mercoledì, aprile 08, 2009

Stato di insicurezza

La signora [inserire nome e cognome del Capo qui] è pregata di presentarsi al controllo di sicurezza.
– Buongiorno.
– Buongiorno, è stata chiamata per il controllo sul bagaglio da imbarcare?
– Sì.
– Lei invece è il signor... Milošević?
– Sì.
– Mi seguano.
Pochi minuti di attesa in compagnia del signor Milošević.
– Belgrado?
– Londra.
– Io Belgrado.
– Eh.
Sorrisi. Alzate di spalle e di sopracciglia. La mimica solita da posto di polizia.
– Uno alla volta, prego.
Entro, la mano con la chiavetta del lucchetto bene in vista. Anche l'altra, per sicurezza.
– Qual è la sua valigia?
– Quella lì.
– Può aprirla?
– Sì.
– Ha solo cose personali?
– Sì, vestiti e alimentatori e cavetti per pc e telefono. E due...
– Due?
– Playmobil. Pupazzini.
– Suoi?
– Sì. Uso personale. Tasca esterna.
– Ma ci gioca?
– Circa.
– Tutto a posto, grazie.
– Scusi, giusto per sapere: è un controllo casuale?
– Nel suo caso sì. Signor Milošević, prego.
Nel corridoio incrocio due signore in età (una, la convocata, sta aggrappata a documento, carta di imbarco e chiave del lucchetto).
– Lo sapevo, – geme l'altra. – Diglielo, Gina, che è solo una colomba.

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