venerdì, aprile 30, 2004

Esco, piove

Domani 1° maggio tutto confermato: Goran Bregovic con la W&F Band, ore 21.00, piazza Transalpina a Gorizia e Nova Gorica.
Se non vi secca, il matrimonio e il funerale noi li celebriamo stasera a mezzanotte. Na zdravje!

Fortunoso all'eccesso

"Detto di colui che svolge attività fissa per lo Stato, routine che non lo impiega nel corpo e non lo impegna nello Spirito.
Stanco e sovraccarico per chissà quali attività salariali, lascia il posto a 55 primavere con pensione-baby, non facendosi più vedere da nessuna parte, se non, per i meno discreti, a Grado, o al Lido del Carabiniere".

Alla voce "fortuna" da Dizionario delle virtù, anche se solo sognate, dei goriziani, Gorian Ediz., Loqua 1949.

Raccontino amazzonico

"Si dice che due famiglie slovene si trovassero
a vivere in piena foresta pluviale, in Amazzonia,
agli inizi del '900.
Dopo un furioso e irrimediabile litigio che ebbe luogo
a seguito di un semplice bisticcio di parole, i due gruppi famigliari non vollero più vedersi, né comunicare.
Così, si separarono, vivendo molti anni ancora dopo quel doloroso fatto. Due chilometri di fogliame e perigliosi acquitrini li separavano stabilmente.
Finché, trent'anni dopo, quando i testimoni del fatto erano molto, molto anziani, e continuavano a non salutarsi, i parenti e gli amici più prossimi, nella dolce Patria, seppero della comune e indipendente decisione di voler essere seppelliti tutti quanti, e separatamente, nella dolce terra degli avi".

Da esploratori a litiganti. Storie slovene e slovacche nel Nuovo Mondo

L'ora è giunta

Draga: "Finalmente, lo desideravano così tanto!"
Mirko: "Sì, perchè chiudersi quando il mondo vuole qualcosa da te".
Draga: "Tutta la città è in festa, mio caro".
Mirko: "E il mondo dopo di loro".

Da Per un Grande Isonzo, di Gigi Molinar e Blanco Kusterle

mercoledì, aprile 28, 2004

Sogno prima felice, poi dolentissimo e funesto

È l'estate del 1989. Sono nella città di G., in piazza del Municipio, all'uscita di via Garibaldi. Nel sole di giugno osservo i tavolini all'aperto del bar che nel 1989 è ancora il bar gelateria Boni, diretto concorrente del bar gelateria De Rocco. A uno di questi tavoli sono seduti Achille Occhetto e Bettino Craxi. Mi avvicino, chiedo permesso e mi siedo accanto a loro (evidentemente ci conosciamo). Ordino due palline di gelato con la panna e l'amarena (anzi, una "berlina all'amarena", perché è il 1989 e siamo nella città di G.). Poi, con molta calma ("permette, compagno Occhetto?"), espongo freddamente a Bettino Craxi quello che penso di lui e che da anni vorrei dirgli. Il discorso mi riesce bene come solo nei sogni può accadere (quante volte ho socializzato in lingue sconosciute, in fase rem?). Tanto che lui rimane senza parole, si alza e si allontana a capo chino, forse per furbizia. Il compagno Occhetto ed io ci scambiamo uno sguardo stralunato.
Poi lui si alza - solo adesso mi accorgo che indossa un cappotto pesante, nonostante la bella stagione - e dice: "Devo assentarmi per qualche minuto. Sarebbe così gentile da tenermi il colbacco?". "Ma certo", rispondo.
Rimango seduta al tavolino del bar Boni, con il colbacco in grembo, a guardare l'orologio del Municipio. La berlina si sta squagliando, mi sudano le mani. Il tempo passa così, fino al risveglio.

Il racconto di questo sogno suscitò grandi risate tra gli amici di allora, alcuni dei quali odiosamente socialisti, e anche qualche pacca sulla spalla; del resto, poco tempo prima avevo sognato di volare di notte su Porto Marghera come una specie di Superman proletario, e questo non giocava a mio favore.
Qualche volta ci ripenso.
Ho smesso con i voli notturni su Marghera: era una cosa che non poteva durare.
Ma liberarsi del colbacco, capite, è tutta un'altra storia.

martedì, aprile 27, 2004

Razza burlona

Proteste alla Fiat di Melfi, con carica della polizia: "Sono giorni tristi, all'interno della Fiat si è cercato di fare di tutto per dare una risposta positiva in un momento difficile. Malgrado un tavolo aperto, si stanno regalando vetture alla concorrenza".

Umberto Agnelli, a margine della consegna della laurea honoris causa a sua moglie Allegra.

venerdì, aprile 23, 2004

Adagio del frettoloso

"Chi va piano va sano e va lontano; però probabilmente arriverà in ritardo".

Peter Rippit, I'm gonna walk all over you. Ovvero: come infliggere dolore in modo non ripetitivo

giovedì, aprile 22, 2004

Adagio del quadrupede

"Can che abbaia non morde, finché abbaia".

Peter Repeat, L'arte del sollievo. Ovvero: come liberarsi della soglia del dolore
Visto che oggi Google festeggia l'Earth Day, io propongo la mia versione del 22 aprile, socialisticamente corretta.

buon compleanno, compagno lenin

Niente commentacci: tanto non mi pento.

mercoledì, aprile 21, 2004

Noia e sangue

Su gentile richiesta del compagno L., che oggi mi informata sull'esplicita e prevedibile cattolicoromanità del signor Jim Caveziel, dichiaratamente diventato ancora più cristiano dopo un viaggio a Medjugorie e scrupolosamente dedito a discipline religioso-penitenziali e digiunistiche durante la lavorazione del film (oltre che molto cattolicoromanamente coniugato con una pari-fede), confermo che il mio apprezzamento delle soavi membra del suddetto signore (effetto che persistette anche dopo la visione cinematografica) fu prodotto da "noia e troppo sangue".

lunedì, aprile 19, 2004

Tu vuoi fare il nazareno

"Hai portato il dizionario friulano-aramaico?"
Frase colta al volo ieri sera, al cinema. Siamo gente semplice.

Alcune osservazioni personali, in elenco puntato e numerato:
1. Vuoi fare un film filologico? Vuoi? Insisti? Lascia perdere la musica invadente e i rulli di tamburo. Altrimenti tutta quella fatica con l'aramaico e il latino è sprecata, e lo spettatore allibito potrebbe pensare di trovarsi ora in un'astronave Klingon, ora in un cartone di Asterix, con effetti catastrofici sulla capacità di concentrazione. L'effetto Brian di Nazareth, poi, è sempre dietro l'angolo.
2. Ero preparata alla macellazione del corpo di Cristo. Ma quel Gesù risorto e dalle soavi membra intatte (se si eccettuano i buchi dei chiodi) che si materializza nel sepolcro fa pensare più all'efficiente meccanica di un Terminator pronto a nuove avventure.
3. Mi è stato bonariamente fatto notare che un credente "sente" queste cose in modo diverso: è coinvolto e straziato malgrado le pecche del film. Vero, ma sul cartellone non c'era scritto "materialisti storici astenersi". E poi nell'altra sala davano Scooby-doo.
4. Infine: ho sentito dire che Mel Gibson ha scritto il film sotto l'influsso dello Spirito Santo. Vorrei tanto sapere chi glielo fornisce.

venerdì, aprile 16, 2004

E domani, cosa fai? Se no, ci sentiamo

"Ciao, senti, non è che per caso tu ricevi emittenti statunitensi?"
"Ne prendo due, di informazione: Fox e Cnn. Ti va bene?"
"Hmmm, no, è che avrei necessità di registrare due telegiornali continentali. Non so, tipo Francia e Inghilterra."
"... be', ma scusa, prima mi hai detto un'altra cosa. Comunque, le due americane ti vanno bene?"
"Ahh, eh, forse più le europee. Sai, non le nostre, perché i nostri notiziari..."
"Si potrebbe fare un mix delle principali. Più le due americane."
"Ok, ma sì, per le americane, mah, sì, ok!"
"Poi ci sono anche i notiziari economici. Se ti vanno bene."
"Perché no... anche perché, sai, una cosa troppo ufficiale. Non è che selezioniamo che so, un discorso presidenziale alla nazione!"
"Quando ti servirebbe?".
"Be', diciamo... stasera?"

giovedì, aprile 15, 2004

Ritornata, sono

Innanzitutto, ho risolto il problema dello zainetto con questa:



pesa 1 kg e una tavolettata potrebbe comunque tramortire un'hostess.

Riassumo alla rinfusa:

Tv e quotidiani britannici davano la notizia certa di quattro italiani ostaggi in Iraq, precisando che non si trattava di militari ma di dipendenti di una ditta di sorveglianza. Questo accadeva quattro giorni prima dell'"effettivo" rapimento, mentre la Farnesina nicchiava e la notizia non aveva lo stesso grado di certezza nel nostro amato Cinquantunesimo. Son cose strane. Intuisco che l'ora di Greenwich non basta a spiegare quattro giorni di anticipo. Paura, eh?

Dopo Al Bano e Romina e Barbie e Ken, ci si mettono anche Posh e Becks a guastarmi il mito delle unioni incrollabili. In una serie di sms piccanti, lui chiamava se stesso Peter Pan, assegnando all'amante il ruolo di Tinkerbell e alla moglie quello sororale di Wendy. Poi c'è una dichiarazione di intenti che non mi è chiarissima:
"Lie u on the front of the car, slide my hands up your ******* pull them down and kiss all the way up the inside of the legs and then make love to you on the car".
Sette lettere, è una parolaccia, plurale, è qualcosa su cui "slid[ing] [one's] hands up" e al tempo stesso "pull down", e sta dalle parti delle gambe. Compro una vocale e giro la ruota.
La morale nascosta in tutto questo è: i Peter Pan si portano a letto Campanellino, ma sposano Wendy. Paura, eh?

La terrorizzante stampa inglese riportava il solito possibile rischio attentati di dimensioni catastrofiche: sembra che questa volta l'obiettivo fosse il treno che trasporta scarti nucleari a Sellafield. Lanciamissili in spalla, qualcuno (pelle scuretta, Corano in tasca, il solito identikit che già sappiamo) avrebbe potuto trasformare ampie zone di Londra in "a nuclear wasteland". La wasteland experience al plutonio mi mancava proprio.

Gli israeliani, intanto, non smettono di fare ai palestinesi cose che disapprovo. Per citare alla lontana un dialogo dall'ultimo film di Woody Allen, questa volta, in un cinegiornale in bianco e nero con il sottofondo musicale di un violoncello smorzato ci finirà - temo - qualcun altro.

mercoledì, aprile 07, 2004

Allora io andrei



Però, se devo lasciare a casa anche la fionda, le freccette e la pistola giocattolo a cosa mi serve uno zainetto?

lunedì, aprile 05, 2004

Wet and windy

Mi trovavo casualmente a visitare questo sito (mi sono scoperta un po' weather freak, ultimamente: il fatto che sia diventata atea quando Dio non è riuscito a produrre un Bianco Natale all'altezza della situazione ha avuto il suo peso) e mi sono imbattuta nel seguente sondaggio:



Prima cosa: sondaggio molto strano. Ma andiamo avanti.
Conoscendo l'entusiasmo con cui i britannici sono pronti a scamiciarsi e ad affittare una sdraio al primo raggio di sole di febbraio, non mi stupisco di un certo gradimento per "freddo e sole" (un triestino avrebbe risposto "sol e bora", condizione perfetta per un frizzante pomeriggio a Barcola). Gli amanti di "freddo e neve" sono evidentemente quelli che hanno rimandato troppo la settimana bianca e sperano nel colpaccio. Ma il clamoroso 7% che opta per pioggia e vento dev'essere per forza di origine goriziana.

venerdì, aprile 02, 2004

28 giorni prima

"30 aprile: Ciampi non ci sarà, potrebbe spuntare Berlusconi". La visita a Gorizia non è nel calendario degli impegni del Presidente della Repubblica. Neanche in quello di Pier Ferdinando Casini. Palazzo Chigi è possibilista: "Berlusconi decide all'ultimo momento e all'ultimo momento cambia anche idea" (evviva).
Il sindaco della città di G. ha un problema: vuole organizzare una cena di gala, "Ma se da Roma non viene nessuno, con chi dovrei farla?" si chiede.
Le cose erano partite in un certo modo, sapete: scartato il troppo poco classico Peter Gabriel si accarezzò per un certo tempo l'idea della triade di cantautori alpeadrici De Gregori-Kreslin-Dragoevic, mentre a Nova Gorica la direzione dei locali Casinò portava avanti trattative segrete con gli U2 (dovrei verificare, ma credo che un cambio di vestiti di Bono costi più del restyling urbanistico di Piazza Vittoria). Per fortuna all'Hotel Casinò Park è riuscito un altro colpaccio: Toto Cutugno. "All'entrata della Slovenia nell'EU. Serata speciale animata dal popolare cantante, famoso non solo in Italia ma in tutto il mondo. Non si scordano i suoi successi come 'L’Italiano', 'Serenata', 'Voglio andare a vivere in campagna', 'Insieme'...": mica bagigi, e chi se li scorda. Cutugno in versione europeista è l'autore della fondamentale Insieme, United United Europe:

"L'Europa non è lontana, c'è una canzone italiana, per noi
Insieme, United United Europe, sempre più liberi noi, le nostre stelle e una bandiera sola.
Sempre più forti noi, dammi una mano e vedrai si vola.
L'Europa non è lontana, c'è una canzone Italiana, per voi
Insieme, United United Europe..."

Su a Kranjska Gora, invece, festeggeranno l'ingresso nella UE con Bobby Solo. Che serata.

martedì, marzo 30, 2004

L'amara verità sul muro di G.

Per quelli che cercano "muro+gorizia+pezzi+rete": il muro non esiste, il cippo è stato spostato, la misera rete è stata tolta e sarà tagliata in cento pezzi da inviare ai "grandi della terra" (credo in abbinamento con le solite bottiglie di vino della pace o di picolit). Ammesso che i "grandi della terra" siano così tanti.

lunedì, marzo 29, 2004

Guns and roses

Con qualche forzatura, sul Washington Times.

Lo and behold

Qualche giorno fa con U. discutevamo dell'uso circoscritto (a un luogo: Gorizia; e spesso a un'unica generazione: la nostra) di alcune espressioni.
Per esempio: l'infantile "che divo!" per riferirsi a qualcosa di fighissimo.
Oppure l'esclamazione "Illu!", che richiede occhi sbarrati, ostentazione di stupore e tono ascendente. "Guarda lì, mi stupisco": ricorda il Middle English "lo" ("used to call attention or to express wonder or surprise" spesso "in a literary or humorous way", secondo il Webster e il Collins), per strano che possa sembrare.
"Illu!" è quello che ho detto ieri pomeriggio, lo sguardo dapprima posato distrattamente sul panorama, poi messo a fuoco. Sul monte Sabotino è riapparsa la scritta "Naš Tito", tracciata con grandi sassi bianchi negli anni Settanta e poi lasciata a confondersi tra la sterpaglia. Susciterà malumori da una parte e dall'altra.

Io nei prossimi giorni fisserò quel mio orizzonte emotivo risistemato e sussurrerò tra me e me "illu!" più e più volte. Forse, ma senza farmi sentire e con più di un mezzo sorriso, anche "che divo".

sabato, marzo 27, 2004

Goodbye, Tito?

Lui di tanto in tanto si univa a qualche allegra comitiva e partiva per l'Est in uno di quei viaggi organizzati vecchia maniera che usavano allora. Ogni volta era come se avesse in tasca un biglietto di sola andata per il Sol dell'avvenire. Ritornava con i regali più prevedibili: matrioške, bamboline in costume tradizionale, copricapi, babbucce artigianali, banconote stropicciate.
Lei si spostava poco. I viaggi la turbavano: era come se si aspettasse che in sua assenza la casa potesse trasferirsi in un'altra dimensione con il suo carico di canarini, ortensie e vecchi libri di Delly - una specie di sfratto metafisico.
Come tanti, incollavano con pazienza francobolli in album di similpelle rossa, nei pomeriggi d'inverno. Ce ne sono pagine e pagine di ungheresi, di romeni, di cecoslovacchi, di jugoslavi, di sovietici. Qua e là il rigore della catalogazione conosce piccole eccezioni, che assecondano le infatuazioni disneyane di una bambina.

Questo è del 1965, con timbro postale di Belgrado.
Non è il più bello, eppure.