Cose che ho sentito dire in questa casa:
"Ma li avete letti tutti?"
"Ce l'hai il dvd di Zardoz?"
"Mi metti Heroes?"
"Io di solito mi siedo qui."
"Ma se cambiate casa qua ci posso venire io?"
"Due giorni in questo posto e non mi sento più le gambe."
"Il fascino di una casa crepuscolare."
"Un mortorio. Neanche un lampadario"
"Posso misurarti le scale?"
"Quante belle energie!"
"L'angoliera, perché non attaccarla al soffitto?"
"Ma il castello si vede?"
"Questo interruttore è per la luce o per la ventola del bagno?"
"Ma qua è ancora Italia?"
"Direi che queste pareti hanno una bella impaginazione"
"Rinforzarla, questa porta. Con un bel fischer."
"I cassetti scorrono benissimo."
"In effetti quelle Nike le avevo già notate nella scarpiera in bagno..."
"No, il Maresciallo Tito no."
"Quello che ho visto uscire da sotto l'armadio è un gatto o un mucchio di polvere?"
È vero: questa casa è spesso in penombra, silenziosa, un po' impolverata. Equidistanti, ci sono una caserma e una chiesa. La mattina e la sera si danno il cambio uno strepitante inno di Mameli e un'elaborata, interminabile scampanata preregistrata. È un posto che mi piace.
In questo momento si sentono solo il ronzio di un aereo da turismo, le foglie dei pioppi agitate dal vento e un bambino che passa in bici sotto casa. Tra un po' il vicino annaffierà il giardino e manderà a fanculo la moglie a mezza voce. Speriamo che non gli venga voglia di passare il tosaerba.
In giornate immobili e calde come questa la micia zampetta ancora per le stanze, sempre giovane e bella, mentre il Gito sogna.
domenica, agosto 01, 2004
Quattro mura
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mercoledì, luglio 28, 2004
Tutti da Madame Tussaud sabato sera
"Beh, ma sei in forma! In vent'anni non sei cambiata neanche un po'!"
"Eh!"
"Se vai avanti così, tra vent'anni, allora..."
"Ma dài..."
"Dico, tra vent'anni sarai pronta per il Museo delle cere!"
"Eh!"
"Se vai avanti così, tra vent'anni, allora..."
"Ma dài..."
"Dico, tra vent'anni sarai pronta per il Museo delle cere!"
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lunedì, luglio 12, 2004
5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt
"Gentile Van Pelt,
non so se il fatto la può interessare (per la sua rubrica di posta del cuore, voglio dire), ma sto retrocedendo ad un sentimento primitivo. Ha presente la cosa? Lo voglio confidare a lei in quanto lei rappresenta bene invece il lato oscuro di questo mio stato, cioè quel sagace e brillante orientarsi nelle cose con piglio scanzonato, irriverente, cinico (dissacrante e iconoclasta, anche). Conoscendo, come dicevo, questo aspetto, per simmetria può intendere il significato di un crescente stato di commozione e venerazione, di occhio che cede all'umido e cuore lavorato come il burro quando si preparano i dolci a forma di pesca.
Lei e il blog che le confina tutt'intorno, lei e le sue compagne di merende siete muse corrosive. Siete mie alter ego e, in senso evangelico, mie 'nemiche'.
Il destino di chi è travolto da un sentimento di pietà da cattolicesimo parrocchiale è quello di offrirvisi quale vittima designata, così come ci si affida a laser chilometrici anzichè a lucide stelle. L'avrà inteso perfettamente: non c'è ironia nelle mie parole, nè uno schema sacchiano fatto di buoni e cattivi. Sono solo ripreso dall'elastico di ritorno dello stupore infantile, e non capisco più, per quanto la cosa mi piaccia, se sia un verso di andata o un ritorno, per un piccolo cuore che rumoreggia nel mondo.
Vorrebbe gentilmente dissezionare tutto questo, per me, che non ne sono più capace?"
US
Caro US,
pietà da cattolicesimo parrocchiale, occhio umido e cuore di burro in forma di pesca, ritorno all'istinto primitivo e allo stupore infantile. Mio caro, lei ha scelto le persone giuste alle quali consegnare il suo sbigottito sentire. Non conosco il motivo di queste nuove vibrazioni interiori, ma potrei darle alcuni consigli utili: perché la commozione facile si fa viva quando meno se l'aspetta, immagino; io già la vedo mentre segue con sguardo fanciullesco un volo di tortore dalla finestra aperta del suo open space, o si intenerisce più del dovuto alla vista di un crepuscolo estivo, o mi va in piena petite madeleine davanti a un cielo dalle sfumatore pastello (a questo riguardo, se vive a Milano, sta assistendo probabilmente a un tramonto all'ozono).
Ho una confessione da farle: io al cinema piango. E non solo di fronte ai film di Ken Loach, o a certe visioni teneramente o rabbiosamente socialiste, a certi finali aspri di Scorsese, ai cartoni giapponesi, al solo pensiero che Stanley Kubrick non c'è più. No, io sono capace di spargere lacrime anche per la morte di Godzilla, povera creatura, e ho detto tutto. In quel momento ha il sopravvento la bambina che passava i pomeriggi della domenica alla Stella Matutina (sic), pronta a piangere anche per Braccobaldo. C'è un solo modo per resistere a quella bambina: guardare intensamente un angolo del soffitto nei pressi dello schermo, cercare una macchia di umidità, e concentrarsi, lavorare di fantasia.
Le sto dicendo proprio questo, caro US (come "United States", come "Un Sognatore", come il pinkfloydiano "Us and them"?): da qualche parte, vicino alla sua visione all'ozono, c'è una bella macchia di umidità dalla forma comica o indecente. Di tanto in tanto vi si conceda con generosità, vedrà le soddisfazioni.
Ma tenga anche presente che questo moto elastico di andata o ritorno verso lo stupore infantile le piace, e dunque non lo sacrifichi troppo. Qualcuno ha detto che non è mai troppo tardi per avere un'infanzia felice. Non è forse possibile che lei stia facendo proprio questo?
Un ultimo consiglio: la descrizione che fa del suo cuore denuncia un incontro ravvicinato del quinto tipo con squisiti dolci a forma di pesca. Lasci che glielo dica: il suo feroce allergologo non se la berrà, la storia del fanciullo.
E a questo punto, dichiaro allegramente aperto il forum.
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Après-midi di donna e gatto con piccola fuga
Si comunica che la qui presente Miru, lucida e presente a se stessa, dopo aver patito una scossa di terremoto molto intensa, con epicentro in Slovenia zona Bled-Bovec-Monte Nero (5,1 Richter), ha ripreso possesso della sua residenza in seguito a breve fuga con Gitino il gatto. E che a Gitino il gatto, a giudicare da come ha salutato i ritrovati croccantini, i terremoti mettono fame.
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venerdì, luglio 09, 2004
Fragili/2
Altra telefonata dei miei.
"Papà mi ha detto di dirti che dal 15 in poi, se non ci trovi a casa, siamo dai pompieri perché seguiamo il consiglio di Pisanu. Quando torni puoi passarci a prendere in caserma. Ci portiamo dietro anche il Gito [il mio gatto]. Ciao ciao ciao ciao ciao."
Ringrazio sentitamente questo governo, che contribuisce a rendere i miei genitori più spiritosi e leggermente più chiassosi del solito.
"Papà mi ha detto di dirti che dal 15 in poi, se non ci trovi a casa, siamo dai pompieri perché seguiamo il consiglio di Pisanu. Quando torni puoi passarci a prendere in caserma. Ci portiamo dietro anche il Gito [il mio gatto]. Ciao ciao ciao ciao ciao."
Ringrazio sentitamente questo governo, che contribuisce a rendere i miei genitori più spiritosi e leggermente più chiassosi del solito.
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domenica, luglio 04, 2004
venerdì, luglio 02, 2004
Different
Gmail is different
Bene, ce l'ho anch'io.
mirumir(chiocciola)gmail.com, e rispondo quasi sempre.
Una volta ho perfino spiegato a un estraneo come potenziare il robomobile per cavarsela nelle miniere di Zelmite.
A dire il vero, non è più tornato dalla grotta numero 7.
Bene, ce l'ho anch'io.
mirumir(chiocciola)gmail.com, e rispondo quasi sempre.
Una volta ho perfino spiegato a un estraneo come potenziare il robomobile per cavarsela nelle miniere di Zelmite.
A dire il vero, non è più tornato dalla grotta numero 7.
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giovedì, luglio 01, 2004
Fragili
Il ministro Sirchia ha le idee chiare: sapendo dove sono gli "anziani fragili", dice, "abbiamo la possibilità di assisterli: o direttamente al loro domicilio, grazie anche alla figura del custode sociale già sperimentata ad esempio a Milano, o spostandoli nelle ore diurne più calde in luoghi climatizzati". Questi luoghi, ha affermato Sirchia, "possono essere già presenti nei condomini – a Milano si stanno ad esempio attivando dei locali di intrattenimento dove gli anziani possano soggiornare ed essere vigilati dal custode sociale – o possono essere quelli esistenti nel quartiere". Anche "alcuni centri commerciali, che sono appunto climatizzati".
Elio e Lina sono preoccupati. Tutto questo parlare di anziani deve aver fatto loro sorgere il dubbio di rientrare nella categoria. Credo che tra le loro paure ci sia ora quella di essere trasformati in forzati dell'assistenza nell'era berlusconiana. L'incubo dev'essere più o meno questo: mentre sei lì tranquillo con la Settimana Enigmistica in cucina a pensare al 3 orizzontale ti inseriscono a tradimento in un piano di tutela e ti spostano in una sala-bingo o nell'invisa parrocchia, sotto la vigilanza di un custode sociale. Oppure ti costringono a portare un Beghelli al collo fino a ottobre. Fine della storia.
Allora hanno deciso di costituirsi, da subito, e di darsi arie da anziano sì, ma attivo (tipo pubblicità dell'Algasiv, o le copertine sulla Terza Età del Corriere Salute).
Mamma si è iscritta a un corso di quello che insiste a chiamare taichikong ("Ma io glielo dico subito al maestro che non so respirare!"), da praticare sotto le fronde del parco del Municipio. Lui invece si diletta con gli organismi geneticamente modificati (le spaventose zucchine giganti che ha piantato quest'anno non hanno altra spiegazione).
Poi, come diversivo, ci sono sempre le telefonate-burla all'unica figlia:
"Papà mi ha detto di dirti che domani segue il consiglio di Sirchia e va tutto il giorno al supermercato, perché lì fa fresco. Puoi passare a prenderlo alla chiusura. Ciao ciao ciao ciao ciao."
Ridono e poi mettono giù.
Elio e Lina sono preoccupati. Tutto questo parlare di anziani deve aver fatto loro sorgere il dubbio di rientrare nella categoria. Credo che tra le loro paure ci sia ora quella di essere trasformati in forzati dell'assistenza nell'era berlusconiana. L'incubo dev'essere più o meno questo: mentre sei lì tranquillo con la Settimana Enigmistica in cucina a pensare al 3 orizzontale ti inseriscono a tradimento in un piano di tutela e ti spostano in una sala-bingo o nell'invisa parrocchia, sotto la vigilanza di un custode sociale. Oppure ti costringono a portare un Beghelli al collo fino a ottobre. Fine della storia.
Allora hanno deciso di costituirsi, da subito, e di darsi arie da anziano sì, ma attivo (tipo pubblicità dell'Algasiv, o le copertine sulla Terza Età del Corriere Salute).
Mamma si è iscritta a un corso di quello che insiste a chiamare taichikong ("Ma io glielo dico subito al maestro che non so respirare!"), da praticare sotto le fronde del parco del Municipio. Lui invece si diletta con gli organismi geneticamente modificati (le spaventose zucchine giganti che ha piantato quest'anno non hanno altra spiegazione).
Poi, come diversivo, ci sono sempre le telefonate-burla all'unica figlia:
"Papà mi ha detto di dirti che domani segue il consiglio di Sirchia e va tutto il giorno al supermercato, perché lì fa fresco. Puoi passare a prenderlo alla chiusura. Ciao ciao ciao ciao ciao."
Ridono e poi mettono giù.
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domenica, giugno 27, 2004
Quelli che scrivevano sui monti
La scritta Nas Tito sul monte Sabotino l'altro ieri è scomparsa.
Per non buttare via niente, è stata solo in parte distrutta: quel che avanzava è stato ricomposto in SLO.
Ovvero, come la Slovenia decise di chiudere con il passato e diventare un grande, entusiasta, europeo, soleggiato e verde agriturismo (con tanti tanti casinò).
Mi hanno detto che un Nas Tito è riapparso pochi giorni fa sul Monte Concusso, a Basovizza, vicino a Trieste.
Ma la storia facciamola finire qui.
Per non buttare via niente, è stata solo in parte distrutta: quel che avanzava è stato ricomposto in SLO.
Ovvero, come la Slovenia decise di chiudere con il passato e diventare un grande, entusiasta, europeo, soleggiato e verde agriturismo (con tanti tanti casinò).
Mi hanno detto che un Nas Tito è riapparso pochi giorni fa sul Monte Concusso, a Basovizza, vicino a Trieste.
Ma la storia facciamola finire qui.
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mercoledì, giugno 23, 2004
Megafore
D. scrive per simpatizzare con la "megafora" della levatrice di libri e propone una serie di quesiti invitanti. Cito: "Coi genitori come funziona: sono uno, due? È uno, ma ermafrodita, o possono essere coppie di fatto o sui generis (Fruttero e Lucentini)? E se uno vorrebbe avere dei bambini ma non ci riesce, da che cosa dipende? Ma soprattutto, in tutto questo sistema, a che cosa corrisponde una presentazione, al battesimo?"
Ho il sospetto che ironizzi.
Pensare che con me ha quasi rischiato il cesareo.
Ho il sospetto che ironizzi.
Pensare che con me ha quasi rischiato il cesareo.
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lunedì, giugno 21, 2004
The tan fan
Sono una levatrice di libri. Sovrintendo ai processi di stampa, alle trasformazioni, mi prodigo affinché un file postscript emerga bello come il sole e senza errori da PageMaker o Indesign. Se serve, distillo il pdf giusto. Veglio sulle separazioni dei colori, sulle inclinazioni degli inchiostri, sulle retinature; esprimo i miei gusti in precise tonalità Pantone. Poi ne esce un libro. Infine, questo libro si presenta.
Venerdì, dopo una presentazione, mi ritrovo accanto la Moglie Dell'Ingegner P. (d'ora in avanti, MDIP). Scambiamo due parole, viene pubblicamente vantata la bravura della MDIP in cucina e C. riesce a chiedermi la ricetta dell'insalata di pollo, facendomi fare la solita figura dell'avventuriera del fornello. La MDIP infatti sbianca all'idea che in un'insalata di pollo qualcuno possa metterci della lattuga a striscioline e per ben due volte dice:
"Ho capito bene, su un LETTO di lattuga?"
Poi ci salutiamo. Tendo la mano alla MDIP e le dico:
"Grazie per essere passata".
Lei ricambia la stretta e il saluto. Poi, quando è a qualche metro di distanza ci ripensa, si produce in una torsione del busto, solleva nuovamente la mano - come per chiamare un taxi, ma con un sorriso più incoraggiante - e mi fa:
"E tanti complimenti per l'abbronzatura!".
Cioè.
Arrivi a un'età, ti specializzi in alcune cose che sai fare molto bene e ti sforzi almeno di capirne altre che non riuscirai a fare mai.
Arrivi a un'età, e ti rendi conto che mamma e papà si sono dimenticati di insegnarti due cose importanti per riuscire in società:
uno, che la lattuga va messa sotto, non dentro l'insalata di pollo;
e due, che per essere approvata basta essere abbronzata.
Che poi, abbronzata. Al massimo un Pantone 722. Patinato, d'accordo.
Venerdì, dopo una presentazione, mi ritrovo accanto la Moglie Dell'Ingegner P. (d'ora in avanti, MDIP). Scambiamo due parole, viene pubblicamente vantata la bravura della MDIP in cucina e C. riesce a chiedermi la ricetta dell'insalata di pollo, facendomi fare la solita figura dell'avventuriera del fornello. La MDIP infatti sbianca all'idea che in un'insalata di pollo qualcuno possa metterci della lattuga a striscioline e per ben due volte dice:
"Ho capito bene, su un LETTO di lattuga?"
Poi ci salutiamo. Tendo la mano alla MDIP e le dico:
"Grazie per essere passata".
Lei ricambia la stretta e il saluto. Poi, quando è a qualche metro di distanza ci ripensa, si produce in una torsione del busto, solleva nuovamente la mano - come per chiamare un taxi, ma con un sorriso più incoraggiante - e mi fa:
"E tanti complimenti per l'abbronzatura!".
Cioè.
Arrivi a un'età, ti specializzi in alcune cose che sai fare molto bene e ti sforzi almeno di capirne altre che non riuscirai a fare mai.
Arrivi a un'età, e ti rendi conto che mamma e papà si sono dimenticati di insegnarti due cose importanti per riuscire in società:
uno, che la lattuga va messa sotto, non dentro l'insalata di pollo;
e due, che per essere approvata basta essere abbronzata.
Che poi, abbronzata. Al massimo un Pantone 722. Patinato, d'accordo.
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sabato, giugno 19, 2004
Indubbiamente la frase del giorno
"Mi è rimasto un solo occhio sano, imbecille. Per fortuna l'hai mancato, così ora avrò il destro ancora più bello di prima".
David Bowie, dopo essere stato colpito a un occhio da un lecca-lecca durante un concerto.
David Bowie, dopo essere stato colpito a un occhio da un lecca-lecca durante un concerto.
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I celestini stanchi
Sembrava che andasse tutto bene. Poi la squadra è cambiata. Prima, bastava che un attaccante svedese muovesse un passo perché fosse circondato da un branco di celestini. Dopo, la catastrofe.
Scarpini che si rompono, Vieri che si pietrifica, Del Piero che - come scrive Toni in un sms sbigottito - invece di far gol li ferma, l'uscita incomprensibile di Cassano. E due cronisti che a beneficio di un pubblico sgomento lodano i vantaggi della dieta mediterranea. È ormai chiaro: le partite standard con ben due tempi da 45 minuti più recuperi non fanno per noi. Le regole del gioco del calcio ci stressano. Finalizzare fondamentalmente ci rompe.
Leggo oggi che un produttore di birra ceco ha mandato via fax alla squadra e al C.T. del suo paese una proposta irresistibile: voi vincete gli Europei, e noi vi riforniamo di birra. Gratis. A vita. Cerco di pensare a un incentivo simile per la nostra selezione di divi, qualcosa che sia in grado di entusiasmarli per almeno 90 minuti, ma se si esclude il commercio di sostanze illecite e la tratta delle bianche non mi viene in mente niente di altrettanto persuasivo.
Sto girando attorno al problema, ma il fatto è che neanch'io me la sento di tifare contro la Bulgaria.
Scarpini che si rompono, Vieri che si pietrifica, Del Piero che - come scrive Toni in un sms sbigottito - invece di far gol li ferma, l'uscita incomprensibile di Cassano. E due cronisti che a beneficio di un pubblico sgomento lodano i vantaggi della dieta mediterranea. È ormai chiaro: le partite standard con ben due tempi da 45 minuti più recuperi non fanno per noi. Le regole del gioco del calcio ci stressano. Finalizzare fondamentalmente ci rompe.
Leggo oggi che un produttore di birra ceco ha mandato via fax alla squadra e al C.T. del suo paese una proposta irresistibile: voi vincete gli Europei, e noi vi riforniamo di birra. Gratis. A vita. Cerco di pensare a un incentivo simile per la nostra selezione di divi, qualcosa che sia in grado di entusiasmarli per almeno 90 minuti, ma se si esclude il commercio di sostanze illecite e la tratta delle bianche non mi viene in mente niente di altrettanto persuasivo.
Sto girando attorno al problema, ma il fatto è che neanch'io me la sento di tifare contro la Bulgaria.
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giovedì, giugno 17, 2004
Il giovane uomo sul triclinio
Miro: "Ciao! Come stai? Come va la tua schiena?
DRoaster: "Meglio, meglio, sono stato dal dottore."
Miro: "Sai, mamma, ieri aveva un forte mal di schiena"
Mamma: "Oh, poverrrino."
DR: "Sì, vede, signora, io ho fatto l'errore di dormire molti mesi sul divano."
Mamma: "Sul divano? Ma non poteva portarsi un sacco a pelo?"
Miro: "No, vedi, mamma, lui dorme sul divano, ma di casa sua."
DR: "In effetti."
DRoaster: "Meglio, meglio, sono stato dal dottore."
Miro: "Sai, mamma, ieri aveva un forte mal di schiena"
Mamma: "Oh, poverrrino."
DR: "Sì, vede, signora, io ho fatto l'errore di dormire molti mesi sul divano."
Mamma: "Sul divano? Ma non poteva portarsi un sacco a pelo?"
Miro: "No, vedi, mamma, lui dorme sul divano, ma di casa sua."
DR: "In effetti."
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mercoledì, giugno 16, 2004
Schwizzeri?
Sui quotidiani svizzeri è apparsa quest'immagine trafitta di Beckham, con l'invito a ritagliarla e farne una bambolina voodoo su cui infierire in vista della partita di domani.
Ah, però.
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martedì, giugno 15, 2004
Cronache della città di G./Five Points
Fino a poco tempo fa le reazioni goriziane agli "schiamazzi notturni" erano principalmente due:
– prendere un'ascia affilata e scagliarsi contro la fonte del disturbo, modello giustiziere della notte (come in effetti fece una signora in una memorabile sera d'agosto, piombando in camicia da notte su un gruppetto di nottambuli: Nostra Signora del Bigodino non fece vittime, e l'ascia le fu sequestrata);
– cadere in uno stato maniacale e paranoico di profonda prostrazione; stato che solitamente sfociava in dissapori familiari, separazioni, perdita del posto di lavoro oppure in malinconici e dignitosi harakiri casalinghi.
Venerdì sera, al Centro sociale clandestino di via del Torrione c'era in programma il concerto del gruppo streetpunk Los Fastidios: il solo nome deve aver provocato crisi di sconforto anticipate tra gli abitanti. Il rione si chiama Piuma; per allontanare l'impressione di calviniana leggerezza che evoca, d'ora in poi lo chiameremo Five Points.
Sono le 23, e i residenti hanno già deciso che il fastidio è tanto. Telefonano: alla polizia, ai carabinieri, al nucleo del 13mo reggimento e anche alla Finanza. Niente. Gli abitanti di Five Points si sentono abbandonati. Allora telefonano all'assessore comunale alla Vigilanza, ma non è in casa.
Il manipolo di disperati è pronto a tutto. Si fa largo l'orrenda convinzione che "quelli del centro sociale è meglio non toccarli perché godono di protezione politica".
Allora decidono di usare l'arma definitiva. Vanno nel quartiere di Straccis e suonano a casa del Sindaco, tirando letteralmente giù dal letto lui e la sua signora. L'arma definitiva ha il solo effetto di disturbare le palle del primo cittadino, che si scaglia contro quelli di Five Points e minaccia di chiamare la polizia.
"Questa è maleducazione bella e buona", dice il Sindaco, "Quelle persone si sono comportate in maniera arrogante. Mio figlio non era ancora rincasato e, per un attimo, ho temuto il peggio". E ribadisce: "Hanno suonato insistentemente al campanello di casa mia facendomi venire mille pensieri", afferma, rivelando insospettate prestazioni neuronali.
È l'1.30, e i Five Pointers rincasano brontolando contro lo Sceriffo che nega loro il diritto al riposo notturno. Di certo meditano sui vantaggi della giustizia fai-da-te, come ai bei vecchi tempi.
Al Clandestino la festa, come ai bei vecchi tempi, continua.
– prendere un'ascia affilata e scagliarsi contro la fonte del disturbo, modello giustiziere della notte (come in effetti fece una signora in una memorabile sera d'agosto, piombando in camicia da notte su un gruppetto di nottambuli: Nostra Signora del Bigodino non fece vittime, e l'ascia le fu sequestrata);
– cadere in uno stato maniacale e paranoico di profonda prostrazione; stato che solitamente sfociava in dissapori familiari, separazioni, perdita del posto di lavoro oppure in malinconici e dignitosi harakiri casalinghi.
Venerdì sera, al Centro sociale clandestino di via del Torrione c'era in programma il concerto del gruppo streetpunk Los Fastidios: il solo nome deve aver provocato crisi di sconforto anticipate tra gli abitanti. Il rione si chiama Piuma; per allontanare l'impressione di calviniana leggerezza che evoca, d'ora in poi lo chiameremo Five Points.
Sono le 23, e i residenti hanno già deciso che il fastidio è tanto. Telefonano: alla polizia, ai carabinieri, al nucleo del 13mo reggimento e anche alla Finanza. Niente. Gli abitanti di Five Points si sentono abbandonati. Allora telefonano all'assessore comunale alla Vigilanza, ma non è in casa.
Il manipolo di disperati è pronto a tutto. Si fa largo l'orrenda convinzione che "quelli del centro sociale è meglio non toccarli perché godono di protezione politica".
Allora decidono di usare l'arma definitiva. Vanno nel quartiere di Straccis e suonano a casa del Sindaco, tirando letteralmente giù dal letto lui e la sua signora. L'arma definitiva ha il solo effetto di disturbare le palle del primo cittadino, che si scaglia contro quelli di Five Points e minaccia di chiamare la polizia.
"Questa è maleducazione bella e buona", dice il Sindaco, "Quelle persone si sono comportate in maniera arrogante. Mio figlio non era ancora rincasato e, per un attimo, ho temuto il peggio". E ribadisce: "Hanno suonato insistentemente al campanello di casa mia facendomi venire mille pensieri", afferma, rivelando insospettate prestazioni neuronali.
È l'1.30, e i Five Pointers rincasano brontolando contro lo Sceriffo che nega loro il diritto al riposo notturno. Di certo meditano sui vantaggi della giustizia fai-da-te, come ai bei vecchi tempi.
Al Clandestino la festa, come ai bei vecchi tempi, continua.
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lunedì, giugno 14, 2004
Quasi una dichiarazione
Caro Ales,
prima del calcio d'inizio vorrei dirti questo: sarà perché ho qualche parente dalle parti di Conegliano, ma dove altri vedono una faccia così così io vedo uno dei miei cugini più piccoli che sgambavano sui campetti nei pomeriggi d'estate, lasciandomi ad arrancare sulla fascia sinistra impedita da ciccia e fiatone. Quest'aria di famiglia fa sì che ti perdoni tutto: il Cepu, i passeri, il sito aziendale e perfino le compilation dance. Non prendertela: ai Mondiali e agli Europei è sempre andata così, saranno la stanchezza, la sfortuna, il peso psicologico, i dualismi di maniera.
Parolacce, dinne pure; evita invece di caricare la squadra come fai sempre in questi casi, non ho sotto mano le statistiche ma ho l'impressione che porti sfiga. Lo dico con rispetto, e con un campionato difficile alle spalle in cui abbiamo sistematicamente perso tutto. Tu mi capisci.
Dice Javier Marías che il calcio è un'attività in cui bisogna vincere sempre, in ogni stagione, in ogni torneo e partita. Altri, gli scrittori, gli architetti e i musicisti, possono ogni tanto prendersela un po' comoda. Nel calcio, invece, non c'è posto per il riposo né per il divertimento, a poco servono i precedenti gloriosi. Eppure, bisogna anche riconoscere "che ha qualcosa di non definibile e che non si trova di solito negli altri ordini della vita: incita all'oblio, il che equivale a dire che non incita mai al rancore, una cosa che si impara soltanto in età adulta".
Vada come vada, Ales, pensa a non farti male, arma il tuo migliore e imperioso battito di ciglia e fammi divertire. Io il rancore non l'ho ancora imparato.
prima del calcio d'inizio vorrei dirti questo: sarà perché ho qualche parente dalle parti di Conegliano, ma dove altri vedono una faccia così così io vedo uno dei miei cugini più piccoli che sgambavano sui campetti nei pomeriggi d'estate, lasciandomi ad arrancare sulla fascia sinistra impedita da ciccia e fiatone. Quest'aria di famiglia fa sì che ti perdoni tutto: il Cepu, i passeri, il sito aziendale e perfino le compilation dance. Non prendertela: ai Mondiali e agli Europei è sempre andata così, saranno la stanchezza, la sfortuna, il peso psicologico, i dualismi di maniera.
Parolacce, dinne pure; evita invece di caricare la squadra come fai sempre in questi casi, non ho sotto mano le statistiche ma ho l'impressione che porti sfiga. Lo dico con rispetto, e con un campionato difficile alle spalle in cui abbiamo sistematicamente perso tutto. Tu mi capisci.
Dice Javier Marías che il calcio è un'attività in cui bisogna vincere sempre, in ogni stagione, in ogni torneo e partita. Altri, gli scrittori, gli architetti e i musicisti, possono ogni tanto prendersela un po' comoda. Nel calcio, invece, non c'è posto per il riposo né per il divertimento, a poco servono i precedenti gloriosi. Eppure, bisogna anche riconoscere "che ha qualcosa di non definibile e che non si trova di solito negli altri ordini della vita: incita all'oblio, il che equivale a dire che non incita mai al rancore, una cosa che si impara soltanto in età adulta".
Vada come vada, Ales, pensa a non farti male, arma il tuo migliore e imperioso battito di ciglia e fammi divertire. Io il rancore non l'ho ancora imparato.
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Risvegli
Stanotte mi sono addormentata con Bondi impresso sulla retina e la parola "forchetta" infissa nei timpani. Ho sognato che contavo l'argenteria e che dovevo esprimere delle percentuali in numeri primi (tutta roba per Miro Van Pelt).
Mentre il Gito decideva che il gioco di sguardi e le fusa sommesse sono seducenti, ma gli spintoni e i miagolii prolungati oltre la soglia di otto secondi sono più persuasivi, ho aperto gli occhi molto tardi con una lieve emicrania e tre lucide domande:
1. Il Cavalier Nanetti si sarà svegliato?
2. Il Beckham è ancora vivo?
3. Dove ho messo quel casco da cosmonauta?
Via verso nuove avventure.
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domenica, giugno 13, 2004
Quest'anno si cambia
Il Gito è piccolo. Sono le sue prime Elezioni e i suoi primi Europei di Calcio, e questa sera si comincia a far sul serio: ci sono Francia-Inghilterra e si chiudono i seggi. Si sa come sono fatta io: urlo, mi agito, telefono, minaccio, impreco. Non devo farmi solo gli affari miei, ma anche quelli di tutta Europa, o almeno dell'isolato.
In questi casi La Micia™ si allontanava con stile, appartandosi sotto il letto, non senza farmi capire quanto seccante e tutto sommato poco femminile fosse la situazione.
Ma lui è piccolo, e siamo soli in casa: ai primi exit-poll starà giocando ignaro con le sue otto palline di gomma (come sia capace di tenerle tutte in gioco, è un mistero). Mica si aspetta un inferno in salotto.
Quest'anno, allora, si cambia: tifo composto (in funzione antifrancese, perché il Miro non dimentica), reazioni da camera dei Lord, una scatolina di tonno al mais per lui, una tisana per me. Come nella pubblicità odiosa del cibo chic per gatti: scene al rallentatore, lei tutta vestita di bianco, il felino sinuoso e delicato, il rumore di un petalo bianco che cade sulla moquette.
Ma è inteso: al primo agguato da dietro le tende, torniamo due bestie.
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Cronache della città di G./elezioni europee
In un seggio di Gorizia, un signore si è presentato con la prepustnica, pensando che il lasciapassare rientrasse nella categoria "validi documenti di riconoscimento".
Un altro voleva votare con il certificato elettorale della moglie (perché no?).
Diversi elettori hanno chiesto agli scrutatori un consiglio sul voto.
Uno ha domandato cosa fosse la Lega Lombarda.
Una signora pensava di dover firmare la scheda prima di inserirla nell'urna.
Ieri mattina al supermercato, complice l'afa, un goriziano doc ce la metteva tutta per convincere un suo amico che i seggi sarebbero stati aperti alle 18.00 (l'inizio degli Europei di Calcio?!). Alla faccia della Presidenza del Consiglio e dei suoi graditi sms.
Qualche volta, e che non si dica in giro, io amo questa città.
Un altro voleva votare con il certificato elettorale della moglie (perché no?).
Diversi elettori hanno chiesto agli scrutatori un consiglio sul voto.
Uno ha domandato cosa fosse la Lega Lombarda.
Una signora pensava di dover firmare la scheda prima di inserirla nell'urna.
Ieri mattina al supermercato, complice l'afa, un goriziano doc ce la metteva tutta per convincere un suo amico che i seggi sarebbero stati aperti alle 18.00 (l'inizio degli Europei di Calcio?!). Alla faccia della Presidenza del Consiglio e dei suoi graditi sms.
Qualche volta, e che non si dica in giro, io amo questa città.
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