giovedì, luglio 19, 2007
La Playmobilio Map
Intanto, mentre il Nostro cova esecrabili commistioni di generi, eccovi un abbozzo di scenario per il Playmobilio (cliccate per ingrandire). Vi ricordo che ci troviamo sempre nell'anno 859 circa dell'Era TJF, e che siamo a corto di immagini per i soldatini. Idee, suggerimenti, piani di battaglia?
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mercoledì, luglio 18, 2007
Uno, nessuno, al-Baghdadi
Lo sapevo. La notizia dell'estate, proprio adesso che ho il bracciodestro AA in ferie e il neocon residente ai lavori forzati.
Vi ricordate Abu Hamza al-Muhajir, detto anche Abu Ayyub al-Masri, detto anche Bassoprofilo, insomma Tizio Nuovo? Ecco.
Non ci avevano detto che era il presunto capo di al Qaeda in Iraq (annuncio del 12 giugno 2006; lasciate stare che forse si tratta di due persone diverse)? Sì, ce l'avevano detto.
Poi avevano cambiato idea, e ci avevano detto che però forse il capo era Omar al-Baghdadi.
Adesso, tale al-Mashhadani Khaled, uomo di al Qaeda arrestato dalle truppe Usa a Mosul (mettere agli atti bracciodestro catturato numero 735545), ha rivelato che Omar al-Baghdadi in realtà non esiste. È un attore, dice, il vero capo di al Qaeda è Abu Ayyub al-Masri. Bene, nuovamente il Nostro.
Ma cos'avrebbe fatto questo satanasso di un Mashhadani? Avrebbe supervisionato la creazione di un'organizzazione fittizia denominata "Stato islamico dell'Iraq", composta da gente fittizia e guidata da un personaggio altrettanto fittizio: Omar al-Baghdadi. Dice il generale Kevin Bergner: per dare credibilità al nuovo leader "lo stesso al-Masri gli giurò fedeltà". Ma in realtà Omar era impersonato da un attore: Abu Abdullah al-Naima.
Nuova versione: "Al Qaeda in Iraq è in realtà guidata da un gruppo di stranieri che fa capo ad Abu Ayyub al-Masri, ma che si serve di 'manovalanza' irachena divisa in diverse cellule" ha aggiunto Bergner.
C'è tutto: il Vero Capo Sotto Mentite Spoglie che giurà fedeltà al Carismatico Nuovo Capo, la Cerimonia di Investitura, il finto Stato Islamico, la Mente delatrice, l'Attore. Un po' Pirandello, un po' dramma-nel-dramma Shakespeariano.
Tuttavia.
Fa caldo, il bracciodestro è in ferie. Adesso ridatemi la vecchia fasulla al Qaeda con il suo capo morto e i cinquanta vice d'ordinanza, rivoglio il monocchio Mullah Omar e il tenebroso giordano con le sue sottovesti da Barbie Ballerina, raccontatemi che Saad bin Laden sta organizzando la guerriglia a St. Motitz anche se papà non vuole e che il giovane Omar ha sposato una cinquantenne inglese conosciuta facendo il giro delle Piramidi a cavallo. Ops, già fatto?
Link (gracias, toni_i :-))
Vi ricordate Abu Hamza al-Muhajir, detto anche Abu Ayyub al-Masri, detto anche Bassoprofilo, insomma Tizio Nuovo? Ecco.
Non ci avevano detto che era il presunto capo di al Qaeda in Iraq (annuncio del 12 giugno 2006; lasciate stare che forse si tratta di due persone diverse)? Sì, ce l'avevano detto.
Poi avevano cambiato idea, e ci avevano detto che però forse il capo era Omar al-Baghdadi.
Adesso, tale al-Mashhadani Khaled, uomo di al Qaeda arrestato dalle truppe Usa a Mosul (mettere agli atti bracciodestro catturato numero 735545), ha rivelato che Omar al-Baghdadi in realtà non esiste. È un attore, dice, il vero capo di al Qaeda è Abu Ayyub al-Masri. Bene, nuovamente il Nostro.
Ma cos'avrebbe fatto questo satanasso di un Mashhadani? Avrebbe supervisionato la creazione di un'organizzazione fittizia denominata "Stato islamico dell'Iraq", composta da gente fittizia e guidata da un personaggio altrettanto fittizio: Omar al-Baghdadi. Dice il generale Kevin Bergner: per dare credibilità al nuovo leader "lo stesso al-Masri gli giurò fedeltà". Ma in realtà Omar era impersonato da un attore: Abu Abdullah al-Naima.
Nuova versione: "Al Qaeda in Iraq è in realtà guidata da un gruppo di stranieri che fa capo ad Abu Ayyub al-Masri, ma che si serve di 'manovalanza' irachena divisa in diverse cellule" ha aggiunto Bergner.
C'è tutto: il Vero Capo Sotto Mentite Spoglie che giurà fedeltà al Carismatico Nuovo Capo, la Cerimonia di Investitura, il finto Stato Islamico, la Mente delatrice, l'Attore. Un po' Pirandello, un po' dramma-nel-dramma Shakespeariano.
Tuttavia.
Fa caldo, il bracciodestro è in ferie. Adesso ridatemi la vecchia fasulla al Qaeda con il suo capo morto e i cinquanta vice d'ordinanza, rivoglio il monocchio Mullah Omar e il tenebroso giordano con le sue sottovesti da Barbie Ballerina, raccontatemi che Saad bin Laden sta organizzando la guerriglia a St. Motitz anche se papà non vuole e che il giovane Omar ha sposato una cinquantenne inglese conosciuta facendo il giro delle Piramidi a cavallo. Ops, già fatto?
Link (gracias, toni_i :-))
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L'Avvelenatore gentile
"Sì, sono io che li nutro, i gatti. In questo periodo, perché sostituisco la Signora Morta. La Signora Morta è la mia vicina di casa: anziana, sorda, con gatta anziana. Appena ho traslocato qui è scomparsa, con la gatta e tutto. Quando ho scoperto che nei mesi estivi si trasferisce nella casa al mare era diventata già la Signora Morta, con la Gatta Morta.
Quando lei non c'è dovrebbe sostituirla la Signora Gianni. Non so come si chiama, so solo che è la vedova del fondatore della Trattoria da Gianni. Quindi sarebbe più giusto Vedova Trattoria. Infine, quando anche la Vedova Trattoria è in vacanza, come ora, li nutro io; altrimenti mi limito a occuparmi dei bocconcini fuoripasto.
Sono quattro: la grigia, il nero, il panciuto e il bianco. L'unica davvero a rischio è la grigia, che non ha mai avuto un padrone. Ha quindici anni, pochi denti. Di solito dorme sulla mia auto, le vedi queste orme? Qui?"
Certo, dopo tutto mi avevi solo chiesto "Sei tu che nutri i gatti?" e pensandoci bene potresti essere un avvelenatore di felini, anche se non sembrerebbe, o un maniaco che ruba i croccantini dalle ciotole per farci i braccialetti, o un assassino di donne dal cuore molle. E magari una mattina il camion della differenziata ci troverà così, Morta, Trattoria e io: come se dormissimo abbracciate a un tiglio, con la scatoletta di tonno in mano e i gatti che ci assaggiano la faccia.
Fatto sta che poi mi dici: "Se non ci pensano la Signora Morta e la Signora Trattoria e tu vai in ferie, ci sono io". "Grazie", dico. "Allora ciao", dici tu. Ci metti sopra un bel sorriso per sigillare l'accordo e io penso che ormai, anche se mi fido, tu sei l'"Avvelenatore".
"Ciao".
Di sicuro hai deciso che sono strana, volendo carina ma strana.
Del resto.
Da circa dieci minuti sto cercando di aprire l'auto con le chiavi di casa.
Quando lei non c'è dovrebbe sostituirla la Signora Gianni. Non so come si chiama, so solo che è la vedova del fondatore della Trattoria da Gianni. Quindi sarebbe più giusto Vedova Trattoria. Infine, quando anche la Vedova Trattoria è in vacanza, come ora, li nutro io; altrimenti mi limito a occuparmi dei bocconcini fuoripasto.
Sono quattro: la grigia, il nero, il panciuto e il bianco. L'unica davvero a rischio è la grigia, che non ha mai avuto un padrone. Ha quindici anni, pochi denti. Di solito dorme sulla mia auto, le vedi queste orme? Qui?"
Certo, dopo tutto mi avevi solo chiesto "Sei tu che nutri i gatti?" e pensandoci bene potresti essere un avvelenatore di felini, anche se non sembrerebbe, o un maniaco che ruba i croccantini dalle ciotole per farci i braccialetti, o un assassino di donne dal cuore molle. E magari una mattina il camion della differenziata ci troverà così, Morta, Trattoria e io: come se dormissimo abbracciate a un tiglio, con la scatoletta di tonno in mano e i gatti che ci assaggiano la faccia.
Fatto sta che poi mi dici: "Se non ci pensano la Signora Morta e la Signora Trattoria e tu vai in ferie, ci sono io". "Grazie", dico. "Allora ciao", dici tu. Ci metti sopra un bel sorriso per sigillare l'accordo e io penso che ormai, anche se mi fido, tu sei l'"Avvelenatore".
"Ciao".
Di sicuro hai deciso che sono strana, volendo carina ma strana.
Del resto.
Da circa dieci minuti sto cercando di aprire l'auto con le chiavi di casa.
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The Real Thing
martedì, luglio 17, 2007
VVP e gli inglesi
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e leggeva lieto le previsioni contenute in un rapporto delle compagnie petrolifere americane, secondo le quali il prezzo del petrolio sarebbe salito a 150 dollari al barile.
A un tratto l'imponente porta dello studio presidenziale si aprì e nella stanza entrò con discrezione il ministro degli esteri Sergej Viktorovič Lavrov.
- Bratello, - disse preoccupato Sergej Viktorovič, - La Gran Bretagna ha comunicato l'espulsione di quattro diplomatici russi. Urge una nostra reazione. Propongo di espellere sei diplomatici inglesi e il console. Tanto più che si appresta a parlare di non so cosa con i nostri blogger russi.
- Con i blogger? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E perché?
- Non lo so, - il ministro si strinse nelle spalle, - Ma personalmente tutto questo non mi piace affatto. Bisogna espellere forse anche otto...
- Non serve espellerne otto, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna espellerne uno, e neanche dalla Russia, ma da Londra.
- Come, da Londra? - Sergej Viktorovič non capiva, - E chi è che dobbiamo espellere?!
- Segnati questo nome, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Abramovič Roman Arkad'evič. E stiamo a vedere come cambiano idea.
Il ministro degli affari esteri guardò Vladimir Vladimirovič™ con grande rispetto.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
A un tratto l'imponente porta dello studio presidenziale si aprì e nella stanza entrò con discrezione il ministro degli esteri Sergej Viktorovič Lavrov.
- Bratello, - disse preoccupato Sergej Viktorovič, - La Gran Bretagna ha comunicato l'espulsione di quattro diplomatici russi. Urge una nostra reazione. Propongo di espellere sei diplomatici inglesi e il console. Tanto più che si appresta a parlare di non so cosa con i nostri blogger russi.
- Con i blogger? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E perché?
- Non lo so, - il ministro si strinse nelle spalle, - Ma personalmente tutto questo non mi piace affatto. Bisogna espellere forse anche otto...
- Non serve espellerne otto, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna espellerne uno, e neanche dalla Russia, ma da Londra.
- Come, da Londra? - Sergej Viktorovič non capiva, - E chi è che dobbiamo espellere?!
- Segnati questo nome, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Abramovič Roman Arkad'evič. E stiamo a vedere come cambiano idea.
Il ministro degli affari esteri guardò Vladimir Vladimirovič™ con grande rispetto.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
La Grande Guerra del Playmobilio
Com'è ormai tristemente noto, il nostro neocon residente Tovarišč J. Fëdor è stato sottoposto a un programma di rieducazione intensiva che mira a trasformarlo in un udarnik di primo livello e che comporta il divieto di accesso al qui presente tunnel dell'ammmore di peluche (lato estate). Fortunatamente, prima di partire per il campo di lavoro YaG-14/10 di Krasnokamensk ci ha lasciato le foto delle sue sorridenti creature alte 7,5 centimetri ma soprattutto La Storia. Siete invitati a partecipare, aggiungere, creare plot e subplot, ipotizzare e soprattutto commentare.
Segue la narrazione di TJF, come l'ho ricevuta (solo lui può cominciare con "siamo nell'anno 859 circa"):
Introduzione
Siamo nell'anno 859 circa dell'era cristiana alternativa di TF (che sarei io)
Lo scenario è quello dello Scontro di Civiltà, anzi tra la Civiltà e la Barbarie, tra l'Ordine e il Caos, tra il Bene e il Male... mi raccomando le maiuscole, come direbbe Miguel.
Il Bene è rappresentato dall'Impero Romano d'Occidente, ridottosi alla sola Italia e Tunisia, dall'Impero Bizantino (Grecia e Turchia, poco più), dal nuovissimo Impero Romano Rus di Kiev (guidato da un vecchio furbone tutto vestito di rosso che accumula titoli in cambio della sua alleanza), insomma le Tre Rome.
Però il vero potere ce l'ha il Re di Francia (Parigi e banlieu, già c'ha la mania di grandezza), col suo grande esercito e i suoi vassalli sparsi per la Gallia e i suoi alleati Angli Azzurrini a Londinium.
Il confine nord è difeso dai valorosi, anzi feroci, cavalieri teutonici guidati da... ops, com'era il nome?
Naturalmente non dimentichiamo il Regno Crociato di Gerusalemme.
Le Forze del Bene, stato civile e composizione
Allora, iniziamo dalle Forze del Bene:
un Imperatore Generale a Roma (single): ben 10 soldati.
Uno Zar a Kiev (moglie e figlio): solo 4 soldati.
Un Basileus a Costantinopoli (sposato con la Regina d'Egitto, una figlia): 5 soldati.
Un Re a Parisium, con moglie e 3 figli, 8 soldati.
I vassalli portano ben 1 cavaliere e 5 soldati (di cui uno con moglie e 4 figli, scena strappalacrime dell'addio).
Burgundi: 3 soldati per il Re di Francia.
Aquitani: idem.
Angli: 1 Cavaliere fortissimo, 1 fighetto di dubbia utilità bellica, 2 soldati, 1 moglie e 2 figli del fighetto, con suora istitutrice (non te la sarai dimenticata!).
Cavalieri Teutonici: 1 Generale, 3 soldati, una moglie e 3 figli.
Crociati: due cavalieri (sospetti sodomiti ma vai a controllare fin là... ).
Come vedi, il vero potere ce l'hanno i franchi e i romani.
I Cattivi: stato civile e composizione
Illiri (tutti neri): la Regina Nera [che sarei io, nota di Miru], un Giovane Pioniere (si mormora figlio di lei che pure è nubile), 2 cavalieri spasimanti, 6 soldati, 2 cavalieri cattivi e basta, un traditore di Roma ex gladiatore.
Cinesi [tonii, n.d.M.]): 2 generali, 8 soldati, 5 cavalieri .... l'esercito del mistero che viene da lontano per rubarci le donne (sennò perché?).
Vichinghi: 1 Re, una moglie e un principino, 8 soldati.
Iberici (neri e rossi): 1 Barone, con moglie e due figli, 8 soldati.
Barbari: 1 Re Cadafero [Manuel, n.d.M.], 2 cavalieri, 5 soldati.
Un pirata (cattivo, per certo).
I Misteri & le Complicazioni
Naturalmente il bello è nella preparazione dello scontro e nei suoi misteri:
- chi ha organizzato l'Alleanza del Male per attaccare la Civiltà da ogni parte?
- che ruolo giocano Nettuno e sua figlia?
- chi è il burattinaio?
Sto tentando di pensare a un sistema di gioco in stile Wargame: Soldati, Generali che guidano i soldati, Cavalieri solitari, spade che danno bonus in attacco e mille inutili complicazioni.
Le Foto
il re dei Franchi, detto Libera e Bella I
gli Illiri lasciano il castello per invadere il Mondo Civilizzato
ragazzini angli con suora istitutrice
e, per finire in bellezza
un oppositore illirico in gattabuia!
Ora, Compagni, vi prego di soffermarvi sulla civiltà con cui noi Illiri trattiamo i prigionieri: dietro le sbarre e guardati a vista, ma lindi nel loro gilet a righe, i capelli puliti e pettinati. Notate la torre, ingentilita da stemmi raffiguranti un leone, un gallinaceo e un ranocchio sorridenti. E poi, è possibile che i due paracarri grigi ai due lati della zolla erbosa siano degli idranti? Siamo o non siamo una grande civiltà? Amo quest'alternanza di linee e curve, i lampioncini pop, gli ammennicoli blu elettrico dal design vagamente Alessi.
Due cose, però:
1. Madre Badessa non me la racconta giusta.
2. Come può la Regina Nera resistere al fascino di quel fricchettone di Libera e Bella I?
[Ho ancora un sacco di foto: devo solo farmi spiegare un po' di cose da TJF, attualmente impegnato in un turno di 15 ore in quella dannata miniera di uranio. Pensandoci, potrei stringere un'alleanza segreta con i Franchi approfittando della sua assenza].
Segue la narrazione di TJF, come l'ho ricevuta (solo lui può cominciare con "siamo nell'anno 859 circa"):
Introduzione
Siamo nell'anno 859 circa dell'era cristiana alternativa di TF (che sarei io)
Lo scenario è quello dello Scontro di Civiltà, anzi tra la Civiltà e la Barbarie, tra l'Ordine e il Caos, tra il Bene e il Male... mi raccomando le maiuscole, come direbbe Miguel.
Il Bene è rappresentato dall'Impero Romano d'Occidente, ridottosi alla sola Italia e Tunisia, dall'Impero Bizantino (Grecia e Turchia, poco più), dal nuovissimo Impero Romano Rus di Kiev (guidato da un vecchio furbone tutto vestito di rosso che accumula titoli in cambio della sua alleanza), insomma le Tre Rome.
Però il vero potere ce l'ha il Re di Francia (Parigi e banlieu, già c'ha la mania di grandezza), col suo grande esercito e i suoi vassalli sparsi per la Gallia e i suoi alleati Angli Azzurrini a Londinium.
Il confine nord è difeso dai valorosi, anzi feroci, cavalieri teutonici guidati da... ops, com'era il nome?
Naturalmente non dimentichiamo il Regno Crociato di Gerusalemme.
Le Forze del Bene, stato civile e composizione
Allora, iniziamo dalle Forze del Bene:
un Imperatore Generale a Roma (single): ben 10 soldati.
Uno Zar a Kiev (moglie e figlio): solo 4 soldati.
Un Basileus a Costantinopoli (sposato con la Regina d'Egitto, una figlia): 5 soldati.
Un Re a Parisium, con moglie e 3 figli, 8 soldati.
I vassalli portano ben 1 cavaliere e 5 soldati (di cui uno con moglie e 4 figli, scena strappalacrime dell'addio).
Burgundi: 3 soldati per il Re di Francia.
Aquitani: idem.
Angli: 1 Cavaliere fortissimo, 1 fighetto di dubbia utilità bellica, 2 soldati, 1 moglie e 2 figli del fighetto, con suora istitutrice (non te la sarai dimenticata!).
Cavalieri Teutonici: 1 Generale, 3 soldati, una moglie e 3 figli.
Crociati: due cavalieri (sospetti sodomiti ma vai a controllare fin là... ).
Come vedi, il vero potere ce l'hanno i franchi e i romani.
I Cattivi: stato civile e composizione
Illiri (tutti neri): la Regina Nera [che sarei io, nota di Miru], un Giovane Pioniere (si mormora figlio di lei che pure è nubile), 2 cavalieri spasimanti, 6 soldati, 2 cavalieri cattivi e basta, un traditore di Roma ex gladiatore.
Cinesi [tonii, n.d.M.]): 2 generali, 8 soldati, 5 cavalieri .... l'esercito del mistero che viene da lontano per rubarci le donne (sennò perché?).
Vichinghi: 1 Re, una moglie e un principino, 8 soldati.
Iberici (neri e rossi): 1 Barone, con moglie e due figli, 8 soldati.
Barbari: 1 Re Cadafero [Manuel, n.d.M.], 2 cavalieri, 5 soldati.
Un pirata (cattivo, per certo).
I Misteri & le Complicazioni
Naturalmente il bello è nella preparazione dello scontro e nei suoi misteri:
- chi ha organizzato l'Alleanza del Male per attaccare la Civiltà da ogni parte?
- che ruolo giocano Nettuno e sua figlia?
- chi è il burattinaio?
Sto tentando di pensare a un sistema di gioco in stile Wargame: Soldati, Generali che guidano i soldati, Cavalieri solitari, spade che danno bonus in attacco e mille inutili complicazioni.
Le Foto
il re dei Franchi, detto Libera e Bella I
gli Illiri lasciano il castello per invadere il Mondo Civilizzato
ragazzini angli con suora istitutrice
e, per finire in bellezza
un oppositore illirico in gattabuia!
Ora, Compagni, vi prego di soffermarvi sulla civiltà con cui noi Illiri trattiamo i prigionieri: dietro le sbarre e guardati a vista, ma lindi nel loro gilet a righe, i capelli puliti e pettinati. Notate la torre, ingentilita da stemmi raffiguranti un leone, un gallinaceo e un ranocchio sorridenti. E poi, è possibile che i due paracarri grigi ai due lati della zolla erbosa siano degli idranti? Siamo o non siamo una grande civiltà? Amo quest'alternanza di linee e curve, i lampioncini pop, gli ammennicoli blu elettrico dal design vagamente Alessi.
Due cose, però:
1. Madre Badessa non me la racconta giusta.
2. Come può la Regina Nera resistere al fascino di quel fricchettone di Libera e Bella I?
[Ho ancora un sacco di foto: devo solo farmi spiegare un po' di cose da TJF, attualmente impegnato in un turno di 15 ore in quella dannata miniera di uranio. Pensandoci, potrei stringere un'alleanza segreta con i Franchi approfittando della sua assenza].
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venerdì, luglio 13, 2007
Impara il russo con il Lipson!/7
È tempo di dedicarci a un punto sensibile delle nostre lezioni e dell'intera economia socialista: il furto delle matite.
Cliccate per ingrandire:
Tovàrišč Vorob'ëv, kàžetsja, - plochòj čelovèk.
Il compagno Vorob'ëv, a quanto pare, è una cattiva persona.
Vorob'ëv i Murav'ëv - inspektorà.
Inspèktor Vorob'ëv kradët karandašì.
On kradët karandašì dàže na svoëm zavòde.
Vorob'ëv e Murav'ëv sono ispettori.
L'ispettore Vorob'ëv ruba le matite.
Ruba le matite perfino nella sua fabbrica.
Da, ùtrom on kradët karandašì na svoëm zavòde.
A vèčerom on kradët karandašì na zavòde inspèktora Murav'ëva.
Sì, la mattina ruba le matite nella sua fabbica.
E la sera ruba le matite nella fabbrica dell'ispettore Murav'ëv.
No Murav'ëv, kàžetsja, òčen' dòbryj čelovèk, no plochòj inspèktor.
On ne chòčet dùmat', čto ljùdi kradùt.
Murav'ëv, kàžetsja, dèlaet ošìbku.
Però Murav'ëv, a quanto pare, è una persona molto buona ma un cattivo ispettore.
Non vuole credere che la gente rubi.
Murav'ëv, a quanto pare, fa un errore.
Qua, è risaputo, i brani audio ci stressavano il blog e l'utenza, allora siamo passati direttamente alla video-lezione su YouTube, dove troverete anche le puntate precedenti. Audio frusciante, si sa (ho due webcam: l'altra ha una resa ottima, ma fuori sincrono - sembro Ghezzi con la parrucca bionda. Ho optato per la soluzione lo-res, lo-fi, lo-mir).
Notiamo che la vocale protagonista di questa lezione è la ë, che si pronuncia "jo" (con la o un po' più gutturale della nostra) ed è sempre accentata. Riportiamo inoltre con soddisfazione una notizia di pochi giorni fa: il ministro russo della cultura e delle comunicazioni di massa Sokolov si è espresso a favore del mantenimento della ë nel russo scritto (capita sempre più spesso, infatti, che sia scritta come semplice e): "Personalmente la scrivo sempre", ha detto. La ë compare in più di 12.500 parole russe e in non meno di 2500 cognomi di cittadini russi e dell'ex-URSS, mica bagigi. Viva la ë.
Dopo il consueto entusiasmo vocalico (condiviso, io ritengo) non ci resta che soffermarci sul dramma psicologico dell'ispettore Vorob'ëv e sulle sue manine rapaci che non riescono mai a stare ferme. Vorob'ëv è un ladro seriale di matite, un misero figuro dostoevskiano che non riesce a resistere all'impulso di rubarle, occultarle, ammucchiarle nella sua lurida tana. La mattina ruba nella sua fabbrica, la sera ruba nella fabbrica del tolstojano Murav'ëv.
Murav'ëv, dal canto suo, non riesce a convincersi che la gente rubi, e sbaglia.
La domanda è: come hanno fatto Vorob'ëv e Murav'ëv a diventare ispettori?
Nella seconda parte della lezione impareremo a interagire con un ladro di matite.
- Vy ukràli moj karandàš. Počemù?
- Pròsto tak. Ja ljubljù krast' karandašì.
- No čem že ja bùdu pisàt'?
- Èto ne moë dèlo, a vaše.
- [s otvraščèniem] Kakòe besobràzie!
- Lei ha rubato la mia matita. Perché?
- Così. Mi piace rubare le matite.
- Ma con cosa scriverò?
- Non è affar mio, ma suo.
- [disgustato] Che comportamento indecoroso!
Video-frammento.
Ecco parzialmente svelato l'enigma. Vorob'ëv ruba matite semplicemente per il gusto di. Non per andare a fumarsele sui filobus, non per scrivere sui muri "abbasso la fabbrica" né per rivenderle a quel sant'uomo del Borodìn della lezione precedente ("cara, non ci crederai mai: un signore gentilissimo mi ha venduto una partita di matite a prezzo di fabbrica!"). No, lui è un semplice compulsivo. Ammetterete che è un sollievo, finché non scopre le stilografiche d'oro.
Infine, finalmente qualcosa di utile: mettiamo che sul suolo sovietico vi troviate involontariamente a fare qualcosa di illecito, indecoroso o poco ortodosso. Se interrogati, prendete tempo. Siate vaghi. La vostra prima risposta alla domanda "Počemù?" sia "Prosto tak!"
Perché? Così.
Update: il Compagno Fëdor ci comunica che è in atto la sua trasformazione forzata in lavoratore modello. Certa di interpretare anche il vostro sentire, gli ho consigliato di vendicarsi rubando tutte le matite che trova.
Cliccate per ingrandire:
Tovàrišč Vorob'ëv, kàžetsja, - plochòj čelovèk.
Il compagno Vorob'ëv, a quanto pare, è una cattiva persona.
Vorob'ëv i Murav'ëv - inspektorà.
Inspèktor Vorob'ëv kradët karandašì.
On kradët karandašì dàže na svoëm zavòde.
Vorob'ëv e Murav'ëv sono ispettori.
L'ispettore Vorob'ëv ruba le matite.
Ruba le matite perfino nella sua fabbrica.
Da, ùtrom on kradët karandašì na svoëm zavòde.
A vèčerom on kradët karandašì na zavòde inspèktora Murav'ëva.
Sì, la mattina ruba le matite nella sua fabbica.
E la sera ruba le matite nella fabbrica dell'ispettore Murav'ëv.
No Murav'ëv, kàžetsja, òčen' dòbryj čelovèk, no plochòj inspèktor.
On ne chòčet dùmat', čto ljùdi kradùt.
Murav'ëv, kàžetsja, dèlaet ošìbku.
Però Murav'ëv, a quanto pare, è una persona molto buona ma un cattivo ispettore.
Non vuole credere che la gente rubi.
Murav'ëv, a quanto pare, fa un errore.
Qua, è risaputo, i brani audio ci stressavano il blog e l'utenza, allora siamo passati direttamente alla video-lezione su YouTube, dove troverete anche le puntate precedenti. Audio frusciante, si sa (ho due webcam: l'altra ha una resa ottima, ma fuori sincrono - sembro Ghezzi con la parrucca bionda. Ho optato per la soluzione lo-res, lo-fi, lo-mir).
Notiamo che la vocale protagonista di questa lezione è la ë, che si pronuncia "jo" (con la o un po' più gutturale della nostra) ed è sempre accentata. Riportiamo inoltre con soddisfazione una notizia di pochi giorni fa: il ministro russo della cultura e delle comunicazioni di massa Sokolov si è espresso a favore del mantenimento della ë nel russo scritto (capita sempre più spesso, infatti, che sia scritta come semplice e): "Personalmente la scrivo sempre", ha detto. La ë compare in più di 12.500 parole russe e in non meno di 2500 cognomi di cittadini russi e dell'ex-URSS, mica bagigi. Viva la ë.
Dopo il consueto entusiasmo vocalico (condiviso, io ritengo) non ci resta che soffermarci sul dramma psicologico dell'ispettore Vorob'ëv e sulle sue manine rapaci che non riescono mai a stare ferme. Vorob'ëv è un ladro seriale di matite, un misero figuro dostoevskiano che non riesce a resistere all'impulso di rubarle, occultarle, ammucchiarle nella sua lurida tana. La mattina ruba nella sua fabbrica, la sera ruba nella fabbrica del tolstojano Murav'ëv.
Murav'ëv, dal canto suo, non riesce a convincersi che la gente rubi, e sbaglia.
La domanda è: come hanno fatto Vorob'ëv e Murav'ëv a diventare ispettori?
Nella seconda parte della lezione impareremo a interagire con un ladro di matite.
- Vy ukràli moj karandàš. Počemù?
- Pròsto tak. Ja ljubljù krast' karandašì.
- No čem že ja bùdu pisàt'?
- Èto ne moë dèlo, a vaše.
- [s otvraščèniem] Kakòe besobràzie!
- Lei ha rubato la mia matita. Perché?
- Così. Mi piace rubare le matite.
- Ma con cosa scriverò?
- Non è affar mio, ma suo.
- [disgustato] Che comportamento indecoroso!
Video-frammento.
Ecco parzialmente svelato l'enigma. Vorob'ëv ruba matite semplicemente per il gusto di. Non per andare a fumarsele sui filobus, non per scrivere sui muri "abbasso la fabbrica" né per rivenderle a quel sant'uomo del Borodìn della lezione precedente ("cara, non ci crederai mai: un signore gentilissimo mi ha venduto una partita di matite a prezzo di fabbrica!"). No, lui è un semplice compulsivo. Ammetterete che è un sollievo, finché non scopre le stilografiche d'oro.
Infine, finalmente qualcosa di utile: mettiamo che sul suolo sovietico vi troviate involontariamente a fare qualcosa di illecito, indecoroso o poco ortodosso. Se interrogati, prendete tempo. Siate vaghi. La vostra prima risposta alla domanda "Počemù?" sia "Prosto tak!"
Perché? Così.
Update: il Compagno Fëdor ci comunica che è in atto la sua trasformazione forzata in lavoratore modello. Certa di interpretare anche il vostro sentire, gli ho consigliato di vendicarsi rubando tutte le matite che trova.
giovedì, luglio 12, 2007
Vogliamo l'acqua, ma anche le viole
Siamo nella mia cucina, parliamo. Io sono preoccupata per qualcosa e stranamente silenziosa, mentre tu mi racconti del tuo lavoro. Dici: "Sai, ultimamente mi interesso della ricerca nel settore della sicurezza. Tutta questa paura, capisci? Insomma, sto studiando l'antifurto perfetto".
A me sembra strano, però sono contenta perché capisco che il tuo sarà un antifurto speciale: un antifurto che impedisca di rubare le persone, i pensieri e i ricordi.
Allora ti chiedo se anch'io avrò bisogno del tuo antifurto, e tu dici "tutti ne avremo bisogno".
Poi ci abbracciamo, e io comincio a dirti che forse tutto questo discorso sulla sicurezza ha senso, ora che ci penso: "Stranamente, proprio tu, mi dai sicurezza". Ma tu dici piano "parli sempre, invece ascolta qui". Dal rubinetto della cucina insieme all'acqua esce un suono complesso dal timbro profondo, prolungato e struggente. Un quartetto di viole invisibili nel mio lavandino.
"Sarà normale?" chiedi tu, ridendo. "Hai una sola cosa normale, tu?"
"Certo che è normale," rispondo, "Sto sognando. Adesso sei tu che parli troppo".
A me sembra strano, però sono contenta perché capisco che il tuo sarà un antifurto speciale: un antifurto che impedisca di rubare le persone, i pensieri e i ricordi.
Allora ti chiedo se anch'io avrò bisogno del tuo antifurto, e tu dici "tutti ne avremo bisogno".
Poi ci abbracciamo, e io comincio a dirti che forse tutto questo discorso sulla sicurezza ha senso, ora che ci penso: "Stranamente, proprio tu, mi dai sicurezza". Ma tu dici piano "parli sempre, invece ascolta qui". Dal rubinetto della cucina insieme all'acqua esce un suono complesso dal timbro profondo, prolungato e struggente. Un quartetto di viole invisibili nel mio lavandino.
"Sarà normale?" chiedi tu, ridendo. "Hai una sola cosa normale, tu?"
"Certo che è normale," rispondo, "Sto sognando. Adesso sei tu che parli troppo".
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martedì, luglio 10, 2007
Impara il russo con il Lipson!/6
Compagni, sento che siete spiritualmente pronti per una nuova puntata del Lipson. Per oggi ci limiteremo a un breve ma denso dialogo tra colui che d'ora in poi chiameremo bambino scemo e sua madre. Argomento: le tigri e i problemi geografico-indentitari del bambino scemo e dei suoi familiari.
- Màma, gde zivùt tìgry?
- Tìgry živùt v Àzii.
- Ja živù v Àzii?
- Net, ty ne živëš' v Àzii.
- A ty i pàpa, vy živëte v Àzii?
- Net, my ne živëm v Àzii.
- Kak tak?
- Tak kak my ne tìgry.
- Mamma, dove vivono le tigri?
- Le tigri vivono in Asia.
- Io vivo in Asia?
- No, tu non vivi in Asia.
- E tu e papà vivete in Asia?
- No, noi non viviamo in Asia.
- E come mai?
- Perché non siamo tigri.
Prima il consueto sconcertante file audio, qui. Se il login vi scoccia, provate qui. Sennò vi telefono a casa.
Il brano non presenta particolari problemi di pronuncia: serve a esercitare soprattutto la vocale tonica ы (y) presente in тигры, вы e мы. Prendete lingua, denti, palato, corde vocali e tutto quello che potrebbe servirvi. Fatto? Fate finta di dover pronunciare una у russa, cioè una "u": parte posterodorsale della lingua indietro e in alto. Però, invece di sporgere e arrotondare le labbra come per la у, voi le lascerete ferme lì. In pratica dovrete ottenere un suono dal timbro basso, una via di mezzo tra la "u" e la "i". Provare.
Per quanto riguarda il bambino scemo, la sua curiosità è più che giustificata, benché la domanda sia posta male. La mamma, dal canto suo, lo ripaga con un sillogismo leghista: la risposta, benché soddisfacente nel breve periodo, lascia aperti alcuni gravi interrogativi. Anche limitandoci all'Unione Sovietica e ammettendo che i cinesi siano tigri, cosa ce ne facciamo dell'Asia Centrale? Uzbekistan, Turkmenistan, Tajikistan e Kyrgyzstan li buttiamo via? E la Siberia? Capo Čeljuskin cos'è, il due di briscola? Ci pare il modo di educare un bambino, per quanto mostruosamente scemo?
E infine veniamo a noi. Intuisco una certa preoccupazione: alla sesta lezione non abbiamo ancora imparato a dire "buongiorno", "buonasera", "grazie", "quanto costa", "cerco un ricambio per Folletto" e "può cortesemente togliere il suo piede dal mio?"
È vero.
Però adesso sapete riconoscere a prima vista un asiatico. Ha gli occhi a fessura, due orecchie minuscole, le zampe sghembe, un pungiglione al posto della coda, il corpo rigato e due denti.
E poi, naturalmente: piace vivere Asia.
Update: ve l'avevo detto che YouTube era l'inevitabile ultima risorsa.
- Màma, gde zivùt tìgry?
- Tìgry živùt v Àzii.
- Ja živù v Àzii?
- Net, ty ne živëš' v Àzii.
- A ty i pàpa, vy živëte v Àzii?
- Net, my ne živëm v Àzii.
- Kak tak?
- Tak kak my ne tìgry.
- Mamma, dove vivono le tigri?
- Le tigri vivono in Asia.
- Io vivo in Asia?
- No, tu non vivi in Asia.
- E tu e papà vivete in Asia?
- No, noi non viviamo in Asia.
- E come mai?
- Perché non siamo tigri.
Prima il consueto sconcertante file audio, qui. Se il login vi scoccia, provate qui. Sennò vi telefono a casa.
Il brano non presenta particolari problemi di pronuncia: serve a esercitare soprattutto la vocale tonica ы (y) presente in тигры, вы e мы. Prendete lingua, denti, palato, corde vocali e tutto quello che potrebbe servirvi. Fatto? Fate finta di dover pronunciare una у russa, cioè una "u": parte posterodorsale della lingua indietro e in alto. Però, invece di sporgere e arrotondare le labbra come per la у, voi le lascerete ferme lì. In pratica dovrete ottenere un suono dal timbro basso, una via di mezzo tra la "u" e la "i". Provare.
Per quanto riguarda il bambino scemo, la sua curiosità è più che giustificata, benché la domanda sia posta male. La mamma, dal canto suo, lo ripaga con un sillogismo leghista: la risposta, benché soddisfacente nel breve periodo, lascia aperti alcuni gravi interrogativi. Anche limitandoci all'Unione Sovietica e ammettendo che i cinesi siano tigri, cosa ce ne facciamo dell'Asia Centrale? Uzbekistan, Turkmenistan, Tajikistan e Kyrgyzstan li buttiamo via? E la Siberia? Capo Čeljuskin cos'è, il due di briscola? Ci pare il modo di educare un bambino, per quanto mostruosamente scemo?
E infine veniamo a noi. Intuisco una certa preoccupazione: alla sesta lezione non abbiamo ancora imparato a dire "buongiorno", "buonasera", "grazie", "quanto costa", "cerco un ricambio per Folletto" e "può cortesemente togliere il suo piede dal mio?"
È vero.
Però adesso sapete riconoscere a prima vista un asiatico. Ha gli occhi a fessura, due orecchie minuscole, le zampe sghembe, un pungiglione al posto della coda, il corpo rigato e due denti.
E poi, naturalmente: piace vivere Asia.
Update: ve l'avevo detto che YouTube era l'inevitabile ultima risorsa.
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Training autonomo
Lezione mattutina di ginnastica all'aperto. Elio odia i 15 minuti di rilassamento con visualizzazioni forzate e musica di sottofondo: di solito aspetta che gli altri chiudano gli occhi per sgattaiolare via, oppure li sbircia di nascosto e ride sotto i baffi, mentre mia madre lo prende discretamente a calci. Alla fine della lezione, la domanda di routine dell'istruttrice:
– Bene, oggi dove siete stati? Tu, Mirella? Anche oggi in riva a un lago alpino al tramonto con le nuvole in fuga dopo il temporale?
– No, oggi ero dentro una sequoia antichissima, circondata da pini, mentre il sole filtrava attraverso i rami. Fresco, ombra, silenzio: solo il cinguettìo degli uccellini che...
– E tu, Elio?
– In una pasticceria di Corso Italia.
– Bene, oggi dove siete stati? Tu, Mirella? Anche oggi in riva a un lago alpino al tramonto con le nuvole in fuga dopo il temporale?
– No, oggi ero dentro una sequoia antichissima, circondata da pini, mentre il sole filtrava attraverso i rami. Fresco, ombra, silenzio: solo il cinguettìo degli uccellini che...
– E tu, Elio?
– In una pasticceria di Corso Italia.
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famigliamir,
The Real Thing
lunedì, luglio 09, 2007
Due minuti
– Ma io non lo so, Elio, cosa ti succederà quando morirò.
– Il problema non si porrà, Lina. Ti seguirò due minuti dopo.
– Due minuti?
– Il tempo di mangiarmi un krapfen.
– Il problema non si porrà, Lina. Ti seguirò due minuti dopo.
– Due minuti?
– Il tempo di mangiarmi un krapfen.
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famigliamir,
The Real Thing
Il magico mondo dei folìti
Esco dall'ascensore con le borse della spesa e mi imbatto in un ragazzo che scrive con aria misteriosa su un grande blocco, appoggiandosi alla mia porta.
– Salve.
– Ciao, scusa: ti gà folìto, per caso?
– Mh?
– No, perché sòn qua che me sègno quei chi gà folìto.
– Ehn...
– Pei ricambi, sa!
– Eh, ah. Ricambi?
– Per folìto.
– Cio' senti scusa, mi arrendo. Non ho capito.
– Vorverk! Folìto!
– Ah, no, niente Folletto.
– Ah, scusa, 'lora. Va ben.
– Va ben. Ciao.
Apro la porta, entro, appoggio sul pavimento le borse della spesa, richiudo. Sento un ultimo "'cora grazie, sa!". Silenzio. Campanello dell'appartamento vicino: "Bongiorno la me scusi, la gà folìto, lei?". Silenzio. La vicina è sorda.
– Salve.
– Ciao, scusa: ti gà folìto, per caso?
– Mh?
– No, perché sòn qua che me sègno quei chi gà folìto.
– Ehn...
– Pei ricambi, sa!
– Eh, ah. Ricambi?
– Per folìto.
– Cio' senti scusa, mi arrendo. Non ho capito.
– Vorverk! Folìto!
– Ah, no, niente Folletto.
– Ah, scusa, 'lora. Va ben.
– Va ben. Ciao.
Apro la porta, entro, appoggio sul pavimento le borse della spesa, richiudo. Sento un ultimo "'cora grazie, sa!". Silenzio. Campanello dell'appartamento vicino: "Bongiorno la me scusi, la gà folìto, lei?". Silenzio. La vicina è sorda.
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sabato, luglio 07, 2007
Il brodino
– E allora?
– Allora dopo un paio d'ore di ozioso ping-pong comunicativo gli dico: "dimmi qualcosa di vero e di carino".
– E lui.
– E lui: "oggi ho dei bragozzi di lino niente male".
– Potevi chiedergli "una sorpresa, un gioco e del cioccolato".
– Sì, così almeno ci rimediavo un ovetto Kinder.
– :-)
– :-)
– Che delusione. Sei lì, scudo 0, difesa -15, poteri magici in vacanza, con un cucciolo di due mesi come avatar...
– Ti conviene fare una cosa.
– Cosa?
– Lasciarlo nel suo brodino.
– Questo significa che poi ce lo mangiamo?
– Forse. Ma soprattutto che gli si restringono i bragozzi.
– Allora dopo un paio d'ore di ozioso ping-pong comunicativo gli dico: "dimmi qualcosa di vero e di carino".
– E lui.
– E lui: "oggi ho dei bragozzi di lino niente male".
– Potevi chiedergli "una sorpresa, un gioco e del cioccolato".
– Sì, così almeno ci rimediavo un ovetto Kinder.
– :-)
– :-)
– Che delusione. Sei lì, scudo 0, difesa -15, poteri magici in vacanza, con un cucciolo di due mesi come avatar...
– Ti conviene fare una cosa.
– Cosa?
– Lasciarlo nel suo brodino.
– Questo significa che poi ce lo mangiamo?
– Forse. Ma soprattutto che gli si restringono i bragozzi.
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venerdì, luglio 06, 2007
VVP e Gazprom Soči
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e leggeva con entusiasmo degli articoli sugli investimenti nei Giochi Olimpici di Soči.
Il presidente e maggiore azionista del gruppo "Bazel" Oleg Vladimirovič Deripaska e il presidente del gruppo "Interros" Vladimir Olegovič Potanin avevano promesso miliardi di dollari. Il presidente delle ferrovie Vladimir Ivanovič Jakunin aveva promesso la metropolitana leggera. Il presidente della compagnia elettrica "EES" Anatolij Borisovič Čubajs prometteva l'ampliamento della rete elettrica. E poi...
Il telefono sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ si mise a squillare.
Vladimir Vladimirovič™ sollevò prontamente il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce del presidente di "Gazprom" Aleksej Borisovič Miller, - Pensavo...
- Di ampliare la rete di distribuzione del gas a Soči, - disse con sicurezza Vladimir Vladimirovič™, - Sono centoquarantasette chilometri di litorale.
- Ma no... - disse Aleksej Borisovič, - Quello viene da sé. No, io pensavo: deve proprio essere Piter?
- In che senso? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- La sede di Gazprom, - spiegò Aleksej Borisovič, - Fa freddo, c'è umidità, non si può fare il bagno nel mare. Mentre a Soči fa caldo, c'è la spiaggia. E soprattutto c'è l'altezza.
- Che altezza? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire.
- A Pietroburgo già ci criticano per un misero edificio di trecento metri, - disse Aleksej Borisovič, - Mentre a Soči costruiremo il grattacielo più alto del mondo! Alto un chilometro! E lo chiameremo "Gazprom Soči". Sarà visibile dalla Turchia! Anzi, quale Turchia: lo vedrà tutta l'Europa a occhio nudo! E in cima, una fiaccola!
- Olimpica? - si informò Vladimir Vladimirovič™.
- Perché, olimpica? - rispose Aleksej Borisovič, - Una fiaccola e basta. A gas. Così l'Europa vedrà che Gazprom ha ancora il gas! E capirà che le conviene comprarlo. Ma d'accordo, per le Olimpiadi possiamo anche usarla come fiaccola olimpica, certo...
- Benissimo, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Mi piace. Solo, come glielo spiego alla Vale [Valentina Matvienko, governatrice di San Pietroburgo, n.d.T.]? Quella già sogna la vostra sede e i soldi di Gazprom.
- Ma quale Vale, - rispose Aleksej Borisovič, - La Vale è temporanea. Soči e Gazprom sono per sempre.
Vladimir Vladimirovič™ si fece pensoso.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Il presidente e maggiore azionista del gruppo "Bazel" Oleg Vladimirovič Deripaska e il presidente del gruppo "Interros" Vladimir Olegovič Potanin avevano promesso miliardi di dollari. Il presidente delle ferrovie Vladimir Ivanovič Jakunin aveva promesso la metropolitana leggera. Il presidente della compagnia elettrica "EES" Anatolij Borisovič Čubajs prometteva l'ampliamento della rete elettrica. E poi...
Il telefono sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ si mise a squillare.
Vladimir Vladimirovič™ sollevò prontamente il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce del presidente di "Gazprom" Aleksej Borisovič Miller, - Pensavo...
- Di ampliare la rete di distribuzione del gas a Soči, - disse con sicurezza Vladimir Vladimirovič™, - Sono centoquarantasette chilometri di litorale.
- Ma no... - disse Aleksej Borisovič, - Quello viene da sé. No, io pensavo: deve proprio essere Piter?
- In che senso? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- La sede di Gazprom, - spiegò Aleksej Borisovič, - Fa freddo, c'è umidità, non si può fare il bagno nel mare. Mentre a Soči fa caldo, c'è la spiaggia. E soprattutto c'è l'altezza.
- Che altezza? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire.
- A Pietroburgo già ci criticano per un misero edificio di trecento metri, - disse Aleksej Borisovič, - Mentre a Soči costruiremo il grattacielo più alto del mondo! Alto un chilometro! E lo chiameremo "Gazprom Soči". Sarà visibile dalla Turchia! Anzi, quale Turchia: lo vedrà tutta l'Europa a occhio nudo! E in cima, una fiaccola!
- Olimpica? - si informò Vladimir Vladimirovič™.
- Perché, olimpica? - rispose Aleksej Borisovič, - Una fiaccola e basta. A gas. Così l'Europa vedrà che Gazprom ha ancora il gas! E capirà che le conviene comprarlo. Ma d'accordo, per le Olimpiadi possiamo anche usarla come fiaccola olimpica, certo...
- Benissimo, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Mi piace. Solo, come glielo spiego alla Vale [Valentina Matvienko, governatrice di San Pietroburgo, n.d.T.]? Quella già sogna la vostra sede e i soldi di Gazprom.
- Ma quale Vale, - rispose Aleksej Borisovič, - La Vale è temporanea. Soči e Gazprom sono per sempre.
Vladimir Vladimirovič™ si fece pensoso.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
mercoledì, luglio 04, 2007
La grama vita del pioniere
"Pioniere, rispetta la distanza!"
Se ne ricava che:
- Il pioniere è costretto ad avere braccia più lunghe rispetto alla media degli altri bambini, e anche così farà fatica a cingere la pioniera come si deve.
- Vi ricordo che da adulti la distanza cala drasticamente a tre centimetri. Nel frattempo però le braccia dell'ex pioniere si sono allungate così tanto che - fatti salvi i tre centimetri - riuscirà a far con esse almeno tre giri attorno all'ex pioniera. A meno che il punto vita dell'ex pioniera non sia diventato impegnativo.
- Non solo il pioniere vede ridotte a zero le possibilità di una svolta romantica (sono mesi che si prepara al campo estivo e coltiva visioni di pioniere in minigonna), ma deve farsi anche una pendenza del 12%. D'accordo che vivere la vita non è come attraversare un campo, ma qui si tratta di uscire da un bosco di betulle, in salita e senza bussola.
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Vaghe stelle dell'URSS
martedì, luglio 03, 2007
Le carte di Putin
Ho già fatto autocritica costruttiva e ammesso il mio debole per gli articoli di Andrej Kolesnikov, inviato speciale del Kommersant al seguito di Putin. Ecco una piccola selezione dal pezzo uscito oggi sull'incontro con Bush:
"La residenza del presidente degli Stati Uniti non regge il confronto con le case dei milionari russi. Sulla piccola piscina di 12 per 4 metri sventola una bandiera russa. Su uno dei vialetti asfaltati spicca l'insegna: 'Attenzione, presidente in bicicletta. Rallentare'".
---
"- Abbiamo discusso molto bene, - ha detto Bush junior, - ci siamo trovati d'accordo su alcune questioni e in disaccordo su altre. Ma la cosa importante è quello che vedo in Vladimir: è una persona trasparente, onesta.
E io ho pensato che George Bush ripete queste stesse parole circa ogni due anni, con una specie di insistenza maniacale che forse meriterebbe un impiego migliore".
---
"- Vogliamo dire agli iraniani che non siamo contro di loro. Abbiamo dei problemi con il loro governo. E ho capito che possiamo mandare un chiaro messaggio comune all'Iran... Sì, e Vladimir Putin ha proposto un approccio regionale alla questione della difesa missilistica, e a me piace quest'idea! Le nostre strutture devono lavorarci su...
Anche se a dire il vero non era molto chiaro quale fosse l'idea che era tanto piaciuta al presidente degli Stati Uniti. Ma la cosa importante è che lo sapesse lui.
- Appoggiamo l'idea di consolidare le nostre forze in merito alla stazione radar di Gabala, - ha aggiunto Putin, - E per farlo serve il Consiglio Russia-NATO. Noi proponiamo di creare un centro per lo scambio di informazioni a Mosca... Un altro potrebbe essere realizzato in una delle capitali europee, come Bruxelles. Si tratterebbe di un sistema unico in grado di operare in tempo reale... In questo caso non sarebbe necessario posizionare altre strutture in Europa, e mi riferisco a quelle nella Repubblica Ceca e in Polonia. E se serve siamo pronti a modernizzare la stazione radio di Gabala. Se questo non è ancora abbastanza, siamo pronti a includere nel sistema anche una nuova stazione radar, un sistema di preallerta nel sud della Russia.
Le sensazionali proposte sono uscite dalle labbra di Vladimir Putin come dal corno dell'abbondanza. Il signor Bush lo ha guardato meravigliato e ha perfino smesso di sorridere (sorrideva da 15 minuti, cioè dall'inizio della conferenza stampa). A quanto pare il signor Putin non gli aveva esposto nessuna di queste proposte. E adesso il presidente degli Stati Uniti stava nuovamente perdendo terreno".
---
"Chiaramente Vladimir Putin aveva preparato in anticipo la frase conclusiva di questa conferenza stampa:
- Le carte sono state distribuite, possiamo cominciare a giocare. E io vorrei tanto che giocassimo allo stesso gioco".
In russo
In inglese
[Avete osservato il portamento di Putin, soprattutto il movimento delle braccia? Come mi fece notare un amico anni fa, "Sembra sempre che si stia dirigendo sul podio a ritirare l'oro olimpico". Quando si comincia a farci caso diventa una dipendenza. Certo, la seguente domanda è ammessa: "que drus'jà tienes, miro?" La risposta sarà sempre: "moì amigos son todos locos like Vadik the pony, kanyeshna"].
"La residenza del presidente degli Stati Uniti non regge il confronto con le case dei milionari russi. Sulla piccola piscina di 12 per 4 metri sventola una bandiera russa. Su uno dei vialetti asfaltati spicca l'insegna: 'Attenzione, presidente in bicicletta. Rallentare'".
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"- Abbiamo discusso molto bene, - ha detto Bush junior, - ci siamo trovati d'accordo su alcune questioni e in disaccordo su altre. Ma la cosa importante è quello che vedo in Vladimir: è una persona trasparente, onesta.
E io ho pensato che George Bush ripete queste stesse parole circa ogni due anni, con una specie di insistenza maniacale che forse meriterebbe un impiego migliore".
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"- Vogliamo dire agli iraniani che non siamo contro di loro. Abbiamo dei problemi con il loro governo. E ho capito che possiamo mandare un chiaro messaggio comune all'Iran... Sì, e Vladimir Putin ha proposto un approccio regionale alla questione della difesa missilistica, e a me piace quest'idea! Le nostre strutture devono lavorarci su...
Anche se a dire il vero non era molto chiaro quale fosse l'idea che era tanto piaciuta al presidente degli Stati Uniti. Ma la cosa importante è che lo sapesse lui.
- Appoggiamo l'idea di consolidare le nostre forze in merito alla stazione radar di Gabala, - ha aggiunto Putin, - E per farlo serve il Consiglio Russia-NATO. Noi proponiamo di creare un centro per lo scambio di informazioni a Mosca... Un altro potrebbe essere realizzato in una delle capitali europee, come Bruxelles. Si tratterebbe di un sistema unico in grado di operare in tempo reale... In questo caso non sarebbe necessario posizionare altre strutture in Europa, e mi riferisco a quelle nella Repubblica Ceca e in Polonia. E se serve siamo pronti a modernizzare la stazione radio di Gabala. Se questo non è ancora abbastanza, siamo pronti a includere nel sistema anche una nuova stazione radar, un sistema di preallerta nel sud della Russia.
Le sensazionali proposte sono uscite dalle labbra di Vladimir Putin come dal corno dell'abbondanza. Il signor Bush lo ha guardato meravigliato e ha perfino smesso di sorridere (sorrideva da 15 minuti, cioè dall'inizio della conferenza stampa). A quanto pare il signor Putin non gli aveva esposto nessuna di queste proposte. E adesso il presidente degli Stati Uniti stava nuovamente perdendo terreno".
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"Chiaramente Vladimir Putin aveva preparato in anticipo la frase conclusiva di questa conferenza stampa:
- Le carte sono state distribuite, possiamo cominciare a giocare. E io vorrei tanto che giocassimo allo stesso gioco".
In russo
In inglese
[Avete osservato il portamento di Putin, soprattutto il movimento delle braccia? Come mi fece notare un amico anni fa, "Sembra sempre che si stia dirigendo sul podio a ritirare l'oro olimpico". Quando si comincia a farci caso diventa una dipendenza. Certo, la seguente domanda è ammessa: "que drus'jà tienes, miro?" La risposta sarà sempre: "moì amigos son todos locos like Vadik the pony, kanyeshna"].
VVP e la birra
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva a bordo del suo aereo presidenziale che lo stava portando dagli Stati Uniti d'America al Guatemala e rifletteva sul fatto che adesso aveva tutto. Aveva quell'aereo presidenziale che in qualsiasi momento poteva portarlo dagli Stati Uniti d'America al Guatemala. Aveva la città di Soči dove si sarebbero forse svolti i Giochi Olimpici. Aveva il vecchio labrador Connie e il pony Vadik, aveva perfino un babbeo che tutti i giorni - d'accordo, non proprio tutti i giorni ma molto spesso - scriveva su di lui, Vladimir Vladimirovič™, stupide storie per niente divertenti su internet.
E magari un giorno tutto questo sarebbe mancato, all'improvviso e per sempre.
Strana cosa.
- Non si può avere una birra, qui? - urlò a un tratto Vladimir Vladimirovič™ nella presidenziale cabina.
Dietro la porta chiusa qualcuno sobbalzò, qualcosa andò in frantumi.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
E magari un giorno tutto questo sarebbe mancato, all'improvviso e per sempre.
Strana cosa.
- Non si può avere una birra, qui? - urlò a un tratto Vladimir Vladimirovič™ nella presidenziale cabina.
Dietro la porta chiusa qualcuno sobbalzò, qualcosa andò in frantumi.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
lunedì, luglio 02, 2007
Impara il russo con il Lipson!/5
Con gli udarniki, o infaticabili lavoratori modello, abbiamo toccato il sublime della correttezza socialista. Oggi conosceremo uno di loro, il diligente compagno Borodìn.
Tovàrišč Borodìn - choròšij graždanìn
Kradët li Borodìn karandašì?
Konèčno, net!
Il compagno Borodìn è un buon cittadino
Borodin ruba forse le matite?
Naturalmente no!
Čto on dèlaet kàždyj den'?
On rabòtaet na zavòde s èntuziàzmom.
Počemù?
Potomù čto on nastojàščij udàrnik.
Cosa fa ogni giorno?
Lavora nella fabbrica con entusiasmo.
Perché?
Perché è un vero lavoratore modello.
Tovàrišč Borodìn - òčen' kul'tùrnyj čelovèk.
Il compagno Borodin è una persona molto colta.
Poètomu on čitàet knìgi.
I ja dùmaju, čto on mòetsja kàždyj den'.
Per questo legge libri.
E io penso che si lavi tutti i giorni.
Ljùbit li on kurìt' v trollèjbuse?
Konèčno, net!
On snàet, čto èto ne chorošo, a plocho.
Gli piace fumare sul filobus?
Naturalmente no!
Sa che ciò non è bene, ma male.
Svampito file audio, qui. Frusciante video-lezione su YouTube, qui.
Prima di passare al devastante senso del dovere di Borodìn, familiarizziamo con la particella interrogativa "li". In russo, per trasformare una frase affermativa in interrogativa, è spesso sufficiente agire sull'intonazione:
Tovarišč Borodìn rabòtaet.
Tovarišč Borodìn rabòtaet?
Oppure ricorrere alla particella "li", che segue sempre la parola a proposito della quale si desidera ottenere risposta (parola che viene solitamente messa all'inizio della frase):
Rabòtaet li Tovàrišč Borodìn?
Va aggiunto che a volte - come in questo caso specifico - la particella "li" esprime dubbio, e sottintende che chi pone la domanda si aspetta una risposta negativa.
Momento sexy del giorno: la differenza tra la ш (š) la щ (šč).
Innanzitutto, pronunciamo la ш. Solleviamo la parte posterodorsale della lingua spingendola all'indietro verso il palato molle. Abbassando poi la parte mediodorsale, solleviamo in alto verso gli alveoli l'apice della lingua, rovesciato verso l'alto. Poi solleviamo anche i bordi della lingua, così che nella parte medio dorsale si formi un incavo. Spingiamo leggermente le labbra in avanti. Teniamo le corde vocali aperte per ottenere il suono sordo.
Adesso passiamo alla fricativa щ.
Premete l'apice della lingua contro gli alveoli superiori. Allo stesso tempo la parte mediodorsale della lingua dev'essere sollevata, tutto il corpo della lingua dev'essere spostato in avanti e i bordi devono premere contro i denti laterali superiori. Quindi allontanate leggermente l'apice della lingua che si trova alla radice degli incisivi inferiori senza mutare la posizione di tutta la lingua. Tra la lingua e il palato duro si forma una fessura. L'aria passa con un forte fruscìo attraverso questa fessura formando il suono desiderato, che è sordo, sempre palatalizzato e lungo.
Voglio sentire quel fruscìo.
Adesso per sperimentare le due consonanti ripetete a lungo chorošò (хорошо) e karandašì (карандаши), tovàrišč (товарищ) e nastojàščij (настоящий).
Speriamo che il Grande Revisore di Blogger non passi di qui proprio in questo momento, vaglielo a spiegare che stiamo solo palatalizzando.
Ora passiamo alle riflessioni iconografiche: rettangolino con camino fumante + falce e martello + faccia sorridente = personcina che lavora in fabbrica con entusiasmo. Tre cerchietti + rubinetto = lavarsi tutti i giorni (i tre cerchietti sono dei soli e indicano il trascorrere del tempo, Compagni!). Cuore sbarrato + rettangolino su ruote + cicchino fumante = non piace fumare su filobus. Faccina con aureola = bravo cittadino.
Il Borodin (che potremmo tradurre liberamente come Barbosetti, visto che borodà è la barba) sa distinguere il bene dal male, lavora quando c'è da lavorare, legge quando c'è da leggere, non sottrae le altrui matite, si lava tutti i giorni e non fuma sui mezzi pubblici.
Gli occhi sgranati, le pupille dilatate e l'espressione euforica segnalano tuttavia il probabile abuso di sostanze chimiche esilaranti e/o stimolanti. Il nostro Borodin aureolato è a metà tra la mistica del lavoro e strawberry fields forever: la classe operaia va in paradiso, però potevate dircelo che era un paradiso artificiale.
Tovàrišč Borodìn - choròšij graždanìn
Kradët li Borodìn karandašì?
Konèčno, net!
Il compagno Borodìn è un buon cittadino
Borodin ruba forse le matite?
Naturalmente no!
Čto on dèlaet kàždyj den'?
On rabòtaet na zavòde s èntuziàzmom.
Počemù?
Potomù čto on nastojàščij udàrnik.
Cosa fa ogni giorno?
Lavora nella fabbrica con entusiasmo.
Perché?
Perché è un vero lavoratore modello.
Tovàrišč Borodìn - òčen' kul'tùrnyj čelovèk.
Il compagno Borodin è una persona molto colta.
Poètomu on čitàet knìgi.
I ja dùmaju, čto on mòetsja kàždyj den'.
Per questo legge libri.
E io penso che si lavi tutti i giorni.
Ljùbit li on kurìt' v trollèjbuse?
Konèčno, net!
On snàet, čto èto ne chorošo, a plocho.
Gli piace fumare sul filobus?
Naturalmente no!
Sa che ciò non è bene, ma male.
Svampito file audio, qui. Frusciante video-lezione su YouTube, qui.
Prima di passare al devastante senso del dovere di Borodìn, familiarizziamo con la particella interrogativa "li". In russo, per trasformare una frase affermativa in interrogativa, è spesso sufficiente agire sull'intonazione:
Tovarišč Borodìn rabòtaet.
Tovarišč Borodìn rabòtaet?
Oppure ricorrere alla particella "li", che segue sempre la parola a proposito della quale si desidera ottenere risposta (parola che viene solitamente messa all'inizio della frase):
Rabòtaet li Tovàrišč Borodìn?
Va aggiunto che a volte - come in questo caso specifico - la particella "li" esprime dubbio, e sottintende che chi pone la domanda si aspetta una risposta negativa.
Momento sexy del giorno: la differenza tra la ш (š) la щ (šč).
Innanzitutto, pronunciamo la ш. Solleviamo la parte posterodorsale della lingua spingendola all'indietro verso il palato molle. Abbassando poi la parte mediodorsale, solleviamo in alto verso gli alveoli l'apice della lingua, rovesciato verso l'alto. Poi solleviamo anche i bordi della lingua, così che nella parte medio dorsale si formi un incavo. Spingiamo leggermente le labbra in avanti. Teniamo le corde vocali aperte per ottenere il suono sordo.
Adesso passiamo alla fricativa щ.
Premete l'apice della lingua contro gli alveoli superiori. Allo stesso tempo la parte mediodorsale della lingua dev'essere sollevata, tutto il corpo della lingua dev'essere spostato in avanti e i bordi devono premere contro i denti laterali superiori. Quindi allontanate leggermente l'apice della lingua che si trova alla radice degli incisivi inferiori senza mutare la posizione di tutta la lingua. Tra la lingua e il palato duro si forma una fessura. L'aria passa con un forte fruscìo attraverso questa fessura formando il suono desiderato, che è sordo, sempre palatalizzato e lungo.
Voglio sentire quel fruscìo.
Adesso per sperimentare le due consonanti ripetete a lungo chorošò (хорошо) e karandašì (карандаши), tovàrišč (товарищ) e nastojàščij (настоящий).
Speriamo che il Grande Revisore di Blogger non passi di qui proprio in questo momento, vaglielo a spiegare che stiamo solo palatalizzando.
Ora passiamo alle riflessioni iconografiche: rettangolino con camino fumante + falce e martello + faccia sorridente = personcina che lavora in fabbrica con entusiasmo. Tre cerchietti + rubinetto = lavarsi tutti i giorni (i tre cerchietti sono dei soli e indicano il trascorrere del tempo, Compagni!). Cuore sbarrato + rettangolino su ruote + cicchino fumante = non piace fumare su filobus. Faccina con aureola = bravo cittadino.
Il Borodin (che potremmo tradurre liberamente come Barbosetti, visto che borodà è la barba) sa distinguere il bene dal male, lavora quando c'è da lavorare, legge quando c'è da leggere, non sottrae le altrui matite, si lava tutti i giorni e non fuma sui mezzi pubblici.
Gli occhi sgranati, le pupille dilatate e l'espressione euforica segnalano tuttavia il probabile abuso di sostanze chimiche esilaranti e/o stimolanti. Il nostro Borodin aureolato è a metà tra la mistica del lavoro e strawberry fields forever: la classe operaia va in paradiso, però potevate dircelo che era un paradiso artificiale.
Commie vs. Freedom, Unicorn Version
Never play leapfrog with a unicorn.Anonimo XXI secolo
Comunismo contro capitalismo, due superpotenze globali in lotta, e il tutto nel dorato, serico, magico mondo degli Unicorni: prova anche tu l'emozione dello scontro tra gli Unicorni della Guerra Fredda!
Unicorno comunista contro Unicorno della libertà!
Snodabili per tutti i generi di pose drammatiche, 9,95 dollari la confezione da due.
Sapevatelo (via Sean's Russia Blog).
[Avete riposato culturalmente, Compagni? Tutti pronti per il Lipson du jour?]
Comunismo contro capitalismo, due superpotenze globali in lotta, e il tutto nel dorato, serico, magico mondo degli Unicorni: prova anche tu l'emozione dello scontro tra gli Unicorni della Guerra Fredda!
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Sapevatelo (via Sean's Russia Blog).
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venerdì, giugno 29, 2007
VVP e l'Unione Sovietica
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin passeggiava per i corridoi del Cremlino moscovita in compagnia del presidente dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche Michail Sergeevič Gorbačëv.
- Io proprio non ti capisco, bratello - disse Michail Sergeevič, - Queste nanotecnologie... Non sono cosa. Fanno un po' miseria.
- E tu allora? - Vladimir Vladimirovič™ dissentì, - Gigantismo totale. La centrale idroelettrica sul Dnepr, gli elicotteri più grandi del mondo. E dov'è tutto questo? Dov'è la tua Unione Sovietica? Niente. Ne è derivata solo una grande catastrofe geopolitica.
- Ma l'Unione Sovietica non è morta per quello, - Michail Sergeevič si strinse nelle spalle, - L'ha ammazzata El'cin.
- Non toccarmi El'cin! - disse severamente Vladimir Vladimirovič™, - Mi ha fatto presidente! Gli sono grato. E con le nanotecnologie risolveremo tutto, vedrai. I comunisti facevano tutto grande e non hanno ottenuto nulla. Vuol dire che questa volta bisognerà fare tutto piccolo.
- E se non si ottiene nulla neanche questa volta? - domandò Michail Sergeevič.
- Non può essere, - affermò con sicurezza Vladimir Vladimirovič™, - Se non ha funzionato con il grande, dovrà per forza funzionare con il piccolo.
- Beh, e se non funziona lo stesso? - Michail Sergeevič insisteva.
- E se non funziona, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Faremo tutto trasparente. O verde.
Michail Sergeevič annuì con comprensione.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Io proprio non ti capisco, bratello - disse Michail Sergeevič, - Queste nanotecnologie... Non sono cosa. Fanno un po' miseria.
- E tu allora? - Vladimir Vladimirovič™ dissentì, - Gigantismo totale. La centrale idroelettrica sul Dnepr, gli elicotteri più grandi del mondo. E dov'è tutto questo? Dov'è la tua Unione Sovietica? Niente. Ne è derivata solo una grande catastrofe geopolitica.
- Ma l'Unione Sovietica non è morta per quello, - Michail Sergeevič si strinse nelle spalle, - L'ha ammazzata El'cin.
- Non toccarmi El'cin! - disse severamente Vladimir Vladimirovič™, - Mi ha fatto presidente! Gli sono grato. E con le nanotecnologie risolveremo tutto, vedrai. I comunisti facevano tutto grande e non hanno ottenuto nulla. Vuol dire che questa volta bisognerà fare tutto piccolo.
- E se non si ottiene nulla neanche questa volta? - domandò Michail Sergeevič.
- Non può essere, - affermò con sicurezza Vladimir Vladimirovič™, - Se non ha funzionato con il grande, dovrà per forza funzionare con il piccolo.
- Beh, e se non funziona lo stesso? - Michail Sergeevič insisteva.
- E se non funziona, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Faremo tutto trasparente. O verde.
Michail Sergeevič annuì con comprensione.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
giovedì, giugno 28, 2007
Impara il russo con il Lipson!/4
Avvertenza: pare che questi post provochino crisi di riso, allegre ruzzolate sul linoleum e sputazzate sui monitor, rendendovi invisi e sospetti ai colleghi. Dunque sono costretta ad avvertirvi che potrebbero essere not safe for work. Ecco, anche quella cosa palato-denti con la lingua per esercitarvi sulle "elle": esistono menti fannullone che potrebbero equivocare.
A un certo punto Lipson, non pago di aver cartesianamente esposto la farraginosa teoria di G. G. Gubkin, azzarda un'ulteriore suddivisione psico-sociologica. Questa volta fa ricorso a P. P. Papirosin, allievo di Gubkin, che ha sviluppato le ricerche di quest'ultimo aggiungendo un terzo gruppo, chiamato "persone che vivono nei filobus":
Ljùdi, kotòrye živùt v trollèjbusach.
Le persone che vivono nei filobus.
Sì, compagni. Quella composizione di uova al tegame, secondo il nostro, sta per "vivere" (egli specifica che si tratta di un'ameba, gettando un'ombra sulla qualità dell'esistenza di coloro che vivono nei filobus). Uova al tegame + rettangolino su ruote = vivere in filobus.
Papirosin, dice Lipson, ha individuato suggestive correlazioni tra il comportamento di chi vive nei filobus e quello degli altri due gruppi (piace leggere su filobus e piace lavarsi su filobus): i suoi studi dimostrano che il terzo gruppo esibisce alcuni comportamenti degli altri due.
Per esempio:
Люди, которые живут в троллейбусах, в парках любят курить и на заводах работают.
Ljùdi, kotòrye živùt v trollèjbusach, v pàrkach ljùbjat kurìt' i na zavòdach rabòtajut.
Le persone che vivono nei filobus, nei parchi amano fumare e nelle fabbriche lavorano.
Sappiamo già dove vuole andare a parare Lipson, e infatti.
Grande schema riassuntivo Gubkin-Papirosin:
Люди, которые читают книги в троллейбусах, в парках думают и на заводах работают.
Ljùdi, kotòrye čitàjut knìgi v trollèjbusach, v pàrkach dumajut i na zavòdach rabòtajut.
Le persone che leggono libri sui filobus, nei parchi amano pensare e nelle fabbriche lavorano.
Люди, которые моются в троллейбусах, в парках любят курить и на заводах думают.
Ljùdi, kotòrye mòjutsja v trollèjbusach, v pàrkach ljùbjat kurìt' i na zavòdach dùmajut.
Le persone che si lavano sui filobus, nei parchi amano fumare e nelle fabbriche pensano.
Люди, которые живут в троллейбусах, в парках любят курить и на заводах работают.
Ljùdi, kotòrye živùt v trollèjbusach, v pàrkach ljùbjat kurìt' i na zavòdach rabòtajut.
Le persone che vivono nei filobus, nei parchi amano fumare e nelle fabbriche lavorano.
Adesso fatevi coraggio, c'è il file audio.
Così è, compagni.
Anche chi vegeta sui mezzi pubblici lavora. Altrimenti come potrebbe permettersi le sigarette da fumare voluttuosamente nei parchi? Continuo a chiedermi a cosa stia pensando l'incolto in fabbrica. Non può pensare alla fabbrica, sarebbe un lavoratore modello. Pensa forse con nostalgia al filobus? Ma quanto sono grandi questi filobus sovietici dove si vive, si fuma e ci si fa la doccia?
Alla fine di tutto questo devo confessarvi un mio fondato dubbio.
G. G. Gubkin e P. P. Papirosin. Traducendo liberamente, L. L. Labbrucchio e C. C. Cicchino.
Il grande maestro e il suo brillante allievo, filobus provvisti di rubinetti, gente che fannulla sui mezzi pubblici. Dai, su.
Tutto nella testa di Lipson, sta: andate a chiedere a Google, io vi aspetto qui (gli spregiudicati cerchino Губкин e Папиросин). Tutto nella testa magica di Lipson.
Ah, Lipson, Lipson: concedetegli un paio di rettangoli, fatelo contento con qualche matita e quest'uomo confuso vi inventerà un nuovo mondo. Grammaticalmente e socialisticamente impeccabile, è quasi superfluo sottolinearlo.
Il fatto che questo manuale si proponesse di insegnare il russo agli americani - e che qualcuno laggiù nell'Ohio possa aver pensato che gli spaziosi filobus sovietici fossero forniti di acqua corrente e equipaggiati di gigantesche uova all'occhio di bue - è per me fonte inesauribile di diletto. Non capisco perché l'esportazione del socialismo non abbia funzionato, aveva tutte le carte in regola per sfondare.
A un certo punto Lipson, non pago di aver cartesianamente esposto la farraginosa teoria di G. G. Gubkin, azzarda un'ulteriore suddivisione psico-sociologica. Questa volta fa ricorso a P. P. Papirosin, allievo di Gubkin, che ha sviluppato le ricerche di quest'ultimo aggiungendo un terzo gruppo, chiamato "persone che vivono nei filobus":
Ljùdi, kotòrye živùt v trollèjbusach.
Le persone che vivono nei filobus.
Sì, compagni. Quella composizione di uova al tegame, secondo il nostro, sta per "vivere" (egli specifica che si tratta di un'ameba, gettando un'ombra sulla qualità dell'esistenza di coloro che vivono nei filobus). Uova al tegame + rettangolino su ruote = vivere in filobus.
Papirosin, dice Lipson, ha individuato suggestive correlazioni tra il comportamento di chi vive nei filobus e quello degli altri due gruppi (piace leggere su filobus e piace lavarsi su filobus): i suoi studi dimostrano che il terzo gruppo esibisce alcuni comportamenti degli altri due.
Per esempio:
Люди, которые живут в троллейбусах, в парках любят курить и на заводах работают.
Ljùdi, kotòrye živùt v trollèjbusach, v pàrkach ljùbjat kurìt' i na zavòdach rabòtajut.
Le persone che vivono nei filobus, nei parchi amano fumare e nelle fabbriche lavorano.
Sappiamo già dove vuole andare a parare Lipson, e infatti.
Grande schema riassuntivo Gubkin-Papirosin:
Люди, которые читают книги в троллейбусах, в парках думают и на заводах работают.
Ljùdi, kotòrye čitàjut knìgi v trollèjbusach, v pàrkach dumajut i na zavòdach rabòtajut.
Le persone che leggono libri sui filobus, nei parchi amano pensare e nelle fabbriche lavorano.
Люди, которые моются в троллейбусах, в парках любят курить и на заводах думают.
Ljùdi, kotòrye mòjutsja v trollèjbusach, v pàrkach ljùbjat kurìt' i na zavòdach dùmajut.
Le persone che si lavano sui filobus, nei parchi amano fumare e nelle fabbriche pensano.
Люди, которые живут в троллейбусах, в парках любят курить и на заводах работают.
Ljùdi, kotòrye živùt v trollèjbusach, v pàrkach ljùbjat kurìt' i na zavòdach rabòtajut.
Le persone che vivono nei filobus, nei parchi amano fumare e nelle fabbriche lavorano.
Adesso fatevi coraggio, c'è il file audio.
Così è, compagni.
Anche chi vegeta sui mezzi pubblici lavora. Altrimenti come potrebbe permettersi le sigarette da fumare voluttuosamente nei parchi? Continuo a chiedermi a cosa stia pensando l'incolto in fabbrica. Non può pensare alla fabbrica, sarebbe un lavoratore modello. Pensa forse con nostalgia al filobus? Ma quanto sono grandi questi filobus sovietici dove si vive, si fuma e ci si fa la doccia?
Alla fine di tutto questo devo confessarvi un mio fondato dubbio.
G. G. Gubkin e P. P. Papirosin. Traducendo liberamente, L. L. Labbrucchio e C. C. Cicchino.
Il grande maestro e il suo brillante allievo, filobus provvisti di rubinetti, gente che fannulla sui mezzi pubblici. Dai, su.
Tutto nella testa di Lipson, sta: andate a chiedere a Google, io vi aspetto qui (gli spregiudicati cerchino Губкин e Папиросин). Tutto nella testa magica di Lipson.
Ah, Lipson, Lipson: concedetegli un paio di rettangoli, fatelo contento con qualche matita e quest'uomo confuso vi inventerà un nuovo mondo. Grammaticalmente e socialisticamente impeccabile, è quasi superfluo sottolinearlo.
Il fatto che questo manuale si proponesse di insegnare il russo agli americani - e che qualcuno laggiù nell'Ohio possa aver pensato che gli spaziosi filobus sovietici fossero forniti di acqua corrente e equipaggiati di gigantesche uova all'occhio di bue - è per me fonte inesauribile di diletto. Non capisco perché l'esportazione del socialismo non abbia funzionato, aveva tutte le carte in regola per sfondare.
mercoledì, giugno 27, 2007
VVP e i nanorubli
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva accanto all'ingresso del deposito del Fondo di Stabilizzazione e contemplava il fosco risplendere delle monete d'oro mentre attendeva la visita successiva. Erano già passati i membri dell'Associazione degli industriali e degli imprenditori, il governatore del Distretto autonomo di Čukotka Roman Arkad'evič Abramovič, i funzionari del Ministero degli interni e dell'FSB.
A un tratto, in fondo al corridoio che conduce alle porte blindate del deposito, apparve il direttore del Servizio federale delle entrate Michail Pavlovič Morkecov. Michail Pavlovič si avvicinò timidamente a Vladimir Vladimirovič™, a mani vuote.
- N... nn... - bofonchiò Michail Pavlovič, tendendo verso Vladimir Vladimirovič™ la mano destra stretta a pugno.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Che, è la prima volta?
Il direttore del Servizio delle entrate annuì spaventato. Vladimir Vladimirovič™ sospirò.
- N... nn... - riattaccò Michail Pavlovič, arrossendo, - N... nn.. 'ntrate.
- Cos'è, sei balbuziente? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - Dove stanno queste entrate?
- Na... n... ntrate - borbottò il direttore del Servizio delle entrate, aprendo il pugno - Nanoentrate.
Sul palmo della mano del direttore giaceva una banconota sgualcita da dieci rubli.
- Non ho ben capito, - disse con aria smarrita Vladimir Vladimirovič™, - Cos'è 'sta roba?
- Nanorubli, - disse Michail Pavlovič, avvilito, - Sono un miliardo di volte più piccoli. Non ti immagini neanche, bratello, quanto sia difficile raccoglierli!
Vladimir Vladimirovič™ fissò Michail Pavlovič con gli occhi spalancati.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
A un tratto, in fondo al corridoio che conduce alle porte blindate del deposito, apparve il direttore del Servizio federale delle entrate Michail Pavlovič Morkecov. Michail Pavlovič si avvicinò timidamente a Vladimir Vladimirovič™, a mani vuote.
- N... nn... - bofonchiò Michail Pavlovič, tendendo verso Vladimir Vladimirovič™ la mano destra stretta a pugno.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Che, è la prima volta?
Il direttore del Servizio delle entrate annuì spaventato. Vladimir Vladimirovič™ sospirò.
- N... nn... - riattaccò Michail Pavlovič, arrossendo, - N... nn.. 'ntrate.
- Cos'è, sei balbuziente? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - Dove stanno queste entrate?
- Na... n... ntrate - borbottò il direttore del Servizio delle entrate, aprendo il pugno - Nanoentrate.
Sul palmo della mano del direttore giaceva una banconota sgualcita da dieci rubli.
- Non ho ben capito, - disse con aria smarrita Vladimir Vladimirovič™, - Cos'è 'sta roba?
- Nanorubli, - disse Michail Pavlovič, avvilito, - Sono un miliardo di volte più piccoli. Non ti immagini neanche, bratello, quanto sia difficile raccoglierli!
Vladimir Vladimirovič™ fissò Michail Pavlovič con gli occhi spalancati.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
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Impara il russo con il Lipson!/3
Ed eccoci arrivati alla lezione di approfondimento sui lavoratori modello e i fannulloni. Qui impareremo a distinguere tra kulturnye e nekulturnye, cioè tra colti e ignoranti/incolti: con il termine "incolti", puntualizza il Lipson, ci si riferisce più precisamente alle persone rozze, ai bruti che "picchiano la moglie, parlano ad alta voce durante i concerti, buttano per terra le carte delle caramelle e si mettono le dita nel naso" (vi prego di notare la progressione). Sempre il Lipson ricorda che nel parco Gorkij di Mosca c'era un cartello con su scritto: "Riposate culturalmente, compagni!"
Pronti? Via.
Udàrniki čàsto kultùrnye ljùdi.
I lavoratori modello sono spesso persone colte.
Kultùrnye ljùdi čitàjut knìgi.
Le persone colte leggono libri.
I onì mòjutsja kàždyj dèn'.
E si lavano tutti i giorni.
All together now, se proprio volete. Altrimenti video-lezione su YouTube che comprende anche il brano successivo.
Bezdèl'niki čàsto nekultùrnye ljùdi.
I fannulloni sono spesso persone incolte.
Naskòlko ja snàju, nekultùrnye ljùdi ne mòjutsja.
Per quanto ne so, le persone incolte non si lavano.
Nikogdà?
Da, onì nikogdà ne mòjutsja.
Mai?
Sì, non si lavano mai.
I onì ljùbjat kurìt' v trollèjbusach,
E amano fumare sui filobus.
Tutti insieme, senza stupirci di nulla, seguendo questo link.
Nota sulla pronuncia: la "ju" (ю) di ljùdi e di ljùbiat è praticamente una "u". Adesso divertiamoci un po' con la "l" in queste due parole (ma anche in kultùrnye e nekultùrnye): otterrete il suono desiderato abbassando il retro della lingua e toccando gli incisivi superiori con la punta. Eh? Ditemi che non è sexy quella "l".
Noterete anche che la "t" dell'infinito del verbo fumare, kurìt' (курить), seguita da segno debole ь, si palatalizza diventando quasi una "z" sorda con un pizzico di "c".
Richiamo inoltre la vostra attenzione sullo stato in luogo v trollèjbusach: la "v" diventa praticamente una "f" e si aggrega alla parola successiva, la e è una "je", tanto che la pronuncia diventa di fatto "ftralièjbusach" (la doppia "l" qui diventa quasi "gl", appena appena: so che c'è ma quasi non la sento).
Nota iconografica: persone colte = faccine con occhiali. Persone incolte = teste pelose e spettinate in cui si fatica a intravedere i lineamenti (con l'eccezione di una sorta di ombelico fuori posto e due orecchie). Lavarsi = rubinetti (vi chiederete: perché sempre due di tutto; perché parliamo al plurale, che domande). Cuore + rettangolino su ruote + cicchino fumante = piace fumare su filobus.
I fannulloni le hanno proprio tutte, anche se per amor di giustizia va sottolineato che le persone colte si lavano in tre usando due rubinetti.
Approfondimento psico-sociologico: il Lipson pensa bene di andarci giù pesante e di spiegarci la teoria di G.G. Gubkin, il quale ha dimostrato "un'interessante correlazione tra il comportamento sui mezzi di trasporto di massa e il rapporto tra l'individuo e il suo ambiente".
Gli studi di Gubkin hanno individuato due sottogruppi predominanti, dice Lipson:
- le persone che leggono sui filobus, e cioè gli individui stabili e ben adattati al loro ambiente.
- le persone che si lavano sui filobus, e cioè gli individui compulsivi con conflitti interiori e spesso caratterizzati dall'incapacità di concentrarsi (cliccate sull'immagine per ingrandirla):
Lavarsi sui filobus? Possibile? Ma sì, c'è perfino il simbolo del rubinetto! Così il Lipson, a quanto pare, interpreta la grande lezione di Gubkin, non esitando a portarla alle estreme, catastrofiche conseguenze dello schema seguente:
Dunque: le persone che leggono sui filobus, nei parchi pensano e in fabbrica lavorano. Fin qui.
La persone che si lavano sui filobus, nei parchi amano fumare e in fabbrica pensano. A cosa? A un candelotto di dinamite con i piedini? Non si capisce.
Ma i disadattati non fumavano sul filobus e calpestavano i fiori del parco? E non avevamo detto che non si lavano mai?
Ecco, compagni, spero che questo non mi costi la promozione ma secondo me l'amico Lipson qui ha fumato qualcosa di più di un semplice cicchino (ho dei sospetti su quel candelotto di dinamite).
Da tutto questo ricaviamo fondamentalmente due conclusioni:
1. il fantomatico G.G. Gubkin ha dimenticato una terza categoria di individui: oltre agli integrati e ai disadattati ci sono quelli che la sera prendono il filobus, tornano a casa, vorrebbero riposarsi leggendo un bel libro e invece pensano "chi cazzo mi ha rubato le matite, che le avevo lasciate lì?"
2. Dopo l'ultimo disastroso schema psico-sociologico avrete capito che siamo nelle mani di un pazzo. Di due pazzi, se ci aggiungiamo il mio modesto contributo.
Questo tocco lisergico, io ritengo, renderà le nostre lezioni di russo meno prevedibili e sicuramente più divertenti.
[E ora ripassiamo e interroghiamoci a vicenda interpretando a turno l'integrato e il disadattato. Poi, quando non ci vede nessuno, inanelliamo una serie di "l" palato-dente. Su che è bello].
Pronti? Via.
Udàrniki čàsto kultùrnye ljùdi.
I lavoratori modello sono spesso persone colte.
Kultùrnye ljùdi čitàjut knìgi.
Le persone colte leggono libri.
I onì mòjutsja kàždyj dèn'.
E si lavano tutti i giorni.
All together now, se proprio volete. Altrimenti video-lezione su YouTube che comprende anche il brano successivo.
Bezdèl'niki čàsto nekultùrnye ljùdi.
I fannulloni sono spesso persone incolte.
Naskòlko ja snàju, nekultùrnye ljùdi ne mòjutsja.
Per quanto ne so, le persone incolte non si lavano.
Nikogdà?
Da, onì nikogdà ne mòjutsja.
Mai?
Sì, non si lavano mai.
I onì ljùbjat kurìt' v trollèjbusach,
E amano fumare sui filobus.
Tutti insieme, senza stupirci di nulla, seguendo questo link.
Nota sulla pronuncia: la "ju" (ю) di ljùdi e di ljùbiat è praticamente una "u". Adesso divertiamoci un po' con la "l" in queste due parole (ma anche in kultùrnye e nekultùrnye): otterrete il suono desiderato abbassando il retro della lingua e toccando gli incisivi superiori con la punta. Eh? Ditemi che non è sexy quella "l".
Noterete anche che la "t" dell'infinito del verbo fumare, kurìt' (курить), seguita da segno debole ь, si palatalizza diventando quasi una "z" sorda con un pizzico di "c".
Richiamo inoltre la vostra attenzione sullo stato in luogo v trollèjbusach: la "v" diventa praticamente una "f" e si aggrega alla parola successiva, la e è una "je", tanto che la pronuncia diventa di fatto "ftralièjbusach" (la doppia "l" qui diventa quasi "gl", appena appena: so che c'è ma quasi non la sento).
Nota iconografica: persone colte = faccine con occhiali. Persone incolte = teste pelose e spettinate in cui si fatica a intravedere i lineamenti (con l'eccezione di una sorta di ombelico fuori posto e due orecchie). Lavarsi = rubinetti (vi chiederete: perché sempre due di tutto; perché parliamo al plurale, che domande). Cuore + rettangolino su ruote + cicchino fumante = piace fumare su filobus.
I fannulloni le hanno proprio tutte, anche se per amor di giustizia va sottolineato che le persone colte si lavano in tre usando due rubinetti.
Approfondimento psico-sociologico: il Lipson pensa bene di andarci giù pesante e di spiegarci la teoria di G.G. Gubkin, il quale ha dimostrato "un'interessante correlazione tra il comportamento sui mezzi di trasporto di massa e il rapporto tra l'individuo e il suo ambiente".
Gli studi di Gubkin hanno individuato due sottogruppi predominanti, dice Lipson:
- le persone che leggono sui filobus, e cioè gli individui stabili e ben adattati al loro ambiente.
- le persone che si lavano sui filobus, e cioè gli individui compulsivi con conflitti interiori e spesso caratterizzati dall'incapacità di concentrarsi (cliccate sull'immagine per ingrandirla):
Lavarsi sui filobus? Possibile? Ma sì, c'è perfino il simbolo del rubinetto! Così il Lipson, a quanto pare, interpreta la grande lezione di Gubkin, non esitando a portarla alle estreme, catastrofiche conseguenze dello schema seguente:
Dunque: le persone che leggono sui filobus, nei parchi pensano e in fabbrica lavorano. Fin qui.
La persone che si lavano sui filobus, nei parchi amano fumare e in fabbrica pensano. A cosa? A un candelotto di dinamite con i piedini? Non si capisce.
Ma i disadattati non fumavano sul filobus e calpestavano i fiori del parco? E non avevamo detto che non si lavano mai?
Ecco, compagni, spero che questo non mi costi la promozione ma secondo me l'amico Lipson qui ha fumato qualcosa di più di un semplice cicchino (ho dei sospetti su quel candelotto di dinamite).
Da tutto questo ricaviamo fondamentalmente due conclusioni:
1. il fantomatico G.G. Gubkin ha dimenticato una terza categoria di individui: oltre agli integrati e ai disadattati ci sono quelli che la sera prendono il filobus, tornano a casa, vorrebbero riposarsi leggendo un bel libro e invece pensano "chi cazzo mi ha rubato le matite, che le avevo lasciate lì?"
2. Dopo l'ultimo disastroso schema psico-sociologico avrete capito che siamo nelle mani di un pazzo. Di due pazzi, se ci aggiungiamo il mio modesto contributo.
Questo tocco lisergico, io ritengo, renderà le nostre lezioni di russo meno prevedibili e sicuramente più divertenti.
[E ora ripassiamo e interroghiamoci a vicenda interpretando a turno l'integrato e il disadattato. Poi, quando non ci vede nessuno, inanelliamo una serie di "l" palato-dente. Su che è bello].
martedì, giugno 26, 2007
VVP e il salto qualitativo
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva alla nanoscrivania nel suo nanostudio all'interno del Nanocremlino e nanolavorava ad alcuni nanodocumenti.
A un tratto la nanoimponente nanoporta del nanostudio si spalancò per lasciar entrare con passo nanorapido il Nanopresidente della Nanoduma, il nanoandroide Boris Gryzlov.
- Nano alla Russia! - il nanoandroide salutò Vladimir Vladimirovič™, - Abbiamo una nanoproposta di nanolegge.
- Nanointeressante, - rispose Vladimir Vladimirovič™ senza distogliere lo sguardo dai suoi nanodocumenti.
- Nanoascolta, - disse il Nanopresidente avvicinandosi alla nanopresidenziale nanoscrivania, - Noi intendiamo proporre il prossimo nanosalto di nanoqualità del nostro nanostato.
- Noi chi? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Nanonoi, - rispose il Nanopresidente, - Nanorussia Unita!
- E cosa sarebbe questo nanosalto di nanoqualità? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Le picotecnologie, - spiegò il nanoandroide, - Di fatto abbiamo un intero nanoprogramma. Picotecnologie, femtotecnologie, attotecnologie, zeptotecnologie e yoctotecnologie.
- Yoctotecnologie? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Yocto, - annuì il Nanopresidente, - È come due volte nano e anche un po' nanomeno…
- Meno!? - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Ma andate a quel paese con le vostre tecnologie!... Guardati attorno: si è rimpicciolito tutto! La nanoscrivania... i nanodocumenti! Il nanostudio! Il Nanocremlino!
- E il Nanopresidente, - annuì il nanoandroide, - Ciò va nanobene.
- Nanopresto scompariremo, - replicò Vladimir Vladimirovič™ nanotristemente.
- Bratello, - ronzò il nanoandroide, - Sarà nanomeglio per tutti. Nanocredimi.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
A un tratto la nanoimponente nanoporta del nanostudio si spalancò per lasciar entrare con passo nanorapido il Nanopresidente della Nanoduma, il nanoandroide Boris Gryzlov.
- Nano alla Russia! - il nanoandroide salutò Vladimir Vladimirovič™, - Abbiamo una nanoproposta di nanolegge.
- Nanointeressante, - rispose Vladimir Vladimirovič™ senza distogliere lo sguardo dai suoi nanodocumenti.
- Nanoascolta, - disse il Nanopresidente avvicinandosi alla nanopresidenziale nanoscrivania, - Noi intendiamo proporre il prossimo nanosalto di nanoqualità del nostro nanostato.
- Noi chi? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Nanonoi, - rispose il Nanopresidente, - Nanorussia Unita!
- E cosa sarebbe questo nanosalto di nanoqualità? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Le picotecnologie, - spiegò il nanoandroide, - Di fatto abbiamo un intero nanoprogramma. Picotecnologie, femtotecnologie, attotecnologie, zeptotecnologie e yoctotecnologie.
- Yoctotecnologie? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Yocto, - annuì il Nanopresidente, - È come due volte nano e anche un po' nanomeno…
- Meno!? - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Ma andate a quel paese con le vostre tecnologie!... Guardati attorno: si è rimpicciolito tutto! La nanoscrivania... i nanodocumenti! Il nanostudio! Il Nanocremlino!
- E il Nanopresidente, - annuì il nanoandroide, - Ciò va nanobene.
- Nanopresto scompariremo, - replicò Vladimir Vladimirovič™ nanotristemente.
- Bratello, - ronzò il nanoandroide, - Sarà nanomeglio per tutti. Nanocredimi.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Impara il russo con il Lipson!/2
Purtroppo nella realtà socialisticamente corretta, come nell'imperfetto mondo capitalista, non ci sono solo i lavoratori modello (udarniki), ma anche i fannulloni (bezdel'niki). In questa lezione incontreremo parole e disegnini nuovi e saremo in grado di riconoscere i dannosi, temibili e probabilmente irrecuperabili nemici della produttività.
Kak živùt bezdèl'niki?
Come vivono i fannulloni?
Na rabòte onì kradùt karandašì.
Al lavoro rubano le matite.
V pàrkach onì vedùt sebjà plocho.
Nei parchi si comportano male.
Da, tovàrišči.
Vot kak živùt bezdèl'niki!
Sì, compagni.
Ecco come vivono i fannulloni!
Breve e buffo momento vocale, lo trovate qui, in alternativa la breve e buffa video-lezione qui su YouTube.
Notiamo che dopo aver spalancato la "e" (э) di entuziàzmom, ora dobbiamo chiuder tutto con le "e" (e) di bezdèl'niki, vedùt e sebjà (la seconda "e" di bezdèl'niki e quella di rabòte sono più chiaramente "ie"; in rabòte la "t" si palatalizza): i triestinohablantes saranno avvantaggiati pensando intensamente alla "e" di "bela", praticamente una "i".
E veniamo alle osservazioni di carattere grafico. I bezdel'niki, o fannulloni, vengono rappresentati con un'espressione ammiccante, il cappellino sulle ventitré e il cicchino tra le labbra atteggiate a un sorriso vagamente lascivo. Il verbo rubare viene persuasivamente reso con due rapaci zampine stilizzate simili a forchettoni. A scanso di equivoci, gli omini che si stanno comportando male nei parchi stanno semplicemente calpestando i fiori (due a testa).
Eh, sì, compagni. Questi sono i fannulloni. Due matite oggi, due turbine domani e ci smontano la fabbrica mandandoci a puttane il piano quinquennale.
Ho visto regimi socialisti flettersi per molto meno.
Kak živùt bezdèl'niki?
Come vivono i fannulloni?
Na rabòte onì kradùt karandašì.
Al lavoro rubano le matite.
V pàrkach onì vedùt sebjà plocho.
Nei parchi si comportano male.
Da, tovàrišči.
Vot kak živùt bezdèl'niki!
Sì, compagni.
Ecco come vivono i fannulloni!
Breve e buffo momento vocale, lo trovate qui, in alternativa la breve e buffa video-lezione qui su YouTube.
Notiamo che dopo aver spalancato la "e" (э) di entuziàzmom, ora dobbiamo chiuder tutto con le "e" (e) di bezdèl'niki, vedùt e sebjà (la seconda "e" di bezdèl'niki e quella di rabòte sono più chiaramente "ie"; in rabòte la "t" si palatalizza): i triestinohablantes saranno avvantaggiati pensando intensamente alla "e" di "bela", praticamente una "i".
E veniamo alle osservazioni di carattere grafico. I bezdel'niki, o fannulloni, vengono rappresentati con un'espressione ammiccante, il cappellino sulle ventitré e il cicchino tra le labbra atteggiate a un sorriso vagamente lascivo. Il verbo rubare viene persuasivamente reso con due rapaci zampine stilizzate simili a forchettoni. A scanso di equivoci, gli omini che si stanno comportando male nei parchi stanno semplicemente calpestando i fiori (due a testa).
Eh, sì, compagni. Questi sono i fannulloni. Due matite oggi, due turbine domani e ci smontano la fabbrica mandandoci a puttane il piano quinquennale.
Ho visto regimi socialisti flettersi per molto meno.
lunedì, giugno 25, 2007
VVP e GFF
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin si avvicinò all'imponente porta del suo studio all'interno del Cremlino e la chiuse a chiave. Poi Vladimir Vladimirovič™ ritornò alla sua presidenziale scrivania e sollevò il tavolino usato per gli incontri con i funzionari.
Vladimir Vladimirovič™ collocò il tavolino al centro dello studio. Poi Vladimir Vladimirovič™ accostò al tavolino una sedia. Poi Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò alle finestre e tirò le pesanti tende. Poi Vladimir Vladimirovič™ andò nuovamente alla scrivania, aprì il cassetto di mezzo e ne estrasse un candelabro con una candela e una scatola di fiammiferi. Poi Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò al tavolino, ci appoggiò sopra il candelabro e accese la candela. Poi Vladimir Vladimirovič™ si sedette e pose sul tavolino le sue presidenziali mani.
- Spirito del Mahatma, - disse Vladimir Vladimirovič™ con voce cantilenante, - Io ti evoco.
Il tavolino si mise a vibrare sotto le mani di Vladimir Vladimirovič™, poi si mosse e cominciò a piroettare su una gamba sola.
- Namaste, - disse la voce distante del Mahatma Gandhi.
Vladimir Vladimirovič™ giunse le mani in segno di saluto.
- Salve, Mahatma, - disse Vladimir Vladimirovič™, - È morto Gianfranco Ferré.
- E chi è? - domandò il Mahatma Gandhi.
- Il mio sarto, - sospirò Vladimir Vladimirovič™, - Adesso non solo non ho nessuno con chi parlare. Non ho neanche niente da mettermi.
Il Mahatma Gandhi, in risposta a Vladimir Vladimirovič™, sospirò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Vladimir Vladimirovič™ collocò il tavolino al centro dello studio. Poi Vladimir Vladimirovič™ accostò al tavolino una sedia. Poi Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò alle finestre e tirò le pesanti tende. Poi Vladimir Vladimirovič™ andò nuovamente alla scrivania, aprì il cassetto di mezzo e ne estrasse un candelabro con una candela e una scatola di fiammiferi. Poi Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò al tavolino, ci appoggiò sopra il candelabro e accese la candela. Poi Vladimir Vladimirovič™ si sedette e pose sul tavolino le sue presidenziali mani.
- Spirito del Mahatma, - disse Vladimir Vladimirovič™ con voce cantilenante, - Io ti evoco.
Il tavolino si mise a vibrare sotto le mani di Vladimir Vladimirovič™, poi si mosse e cominciò a piroettare su una gamba sola.
- Namaste, - disse la voce distante del Mahatma Gandhi.
Vladimir Vladimirovič™ giunse le mani in segno di saluto.
- Salve, Mahatma, - disse Vladimir Vladimirovič™, - È morto Gianfranco Ferré.
- E chi è? - domandò il Mahatma Gandhi.
- Il mio sarto, - sospirò Vladimir Vladimirovič™, - Adesso non solo non ho nessuno con chi parlare. Non ho neanche niente da mettermi.
Il Mahatma Gandhi, in risposta a Vladimir Vladimirovič™, sospirò.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Impara il russo con il Lipson!/1
Cominciamo con una situazione molto semplice: oggi faremo amicizia con gli udarniki, o lavoratori modello (insomma, quelli che ci danno dentro, gli stachanovisti), e con il loro mondo interiore fatto di onesti e semplici entusiasmi e di valori in linea con i parametri dell'emulazione socialista.
Kak živùt udàrniki?
Udàrniki živùt chorošò.
Come vivono i lavoratori modello?
I lavoratori modello vivono bene.
Gde onì rabòtajut?
Onì rabòtajut na zavòdach.
Kak onì rabòtajut?
Onì rabòtajut s entuziàzmom.
Dove lavorano?
Lavorano nelle fabbriche.
Come lavorano?
Lavorano con entusiasmo.
Čto onì dèlajut v pàrkach?
V pàrkach onì dùmajut o žizni.
Cosa fanno nei parchi?
Nei parchi pensano alla vita.
O kakòj žìzni?
O žìzni na zavòdach.
A che vita?
Alla vita nelle fabbriche.
Vot kak zivùt udàrniki!
Ecco come vivono i lavoratori modello!
Quella che vi ho scritto è la corretta traslitterazione, non la pronuncia. La pronuncia dell'intero brano (tenendo conto che il Capo parla strano di suo) è a questo indirizzo, se non vi va di fare il login c'è pur sempre la video-lezione su YouTube.
Adesso:
1. ripetete gioiosamente, notando che le "o" non accentate diventano "a" e mettendo tutte le palatalizzazioni (e anche più) nei posticini giusti;
2. soffermatevi a riflettere sulla perfetta circolarità della vita dei lavoratori modello sovietici, che lavorano nelle fabbriche con entusiasmo, quando sono nei parchi pensano alla vita in fabbrica e sono felici.
3. ammirate e memorizzate la simbologia dei disegnini:
testa grande e stellina sul cappello = lavoratori modello
rettangolino con camino = fabbrica
falce e martello = lavorare
rettangolino con camino + falce e martello = lavorare in fabbrica
faccia sorridente + rettangolino con camino + falce e martello = lavorare in fabbrica con entusiasmo
piazzòla ornata da due alberi = parco
nuvoletta contenente rettangolino con camino = pensare alla fabbrica.
C'è da chiedersi a cosa servano le lingue, con un linguaggio iconico così sofisticato: quindi io sarò contenta anche se mi ripeterete tutto facendo i disegnini.
Adesso avete una strana sensazione, "come se non c'è altro che fabbrica", per dirla con Jannacci?
Bene, l'atteggiamento è quello giusto.
Kak živùt udàrniki?
Udàrniki živùt chorošò.
Come vivono i lavoratori modello?
I lavoratori modello vivono bene.
Gde onì rabòtajut?
Onì rabòtajut na zavòdach.
Kak onì rabòtajut?
Onì rabòtajut s entuziàzmom.
Dove lavorano?
Lavorano nelle fabbriche.
Come lavorano?
Lavorano con entusiasmo.
Čto onì dèlajut v pàrkach?
V pàrkach onì dùmajut o žizni.
Cosa fanno nei parchi?
Nei parchi pensano alla vita.
O kakòj žìzni?
O žìzni na zavòdach.
A che vita?
Alla vita nelle fabbriche.
Vot kak zivùt udàrniki!
Ecco come vivono i lavoratori modello!
Quella che vi ho scritto è la corretta traslitterazione, non la pronuncia. La pronuncia dell'intero brano (tenendo conto che il Capo parla strano di suo) è a questo indirizzo, se non vi va di fare il login c'è pur sempre la video-lezione su YouTube.
Adesso:
1. ripetete gioiosamente, notando che le "o" non accentate diventano "a" e mettendo tutte le palatalizzazioni (e anche più) nei posticini giusti;
2. soffermatevi a riflettere sulla perfetta circolarità della vita dei lavoratori modello sovietici, che lavorano nelle fabbriche con entusiasmo, quando sono nei parchi pensano alla vita in fabbrica e sono felici.
3. ammirate e memorizzate la simbologia dei disegnini:
testa grande e stellina sul cappello = lavoratori modello
rettangolino con camino = fabbrica
falce e martello = lavorare
rettangolino con camino + falce e martello = lavorare in fabbrica
faccia sorridente + rettangolino con camino + falce e martello = lavorare in fabbrica con entusiasmo
piazzòla ornata da due alberi = parco
nuvoletta contenente rettangolino con camino = pensare alla fabbrica.
C'è da chiedersi a cosa servano le lingue, con un linguaggio iconico così sofisticato: quindi io sarò contenta anche se mi ripeterete tutto facendo i disegnini.
Adesso avete una strana sensazione, "come se non c'è altro che fabbrica", per dirla con Jannacci?
Bene, l'atteggiamento è quello giusto.
lunedì, giugno 18, 2007
Impara il russo con il Lipson!/Introduzione
Ho pensato di fare cosa utile e gradita proponendovi, nei giorni della mia assenza per motivi di studio ("Storia, epistemologia e analisi della tapa andalusa"), i rudimenti della lingua russa e un po' di conversazione. Ma perché, mi sono detta, non abbinare agli adorati liquidi e fruscianti fonemi alcune preziose indicazioni sui comportamenti, le abitudini più o meno accettabili e soprattutto i valori dell'Unione Indistruttibile delle Libere Repubbliche?
Così ho deciso di utilizzare come libro di testo il fondamentale Lipson del 1974 (seconda edizione "preliminare" 1977) stampato dalla Slavica Publishers Inc., Columbus Ohio: più che una grammatica un pregevole tentativo di sovietizzazione degli americani.
In men che non si dica non solo sarete in grado di parlare il russo, ma anche di cavarvela all'interno di qualsiasi efficiente fabbrica sovietica, dove saprete distinguere tra bravi stachanovisti e subdoli pigroni, buoni e cattivi ispettori, sorveglianti modello e deprecabili fannulloni. Imparerete a rispettare le quote di produzione, a stilare un ineccepibile piano quinquennale e a dedicare le ore d'ozio a letture edificanti. Più avanti vi insegneremo anche due utili sistemi per non rispondere alle domande.
Il tutto con l'aiuto di semplici e gradevoli disegnini.
E se non bastano i disegnini potrete ascoltare le lezioni audio del Miro, che sostituiscono le cassette perdute del caro Lipson.
Vi sento da qui, che siete tanto contenti.
[Disclaimer: il Miro, si sa, ha una cadenza buffa già quando parla l'italiano (il fatto che si diletti a imitare balie ciarnielle, mule bisiache, navigatori satellitari e vecchi telegiornali jugoslavi non aiuta), e qui si è particolarmente divertito. La pronuncia è quella giusta, rischiate solo che in una fabbrica sovietica vi prendano per l'anima della festa. Russohablantes: voi limitatevi a concedervi quattro risate. Insonni: questa è roba capace di spedirvi in fase rem in dieci secondi netti, fatene buon uso].
[A m., che aveva acquistato un biglietto per un locale e si è ritrovato sulla Transiberiana: grazie].
Così ho deciso di utilizzare come libro di testo il fondamentale Lipson del 1974 (seconda edizione "preliminare" 1977) stampato dalla Slavica Publishers Inc., Columbus Ohio: più che una grammatica un pregevole tentativo di sovietizzazione degli americani.
In men che non si dica non solo sarete in grado di parlare il russo, ma anche di cavarvela all'interno di qualsiasi efficiente fabbrica sovietica, dove saprete distinguere tra bravi stachanovisti e subdoli pigroni, buoni e cattivi ispettori, sorveglianti modello e deprecabili fannulloni. Imparerete a rispettare le quote di produzione, a stilare un ineccepibile piano quinquennale e a dedicare le ore d'ozio a letture edificanti. Più avanti vi insegneremo anche due utili sistemi per non rispondere alle domande.
Il tutto con l'aiuto di semplici e gradevoli disegnini.
E se non bastano i disegnini potrete ascoltare le lezioni audio del Miro, che sostituiscono le cassette perdute del caro Lipson.
Vi sento da qui, che siete tanto contenti.
[Disclaimer: il Miro, si sa, ha una cadenza buffa già quando parla l'italiano (il fatto che si diletti a imitare balie ciarnielle, mule bisiache, navigatori satellitari e vecchi telegiornali jugoslavi non aiuta), e qui si è particolarmente divertito. La pronuncia è quella giusta, rischiate solo che in una fabbrica sovietica vi prendano per l'anima della festa. Russohablantes: voi limitatevi a concedervi quattro risate. Insonni: questa è roba capace di spedirvi in fase rem in dieci secondi netti, fatene buon uso].
[A m., che aveva acquistato un biglietto per un locale e si è ritrovato sulla Transiberiana: grazie].
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Russia,
Vaghe stelle dell'URSS
sabato, giugno 16, 2007
Lettere dalla città di G./We're all mad here
Mie care e vaghe stelle dell'Urss,
posso dirvi che parto per una settimana, che non so se controllerò la posta, e adieu (questo è un omaggio alla signora Flora)? Naturalmente no: dopo tutto Poligraf potrebbe assumere il comando del blog, oppure.
Oppure potrei avere in serbo qualcosa (o più di qualcosa) nella cartella delle bozze :-)
Intanto, due traduzioni.
La prima è un vivace commento sulla mossa di Putin a Heilingendamm, scritto da un analista politico che in passato non ha risparmiato critiche al presidente russo e che ora sembra aver cambiato idea.
La seconda negli ultimi tempi ha assorbito la mia attenzione quasi completamente, ed è un lungo articolo sulle scuole cecene di montagna. L'autrice è una giovane reporter russa: il suo pezzo - accompagnato da foto molto belle - è uno di quegli esempi di buon giornalismo, obiettività e onestà che fanno riflettere su quanto si dice a Occidente della libertà di espressione in Russia. L'ho trovato informativo, equilibrato, partecipe, senza forzature drammatiche.
Potete leggerlo su Tlaxcala, qui, dove è anche corredato di foto e di didascalie, o su 2.0 qui. Se desiderate il file word per leggervelo con calma lasciatemi una riga in Gmail.
Un'altra bella galleria di immagini è qui.
Molti baci,
M.
p.s. F. ha detto: "Vai a vedere cosa c'è a Plaza de la Encarnacion". "In che senso, cosa c'è?" "Mah, se stanno lavorando". Quindi, a meno che non abbiate altre special requests, tornerò con una foto del Capo visibilmente perplesso davanti a Metropol Parasol in costruzione (sarà un'occasione per socializzare in germagnòlo o spandesco con il capocantiere): moderate l'entusiasmo, mi raccomando.
[Disclaimer: qualsiasi cosa leggiate qui in Sturm der Miro la prossima settimana, ricordate che il Capo - comunque - è matto].
Filed in: lettere
posso dirvi che parto per una settimana, che non so se controllerò la posta, e adieu (questo è un omaggio alla signora Flora)? Naturalmente no: dopo tutto Poligraf potrebbe assumere il comando del blog, oppure.
Oppure potrei avere in serbo qualcosa (o più di qualcosa) nella cartella delle bozze :-)
Intanto, due traduzioni.
La prima è un vivace commento sulla mossa di Putin a Heilingendamm, scritto da un analista politico che in passato non ha risparmiato critiche al presidente russo e che ora sembra aver cambiato idea.
La seconda negli ultimi tempi ha assorbito la mia attenzione quasi completamente, ed è un lungo articolo sulle scuole cecene di montagna. L'autrice è una giovane reporter russa: il suo pezzo - accompagnato da foto molto belle - è uno di quegli esempi di buon giornalismo, obiettività e onestà che fanno riflettere su quanto si dice a Occidente della libertà di espressione in Russia. L'ho trovato informativo, equilibrato, partecipe, senza forzature drammatiche.
Potete leggerlo su Tlaxcala, qui, dove è anche corredato di foto e di didascalie, o su 2.0 qui. Se desiderate il file word per leggervelo con calma lasciatemi una riga in Gmail.
Un'altra bella galleria di immagini è qui.
Molti baci,
M.
p.s. F. ha detto: "Vai a vedere cosa c'è a Plaza de la Encarnacion". "In che senso, cosa c'è?" "Mah, se stanno lavorando". Quindi, a meno che non abbiate altre special requests, tornerò con una foto del Capo visibilmente perplesso davanti a Metropol Parasol in costruzione (sarà un'occasione per socializzare in germagnòlo o spandesco con il capocantiere): moderate l'entusiasmo, mi raccomando.
[Disclaimer: qualsiasi cosa leggiate qui in Sturm der Miro la prossima settimana, ricordate che il Capo - comunque - è matto].
Filed in: lettere
mercoledì, giugno 13, 2007
VVP e l'orologio di Bush
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino a contemplare con enorme interesse la fotografia della testa dell'apostolo Luca, giunta in tournée nella Cattedrale di Cristo il Salvatore.
- Pezzo interessante... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Averne uno così, nella mia collezione...
A un tratto sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ prese a squillare il telefono per le comunicazioni con i capi di stato stranieri. Vladimir Vladimirovič™ sollevò senza indugio il ricevitore.
- Brother! - nel ricevitore risuonò la familiare voce del presidente degli Stati Uniti d'America George Bush junior, - Pensa un po', sono andato in Albania e mi hanno rubato l'orologio! Costava cinquanta dollari! Che gente assurda!
- Pensa, - Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle spalle, - Da noi un certo Filipp Kirkorov* è andato a Novosibirsk e hanno rubato l'orologio anche a lui. Novantottomila euro. Hai ragione, è gente assurda!
- Dove, a Novosibirsk? - domandò George Bush.
- Perché a Novosibirsk? - rispose Vladimir Vladimirovič™, - In Albania. Rischiare tanto per soli cinquanta dollari.
All'altro capo del filo calò un silenzio imbarazzato.
*celebre e ricco cantante pop, protagonista di un paio di scandaletti, eroe del playback ed ex marito della Pugačëva. Ma guardatelo.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Pezzo interessante... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Averne uno così, nella mia collezione...
A un tratto sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ prese a squillare il telefono per le comunicazioni con i capi di stato stranieri. Vladimir Vladimirovič™ sollevò senza indugio il ricevitore.
- Brother! - nel ricevitore risuonò la familiare voce del presidente degli Stati Uniti d'America George Bush junior, - Pensa un po', sono andato in Albania e mi hanno rubato l'orologio! Costava cinquanta dollari! Che gente assurda!
- Pensa, - Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle spalle, - Da noi un certo Filipp Kirkorov* è andato a Novosibirsk e hanno rubato l'orologio anche a lui. Novantottomila euro. Hai ragione, è gente assurda!
- Dove, a Novosibirsk? - domandò George Bush.
- Perché a Novosibirsk? - rispose Vladimir Vladimirovič™, - In Albania. Rischiare tanto per soli cinquanta dollari.
All'altro capo del filo calò un silenzio imbarazzato.
*celebre e ricco cantante pop, protagonista di un paio di scandaletti, eroe del playback ed ex marito della Pugačëva. Ma guardatelo.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Vaghe stelle dell'URSS
– Allora, io gli ho lasciato questo dischetto, no, e poi lui mi ha detto che non lo trovava più, che gli era rimasto solo il mio post-it. Poi a un tratto mi fa "Non sarà mica questo?" e io dico sì, poi abbiamo controllato e in effetti c'era la mia roba dentro. Allora lui dice "No, perché è di una marca che non conosco".
– E che marca era?
– Ma boh, una cosa tipo Carntech.
– Li costruiscono in Carnia.
– Ma tipo. Comunque lui mi fa "Ma chi te l'ha dato questo dischetto?"
– Eh, al Qaeda.
– "Mah", dico io, "Non ricordo!"
– Brava, sempre reticente. Cosa gliene importa, a lui.
– E infatti. Bisogna essere vaghe. Poi ci siamo messi a parlare del più e del meno.
– Tipo?
– Tipo viaggi e film. Siamo lì che parliamo di un film e lui fa "Con chi l'hai visto?"
– E tu?
– "Mah, non ricordo".
– Cosa vogliono da noi, ricostruire la nostra storia sentimentale con le domande a scelta multipla?
– Appunto.
– Mi conosci, mi frequenti e poi magari ti faccio il riassunto delle puntate precedenti.
– Sì. Io faccio lo stesso quando qualcuno mi chiede di te. "Con chi ci va in Spagna, la tua amica?" "Mah!"
– Anch'io lo faccio con te, stella.
– Vaghe.
– Vaghe come agenti del KGB. È carino?
– E sì, eh. C'è solo un problema.
– Quale?
– Adesso pensa che soffra di Alzheimer.
– E che marca era?
– Ma boh, una cosa tipo Carntech.
– Li costruiscono in Carnia.
– Ma tipo. Comunque lui mi fa "Ma chi te l'ha dato questo dischetto?"
– Eh, al Qaeda.
– "Mah", dico io, "Non ricordo!"
– Brava, sempre reticente. Cosa gliene importa, a lui.
– E infatti. Bisogna essere vaghe. Poi ci siamo messi a parlare del più e del meno.
– Tipo?
– Tipo viaggi e film. Siamo lì che parliamo di un film e lui fa "Con chi l'hai visto?"
– E tu?
– "Mah, non ricordo".
– Cosa vogliono da noi, ricostruire la nostra storia sentimentale con le domande a scelta multipla?
– Appunto.
– Mi conosci, mi frequenti e poi magari ti faccio il riassunto delle puntate precedenti.
– Sì. Io faccio lo stesso quando qualcuno mi chiede di te. "Con chi ci va in Spagna, la tua amica?" "Mah!"
– Anch'io lo faccio con te, stella.
– Vaghe.
– Vaghe come agenti del KGB. È carino?
– E sì, eh. C'è solo un problema.
– Quale?
– Adesso pensa che soffra di Alzheimer.
Etichette:
The Real Thing
martedì, giugno 12, 2007
VVP e la prigioniera politica
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino a pensare in quale altro modo colpire il mondo occidentale.
A un tratto sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ prese a squillare il telefono. Vladimir Vladimirovič™ sollevò il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nella cornetta risuonò la voce del vice capo dell'Amministrazione di Vladimir Vladimirovič™, Vladislav Jur'evič Surkov, - Allora ci sarebbe questa storia... in breve, gli americani hanno mandato in prigione Paris Hilton.
- Ma l'ho vinta a Bush a battaglia navale, - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Avrebbero dovuto rilasciarla.
- L'hanno rilasciata, - spiegò Vladislav Jur'evič, - Però subito dopo l'hanno rimandata in carcere.
- Come noi con Trepaškin*? - precisò Vladimir Vladimirovič™.
- Sì, tipo così, - concordò Vladislav Jur'evič, - E allora, visto che continuano a chiederci di rilasciare quel Trepaškin, io propongo di chieder loro la liberazione di Paris Hilton. Giù le mani dalla ragazza, libertà ai prigionieri politici, e via dicendo...
- Perché lei cos'è, - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Una prigioniera politica?
- E come no, - rispose Vladislav Jur'evič, - Chiaro che è una prigioniera politica. È sufficiente pronunciare la parola. Se diciamo che è una prigioniera politica, diventa una prigioniera politica. E nessuno può dimostrare il contrario.
- Interessante… - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Beh, allora proviamo... cos'altro potrebbe essere... eh... che ne dici di "polonio"?
- Bratello! - gemette Vladislav Jur'evič, - Ma ti supplico!!..
*Michail Ivanovič Trepaškin, ex agente dell'FSB, si è occupato in qualità di avvocato delle esplosioni nei condomini di Mosca avvenute nel settembre del 1999. Una settimana prima dell'udienza nella sua auto è stata trovata una pistola (a quanto pare messa lì per incastrarlo) e
Trepaškin è finito in carcere. Condannato a porte chiuse a quattro anni di detenzione per aver rivelato segreti di stato, dopo due anni ha ottenuto la libertà condizionata per essere poi nuovamente arrestato. Varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani, la stampa occidentale e il Dipartimento di Stato USA ne chiedono la liberazione. È quasi superfluo aggiungere che anche Trepaškin ha offerto la sua versione sulla morte di Litvinenko (tutta colpa dell'FSB, ma questo che ve lo dico a fare).
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
A un tratto sulla scrivania di Vladimir Vladimirovič™ prese a squillare il telefono. Vladimir Vladimirovič™ sollevò il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nella cornetta risuonò la voce del vice capo dell'Amministrazione di Vladimir Vladimirovič™, Vladislav Jur'evič Surkov, - Allora ci sarebbe questa storia... in breve, gli americani hanno mandato in prigione Paris Hilton.
- Ma l'ho vinta a Bush a battaglia navale, - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Avrebbero dovuto rilasciarla.
- L'hanno rilasciata, - spiegò Vladislav Jur'evič, - Però subito dopo l'hanno rimandata in carcere.
- Come noi con Trepaškin*? - precisò Vladimir Vladimirovič™.
- Sì, tipo così, - concordò Vladislav Jur'evič, - E allora, visto che continuano a chiederci di rilasciare quel Trepaškin, io propongo di chieder loro la liberazione di Paris Hilton. Giù le mani dalla ragazza, libertà ai prigionieri politici, e via dicendo...
- Perché lei cos'è, - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Una prigioniera politica?
- E come no, - rispose Vladislav Jur'evič, - Chiaro che è una prigioniera politica. È sufficiente pronunciare la parola. Se diciamo che è una prigioniera politica, diventa una prigioniera politica. E nessuno può dimostrare il contrario.
- Interessante… - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Beh, allora proviamo... cos'altro potrebbe essere... eh... che ne dici di "polonio"?
- Bratello! - gemette Vladislav Jur'evič, - Ma ti supplico!!..
*Michail Ivanovič Trepaškin, ex agente dell'FSB, si è occupato in qualità di avvocato delle esplosioni nei condomini di Mosca avvenute nel settembre del 1999. Una settimana prima dell'udienza nella sua auto è stata trovata una pistola (a quanto pare messa lì per incastrarlo) e
Trepaškin è finito in carcere. Condannato a porte chiuse a quattro anni di detenzione per aver rivelato segreti di stato, dopo due anni ha ottenuto la libertà condizionata per essere poi nuovamente arrestato. Varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani, la stampa occidentale e il Dipartimento di Stato USA ne chiedono la liberazione. È quasi superfluo aggiungere che anche Trepaškin ha offerto la sua versione sulla morte di Litvinenko (tutta colpa dell'FSB, ma questo che ve lo dico a fare).
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
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lunedì, giugno 11, 2007
VVP e il Sistema Operativo russo
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e pensava con gioia agli occhi del Segretario di Stato americano Condoleeza Rice quando le avevano comunicato la proposta di Vladimir Vladimirovič™ di costituire un sistema di difesa anti-missile russo-americano basato sull'uso congiunto del radar in Azerbaijan.
All'improvviso bussarono con decisione alle imponenti porte dello studio di Vladimir Vladimirovič™.
- Avanti! - disse Vladimir Vladimirovič™.
Le porte si aprirono e nello studio entrò con aria gagliarda il deputato della Duma Viktor Imantovič Alksnis. Viktor Imantovič aveva in mano un libro.
- Ascolta, bratello, - disse Viktor Imantovič, abbiamo assolutamente bisogno di un sistema operativo russo.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Insomma, tu su cosa fai girare Photoshop? - domandò Viktor Imantovič.
- Windows, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Me l'ha installato Bill Gates in persona.
- Ecco, vedi! - Viktor Imantovič fece un largo sorriso, - Si addice forse al presidente di una grande potenza avviare Photoshop su un computer dove Bill Gates ha installato chissà quali suoi programmi americani? Ti avrà messo dentro dei troiani, come niente.
- Chi?! - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Non è importante, - Viktor Imantovič agitò una mano con fare sbrigativo, - Cose tecniche... insomma, ho pensato di creare un nostro sistema operativo nazionale. Vedi, ho comprato anche il manuale.
E il deputato mostrò a Vladimir Vladimirovič™ un libro sulla cui copertina era scritto "C++, corso completo".
- Sarà il sistema operativo più affidabile del mondo - spiegò Viktor Imantovič, - Per crearlo faremo uso della nanoprogrammazione!
- Nano? - si interessò Vladimir Vladimirovič™, - Continua.
- Immagina, - si animò Viktor Imantovič, alzandosi - Un sistema operativo russo! Gli agenti segreti occidentali non potranno più avvantaggiarsi dei nostri computer! Niente più virus! Mai più casi come quello di Ponosov [il professore russo accusato di pirateria, n.d.T.]! Il sistema operativo migliore del mondo per il processore Pentium! Beh, naturalmente serviranno dei finanziamenti…
- Finanziamenti, chiaro, - annuì Vladimir Vladimirovič™, - Soldi ne abbiamo. C'è solo una cosa che mi disturba. Quel processore Pentium. Se si fa un sistema operativo russo bisogna fare anche un processore russo! Con le nanotecnologie…
- Geniale! - esclamò Viktor Imantovič, - Come ho fatto a non pensarci?! Inventeremo il Processore Russo. E lo chiameremo Putinum!
Vladimir Vladimirovič™ arrossì.
[ironia aggiuntiva: naturalmente Viktor Imantovič non è quello che chiameremmo uno smanettone. Su di lui e il suo celebre sbarco nel rutilante mondo di Internet abbiamo un piccolo dossier].
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
All'improvviso bussarono con decisione alle imponenti porte dello studio di Vladimir Vladimirovič™.
- Avanti! - disse Vladimir Vladimirovič™.
Le porte si aprirono e nello studio entrò con aria gagliarda il deputato della Duma Viktor Imantovič Alksnis. Viktor Imantovič aveva in mano un libro.
- Ascolta, bratello, - disse Viktor Imantovič, abbiamo assolutamente bisogno di un sistema operativo russo.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Insomma, tu su cosa fai girare Photoshop? - domandò Viktor Imantovič.
- Windows, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Me l'ha installato Bill Gates in persona.
- Ecco, vedi! - Viktor Imantovič fece un largo sorriso, - Si addice forse al presidente di una grande potenza avviare Photoshop su un computer dove Bill Gates ha installato chissà quali suoi programmi americani? Ti avrà messo dentro dei troiani, come niente.
- Chi?! - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Non è importante, - Viktor Imantovič agitò una mano con fare sbrigativo, - Cose tecniche... insomma, ho pensato di creare un nostro sistema operativo nazionale. Vedi, ho comprato anche il manuale.
E il deputato mostrò a Vladimir Vladimirovič™ un libro sulla cui copertina era scritto "C++, corso completo".
- Sarà il sistema operativo più affidabile del mondo - spiegò Viktor Imantovič, - Per crearlo faremo uso della nanoprogrammazione!
- Nano? - si interessò Vladimir Vladimirovič™, - Continua.
- Immagina, - si animò Viktor Imantovič, alzandosi - Un sistema operativo russo! Gli agenti segreti occidentali non potranno più avvantaggiarsi dei nostri computer! Niente più virus! Mai più casi come quello di Ponosov [il professore russo accusato di pirateria, n.d.T.]! Il sistema operativo migliore del mondo per il processore Pentium! Beh, naturalmente serviranno dei finanziamenti…
- Finanziamenti, chiaro, - annuì Vladimir Vladimirovič™, - Soldi ne abbiamo. C'è solo una cosa che mi disturba. Quel processore Pentium. Se si fa un sistema operativo russo bisogna fare anche un processore russo! Con le nanotecnologie…
- Geniale! - esclamò Viktor Imantovič, - Come ho fatto a non pensarci?! Inventeremo il Processore Russo. E lo chiameremo Putinum!
Vladimir Vladimirovič™ arrossì.
[ironia aggiuntiva: naturalmente Viktor Imantovič non è quello che chiameremmo uno smanettone. Su di lui e il suo celebre sbarco nel rutilante mondo di Internet abbiamo un piccolo dossier].
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
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sabato, giugno 09, 2007
VVP e le nanotecnologie politiche
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il vice-capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov sedevano davanti al presidenziale televisore e guardavano un filmato della "Marcia dei dissenzienti" girato dagli uomini dell'FSB, il Servizio di Sicurezza Federale. Sullo schermo c'erano alcune persone con dei manifesti sui quali stava scritto "Putin, vattene", "Questa città è nostra" e "Vogliamo un'altra Russia".
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Io proprio non capisco. A queste marce vanno quattro gatti, ma fanno tanto rumore che li sente tutto il mondo. Neanche diecimila poliziotti dei reparti speciali riescono a zittire quel rumore. Perché, questo?
- È l'ultimo grido della moda, - spiegò Vladislav Jur'evič, - Nanotecnologie politiche.
- Nanotecnologie? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- Nanotecnologie, - confermò Vladislav Jur'evič, - Poche persone, tanto rumore. Tra l'altro si tratta di una nostra invenzione. Già negli anni Sessanta, quando in America centinaia di migliaia di persone protestavano contro la guerra in Vietnam, bastava che da noi sulla Piazza Rossa si radunassero in sette e ne parlava tutto il mondo.
- Eh, parlarne ne parlava eccome… - concordò Vladimir Vladimirovič™, - Però non sono riusciti a cambiare niente, no? Facevano casino e basta.
- Ma è proprio questa la caratteristica principale delle nanotecnologie politiche, - spiegò Vladislav Jur'evič, - Fanno molto rumore, ma non danno altri risultati.
- Beh, sono nanotecnologie, - sorrise Vladimir Vladimirovič™, - Danno nanorisultati.
- Proprio così, - Vladislav Jur'evič annuì, - Per questo ci piacciono tanto...
- Ma allora perché mandiamo la polizia, se ci piacciono tanto? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Perché possano restare nanotecnologie, - spiegò Vladislav Jur'evič, - È elementare.
Vladimir Vladimirovič™ guardò con rispetto il vice-capo della sua Amministrazione.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
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- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Io proprio non capisco. A queste marce vanno quattro gatti, ma fanno tanto rumore che li sente tutto il mondo. Neanche diecimila poliziotti dei reparti speciali riescono a zittire quel rumore. Perché, questo?
- È l'ultimo grido della moda, - spiegò Vladislav Jur'evič, - Nanotecnologie politiche.
- Nanotecnologie? - si interessò Vladimir Vladimirovič™.
- Nanotecnologie, - confermò Vladislav Jur'evič, - Poche persone, tanto rumore. Tra l'altro si tratta di una nostra invenzione. Già negli anni Sessanta, quando in America centinaia di migliaia di persone protestavano contro la guerra in Vietnam, bastava che da noi sulla Piazza Rossa si radunassero in sette e ne parlava tutto il mondo.
- Eh, parlarne ne parlava eccome… - concordò Vladimir Vladimirovič™, - Però non sono riusciti a cambiare niente, no? Facevano casino e basta.
- Ma è proprio questa la caratteristica principale delle nanotecnologie politiche, - spiegò Vladislav Jur'evič, - Fanno molto rumore, ma non danno altri risultati.
- Beh, sono nanotecnologie, - sorrise Vladimir Vladimirovič™, - Danno nanorisultati.
- Proprio così, - Vladislav Jur'evič annuì, - Per questo ci piacciono tanto...
- Ma allora perché mandiamo la polizia, se ci piacciono tanto? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Perché possano restare nanotecnologie, - spiegò Vladislav Jur'evič, - È elementare.
Vladimir Vladimirovič™ guardò con rispetto il vice-capo della sua Amministrazione.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
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