domenica, aprile 19, 2009

Tu chiamale se vuoi applicazioni

Ricordate Khalid Shaikh Mohammad, detto KSM, che aveva confessato tutto dall'organizzazione ed esecuzione dell'11 settembre alla pianificazione di attentati contro Clinton, Carter, Kissinger, il Papa e il Big Ben?

E ricordate il waterboarding? Si lega il fortunato con la testa in giù a una tavola inclinata, gli si mette uno straccio sulla faccia e ci si versa sopra dell'acqua fredda in modo che entri nelle vie respiratorie (cioè, non simulazione ma vero e proprio principio di annegamento). Tecnica professionale di interrogatorio, la definì nel 2005 Goss, allora direttore della CIA.
Esiste anche la variante in cui la testa dell'interrogato viene avvolta nel cellophane.
In ogni caso dopo 14 secondi arriva la paura di annegare e si crolla.
KSM resisteva 150 secondi.

Poi - sarà per tutta quell'acqua nei polmoni, sarà che gli avevano sequestrato i figli di sette e nove anni per torturarli con le formichine, sarà che aveva comunque un bel curriculum - ha confessato. Tante ma tante tante tante cose, già che c'era.

Ora si sa che il waterboarding gli è stato praticato 138 volte in un mese: sta scritto in un memorandum del 30 maggio 2005 pubblicato qui (.pdf). A pagina 15 del documento si specificano le regole: non più di due sessioni in 24 ore, ogni sessione non più lunga di due ore, al massimo sei applicazioni della durata di 10 secondi o più (massimo 40) per sessione, e comunque l'acqua non può essere applicata per più di 12 minuti nelle 24 ore. Il tutto per cinque giorni al mese.
Applicazioni. Sembra il programma delle sabbiature a Grado.
"La CIA ha impiegato il waterboarding 'almeno 83 volte' nell'agosto del 2002 durante l'interrogatorio di [Abu] Zubaydah [...] e 183 volte nel marzo del 2003 durante l'interrogatorio di KSM".
Cinque giorni al mese, due sessioni al giorno per cinque giorni, un massimo di sei applicazioni a sessione fa 60, tipo. A quel punto il tizio crolla. Non proprio, a KSM ce ne sono volute 183 (questo significa che le regole sono state scritte dopo), perché lui è esagerato in tutto.
Il metodo non viola l'Articolo 16 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Tortura e altri Trattamenti e Punizioni Crudeli, Inumani e Degradanti: l'articolo si limita alla condotta sul territorio che si trova sotto la giurisdizione degli Stati Uniti. Il waterboarding però si pratica rigorosamente fuori degli Stati Uniti, la gentile nazione che ha donato al mondo Guantanamo, Bagram, Abu Ghraib, le "consegne straordinarie" e tanti luoghi segreti di tortura in subappalto. Anche se l'Articolo 16 fosse applicabile, dicono, bisognerebbe vedere se le tecniche d'interrogatorio avanzate siano una condotta in grado di "scuotere la coscienza".
E no, cosa ci fa pensare che scuotano la coscienza?

La buona notizia è che le applicazioni funzionano, funzionano proprio. I sensi vanno e vengono, si è costretti a rianimare di frequente, l'ossigeno smette di arrivare al cervello e l'interrogato a quel punto si crede Batman o Topo Gigio (a seconda), però adesso conosciamo il colpevole di tutto da Dallas '63 in poi.
Scuotere la coscienza? Quale coscienza?

(via Emptywheel)

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