venerdì, giugno 13, 2008

Vita di Merna

Nelle mappe catastali di inizio Novecento quella vasta distesa erbosa compresa tra le valli dell'Isonzo/Soča e del Vipacco/Vipava che ancora oggi potete vedere a sinistra di via Trieste dirigendovi verso Gorizia in località Merna/Miren viene chiamata "campagna grande". Nel 1910 Edi e Bepi Rusjan, che sono stati i primi a volare di tutto l'Impero austro-ungarico, trasferiscono lì il laboratorio nel quale hanno preso a costruire le loro "trapole de carta". Anzi, stanno per inaugurare la produzione in serie grazie a un imprenditore di Zagabria che vuole metterci i capitali quando Edi durante un'esibizione a Belgrado con forte vento di tramontana precipita ai piedi della fortezza Kalemegdan, alla confluenza della Sava con il Danubio. È il 9 gennaio 1911.
Nel 1912 la campagna grande diventa aeroporto invernale per la Scuola Militare Aeronautica di Wiener Neustadt e poi secondo aeroporto dell'Impero. A sei anni dalla fine della Prima guerra mondiale si distinguono ancora le trincee e i camminamenti austriaci e la linea ferroviaria che porta a Trieste.
Negli anni Venti la Regia Aeronautica comincia a costruire nell'aeroporto di Gorizia-Merna le prime strutture: hangar Gleiwitz, hangar della Ricognizione, officine, palazzina avieri, corpo di guardia, autorimessa, hangar in ferro Lancini, Palazzina Comando, uffici amministrativi, infermeria, polveriera, riservetta munizioni, stazione R.T.
Negli anni Trenta si aggiungono le palazzine ufficiali e sottufficiali con circolo, mensa, alloggi.
Il primo reparto a insediarsi è il 21° Stormo ricognizione. Nel settembre del 1931 arriva il 4° Stormo Caccia. In tempo di guerra quello di Gorizia-Merna è uno degli aeroporti italiani più affollati: è sede di 4° Stormo, Scuola di Volo Avanzata, 1° Nucleo Addestramento Aerosiluranti. Poi arrivano l'8 settembre, i tedeschi, i titini, i tedeschi contro i titini, due bombardamenti, infine gli americani.
Alla fine della Seconda guerra mondiale la località di Merna/Miren finisce in Jugoslavia e per poche centinaia di metri l'aeroporto resta in Italia, con la testata della pista che dista appena 150 metri dal confine e dalla cortina di ferro: è la sua condanna.
Nel dopoguerra, per un breve periodo, si trasforma in aeroporto civile. Poi, negli anni Cinquanta, la palazzina ufficiali e l'ex magazzino vestiario diventano sede di un'industria dolciaria. Non che Gorizia abbia una vocazione o una tradizione nel settore delle caramelle: è una conseguenza delle agevolazioni di zona franca e della crisi in altri settori.
Alla mezzanotte del 31 dicembre 1967 il primo aviere Mian emette l'ultimo bollettino meteo e invia il telegramma con il quale comunica che la stazione non è più operativa.
Dopo la dismissione, dell'aeroporto di Gorizia-Merna rimangono i resti del deposito di benzina, della palazzina sottufficiali, del magazzino vestiario, della stazione R.T., della baracca recupero velivoli incidentati, del magazzino MSA, del serbatoio pensile dell'acqua, dell'officina III tipo, dell'aerostazione passeggeri, della torre di controllo, dei rifugi antiaerei, del parcheggio dei velivoli commerciali, della piscina, tracce dei piazzali del 4° e 21° Stormo, del comando della Ricognizione, di due serbatoi, i ruderi della cabina impianto anti incendi e la piscina della colonia elioterapica. Per lo più macerie.

Dagli anni Sessanta e Settanta sull'aeroporto si organizzano voli per le scuole, gare di aeromodelli, lanci con il paracadute. Negli ultimi decenni quella vasta distesa erbosa tra il Vipacco e l'Isonzo, dove oggi i goriziani vanno a correre al tramonto, è riuscita a schivare l'insediamento di una Scuola della Guardia di Finanza e un paio di "progetti integrati". Si è vista chiudere, in tempi recenti, perché i controlli antiterrorismo l'hanno trovata "non idonea". Chiudere, recintare e poi riaprire.
Ci si potrebbe fare una pista in asfalto, una pista in erba, un museo del volo, una biblioteca-cineteca, renderla sede di attività produttive aeronautiche, di aree giochi e di aree attrezzate per le attività sportive. C'è posto per correre, giocare, volare, volare aquiloni. Tutto quello che 157 ettari di tanti prati e poche macerie rendono possibile, mettendo insieme una storia prima felice e poi dolentissima e funesta e il legame affettivo tra i goriziani e le superfici erbose, tra le grandi superfici erbose e il cielo.

Lo chiameremo il Comandante: è il presidente di un'associazione culturale che da anni si occupa della valorizzazione dell'aeroporto di Gorizia-Merna. È figlio di un timido asso dell'aviazione acrobatica e pilota di linea in pensione: se volete farvi un volo su Gorizia lui la domenica vi porta su.
Giorni fa il Comandante chiede un incontro con il sindaco per ricordargli ancora una volta tutto quello che si può fare di bello con questi 157 ettari.
Il signor sindaco ascolta.
Annuisce.
E poi, perplesso, domanda:
- Ma i depositi per i container?
Il Comandante questa la sa:
- Certo. È prevista un'area dedicata alle attività produttive, qui lungo il perimetro.
- No, scusi, ma io dove lo faccio, il terminal per i Tir?

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