lunedì, giugno 25, 2007

Impara il russo con il Lipson!/1

Cominciamo con una situazione molto semplice: oggi faremo amicizia con gli udarniki, o lavoratori modello (insomma, quelli che ci danno dentro, gli stachanovisti), e con il loro mondo interiore fatto di onesti e semplici entusiasmi e di valori in linea con i parametri dell'emulazione socialista.


Kak živùt udàrniki?
Udàrniki živùt chorošò.
Come vivono i lavoratori modello?
I lavoratori modello vivono bene.



Gde onì rabòtajut?
Onì rabòtajut na zavòdach.
Kak onì rabòtajut?
Onì rabòtajut s entuziàzmom.
Dove lavorano?
Lavorano nelle fabbriche.
Come lavorano?
Lavorano con entusiasmo.



Čto onì dèlajut v pàrkach?
V pàrkach onì dùmajut o žizni.
Cosa fanno nei parchi?
Nei parchi pensano alla vita.



O kakòj žìzni?
O žìzni na zavòdach.
A che vita?
Alla vita nelle fabbriche.

Vot kak zivùt udàrniki!
Ecco come vivono i lavoratori modello!

Quella che vi ho scritto è la corretta traslitterazione, non la pronuncia. La pronuncia dell'intero brano (tenendo conto che il Capo parla strano di suo) è a questo indirizzo, se non vi va di fare il login c'è pur sempre la video-lezione su YouTube.

Adesso:
1. ripetete gioiosamente, notando che le "o" non accentate diventano "a" e mettendo tutte le palatalizzazioni (e anche più) nei posticini giusti;
2. soffermatevi a riflettere sulla perfetta circolarità della vita dei lavoratori modello sovietici, che lavorano nelle fabbriche con entusiasmo, quando sono nei parchi pensano alla vita in fabbrica e sono felici.
3. ammirate e memorizzate la simbologia dei disegnini:
testa grande e stellina sul cappello = lavoratori modello
rettangolino con camino = fabbrica
falce e martello = lavorare
rettangolino con camino + falce e martello = lavorare in fabbrica
faccia sorridente + rettangolino con camino + falce e martello = lavorare in fabbrica con entusiasmo
piazzòla ornata da due alberi = parco
nuvoletta contenente rettangolino con camino = pensare alla fabbrica.

C'è da chiedersi a cosa servano le lingue, con un linguaggio iconico così sofisticato: quindi io sarò contenta anche se mi ripeterete tutto facendo i disegnini.

Adesso avete una strana sensazione, "come se non c'è altro che fabbrica", per dirla con Jannacci?
Bene, l'atteggiamento è quello giusto.




lunedì, giugno 18, 2007

Impara il russo con il Lipson!/Introduzione

Ho pensato di fare cosa utile e gradita proponendovi, nei giorni della mia assenza per motivi di studio ("Storia, epistemologia e analisi della tapa andalusa"), i rudimenti della lingua russa e un po' di conversazione. Ma perché, mi sono detta, non abbinare agli adorati liquidi e fruscianti fonemi alcune preziose indicazioni sui comportamenti, le abitudini più o meno accettabili e soprattutto i valori dell'Unione Indistruttibile delle Libere Repubbliche?
Così ho deciso di utilizzare come libro di testo il fondamentale Lipson del 1974 (seconda edizione "preliminare" 1977) stampato dalla Slavica Publishers Inc., Columbus Ohio: più che una grammatica un pregevole tentativo di sovietizzazione degli americani.

In men che non si dica non solo sarete in grado di parlare il russo, ma anche di cavarvela all'interno di qualsiasi efficiente fabbrica sovietica, dove saprete distinguere tra bravi stachanovisti e subdoli pigroni, buoni e cattivi ispettori, sorveglianti modello e deprecabili fannulloni. Imparerete a rispettare le quote di produzione, a stilare un ineccepibile piano quinquennale e a dedicare le ore d'ozio a letture edificanti. Più avanti vi insegneremo anche due utili sistemi per non rispondere alle domande.
Il tutto con l'aiuto di semplici e gradevoli disegnini.
E se non bastano i disegnini potrete ascoltare le lezioni audio del Miro, che sostituiscono le cassette perdute del caro Lipson.
Vi sento da qui, che siete tanto contenti.

[Disclaimer: il Miro, si sa, ha una cadenza buffa già quando parla l'italiano (il fatto che si diletti a imitare balie ciarnielle, mule bisiache, navigatori satellitari e vecchi telegiornali jugoslavi non aiuta), e qui si è particolarmente divertito. La pronuncia è quella giusta, rischiate solo che in una fabbrica sovietica vi prendano per l'anima della festa. Russohablantes: voi limitatevi a concedervi quattro risate. Insonni: questa è roba capace di spedirvi in fase rem in dieci secondi netti, fatene buon uso].

[A m., che aveva acquistato un biglietto per un locale e si è ritrovato sulla Transiberiana: grazie].


sabato, giugno 16, 2007

Lettere dalla città di G./We're all mad here

Mie care e vaghe stelle dell'Urss,

posso dirvi che parto per una settimana, che non so se controllerò la posta, e adieu (questo è un omaggio alla signora Flora)? Naturalmente no: dopo tutto Poligraf potrebbe assumere il comando del blog, oppure.
Oppure potrei avere in serbo qualcosa (o più di qualcosa) nella cartella delle bozze :-)

Intanto, due traduzioni.
La prima è un vivace commento sulla mossa di Putin a Heilingendamm, scritto da un analista politico che in passato non ha risparmiato critiche al presidente russo e che ora sembra aver cambiato idea.
La seconda negli ultimi tempi ha assorbito la mia attenzione quasi completamente, ed è un lungo articolo sulle scuole cecene di montagna. L'autrice è una giovane reporter russa: il suo pezzo - accompagnato da foto molto belle - è uno di quegli esempi di buon giornalismo, obiettività e onestà che fanno riflettere su quanto si dice a Occidente della libertà di espressione in Russia. L'ho trovato informativo, equilibrato, partecipe, senza forzature drammatiche.
Potete leggerlo su Tlaxcala, qui, dove è anche corredato di foto e di didascalie, o su 2.0 qui. Se desiderate il file word per leggervelo con calma lasciatemi una riga in Gmail.
Un'altra bella galleria di immagini è qui.

Molti baci,
M.

p.s. F. ha detto: "Vai a vedere cosa c'è a Plaza de la Encarnacion". "In che senso, cosa c'è?" "Mah, se stanno lavorando". Quindi, a meno che non abbiate altre special requests, tornerò con una foto del Capo visibilmente perplesso davanti a Metropol Parasol in costruzione (sarà un'occasione per socializzare in germagnòlo o spandesco con il capocantiere): moderate l'entusiasmo, mi raccomando.

[Disclaimer: qualsiasi cosa leggiate qui in Sturm der Miro la prossima settimana, ricordate che il Capo - comunque - è matto].

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mercoledì, giugno 13, 2007

VVP e l'orologio di Bush

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino a contemplare con enorme interesse la fotografia della testa dell'apostolo Luca, giunta in tournée nella Cattedrale di Cristo il Salvatore.
- Pezzo interessante... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Averne uno così, nella mia collezione...
A un tratto sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ prese a squillare il telefono per le comunicazioni con i capi di stato stranieri. Vladimir Vladimirovič™ sollevò senza indugio il ricevitore.
- Brother! - nel ricevitore risuonò la familiare voce del presidente degli Stati Uniti d'America George Bush junior, - Pensa un po', sono andato in Albania e mi hanno rubato l'orologio! Costava cinquanta dollari! Che gente assurda!
- Pensa, - Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle spalle, - Da noi un certo Filipp Kirkorov* è andato a Novosibirsk e hanno rubato l'orologio anche a lui. Novantottomila euro. Hai ragione, è gente assurda!
- Dove, a Novosibirsk? - domandò George Bush.
- Perché a Novosibirsk? - rispose Vladimir Vladimirovič™, - In Albania. Rischiare tanto per soli cinquanta dollari.
All'altro capo del filo calò un silenzio imbarazzato.

*celebre e ricco cantante pop, protagonista di un paio di scandaletti, eroe del playback ed ex marito della Pugačëva. Ma guardatelo.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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Vaghe stelle dell'URSS

– Allora, io gli ho lasciato questo dischetto, no, e poi lui mi ha detto che non lo trovava più, che gli era rimasto solo il mio post-it. Poi a un tratto mi fa "Non sarà mica questo?" e io dico sì, poi abbiamo controllato e in effetti c'era la mia roba dentro. Allora lui dice "No, perché è di una marca che non conosco".
– E che marca era?
– Ma boh, una cosa tipo Carntech.
– Li costruiscono in Carnia.
– Ma tipo. Comunque lui mi fa "Ma chi te l'ha dato questo dischetto?"
– Eh, al Qaeda.
– "Mah", dico io, "Non ricordo!"
– Brava, sempre reticente. Cosa gliene importa, a lui.
– E infatti. Bisogna essere vaghe. Poi ci siamo messi a parlare del più e del meno.
– Tipo?
– Tipo viaggi e film. Siamo lì che parliamo di un film e lui fa "Con chi l'hai visto?"
– E tu?
– "Mah, non ricordo".
– Cosa vogliono da noi, ricostruire la nostra storia sentimentale con le domande a scelta multipla?
– Appunto.
– Mi conosci, mi frequenti e poi magari ti faccio il riassunto delle puntate precedenti.
– Sì. Io faccio lo stesso quando qualcuno mi chiede di te. "Con chi ci va in Spagna, la tua amica?" "Mah!"
– Anch'io lo faccio con te, stella.
– Vaghe.
– Vaghe come agenti del KGB. È carino?
– E sì, eh. C'è solo un problema.
– Quale?
– Adesso pensa che soffra di Alzheimer.

martedì, giugno 12, 2007

VVP e la prigioniera politica

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino a pensare in quale altro modo colpire il mondo occidentale.
A un tratto sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ prese a squillare il telefono. Vladimir Vladimirovič™ sollevò il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nella cornetta risuonò la voce del vice capo dell'Amministrazione di Vladimir Vladimirovič™, Vladislav Jur'evič Surkov, - Allora ci sarebbe questa storia... in breve, gli americani hanno mandato in prigione Paris Hilton.
- Ma l'ho vinta a Bush a battaglia navale, - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Avrebbero dovuto rilasciarla.
- L'hanno rilasciata, - spiegò Vladislav Jur'evič, - Però subito dopo l'hanno rimandata in carcere.
- Come noi con Trepaškin*? - precisò Vladimir Vladimirovič™.
- Sì, tipo così, - concordò Vladislav Jur'evič, - E allora, visto che continuano a chiederci di rilasciare quel Trepaškin, io propongo di chieder loro la liberazione di Paris Hilton. Giù le mani dalla ragazza, libertà ai prigionieri politici, e via dicendo...
- Perché lei cos'è, - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Una prigioniera politica?
- E come no, - rispose Vladislav Jur'evič, - Chiaro che è una prigioniera politica. È sufficiente pronunciare la parola. Se diciamo che è una prigioniera politica, diventa una prigioniera politica. E nessuno può dimostrare il contrario.
- Interessante… - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Beh, allora proviamo... cos'altro potrebbe essere... eh... che ne dici di "polonio"?
- Bratello! - gemette Vladislav Jur'evič, - Ma ti supplico!!..

*Michail Ivanovič Trepaškin, ex agente dell'FSB, si è occupato in qualità di avvocato delle esplosioni nei condomini di Mosca avvenute nel settembre del 1999. Una settimana prima dell'udienza nella sua auto è stata trovata una pistola (a quanto pare messa lì per incastrarlo) e
Trepaškin è finito in carcere. Condannato a porte chiuse a quattro anni di detenzione per aver rivelato segreti di stato, dopo due anni ha ottenuto la libertà condizionata per essere poi nuovamente arrestato. Varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani, la stampa occidentale e il Dipartimento di Stato USA ne chiedono la liberazione. È quasi superfluo aggiungere che anche Trepaškin ha offerto la sua versione sulla morte di Litvinenko (tutta colpa dell'FSB, ma questo che ve lo dico a fare).

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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Diventa più intelligente con Google/4



Nuove frontiere dell'omicidio.

lunedì, giugno 11, 2007

VVP e il Sistema Operativo russo

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e pensava con gioia agli occhi del Segretario di Stato americano Condoleeza Rice quando le avevano comunicato la proposta di Vladimir Vladimirovič™ di costituire un sistema di difesa anti-missile russo-americano basato sull'uso congiunto del radar in Azerbaijan.
All'improvviso bussarono con decisione alle imponenti porte dello studio di Vladimir Vladimirovič™.
- Avanti! - disse Vladimir Vladimirovič™.
Le porte si aprirono e nello studio entrò con aria gagliarda il deputato della Duma Viktor Imantovič Alksnis. Viktor Imantovič aveva in mano un libro.
- Ascolta, bratello, - disse Viktor Imantovič, abbiamo assolutamente bisogno di un sistema operativo russo.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Insomma, tu su cosa fai girare Photoshop? - domandò Viktor Imantovič.
- Windows, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Me l'ha installato Bill Gates in persona.
- Ecco, vedi! - Viktor Imantovič fece un largo sorriso, - Si addice forse al presidente di una grande potenza avviare Photoshop su un computer dove Bill Gates ha installato chissà quali suoi programmi americani? Ti avrà messo dentro dei troiani, come niente.
- Chi?! - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Non è importante, - Viktor Imantovič agitò una mano con fare sbrigativo, - Cose tecniche... insomma, ho pensato di creare un nostro sistema operativo nazionale. Vedi, ho comprato anche il manuale.
E il deputato mostrò a Vladimir Vladimirovič™ un libro sulla cui copertina era scritto "C++, corso completo".
- Sarà il sistema operativo più affidabile del mondo - spiegò Viktor Imantovič, - Per crearlo faremo uso della nanoprogrammazione!
- Nano? - si interessò Vladimir Vladimirovič™, - Continua.
- Immagina, - si animò Viktor Imantovič, alzandosi - Un sistema operativo russo! Gli agenti segreti occidentali non potranno più avvantaggiarsi dei nostri computer! Niente più virus! Mai più casi come quello di Ponosov [il professore russo accusato di pirateria, n.d.T.]! Il sistema operativo migliore del mondo per il processore Pentium! Beh, naturalmente serviranno dei finanziamenti…
- Finanziamenti, chiaro, - annuì Vladimir Vladimirovič™, - Soldi ne abbiamo. C'è solo una cosa che mi disturba. Quel processore Pentium. Se si fa un sistema operativo russo bisogna fare anche un processore russo! Con le nanotecnologie…
- Geniale! - esclamò Viktor Imantovič, - Come ho fatto a non pensarci?! Inventeremo il Processore Russo. E lo chiameremo Putinum!
Vladimir Vladimirovič™ arrossì.

[ironia aggiuntiva: naturalmente Viktor Imantovič non è quello che chiameremmo uno smanettone. Su di lui e il suo celebre sbarco nel rutilante mondo di Internet abbiamo un piccolo dossier].

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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sabato, giugno 09, 2007

VVP e le nanotecnologie politiche

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il vice-capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov sedevano davanti al presidenziale televisore e guardavano un filmato della "Marcia dei dissenzienti" girato dagli uomini dell'FSB, il Servizio di Sicurezza Federale. Sullo schermo c'erano alcune persone con dei manifesti sui quali stava scritto "Putin, vattene", "Questa città è nostra" e "Vogliamo un'altra Russia".
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Io proprio non capisco. A queste marce vanno quattro gatti, ma fanno tanto rumore che li sente tutto il mondo. Neanche diecimila poliziotti dei reparti speciali riescono a zittire quel rumore. Perché, questo?
- È l'ultimo grido della moda, - spiegò Vladislav Jur'evič, - Nanotecnologie politiche.
- Nanotecnologie? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- Nanotecnologie, - confermò Vladislav Jur'evič, - Poche persone, tanto rumore. Tra l'altro si tratta di una nostra invenzione. Già negli anni Sessanta, quando in America centinaia di migliaia di persone protestavano contro la guerra in Vietnam, bastava che da noi sulla Piazza Rossa si radunassero in sette e ne parlava tutto il mondo.
- Eh, parlarne ne parlava eccome… - concordò Vladimir Vladimirovič™, - Però non sono riusciti a cambiare niente, no? Facevano casino e basta.
- Ma è proprio questa la caratteristica principale delle nanotecnologie politiche, - spiegò Vladislav Jur'evič, - Fanno molto rumore, ma non danno altri risultati.
- Beh, sono nanotecnologie, - sorrise Vladimir Vladimirovič™, - Danno nanorisultati.
- Proprio così, - Vladislav Jur'evič annuì, - Per questo ci piacciono tanto...
- Ma allora perché mandiamo la polizia, se ci piacciono tanto? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Perché possano restare nanotecnologie, - spiegò Vladislav Jur'evič, - È elementare.
Vladimir Vladimirovič™ guardò con rispetto il vice-capo della sua Amministrazione.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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venerdì, giugno 08, 2007

Profumi e Balochistan: il padre di tutti i falsiallarmi

"allora, io ti volevo chiedere una cosa.
tipo ti ricordi ad agosto che in inghilterra hanno arrestato tipo 25 tizi perché stavano preparando l'attentato del millennio, che volevano far scoppiare 86 bombe atomiche contemporanemente, tutte all'aeroporto, no?
ecco. ma quei tizi lì. che fine hanno fatto?"
eddie


Cominciamo con Rashid Rauf, la presunta mente del presunto complotto: il suo arresto precedette di poco la retata nel Regno Unito, e si disse che ne era stato l'elemento scatenante. Rauf è ancora in carcere in Pakistan, e sembra che il Regno Unito abbia cercato di farlo estradare. Tuttavia l'estradizione è stata recentemente definita come "conditionally stalled", tipo "sì, lo estradiamo quando abbiamo finito di fare le cose che dobbiamo fare". Di fatto il Pakistan in cambio di Rauf vuole 8 beluci.

Comunque, ricorderete che a monte c'era un piccolo problema: il mega attentato di oh-mio-dio scala inimmaginabile forse non era esattamente praticabile. Dodici aerei da far esplodere in volo simultaneamente, centinaia di migliaia di morti, con una ricetta semplicissima: salire a bordo con liquidi di facile reperibilità come acetone e acqua ossigenata, mescolarli nelle toilette e farli esplodere. Pensandoci un po' su e sentendo il parere di qualche chimico si è scoperto che la reazione avrebbe portato via parecchie ore (immaginarsi la toilette sempre occupata e il disagio dei passeggeri), che l'operazione era un po' delicata e che era anche una questione di quantità.

Tornando a Rauf, si sa che è stato anche accusato di possedere 29 bottiglie di acqua ossigenata, anche se non è chiaro come 29 bottiglie di acqua ossigenata in Pakistan possano far saltare in aria aerei decollati da Heathrow. Lasciamo perdere qui i collegamenti tra Rauf e l'ISI (i servizi segreti pakistani) tra l'ISI e la CIA e tra ISI, CIA e al Qaeda. Ci basti sapere per ora quello che ci hanno detto, che già fa ridere di suo: Rauf a un certo punto viene arrestato, probabilmente torturato, confessa qualcosa, e soprattutto comunica alla cellula britannica di portare avanti il piano.
La cellula britannica a questo punto è così pronta ma così pronta che gran parte dei suoi componenti non possiede né un biglietto aereo né un passaporto. Ma per fortuna la polizia britannica intercetta il messaggio e scattano gli arresti. Parte anche l'allarme-alfa, quello che ancora oggi ci costringe a girare per gli aeroporti muniti di bustine trasparenti contententi dosi minuscole dei nostri liquidi di sopravvivenza, come il mascara, il lucidalabbra con il pennellino e i pocket coffee.

Qui la giustizia inglese ha una battuta d'arresto: il processo è stato infatti fissato per aprile 2008. Le autorità britanniche giustificano questi tempi dicendo che hanno trovato un sacco di prove. I soliti maliziosi dicono che ne hanno trovate troppo poche (e alcune indagini sono state sospese a dicembre perché erano già costate 30 milioni di sterline).

E veniamo ai nostri tizi, che si sono appena dichiarati non colpevoli.
Ne sono rimasti solo 12, dei 25 che sapevamo:
Abdul Ahmed Ali, 26 anni, di Walthamstow, east London;
Assad Sarwar, 26 anni, di High Wycombe, Buckinghamshire;
Tanvir Hussain, 26 anni, di Leyton, east London;
Mohammed Gulzar, 25 anni, di Barking, east London;
Ibrahim Savant, 26 anni, di Walthamstow;
Arafat Waheed Khan, 26 anni, di Walthamstow;
Waheed Zaman, 22 anni, di Walthamstow;
Adam Khatib, 20 anni, di Walthamstow;
Umar Islam (noto anche come Brian Young), 29 anni, di High Wycombe;
Donald Douglas Stewart-Whyte, 20 anni, di High Wycombe;
Mohammed Shamin Uddin, 36 anni, di Stoke Newington, north London
Nabeel Hussain, 23 anni, di Chingford, east London.

In aggiunta alla nota accusa di voler far esplodere un numero inusitato di aerei mescolando acqua ossigenata, oil of olaz e burro di bagigio, per Nabeel Hussain ci sono delle aggravanti perché:
1. ha incontrato Abdul Ahmed Ali;
2. nel suo testamento era prevista la morte violenta;
3. aveva fatto un mutuo di 25.000 sterline.
Da tutto questo possiamo trarre la seguente conclusione: la banca non sapeva del testamento.

Poi c'è il tredicesimo bombarolo liquido: Mohammed Usman Saddique, 25 anni, di Walthamstow, che subirà un processo separato. È accusato di preparazione di atto terroristico pure lui, sulla base di indizi importantissimi: il possesso di un certo numero di cellulari e di un CD contenente titoli come "Bombs and More". Ora. Cosa dovrebbe confessare, esattamente, questo Saddique? Di avere avuto l'intenzione di usare il CD per abbagliare gli uomini radar?

In attesa dell'aprile del 2008, questa storia ha un parziale lieto fine: ben quattro voraci gruppi editoriali britannici hanno accettato di pagare un ingente risarcimento più le spese legali a un signore di Birmingham per averlo presentato (in diversi articoli apparsi su sei quotidiani, tra cui il Times e il Guardian) come un vile bombarolo liquido.
Abdul Rauf avrà anche un brutto cognome, però di mestiere fa il distributore di prodotti dolciari e da forno, mica l'ammazzaboeing. Solo che quando è finito sul giornale la gente non voleva più comprargli i muffin e i cornetti. Bene. Adesso se gli gira può comprarsi tutto il Mulino Bianco.

giovedì, giugno 07, 2007

VVP e la battaglia navale

[Sapevatelo: Igor' Sutjagin, analista militare russo, era il capo della divisione di politica economica e militare dell'istituto di studi americani e canadesi dell'Accademia delle Scienze russe. Nel 2004 è stato condannato a 15 anni di reclusione per aver passato segreti militari all'intelligence americana e britannica].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il presidente degli Stati Uniti d'America George Bush giocavano a battaglia navale usando il telefono per le comunicazioni tra i capi di stato.
- G 5, - disse George Bush.
- Mancato, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - D 3.
- Colpito, - brontolò desolato George Bush.
- Chi è? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Paris Hilton, - sospirò George Bush.
- Ti tocca liberarla, - rise Vladimir Vladimirovič™, - Tocca a me! E 6!
- Mancato, - disse con sollievo George Bush, - B 4.
- Mancato! - Vladimir Vladimirovič™ sorrise, - Per poco non mi colpivi Sutjagin.
George Bush rimase pensieroso per un po'.

[Oggi Putin ha respinto la domanda di grazia di Sutjagin e quella del fisico Valentin Danilov, condannato a 14 anni per aver passato segreti militari alla Cina].

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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mercoledì, giugno 06, 2007

Salve radar, feat. Vlasta Parkanova

E tanto fu l'entusiasmo del ministro della difesa della Repubblica Ceca Vlasta Parkanova per Bush e per il radar del sistema di difesa missilistico americano che ella compose una canzone. Solo le parole, perché la musica è quella di "Dobrý den, majore Gagarine!" ("Salve, maggiore Gagarin!"), ascoltabile qui.
Eccone alcune poetiche strofe:
"Salve, bandiera a stelle e strisce che su di noi ti sei spiegata,
salve, bandiera a stelle e strisce, con le jeep ti abbiamo salutata...
Salve, radar, e benvenuto, ti abbiamo tanto atteso e sei arrivato,
Salve radar, sventolan le mani dei miei amici e tra gli applausi io ti saluto".
Il fatto che la Parkanova in una vita precedente facesse la cantante di jazz non la giustifica. Da noi c'è gente che in una vita precedente cantava sulle navi da crociera, e non per questo dedica canzoni napuletane alle basi militari americane o allo sguardo balisticamente impreciso di Bush-figliolo. Ha. (Di questa affermazione mi pentirò con comodo, nei prossimi giorni).

Link


SdL, puntate precedenti: Hier Kommt Alexander

Xaver tiene a Natalie sempre di più, ma pensando che lei non voglia un rapporto serio non glielo fa capire. Laura riceve il ciondolo appartenuto a Sophia (la moglie di Christian) che è morta da poche ore.
Nasce un nuovo rapporto tra Alexander e Robert: i due si chiariscono e gettano le basi perché in futuro non ci siano più incomprensioni. Alexander esce dall'ospedale ma ha degli strani incubi e la preoccupazione di Katharina non cessa.
Torna un minimo di armonia tra Werner e Charlotte.
Viola non ha la forza per dichiarare fallimento, a quel punto Alfons cerca un modo per aiutarla ma non sarà facile.
Strano comportamento di Alexander, che aggredisce Robert per via di una specie di allucinazione in cui immagina il fratello che bacia Katharina.
Lars desidera che Laura prepari un dolce per Marie, ma il suo rapporto con la ragazza sembra non evolvere in modo positivo. Alexander vorrebbe passeggiare in montagna col padre, ma non avendo la sua disponibilità propone la passeggiata... ad Alfons!
Il rapporto tra Natalie e Xaver non è ben visto da Katharina, che tra l'altro ha dei problemi nella gestione del Fürstenhof. La donna rimprovera Xaver che le risponde a tono e, per questo, viene licenziato dall'albergo.
Strana idea di Tanja, che propone a Laura di conoscere due tipi "incontrati" in una chat su internet: Thomas e Josef...

[La donna dei gelati muore e il suo ciondolo va a Laura, che ciondola nei paraggi. Alexander torna a casa, si riconcilia con Robert che l'aveva spedito in coma ma è tormentato da incubi in cui suo fratello e sua moglie si baciano. Inoltre va a passeggiare con Alfons, che è il suo vero padre! Viola, la stiratrice di contrabbando, non ce la fa a dichiarare il fallimento. Lars vuole conquistare Marie con un dolce, ma preparato da Laura. Problemi all'albergo: Xaver (a cui piace Natalie, ma la cosa non piace a Katharina) viene licenziato. Tanja conosce uomini su internet - come se non ci fosse già abbastanza gente, in zona Fürstenhof - e vuole coinvolgere Laura in un incontro a quattro].

Accerchiati e umiliati

"Ma c'è davvero qualcuno che crede seriamente che lo scopo dello scudo missilistico sia, come dicono gli americani, quello di resistere a un attacco nucleare dall'Iran o addirittura dalla Corea del Nord? I russi credono giustamente che il sistema sia soprattutto diretto contro di loro, per isolarli ulteriormente. Putin ha reagito testando un nuovo missile a lunga gittata e ha suggerito che l'Europa potrebbe ridiventare il bersaglio delle armi nucleari russe. C'è una bella differenza rispetto al clima della metà degli anni Novanta: ora siamo sull'orlo di una nuova corsa agli armamenti".

Anche se oggi tra i temi del giorno discussi nella runet non ci sono Bush e il deragliamento della Russia ma lo scandaloso logotipo da 800.000 bagigiodollari* per le Olimpiadi di Londra (almeno in campo grafico le nanotecnologie hanno ancora un bel po' di strada da fare), questo commento di Martin Jacques a proposito dell'accerchiamento della Russia e delle responsabilità di USA e NATO merita una lettura.

*dicheno. Ho dovuto leggere i commenti per accorgermi che raffigura, in effetti, "2012". Se lo fissate a lungo vedrete macchioline fucsia tutto il giorno, e forse avrei dovuto dirvelo prima. Ma così mi pensate, no?


martedì, giugno 05, 2007

VVP e le nanotecnologie

[Contesto: alcuni deputati dello schieramento Russia Unita hanno presentato ieri alla Duma un progetto di legge che prevede la creazione della "Corporazione Russa per le Nanotecnologie". Si tratterà della più grande corporazione non commerciale russa, sarà subordinata al governo e ha già un nome ufficiale, "Rosnanotech". A marzo, durante il suo discorso all'Assemblea Federale, Putin aveva parlato della necessità di creare un istituto statale per lo sviluppo delle nanotecnologie. In aprile il primo vice-premier Ivanov aveva dichiarato: "È difficile capire cosa sono le nanotecnologie. Perfino gli scienziati non comprendono appieno tutti gli effetti dello sviluppo delle nanotecnologie. È come quando abbiamo creato la bomba atomica: non sapevamo che avrebbe portato al rapido sviluppo dell'energia nucleare". Doh].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e passava da un canale all'altro del suo televisore presidenziale. Non c'era niente di interessante. I membri dell'amministrazione comunale erano seduti nei loro uffici ad ascoltare la radio in attesa dell'annuncio della candidatura di Jurij Michajlovič Lužkov a sindaco della città. Nella stazione di polizia sedeva la fredda e severa aiutante del gran maestro Garri Kimovič Kasparov, Marina Alekseevna Litvinovič. Da un'altra parte il vice-capo dell'Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov saldava qualcosa dentro la testa del presidente dell'Associazione Nazionale per la Sicurezza Genetica, l'androide Aleksandr Sergeevič Baranov. Lì invece l'oligarca Boris Abramovič Berezovskij saldava qualcosa dentro la testa di una giornalista appena acquistata, l'androide Elena Viktorovna Tregubova.
A un tratto Vladimir Vladimirovič™ scattò in avanti. Sullo schermo era apparsa all'improvviso la figlia di Vladimir Vladimirovič™, Katja, in compagnia di un giovane che Vladimir Vladimirovič™ non conosceva.
Stavano ballando.
- E lei dove lavora? - domandò Katerina.
- Nelle nanotecnologie.
- Sarà di sicuro interessante da morire?
- Effettivamente molto interessante, sì, - disse sinceramente il giovane, - Le nanotecnologie oggi hanno delle potenzialità inesauribili. Sa, è sempre molto importante orientarsi correttamente. Per esempio, agli inizi dell'aviazione, bisognava appunto entrare per tempo in aviazione. All'epoca gli aviatori erano eroi. Oppure i computer. Quelli che sono entrati per tempo nel campo dei computer oggi hanno in mano tutto. Quelli che hanno cominciato a lavorare nell'amministrazione comunale di Piter quindici anni fa non li conosceva nessuno, e invece oggi li conosce tutto il mondo. Stessa cosa per il nanotecnologo: il futuro gli appartiene.
- Che scuole ha fatto? - domandò Katerina.
- Non c'è ancora una scuola, - spiegò il giovane. - Non c'è ancora nessuno che possa preparare questi specialisti. Ma con il tempo avremo tutto. E soprattutto le nanotecnologie cambieranno la vita delle persone. Non ci saranno più giornali, né libri...
- E cosa ci sarà?
- Le nanotecnologie. Continuamente e solo nanotecnologie. A proposito, è stata alla "Nanotech"?
- Ovviamente no.
- Venga domani stesso.
- E come?
- Le scrivo io l'autorizzazione.
Vladimir Vladimirovič™ fissava lo schermo con i presidenziali occhi spalancati.
I due giovani continuavano a ballare.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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Ma dico io

Se avete visto Breakfast on Pluto, siete sopravvissuti alla tortura del doppiaggio e ancora vi state chiedendo cosa intendesse dire il protagonista quando faceva la valigia, indossava il cappottino con il collo di peluche e lasciava il suo piccolo Amleto per la grande città, ecco: hamlet=villaggio, non giovin'uomo tradizionalmente raffigurato in calzamaglia. Ma dico io.


Mahatma Gandhi e fragoline di bosco: a cena con Putin

[Tradotto perché molto divertente e perché Andrej Kolesnikov del Kommersant fa parte delle numerose debolezze del Miro. Anche perché la frase su Gandhi è stata, a quanto pare, un grande, grottesco momento VVP].

Il bollente menù di Putin

I giornalisti dei paesi del G8 a cena con il presidente russo

di Andrej Kolesnikov
Originale: Kommersant


Venerdì il presidente russo Vladimir Putin ha concesso un'intervista ai giornalisti dei paesi del G8. L'inviato speciale del Kommersant, Andrej Kolesnikov, che era uno dei partecipanti, racconta la drammatica storia della nuotata di Putin nelle acque pericolose dei media internazionali. Adesso ci manca solo la drammatica storia della decisione di Putin di estendere il suo mandato a sette anni.

Il presidente ha ospitato l'incontro con la stampa, organizzato secondo il principio "un giornalista per ogni paese" nella sua residenza di Novo-Ogarevo, nei pressi di Mosca. Il più noto tra i giornalisti era il direttore di Der Spiegel Stefan Aust, che è stato al centro del momento saliente dell'intervista e anche del maggiore problema che si è presentato. Gli altri partecipanti erano Franco Venturini del Corriere della Sera, Bronwen Maddox del British Times, l'inviato del giapponese Nihon Keizai Shimbun Yatsusiko Ota, Pierre Rousselin di Le Figaro, Doug Saunders dell'edizione europea del Canadian Globe and Mail e Gregory White della redazione moscovita del Wall Street Journal.

Abbiamo atteso il presidente per circa due ore, per lo più passate a concordare la data di pubblicazione dell'intervista. Idealmente l'intervista avrebbe dovuto essere pubblicata da tutte le testate contemporaneamente, un'impresa che è apparsa subito quasi impossibile dato che Der Spiegel, per esempio, esce il lunedì e che gli altri giornali avrebbero voluto dare almeno un'anticipazione il sabato.

I membri del servizio stampa del presidente Putin hanno faticato a convincere gli altri partecipanti ad aspettare lo Spiegel. Quando finalmente tutti i giornalisti presenti nella stanza hanno giurato solennemente che l'intervista non sarebbe apparsa prima di lunedì mattina, il signor Aust è stato trattato con una certa ostilità dai colleghi.

Il più indignato per l'accordo era il signor Venturini del Corriere della Sera. In quel momento mi è parso che il tipo non fosse del tutto affidabile. Ha guardato il tedesco come se volesse incenerirlo. Cosa che in un certo senso, come poi si è visto, ha fatto.

Quella sera Vladimir Putin non aveva, per così dire, un aspetto riposato. Quando i giornalisti si sono messi in fila per salutarlo uno per uno, prima di sedersi al tavolo, mi è sembrato perfino un po' turbato, cosa insolita all'inizio di un'intervista. Poi mi sono ricordato che era appena tornato da una visita a Naina Josifovna El'cin, dato che il 1° giugno segnava la fine dei quaranta giorni di lutto per la morte del primo presidente russo.

I giornalisti hanno appoggiato i registratori sul tavolo. La conversazione è cominciata nell'ufficio del signor Putin, al primo piano dell'ala destinata agli ospiti della residenza presidenziale. Tuttavia, molto prima che l'incontro cominciasse avevo intravisto il famoso ristoratore moscovita Arkadij Novikov e avevo capito che la serata non sarebbe trascorsa senza una buona cena fortificante.

Il signor Putin ha tenuto un breve discorso introduttivo, ha risposto a tre domande (i giornalisti avevano concordato anche chi di loro avesse dovuto cominciare), e poi ci ha invitati tutti al piano di sopra a mangiare.

Mentre i miei colleghi salivano le scale mi sono accorto che erano già molto contenti. Anzi, mi è sembrato perfino che tre di loro sarebbero stati soddisfatti se l'intervista fosse finita lì. Erano quelli che avevano posto le prime tre domande. Salendo siamo passati accanto ai colleghi che erano venuti a dare il loro appoggio morale ai partecipanti all'intervista. Erano seduti al secondo piano, davanti a un monitor che trasmetteva in diretta dall'ufficio del presidente. I giornalisti hanno salutato con gesto dolente i colleghi, come se si trattasse di amici e familiari di condannati ai lavori forzati in Siberia. Ho pensato allora che forse alcuni dei partecipanti all'intervista non escludevano una simile eventualità.

Sul tavolo c'erano solo i menù. Leggendo il mio ho appreso che avremmo consumato "tartara di branzino con caviale nero, gazpacho con granchio, filetto di rombo e risotto con asparagi, petto d'anatra con fave e uva spina e zuppa di fragoline". Ho trovato quest'ultimo piatto particolarmente interessante. Sono stati poi proposti alla nostra attenzione un Tignanello Chianti del 2003 e un Terre Alte Friuli del 2004. All'improvviso non avevamo più alcuna fretta.

La conversazione è continuata, anche se non direi che il signor Putin ne fosse enormemente entusiasta. I giornalisti dovevano porre le domande in senso orario, ma alcuni di loro - evitando accuratamente di incontrare lo sguardo degli altri - hanno colto l'occasione per porre due e anche tre domande alla volta. Il presidente ha soddisfatto metodicamente la loro curiosità, ma nelle sue parole non ho trovato né un occasionale guizzo d'ingegno né un minimo d'entusiasmo. Ho capito che aveva da tempo preparato le risposte a ciascuna di queste domande e che probabilmente si annoiava. Nella successiva ora e mezza si è animato solo un paio di volte.

Però a un certo punto il direttore dello Spiegel ha chiesto al presidente russo se si considera davvero un autentico democratico, come lo ha definito l'ex-cancelliere tedesco Gerhard Schroeder. Questa domanda gli era già stata posta giorni fa al vertice UE-Russia a Samara, e ho pensato che il presidente si sarebbe spento del tutto. Invece abbiamo ricevuto la risposta dell'anno: "Dopo la morte del Mahatma Gandhi, non è rimasto nessuno con cui parlare".

Prima di allora il signor Putin, rispondendo, non aveva mai sorriso. Ma pronunciando queste parole ha spalancato gli occhi in modo insolito, cosa che poi ha permesso ai colleghi di parlare entusiasticamente di come avesse affrontato seriamente quella domanda e di quale considerazione abbia di se stesso. Inoltre quello che era stato detto è parso, senza esagerare, di un'ironia diabolica, proprio perché fino a quel momento il presidente non aveva sorriso neanche una volta.

Poi ha risposto alla mia domanda sul divieto d'esportazione di materiali biologici (il Kommersant ne sta scrivendo da diversi giorni). Il signor Putin ha concordato solo sul fatto che il processo non è sufficientemente regolamentato dal punto di vista legale, ed è apparso perplesso a proposito dell'utilità di mandare all'estero campioni di sangue e tessuti per farli analizzare. È stato perfino necessario promettere di fornire delle statistiche, cosa che faremo (tentar non nuoce).

In seguito, dopo l'intervista, ho saputo che il signor Putin era interessato a quell'informazione molto più di quanto avesse lasciato trasparire. Apparentemente le regole per l'uscita dei materiali biologici dal paese verranno elaborate per sua raccomandazione in pochi giorni e non in settimane o mesi come accade spesso per tali questioni.

Nel frattempo però l'intervista era andata avanti per più di due ore, e a un certo punto il signor Putin ha esclamato: "Ma che ore sono? Le 11.30?! Mi state torturando! Bisogna concludere!" Come rendendosi conto di quello che aveva detto, ha aggiunto rapidamente: "O piuttosto sono io che sto torturando voi. Comunque bisogna concludere".

"È d'accordo sul fatto che l'Iran debba possedere armi nucleari?" ha domandato un giornalista.

"Sono completamente d'accordo," ha detto frettolosamente il presidente, dedicandosi alla sua zuppa di fragoline, uno strano ma saporito miscuglio di acqua, fragoline fresche e qualcos'altro che faceva sì che Vladimir Putin trangugiasse avidamente il tutto. Anzi, mentre il presidente rispondeva svogliatamente a una domanda sul destino travagliato dell'Aeroflot, un cameriere ha chiesto se poteva portare via i resti della zuppa, ricevendo il divieto categorico del signor Putin: "La gelatina la lasci qui."

L'entusiasmo del signor Putin per le fragoline era ben più grande di quello suscitato dal fuoco di fila delle domande dei giornalisti, che alla fine si sono dimenticati di ogni regola e hanno cominciato a interrompersi a vicenda, con il giornalista italiano che reggeva sopra la testa con entrambe le mani un foglio di carta con su scritto in inglese "Anch'io ho una domanda!"

Verso la fine dell'intervista il presidente ha annunciato che sarebbe stato "accettabile" estendere il mandato del presidente da quattro a cinque anni, e forse addirittura a sette. Ne ha perfino spiegato il perché, e ha cominciato a lasciarsi andare e a rilassarsi mentre la conversazione volgeva al termine.

Forse era perché si era aspettato altre domande oltre a quella di protocollo sul destino di Andrej Lugovoj, come pure le domande rituali sull'omicidio di Anna Politkovskaja, sulla Cecenia e Beslan. Domande che non sono mai arrivate. I giornalisti erano interessati ad altro. Il collega giapponese si è lamentato che il bando dell'esportazione della polpa di granchio significa che i giapponesi non potranno disporre di polpa di granchio sufficiente per il sushi, anche se il presidente ha dichiarato di preferire di gran lunga il tonno.

Alla fine il signor Putin ha esercitato la propria autorità per portare al termine la conversazione, poco dopo la mezzanotte. Il signor Aust di Der Spiegel è corso dai suoi colleghi al secondo piano, intenti a dettare furiosamente per l'edizione di lunedì le risposte del presidente al loro direttore.

All'uscita tutti hanno nuovamente concordato sull'embargo fino a lunedì mattina, e tutti hanno nuovamente guardato male il signor Aust.

Il giorno successivo, il sito internet di Der Spiegel preannunciava l'intervista, di fatto pubblicando estesamente le risposte del signor Putin alle questioni più calde e violando così l'accordo. Alla mossa tedesca hanno subito reagito i giornalisti del Corriere della Sera, che domenica hanno deciso di offrire la versione completa della conversazione. Alla fine, solo il coraggioso servizio stampa del presidente russo è riuscito a rispettare l'embargo quasi fino a lunedì.

lunedì, giugno 04, 2007

VVP e il Mahatma Gandhi

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nella posizione del loto sul tetto del palazzo presidenziale. Nel cielo terso splendeva un sole dissennato. Sulla Piazza Rossa camminavano alcune persone.
Vladimir Vladimirovič™ le osservava disgustato.
- Che noia, eh - borbottò Vladimir Vladimirovič™, abbassando le presidenziali palpebre, - Dopo la morte del Mahatma Gandhi non è rimasto più nessuno con cui parlare...
Vladimir Vladimirovič™ raddrizzò le spalle. L'infuocato tetto di ferro del palazzo presidenziale gli scaldava le muscolose cosce.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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Tanzen! (Soviet mode on)

REGOLE
per il comportamento durante le serate danzanti.

Alle serate danzanti i lavoratori dovranno vestire abiti e calzature leggeri. È proibito danzare in abiti da lavoro o sportivi.
È proibito danzare in modo travisato.
Il ballerino deve danzare in modo corretto, chiaro e ugualmente bene con la gamba destra e con quella sinistra.
La donna ha il diritto di esprimere in forma adeguata insoddisfazione per l'inosservanza maschile della prefissata distanza di tre centimetri e di esigere una spiegazione in forma adeguata.
Si impone di fumare e scherzare nei luoghi a questo appositamente preposti.

Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Komi - N. SIZOV

Link: Radulova (in russo).

venerdì, giugno 01, 2007

Prove di colore in famigliamir

Ieri, verso sera.
– Pronto.
– Che disastro!
– Ciao, mamma.
– Mi sono tinta i capelli con quel colore là! Che schifo!
– Troppo scuri?
– C'era scritto biondo scuro cannella.
– E allora?
– Dov'è la cannella! Dov'è la cannella! Come faccio adesso, tuo padre mi sta sgridando, dice cos'è questa fissa di cambiare colore.
– Infatti prima non stavi male.
– Ma se così abbronzata sembravo Tina Turner.
– Eh.
– Non è per il colore, è per tuo padre. Non capisce niente!
– Prova a lavarli ancora e aspetta qualche giorno.
– E chi esce, con questa testa. Domattina ho il dentista, domani sera l'inaugurazione dell'Estate di Cuore Amico. E mi diranno tutte "Hai cambiato colore?"
– Facile, sì.
– Cannella, c'era scritto. Pantegana, dovevano scrivere.
– Dimmi com'è questo colore, su.
– Mah, tipo i tuoi.

Me li immagino, lui e lei, litigati. Seduti davanti alla loro serie televisiva preferita, gli occhi fissi sullo schermo, mentre fingono di seguire i dialoghi ma in realtà osservano i capelli delle attrici confrontandoli mentalmente con la composizione d'alghe del Mar Morto che decora il capo di mia madre. Lui lancia uno sguardo a lei, immediatamente intercettato e distrutto da un Vympel R-77. Silenzio.

– Ciao.
– Come va oggi?
– Ci sono arrivati i moduli dell'Ici.
– E allora?
– E allora gli ho detto: se divorziamo oggi non devo pagare la mia parte di Ici, vero? E dove vai a vivere, dice lui. Vado dalla Manu, ho risposto. Sì, fa lui, in effetti ha una cantina grande.
– Scemo.
– E infatti. Poi mi fa: mi dai la mano, cocchina?
– E tu?
– E io gli ho detto: no, però puoi prenderti il piede.