lunedì, settembre 24, 2007

Impara il russo con il Lipson!/17

Oggi abbiamo un momento di introspezione e di pessimismo cosmico: un uomo seduto sul tetto del garage osserva l'inutilità dell'umano affacendarsi, si pone una serie di pedanti domande e giunge a una conclusione che non lascia vie di scampo. È l'occasione per apprendere che in russo si usano due diversi verbi di moto per esprimere il movimento a piedi e il movimento su un mezzo di trasporto (sono rispettivamente идти/idtì e ехать/èchat'), e di conseguenza il trasporto di oggetti a piedi e su un mezzo (носить/nosit' e везти/veztì). Entusiasmo, lo so.



Čto takòe žìzn'?
Cos'è la vita?

Čto takòe žìzn'? Kto takìe ljùdi? Ja chočù znàt', čto takòe žizn'.
Ja sižù na krỳše garažà. Počemù ja sižù na krỳše garažà? Čtòby lùčše vìdet'. Čtòby lùčše vìdet' čto? Čtòby lùčše vìdet', čto dèlajut ljudi.
Cos'è la vita? Cosa sono le persone? Voglio sapere cos'è la vita.
Siedo sul tetto del garage. Perché siedo sul tetto del garage? Per meglio vedere. Per meglio vedere cosa? Per meglio vedere cosa fanno le persone.

Vnizù ljùdi. Odnì kudà-to idùt, drugìe kudà-to èdut. Ljùdi, kotòrye
kudà-to idùt, nesùt portfèli. Kudà onì idùt? Kudà onì nesùt èti
portfèli? Na rabòtu. Kàždyj čelovèk nesët portfèl' na rabòtu.
Počemù onì nesùt portfèli? Počemù onì idùt na rabòtu? Onì ne znàjut počemù.
In basso ci sono delle persone. Alcune vanno da qualche parte a piedi, altre vanno da qualche parte su un mezzo di trasporto. Le persone che vanno da qualche parte a piedi portano in mano delle borse. Dove vanno? Dove portano queste borse? Al lavoro. Ciascuno porta la borsa al lavoro. Perché portano delle borse? Perché vanno al lavoro? Non sanno perché.

Drugìe kudà-to èdut. Ljùdi, kotòrye kudà-to èdut, vezùt bol'šìe
pakèty. Kudà onì èdut? Kudà onì vezùt èti bol'šìe pakèty? Tòže
na rabòtu. Počemù onì èdut na rabòtu? Onì ne znàjut počemù.
Altri vanno da qualche parte su un mezzo di trasporto. Le persone che vanno da qualche parte su un mezzo di trasporto portano grossi pacchi. Dove vanno? Dove portano questi grossi pacchi?
Anche loro al lavoro. Perché vanno al lavoro? Non sanno perché.

Nedalekò ot menjà murav'ì. Onì kudà-to polzùt. Kudà onì polzùt?
Onì polzùt v garàž. Počemù v garàž? V garažè nachòditsja muravèjnik.
Murav'ì nesùt jàjca v muravèjnik. Počemù onì nesùt
jàjca v muravèjnik? Onì ne znàjut počemù.
Qui accanto ci sono delle formiche. Brulicano da qualche parte. Dove brulicano?
Brulicano verso il garage. Perché nel garage? Nel garage si trova un formicaio.
Le formiche portano le uova nel formicaio. Perché portano
le uova nel formicaio? Non sanno perché.

Čto takòe žìzn'? Kto takìe ljùdi? Ljùdi - murav'ì, i žizn' - muravèjnik.
Cos'è la vita? Cosa sono le persone? Le persone sono formiche e la vita è un formicaio.

Čem končàetsja žìzn'?
Žìzn' končàetsja nulëm.
Come finisce la vita?
La vita finisce in uno zero.

Eccovi il solito file audio. (Ci vuole coraggio, ci).

1. Quanto influisce sul pessimismo del filosofo da garage il fatto che borse, pacchi e uova siano di cemento?
2. Per tutte quelle formiche che brulicano là sotto prima o poi bisognerà fare qualcosa, prima che scoprano dove teniamo i biscotti.
Ma soprattutto.
3. Se la vita alla fine equivale a zero, perché abbiamo appena sdoganato millecinquecento betoniere KAMAZ SB 92V1 dell'88?

sabato, settembre 22, 2007

La verità vi fa male lo so

Di corsa perché sono tutta concentrata sulla preparazione degli gnocchi con le susine per F. (la ricerca delle susine giuste è stata laboriosa; mio padre mi ha messo in contatto con una vendirìgola locale, praticamente una pusher); in questi minuti dunque si stanno decidendo le sorti del pranzo e l'eventuale deviazione dell'ospite verso la Trattoria La Luna.
Stamane, mentre le mani angosciate impastavano, gli occhi sono finiti su un articolo del Corriere della Sera: "I dubbi sul meteorite caduto in Perù - La Pravda sostiene che si è trattato di un satellite spia Usa KH 13, abbattutto dagli stessi americani".
Copio e incollo: "La 'Pravda' – sì, proprio la celebre voce dei comunisti sovietici – è convinta di possedere la verità anche se ai tempi gloriosi del Pcus di balle ne ha raccontate tante. Citando fonti dei servizi segreti, il giornale sostiene che in realtà il 'buco' non è stato causato dal meteorite bensì da un satellite spia americano". O kak.
Avrete già capito dove sta puntando l'Agentin Betulla.
Però ve lo dico stasera, dopo un pranzo incerto, un pomeriggio in mirulandia e una conferenza in serata nella città di G.

[continua]

Rieccomi (questo brutto vizio di sequestrare gli ospiti).
Dicevo, la fonte Pravda. Ma davvero l'Olimpio del Corriere pensa che Pravda.ru sia "la celebre voce dei comunisti sovietici"? Non gli è venuto neanche un dubbio, vedendo il sito?
Andiamo a dare un'occhiata a quel famoso articolo nella versione inglese. È lui, non c'è dubbio. Ora facciamo un salto sull'home page. A voi sembra normale che tra le notizie principali ci sia "madre mummificata uccide figlia ingorda" e "le cinque ragioni dei governi per mantenere il segreto sugli UFO"?
Questi russi sono proprio strani strani, o non sarà che - come sanno ormai anche i bambini, soprattutto quelli che leggono questo blog - la pubblicazione della Pravda cartacea è stata sospesa nel 1992 per poi riprendere le pubblicazioni a singhiozzo, con sorti alterne e pesanti modifiche, mentre nel 1999 qualcuno ha semplicemente pensato di registrare un dominio internet con quel nome? Tra la nuova Pravda e la Pravda Online non c'è alcun rapporto, tanto che il sito della prima è questo (beh).
Certo, magari il meteorite è davvero un satellite spia degli Stati Uniti, ma data la fonte non mi meraviglierei neanche se fosse un grande bagigio venuto dallo spazio (si spiegherebbero i malori tra la popolazione locale): non sfigurerebbe accanto alla notizia di un mostro antennuto uscito dal mare, a "muscoloso stallone di bronzo con bizzarri genitali umani pubblicizza hotel di provincia", "bionda nuda visita stazione di servizio causando scompiglio" e "tra quattro anni il Sole attaccherà il nostro pianeta". (Avevo detto protezione 20? Facciamo 30)

venerdì, settembre 21, 2007

Impara il russo con il Lipson!/16

Oggi tutti i lavoratori e le lavoratrici di Cementopoli parlano dell'attesissima conferenza del professor Schulz che si terrà nel circolo della fabbrica. Di cosa parlerà il professor Schulz? Parlerà forse egli di matite? Parlerà forse egli di filobus?
Ma no, compagni.
Il professor Schulz parlerà di cemento ("ooooooh!")



Betòn včerà, segòdnja i zàvtra
Il cemento ieri, oggi e domani

Tovàrišč dirèktor!
Tovàrišči inženèry!
Tovàrišči betònščiki i betònščici!
Compagno direttore!
Compagni ingegneri!
Compagni lavoratori e lavoratrici del cemento!

Betòn! Tovàrišči, čto znàčit slòvo betòn?
Slòvo betòn - ne nòvoe slòvo.
Onò òčen' stàroe.
Da, slòvo betòn ne nòvoe, a stàroe slovo.
Cemento! Compagni, cosa significa la parola cemento?
La parola cemento non è una parola nuova.
È assai antica.
Sì, la parola cemento è una parola non nuova, ma antica.

Betòn - stàroe albànskoe slovo.
Ràn'še tòl'ko albàncy i estòncy znàli slòvo betòn.
Albàncy dùmali, čto slòvo betòn znàčit "karandàš", a estòncy dùmali,
čto slòvo betòn značit "trollèjbus".
Nu, tovàrišči, vot kak včerà ponimàli slòvo betòn.
Cemento è un'antica parola albanese.
In precedenza solo gli albanesi e gli estoni conoscevano la parola cemento.
Gli albanesi pensavano che la parola cemento significasse "matita", mentre gli estoni pensavano che la parola cemento significasse "filobus".
Be', compagni, ecco cosa si intendeva ieri con la parola cemento.

[aplodismènty]
[applausi]

Siete devastati dal mostruoso, imperdonabile abbaglio di albanesi ed estoni, vero?
Mentre vi riprendete, questo è il file audio.

Fatto?
Continuiamo con l'oggi e il domani del cemento.



Segòdnja. Kto znàet betòn segòdnja?
Segòdnja ne tòl'ko albàncy i estòncy, no vsja Evròpa, Àzija, Àfrika i dàže Amèrika znàjut betòn.
Oggi. Cosa significa oggi cemento?
Oggi non solo gli albanesi e gli estoni, ma tutta l'Europa, l'Asia, l'Africa e perfino l'America conoscono il cemento. [corsivo mio, non sono riuscita a resistere, n.d.C.]

[aplodismènty]
[applausi]

A zàvtra? Čto bùdet zàvtra?
Zàvtra, ne tòl'ko Evròpa, Àzija, Àfrika i Amèrika, no i ves' mir bùdet znàt' betòn.
E domani? Cosa sarà domani?
Domani non solo l'Europa, l'Asia, l'Africa e l'America ma anche tutto il mondo conoscerà il cemento. [qui Lipson aggiunge una nota: "tutto il mondo corrisponde a Europa, Asia, Africa, America, Artico e Antartico". L'Oceania non la contiamo, n.d.C.]

[bùrnye aplodismènty][applausi scroscianti]

Tovàrišči betònščiki i betònščici!
V zoopàrkach bùdut žit' betònnye tìgry.
V trollèjbusach bùdut rabotat' betonnye konduktorà.
Compagni lavoratori e lavoratrici del cemento!
Negli zoo vivranno tigri di cemento.
Sui filobus lavoreranno controllori di cemento.

[v vostòrge]

[in estasi]

Betònnye ljùdi bùdut čitat' betònnye knìgi.
Nàši betònnye dèti bùdut znat' velìkij, nòvyj mir.
Mir betòna... betònnyj mir.
Persone di cemento leggeranno libri di cemento.
I nostri bambini di cemento conosceranno un mondo grande e nuovo.
Il mondo del cemento... un mondo di cemento.

[plàčet]

[piange]
[pàuza]
[pausa]

Betòn. Čto takòe betòn?
Cemento. Cos'è il cemento?

[làskovo]
[teneramente]

Betòn... èto vy... èto onì... èto ja... èto my...
Betòn, tovàrišči, - èto istòrija čelovèka!
Il cemento... siete voi... sono loro... sono io... siamo noi...
Il cemento, compagni, è la storia dell'uomo.

[ovacija][ovazione]

Vi avverto che nel file audio sono riuscita a dominare l'estasi e la commozione e a trattenere le lacrime.

Compagni, finora avevamo il cemento, tante betoniere, bravi lavoratori e un ottimo piano quinquennale. Quello che ci mancava era un filologo, ideologo e profeta del cemento che ci regalasse una visione e ci facesse esercitare sulla costruzione del tempo futuro.
Quello che ci mancava era la Dottrina Schulz.
Noi siamo il cemento.
Aplodismènty.

mercoledì, settembre 19, 2007

Che ci sia sempre il sole

Dal Kommersant' di qualche tempo fa: "Nel 1964, sei anni prima della fondazione degli ABBA e due anni prima dell'incontro con Benny Andersson, Björn Ulvaeus scrisse per il suo gruppo di allora, gli 'Hootenanny Singers', la canzone 'Gabrielle'. Tutti i russi che abbiano più di trent'anni riconoscerenno in 'Gabrielle' il famoso inno dell'infanzia sovietica 'Pust' vsegda budet solnce', di Arkadij Ostrovskij e Lev Ošanin. Ufficialmente questa canzone è datata 1962, e dunque i melomani russi considerano 'Gabrielle' una cover di 'Solnečnyj krug' (dal primo verso della canzone)".

Portatevi in un luogo sicuro e possibilmente insonorizzato e verificate con le vostre orecchie su YouTube:

"Gabrielle", degli Ur-ABBA.
E "Solnečnyj krug", featuring la grande, indistruttibile e pittoresca infanzia sovietica.

Il compito di oggi è: imparare la canzoncina e lasciarvi disperatamente andare nel tunnel.
Per gli addicted: questa (se volete andate a rubare un po' di banda a Miroslava) è una versione da studio interpretata da Boton-Mjansarova-Kobzon + coro. Vale, ve lo dice il Capo capone.
Segue cirillico, traslittero e traduzione.

Пусть всегда будет солнце

Солнечный круг,
Небо вокруг -
Это рисунок мальчишки.
Нарисовал он на листке
И подписал в уголке:

Пусть всегда будет солнце,
Пусть всегда будет небо,
Пусть всегда будет мама,
Пусть всегда буду я.

Милый мой друг,
Добрый мой друг,
Людям так хочется мира.
И в тридцать пять
Сердце опять
Не устает повторять:

Пусть всегда будет солнце...

Тише, солдат,
Слышишь, солдат,-
Люди пугаются взрывов.
Тысячи глаз
В небо глядят,
Губы упрямо твердят:

Пусть всегда будет солнце...

Против беды,
Против войны
Встанем за наших мальчишек.
Солнце - навек! Счастье - навек!-
Так повелел человек.

Пусть всегда будет солнце,
Пусть всегда будет небо,
Пусть всегда будет мама,
Пусть всегда буду я.

Pust' vsegda budet solnce

Sòlnečnyj krùg,
Nèbo vokrùg -
Èto risùnok mal'čìški.
Narisovàl on na listkè
I podpisàl v ugolkè:

Pust' vsegdà bùdet sòlnce
Pust' vsegdà bùdet nèbo
Pust' vsegdà bùdet màma
Pust' vsegdà bùdu ja.

Mìlyj moj drug,
Dòbryj moj drug,
Ljùdjam tak chòčetsja mìra.
I v trìdcat' pjàt'
Sèrdce opjàt'
Ne ustaët povtorjàt':
Pust' vsegdà bùdet sòlnce...

Tìše, soldàt,
Slyšiš', soldàt, -
Ljùdi pugàjutsja vzryvov
Tysjači glàs
V nèbo gljadjàt,
Gùby uprjàmo tverdjàt:

Pust' vsegdà bùdet sòlnce...

Pròtiv bedy,
Pròtiv vojny
Vstànem za nàšich mal'čìšek.
Sòlnce - navèk! Sčàst'e - navèk!-
Tak povelèl čelovèk.
Pust' vsegdà bùdet sòlnce
Pust' vsegdà bùdet nèbo
Pust' vsegdà bùdet màma
Pust' vsegdà bùdu ja.

(traduzione creativa: 1. non rigorosamente letterale; 2. nel rispetto della ritmica originale, cosicché voi possiate canticchiare anche in italiano...

Che ci sia sempre il sole

Splendente sol
Brilla nel ciel
È il disegnino di un bimbo
Lo disegnò su un fogliettin
Scrivendo in un angolin:

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.

Amico mio,
Amico mio
La gente ha voglia di pace.
E anche con la
Maggiore età
Il cuor mai si stanca di dir:

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.

Soldato, taci
Ascolta, soldato
La gente teme gli spari.
Occhi a migliaia
Guardano il ciel
Le labbra dicon così:

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.

Niente più guerra
Niente dolor
I bimbi difenderemo
Sole per sempre! Sempre felici!
Pace per l'umanità.

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.


---


Che ci sia pure sempre il sole, ci metteremo la protezione 20 e l'antirughe.

martedì, settembre 18, 2007

Piccoli suicidi tra amiche

– Guarda, non dire mai più che ho una guida sicura.
– Perché.
– Ho combinato un casino sulla rotatoria dell'Anconetta. Rotatorie maledette, le odio.
– Quanto, casino?
– Ho tagliato la strada a uno e un motociclista è finito a terra.
– Fatto male?
- No, fatto niente. Io che insistevo per dargli dei soldi, un altro che si metteva in mezzo... Lui continuava a dire che aveva fretta e che non c'era problema, che si era rotto solo un robo della moto. Era anche grazioso, tra l'altro.
– E tu?
– Io sconvolta, fuori di me. Non ha neanche voluto il mio numero di telefono.
– Ahahah.
– E lui che voleva andarsene e io che continuavo a ripetergli il mio cognome e "Sull'elenco di Monfalcone sono l'unica con quel cognome!" E niente, è andato via. Mia madre che assisteva in disparte mi ha fatto notare che ha tenuto sempre su il casco.
– Come facevi a sapere che era grazioso?
– Si capiva. Secondo lei la faccenda del casco è poco chiara.
– A casa si sarà tolto il casco e...
– Cosa?!
– Ma sì, sai...
– No, non lo so, cosa!
– La testa che si apre a metà.
– Non guiderò mai più. Voglio uccidermi.
– Ok.
– Voglio buttarmi giù dal Rilke.
– Va bene.
– Solo che come ci vado sul Rilke, se non guido?
– Ti porto io?
– Davvero mi porteresti?
– Se serve.
– Grazie.
– Il gelato con la panna al Bar Bianco lo prendiamo prima o dopo?
– Ma dopo, va'.

lunedì, settembre 17, 2007

I velocissimi nel loro genere

Cinque lunghissimi psicosecondi di raccoglimento per l'uomo che mi ha insegnato a guidare e a derapare (ma non a parcheggiare*). Ieri, mentre cesellavo la mia curva preferita - quella che lui e il suo navigatore avrebbero chiamato "una due a sinistra - pietre - non tagliare" - poco dopo l'ameno abitato di Doberdò del Lago, pensavo che questo è forse il destino dei velocissimi nel loro genere: campione del mondo di rally, vincitore di 25 gare mondiali e cadi pilotando un elicottero (il primo uomo nello spazio e finisci i tuoi giorni su un MiG durante un volo di collaudo).
Per esempio voi state pensando che prima o poi mi sfuggirà un segno debole o inciamperò in un verbo di moto, e invece andrà a finire che cadrò ingloriosamente sulle doppie di efferato, una strada che avevo imboccato mille volte e conoscevo a memoria.

*a quello ci pensano gli avventori del bar da Teo con poche sintetiche istruzioni:
– Gira gira gira gira! Adesso sinistra! Gira gira gira gira!
– Ok, grazie, basta, stop.
– Vàra che te son fòra.
– No son fòra, il marciapiede xe storto.
[Se ne va barcollando fieramente sulle ultime zeppe della stagione.]
– Cio'.
– Cossa?
– Finestrìn.

Impara il russo con il Lipson!/15

E siamo al quarto, quinto e sesto metodo per non rispondere a una domanda.

Poniamo che la domanda sia:



- Čem okànčivaetsja slòvo dòktor?

- In cosa termina la parola doktor?

Metodo numero 4:



- Povtorìte poslèdnij vopròs, požàlujsta!
- "poslèdnij vopròs, požàlujsta"
- Xa-xa-xa!
- Ripeta l'ultima domanda, per favore!
- "l'ultima domanda, per favore"
- Ah, ah, ah!

Metodo 5:



- Gmm?
- Gròmče, požàlujsta.

- Gmmm.

- A čto èto znàčit?
- Èto znàčit, čto ja zabyl(a) poslèdnij vopròs.

- Hmm?
- A voce più alta, prego.
- Hmmm.
- E cosa significa?
- Significa che mi sono dimenticato(a) l'ultima domanda.

Metodo 6:



- Takìe banàl'nye/naìvnye/neinterèsnye vopròsy ne interesùjut menjà.
- Domande così banali/ingenue/poco interessanti non mi interessano.

Evasivo file audio.

Sottolineo che questi sono ancora i metodi elementari (il Lipson prevede anche un metodo avanzato), utili con domande del tipo "come finisce la parola dottore?", "ce l'hai cinquecento lire per il carrello?", "sei bionda naturale?", "vuoi sposarmi?", "scusa, ma cinque minuti fa qui non c'era una betoniera?". Li sconsiglio vivamente con domande del tipo "lei sa fare la manovra di Heimlich?" e "questo fungo è commestibile?".

venerdì, settembre 14, 2007

Regentil

– ... e poi potremmo fargli uno scherzo. Chessò...
– Comprare un preservativo e riempirlo di qualcosa.
– Chessò...
– ... acqua.
– O carta.

[Bene, abbiamo pensato, eccone due con le idee chiare. Che l'origlio abbia inizio].

– E comunque guarda che so' ore che camminiamo. Io non so mica dove stiamo.
– Ma che scherzi? No, io lo so... Da quella parte là ce stanno i Cover Gardens.
– Dici?
– Mentre questa è una parallela de Regent Hill*.
– Abbe'.
– Comunque.
– Che?
– Poco poco, parallela.

*pronunciato Regentil, come un blando sedativo per bambini iperattivi o anziani ansiosi.

giovedì, settembre 13, 2007

Sì, vi voglio bene anch'io



Se ci riescono Bush e Cheney, qual è il problema?


El Miro en su laberinto

Scambio via sms:
"ciao miro, stasera ore 20 concerto al castello di kromberk?"
"stasera non posso, ma se vuoi prima o dopo mi libero."
"tempi stretti, purtroppo; rimedieremo un'altra volta?"
"certo che sì. estate complicata, ma prossimamente starò più ferma. a presto, bacio."

due secondi dopo, telefonata:
– Ohi, Miro, no sta farme cjapar 'ste paure!
– Cosa?
– Cossa vol dir "più ferma"?
– Niente, che gò più tempo.
– Ah, meno mal. Gò pensà a una roba brutta.
– Tipo?
– Tipo labirintite.

martedì, settembre 11, 2007

Vaghe stelle dell'URSS/3

– Sei poi andata al mare, domenica?
– No!
– Ah.
– Problemi personali.
– Mi dispiace.
– Ma mica miei.
– Problemi personali di altri?
– Eh sì.
– Capisco.

lunedì, settembre 10, 2007

Impara il russo con il Lipson!/14

... [continua]
Eravamo rimasti alla vostra implicita domanda, mascherine: "Capo capone, perché ci parli di triplo gioco? Non starà per accadere qualcosa di terribile, a Cementopoli?"

Ebbene sì, la nostra ingenua squadra è diventata facile preda di un individuo senza scrupoli. Dàmy i gospodà, ecco una storia di tradimento, buoni sentimenti, valutazioni errate, corruzione occidentale, quote di produzione disattese e cemento: l'Affare Brown! Come ama dire la mia conoscente Roweanna Velvet, "Cliccate per ingrandire".



Dèlo Bràuna: Nàša brigàda dèlaet bol'šùju ošìbku
L'affare Brown: la nostra squadra commette un grosso errore

Ràn'še anglìjskij inženèr Bràun rabòtal na betònnom zavòde.
Kàždyj betònščik dùmal, čto Bràun - òčen' choròšij čelovèk.
Kàždaja betònščica dùmala, čto Bràun - òčen' dòbryj čelovèk.
Vsjà nàša brigàda dùmala, čto anglìjskij inženèr Bràun -
lùčšij drùg zavòda.
Prima l'ingegnere inglese Brown lavorava nella fabbrica di cemento.
Ciascun lavoratore del cemento pensava che Brown fosse una bravissima persona.
Ciascuna lavoratrice del cemento pensava che Brown fosse una buonissima persona.
Tutta la nostra squadra pensava che l'ingegnere inglese Brown
fosse il migliore amico della fabbrica.

No niktò ne znàl, čto Bràun špiòn.
Čto dèlal Bràun?
Kàždyj den', kogdà my rabòtali, Bràun kral žurnaly v klùbe zavòda.
I včerà, kogdà nàša brigàda otdychàla v Blìnske, anglìjskij inženèr Bràun ykràl vse nàši betonomešalki.
Ma nessuno sapeva che Brown era una spia.
Cosa faceva Brown?
Ogni giorno, quando lavoravamo, Brown rubava le riviste nel circolo della fabbrica.
E ieri, quando la nostra squadra riposava a Blinsk, l'ingegnere inglese Brown ha rubato tutte le nostre betoniere.

Kakòe bezobràzie!
Che comportamento oltraggioso!

Ax, Bràun! Čto vy sdèlali! Čto vy sdèlali?!
My ljubìli vas.
My dùmali, čto vy naš lùčšij drug.
Naša brigàda, kàžetsja, sdèlala bol'šùju ošìbku.
Ah, Brown! Cos'ha fatto! Cos'ha fatto?!
Noi la amavamo.
Noi pensavamo che lei fosse il nostro migliore amico.
La nostra squadra, a quanto pare, ha commesso un grosso errore.

Fine dello psicodramma. Esercitiamoci insieme con questo file audio.

Osservazioni grammaticali: qui con il consueto understatement Lipson non ci presenta solo la perfida spia inglese ma anche i verbi perfettivi e imperfettivi. In russo la stessa azione è rappresentata da una coppia di verbi di diverso aspetto (la coppia aspettuale): i verbi di aspetto imperfettivo indicano il processo di svolgimento dell'azione o un'azione ripetuta (o due azioni contemporanee), mentre i verbi di aspetto perfettivo indicano un’azione svolta, conclusa (o due azioni consecutive). Per ora ci basta sapere questo.

Bràun kràl žurnàly v klùbe zavòda = Brown rubava le riviste nel circolo della fabbrica. Kral è imperfettivo.
Bràun ykràl vse nàši betonomešalki = Brown ha rubato tutte le nostre betoniere. Ukràl è perfettivo [me jera sbrissà imperfettivo, grazie deck paolo! n.d.C.].
Altro esempio di coppia aspettuale nel testo è rappresentato da delal/sdelal (faceva/ha fatto).

Ma veniamo al tema che più ci sta a cuore. Altro che bravissima persona e miglior amico della fabbrica: mentre il Voro si dedicava al furto di piccolo cabotaggio sottraendo matite, mentre i fannulloni si dilettavano a pestare due fiori nel parco e a fumare sui filobus, mentre a Betonograd si lavorava e a Blinsk si riposava (anche perché nel dopolavoro di Betonograd non era rimasto uno straccio di rivista) Brown tramava nell'ombra e si accingeva a tradire la fiducia della squadra.
Kakòe bezobràzie, Compagni!
Be', direte voi: c'è Brown, ci sono i lavoratori, ma dov'è che sta il "triple play"?
Non lo so con esattezza, ma secondo me c'entrano una coppia aspettuale e una betoniera.

[Il Demiurgo, intanto, segnala il sottile, sublime, mixante, rotante punto di incontro tra il Lipson e il Playmobilio: gioite, Compagni, tanto quel Brown prima o poi lo ripeschiamo].

venerdì, settembre 07, 2007

The Playmobil Days of Our Lives

Oggi Playmobil di famiglia: addii, partenze, ricongiungimenti, spavalde foto di gruppo e prigionie.



"Addio, mia amata". Niente baci, niente
abbracci, solo una virile stretta di mano. Lei bella
come una tennista russa, ma a lui il giallo non dona.
(Osservate bene la zona della foto in alto a destra).



Papà torna. Speriamo che il tetto tenga.
Ma soprattutto: confrontate con la foto precedente.
Eh? Papà torna. Siamo autorizzati a dedurre che l'uomo
in giallo non fosse papà?



Anche il pony è una femmina, il che contribuisce a spiegare
la propensione a lunghe spedizioni militari
lontano da casa (Fonte: Atti del Demiurgo JTF).



La famiglia teutonica aspetta gli invasori con il sorriso
sulle labbra (notate che il bambino è spaventosamente esposto,
visibilmente privo di elmo e coperto solo da una felpa.
Di morbidissimo pile, questo sì).



Questi non sono bambini, sono scudi umani.
Il gatto, invece, è astutamente mimetico.



L'ultima foto del prigioniero con moglie e figlia,
poi uscì per andare a una riunione politica dell'opposizione.
(Mi stupisce sempre la competenza con cui il Demiurgo
sa distinguere il sesso dei Playmobilij).



Noi in effetti ce lo ricordavamo così, nel rispetto
delle Convenzioni di Ginevra e a un passo dalla
Sindrome di Stoccolma.

giovedì, settembre 06, 2007

Impara il russo con il Lipson!/13

Oggi limitiamoci a questo breve scambio, che chiameremo "triplo gioco" ma anche terzo metodo per non rispondere a una domanda (vi ricordo il primo: allargare le braccia, sgranare gli occhi ed esclamare "Prosto tak!" "Così!"; e il secondo: sguardo perso su orizzonti lontani, poi riscuotersi bruscamente e dire "Nu, mne porà idtì!", "Be', devo andare!")



- Kak skazàt' po-rùsski "triple play"?
- Ja ne znàju.
- A èsli by vy znàli?
- Daže èsli i znàl(a), to ne skazàl(a) by.
- Ja òčen' obìžen(a)!

- Come si dice in russo "triple play"?
- Non lo so.
- E se lo sapesse?
- Se anche lo sapessi non lo direi.
- Sono molto offeso/a!

File audio
(al femminile: gli stimati compagni adottino invece le varianti znal-skazal-obižen).
Mi chiederete: caro Capo capone, perché ci parli di triplo gioco? Non starà per accadere qualcosa di terribile, a Cementopoli?

Ja ne znàju, però comincerei a nascondere le betoniere in un luogo sicuro.

Diventa più intelligente con Google/9



Tutti insieme, al mio via.
Via.

mercoledì, settembre 05, 2007

Impara il russo con il Lipson!/12

Vi avverto che siamo ormai nel tunnel della betoniera e che ci attendono rivelazioni esistenziali e grammaticali non da poco.
Punto primo: Betonograd, Cementopoli. Cliccate per ingrandire.


Naš zavòd
La nostra fabbrica

My rabòtaem na betònnom zavòde.
Gde nachòditsja naš betònnyj zavòd?
Naš betònnyj zavòd nachòditsja v Betonogràde.
Noi lavoriamo nella fabbrica di cemento.
Dove si trova la nostra fabbrica di cemento?
La nostra fabbrica di cemento si trova a Betonograd.

Kak rabòtajut na betònnom zavòde?
Každyj betonščik rabòtaet s entuziàzmom.
Každaja betonščica rabòtaet s entuziàzmom.
Vot kak rabòtajut na betònnom zavòde!
Come si lavora nella fabbrica di cemento?
Ciascun lavoratore del cemento lavora con entusiasmo.
Ciascuna lavoratrice del cemento lavora con entusiasmo.
Ecco come si lavora nella fabbrica di cemento!

File audio indispensabile per rendersi bene accetti a Cementopoli. Mi raccomando l'entusiasmo, lavoratori e lavoratrici.

Punto secondo: ma dove vanno a ritemprarsi i lavoratori e le lavoratrici di Cementopoli? A Blinsk (che io tradurrei liberamente come Frittellatico).



Naša brigada otdychàet
La nostra squadra si rilassa

Gde otdychàet nàša brigàda?
My otdychàem v Blìnske.
Počemù my ljùbim otdychàt' v Blìnske?
Kak izvèstno kàždomu škòl'niku, tam nachòditsja
Velìkoe Blìnskoe mòre.
Dove si rilassa la nostra squadra?
Noi ci rilassiamo a Blinsk.
Perché ci piace rilassarci a Blinsk?
Come è ben noto a ogni scolaro, lì si trova
Il Grande Mare di Blinsk.

I kakìe dòbrye ljùdi živùt i rabòtajut v Blìnske!
Da, turìsty vsegdà govorjàt:
"Gòrod Blìnsk - očen' choròšee mèsto".
Zàvtra naša brigàda bùdet v Blinske.
Urà!
E che brave persone vivono e lavorano a Blinsk!
Sì, i turisti dicono sempre:
"La città di Blinsk è un gran bel posto".
Domani la nostra squadra sarà a Blinsk.
Urrà!

File audio su Frittellatico.

Domani a Blinsk, pensate. Mare. La squadra stanotte non chiuderà occhio.

Punto tre: non di solo mare e cemento vivono i lavoratori.



Naša brigada čitàet
La nostra squadra legge

Čto dèlaet nàša brigàda, kogdà my končàem rabòtat'?
My čitàem žurnàly v klùbe zavòda.
O čëm my čitàem?
My čitàem o betòne.
Cosa fa la nostra squadra quando finiamo di lavorare?
Leggiamo riviste nel circolo della fabbrica.
Cosa leggiamo?
Leggiamo del cemento.

Kakìe žurnàly my čitàem?
Molodye betònš
čici čitàjut žurnàl "Molodaja betònščica".Molodye betònščiki čitàjut žurnàl "Molodòj betònščik".
Quali riviste leggiamo?
Le giovani lavoratrici del cemento leggono la rivista "La giovane lavoratrice del cemento".
I giovani lavoratori del cemento leggono la rivista "Il giovane lavoratore del cemento".

Naskol'ko ja znàju, v klùbe zavòda nà
ša brigàda
ne o
čen' čàsto čitàet žurnàly "N'jusuìk", "Tàjm" i
"Rìders Dàjd
žest", ne govorjà užè o žurnàle "Bojs lajf".
Per quanto ne so, nel circolo della fabbrica la nostra squadra
non legge spesso le riviste "Newsweek", "Time" e
"Reader's Digest", per non parlare della rivista "Boy's Life".

Tutti insieme, ben attenti a pronunciare in modo vagamente esotico i titoli delle riviste dell'Impero del Male.

Così è, compagni. La squadra del cemento lavora con entusiasmo a Cementopoli, va in vacanza sul mare Frittellatico e nel tempo libero legge riviste maschili e femminili sul cemento nel dopolavoro della fabbrica.
Del resto.
Il nostro obiettivo è il cemento, mica stiamo lì a pettinare le bambole.

martedì, settembre 04, 2007

VVP e lo storione

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin faceva colazione nella sua residenza di Novo Ogarёvo, fuori Mosca. Gli faceva un po' male la testa.
Di fronte a Vladimir Vladimirovič™ al grande tavolo ovale era seduta la sua presidenziale consorte.
- Volodja, - disse piano la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - Tu e io dobbiamo parlare di una cosa seria.
- Non lo faccio, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Se avessi provato sapresti perché due mandati bastano e avanzano. E perché mai, poi? Abbiamo già tutto. Andremo a vivere in Sardegna...
- Non intendevo questo, - tagliò corto la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - Mi hanno riferito che di recente hai baciato un pesce.
- Cos'è che ho baciato? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Un pesce, - rispose la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - Uno storione, sembra.
- Ma quale storione? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Ma che storie mi racconti? Prima quel bambino, adesso 'sto storione...
- Sì sì, - annuì la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - È proprio così. Prima c'è stato il bambino. E adesso lo storione. Cosa bacerai la prossima volta, eh? Un ranocchio?
- Ma se non ho baciato nessuno! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Né bambini, né pesci... Io amo te! E le bambine!
- E neanche te lo ricordi, - sospirò la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - Questo è quello che mi preoccupa più di tutto. Va bene, mettiamo che tu abbia baciato un bambino. Oppure un pesce, via. Sei il presidente, sei stanco, cosa vuoi che sia... Ma non te ne ricordi neanche! Vuol dire che quando lo fai non sei cosciente! E io sono preoccupata.
- Non posso fare le cose senza essere cosciente, - disse Vladimir Vladimirovič™, arrossendo un po', - Io ho il bottone rosso, sai.
- E ti metterai a baciare anche quello?! - esclamò la consorte di Vladimir Vladimirovič™ scoppiando a piangere.
- Ma suvvia... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, alzandosi da tavola e avvicinandosi alla moglie, - Ljudmila! Non bacerò nessun bottone! Cosa dici mai...
- Sono stanca! - disse la consorte di Vladimir Vladimirovič™ tra le lacrime, - Sono così stanca, Volodja! Quando finirà tutto questo?
- Ad aprile, a quanto pare, - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™, accarezzando il capo della consorte, - E poi, in Sardegna!
- Forse sarebbe meglio a Kaliningrad? - singhiozzò la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - Dalla mamma?
- E allora andremo a Kaliningrad, - acconsentì prontamente Vladimir Vladimirovič™.
La consorte di Vladimir Vladimirovič™ sospirò.
Le sue spalle continuavano a sussultare, ma i singhiozzi non erano più udibili.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru


lunedì, settembre 03, 2007

Quando la realtà supera il Lipson

Ignoti rubano betoniera
Mosca, 30.08.2007
Nella zona occidentale della città tre ignoti hanno rubato una betoniera. In via Minskaja tre malviventi hanno fatto scendere dalla cabina della betoniera l'autista di una ditta specializzata in noleggio di attrezzature per l'edilizia.
I ladri hanno poi condotto l'autista sulla via Vavilova a bordo di una "Žiguli", per poi abbandonarlo all'uscita della galleria del 3° Anello di scorrimento interno. Nonostante la betoniera fosse provvista di antifurto satellitare non è stato possibile ritrovarla. Il danno economico ammonterebbe a più di un milione di rubli.

Link (in russo, ma tanto qua sappiamo tutti come si scrivono "rubare" e "betoniera")

1. Se la notizia non vi dice niente significa che non mi avete studiato il sacro Lipson, lezioni 9 e 10; peggio per voi, domai interrogo.
2. Rubare una betoniera è umano, abbandonare l'autista sul 3° Anello diabolico.
3. Una "Žiguli", compagni: sulle strade di Mosca D'javol vodit Lada, il diavolo guida una Lada.


Beslan, tre anni dopo

"L'edificio della scuola numero 1, trivellato di colpi, martoriato dalle fiamme e semidistrutto sorge in mezzo alle case della via. La decisione di demolirlo è già stata presa: verrà lasciata in piedi solo la palestra che dovrebbe diventare parte di un tempio. Ma non si placano le discussioni sul progetto (ad alcuni non va bene che sia un tempio ortodosso perché tra le vittime c'erano anche dei musulmani, altri vogliono demolire tutto compresa la palestra), e per ora l'edificio resta lì. Tre anni dopo è ancora possibile entrare nelle aule, dove i pavimenti sono ricoperti di calcinacci, di pezzi di intonaco, di macchie di sangue, dove sono sparsi qua e là quaderni e libri di testo e sui muri sono appesi, perfettamente conservati, i materiali didattici come il manifesto 'Salute: i denti e il sistema digestivo'. Si ha la sensazione fuori luogo che la tragedia abbia comunque qualcosa di cinematografico. Accanto a queste rovine pascolano le mucche e i bambini giocano a pallone".
["La stanchezza di Beslan", di Anna Rudnickaja. La traduzione è qui]

Alcune foto di Valerij Šekoldin, qui e qui.

Vaghe stelle dell'URSS/2

[La vaghezza è matrilineare.]

– Scusa Carla, ma tu quanti hanni hai?
– Ho la stessa età della Tosca.
– E la Tosca quanti anni ha?
– Non lo so.