Possibile
Contro Berlusconi soltanto odio puro, e Fini ne è la migliore componete, da che parte sta , possibile che il nostro presidente non lo contesta, delegitimandolo
Comunque
MA NON SI PUO' SUONARE UNA CAMPANELLA 5 MINUTI PRIMA DEL VOTO ,UNO POTREBBE ESSERE ANCHE AL BAGNO NO??COMUNQUE TREMONTI FA SCHIFO LO STESSO
Bile
Silvio non avere paura di spaccare tutto,noi ti rieleggeremo nel caso di nuove votazioni, cascherà la bile ai compagni.
Perché
Dove starà oggi Fini,in parlamento o sull'aventico comie i suoi amici? perchè non viene sfiduciato dal governo?
Qualcosa
NON CAPISCO PERCHè B.KE TIENE TANTO AL CONSENSO DEL POPOLO NON FA CIò KE CHIEDIAMO, OPPURE RIMANDA O ESCONO PALLIATIVI? QUALCOSA NON QUADRA! KI LO CONSIGLIA?MEGLIO SE FAI DI TESTA SUA
Perversi
FINI E COMPANY LE STATE STUDIANDO TUTTE AFFINCHE' BERLUSCONO SE NE VADA. PERVERSI! SOLO IL POP0LO PUO' BOCCIARE PERLUSCONI, MA NON VOI. IL POPLO LO HA ELETTO. E ZI
Spariglia
mio amatissimo presidente fonda un altro partito cacci via gli ex democristiani :pisanu scajola e altri . spariglia i giochi meschini del BOLSCEVICO NAPOLITANO e FINI!
Le OO
SB ha sbagliato TANTO,TROPPO e,ora,farà da capro espiatorio:chi è causa del suo mal,pianga se stesso!Al- mostri le OO di COMUNICARE a chi l'ha votato il XCHE' di ciò
squadra vincente nel 2013?
Psicologo
inizi subito con: candeggio del partito contattare dei giovani con ideali e farli valutare tutti da un psicologo e gli attutali fuori tutti
Ambe di due
IN QUESTI GG NEI SCHERMI DI TUTTI I TG NELLE RIVOLTE FRA CRISTIANI E MUSSULMANI IN EGITTO NON SI SONO PIù VISTE DONNE LE DONNE DI AMBE DI DUE SCHIERAMENTI LE HANNO GIà
Mio
Non faccio la formica per poi farmi rapinare dal primo venuto della Corte dei Conti i MIEI beni reali che serviranno per il MIO inverno.
Spade
SAPETE COSA PENSIAMO DI VOI POLITICI DEL PDL SIETE COME I GIAPPONESI CHE PER FAR PIACERE AI NEMICI SI FACEVANO TRAFIGGERE UCCIDENDOSI CON LE SPADE CHIAMATI KAMIKAZE IL
giovedì, ottobre 13, 2011
martedì, ottobre 11, 2011
Via del Boschetto
Sms di mia madre:
"Stiamo pensando alla polpetta. Papà avrebbe un'ipotesi. Ricordi via del Boschetto?"
Via del Boschetto: eravamo andati ad abitarci quando il boschetto già non c'era più. Una cucina, un bagno, una legnaia, un sottoscala, una scala, tre camere, un salotto. Una moquette giallo zabaione. Un giardino. Erba, ghiaia. Ortensie lungo i muri. Un'altalena.
Cosa dovrei ricordare di via del Boschetto?
Eravamo costruiti su un cimitero di carne macinata?
Nel dubbio, non chiamo.
"Stiamo pensando alla polpetta. Papà avrebbe un'ipotesi. Ricordi via del Boschetto?"
Via del Boschetto: eravamo andati ad abitarci quando il boschetto già non c'era più. Una cucina, un bagno, una legnaia, un sottoscala, una scala, tre camere, un salotto. Una moquette giallo zabaione. Un giardino. Erba, ghiaia. Ortensie lungo i muri. Un'altalena.
Cosa dovrei ricordare di via del Boschetto?
Eravamo costruiti su un cimitero di carne macinata?
Nel dubbio, non chiamo.
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venerdì, ottobre 07, 2011
Great meatballs of fire
Però in una cavità poco accessibile dietro il wc ho trovato una cosa strana.
Sarebbe stato bello imbattersi in un oggetto dolcemente sinistro come un origami, una trottola, una clessidra, uno spettrale carillon.
Invece ho trovato una polpetta.
Dice Sua Cinicità: "Non scriverlo perché la gente capisce altro". Invece è proprio un'innocente polpettina. Ormai perfettamente fossilizzata, ma ancora integra nella sua polpettità. Inodore. Del peso e della consistenza di una palletta di gesso.
La gente qui chiede dov'è il bagno e ci nasconde le polpette.
E la cosa davvero strana è che noi le polpette non le facciamo mai, al limite estremo e conradiano le compriamo surgelate da Picard, e quelle di Picard sono più piccole.
La gente qui si porta le polpette da casa e le nasconde nel bagno, sotto lo sguardo omertoso dei due Pinocchi.
Magari la casa era abitata dal demone della polpetta, uno spirito dispeptico che portava infelicità, allentava le viti, faceva scuocere la pasta e asciugava l'acqua nella caffettiera. Magari adesso abbiamo risolto.
Però, nonostante tutta questa fatica costellata di scoperte, la tavoletta si muove ancora.
Il Cinicità ha detto: "Sei stata bravissima. Inutile ma bravissima".
Mia madre ha mandato un sms di conforto: "Anche noi nel 2 bagno si muove ed è di plastica. Baci".
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pasdesouci,
Sua Cinicità,
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giovedì, ottobre 06, 2011
Que reste-t-il de nos armoires?
Qui ogni dieci metri c'è una brocante.
È tutto un raccogliere, scaricare, riparare e ridipingere tavoli zoppi, sedie miserabili, mobiletti che sembrano fatti solo per
reggere centrini bucati o gondole di plastica. Sospetto che questo spreco di impregnante sia una pacata forma di disoccupazione.
Qui il sabato e la
domenica si pedonalizza tutto e si fa un bel vide-grenier, occasione perfetta per bighellonare travestiti da fricchettoni vegani e svuotare con solenne
sprezzatura le proprie cantine per riempirle con la roba vecchia
altrui.
Quel che resta va a finire in una
vetrina sporca di segatura dove si trasforma in ironia.
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pasdesouci
mercoledì, ottobre 05, 2011
VVP e il sistema politico
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin andò nel suo futuro ufficio presidenziale per parlare con Dmitrij Anatol'evič Medvedev, il presidente ancora in carica.
Dmitrij Anatol'evič appariva molto turbato.
– Ancora stai lì a tormentarti? – sorrise Vladimir Vladimirovič™, – Ma piantala! Al secondo mandato non ci arriva neanche Obama.
– Cosa c'entra adesso Obama... – borbottò il Presidente, – Pensavo... tutti credevano che sarebbe uscito l'iPhone 5! E invece hanno presentato ancora il 4. Mi secca parecchio.
– Che? – Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
In quel momento la porta si aprì. Era il vice capo dello staff presidenziale, Vladislav Jur'evič Surkov.
– Si può? – chiese Vladislav Jur'evič.
– Evviva! – si rallegrò Vladimir Vladimirovič™, – Entra!
– È ancora il mio ufficio, comunque, – disse il Presidente senza rivolgersi a nessuno in particolare, – E questo qui è ancora il vice capo del mio staff.
– Scusa, scusa, – Vladimir Vladimirovič™ allargò le braccia, – Abitudine.
Vladislav Jur'evič si avvicinò alla scrivania e vi posò un piccolo forziere di legno.
– Cos'è? – chiese il Presidente.
– Mi avete chiesto di elaborare un sistema politico che rispondesse ai problemi che attualmente ci affliggono, – rispose Vladislav Jur'evič, – E io l'ho elaborato.
Con queste parole Vladislav Jur'evič aprì il forziere. Vladimir Vladimirovič™ e Dmitrij Anatol'evič vi guardarono dentro con aria preoccupata.
Nel forziere, su uno strato di marocchino blu, c'erano due dadi di platino.
Sulle facce di uno dei dadi c'era il ritratto di Vladimir Vladimirovič™.
Sulle facce dell'altro c'era il ritratto di Dmitrij Anatol'evič.
– E allora? – sbottò Vladimir Vladimirovič™, – A cosa servono?
– A tirarli, – disse Vladislav Jur'evič, che li prese e li lanciò sulla scrivania.
Su un dado uscì la faccia di Vladimir Vladimirovič™. Sull'altro, la faccia di Dmitrij Anatol'evič.
– Adesso io! – disse il Presidente agguantando i dadi e lanciandoli.
Su un dado, Dmitrij Anatol'evič. Sull'altro, Vladimir Vladimirovič™.
– Ma geniale! – esclamò Vladimir Vladimirovič™, – Anch'io, anch'io!
Vladimir Vladimirovič™ prese i dadi e li lanciò.
Su uno uscì Vladimir Vladimirovič™. Sull'altro, Dmitrij Anatol'evič.
– Bòn, allora io vado, – disse Vladislav Jur'evič, lasciandosi alle spalle il rumore dei dadi che rotolavano sulla scrivania.
Dmitrij Anatol'evič appariva molto turbato.
– Ancora stai lì a tormentarti? – sorrise Vladimir Vladimirovič™, – Ma piantala! Al secondo mandato non ci arriva neanche Obama.
– Cosa c'entra adesso Obama... – borbottò il Presidente, – Pensavo... tutti credevano che sarebbe uscito l'iPhone 5! E invece hanno presentato ancora il 4. Mi secca parecchio.
– Che? – Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
In quel momento la porta si aprì. Era il vice capo dello staff presidenziale, Vladislav Jur'evič Surkov.
– Si può? – chiese Vladislav Jur'evič.
– Evviva! – si rallegrò Vladimir Vladimirovič™, – Entra!
– È ancora il mio ufficio, comunque, – disse il Presidente senza rivolgersi a nessuno in particolare, – E questo qui è ancora il vice capo del mio staff.
– Scusa, scusa, – Vladimir Vladimirovič™ allargò le braccia, – Abitudine.
Vladislav Jur'evič si avvicinò alla scrivania e vi posò un piccolo forziere di legno.
– Cos'è? – chiese il Presidente.
– Mi avete chiesto di elaborare un sistema politico che rispondesse ai problemi che attualmente ci affliggono, – rispose Vladislav Jur'evič, – E io l'ho elaborato.
Con queste parole Vladislav Jur'evič aprì il forziere. Vladimir Vladimirovič™ e Dmitrij Anatol'evič vi guardarono dentro con aria preoccupata.
Nel forziere, su uno strato di marocchino blu, c'erano due dadi di platino.
Sulle facce di uno dei dadi c'era il ritratto di Vladimir Vladimirovič™.
Sulle facce dell'altro c'era il ritratto di Dmitrij Anatol'evič.
– E allora? – sbottò Vladimir Vladimirovič™, – A cosa servono?
– A tirarli, – disse Vladislav Jur'evič, che li prese e li lanciò sulla scrivania.
Su un dado uscì la faccia di Vladimir Vladimirovič™. Sull'altro, la faccia di Dmitrij Anatol'evič.
– Adesso io! – disse il Presidente agguantando i dadi e lanciandoli.
Su un dado, Dmitrij Anatol'evič. Sull'altro, Vladimir Vladimirovič™.
– Ma geniale! – esclamò Vladimir Vladimirovič™, – Anch'io, anch'io!
Vladimir Vladimirovič™ prese i dadi e li lanciò.
Su uno uscì Vladimir Vladimirovič™. Sull'altro, Dmitrij Anatol'evič.
– Bòn, allora io vado, – disse Vladislav Jur'evič, lasciandosi alle spalle il rumore dei dadi che rotolavano sulla scrivania.
martedì, ottobre 04, 2011
La paura della gravità
All'inizio sono a casa con mia madre,
nella luce abbagliante di un dopopranzo estivo. Siedo sotto una
finestra, un grande rettangolo dai grossi bordi bianchi e
arrotondati.
Dico a mia madre che se va tutto bene
ci mettiamo sette ore, dunque al suo ritorno dal lavoro sarò
nuovamente qui ad aspettarla. E che il pullover lo lascio sotto la
finestra.
Mio padre apre la porta del garage, io
porto fuori la macchina.
D'un tratto è notte fonda, lui dice "non
capirò mai come fai a guidare a fari spenti". "Non tanto
per te", aggiunge, anche se la strada è deserta. Sul sedile
posteriore c'è Antonia, mi rendo conto che ci aspettava in macchina,
stranamente composta, la borsetta sulle ginocchia e una caramella
balsamica in bocca.
L'aeroporto è grande, formato da un
corpo centrale e da grandi padiglioni circolari. Gli interni sono di
legno, naturale o verniciato a colori vivaci: di legno sono i
pavimenti, le pareti, le finiture, i pannelli scorrevoli da cui
entrano ed escono i passeggeri. D'un tratto sembra di stare in un
vecchio albergo di montagna. D'un tratto il presente assomiglia a un
futuro immaginato negli anni Cinquanta. Noi tre passiamo da un
padiglione all'altro, alla ricerca dei banchi del check-in. Sono in
ritardo, so che mi stai aspettando. Il mio telefono segnala cinque
tue chiamate perse. Finalmente vediamo una grande insegna verde a
forma di freccia irregolare con la scritta ARRIVI e la sagoma
stilizzata di uno steward (simile ai cuochi di cartone che salutavano
gli automobilisti di passaggio, fuori dei ristoranti). La scritta ci
tranquillizza: siamo arrivati. Tu infatti ci aspetti al banco del
check-in con il biglietto in mano. Ma come, mi preoccupo, la
destinazione sul tuo biglietto è la Georgia, non può essere. Tu
spieghi che è una destinazione di comodo. E con un gesto veloce
abbracci il viavai di gente nella sala: "qui nessuno va dove sta
scritto sul biglietto, dai". Poi mi racconti un sogno che hai
fatto, un sogno complicato e pieno di numeri. I numeri me li dici
adesso che non possiamo farci niente, dico io. Improvvisamente non ho
più borsa né valigia, solo una manciata di oggetti: gli occhiali da
vista, piccoli fermagli per capelli.
Entriamo in uno dei padiglioni. Mi dici
"spero che la piccola faccia la brava". Io ti rispondo che
dobbiamo preoccuparci non della piccola ma di Antonia, anche se oggi
è insolitamente disciplinata. Poi ti dico che Antonia ha un regalo
per la piccola, un piccolo scheletro di dinosauro. "Sarà
contentissima. Sai com'è fatta lei" dici.
Siamo pronti. Mentre davanti a noi sta
per aprirsi il pannello scorrevole mi torna in mente un programma che
ho visto alla tv, dove due astronauti rispondevano a una domanda
sulla paura della gravità e uno di loro diceva: "Quando scendi
dall'ultimo piano di un grattacielo altissimo sai che avrai paura, ma
che il viaggio in ascensore durerà solo sette minuti. Lo spavento
dura poco, passa quando tocchi il suolo. Per noi non è mai il
viaggio a far paura, ma la gravità che non ci tiene più".
Capisco che non ci metteremo sette ore. Sette erano solo i minuti di un viaggio in ascensore, in un programma alla tv.
L'ultima immagine è quella della
bambina con il suo bianchissimo scheletro di dinosauro.
L'ultimo ricordo è quello del pullover abbandonato sotto la finestra, in una luce senza scampo.
L'ultimo ricordo è quello del pullover abbandonato sotto la finestra, in una luce senza scampo.
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lunedì, ottobre 03, 2011
Guadagna 20.000 sterline con il pc! Comodamente dalla tua università!
Finalmente una notizia che unisce nomi diversamente occidentali, falso allarme, sospetto braccidestrismo e lieto fine con assegno non trasferibile.
Nome: Rizwaan Sabir.
Età: 26 anni.
Nome: Rizwaan Sabir.
Età: 26 anni.
Occupazione: studente all'università of Nottingham.
È stato: arrestato in base al Terrorism Act.
Accusa: scaricamento di materiale per utilizzo illegale.
Il materiale: "The Al Qaeda Training Manual", 140 pagine.
A scopo di: studio.
Seguono: sette giorni e sei notti di detenzione.
Poi: il rilascio senza accuse né scuse.
Perché: il materiale gli serviva per la tesi di dottorato, e comunque
Fermi tutti: l'aveva scaricato da un sito del governo americano.
Tutto questo succede: nel 2008.
Gli avvocati di Sabir però scoprono che: la polizia è in possesso di un fascicolo su di lui nel quale sono contenute false informazioni e si dice che è stato arrestato per terrorismo.
Adesso si spiega perché: da allora lo fermano e lo perquisiscono più spesso.
Lieto fine: per evitare il processo la polizia del Nottinghamshire accetta di risarcirlo.
In tutto: 20.000 sterline più le spese legali.
La polizia continua a definire il suo arresto: una misura necessaria e adeguata.
È evidente. Porti quel nome e scommetto che non sei bianco. Scarichi il .pdf del manuale di addestramento di al Qaeda, che si chiama proprio manuale di addestramento di al Qaeda. Lo salvi non nel tuo computer, ma in quello dell'amministrazione della tua università. Prima però chiedi il permesso. Chi ti concede il permesso ha un nome strano pure lui. Sfiga.
E poi te lo studi con la scusa del dottorato. Certo, ogni volta che ti viene un dubbio devi andare in amministrazione. Un po' due palle, soprattutto quando cominci a metterlo in pratica: "cos'è che devo fare se tiro la cloche e non succede niente?", "com'era già la ricetta della ricina senza colesterolo?", "niente, io i 44 modi per sostenere il jihad non me li ricordo mai tutti, quando arrivo alla fine sono sempre 42".
A questo punto sei famoso.
Da qualche parte c'è un fascicolo che parla proprio di te.
Poi non lamentarti se ti fermano sempre con il pretesto patente-libretto.
Scusa, sai.
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domenica, ottobre 02, 2011
La distribuzione degli elefanti sulle isole
La distribuzione degli elefanti sulle isole
di Sergej Kruglov
Robinson si entusiasma, ulula, bacia
una sbavatura su un alluce calloso!
Oggi tiene a battesimo una nuova letteratura insulare.
Felice Venerdì s'inchina
agli applausi del mare,
lancia goffi baci in aria verso i gabbiani,
i granchi strisciano sulla scena con imbarazzanti bouquet
di moccio salato.
Venerdì ha vinto il Premio Booker!
Culla tra le braccia l'enorme busta viola.
Venerdì è un poeta, oggi per l'emozione è agitato
come un cocktail “El Choclo”, ha perfino una cannuccia
che gli spunta in mezzo all'inguine!
Robinson, ballando, accarezza la radiolina
che tiene in mano –
“Girl, Don’t Cry Fo’ Louie!” –
e aggira felice la madre passandole alle spalle,
il battesimo all'ombra di una palma da cocco:
barbuto e giallodentato, spaventoso,
simile al cammello del Battista, il canuto Crusoe
benedice il suo dio-bambino, attaccandosi
al capezzolo di cioccolato al latte
del giovane maestro-stilista;
il succo della letteratura! tutto immacolato;
ah, se soltanto – prega Venerdì – la celebrazione della poesia
e la pioggia di premi non finissero mai! aiuto, Signore!
Ma Robinson, sintonizzando la sua radio su un tango – qui l'unico
fardello dell'uomo bianco è questo – lo istruisce:
così, così, figlio mio! sei il nuovo orgoglio del mondo!
Spalma uno strato di preghiera più spesso dell'olio di cocco – sull'orecchio di Dio!
su e giù, su e giù! tango nelle pieghe! Così!
E intanto quel Dio bruno dalle vermiglie labbra se la ride:
D'ora in poi su queste isole lo spirito
creerà a proprio piacimento.
Originale: Раздача слонов на островах
Traduzione: Manuela Vittorelli
Sergej Gennad'evič Kruglov, nato nel 1966 a Minusinsk, nella regione di Krasnojarsk, ha studiato giornalismo a Krasnojarsk e ha poi lavorato come reporter nel giornale locale Vlast' Trudu. Scrive poesie dal 1993. Nel 1999 è stato ordinato sacerdote della Chiesa ortodossa russa. Vive in Siberia. È sposato e ha tre figli. Nel 2008 ha ricevuto il premio Andrej Belyj. Ha un blog: http://kruglov-s-g.livejournal.com/ (rus).
[La motosega me l'ha prestata Sten.]
[La motosega me l'ha prestata Sten.]
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venerdì, settembre 30, 2011
They got this guy, in Germany. I don't know. Maybe it was Yemen
"He's the most dangerous man in Yemen.
He's intelligent, sophisticated, Internet-savvy, and very charismatic.
He can sell anything to anyone, and right now he's selling jihad."
Yemeni official
"Terrorist No. 1, in terms of threat against us."
Representative Jane Harman, (D-CA)
"al-Awlaki is the most dangerous ideologue in the world.
Unlike bin Laden and al-Zawahiri, he doesn’t need subtitles on his videos
to indoctrinate and influence young people in the West."
Sajjan M. Gohel, Asia-Pacific Foundation
Ci dissero che c'erano tre gruppi molto interessati ad attaccare gli Stati Uniti: l'Al Qaeda del Pakistan, l'Al Qaeda della Penisola arabica e i Taliban pakistani.
Ci dissero che l'Al Qaeda più aggressiva era quella della Penisola arabica, che la sua base era lo Yemen e che la sua guida era il predicatore islamico, reclutatore e motivatore Anwar al Awlaki.
Ci dissero che Anwar al Awlaki era il boss dei boss, che era nato negli Stati Uniti e aveva la doppia cittadinanza americana e yemenita. Che aveva ispirato il maggiore Nidal Malik Hasan (autore del massacro di Fort Hood), Umar Farouk Abdulmutallab (il ragazzetto nigeriano ricco con il plastico negli slip) e Faisal Shahzad (sospettato del fallito attentato a Times Square). E anche i tizi di Londra, quelli di Fort Dix e il gruppo chiamato Toronto 18, quello dei furgoni imbottiti di fertilizzante. Ci dissero che era stata sua l'idea di spedire negli Stati Uniti tetranitrato di pentaeritrite nascosto in un toner per stampante.
Ci dissero che era figlio di una cultura rigida e arcaica ma che predicava su YouTube e aveva un sito internet.
Che era stato condannato per sfruttamento della prostituzione ma che non stringeva la mano alle donne.
Che raccomandava la riconciliazione ma che minacciava gli Stati Uniti.
Che conosceva tre attentatori dell'11 settembre, ma che aveva cenato al Pentagono poco tempo dopo.
Che era uno dei tre most wanted della CIA, o forse un suo agente.
Adesso dichiarano che è morto, ma suo fratello afferma il contrario. Ossia, che è vivo.
Come diceva quel tizio, Fritz qualcosa, o forse Werner, a volte più guardi e meno conosci. Il semplice guardare cambia il fatto. La scienza, la percezione. La realtà, il dubbio.
Il crucco aveva anche buttato giù una formula.
Non puoi sapere quello che sarebbe successo se non ci avessi ficcato il nasone.
Ecco perché preferiamo ficcarci un paio di Predator della CIA.
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lunedì, settembre 26, 2011
Falsi amici
– Buone queste patatine italiane!
– Ti piacciono?
– Tantissimo. Hanno un gusto anziano.
– Ti piacciono?
– Tantissimo. Hanno un gusto anziano.
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venerdì, settembre 23, 2011
Andare a Parigi
E così, dopo due anni di idillio e di voli low-cost, Sua Cinicità ha scoperto le sue carte.
Come sei magra, come sei flessuosa, diceva.
Mia coniglietta.
Quand'è che vieni?
Ora mi trovo qui, in compagnia di buona parte del mio guardaroba autunnale, per fissare meglio la tavoletta di un water. Il water si trova in un luogo minuscolo, punitivo e illuminato bene – sostanzialmente un modulo spaziale per fantini ascetici – situato a metri e metri di distanza dal bagno, quello che ha la vasca al posto giusto e il cesto della biancheria al posto del bidet.
La tavoletta del water si muove un po' perché la vite che la tiene al suo posto si è leggermente allentata. La vite va riavvitata. La vite è naturalmente inaccessibile a chiunque non sia un nano molto smilzo o un coniglio biondo di 43 chili.
Amore, devi infilarti lì sotto, vedi? Devi entrarci strisciando, supina, con il braccio già alzato dietro la testa e pronto ad avvitare. Senso orario, mi raccomando. Fa' vedere com'è, orario? Bene. E avviti. L'inferno è che non la vedi, la vite. Sei completamente alla cieca. Poi probabilmente dovrò estrarti tirandoti per i piedi. Magari telefoniamo a tuo padre per l'assistenza remota, non si sa mai.
Ma come non si sa mai.
Ah, naturalmente ti tolgo di mezzo lo scopino.
Naturalmente.
Le nonne, quando volevano alludere alle proprie funzioni fisiologiche, dicevano con provinciale eleganza "vado a Parigi". Con permesso, devo andare a Parigi. Com'è signora, tutto bene? Ah, dottore, vado a Parigi tutte le mattine.
Bene.
Sono a Parigi, con il braccio già alzato e un cacciavite in mano.
Se posso scrivo.
Se non scrivo telefono.
Se non telefono mandate un fantino.
Come sei magra, come sei flessuosa, diceva.
Mia coniglietta.
Quand'è che vieni?
Ora mi trovo qui, in compagnia di buona parte del mio guardaroba autunnale, per fissare meglio la tavoletta di un water. Il water si trova in un luogo minuscolo, punitivo e illuminato bene – sostanzialmente un modulo spaziale per fantini ascetici – situato a metri e metri di distanza dal bagno, quello che ha la vasca al posto giusto e il cesto della biancheria al posto del bidet.
La tavoletta del water si muove un po' perché la vite che la tiene al suo posto si è leggermente allentata. La vite va riavvitata. La vite è naturalmente inaccessibile a chiunque non sia un nano molto smilzo o un coniglio biondo di 43 chili.
Amore, devi infilarti lì sotto, vedi? Devi entrarci strisciando, supina, con il braccio già alzato dietro la testa e pronto ad avvitare. Senso orario, mi raccomando. Fa' vedere com'è, orario? Bene. E avviti. L'inferno è che non la vedi, la vite. Sei completamente alla cieca. Poi probabilmente dovrò estrarti tirandoti per i piedi. Magari telefoniamo a tuo padre per l'assistenza remota, non si sa mai.
Ma come non si sa mai.
Ah, naturalmente ti tolgo di mezzo lo scopino.
Naturalmente.
Le nonne, quando volevano alludere alle proprie funzioni fisiologiche, dicevano con provinciale eleganza "vado a Parigi". Con permesso, devo andare a Parigi. Com'è signora, tutto bene? Ah, dottore, vado a Parigi tutte le mattine.
Bene.
Sono a Parigi, con il braccio già alzato e un cacciavite in mano.
Se posso scrivo.
Se non scrivo telefono.
Se non telefono mandate un fantino.
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domenica, settembre 18, 2011
Più tristi più saggi
Ah! tutti quali occhiate, quale atroce sguardo
volsero a me, giovani e vecchi!
Un Dodo al collo in luogo dei diamanti
m'appeser le compagne.
Anonimo, La ballata della giovane escort
"Cioè vai lì davanti all'imperatore, che cazzo fai, vai con il filettino di Dodo, di... di... cioè vai con delle cose importanti, lui apprezza perché è un esteta."
Terry De Nicolò, 16 settembre 2011.
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giovedì, settembre 08, 2011
Obiettivo betòn
"Chi il cemento non colerà, mai la bellezza conoscerà!"
Quanto è vero.
Ricordatevi che il cemento è ancora il nostro obiettivo.
venerdì, settembre 02, 2011
Cuts
Jason-Chen asked: How do you get your cuts so perfect?!
E l'ottavo angelo suonò la tromba, lo spread Btp-Bund superò quota 330 punti e arrivò il Tumblr di quello che tagliava a metà i cioccolatini, le gelatine e le barrette e li scansionava. "You'd be surprised" egli disse. "It's not so difficult."
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La fin des cacahuètes
mercoledì, agosto 24, 2011
Odnako
Le dichiarazioni ufficiali sovietiche erano caratterizzate da paragrafi e paragrafi carichi di ottimismo e di lode per questo o quel brillante risultato. L'informazione vera e propria, quella che permetteva di cogliere seppur obliquamente il messaggio, arrivava spesso – spesso, non sempre – verso la fine dell'articolo ed era preceduta dalla parola odnako.
Odnako si pronuncia adnàka e significa "tuttavia", "però".
Gli articoli della stampa occidentale sui clamorosi progressi della guerra in Libia sono pieni di odnako. Presa Tripoli, odnako. Bunker assaltato, odnako.
Il bunker. Sempre sul punto di farsi prendere, mai preso: entrano, stanno entrando, stanno sfondando, sfondano, stanno per entrare, hanno sfondato, lo stanno assaltando, passano, entrano, stanno per entrare.
Quanto è grande il bunker di Gheddafi? E quando ci entri (sfondi) cosa fai? Ti fermi sulla soglia e strofini i piedi sullo zerbino guardandoti attorno e commentando a mezza voce "pensavo più grande". O "pensavo più piccolo"? C'è l'aria condizionata? Ci sono tante stanze piene di cattivoni che fischiettano ignari come in Splinter Cell? Ci sono finte porte, complicati disimpegni, vasti armadi guardaroba, paraventi, trompe l'œil che nascondono porte vere sotto tramonti infuocati o pastorali di Boucher? Tappeti? C'è almeno qualcuno che a un certo punto dice "da questa parte"? Si va in giro con le torce come nelle tane dei serial killer? E poi c'è il solito tizio che entra nella stanza accanto, accende la luce come se niente fosse e dice "capo, c'è dell'altro"? C'è una finestra aperta, con le tendine che svolazzano su una fuga miracolosa? O griglie di ventilazione divelte?
Ci sono cadaveri, qua e là. Poi non ci sono più. Sono ombre sulla boiserie da ufficio, lampi sulle cromature, fantasmi di figli di Gheddafi, figli di fantasmi.
Entrano, stanno per entrare, sono entrati, si avvicinano, fanno breccia, sfondano, passano, attraversano, hanno entrando, sono sfonderanno.
Tsch. Tsch. Beccati questa, e questa. Tsch. Da questa parte.
Preso il bunker (il compound, la residenza).
Odnako.
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Gheddafi
venerdì, agosto 19, 2011
Tanto Crom non ascolta
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martedì, agosto 16, 2011
Ferruccio Don't Serf
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venerdì, agosto 12, 2011
Spacca, arraffa, scappa
Lascia che i minuti sfoghino
Le pallottole che Brixton vuole
Il filo spinato è edera sui miei muri
L'acre cordite come nebbia in autunno
Scioglie l'asprezza della strada in quadri traslucidi
Pensa come la randellata sorpassa il pensiero
Come il germogliare della Molotov cancella la discussione
E per una volta nella mia vita di nero britannico
I miei atomi sono esplosi in atomi di potere
Lascia che l'istante del mirino esorcizzi
I miti pittorici inventati dall'indifferenza
Ogni mattone scagliato a distruggere questo specchio incantatore
A razziare verità confezionate in bugie
Io sono i quintali di carne putrida nelle prigioni inglesi
Nelle case abbandonate, nei riformatori, le tonnellate di carne condannata
Che chiedono ai minuti di sfogare feroci la loro sporcizia in scatola.
Dambudzo Marechera, Smash, Grab, Run.
Traduzione: Manuela Vittorelli.
Le pallottole che Brixton vuole
Il filo spinato è edera sui miei muri
L'acre cordite come nebbia in autunno
Scioglie l'asprezza della strada in quadri traslucidi
Pensa come la randellata sorpassa il pensiero
Come il germogliare della Molotov cancella la discussione
E per una volta nella mia vita di nero britannico
I miei atomi sono esplosi in atomi di potere
Lascia che l'istante del mirino esorcizzi
I miti pittorici inventati dall'indifferenza
Ogni mattone scagliato a distruggere questo specchio incantatore
A razziare verità confezionate in bugie
Io sono i quintali di carne putrida nelle prigioni inglesi
Nelle case abbandonate, nei riformatori, le tonnellate di carne condannata
Che chiedono ai minuti di sfogare feroci la loro sporcizia in scatola.
Dambudzo Marechera, Smash, Grab, Run.
Traduzione: Manuela Vittorelli.
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domenica, agosto 07, 2011
Brega is a state of mind
- March 4 2011: Rebels Advance Their Frontline in Brega, Libya
- March 26 2011: Libya revolt: Rebels advance from Ajdabiya to Brega
- April 4 2011: Libya: Rebels move on Brega as Gaddafi aide holds talks
- April 16 2011: Libya Rebels Advance to Brega - Leader says key oil town within reach
- May 13 2011: Libya Rebels Advance on Oil Town of Brega After Misrata Victory
- July 18 2011: Libyan Rebels Advancing Toward Brega, Rebel Spokesman Says
- August 6 2011: Libya rebels say they are advancing on Brega
1. Ogni mattina in Libia un ribelle si sveglia e sa che deve avanzare verso Brega. Eccetera.
2. Come si suol dire, quello che conta non è la meta ma il viaggio.
3. E poi l'importante è fare movimento.
4. BHL aveva detto che erano simpatici, mica che avevano il senso dell'orientamento.
5. Ricordiamoci sempre che son giornate di bollino nero.
6. Inoltre.
7. Di notte i braccidestri di Gheddafi cambiano i segnali stradali.
8. E costruiscono rotatorie infernali.
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sabato, agosto 06, 2011
Lo sfortunato caso delle Mambrate
Ieri sera su RaiNews24 c'era uno che continuava a dire Le Mambrate, che non bisogna aver paura delle Mambrate, che quello delle Mambrate è un caso eccezionale.
– Manue', ma cosa so' 'ste Mambrate?
– Eh, sarà successo a luglio che non avevamo internet.
– Ma adesso pure di questo ci dobbiamo preoccupare?
– Non lo so, dice che son fallite.
Solo in fine di trasmissione abbiamo capito che quello intendeva "Lehman Brothers".
– Manue', ma cosa so' 'ste Mambrate?
– Eh, sarà successo a luglio che non avevamo internet.
– Ma adesso pure di questo ci dobbiamo preoccupare?
– Non lo so, dice che son fallite.
Solo in fine di trasmissione abbiamo capito che quello intendeva "Lehman Brothers".
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