Stamattina il cronista di RaiUno, commentando la popolarità della banda dei carabinieri, ha ricordato la sua esibizione in occasione del "Columbus Deus".
Che bei momenti.
giovedì, giugno 02, 2005
martedì, maggio 31, 2005
Low cost, no frills
Se vogliono convincervi a prendere un charter della Aero per l'Egitto, per l'Afghanistan o per l'Uzbekistan, ricordatevi che probabilmente volerete gratis, poi però la CIA vi vorrà torturare.
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lunedì, maggio 30, 2005
The land of opportunity
Come fanno gli agenti dell'FBI a scoprire eventuali terroristi? Si travestono da terroristi.
E fin qui.
Il signor Ron Grecula, sessantotto anni, inventore da strapazzo, non nascondeva a nessuno il suo disprezzo per gli Stati Uniti. "Non ho alcuna lealtà nei confronti dell'America", lo avevano sentito dire. Ce l'aveva con l'FBI che lo aveva arrestato per il rapimento dei suoi due figli, e ce l'aveva anche con la politica estera del governo.
Così, quando si è ritrovato in una stanza d'albergo di Houston con due presunti terroristi (leggi: agenti dell'FBI), e loro gli hanno chiesto se ci sarebbe stato a costruire una bella bomba, lui deve aver risposto "Cazzo, sì". Dopotutto, l'America se l'era cercata.
Poche ore dopo il signor Grecula stava già in cella. Grazie alle misure di sicurezza messe in atto dopo l'11 settembre, potrebbe essere condannato a 15 anni di carcere.
Gli amici e i vicini di casa sono scettici: secondo loro "il professore" (così chiamato per le sue idee sulle fonti di energia alternative) non rappresenta una vera minaccia. Una parola tira l'altra, uno si lascia prendere e poi si trova a parlare di quanto gli piacerebbe costruire bombe enormi.
Conosco insospettabili che dopo il terzo bicchierino riabilitano le Brigate Rosse.
Gente che dopo mezz'ora in fila alle poste e un solo addetto agli sportelli inneggiano agli anarco-insurrezionalisti.
Persone che ce l'hanno con il governo, con la suocera o con il commercialista e che sognano suggestive combinazioni di tralicci ed esplosivi.
Persone che ce l'hanno con l'America, con Berlusconi, con la guerra all'Iraq, con il lavoro flessibile, con il capitale e anche con i mondiali a Sky, e ne parlano mentre stanno in coda alla cassa dell'iper.
Evitare, se possibile, gli Stati Uniti.
E fin qui.
Il signor Ron Grecula, sessantotto anni, inventore da strapazzo, non nascondeva a nessuno il suo disprezzo per gli Stati Uniti. "Non ho alcuna lealtà nei confronti dell'America", lo avevano sentito dire. Ce l'aveva con l'FBI che lo aveva arrestato per il rapimento dei suoi due figli, e ce l'aveva anche con la politica estera del governo.
Così, quando si è ritrovato in una stanza d'albergo di Houston con due presunti terroristi (leggi: agenti dell'FBI), e loro gli hanno chiesto se ci sarebbe stato a costruire una bella bomba, lui deve aver risposto "Cazzo, sì". Dopotutto, l'America se l'era cercata.
Poche ore dopo il signor Grecula stava già in cella. Grazie alle misure di sicurezza messe in atto dopo l'11 settembre, potrebbe essere condannato a 15 anni di carcere.
Gli amici e i vicini di casa sono scettici: secondo loro "il professore" (così chiamato per le sue idee sulle fonti di energia alternative) non rappresenta una vera minaccia. Una parola tira l'altra, uno si lascia prendere e poi si trova a parlare di quanto gli piacerebbe costruire bombe enormi.
Conosco insospettabili che dopo il terzo bicchierino riabilitano le Brigate Rosse.
Gente che dopo mezz'ora in fila alle poste e un solo addetto agli sportelli inneggiano agli anarco-insurrezionalisti.
Persone che ce l'hanno con il governo, con la suocera o con il commercialista e che sognano suggestive combinazioni di tralicci ed esplosivi.
Persone che ce l'hanno con l'America, con Berlusconi, con la guerra all'Iraq, con il lavoro flessibile, con il capitale e anche con i mondiali a Sky, e ne parlano mentre stanno in coda alla cassa dell'iper.
Evitare, se possibile, gli Stati Uniti.
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sabato, maggio 28, 2005
Twenty-four little hours
Si è rotto il rubinetto del lavello del bagno.
Non solo.
Un pezzo di rubinetto è caduto nello scarico del lavello.
Avevo bisogno di qualcosa per tirarlo fuori di lì.
Quel qualcosa poteva stare sopra il mobiletto dei medicinali.
Ma io sono alta uno e sessanta, che storie.
Allora sono salita sul coperchio del water.
In bagno c'è il soffitto mansardato. Si mansarda proprio all'altezza del water, anzi. Se sei alto uno e sessanta più un water, sei spacciato.
Ho battuto la testa.
Poi mio padre mi ha aiutato a cambiare il rubinetto.
È stata una cosa lunga e leggermente scoordinata.
Alla fine ho pulito tutto e ho buttato asciugamani e tappetino in lavatrice.
Mezz'ora dopo mio padre ha telefonato per dirmi che un paio di pinze mancavano all'appello, e di vedere se stavano da qualche parte.
Le pinze erano con il tappetino, a farsi un giro in lavatrice.
Adesso ho un nuovo rubinetto (75 euro), e funziona benissimo.
Però la lavatrice fa uno strano rumore.
Ho poi avuto una serie di lunghe conversazioni con mia suocera. Mia suocera è tipo da distruggerti in un pomeriggio e in assoluta buona fede 10 anni di analisi, e in più rischi di ritrovarti con qualcosa che non avevi prima, tipo paura degli spazi aperti, paura dei luoghi chiusi, un piccolo problema di personalità multipla o il terrore dei folletti Hoover.
Io ho una fantasia: sogno che mia suocera nasconda sotto i vestiti e l'abbondante bigiotteria un minuscolo tastierino alfanumerico su cui sia possibile digitare dei codici segreti per me vantaggiosi.
Tipo:
freccia su freccia giù, freccia su, maiuscolo canc = invisibilità,
freccia sinistra, freccia sinistra, freccia giù; freccia giù = indistruttibilità,
e così via: armi multiple, salto di livello, God mode, o la sfiziosa possibilità del bullett time.
Bisogna tener conto che avevo preso una bella botta.
Mentre stavo stesa sul divano con una busta di fagiolini surgelati appoggiata sulla testa (è la regola: mai che si riesca a trovare dei cubetti di ghiaccio quando ne hai bisogno, soprattutto se hai una voglia irrefrenabile di gin tonic o una commozione cerebrale in corso), riepilogando oziosamente il pomeriggio, scacciando le fantasie sulla suocera (che ormai aveva assunto le proporzioni di Safer Sephiroth nella battaglia finale di Final Fantasy VII) e facendo una checklist dei miei sintomi (vertigini, no; nausea, no; mal di testa, no; perdita di coscienza; no; agorafobia, un po'; paura dei folletti Hoover, un po'), ho pensato:
1. se una soffre di personalità multipla è più corretto parlare di super io o di super noi?
2. la mia love-story con i soffitti mansardati è finita, e d'ora in poi cercherò di evitare come la peste anche le travi a vista e i sottoscala;
3. se sopravvivo a queste ventiquattr'ore senza entrare in coma, pianto tutto e vado al mare.
Cosa sarà una scaglia di pil in meno, a questo punto?
Vivo in un paese di benestanti.
Non solo.
Un pezzo di rubinetto è caduto nello scarico del lavello.
Avevo bisogno di qualcosa per tirarlo fuori di lì.
Quel qualcosa poteva stare sopra il mobiletto dei medicinali.
Ma io sono alta uno e sessanta, che storie.
Allora sono salita sul coperchio del water.
In bagno c'è il soffitto mansardato. Si mansarda proprio all'altezza del water, anzi. Se sei alto uno e sessanta più un water, sei spacciato.
Ho battuto la testa.
Poi mio padre mi ha aiutato a cambiare il rubinetto.
È stata una cosa lunga e leggermente scoordinata.
Alla fine ho pulito tutto e ho buttato asciugamani e tappetino in lavatrice.
Mezz'ora dopo mio padre ha telefonato per dirmi che un paio di pinze mancavano all'appello, e di vedere se stavano da qualche parte.
Le pinze erano con il tappetino, a farsi un giro in lavatrice.
Adesso ho un nuovo rubinetto (75 euro), e funziona benissimo.
Però la lavatrice fa uno strano rumore.
Ho poi avuto una serie di lunghe conversazioni con mia suocera. Mia suocera è tipo da distruggerti in un pomeriggio e in assoluta buona fede 10 anni di analisi, e in più rischi di ritrovarti con qualcosa che non avevi prima, tipo paura degli spazi aperti, paura dei luoghi chiusi, un piccolo problema di personalità multipla o il terrore dei folletti Hoover.
Io ho una fantasia: sogno che mia suocera nasconda sotto i vestiti e l'abbondante bigiotteria un minuscolo tastierino alfanumerico su cui sia possibile digitare dei codici segreti per me vantaggiosi.
Tipo:
freccia su freccia giù, freccia su, maiuscolo canc = invisibilità,
freccia sinistra, freccia sinistra, freccia giù; freccia giù = indistruttibilità,
e così via: armi multiple, salto di livello, God mode, o la sfiziosa possibilità del bullett time.
Bisogna tener conto che avevo preso una bella botta.
Mentre stavo stesa sul divano con una busta di fagiolini surgelati appoggiata sulla testa (è la regola: mai che si riesca a trovare dei cubetti di ghiaccio quando ne hai bisogno, soprattutto se hai una voglia irrefrenabile di gin tonic o una commozione cerebrale in corso), riepilogando oziosamente il pomeriggio, scacciando le fantasie sulla suocera (che ormai aveva assunto le proporzioni di Safer Sephiroth nella battaglia finale di Final Fantasy VII) e facendo una checklist dei miei sintomi (vertigini, no; nausea, no; mal di testa, no; perdita di coscienza; no; agorafobia, un po'; paura dei folletti Hoover, un po'), ho pensato:
1. se una soffre di personalità multipla è più corretto parlare di super io o di super noi?
2. la mia love-story con i soffitti mansardati è finita, e d'ora in poi cercherò di evitare come la peste anche le travi a vista e i sottoscala;
3. se sopravvivo a queste ventiquattr'ore senza entrare in coma, pianto tutto e vado al mare.
Cosa sarà una scaglia di pil in meno, a questo punto?
Vivo in un paese di benestanti.
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giovedì, maggio 26, 2005
Una leggera brezza
Motivo Dalmata, 1950
"Il vento spazza via le cose, e l'uomo può soltanto esserne travolto. Avrei una bella pretesa se volessi sostituirmi al vento: ci riescono soltanto i grandissimi artisti, come Giorgione, Bellini, Picasso. Sono stati uragani che hanno cambiato il mondo della pittura, che lo hanno trasformato.
Quanto a me, mi accontenterei di essere ricordato come una leggera brezza."
Anton Zoran Music
Gorizia, 1909 - Venezia, 2005
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mercoledì, maggio 25, 2005
K2
Bellissimo post di Under The Same Sun, "Come un uomo si trasforma in K2". Le foto ritraggono i marine americani mentre bendano un giovane iracheno e gli scrivono sulla fronte "K2" con un pennarello prima di portarlo via sotto gli occhi della famiglia. Il ragazzo è stato accusato di possedere troppe munizioni per un'arma regolarmente autorizzata.
Le immagini colgono il momento in cui avviene la disumanizzazione: "quell'uomo non è più tale per quei soldati, è un detenuto, un numero, una rappresentazione del nemico, delle persone che sparano contro di loro, delle persone che odiano, delle persone che temono, persone che non sono persone. Può essere bendato, marchiato, umiliato davanti alla sua famiglia e portato via".
"E alcune di quelle persone umiliate e disumanizzate deporranno le loro armi regolarmente autorizzate e prenderanno esplosivi fatti in casa e ci punteranno addosso i loro lanciagranate. Noi raccoglieremo numeri ancora maggiori di persone, le arresteremo, le marchieremo, le umilieremo e le disumanizzeremo.
La domanda che ci sta di fronte è se ci fermeremo prima che i pennarelli si trasformino in tatuaggi."
Le immagini colgono il momento in cui avviene la disumanizzazione: "quell'uomo non è più tale per quei soldati, è un detenuto, un numero, una rappresentazione del nemico, delle persone che sparano contro di loro, delle persone che odiano, delle persone che temono, persone che non sono persone. Può essere bendato, marchiato, umiliato davanti alla sua famiglia e portato via".
"E alcune di quelle persone umiliate e disumanizzate deporranno le loro armi regolarmente autorizzate e prenderanno esplosivi fatti in casa e ci punteranno addosso i loro lanciagranate. Noi raccoglieremo numeri ancora maggiori di persone, le arresteremo, le marchieremo, le umilieremo e le disumanizzeremo.
La domanda che ci sta di fronte è se ci fermeremo prima che i pennarelli si trasformino in tatuaggi."
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Forse
Dalla trascrizione di una comunicazione via radio tra soldati israeliani nei pressi di Rafah, striscia di Gaza meridionale, avvenuta nell'ottobre del 2004:
Sentinella: Abbiamo individuato una femmina araba a circa 100 metri sotto la nostra postazione, vicino all'ingresso dei carri armati leggeri.
Quartier generale: Posto d'osservazione "Spain", la vedete?
Posto d'osservazione: Affermativo, è una ragazzina. Ora sta correndo in direzione est.
QG: Qual è la sua posizione?
PO: Attualmente si trova a nord del settore autorizzato.
Sentinella: Zona sbagliata.
[Spari]
PO: Adesso è dietro un terrapieno, a 250 metri dalle caserme. Continua a correre in direzione est. I colpi sono indirizzati su di lei.
QG: State parlando di una ragazza sotto i dieci anni?
PO: Circa dieci anni.
QG: Roger.
PO: PO a QG.
QG: Ricevuto, passo.
PO: È dietro il terrapieno, spaventata a morte, è sotto tiro, i colpi passano a un centimetro da lei.
Sentinella: Le nostre truppe stanno correndo verso di lei. Sono a circa 70 metri.
QG: Quindi il comandante di compagnia e la sua squadra sono fuori?
Sentinella: Affermativo, con alcuni altri soldati.
OP: Ricevuto. Sembra che una delle postazioni l'abbia abbattuta.
QG: Come, hai visto lo sparo? È a terra?
OP: È a terra. Adesso non si muove.
Comandante di compagnia [a QG]: Io e un altro soldato stiamo entrando. [alla Squadra] Avanti, confermare l'uccisione!
CC [a QG]: Abbiamo sparato e l'abbiamo uccisa. Ha... indossa pantaloni... jeans, e una camicia. Aveva anche una kefiah in testa. Confermo anch'io l'uccisione. Passo.
QG: Roger.
CC [a tutti]: Qualsiasi movimento, chiunque si muova nella zona, anche se è un bambino di tre anni, dev'essere ucciso. Passo.
Crimini di guerra forse non è l'espressione esatta. Ma è la prima che viene in mente.
Sentinella: Abbiamo individuato una femmina araba a circa 100 metri sotto la nostra postazione, vicino all'ingresso dei carri armati leggeri.
Quartier generale: Posto d'osservazione "Spain", la vedete?
Posto d'osservazione: Affermativo, è una ragazzina. Ora sta correndo in direzione est.
QG: Qual è la sua posizione?
PO: Attualmente si trova a nord del settore autorizzato.
Sentinella: Zona sbagliata.
[Spari]
PO: Adesso è dietro un terrapieno, a 250 metri dalle caserme. Continua a correre in direzione est. I colpi sono indirizzati su di lei.
QG: State parlando di una ragazza sotto i dieci anni?
PO: Circa dieci anni.
QG: Roger.
PO: PO a QG.
QG: Ricevuto, passo.
PO: È dietro il terrapieno, spaventata a morte, è sotto tiro, i colpi passano a un centimetro da lei.
Sentinella: Le nostre truppe stanno correndo verso di lei. Sono a circa 70 metri.
QG: Quindi il comandante di compagnia e la sua squadra sono fuori?
Sentinella: Affermativo, con alcuni altri soldati.
OP: Ricevuto. Sembra che una delle postazioni l'abbia abbattuta.
QG: Come, hai visto lo sparo? È a terra?
OP: È a terra. Adesso non si muove.
Comandante di compagnia [a QG]: Io e un altro soldato stiamo entrando. [alla Squadra] Avanti, confermare l'uccisione!
CC [a QG]: Abbiamo sparato e l'abbiamo uccisa. Ha... indossa pantaloni... jeans, e una camicia. Aveva anche una kefiah in testa. Confermo anch'io l'uccisione. Passo.
QG: Roger.
CC [a tutti]: Qualsiasi movimento, chiunque si muova nella zona, anche se è un bambino di tre anni, dev'essere ucciso. Passo.
Crimini di guerra forse non è l'espressione esatta. Ma è la prima che viene in mente.
martedì, maggio 24, 2005
venerdì, maggio 20, 2005
A kind of running joke
"He screamed out, 'Allah! Allah! Allah!' and my first reaction was that he was crying out to his god," Specialist Jones said to investigators. "Everybody heard him cry out and thought it was funny."
[...]
"It became a kind of running joke, and people kept showing up to give this detainee a common peroneal strike just to hear him scream out 'Allah,' " he said. "It went on over a 24-hour period, and I would think that it was over 100 strikes."
E poi c'è stato il quarto interrogatorio. Il prigioniero non riusciva più a tenere alzate le mani sulla testa (è stato obbligato a farlo). Non riusciva più a stare accucciato contro il muro per le percosse alle gambe (è stato obbligato a farlo). Poi l'hanno rimesso in piedi e una soldatessa gli ha camminato su un piede scalzo con gli stivali, lo ha afferrato per la barba, lo ha preso a calci sui genitali (si teneva a una certa distanza, poi faceva un passo indietro e gli assestava un calcio con il piede destro).
Poi l'hanno lasciato incatenato al soffitto fino al giorno successivo.
Poi il quinto interrogatorio.
Poi il sesto.
Il coroner che ha eseguito l'autopsia ha detto di aver visto simili ferite in una persona investita da un autobus.
Gli uomini arrestati insieme a Dilawar e spediti a Guantanamo sono stati scarcerati dopo quindici mesi perché "non costituiscono una minaccia per gli Stati Uniti". Ai genitori del prigioniero morto hanno preferito mentire: "Ho detto loro che gli avevano dato un letto. Ho detto che gli americani erano stati gentili perché era debole di cuore".
Del Bagram File parla oggi il New York Times (che sembra aver già individuato l'icona di questa storia di torture - come l'uomo incappucciato lo è di Abu Ghraib: il disegno fatto da un soldato per spiegare come Dilawar veniva appeso al soffitto della sua cella).
Al solito, questo (e altro) materiale è reso disponibile anche sul sito dell'American Civil Liberties Union.
E pensare che hanno costretto il Newsweek a ritrattare la storia sulla profanazione del Corano perché danneggia la reputazione degli Stati Uniti nel mondo islamico.
[...]
"It became a kind of running joke, and people kept showing up to give this detainee a common peroneal strike just to hear him scream out 'Allah,' " he said. "It went on over a 24-hour period, and I would think that it was over 100 strikes."
E poi c'è stato il quarto interrogatorio. Il prigioniero non riusciva più a tenere alzate le mani sulla testa (è stato obbligato a farlo). Non riusciva più a stare accucciato contro il muro per le percosse alle gambe (è stato obbligato a farlo). Poi l'hanno rimesso in piedi e una soldatessa gli ha camminato su un piede scalzo con gli stivali, lo ha afferrato per la barba, lo ha preso a calci sui genitali (si teneva a una certa distanza, poi faceva un passo indietro e gli assestava un calcio con il piede destro).
Poi l'hanno lasciato incatenato al soffitto fino al giorno successivo.
Poi il quinto interrogatorio.
Poi il sesto.
Il coroner che ha eseguito l'autopsia ha detto di aver visto simili ferite in una persona investita da un autobus.
Gli uomini arrestati insieme a Dilawar e spediti a Guantanamo sono stati scarcerati dopo quindici mesi perché "non costituiscono una minaccia per gli Stati Uniti". Ai genitori del prigioniero morto hanno preferito mentire: "Ho detto loro che gli avevano dato un letto. Ho detto che gli americani erano stati gentili perché era debole di cuore".
Del Bagram File parla oggi il New York Times (che sembra aver già individuato l'icona di questa storia di torture - come l'uomo incappucciato lo è di Abu Ghraib: il disegno fatto da un soldato per spiegare come Dilawar veniva appeso al soffitto della sua cella).
Al solito, questo (e altro) materiale è reso disponibile anche sul sito dell'American Civil Liberties Union.
E pensare che hanno costretto il Newsweek a ritrattare la storia sulla profanazione del Corano perché danneggia la reputazione degli Stati Uniti nel mondo islamico.
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giovedì, maggio 19, 2005
Ho capito bene?
"On top of it all, ordinary common sense should suggest that flushing a thick book down a toilet is physically impossible, as anyone who has had to live with the sad state of modern, American, low-flush plumbing would know".
"Mainstream-media bombshell", dal Washington Times.
Qui si parla dell'articolo, poi ritrattato, di Newsweek sulla profanazione del Corano a Guantanamo.
Se ho capito bene, ma bene bene bene, si dice che per capire che la storia era falsa bastava pensare al triste stato dei moderni impianti igienici americani, fisicamente impossibilitati a smaltire un libro così grosso.
"Mainstream-media bombshell", dal Washington Times.
Qui si parla dell'articolo, poi ritrattato, di Newsweek sulla profanazione del Corano a Guantanamo.
Se ho capito bene, ma bene bene bene, si dice che per capire che la storia era falsa bastava pensare al triste stato dei moderni impianti igienici americani, fisicamente impossibilitati a smaltire un libro così grosso.
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mercoledì, maggio 18, 2005
Il signor Galloway è andato a Washington
Non se ne è parlato moltissimo, da noi, quindi riassumerò l'antefatto: una commissione del Senato americano presieduta dal senatore Norm Coleman ha accusato il parlamentare britannico George Galloway e l’ex ministro dell’Interno francese, Charles Pasqua, di aver tratto profitto dal programma Oil For Food, che tra il 1996 e il 2003 consentì al regime di Saddam, sottoposto a sanzioni internazionali, di vendere limitate quantità di petrolio per acquistare beni di prima necessità.
Galloway, che Tony Blair ha cacciato dal partito a causa della sua dura opposizione alla guerra in Iraq e che è stato appena rieletto, è stato accusato di aver ricevuto allocazioni per 20 milioni di barili di petrolio da Saddam Hussein e di aver a sua volta compensato il rais con 300.000 milioni di dollari. Galloway ha ripetutamente negato.
Ora, sembra che i documenti usati per provare la colpevolezza di Galloway siano stati falsificati, e che qualcun altro (più famoso, ecco, ci siete arrivati) sia colpevole di accordi sottobanco con il vecchio regime iracheno.
Lo ammetto senza problemi: provo una forte simpatia per questo parlamentare scozzese di estrema sinistra, ex laburista defenestrato da Blair e ora vincitore con la coalizione "Respect". Ma anche se non fosse stato così, il suo discorso (sarebbe più appropriato parlare di show) davanti alla commissione del Senato americano mi avrebbe strappato un applauso convinto, oggi.
Galloway aveva anticipato il proprio intervento dicendo: “Accolgo con piacere l'occasione di difendere il mio nome. Le mie prime parole saranno: 'Senatore, è peccato che questo colloquio avvenga dopo che mi avete dichiarato colpevole. Perfino l'opera di Kafka conteneva la parvenza di un processo'". È poi andata così (mi scuso come sempre per la traduzione frettolosa):
"Senatore, non sono e non sono mai stato un petroliere, e nessuno lo è stato per conto mio. Non ho mai visto, posseduto, comprato o venduto un barile di petrolio - e nessuno l'ha fatto per conto mio.
So che i principi sono caduti in basso negli ultimi anni a Washington, ma per essere un avvocato lei è notevolmente irrispettoso di una qualsiasi idea di giustizia. Sono qui, oggi, ma mi avete dichiarato colpevole una settimana fa. Avete infangato il mio nome davanti a tutto il mondo senza mai avermi posto una sola domanda, senza avermi mai scritto né telefonato, senza aver mai tentato di contattarmi in alcun modo. E voi questa la chiamate giustizia.
Ho detto al mondo che l'Iraq, contrariamente alle vostre affermazioni, non aveva armi di distruzioni di massa.
Ho detto al mondo che, contrariamente alle vostre affermazioni, l'Iraq non aveva nessun legame con al-Quaeda.
Ho detto al mondo che, contrariamente alle vostre affermazioni, l'Iraq non aveva nessun legame con la tragedia dell'11 settembre.
Ho detto al mondo che, contrariamente alle vostre affermazioni, il popolo iracheno avrebbe resistito a un'invasione britannica e statunitense del proprio paese, e che la caduta di Baghdad non sarebbe stata l'inizio della fine, ma solo la fine dell'inizio.
Senatore, in tutto quello che ho detto dell'Iraq ho dimostrato di aver ragione, mentre voi avete dimostrato di aver torto, e 100.000 persone ci hanno rimesso la vita, compresi 1600 soldati americani mandati a morire per un sacco di bugie; e 15.000 di loro sono rimasti feriti, alcuni resi invalidi per sempre, per un sacco di bugie.
Ora voglio parlare delle pagine che mi riguardano e voglio sottolineare i punti in cui ci sono... cerchiamo di essere caritatevoli, e chiamiamoli errori. Poi voglio metter tutto questo nel contesto in cui secondo me dovrebbe stare. Nella prima pagina del vostro documento su di me dite che ho avuto "molti incontri" con Saddam Hussein. Ciò è falso. Ho avuto due incontri con Saddam Hussein, uno nel 1994 e uno nell'agosto del 2002. Non è possibile forzare la lingua inglese al punto da trasformare due incontri in "molti incontri" con Saddam Hussein.
Di fatto, ho incontrato Saddam Hussein esattamente quanto lo ha incontrato Donald Rumsfeld. La differenza è che Donald Rumsfeld lo ha incontrato per vendergli armi e per dargli le mappe che servivano a puntar meglio quelle armi.
L'ho incontrato per cercare di metter fine alle sanzioni, alla sofferenza e alla guerra, e, nella seconda delle due occasioni, per convincerlo a lasciar entrare nel paese Hans Blix e gli ispettori delle Nazioni Unite - facendo di quei due incontri con Saddam Hussein un uso di gran lunga migliore di quello che ne ha fatto il vostro Segretario di Stato.
Sono stato un oppositore di Saddam Hussein quando i governi e le compagnie americane e britanniche gli vendevano armi e gas. Ho protestato davanti all'ambasciata dell'Iraq quando i funzionari britannici e americani ci entravano per farvi affari.
[...]
Senatore, io non possiedo compagnie, eccetto una piccola ditta il cui solo e unico scopo è quello di ricevere i compensi che mi provengono dal mio lavoro di giornalista per la Associated Newspapers di Londra. Non possiedo una compagnia che abbia commerciato petrolio iracheno. E voi non avete il diritto di fare un'affermazione, del tutto falsa e infondata, che implichi il contrario.
Voi non avete niente contro di me, Senatore, tranne il mio nome su alcune liste, molte delle quali sono state stilate dopo l'instaurazione del vostro governo fantoccio a Baghdad. Se aveste qualche lettera contro di me del genere di quelle che avete contro Zhirinovsky e Pasqua, le avreste presentate oggi ai membri della commissione.
Avete il mio nome sulle liste che vi ha fornito l'inchiesta di Duelfer, il quale le aveva ricevute dal truffatore Ahmed Chalabi, che, come molti dei vostri connazionali ormai sanno, ha avuto un ruolo decisivo nel condurre il vostro paese al disastro in Iraq.
[...]
Guardate il vero scaldalo di Oil For Food. Guardate i 14 mesi in cui avete comandato a Baghdad, i primi 14 mesi in cui sono andati persi 8,8 miliardi di dollari dell'Iraq. Guardate la Halliburton e altre corporazioni americane, che hanno rubato non solo il denaro dell'Iraq, ma anche quello dei contribuenti americani.
Guardate il petrolio che non avete nemmeno misurato, che avete esportato dal paese e venduto, e i cui proventi sono finiti chissà dove. Guardate gli 800 milioni di dollari che avete dato ai vostri capi militari perché a loro volta li distribuissero nel paese senza neanche contarli.
Guardate il vero scandalo che emerge sui quotidiani di oggi, per cui quelli che hanno fatto i furbi con le sanzioni non sono stati i politici russi, o francesi, o io stesso, ma le vostre compagnie, con la connivenza del vostro governo".
Tra i tanti commenti, mi è piaciuto molto quello di Body and Soul, che parla dello shock provato nel sentir dire da un politico una verità dopo l'altra. "Non una verità sepolta sotto una tonnellata di bugie. Ma una verità dopo l'altra".
Da noi invece non se ne è parlato tantissimo.
Sarà anche che non siamo abituati.
Update: il discorso integrale, con trascrizione del testo, almeno per oggi è qui.
Galloway, che Tony Blair ha cacciato dal partito a causa della sua dura opposizione alla guerra in Iraq e che è stato appena rieletto, è stato accusato di aver ricevuto allocazioni per 20 milioni di barili di petrolio da Saddam Hussein e di aver a sua volta compensato il rais con 300.000 milioni di dollari. Galloway ha ripetutamente negato.
Ora, sembra che i documenti usati per provare la colpevolezza di Galloway siano stati falsificati, e che qualcun altro (più famoso, ecco, ci siete arrivati) sia colpevole di accordi sottobanco con il vecchio regime iracheno.
Lo ammetto senza problemi: provo una forte simpatia per questo parlamentare scozzese di estrema sinistra, ex laburista defenestrato da Blair e ora vincitore con la coalizione "Respect". Ma anche se non fosse stato così, il suo discorso (sarebbe più appropriato parlare di show) davanti alla commissione del Senato americano mi avrebbe strappato un applauso convinto, oggi.
Galloway aveva anticipato il proprio intervento dicendo: “Accolgo con piacere l'occasione di difendere il mio nome. Le mie prime parole saranno: 'Senatore, è peccato che questo colloquio avvenga dopo che mi avete dichiarato colpevole. Perfino l'opera di Kafka conteneva la parvenza di un processo'". È poi andata così (mi scuso come sempre per la traduzione frettolosa):
"Senatore, non sono e non sono mai stato un petroliere, e nessuno lo è stato per conto mio. Non ho mai visto, posseduto, comprato o venduto un barile di petrolio - e nessuno l'ha fatto per conto mio.
So che i principi sono caduti in basso negli ultimi anni a Washington, ma per essere un avvocato lei è notevolmente irrispettoso di una qualsiasi idea di giustizia. Sono qui, oggi, ma mi avete dichiarato colpevole una settimana fa. Avete infangato il mio nome davanti a tutto il mondo senza mai avermi posto una sola domanda, senza avermi mai scritto né telefonato, senza aver mai tentato di contattarmi in alcun modo. E voi questa la chiamate giustizia.
Ho detto al mondo che l'Iraq, contrariamente alle vostre affermazioni, non aveva armi di distruzioni di massa.
Ho detto al mondo che, contrariamente alle vostre affermazioni, l'Iraq non aveva nessun legame con al-Quaeda.
Ho detto al mondo che, contrariamente alle vostre affermazioni, l'Iraq non aveva nessun legame con la tragedia dell'11 settembre.
Ho detto al mondo che, contrariamente alle vostre affermazioni, il popolo iracheno avrebbe resistito a un'invasione britannica e statunitense del proprio paese, e che la caduta di Baghdad non sarebbe stata l'inizio della fine, ma solo la fine dell'inizio.
Senatore, in tutto quello che ho detto dell'Iraq ho dimostrato di aver ragione, mentre voi avete dimostrato di aver torto, e 100.000 persone ci hanno rimesso la vita, compresi 1600 soldati americani mandati a morire per un sacco di bugie; e 15.000 di loro sono rimasti feriti, alcuni resi invalidi per sempre, per un sacco di bugie.
Ora voglio parlare delle pagine che mi riguardano e voglio sottolineare i punti in cui ci sono... cerchiamo di essere caritatevoli, e chiamiamoli errori. Poi voglio metter tutto questo nel contesto in cui secondo me dovrebbe stare. Nella prima pagina del vostro documento su di me dite che ho avuto "molti incontri" con Saddam Hussein. Ciò è falso. Ho avuto due incontri con Saddam Hussein, uno nel 1994 e uno nell'agosto del 2002. Non è possibile forzare la lingua inglese al punto da trasformare due incontri in "molti incontri" con Saddam Hussein.
Di fatto, ho incontrato Saddam Hussein esattamente quanto lo ha incontrato Donald Rumsfeld. La differenza è che Donald Rumsfeld lo ha incontrato per vendergli armi e per dargli le mappe che servivano a puntar meglio quelle armi.
L'ho incontrato per cercare di metter fine alle sanzioni, alla sofferenza e alla guerra, e, nella seconda delle due occasioni, per convincerlo a lasciar entrare nel paese Hans Blix e gli ispettori delle Nazioni Unite - facendo di quei due incontri con Saddam Hussein un uso di gran lunga migliore di quello che ne ha fatto il vostro Segretario di Stato.
Sono stato un oppositore di Saddam Hussein quando i governi e le compagnie americane e britanniche gli vendevano armi e gas. Ho protestato davanti all'ambasciata dell'Iraq quando i funzionari britannici e americani ci entravano per farvi affari.
[...]
Senatore, io non possiedo compagnie, eccetto una piccola ditta il cui solo e unico scopo è quello di ricevere i compensi che mi provengono dal mio lavoro di giornalista per la Associated Newspapers di Londra. Non possiedo una compagnia che abbia commerciato petrolio iracheno. E voi non avete il diritto di fare un'affermazione, del tutto falsa e infondata, che implichi il contrario.
Voi non avete niente contro di me, Senatore, tranne il mio nome su alcune liste, molte delle quali sono state stilate dopo l'instaurazione del vostro governo fantoccio a Baghdad. Se aveste qualche lettera contro di me del genere di quelle che avete contro Zhirinovsky e Pasqua, le avreste presentate oggi ai membri della commissione.
Avete il mio nome sulle liste che vi ha fornito l'inchiesta di Duelfer, il quale le aveva ricevute dal truffatore Ahmed Chalabi, che, come molti dei vostri connazionali ormai sanno, ha avuto un ruolo decisivo nel condurre il vostro paese al disastro in Iraq.
[...]
Guardate il vero scaldalo di Oil For Food. Guardate i 14 mesi in cui avete comandato a Baghdad, i primi 14 mesi in cui sono andati persi 8,8 miliardi di dollari dell'Iraq. Guardate la Halliburton e altre corporazioni americane, che hanno rubato non solo il denaro dell'Iraq, ma anche quello dei contribuenti americani.
Guardate il petrolio che non avete nemmeno misurato, che avete esportato dal paese e venduto, e i cui proventi sono finiti chissà dove. Guardate gli 800 milioni di dollari che avete dato ai vostri capi militari perché a loro volta li distribuissero nel paese senza neanche contarli.
Guardate il vero scandalo che emerge sui quotidiani di oggi, per cui quelli che hanno fatto i furbi con le sanzioni non sono stati i politici russi, o francesi, o io stesso, ma le vostre compagnie, con la connivenza del vostro governo".
Tra i tanti commenti, mi è piaciuto molto quello di Body and Soul, che parla dello shock provato nel sentir dire da un politico una verità dopo l'altra. "Non una verità sepolta sotto una tonnellata di bugie. Ma una verità dopo l'altra".
Da noi invece non se ne è parlato tantissimo.
Sarà anche che non siamo abituati.
Update: il discorso integrale, con trascrizione del testo, almeno per oggi è qui.
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That's life
Non vedo mia suocera da un mese.
A me le cose vanno così.
Era davvero in vacanza.
(Comedy is tragedy that happens to other people, disse Angela Carter.)
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lunedì, maggio 16, 2005
Citofono
Non basta la preoccupazione, no: ci manca il cronista attaccato al campanello.
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Invasion is not a revolution
"It is one thing to celebrate revolutions that other people conduct for their own reasons, and another thing entirely to create the conditions that not only lead to the revolution but also the creation of a stable nation-state that follows.[...]
Invasion is not a revolution."
Anthony Cordesman, senior fellow al Centro Studi Strategici Internazionali di Washington, citato dal Chicago Tribune (via USC Center on Public Diplomacy)
Invasion is not a revolution."
Anthony Cordesman, senior fellow al Centro Studi Strategici Internazionali di Washington, citato dal Chicago Tribune (via USC Center on Public Diplomacy)
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sabato, maggio 14, 2005
Iracheni invisibili
"We're fighting an invisible enemy," said Sgt. Jeffrey Swartzentruber of Ft. Lauderdale, Fla. "They're like the… CIA."
("Stiamo combattendo contro un nemico invisibile, ha detto il sergente Jeffrey Swartzentruber di Fort Lauderdale, Florida. "Sono come la... CIA".)
An Unseen Enemy, sul Los Angeles Times.
("Stiamo combattendo contro un nemico invisibile, ha detto il sergente Jeffrey Swartzentruber di Fort Lauderdale, Florida. "Sono come la... CIA".)
An Unseen Enemy, sul Los Angeles Times.
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mercoledì, maggio 11, 2005
Back to Berlusconi mode
L'erede
Tocca anche vergognarsi un po', quando si va all'estero. Soprattutto con gli spagnoli. Ecco, credo che adesso riuscirei a guardare in faccia un inglese, e a dargli un pacca sulla spalla. Ma gli spagnoli.
Meno male che a Madrid siamo arrivati giusto in tempo per essere informati dell'embarazo real: erede in arrivo, sarà maschio o femmina, contenti i nonni, bisognerà rivedere la costituzione, sarà poi veramente simpatica questa Letizia? Tutti argomenti dibattuti a lungo, con un misto di pedanteria, gossip depurato e discorsi da anziane zie nubili (molto immacolata concezione, per capirci). Veniva da prestargli un Bruno Vespa. Insomma, non è stato poi neanche possibile vergognarsi tanto. E dire che Berlusconi ce l'ha messa tutta, in questi giorni.
La Playstation
Per un momento a vederlo lì con il microfono ho temuto che volesse venderci una batteria di pentole o un set di coltelli di Toledo.
Ma no. Il comandante Roberto B. era uscito in cabina passeggeri per confidarci un problema di handling a Barcellona, rassicurarci sulla temperatura esterna (i soliti -50°) e informarci che saremmo arrivati in un'ora e quaranta, "Se la Playstation non ci tradisce". Non son cose da dire, e comunque la Playstation ci ha messo due ore e dieci.
Crash
Prendo spesso l'aereo. Però, ultimamente, sono cambiate alcune cose.
Primo. Ho scoperto l'esistenza del fattore Epaminonda.
Secondo. Ho saputo che gli esperti di sicurezza del volo usano l'espressione "+ 3 -5".
Terzo. Un conoscente, ex-pilota di linea, per giustificare la precisione maniacale con cui esegue i backup del suo hard disk, si è lasciato sfuggire la frase: "a volte con i computer succedono le cose meno probabili. Come sugli aerei, mi creda".
Perdita dell'innocenza, si chiama.
Quarto. Come mi è venuto in mente di guardarmi tutte quelle puntate di Lost?
Al ritorno
All'uscita dell'aeroporto di Venezia, poco prima della tangenziale, un display annuncia che mancano 1088 giorni al passante di Mestre. Ah, ecco, siamo tornati nel Berlusconi mode.
Intanto
Sfogliando il giornale di ieri, leggo che "Gorizia è una città a misura di chitarristi". Sarebbe a dire?
Una pagina più in là, un articolo mi informa che da noi si comincia a bere a 16 anni, preferibilmente vino rosso.
Forse sto cominciando a capire.
Tito
La sera del 9 maggio hanno illuminato con le torce la scritta Nas Tito sul Sabotino. Bello, dicono.
Tante cose un senso non ce l'ha
Io non ce l'ho con lui, è la maestrina che è in me che tende ad ammutinarsi e che lo prenderebbe a sciabolate con la biro rossa. Io – niente di personale, a parte un tormentone Vodafone che per poco non mi spediva alla neuro – al Vasco Rossi non darei neanche un 18 politico. Ho capito che è una laurea in scienze della comunicazione, mica in medicina o in fisica nucleare. Però poi non venite a lamentarvi se si laurea facile anche l'Antonacci: io ve l'avevo detto.
Sì
Lei
Io l'amo, Madrid.
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giovedì, maggio 05, 2005
Breve sparizione
Le cose improvvisate sono spesso le migliori.
Ci vediamo tra qualche giorno.
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martedì, maggio 03, 2005
Ocio
Y10 Fire LX, parcheggio, Grado.
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martedì, aprile 26, 2005
Accordi e disaccordi
Bene, ricapitoliamo (è un post provvisorio, senza link, tanto per raccogliere le idee).
C'è un paese che bombarda e invade senza motivo (anzi, falsificando e mentendo) un altro paese, che usa armi dichiarate illegali, che assolve i torturatori e che esporta i prigionieri per torturarli meglio e più liberamente.
Ci sono dei soldati dai riflessi velocissimi, capaci di intimare tre volte l'alt in pochissimi secondi prima di sparare per uccidere.
C'è la giornalista, anzi, la militante comunista, che continua a raccontare la sua verità.
C'è l'agente C., del Sismi, che guidava la macchina: anche secondo lui la velocità non superava i 40/45 chilometri orari.
C'è l'eroe italiano, un agente molto bravo, una brava persona; ha solo un problema, è morto e sepolto, e quindi facilmente screditabile.
C'è il presidente del Consiglio, che quando le cose hanno cominciato a mettersi male si è ritrovato a Palazzo Chigi il direttore del Manifesto (sfiga, che vi devo dire) e in quella situazione non poteva neanche tirar giù due madonne, figuriamoci concordare una provvisoria versione di comodo con il potere assoluto.
C'è una macchina crivellata di colpi che non è stata ancora consegnata all'Italia.
C'è una strada, che è quella per l'aeroporto di Baghdad: all'improvviso ci sono passati tutti, contractors, giornalisti, mercenari. Sarà anche pericolosa, ma affollata lo è di certo.
Poi c'è un'altra strada, che è quella dov'è passata la macchina con Calipari e Sgrena: una strada messa in sicurezza, dalla quale si accede solo dalla zona verde, dopo diversi controlli.
C'è il Dipartimento di Stato americano, che vorrebbe chiuder tutto come "tragico incidente", tante scuse e una bella medaglia per Calipari.
E poi c'è il Pentagono: secondo la sua versione a sparare fu un soldato solo, che con una mano ha alzato un faro e con l'altra ha fatto partire una raffica; e la Corolla correva, 80 chilometri orari.
C'è la Commissione italiana, che ha dovuto chiedere formalmente che al comportamento di Nicola Calipari fosse attribuito nella relazione l'aggettivo "eroico".
C'è poi il misterioso attentatore che ha lanciato una bomba a mano contro i componenti della Commissione d'inchiesta, proprio mentre stavano esaminando la Corolla: guerriglia irachena, no? Ve l'avevamo detto che era una zona pericolosa, che vi credete?
E poi c'è di nuovo Berlusconi, che oggi alla Camera ha precisato che l'inchiesta non è conclusa. I giornalisti fraintendono, si sa. E Rumsfeld: non si è raggiunto nessun accordo finale.
Nessun accordo, quindi nessun disaccordo.
Ma quale braccio di ferro.
Cosa volete da noi.
C'è un nuovo papa.
C'è un nuovo Berlusconi.
Sta arrivando la primavera.
Rilanciamo in grande stile il Mezzogiorno.
Al limite, se i soldi ci finiscono prima del previsto, o ci mettiamo a stampare euri sottobanco o vendiamo le spiagge da Ostia in giù.
C'è un paese che bombarda e invade senza motivo (anzi, falsificando e mentendo) un altro paese, che usa armi dichiarate illegali, che assolve i torturatori e che esporta i prigionieri per torturarli meglio e più liberamente.
Ci sono dei soldati dai riflessi velocissimi, capaci di intimare tre volte l'alt in pochissimi secondi prima di sparare per uccidere.
C'è la giornalista, anzi, la militante comunista, che continua a raccontare la sua verità.
C'è l'agente C., del Sismi, che guidava la macchina: anche secondo lui la velocità non superava i 40/45 chilometri orari.
C'è l'eroe italiano, un agente molto bravo, una brava persona; ha solo un problema, è morto e sepolto, e quindi facilmente screditabile.
C'è il presidente del Consiglio, che quando le cose hanno cominciato a mettersi male si è ritrovato a Palazzo Chigi il direttore del Manifesto (sfiga, che vi devo dire) e in quella situazione non poteva neanche tirar giù due madonne, figuriamoci concordare una provvisoria versione di comodo con il potere assoluto.
C'è una macchina crivellata di colpi che non è stata ancora consegnata all'Italia.
C'è una strada, che è quella per l'aeroporto di Baghdad: all'improvviso ci sono passati tutti, contractors, giornalisti, mercenari. Sarà anche pericolosa, ma affollata lo è di certo.
Poi c'è un'altra strada, che è quella dov'è passata la macchina con Calipari e Sgrena: una strada messa in sicurezza, dalla quale si accede solo dalla zona verde, dopo diversi controlli.
C'è il Dipartimento di Stato americano, che vorrebbe chiuder tutto come "tragico incidente", tante scuse e una bella medaglia per Calipari.
E poi c'è il Pentagono: secondo la sua versione a sparare fu un soldato solo, che con una mano ha alzato un faro e con l'altra ha fatto partire una raffica; e la Corolla correva, 80 chilometri orari.
C'è la Commissione italiana, che ha dovuto chiedere formalmente che al comportamento di Nicola Calipari fosse attribuito nella relazione l'aggettivo "eroico".
C'è poi il misterioso attentatore che ha lanciato una bomba a mano contro i componenti della Commissione d'inchiesta, proprio mentre stavano esaminando la Corolla: guerriglia irachena, no? Ve l'avevamo detto che era una zona pericolosa, che vi credete?
E poi c'è di nuovo Berlusconi, che oggi alla Camera ha precisato che l'inchiesta non è conclusa. I giornalisti fraintendono, si sa. E Rumsfeld: non si è raggiunto nessun accordo finale.
Nessun accordo, quindi nessun disaccordo.
Ma quale braccio di ferro.
Cosa volete da noi.
C'è un nuovo papa.
C'è un nuovo Berlusconi.
Sta arrivando la primavera.
Rilanciamo in grande stile il Mezzogiorno.
Al limite, se i soldi ci finiscono prima del previsto, o ci mettiamo a stampare euri sottobanco o vendiamo le spiagge da Ostia in giù.
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lunedì, aprile 25, 2005
Festa
dobraro"Ecco, io direi che questo sentimento di libertà che avevamo, di sicurezza, perché eravamo con un fucile in mano, perché eravamo armati, perché avevamo di fronte un nemico ben chiaro, come i tedeschi, eliminava ogni dubbio. Era un momento di assoluta libertà, proprio perché era scomparso lo stato: lo stato fascista ma anche lo stato di Badoglio e del re, cioè non c'era più uno stato.. Lo stato erano i tedeschi, che erano degli oppressori, degli invasori, non avevano nessuna legittimità, così come i fascisti che gli davano mano.
Ecco, in quei momenti, girando per queste montagne, c'era la sensazione e l'impressione di toccare con mano la possibilità di costruire qualcosa di nuovo. Una possibilità che per noi era molto poco definita. Non che avessimo delle idee chiare sul domani, su come sarebbe stato. Però avevamo l'impressione - anche se può sembrare un po' retorico - di poter toccare quasi l'utopia. Era quel momento di utopia che nella vita capita una sola volta. Però se capita quella volta te lo ricordi per tutto il resto della vita. Forse è quello che ti dà il senso a tutti i momenti e agli anni successivi di vita in cui l'utopia rimane in quel passato e in un futuro in cui ci si augura possa ritornare."
Paolo Gobetti
Buon 25 a tutti.
Ecco, in quei momenti, girando per queste montagne, c'era la sensazione e l'impressione di toccare con mano la possibilità di costruire qualcosa di nuovo. Una possibilità che per noi era molto poco definita. Non che avessimo delle idee chiare sul domani, su come sarebbe stato. Però avevamo l'impressione - anche se può sembrare un po' retorico - di poter toccare quasi l'utopia. Era quel momento di utopia che nella vita capita una sola volta. Però se capita quella volta te lo ricordi per tutto il resto della vita. Forse è quello che ti dà il senso a tutti i momenti e agli anni successivi di vita in cui l'utopia rimane in quel passato e in un futuro in cui ci si augura possa ritornare."
Paolo Gobetti
Buon 25 a tutti.
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