo punto, ai piedi delle scale mobili lo si vede correre verso il vagone della metropolitana, entrare e accingersi a sedersi in un posto libero". Quasi simultaneamente, i poliziotti armati ricevono la notizia dell'identificazione "sicura" di De Menezes. Il rapporto cita la dichiarazione di un uomo della sorveglianza: "Sentii delle grida, compresa la parola 'polizia', e mi voltai verso l'uomo in giubbino di jeans. L'uomo si alzò subito e avanzò verso di me e i poliziotti del CO19. Lo afferrai cingedogli il torace con entrambe le braccia e bloccandogli i movimenti. Poi lo costrinsi a sedersi nuovamente al suo posto. In quel momento sentii uno sparo vicinissimo al mio orecchio sinistro e fui trascinato a terra."
Il rapporto dice anche che l'autopsia ha rivelato che il signor De Menezes fu colpito sette volte alla testa e una alla spalla. Altri tre colpi mancarono il bersaglio (i bossoli sono stati trovati nel vagone della metropolitana).
Avevano detto che indossava un cappotto pesante, che correva, che aveva scavalcato i girevoli d'accesso della metropolitana, che era stato identificato con certezza, che non si era fermato all'alt. Avevano detto che le telecamere di sorveglianza quel giorno non funzionavano. Che aveva dei lineamenti asiatici, no? Anzi, "Mongolian eyes".

Tempo prima De Menezes aveva rassicurato sua madre, preoccupata per lui: "È un posto tranquillo, la gente è educata. In Inghilterra non c'è violenza. Nessuno va in giro armato, neanche la polizia".

Non bisogna dimenticare questa storia.

martedì, agosto 16, 2005

Me and Mr. G



16 agosto, martedì, ore 08:15. Sto inciampando per casa vestita di un pigiama fucsia della collezione Oviesse girl estate 2004 (età 7-8 anni) mentre cerco di organizzarmi la giornata ("un salto veloce in banca e all'ufficio postale, gli auguri di compleanno ad Ale, il tempo di rispondere a qualche e-mail e poi parto con il motore a combustione e finalmente il cargo piccolo"). Mi accorgo che il signor G. emette un suono inquietante (tipo "blibliblibli [pausa] blibliblibli [pausa]") abbinato a un'espressione indifferente ("chi, io?") che mi piace poco. Poi mi accorgo che si è sdraiato sul cordless.
- Pronto.
- Salve. Vorrei ordinare un volume dal titolo [...].
- Certo, è disponibile. Se mi dà il suo indirizzo glielo spediamo in giornata.
- Se mi dà il suo, di indirizzo, vengo a prenderlo tra dieci minuti.
- Se viene tra cinque minuti, glielo lancio dalla finestra.
Ha poi optato per la spedizione postale.
Il sarcasmo funziona sempre.

Domani mi faccio la sonda spia.

mercoledì, agosto 03, 2005

Tartarughe del fango del Mississippi

Il padre di un mio amico, ieri sera:
"Non invecchiare mai, mi raccomando. Ci si rincoglionisce.
Io mi sono affezionato a una tartaruga del fango del Mississippi.
E mi manca."

Lascio il pianeta in modalità vacanza per un po'. Forse troverò un internet point per rimettere in moto le miniere e leggere la posta, forse no. Non posso evitare di invecchiare, ma per il rincoglionimento posso fare ancora qualcosa.

Fate le/i brave/i. Sicuramente vi penso. Potete usare i commenti di questo post per organizzare picnic, riunioni politiche, appuntamenti galanti e incontri surrealisti. Basta che a intervalli di tempo prestabiliti diciate che vi manco terribilmente.

Comunque la tartaruga del fango del Mississippi ha uno sguardo dolcissimo, dicono.

Tecniche creative/Il sacco a pelo

Stanza degli interrogatori 6, Iraq occidentale.
Il generale iracheno Abed Hamed Mowhoush, 56 anni, non si decideva a parlare, nonostante le percosse e le tattiche di interrogatorio “creative” dei suoi carcerieri. Allora la mattina del 26 novembre 2003 una guardia e un addetto agli interrogatori dell’esercito americano presero un sacco a pelo, ci misero dentro Mowhoush, lo legarono con un cavo elettrico, lo stesero sul pavimento e ricominciarono il lavoro.
Due giorni prima, un gruppo paramilitare segreto al soldo della CIA che prendeva parte agli interrogatori aveva percosso Mowhoush fino quasi a fargli perdere i sensi, usando i pugni, una mazza e un tubo di gomma.
L’idea del sacco a pelo fu di un soldato che ricordava come suo fratello ricorresse a quel metodo per farlo sentire vulnerabile e per spaventarlo. Gli ufficiali superiori, del resto, ritenevano che l’uso di “tecniche claustrofobiche” per ottenere informazioni dai detenuti fossero approvate, in quanto parte di ciò che il regolamento militare definisce una tattica “per aumentare il livello di paura”.
L’interrogatorio del sacco a pelo aveva luogo a Qaim più o meno mentre i soldati di Abu Ghraib terrorizzavano i detenuti con i cani, mettevano loro in testa mutande femminili, li costringevano a spogliarsi di fronte alle soldatesse e li umiliavano attaccandoli a un guinzaglio: tutte personali e improvvisate elaborazioni su categorie che stanno nei Manuali dell’esercito, come “alzare il livello della paura”, “abbattere l’orgoglio e l’autostima” o “senso di inutilità”.
Due ufficiali dell’esercito appartenenti al 3° Reggimento Cavalleria di Fort Carson, Colorato, sono stati accusati dell’uccisione di Mowhoush con la tecnica del sacco a pelo.
Però, “anche se l’indagine indica che la morte è direttamente connessa con i metodi d’interrogatorio non convenzionali impiegati il 26 novembre, le circostanze sono ulteriormente complicate dal fatto che Mowhoush fu interrogato e – stando a quel che è stato riferito - percosso da membri di una squadra di Forze Speciali e da dipendenti di un'altra agenzia governativa (OGA)”, sta scritto in una nota dell’Esercito datata 10 maggio 2004.
Altra agenzia governativa.

Qualche ora dopo la morte di Mowhoush, l’esercito americano emise un comunicato stampa in cui si affermava che il prigioniero era morto per cause naturali dopo aver accusato un malore. Ufficiali dell’esercito esperti in operazioni psicologiche si affrettarono a diffondere volantini per far sapere alla gente del posto che il generale aveva parlato, facendo i nomi di altri insorti.
Gli Stati Uniti avevano inizialmente comunicato alla stampa che Mowhoush era stato catturato durante un raid. In realtà, si era presentato volontariamente alla Base di Qaim il 10 novembre 2003 chiedendo di poter parlare con i comandanti americani per ottenere la liberazione dei suoi figli, arrestati 11 giorni prima. Il 14 agosto 2003 i responsabili degli interrogatori ricevettero un’e-mail dei loro superiori a Baghdad, in cui si diceva che bisognava “passare alle maniere forti” e si chiedeva loro di elaborare una “wish list” di tattiche che avrebbero voluto usare. Un addetto agli interrogatori rispose con vari suggerimenti (isolamento, privazione del sonno, uso di cani per spaventare il detenuto) e aggiunse che era proprio ora di passare alle maniere forti.

Si passò alle maniere forti. Se non ottenevano le informazioni che cercavano, gli addetti agli interrogatori consegnavano i detenuti a una piccola squadra di paramilitari iracheni al soldo della CIA, nome in codice Scorpioni. A volte, le guardie e i funzionari dell’intelligence utilizzavano la semplice esistenza della squadra come minaccia per indurre i detenuti a parlare, come è stato rivelato da un soldato americano: “i detenuti sapevano che se finivano nelle mani di quella gente sarebbe accaduto qualcosa di brutto […] serviva da minaccia per convincerli a parlare. Non volevano andare con gli uomini mascherati.” Gli Scorpioni avevano soprannomi come Alligatore e Cobra. Furono costituiti dalla CIA prima della guerra, con il compito di condurre piccoli sabotaggi. Dopo la caduta di Baghdad hanno svolto attività di infiltrazione tra gli insorti e di interpreti. La CIA ha tentato in tutti i modi di nascondere la loro esistenza.

Il rapporto dell’esame autoptico sulla morte di Mowhoush redatto dall’Istituto di Patologia delle Forze Armate statunitensi è stato manipolato per evitare i riferimenti alla CIA e alla squadra di torturatori.

CIA, insomma. Si fa per dire. Altra agenzia governativa, ecco.

Link:
"Documents Tell of Brutal Improvisation by GIs", di Josh White, Washington Post.

Sugli Scorpioni, sui milioni di dollari spesi dalla CIA per costituire la squadra, e sui loro compiti (dal sabotaggio, agli interrogatori, al "lavoro sporco"): "Before the War, CIA Reportedly Trained a Team of Iraqis to Aid U.S.", Dana Priest e Josh White, Washington Post.

sabato, luglio 30, 2005

In una galassia lontana lontana

A: Prima di riuscire a mettere in piedi delle sonde spia devo ancora aspettare. E poi il mio è un pianeta pacifico, ecco.
M: Anche il mio è un pianeta pacifico. Svilupperemo tecnologie e arricchiremo uranio solo per scopi scientifici.
A: Ieri però nel pianeta vicino al mio hanno catturato un somalo.



Ho scoperto OGame, sto nell'Universo 7, non attaccatemi.

venerdì, luglio 29, 2005

Fiori, probabilmente

Secondo questo articolo del New York Times il Dipartimento della Sicurezza Nazionale consiglia alle autorità di confine degli Stati Uniti di cercare alcuni "indicatori di terroristi suicidi": tra questi, "testa rasata o capelli tagliati corti. Un taglio corto o barba e baffi rasati di fresco possono essere individuati grazie alle zone di pelle più chiare sul viso o sulla testa. È possibile che odorino di erbe o di fiori (più probabilmente di fiori), poiché potrebbero essersi spruzzati del profumo sul corpo, sui vestiti e sulle armi per prepararsi al Paradiso." [sulle armi? le armi non sarebbero di per sé un indicatore, dunque, ma due gocce di acqua di rose sì?]

A ciascuno le sue istruzioni. Secondo lo Spiegel circolerebbe in rete una Guida della Jihad all'Iraq, a cura di un certo "Dottor Islam", con consigli di viaggio per facilitare l'attraversamento della frontiera: "girate in piccoli gruppi", "portatevi dei jeans e un Walkman... con qualunque tipo di musica."

Altrove, come si sa, per non farsi notare è meglio non correre nella metropolitana, soprattutto se si ha con sé uno zainetto, si indossa un cappotto e si sembra un po' stranieri.

È un mondo difficile.

Musa offresi, casa vendesi: the summer files

Troppo sintetica
Ho sempre avuto una tendenza a sottrarre. Da quello che leggo normalmente riesco a ricavare poche righe di commento, povere stringhe laconiche. Al professor B. piaceva la mia capacità di sintesi: sembrava colpito dal fatto che andassi spedita al nocciolo senza divagazioni né compromessi. Poi, una mattina, gli feci scivolare sotto il naso un foglio protocollo riempito a metà sul bifrontismo tassiano. La prima facciata, riempita a metà. "Ottimo. Forse troppo sintetico".
Lo giudicai un friendly warning da prendere in considerazione: ho cercato di imparare da allora l'utilità della ridondanza e dell'abbellimento, con risultati alterni e scarsa soddisfazione personale. Se posso, ricado nel vecchio vizio della scrittura senza fronzoli, informativa, di pura segnalazione (e - se sono in vena - di divertito commento). E visto che miei diari o taccuini si sono sempre interrotti tutti alla data del primo gennaio ("Propositi per il nuovo anno", e altre 364 pagine bianche), mi stupisce il fatto di esser riuscita finora a riempire un blog. Spero che il professor B. abbia di meglio da fare che passar di qui (credo che sia diventato preside, nel frattempo, e mi auguro che sia uscito dal tunnel della Gerusalemme Liberata), però c'è da dire che non avrebbe dovuto assecondarmi.

The Summer Files
Quando poi fa molto caldo e i miei neuroni stanno al parco giochi o in fila davanti all'acquasplash vado in eccesso di sottrazione: saltano i nessi, si moltiplicano i vuoti, e può sembrare che la logica vada per i cavoli suoi. Questo significa che mi accontenterò di riportare alcune cose interessanti che leggo qua e là, con e senza commenti e/o conclusioni. Fate finta che stia ragionando tra me: i tempi sono confusi e difficili, restare indifferenti mi sembra impossibile e non mi pare che ci siano facili spiegazioni a portata di mano. Tra sparizioni e riapparizioni estive conto di continuare a raccogliere del materiale, in modo intermittente e meno sistematico del solito. Potreste aspettarvi fonti disparate, sporadici rants, imbarazzanti dichiarazioni d'amore ad attori orientali o a scrittori anglo-pachistani e playlist fricchettone: oppure anche no, e potrebbe venirne fuori qualcosa di interessante.

Vendo casa
Due giorni fa ho firmato la procura a vendere casa. Perché c'è bisogno di spazio per il lavoro e tutti questi libri, e il vicino del piano di sotto non sarebbe entusiasta del crollo del soffitto suo/pavimento mio: immaginatevi uno che un secondo prima si guarda la replica di Don Matteo con un birrino in mano, e un secondo dopo si ritrova in braccio il Miro in braghette da casa, il signor Giti in tenuta sportiva e venti volumi dell'Enciclopedia Utet più la Cronologia Universale. Queste cose si mettono poco a trasformarsi in tragedia, e io mica voglio le telecamere di Mimun sotto le finestre.
Quindi cambio casa, devo separarmi da questa qui, e tanto per dire ho già staccato dal muro il ritratto del maresciallo Tito: ché da queste parti sono parecchio sensibili all'argomento e con la sfiga che ho mi ritrovo come possibile acquirente il nipote di uno dei duemila di Monfalcone, come minimo. Mi consolo pregustando il trasloco nel borghesissimo condominio nuovo e l'entrata impettita in ascensore con il famoso ritratto sotto gli occhi allarmati dei nuovi vicini. Prima o poi ve lo fotografo, il mio Tito, perché merita.
Ma insomma, non so come farò a lasciare questo posto. Il vicinato un po' pazzo da casa di periferia. La coppia di mezz'età - lui foggiano, lei istriana - che litiga rispettando l'orario condominiale. Il rompiballe che in assemblea si porta il dizionario dei sinonimi e quello che vuole portare il bilancio di fine anno "alla Corte dei Conti". Il ramo di ciliegio che nella stagione giusta arriva proprio all'altezza giusta. Gli stipiti della porta con i segni lasciati dalla signorina Silvestra che ci si arrampicava con gusto. Come accidenti si smontano, gli stipiti?
E il signor G. non lo sa ancora.
Mi rendo conto che sto facendo la lagna. Per esempio Lia se la sta cavando alla grande. Soffermatevi solo un attimo a immaginarmi nei suoi panni: mi vedete mentre percorro la strada verso l'aeroporto baciando ogni centimetro di suolo egiziano, piangendo esageratamente e invocando Allah? O mentre tento di convincere l'addetto al check in che un materasso di quattro metri quadri è classificabile come bagaglio a mano?

Peggy G.
D. è andato da un indovino, e il vegliardo ne ha azzeccate parecchie. Poi se n'è uscito con la faccenda della scrittura: "sei destinato a scrivere, ma c'è un ostacolo: se procederai da solo quell'ostacolo si rivelerà insuperabile, non riuscirai a giungere alla forma finale. Vedo però una donna che ti aiuterà a superarlo". Una donna che non è l'amata, non è la mamma, non è la sorella, non è la nonna. Ergo, conclude il D. dopo breve riflessione, non può essere che il Miro. Eccomi dunque nei panni di lettrice, con la licenza di incalzare, criticare, pungolare, correggere, smontare, rimontare, riscrivere. E pensare che io già cullavo la fantasia di diventare una musa part time, immagine che nella mia mente si associa a lunghe tuniche, capelli spettinati ad arte, cavigliere d'argento e sigarette con il bocchino. No, dice D., saresti più una specie di Peggy Guggenheim (intesa come occhialuta rompicoglioni nevrotica, non come collezionista milionaria). Ecco.
Il vegliardo dice che il tutto si spiega con il fatto che D. è un saturnino. Ma non dovrebbe essere il suo lavoro, sapere che sono saturnina anch'io?
E gliela devo raccontare, a D., la faccenda della sintesi? Ché qui non siamo mica Pound e Eliot, e non so quanto potranno giovargli le mie operazioni cesaree su quelle che lui continua a chiamare "le [sue] quattro righe".
La mia tentazione è di farci un blog, su questa vicenda tutta saturnina di talenti attempati, di appiccicarci su una licenza Creative Commons e di vedere un po' l'effetto che fa. Almeno fino a quando D. non consulterà un lettore di rune o un facitore di oroscopi celtici che sbotterà: "Quella lì? Ma scherziamo?", mi verrà revocata per sempre la licenza di Peggy e io tornerò a sognare impossibili tuniche e cavigliere d'argento. Nel frattempo, potrei anche divertirmi.

martedì, luglio 26, 2005

Riapparizione



You appear with the tedious inevitability of an unloved season.
(Hugo Drax, Mooonraker)

I danesi sono di una gentilezza quasi offensiva, quando ti dicono "prego" lo fanno tutti compresi, con uno sguardo serissimo e molto ma molto gentile, solitamente di colore blu. Anche di fronte a domande banali tipo "Dov'è la buca delle lettere più vicina?" esibiscono una precisione da navigatore satellitare, percorsi alternativi inclusi. Strada panoramica, inclusa.
Io non ci sono abituata. Troppa bionditudine, forse.

A proposito della battuta:
"Come si fa a mantenere pulita la Danimarca?"
"Si portano gli svedesi a prendere il traghetto",
beh, forse c'è qualcosa di vero.
Ma quando O. oggi mi ha chiesto:
"Cosa ti è piaciuto di più della Danimarca?"
io ho risposto distrattamente:
"La Svezia".