lunedì, gennaio 28, 2008

VVP e la torre petrolifera

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin entrò nello studio del vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov.
- Ascolta, bratello, - disse un po' esitante Vladimir Vladimirovič™, - Avrei pensato una cosetta…
Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò alla scrivania di Vladislav Jur'evič e vi posò alcuni fogli di carta con lo stemma presidenziale.
Vladislav Jur'evič gettò un'occhiata a un foglio. Vide il disegno del Cremlino moscovita: al centro, al posto del campanile di Ivan il Grande c'era un'enorme torre petrolifera sormontata da una cupola dorata.
- Cos'è 'sta roba? - Vladislav Jur'evič non capiva.
- Una mia piccola creazione… - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™ arrossendo, - La cupola d'oro del petrolio...
- Come? - si stupì Vladislav Jur'evič, - Cupola d'oro del petrolio?!
- Ma sì, - si affrettò a spiegare Vladimir Vladimirovič™, - Sai, pensa che ti pensa mi sono chiesto: quali sono le cose più importanti per la Russia? Le cose più importanti per la Russia sono il petrolio e l'ortodossia. Se sono così importanti, bisogna unirli in qualche modo.
- Per esempio? - domandò Vladislav Jur'evič.
- Be', per esempio, - continuò Vladimir Vladimirovič™ tutto ispirato, - Per esempio potremmo costruire dei monasteri attorno ai pozzi petroliferi. Un tempo li costruivano accanto alle sorgenti, adesso attorno ai pozzi. Monastero di San Neftejugansk. Eh?
- Interessante, - annuì Vladislav Jur'evič, - Continua.
- L'aquila dello stemma russo ha due teste, - proseguì Vladimir Vladimirovič™, - Una è l'ortodossia. L'altra il petrolio. In una zampa ci mettiamo la croce, nell'altra una torre petrolifera. Questa è la Russia del futuro come io la vedo: solo torri petrolifere e monasteri. E nient'altro! Le torri estraggono e i cittadini pregano.
- E noi? - domandò Vladislav Jur'evič.
- E noi teniamo d'occhio tutto questo! - rispose Vladimir Vladimirovič™.
- Bratello, - disse piano Vladislav Jur'evič, - Dimmelo sinceramente, ma che sei venuto a fare? Cos'è 'sta gran pensata improvvisa? Questo è il mio lavoro.
- E io cosa faccio? - sbottò Vladimir Vladimirovič™, - Cosa faccio, io? Mi sento inutile! Tutti Dimočka Dimočka e invece da me non viene mai nessuno! Perché tu non vieni mai da me, eh?
- Ma così... - borbottò Vladislav Jur'evič, - Sai, le elezioni... Dimoč…
- Ecco! - strillò Vladimir Vladimirovič™, - Anche tu! E io dove vado?! Cosa faccio, io?! Tutti voi restate! Tu resti! Dima resta! E io no! Restano tutti all'infuori di me!
Vladimir Vladimirovič™ singhiozzò.
- E poi, - Vladimir Vladimirovič™ indicò il foglio di carta intestata con il disegno della torre petrolifera, - Se questo è il tuo lavoro perché non te lo sei inventato tu, allora?
Vladislav Jur'evič sospirò, aprì un cassetto della scrivania, tirò fuori un libro e lo gettò davanti a Vladimir Vladimirovič™. La copertina aveva la doratura sontuosa dei testi ecclesiastici.
Al centro della copertina stava scritta un'unica parola: "Petrolio".

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

sabato, gennaio 26, 2008

VV

Non è tornato dalla battaglia

Perché tutto è diverso? Eppure niente è cambiato,
Stesso cielo, di nuovo azzurro,
Stesso bosco, stessa aria e stessa acqua,
Soltanto lui non è tornato dalla battaglia.

Adesso non riesco a capire chi di noi due avesse ragione
Durante le dispute insonni e inquiete.
Ha cominciato a mancarmi solo adesso
Che non è tornato dalla battaglia.

Taceva a sproposito e cantava fuori tempo,
Parlava sempre di qualcos’altro,
Non mi lasciava dormire, si alzava all’aurora,
Ma ieri non è tornato dalla battaglia.

Non è il vuoto che ha lasciato,
A un tratto mi accorgo che eravamo in due.
È stato come se il vento avesse spento il fuoco,
Quando non è tornato dalla battaglia.

La primavera erompe, come un'evasa.
Per sbaglio l’ho persino chiamato:
– Amico, lasciami un po’ di fumo! – E per risposta il silenzio:
Ieri non è tornato dalla battaglia.

I nostri morti non ci lasceranno nella disgrazia,
I nostri caduti saranno sentinelle.
Il cielo si riflette nel bosco, come sull'acqua
E gli alberi si ergono azzurri.

Anche il posto ci bastava in questa trincea,
E il tempo scorreva per entrambi.
Ora è tutto per me. Solo mi pare
Di essere io quello che non è tornato dalla battaglia.

Vladimir Vysockij, 1969.



giovedì, gennaio 24, 2008

VVP e la bambolina

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin si avvicinò a una parete del suo studio all'interno del Cremlino e aprì una porticina dall'aspetto poco vistoso. Vladimir Vladimirovič™ fece scorrere la presidenziale mano sulla superficie grezza del muro, premette un interruttore e lo stanzino presidenziale si illuminò di una luce fioca. Vladimir Vladimirovič™ entrò e si fermò davanti a un'antica vetrinetta. Dietro le ante polverose si intravedevano il piede di Šamil Basaev, la mano di Ruslan Gelaev e un cofanetto con l'occhio di Aslan Maschadov. Vladimir Vladimirovič™ aprì con cura le porticine scricchiolanti, spostò il cofanetto e prese una scatola di scarpe. Poi Vladimir Vladimirovič™ chiuse la vetrina, uscì dallo stanzino e appoggiò la scatola sulla scrivania presidenziale. Vladimir Vladimirovič™ sedette sulla poltrona e sollevò il coperchio della scatola. Nella scatola c'erano alcune bambole. Vladimir Vladimirovič™ frugò nella scatola e ne estrasse la bambola dell'ex vice-presidente della compagnia Jukos Vasilij Georgevič Aleksanjan.
Negli occhi della bambola erano conficcati due spilloni d'oro. Altri due spilloni spuntavano dal petto del vice-presidente, uno era piantato a sinistra sotto il costato. Vladimir Vladimirovič™ rigirò la bambola tra le presidenziali mani.
- Allora, dici che ti resta ancora poco da vivere... - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™ con voce appena udibile. Poi prese dalla scatola un altro spillone e lo conficcò nella bambolina di Vasilij Georgevič.
Esattamente nel punto in cui nelle persone normali si trova il cuore.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

mercoledì, gennaio 23, 2008

Flu, liv mai badi nau*

– E allora?
– E allora, 38,5.
– Vai in giro spogliata!
– Mamma, non sono raffreddata.
– Ignuda!
– E non ho il mal di gola.
– Ti copri poco!
– Ho solo la febbre.
– Allora mi sa proprio che è influenza.
– Sì.
– Gito, non starle troppo attaccato.
– Mami, difficile che faccia il salto di specie.
– Ti ho portato le caramelline balsamiche.
– Marca "Pinetto", mi sento già meglio.
– Ha-ha. Da chi l'hai presa, vorrei sapere.
– Ffffh.
– Comunque. Meno male che qui c'è la tua mamma.
– Che bello.
– Alle quattro però ho una crostolata.
– Ma tanto io pomeriggio dormo. Anzi, già adesso. Dormo.
– Dormi, amore. Tanto ho le chiavi.

Comunque il 23 gennaio nel calendario tibetano non esiste: karma a rendere.

*Cit. Fra.

lunedì, gennaio 21, 2008

Paste, piste e post on demand

Chavez: "Mastico coca ogni giorno".

A grande richiesta, il tema di oggi e domani è:
"Secondo me lo fa anche..."
(Chavez nella sua battuta parla di pasta, ma noi possiamo tranquillamente allargare alle piste).

Regola per evitare il carcere al Capo Capino: cognomi di personaggi famosi andranno alterati secondo gusto e sensibilità personali.
Argute perifrasi: ammesse. Disegnini: ammessi. Delazioni: incoraggiate. Deviazioni: consentite. Delurking: welcome.

Getting local/1

Piove, Gròiniza ladra:




Full Miroslava mode:




Effetto Farra:



venerdì, gennaio 18, 2008

I don't necessarily agree with everything I say/2

Fjodor: Chi è la siniò Mastella? Che a noi lo stop-reato di Gorwell ci fa un baffo, abbiamo pure la funzione Automatic Erase Offensive Facts.

Andrea (alla domanda: perché Dio non è riuscito nella carriera universitaria): Si era montato la testa: credeva di essere il papa.

Andrea, understatement mode: Non ricordo se l'ho letta da qualche parte o me la sono inventata io.

Cav. Marcello Stacchia: Giovanotto, ma lei lo sa che fine fanno i cannoli dopo l'ora di cena?

Francesca: Non è possibile che la mattina mi metta in macchina, accenda la radio, senta freddimerchiuri e il pensiero vada al Fjodor.

Fjodor: È ora di finiamola e dico I uon tu brech tri!

Effe: Ma voi lo sapete che fine fanno i Calavera, dopo il 9 luglio?

Silviù: Tonii, grazie per il calendario tibetano, ma mancano un sacco di giorni. In gennaio 9, per dire.
Tonii: Oh, be', quelli sono i giorni inutili. Messi lì solo per farti produrre karma a rendere.

Inverno, buio, gelo, gasdotto

Inverno. Buio. Gelo. La distesa innevata è attraversata da un voluminoso gasdotto. Molto voluminoso. Accanto al gasdotto c'è un falò acceso. Attorno al falò sono seduti Žirik, Zjuganov, Medvedev e Kas'janov.
Didascalia: Siberia. Campagna elettorale dei candidati alla presidenza della Russia.Žirik: - Che freddo! Meno trenta, se l'annunciatore non mente!
Didascalia: Candidato Vladimir Vol'fovič Žirinovskij.
Zjuganov: - Epifania! Vero freddo ortodosso! Piace!
Didascalia: Candidato Gennadij Andreevič Zjuganov.
Kas'janov: - Vergogna! L'infrastruttura va a pezzi e le autorità ce lo nascondono!
Didascalia: Candidato Michail Michajlovič Kas'janov.Žirik: - E perché non l'ha sistemata lei, l'infrastruttura, Michail Michajlovič, quando era al potere, eh?
Kas'janov: - Dovevo pagare i debiti! Non c'erano i soldi, per le infrastrutture!
Zjuganov: - Avete mandato in malora tutto il paese. Ci scaldiamo accanto ai fuochi, come a Pietrogrado nel diciassette. E gli oligarchi ingrassano. Se fossi io il presidente, sbatterei dentro tutti gli oligarchi!
Žirik: - Li metterebbe dentro, e allora? Farebbe più caldo?
Zjuganov: - Forse non farebbe più caldo. Ma almeno non sarebbe così offensivo!
Žirik: - Sì, fa l'offeso lui... ma se è tutto contento che sia come nel diciassette. Romanticismo rivoluzionario!
Zjuganov: - Sì, sono contento! Epifania e rivoluzione, bellissimo! E il popolo russo sopravviverà. Anche al freddo.
Kas'janov: - No, se fossi io il presidente comprerei a tutti i cittadini dei biglietti per i paesi caldi. Tutti gli inverni.
Žirik: - Perché comprarli? E vuole diventare presidente... No, se fossi io il presidente ci bagneremmo già i valenki... pfui, gli stivaletti nell'Oceano Indiano! A Goa! Freddo è freddo... bisognerebbe bere qualcosa, eh?
Kas'janov: - Non c'è niente da bere. La vodka si è congelata. Ma come mai se ne sta zitto, il nostro Dmitrij Anatol'evič? Non ha niente da dire, è così?
Medvedev: - Penso. Concepisco un nuovo progetto nazionale. Lo chiamerò "Calore accessibile". Ce l'abbiamo un piccone? Un'accetta?
Titolo: Candidato Dmitrij Anatol'evič Medvedev.Medvedev prende l'accetta, si alza, si avvicina al gasdotto e ci fa un buco. Dal tubo si alza un'enorme fiammata, tutto si illumina, la neve si scioglie, spunta l'erba, sbocciano i fiori e crescono gli alberi.
Kas'janov: - Dmitrij Anatol'evič, ma che è?! Adesso ci arrivano i corpi speciali! L'OMON! Lo sa, cos'è l'OMON? Lo so io, lo so!
Medvedev: - Non c'è da preoccuparsi, Michail Michajlovič. Questo è un gasdotto. Significa che è NOSTRO!
Žirik (brandendo una bottiglia): - Signori candidati! Guardate qua, la vodka si è scongelata! Possiamo bere!
Dissolvenza al nero. Sullo schermo appare la scritta:


ATTENZIONE!
VOI
A CASA
NON
FATELO!
Originale: vladimir.vladimirovich.ru

giovedì, gennaio 17, 2008

VVP e i Progetti Nazionali

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin telefonò al primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Pensavo una cosa. Perché non trasformiamo i tuoi progetti nazionali in programmi di governo, eh?
- E perché? - domandò Dmitrij Anatol'evič con un voce leggermente offesa.
- Ma l'hai detto tu che i progetti prioritari sono già stati realizzati, - disse Vladimir Vladimirovič™, - L'hai detto?
- Va bene, l'ho detto, - rispose Dmitrij Anatol'evič.
- E allora! - disse soddisfatto Vladimir Vladimirovič™, - I progetti nazionali si sono realizzati, mentre i programmi di governo ancora no. Trasformiamo i progetti nazionali in programmi di governo, così si realizzano anche loro.
- E allora? - Dmitrij Anatol'evič non capiva.
- Ma come, allora, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Quando i programmi di governo si realizzano li trasformiamo in programmi nazionali. E quando anche i programmi nazionali si realizzano li trasformiamo in progetti di governo. Capito?
- No, - rispose onestamente Dmitrij Anatol'evič.
- Già... - sospirò Vladimir Vladimirovič™, - Su questa cosa dobbiamo ancora lavorare parecchio, io e te... non sei pronto per fare il presidente. Subito nel mio studio!
E Vladimir Vladimirovič™ riattaccò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

Blondinki

– CHE NE PENSI DEL SESSO VIRTUALE??
– niente in contrario =)
– ALLORA, COMINCIAMO?
– va bene, però prima togli i CAPS.
– MI STO LENTAMENTE TOGLIENDO I CAPS...

Fonte: bash.org.ru, Citatnik Runeta.

martedì, gennaio 15, 2008

Il complotto del panettone

"You know those ducks in that lagoon right near Central Park South? That little lake? By any chance, do you happen to know where they go, the ducks, when it gets all frozen over? Do you happen to know, by any chance?"
H.C.

"Ma tu lo sai che fine fanno i panettoni dopo il 2 gennaio?"
M.C.



– Alcaida. Pfui.
– Eccola. A proposito di complotti.
– Cosa.
– Vediamo se hai notato anche tu una cosa strana.
– Vediamo.
– Cos'è che rende bello il periodo dopo le feste?
– Il mio compleanno?
– Il panettone e il pandoro a metà prezzo da mangiare a colazione!
– Anche, vero.
– Ma.
– Quest'anno.
– Non si trovano. Scomparsi, da subito.
– Qua la mano, bratello. Confermo.
– Tre supermercati, ho girato. Niente.
– Anche la Coop tonda?
– Anche.
– Anch'io. Secondo me hanno cominciato a ritirarli già il 31 dicembre, il giorno prima ce n'erano a mucchi. Ne ho le prove.
– Vanno a finire subito in mangimi. Il business è quello.
– Subito.
– Ma anche quelli farciti? Sto quasi pensando che abbiano messo a punto un raffinato sistema di scomposizione.
– Cremina di qua...
– Cioccolato di là...
– Esiste.
– La lobby del panettone.
– Vuoi che ci faccia su un post? Per monitorare la sparizione dei panettoni?
– Sì. Fai pure il mio nome.
– Davvero?
– Certo.
– Posso? Cioè, posso ammettere la tua esistenza?
– Che c'entra, io esisto. Ogni tanto perfino scrivo.
– Scrivi. Una X in sei mesi, heh.
– Comunque questa cosa la pensiamo già in due.
– Però ricordati che il secondo sono io.
– Un cervello in tandem.
– E non andrei in giro a vantarmene.

So che alcuni la definirebbero una domanda personale, ma qual è la vostra esperienza recente con i panettoni? Non mi riferisco ai malandati superstiti casalinghi, ma agli esemplari sugli scaffali dei supermercati: sparizioni sospette, leggende metropolitane, alien abductions, commessi reticenti, scie di canditi che portano ai retrobottega?
Chi sa, parli. Parli pure anche chi non sa.

lunedì, gennaio 14, 2008

Nuoce gravemente alla salute

La notizia d'agenzia ha un tono tutto sommato pacato: "German boss fires staff for not smoking". In Germania un datore di lavoro ha licenziato tre dipendenti non fumatori perché minacciavano la serenità dei colleghi chiedendo che nell'ufficio fosse applicato il divieto di fumo. Non è bello, ma almeno i tre sventurati hanno avuto salva la vita.

Equivocando sul verbo "to fire" Echo Moskvy riprende l'articolo con un divertente errore di traduzione: "In Germania datore di lavoro fucila tre dipendenti non-fumatori", annuncia. Cavoli. Al muro, la trojka di disturbatori. Tutto l'articolo ne risente, per forza: "Tragico episodio in Germania: un datore di lavoro ha fucilato [rasstreljal] tre dipendenti non fumatori. Il titolare di una piccola ditta di computer ha aperto il fuoco [otkryl ogon'] sui tre impiegati perché chiedevano ai colleghi di non fumare in ufficio". Sfilano davanti agli occhi scene di processi sommari, poi l'ultimo desiderio (possiamo escludere la sigaretta), il principale che urla "Feuer!", il drappello di impiegati scelti, i corpi mestamente ricomposti dai colleghi perplessi ("non avremo esagerato?" "però erano dei gran rompimaroni" "ah, questo sì").

La notizia è stata tolta da sito. Viva la cache di Google.

Via Sadtranslations (in russo).

Il busto con il ghiaccio intorno

Ricordate il busto di Lenin scoperto tempo fa dagli esploratori in una zona poco visitata dell'Antartide? I sovietici raggiunsero per la prima volta il Polo Sud dell'Inaccessibilità il 14 dicembre del 1958 e ci costruirono una piccola stazione di ricerca (chiamata appunto "Poljus Nedostupnosti"). Ripartirono due settimane dopo lasciando sul tetto il busto: l'edificio è stata sommerso dalla neve, ma ancora oggi Lenin è visibile da una distanza di molti chilometri.
Dunque con nostro rammarico cade l'ipotesi dell'origine extraterreste: Lenin non è caduto da un ufo né si è staccato da un meteorite.

Ma di cosa è fatto?
Marmo?
Cemento?

"Non ci crederete mai. È di plastica".

Link.

sabato, gennaio 12, 2008

VVP e le vacanze invernali

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino. Davanti a Vladimir Vladimirovič™ sedeva il vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov. Tra Vladimir Vladimirovič™ e Vladislav Jur'evič, sul grande tavolo presidenziale, c'erano: una bottiglia di vodka "Glavspirtrest", due bottiglie di birra "Baltika" numero tre, un vasetto aperto di cetriolini bulgari e mezza pagnotta di borodinskij. Su un foglio di carta intestata per i decreti presidenziali c'era una vobla essiccata privata della testa.
- E che, niente caviale? - domandò sorpreso Vladislav Jur'evič, mandando giù un sorso di vodka seguito da un sorso di birra.
- Eccolo, - rispose Vladimir Vladimirovič™, prendendo la bottiglia di vodka dalle mani di Vladislav Jur'evič e mandandone giù un sorso, - Bisogna pulirla.
- Pulirla? - si stupì nuovamente Vladislav Jur'evič, addentando la pagnotta, - Pulire cosa?
- La vobla, - Vladimir Vladimirovič™ indicò con gli occhi il pesce, - Eccolo lì, il caviale.
- Ma io parlavo di quello nero, - Vladislav Jur'evič era perfino un po' offeso.
- Ma quale nero, bratello! - sorrise penosamente Vladimir Vladimirovič™, - Siamo sbronzi da due settimane! Non ce n'è più... E poi lo scorso anno abbiamo decretato che non si poteva più mangiare il caviale nero...
- Sul serio? - si stupì nuovamente Vladislav Jur'evič, - Non ricordo... Non ricordo nulla...
- Bisogna fare qualcosa con queste vacanze, - brontolò Vladimir Vladimirovič™ sorseggiando la birra, - Il paese va a rotoli...
- Lascia che adesso ci pensi Dima, - rispose Vladislav Jur'evič, - Magari lui è sobrio...
- Ma quando mai, - Vladimir Vladimirovič™ agitò una mano, - Ancora in dicembre gli ho detto: bevi, Dima, bevi come se fosse l'ultima volta. Perché poi per i prossimi otto anni non ne avrai il tempo.
A un tratto le imponenti porte si spalancarono e nello studio presidenziale entrò incespicando il primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev con una bottiglia di champagne Cristal tra le mani tremolanti. Dmitrij Anatol'evič indossava una barba finta di ovatta bianca e il copricapo del Patriarca di Tutta la Russia con i serafini dalle sei ali sulla fronte.
- Bratellos! - esclamò Dmitrij Anatol'evič, - Pensavo una cosa, pensavo...
- Cosa pensavi? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - Come abrogare le vacanze invernali?
- Ma quali vacanze! - Dmitrij Anatol'evič agitò la bottiglia. Dal collo dorato uscì un getto di champagne che finì sibilando e schiumando sul presidenziale tappeto, - Pensavo e non riesco proprio a decidermi su cosa sia meglio: una femmina o un nero?
Vladimir Vladimirovič™ e Vladislav Jur'evič fissarono allibiti Dmitrij Anatol'evič.
- Ma... - bofonchiò Vladislav Jur'evič, - In che senso, cos'è meglio?... Meglio per cosa?...
- Ma come, per cosa? - si imbarazzò Dmitrij Anatol'evič, - Per i... come cavolo... per i rapporti...
Vladislav Jur'evič fu lì lì per strozzarsi.
- Per quali rapporti, Dima? - sussurrò con orrore Vladimir Vladimirovič™.
- Ma chiaro, per quali, - Dmitrij Anatol'evič si strinse nelle spalle - Per quelli internazionali. Devo vedermela io con loro ai summit...
Vladimir Vladimirovič™ fece un sospiro di sollievo.
Vladislav Jur'evič mandò giù un altro bel sorso di vodka.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

martedì, gennaio 08, 2008

Cari Fratelli Grimm: uso privato di pubblico Cabaret

Cari Fratelli Grimm, che per tutta la durata delle feste avete lanciato esotiche maledizioni contro questa ignara piccola imperatrice colpevole di distribuire i suoi volumetti nella libreria rivale (che me li aveva chiesti con un fax dell’ultimo minuto) e a voi no (ma voi lo sapete cos’è un fax?), svantaggiandovi e provocandovi un danno commerciale.
Voi che oggi avete ordinato le sei (6) ambite copie di quel volume, subito consegnate in un batter di ciglia.
Che avete saldato fatture per milleduecentocinquanta euri con ventidue mesi di ritardo.
Che non contenti di telefonare a destra e a manca nella metropoli isontina fino agli invisi cugini di secondo grado, ai parenti acquisiti e al morosetto delle medie oggi avete imparato a mandare un fax appositamente per segnalarmi quanto vi ho commercialmente danneggiati.
Pronti, via.

1. “Non si fa così” andate a dirlo a quella lombrosiana di vostra sorella.
2. Io lo amo, il fax: pratico, veloce, contiene roba scritta e rende impossibile sputarsi reciprocamente in un occhio. Guardate che a suo tempo Daniel Day-Lewis ci ha lasciato la Adjani, con un fax, mica bagigi. La prossima volta vi chiedo di mandarmi un sms con su scritto “Comprare” e una lunga serie alfanumerica, così, solo per il gusto di tirarvi pazzi.
3. Non ho capito, avete avuto le sei (6) copie che pagherete nel 2020: adesso non vorrete mica il mio fulvo capino mozzato su un vassoio di silverplate? Con contorno di patate in tecia?
4. Le maledizioni (se si eccettua un lievissimo problema di labbra secche prontamente risolto con del labello millebaci) non hanno funzionato. Però la mia amica, La Damiana™, ha il mal di stomaco da panettone e io non ve lo perdonerò mai.
5. Mentre segnalavate sgarbatamente il vostro malcontento e chiedevate spiegazioni in visibile stato di alterazione, io avevo una sola risposta in mente. Quella risposta era “bicos mi so cuul”. State contenti così.
6. Scopro oggi quanto sia liberatorio, financo esilarante usare i blog a fini personali. Grazie a voi ho finalmente superato uno stupido blocco. E poi leggendo il post le persone si divertono e capiscono con che razza di sagome proppiane mi trovo a duellare tutti i giorni, mi vogliono più bene e fanno a turno per tenermi in braccio.
7. Non sperate che mi ricordi di voi, quando starò lassù nell’attico di Gazprom City a lanciare aeroplanini di carta per testarne le doti di volo dopo una durissima giornata di lavoro e aperitivi.
8. Vi è andata bene che io sono tendenza Basaglia.
9. E che finalmente nevica.
10. Un momento: sei (6) copie, prezzo di copertina dieci euro (Babbo Natale esiste: sono io) e la mia religione non mi consente di concedervi più del 30% di sconto. Fanno quarantadue euro. Ci sta una cena per quattro in gostilna da Gianni, se vi dividete le lubjanske. Adesso capisco tutto. Adesso capisco anche cosa ci facevano quelli della libreria rivale al casinò, l’altra sera. E hanno ordinato spumante Metodo Martinotti per tutti, l’ho visto con i miei occhi.
11. Grazie, grazie di cuore. Non mi divertivo così da quando ho perso il biglietto dell’autoscontro, all’età di anni cinque, e il giostraio mi ha tamponata per vendetta dopo un lungo inseguimento.
12. Comunque mia madre dice che il mio oroscopo per il 2008 è bellissimo. Devo solo bombardare Marte.

Buon Anno,

Vostra Incantevole Strega

domenica, gennaio 06, 2008

Ferruccio, fa caldo



Un tè freddo con ghiaccio a parte, grazie.

[Fonte: La Stampa di oggi]

venerdì, gennaio 04, 2008

Uarvuik, abbiamo un problema

– A Trieste c'è Dion Uarvuik in concerto.
– Uoruik, mami.
– Ma è lei che ha avuto un sacco di problemi?
– Tipo?
– Alcol, droghe, farmaci, aumento di peso, vita da barbona...
– No, credo si tratti della nipote, o forse cugina.
– Pensa te. Che era proprio bellissima.
– Whitney Houston, giovane. Questa invece ha un'età.
– Tipo?
– Tipo che è anziana.
– Anziana quanto?
– Decrepita, un mucchio di anni.
– Ma non mi sembra proprio.
– Ti dico di sì. Ora controllo. Ah, eh.
– Cosa?
– No, niente.
– Fuori l'anno di nascita.
– 1940.
– Più giovane di me?
– Ma ne dimostra di più.
– Mh.
– Sarà stato tutto quell'alcol, le droghe, la vita da barbona. Tu non bevi, è tanto che mangi.
– Non era la nipote?
– Mi sarò confusa.
– Decrepita.
– Non è bela come la mia mami.
– Zitta.
– Sono un Mostro della Razza Umana?
– No, te son una figura porca.

martedì, gennaio 01, 2008

VVP e il discorso di fine anno

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin stava in piedi davanti all'Edificio del Senato. In mano aveva un calice di champagne.
- Ecco che ci troviamo ancora una volta a dare il benvenuto al Nuovo Anno, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Un anno di grandi cambiamenti per il vertice del potere esecutivo russo. Un anno di nuove speranze e nuove realizzazioni. E oggi voglio esprimere aluni auspici. Innanzitutto, ricordiamoci che il potere della Russia non deve far paura. Esso ci appartiene, e possiamo usarlo secondo la nostra discrezione. L'abbiamo scelto e siamo noi a esercitarlo.
Vladimir Vladimirovič™ sorrise, ammiccò e proseguì.
- In secondo luogo, è bene non dimenticare la responsabilità personale, - disse Vladimir Vladimirovič™, - La Russia è nostra. Le dobbiamo la nostra prosperità. Se lavoreremo bene insieme, anche la Russia starà bene. Ma se ci scorderemo della Russia non ci sarà alcuna Russia. In terzo luogo, mi auguro un comportamento responsabile nelle elezioni di marzo. Solo da quello dipenderà il futuro.
Capito tutto, Dmitrij Anatol'evič?
E Vladimir Vladimirovič™ ancora una volta ammiccò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

[Qui un montaggio dei discorsi di fine anno di Brežnev, Gorbačëv, Elc'in e Putin. Lo sguardo ciucco e le pause di Elc'in varrebbero da soli la visione].

sabato, dicembre 29, 2007

Tactus i allupidi

Dal leggendario Harry Egipt, altra enigmatica pubblicità televisiva estone di epoca sovietica. Body sgambati, fucsia ovunque, pantacollant di lurex, fasce per capelli, aerobica, macchine da cucire, permanenti come solo negli anni Ottanta, foulard, gonne molto arricciate in vita, produzione di oggetti misteriosi (scarpe, pantofole, hot dogs di pannolenci)? Per fare breve e piacevole lunga storia complicata, ragazze estoni che ballano, operaie di mezz'età che confezionano calzature sullo sfondo. È evidente l'influsso di Flashdance (1983), il film che ha consacrato la commistione tra danza, fabbrica e scaldamuscoli.

 ù

Come vorrei sapere l'estone. Come lo vorrei.
Ma il desiderio di canticchiare questo motivetto è così forte che vi propongo questa trascrizione con il Sistema Fonetico Fjodor™ da scandire tutti insieme, possibilmente muovendo spalle e anche in modo leggermente scoordinato:

kisgüras badi passlai bahem bidi
isvim ze dizu turbarabbaviiii
neteritame tactus i allupidi
chel ghin gan un berneri gümmendiii iiiiii

usegon lunberguseit
ghime ghime kasi
on ol da tu siiiii.

Gloria all'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e alle estoni bionde.

giovedì, dicembre 27, 2007

L'Anno della Pantofola

Da circa un mese mi domandava insistentemente "Tu come stai a pantofole?". Benissimo, rispondevo io, ne ho un paio di plastica, indistruttibili. "Ma se ti stufi?". Se mi stufo ho i calzettoni antiscivolo: la Bionda è furba.
Questo era in effetti l'anno delle pantofole. Ne ha regalate a tutti, di tutti i tipi, colori, fantasie (scene di caccia all'orso, cucciolate di cocker spaniel, apoteosi di cuori e rombi, Achille che piange Patroclo, dettagli del Cenacolo) e forme (scarponcino ortopedico: incluso).
Ma a me niente, perché avevo autocertificato di possederne un paio di indistruttibili.
A me, che sono una piccola imperatrice, un portadocumenti con tasche a soffietto. Il Dono Utile.
Come? Tipo moleskine?
No.
In lana cotta.
Arancione.
Con alamaro di cordone da tappezzeria, in tinta.
Realizzato a mano da certa Addolorata Sofonisbola d'Erborè [nome di fantasia perché abbiamo scoperto con sgomento che l'artista esiste davvero, N.d.C.].
Lo so, non era facile battere il regalo dello scorso anno, la paletta tagliatorta con l'alce discesista.
Ma adesso possiedo un portadocumenti invernale, perché non si sa mai che le carte, le puttanatine e tutte quelle robe lì prendano freddo (lo preferivo in lycra, forse? in cotonina? in misto lino? a dicembre? sono matta?).

L'Addolorata me la immagino che tenta di foderare di lana cotta anche il microonde; suo marito torna a casa la sera e trova il plasma 42 pollici ingentilito da uno stencil rinascimentale mentre il gatto gira per casa in vestaglia di ciniglia bleu con il monogramma. Sento che i d'Erborè hanno i centrini all'uncinetto anche sui poggiatesta della Volvo, l'arbre magique a disegni cashmere e il coprivolante in loden.