mercoledì, maggio 28, 2008

"Addio salute"



dalle tre alle cinque sai
che se fumi tu potrai
consumar la cotoletta
senza posar la sigaretta!"

dalle tre alle cinque del pomeriggio, tutti i giorni
al Caffè Serebrjanka

promozione

"ADDIO SALUTE"

nuova sala da pranzo per FUMATORI!!!

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martedì, maggio 27, 2008

L come Libri

[Come si suol dire: la storia è vera, i nomi sono inventati.
In ogni caso, quando entrano qui dentro diventano tutte storie]


All'inizio fu Congiu.
Arrivò su una vecchia Alfasud color crema. Lo accompagnavano la moglie e la suocera. Zoppicava.
Me lo avevano consigliato un paio di librai amici: il più bravo è Congiu, avevano detto, lavora anche nello scolastico. Fa le Tre Venezie.
Delle condizioni avevamo già parlato. Non restò che firmare il contratto, staccare la bolla di consegna e caricare i libri.
"Meglio così. Settore difficile, invece, lo scolastico", commentò, chiudendo il bagagliaio. "E scontistica diversa", aggiunse con fare un po' misterioso.
Ci salutammo con una stretta di mano, mentre moglie e suocera sorridevano da dietro il finestrino.
"Cosa le è successo, alla gamba?"
"Poliomielite da piccolo".
Poliomielite da piccolo furono le sue ultime parole: scomparve con 1520 copie.
Un libraio mi disse "non devi parlare con Congiu, devi parlare con Caselotto", e mi passò un numero di Padova. Io ci parlai anche, con Caselotto. Della CIELLE di Caselotto & C.: non mi restava che sperare che la elle stesse almeno per libri. Comunque Caselotto aveva appena dichiarato fallimento. Dicono che poi abbia riaperto come ELLECI e l'abbia intestata alla moglie.
Perdere 1520 copie così, da subito, non è un buon segnale. Si resta delusi, in ogni caso fa pensare.
Allora decido che d'ora in poi si fa da soli.
E da soli non va male. Tanto fai nicchia, basse tirature. Vai in librerie specializzate, organizzi presentazioni, ti promuovi da solo, osservi, impari. La scontistica, come avrebbero detto Congiu e Caselotto, è fondamentalmente diversa.

Poi arriva lui, con le sue giacche amaranto da croupier sulle navi da crociera e il ciuffo tinto da cantante sentimentale. Zimolo.
"Mi son Vinicio Zimolo, e stago metendo su la più bela libreria de Trieste. Con prestigiosa salèta per presentazioni".
La libreria in effetti era storica, centrale, recentemente rinnovata con gusto. Il gusto di Zimolo, certo, che virava un po' al pompeiano: una Pompei ultimi giorni, con un presentimento di cenere e lapilli. Comunque il negozio contava vari piani, buon assortimento e soprattutto la famosa saletta per presentazioni. Con poltroncine rosse.
Vero, era un po' allarmante che Zimolo dichiarasse orgoglioso a voce troppo alta "sono nato come distributore", come era allarmante la sua storia d'amore con gli stucchi e il cartongesso, potenzialmente fatale in termini finanziari. Però un amico di famiglia si sentì di garantire per lui e il suo assistente era un tizio di buon senso.
In ogni caso calcolai che a questo Frankie Avalon del Carso triestino non avrei mai messo in mano più di cinquanta copie alla volta.
Lui, intanto, dispensava consigli paterni: su tipografia, tiratura, "scontistica", formati e prezzi di copertina.
L'idillio andò avanti per un po'.

Un giorno Zimolo telefonò e mi chiese con urgenza cinquanta copie di un solo libro, il più caro in catalogo. Diceva di aver piazzato un ordine. Perché lui continuava a fare il distributore. "Per passione", aggiungeva con modestia, ma sempre a voce troppo alta.
Cosa sono cinquanta copie. Diamogliele.
Il giorno dopo sfogliavo l'avviso di fallimento della storica libreria, con allegato elenco dei creditori.
Che bello, c'ero anch'io.
Mai più rivisto, Zimolo. Me lo immagino che riempie due valigie di giacche amaranto, cravatte a motivi cashmere, pigiami di seta a righe, fazzoletti di batista e copie di libri che è riuscito a raccogliere con la storia dell'ordine urgente. Cosa farà, le venderà porta a porta, nei mercati, alla moglie di Caselotto? Non si sa, Zimolo quel giorno chiude le valigie, prende l'impermeabile, stacca il quadro elettrico e se ne va.

La storica libreria nel centro di Trieste è diventata un supermercato del libro con allettante scontistica ma deludente assortimento. L'assistente savio si è messo in proprio e ogni tanto ordina qualcosa via fax, pagamento contrassegno e sconto minimo: fingiamo di non conoscerci, con l'imbarazzo di due fidanzate tradite dallo stesso uomo. Ci va bene così.

E Congiu, Congiu.
L'ho rivisto poco tempo fa. Uguale, solo un po' invecchiato. Guidava una vecchia Volvo 240 station wagon color vinaccia.

Non zoppicava più.

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lunedì, maggio 26, 2008

Porte blindate Čikatilo



Dopo il banco dei pegni "Raskol'nikov", la porta blindata modello "Čikatilo" ("il ladro è in agguato"; quella figurina da Far West arrampicata sul palo della luce sarebbe, appunto, un ladro). "I tuoi vicini ti invidieranno!"
Che sarebbe come chiamare un sistema d'allarme per villette "Charles Manson". Mi sa.

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domenica, maggio 25, 2008

Biliv

"Nafing els ken stop me if ai giast biliv/end ai biliv in mi"
Dima Bilan (Viktor Nikolaevič Belan), Believe, 1° posto, 272 voti.



Il video vale la pena, se non altro per l'apparizione del campione olimpionico di pattinaggio su ghiaccio Evgenij Plušenko, con esibizione dall'inconfondibile effetto-Pippero ("ti vedo non ti vedo" e "ballerino spaventato"). E forse anche per il mistico sbottonamento della camicia*, che fa perdonare gli incisivi da leprotto e quel principio di mullet meno autoironico della storia. Sarà anche che non è facilissimo non stonare con quell'archetto nel timpano, ma ho cominciato a trovare sinistramente gradevole questo glabro cucciolo della specie.

Qui la galleria fotografica di Drugoj, dal titolo "A volte ritornano" (tra i tanti perché, mi sono chiesta anch'io cosa ci faccia il degregori giovane con un mappamondo gonfiabile sotto il braccio).

*we can be Badessa, but just for one day.
Vi comunico che io ora credo, fermamente, nell'esistenza degli addominali bassi.

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venerdì, maggio 23, 2008

Umorismo dosto



BANCO DEI PEGNI
"RASKOL'NIKOV"

Vi serve urgentemente del denaro?
Venite da noi! Vi aiuteremo!

[Anche l'accetta. Li amo, li]

(via advertology.ru)

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martedì, maggio 20, 2008

lunedì, maggio 19, 2008

We Read Spazio Azzurro So You Don't Have To/1

Preoccupazioni, ossessioni, paure e sospetti: we read spazio azzurro so you don't have to, nuova serie.

Invece
ho vinto premio giornalistico ma preside non ha dato permesso alla mia prof di venire con me xrchè berlusconiana di ferro e lei invece si dice leninista

L'assicurazione
Perchè non vengono controllate a tappeto tutte le auto degli extracomunitari per vedere se hanno pagato l'assicurazione e se hanno passato la revisione?

Suspense!
CARO SILVIO sono di Catania la citta dimenticata dalle istituzioni solo nel periodo delle votazioni viene ricordata Ieri, mentre tornavo a casa, ho incontrato questi

Metterla in c.
E' VERO CHE LE FORZE DI POLIZIA SONO ESCLUSE DALLA DETASSAZIONE DEGLI STRAORDINARI. SE COSI E' UNA VERGOGNA! QUESTO E' IL PACCHETTO SICUREZZA? METTERLA IN C. ALLE F

Islamizzati nel sonno
ho visto anch'io ANNOZERO e condivido appieno il suo sdegno.Se non reagiamo subito, ci ISLAMIZZANO.Non dobbiamo aver paura di protest.ad ogni offesa.MARIA 4

Idea
sono dell'idea che questo vogliamoci bene non mi piace. A BERLUSCONI il popolo ha dato una forza infinita non si vada a perdere con il grande bugiardo

Ma
MA QUALCUNO CI PENSA ALLA XENOFOBIA NEI CONFRONTI DEGLI ITALIANI?

Saturi
i cittadini europei sono saturi di essere considerati ricettacolo di illegalità da tutto il mondo! Se la legge Shengen non funziona cambiamola Santo Cielo!!!

DNA
PRESIDENTE, NON TENDA TROPPO LA MANO AI SINISTRI !! PRIMA O POI lE AZZANNANO TUTTO IL BRACCIO- E' NEL LORO DNA. E POI LA SFOTTERANNO ANCHE ! STIA ATTENTO AI BOLSCEVIC

Savana
ANNOZERO 15/5 - POSSIAMO NOI ITALIANI ASCOLTARE UN BECERO CAFONE USCITO DALLA SAVANA DARE DEL DELINQUENTE UN NOSTRO MINISTRO, IN TV? MA CHE RAZZA DI PAESE E' QUESTO

Delinguente
ALL'ONOREVOLE CASTELLI VA TUTTA LA NOSTRA STIMA,A NESSUNO E' CONSENTITO DEFINIRE UN MEMBRO DEL NOSTRO GOVERNO (DELINGUENTE); SI E' PASSATA OGNI MISURA.

Bondi, il comunista
Bondi dia prova di non essere ancora un comunista. Abbia il coraggio di togliere i soldi statali a cinema,fiction,teatro.E' ora che i privati investano di loro!

Molto bolscevico
è possibile che se devo staccare un assegno per acquistare un paio di scarpe questo assegno sia segnalato all'ufficio imposte?Mi pare molto bolscevico!!!

Decapitazioni
In Italia un volgare talebano può dare impunemente del delinquente ad un membro del governo,senza scusarsi. La giustizia del suo paese non prevede scuse. Lo decapita.

Tutearse
Cio che piu disturba di RaiTre, è l'instaurazione del tu per tu.

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Rospi

"... come rospi in un pozzo, vedono solo un piccolo lembo di cielo: lo vedono pieno di stelle e strisce e pensano che tutto il cielo sia così".

M. K. Bhadrakumar a proposito dell'auspicabile riavvicinamento tra India e Iran, delle implicazioni geopolitiche del gasdotto iraniano e delle ossessioni euro-atlantiste.

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giovedì, maggio 15, 2008

Il vedovo

- Elio.
- Lina.
- Le cartine non si appallottolano per poi abbandonarle in giro per tutta la casa.
- Sono scontrini parlanti. Magari mi servono.
- Cosa farai quando non ci sarò più?
- ... [fischietta sommessamente]
- A cosa stai pensando?
- Alla mia prossima moglie.
- Ma non la trovi, un'altra che ti butta via le cartine. O che ti sceglie i vestiti da mettere. Ehi, Manu.
- Cosa.
- Pensa che il suo unico contributo alla vestizione è "metto la cravatta rossa?"
- Perché qua non tutte le occasioni sono da cravatta rossa. La gente non è pronta.
- Tranquilla, gli prenderò una badante.
- Non voglio una badante, voglio una seconda moglie.
- E come pensi di convincerla?
- La porto a ballare il sabato e la domenica.
- Sì, e il twist?
- Perché, scusate?
- Il twist lui non lo balla.
- Problemi all'anca. Ma alla seconda moglie non glielo dico.
- E come fai?
- Appena parte guarda-come-dondolo dico che ho il mal di testa.
- E certo.
- Poi mi metto in un angolino ad appallottolare di nascosto scontrini parlanti.
- Elio.
- Cosa.
- Te son proprio un bìghili-bìghili*.

Si amano, penso.

*espressione usata esclusivamente dai mir per riferirsi a un povero di mente, a un uomo dappoco, a un pandòlo decimo dan.

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martedì, maggio 13, 2008

Ogni scarrafone è bello a Vanja suo

Il titolo del tema era "La descrizione di un animale". Gli altri hanno parlato di cani e di gatti, ma il piccolo Vanja no: il suo animale preferito è un altro, il suo compito per casa una ballata trash.
Traduco (l'originale è così sgrammaticato da essere quasi intraducibile, ma sono rimasta fedele allo stile di questa epopea dello scarrafone).

Lo scarafaggio domestico
Lo scarafaggio domestico può vivere da per tutto. Il veleno e le radizioni non li amazzano tutti ma solo alcuni.
Le radizioni non li fanno quasi niente però la gente possono morire oppure restare con dei difetti.
Lo scarafaggio si mangia tutto quello che li capita sotto le zampe grasso di macchina benzina unto roba marcia oggetti.
Esso ha una cosa unica. Se gli stacchi la testa può andare vanti ancora due ore.
Esso può vivere in tutte le situazzioni. Stare nella spazzatura è per lui come stare in paradiso, come noi al ristorante.
Esso è di colore marrone e ha sei zampe.
Esso vive nei buchi nelle fessure e dietro i batti scopa. Si maschera molto bene e allora noi non lo vediamo che si nasconde sotto i barattoli sotto il tavolo vicino al bidone della spazzatura e anche nel mangiare! Gli scarafaggi domestici resistono a tutto, possono stare senza bere per due mesi e si fanno fuori i cadaveri dei loro parenti.
C'è anche chi piace gli scarafaggi, ma essi portano molte malattie come le infezzioni intestinali e i vermi in quanto essi anno i microbi sulle zampe.
E questo è tutto.



Link (in russo).
[via webpark]

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lunedì, maggio 12, 2008

I Simpatici Rimedi della Morozova/3

Bizzarra scrupolosa rassicurante capo-infermiera Morozova, mi sei mancata. Mi chiedevo: quale può essere il rimedio simpatico per guarire da un attacco di singhiozzo?
Vediamo.
"Porre la punta di un coltello alla radice del naso di chi soffre di singhiozzo e far sì che la guardi fisso, senza battere le palpebre. Nel giro di mezzo minuto il singhiozzo si interrompe".
Però prima che lo mettiate in pratica devo controllare se con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani punto 5 stiamo a posto.
[Di solito funziona anche strisciare di soppiatto alle spalle della vittima - magari indossando il casco di Darth Vader o una maschera da clown malevolo - e fare "buh!", ma l'interazione tra i due rimedi va evitata in quanto potrebbe procurarvi il mezzo minuto più tragico della vostra vita, forse anche l'ultimo].

Piccolo problema di sangue dal naso?
Rimedio simpatico: appendersi al collo una piccola chiave di ferro legata a un filo di lana e sistemarla sulla schiena tra le scapole: il sangue si fermerà immediatamente. Se invece continua a scendere diverse volte al dì, tenersi addosso la chiave per 10-20 giorni. Finché si avrà su di sé la chiave, il sangue dal naso si arresterà. Se il problema si ripresenta, indossare la chiave finché il sangue smette di scorrere anche quando la si toglie. Questo rimedio è stato fornito da P. V. Korženevskij da Parigi, che ha provato su di sé la sua efficacia nell'anno 1953.

Chiavetta di ferro tra scapole = no sangue naso.
Lo diceva già il sig. Korženevskij da Parigi nel 1953.
Se il sangue dal naso è un danno collaterale del rimedio contro il singhiozzo (v. sopra) contattare il più vicino pronto soccorso.

La fonte è sempre questa, le morozove precedenti sono qui e qui.

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Per cominciare

Siamo fuori dal poolparty.
Sento che la foto del giorno è:



Chi non lo vorrebbe, un posto tranquillo da "vice-eroe dell'Unione Sovietica"?

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lunedì, maggio 05, 2008

Goodbye Vova, Hello Dima/Insediamento Poolparty

Quello è un Topol-M o sei solo felice di vedermi?
Mentre Medvedev sposta i mobili al Cremlino in attesa di insediarsi ufficialmente il 7 maggio, mentre si mormora che il governo di Putin conterà solo undici vice-premier (neanche una riserva: se uno si rompe il crociato son cazzi), mentre il centro di Mosca è invaso da gioiose macchine da guerra per le prove generali della parata del 9 maggio (un ritorno agli antichi fasti per dimostrare chi ha il missile balistico più lungo), dichiaro aperto l'Insediamento Poolparty, che ci traghetterà alla cerimonia di mercoledì tra curiosità, fun facts, immagini, arditi pettegolezzi, recise smentite, tuffi di mezzanotte, White e Black Russian, panna acida e piccole e grandi emozioni.

[continua]

Larger than life


Ritratto di Dmitrij Anatol'evič Medvedev nel Salone di Sant'Alessandro al Cremlino: 140x73 cm, 5 milioni di rubli. In pratica 136.000 euro.
Per tutte le Madonnine Placcate Oro Zecchino, ma con questo ci giriamo tutti i mercatini del nord-est.

[continua]

VVP e l'ultima volta
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva per l'ultima volta nel suo studio all'interno del Cremlino. Davanti a lui sulla grande scrivania presidenziale c'era un vassoio d'argento con una bottiglia di vodka dal vetro appannato e dei bicchierini di platino che recavano sui panciuti fianchi l'effigie dorata dell'aquila a due teste. C'era inoltre una coppa di cristallo con del caviale nero, un vaso di funghetti marinati e mezza pagnotta di borodinskij.
Vladimir Vladimirovič™ si versò un bicchierino di vodka, lo trangugiò, grugnì e non ci mangiò su.
- Ultimo giorno... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, abbracciando con lo sguardo il suo studio presidenziale, - Ultimo giorno, accidenti...
Vladimir Vladimirovič™ sospirò, si levò dalla poltrona e si avvicinò alla piccola e discreta porticina del ripostiglio presidenziale. Vladimir Vladimirovič™ aprì la porta e cercò con la mano l'interruttore. Il ripostiglio presidenziale si illuminò di una luce fioca. Vladimir Vladimirovič™ prese da un angolo due vecchie scatole di cartone che stavano sotto del succo di betulla e le portò al centro della stanza. Poi Vladimir Vladimirovič™ aprì le ante scricchiolanti di un'antica vetrinetta, estrasse il piede di Šamil Basaev e la mano di Ruslan Gelaev e li depose con cura in una delle due scatole.
- Fai i bagagli? - gorgogliò nella testa di Vladimir Vladimirovič™ il suo personale marziano presidenziale.
- Sì, - pensò di rimando Vladimir Vladimirovič™, prendendo dalla vetrinetta una bella scatolina di marocchino con lo stemma russo sul coperchio. La aprì. Nella scatolina c'erano le esche presidenziali: fatte di corno di bisonte, d'oro inca, fabbricate con i denti dei guerriglieri ceceni, con le schegge della sonda europea spedita su Marte e intercettata ancora in volo dalla rete spaziale russa, con pezzi di razzi ucraini precipitati, con il metallo dell'undicesima colonna del Parco Transvaal, con il plutonio estratto dalla testa di Salman Raduev, con l'anello di Giovanni Paolo Secondo e perfino con la piuma dell'araba fenice.
- Volevo tanto andare a pescare… ma non ci sono riuscito...
Vladimir Vladimirovič™ sistemò nell'altra scatola i suoi oggetti presidenziali: il bastone e l'occhio di Aslan Maschadov, l'uovo con la morte di Kaščej, l'uovo con la morte di Šamil Basaev, una custodia contenente la pistola che aveva ucciso il cantante Igor' Tal'kov e il libro Vladimir Vladimirovič™.
- E tu, non li fai i bagagli? - pensò a un tratto con tenerezza Vladimir Vladimirovič™.
- E quali bagagli, - gorgogliò il marziano, - Io viaggio leggero. Tutto il mio bagaglio è il cervello del presidente.
- Dici niente, - pensò Vladimir Vladimirovič™ trascinando gli scatoloni nello studio.
- E in effetti non è roba da poco, - rispose il marziano, - Sapere tutto quello quello che vi gira per la testa a voi...
Vladimir Vladimirovič™ arrossì.
- E va bene, - pensò Vladimir Vladimirovič™, - Sei pronto?
- Che, mi mandi via? - gorgogliò il marziano, - Non ancora, solo con l'Insediamento.
- Beh, allora vedi di dimenticare quello che farò adesso, - disse mentalmente Vladimir Vladimirovič™ avvicinandosi alla presidenziale scrivania che sarebbe stata ancora per poco sua.
Vladimir Vladimirovič™ si guardò attorno, si sedette sul pavimento, stese il suo corpo allenato sotto la scrivania e alzò il capo. Sulla logora superfice inferiore del tavolo si intravedevano delle scritte. Vladimir Vladimirovič™ sfilò dal taschino la presidenziale "Parker", cercò a tastoni tra le altre scritte la parola "Borja", la trovò, si mise comodo e accanto a quelle lettere scrisse lentamente:
“Vova è stato qui”.

Nota dell'autore:
La storia di oggi doveva essere l'ultima.
Vladimir Vladimirovič™ doveva andare finalmente a pescare, cosa che non era riuscito a fare in tutti questi anni. Ma non ci è andato. Ha invece deciso di formare un governo.
Questo non mi lascia alternative: per tutti questi anni ho raccontato ai lettori e ai giornalisti che nell'ultima storia Vladimir Vladimirovič™ sarebbe andato a pescare. Non posso tradire i lettori e i giornalisti, dunque mi tocca scrivere queste storie fino al giorno in cui Vladimir Vladimirovič™ andrà, finalmente, a pescare
.

to be continued

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

[continua]

Cosa sono le nuvole
Straziante meravigliosa bellezza del Creato, certo.
Ma niente che un pacifico cocktail di cemento, ghiaccio secco e ioduro d'argento dell'unità-meteo dell'aviazione russa non riesca a disperdere, per la cerimonia di oggi e la parata di venerdì.

La diretta
Sta qui.

Il mio concetto di liveblogging.
Arrivata Mercedes, sceso Meddo, tappeto rosso, musica, discorso finale di Putin.
Giuramento con mano su Costituzione.
Inno con parole sbagliate.
Applausi.
Discorso di Medvedev.
Parata militare.
Scambio di battiti di ciglia tra Tizio Vecchio e Tizio Nuovo.
Fine.

- Cosa guardi?
- Primo Canale russo.
- Oh, no. È di nuovo Pasqua?

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ si trovava nella sala del trono del Cremlino.
- Il Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev, - disse una legnosa voce dall'alto.
- Be', allora io vado, - per l'ultima volta risuonò nella testa di Vladimir Vladimirovič™ il suo marziano personale, - Non sentire la mia mancanza.
- Sì, be', allora… - pensò Vladimir Vladimirovič™.
Aveva un groppo nella non più presidenziale gola. Negli occhi semplicemente umani brillarono virili lacrime.
Dmitrij Anatol'evič disse qualcosa e attraversò la sala. Le centinaia di presenti volsero il capo verso di lui.
Vladimir Vladimirovič™ rimase in piedi, sullo sfondo, completamente solo.
Non lo guardava nessuno.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

Georgia on their mind
Sì, e poi il mio tic-tac ormai interiorizzato - e le agenzie di stampa sono d'accordo con lui - mi dicono che con la Georgia si sta mettendo molto male, per via dell'Abchazia.
S'è anche perso un missile nel Mar Nero, ma la Flotta russa nega recisamente.
Va bene.
Va bene, ma non oggi.

VVP e la gavetta
Una mattina Vladimir Vladimirovič™ Putin si svegliò nella sua residenza di Novo Ogarëvo e come sempre allungò istintivamente una mano. La valigetta nucleare non c'era.
Vladimir Vladimirovič™ allora ricordò tutto. In silenzio si alzò, infilò i piedi nelle pantofole, indossò la vestaglia ed entrò in sala.
La consorte di Vladimir Vladimirovič™ stava apparecchiando per la colazione.
- Preparami la gavetta per il pranzo, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Vado a cercarmi un lavoro.
E Vladimir Vladimirovič™ andò in bagno a lavarsi i denti.

[*la tentazione di tradurre tormozok con schiscetta mi è venuta :-)].

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

9 maggio
[Con voce da cinegiornale:]
Gli aerei dell'aviazione russa si levano in volo per disperdere le nuvole su Mosca.

Parata della vittoria a Mosca, fotoreportaž.

Il video, tutto.

Il video del passaggio sulla Piazza Rossa (quello che ci interessa a noi).

Se ci sbrighiamo siamo ancora in tempo per la diretta della parata di Kaliningrad.

---

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin assisteva alla parata della Vittoria. Accanto a lui il presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev stava raccontando una barzelletta. Vladimir Vladimirovič™, che pure non stava ascoltando, rideva.
Passò il ministro della difesa Anatolij Eduardovič Serdjukov. Vladimir Vladimirovič™ si sporse in avanti, ma Anatolij Eduardovič non si rivolse a lui, ma a Dmitrij Anatol'evič.
Vladimir Vladimirovič™ digrignò i denti.
Quando il presidente si alzò in piedi e cominciò a leggere il discorso, quel discorso che avrebbe dovuto tenere lui, Vladimir Vladimirovič™ decise che sarebbe tornato.
Non importava come. Ma sarebbe tornato.
Intollerabile, essere il numero due.
Impossibile.
Giammai.

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VVP e i vice-premier

[Continuano a circolare indiscrezioni sulla struttura del governo di Putin, che mercoledì 7 maggio passerà le consegne al presidente eletto Medvedev per assumere l'incarico di primo ministro. Secondo l'edizione di oggi del giornale Gazeta (gzt.ru), i vice-premier potrebbero essere - ehm - undici].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino, dal quale prendeva mentalmente commiato per sempre. Sulla grande scrivania presidenziale si mise a squillare il telefono. Vladimir Vladimirovič™ sollevò senza indugio il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nella cornetta risuonò la voce del vice-capo dell'Amministrazione presidenziale di Vladimir Vladimirovič™ Igor' Ivanovič Sečin, - Me dove mi metti, nel tuo governo? A fare il ministro, o che?
- Il ministro? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E tu cosa sai fare?
- Be'… - Igor' Ivanovič era un po' imbarazzato, - So pilotare le situazioni. Dividere, se serve. Provocare…
- Capito, - disse Vladimir Vladimirovič™, prendendo un appunto sul suo presidenziale bloc notes, - Sarai primo vice-premier.
- Grazie! - rispose gioiosamente Igor' Ivanovič, ma Vladimir Vladimirovič™ aveva già riagganciato.
Il telefono riprese a squillare. Vladimir Vladimirovič™ sollevò il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nella cornetta risuonò la voce dell'addetto stampa di Vladimir Vladimirovič™ Aleksej Alekseevič Gromov, - E me dove mi metti, nel tuo governo?
- Tu cosa sai fare? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Cosa so fare… - borbottò Aleksej Alekseevič, - Io sono l'addetto stampa, cosa dovrei saper fare?
- Questo significa, - disse Vladimir Vladimirovič™ prendendo un appunto sul presidenziale bloc notes, - che sarai vice-premier.
- Grazie! - si rallegrò Aleksej Alekseevič, ma Vladimir Vladimirovič™ aveva già riagganciato.
Subito il telefono riprese a squillare. Vladimir Vladimirovič™ sollevò la cornetta.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce del capo del governo Viktor Alekseevič Zubkov, - E me dove mi metti, nel tuo governo?
- Farai il vice-premier, - rispose Vladimir Vladimirovič™, prendendo un appunto sul presidenziale bloc notes, riagganciando e subito risollevando la cornetta.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce di chissà chi.
- Vice-premier, - disse Vladimir Vladimirovič™, e riagganciò.
- Già undici, ne ho… - borbottò Vladimir Vladimirovič™ sfogliando il bloc notes, - Qua bisogna darci un taglio.
Vladimir Vladimirovič™ chiuse il bloc notes e staccò il telefono.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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mercoledì, aprile 30, 2008

VVP e le Meraviglie della Russia

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino intento a escogitare nuovi modi per svillaneggiare il presidente della Georgia Michail Nikolaevič Saakašvili.
Davanti a Vladimir Vladimirovič™ sedeva il vice capo della sua Amministrazione presidenziale, Vladislav Jur'evič Surkov, che lo aggiornava sugli affari correnti.
- Oh, e poi - disse Vladislav Jur'evič, - Si è concluso il concorso sulle sette meraviglie della Russia
- Sette? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, distratto dalle sue riflessioni presidenziali.
- Sette, - annuì Vladislav Jur'evič, - Ci sono El'brus, la Madre Patria di Volgograd, la fortezza di Vovnuški
- Vovnuški? - si stupì ancora di più Vladimir Vladimirovič™, - Cos'è, mica una roba dedicata a Lenin?
- Non lo so, - Vladislav Jur'evič si strinse nelle spalle, - Io di questa fortezza non ho mai sentito parlare.
- Neanch'io, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Come può essere una delle meraviglie della Russia se nessuno ne ha mai sentito parlare?
- Mah, sta in Inguscezia, - sospirò Vladislav Jur'evič, - Bisogna...
- Sì, ma almeno cecena, dico! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Con questi risultati fate ridere tutto il multinazionale popolo russo! Che poi, scusa: lo sanno tutti, quali sono le nostre meraviglie!
- E quali? - domandò Vladislav Jur'evič, preparandosi ad appuntarsele.
- Ma è inteso! - si infervorò Vladimir Vladimirovič™, - Al primo posto, io. Al secondo posto, Dima Medvedev.
- E al terzo, Ramzan? - domandò Vladislav Jur'evič.
- Ma quale Ramzan! - tagliò corto Vladimir Vladimirovič™, - Ne bastano due, di meraviglie. Su, adesso via... devo riflettere.
E Vladimir Vladimirovič™ si immerse nuovamente nei suoi presidenziali pensieri.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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martedì, aprile 29, 2008

Come J.R. ha vinto la Guerra Fredda (sì, vi piacerebbe)

... non so rendervi il senso di liberazione che Dallas ebbe dalla morale progressista. Si fottessero le balene, la pace nel mondo, la giustizia sociale, la solidarietà, voglio la macchina con le corna di mucca davanti.
(Fjodor, aprile 2008)


- Lina.
- Elio.
- Sii la mia Suerli, sarò il tuo Geiart.
(Dal Grande Libro della Famigliamir, 1982 ca.)


Pomeriggio un po' così. Tempo, un po' così.
È una di quelle settimane che finiscono di mercoledì.
Stai lavorando stancamente al computer.
Caffè: già preso.
Pausa sigaretta: andata.
Sito di Repubblica, comprese Gallery: guardato.
Ti stai dicendo che in questo momento ci vorrebbe un blog, magari anche di sinistra, però astenersi arcobaleno. Confinario, bene. Filorusso, perché no. Magari anche quel pochino anarchista. No lit, un po' chick, lievemente žižek, ma che non si noti troppo.
Che ti facesse il riassuntino di un pezzo platealmente celebrativo del Washington Post su Dallas. Intesa come serie televisiva: J.R., quel povero gnampolo di Bobby, le strane proporzioni di Lucy, le sbronze di Sue Ellen, il fisichetto di Victoria Principal, la definitiva consacrazione delle spalle imbottite e del pantalone a vita alta che fecero di noi comparse inconsapevoli di un brutto film sulla vita in un circo.

Fermati. Quel blog sono io.

Domenica scorsa è uscito questo pezzo di Nick Gillespie e Matt Welch, "Come Dallas ha vinto la guerra fredda". Riassumo.
Un minuto di silenzio per il trentesimo anniversario di un fondamentale e ingiustamente dimenticato punto di svolta nella lunga lotta tra il comunismo e il capitalismo. Un evento in tutto e per tutto importante quanto i discorsi di Reagan e la fuga a Ovest di Smirnov: il primo episodio di Dallas, la soap opera che fece tremare il mondo.

Nell'aprile del 1978 gli Stati Uniti volsero per la prima volta il loro amorevole sguardo a Southfork Ranch e al genio diabolico di J.R. Ewing (Larry Hagman): una caricatura tutta sesso e alcol della libera impresa e di uno stile di vita executive che si dimostrò irresistibile non solo per gli americani stagflazione-consapevoli ma anche per gli spettatori di mezzo mondo, dalla Francia all'Unione Sovietica alla Romania di Ceausescu.

Dallas non era semplicemente un programma televisivo ma una forza culturale in grado di cambiare il clima dell'epoca. Durò quasi quanto il secondo fegato di Larry Hagman e contribuì a definire gli anni Ottanta come il "glorioso decennio dell'avidità", aprendo la strada all'epoca del capitalismo fico, peraltro turbata da una serie di dilemmi morali. Dallas divenne il primo o il secondo programma più visto negli Stati Uniti per mezzo decennio: fece capolino nelle canzoni degli Abba e nei video di Ozzy Osbourne, partorì lo spin-off California e ispirò analisi accademiche come Homère et Dallas: Introduction à une Critique Anthropologique, di Florence Dupont.

Dopo tutta una serie di icone controculturali poco ironiche Dallas creò un nuovo archetipo dell'antieroe che amavamo odiare e odiavamo amare: un magnate che non fa che manipolare uomini politici, tradire la moglie bevandela e combinarne di cotte e di crude alla sua famiglia ostinatamente leale. E per quanto i vari traduttori sottolineassero la cattiveria di J.R. e del suo ambiente sociale ("Dallas, universo spietato!" diceva il testo della canzone francese), gli spettatori dei quasi 100 paesi che divorarono la soap - compresi quelli del Patto di Varsavia - si convinsero che anche loro meritavano di possedere auto grandi come barche e una piscina delle dimensioni di un piccolo castello.

Si narra che Stalin abbia fatto proiettare in Unione Sovietica il film americano del 1940 Furore per mostrare i danni del capitalismo sulla vita delle persone. I russi però guardavano le scene finali del film e si meravigliavano che negli Stati Uniti anche i poveri possedessero automobili. Dallas funzionava in modo simile.
E qui, citazione cult:
"Penso che siamo stati direttamente o indirettamente responsabili per il crollo dell'impero [sovietico]", ha detto Hagman alla Associated Press una decina d'anni fa. "Vedevano quei ricconi degli Ewings e dicevano 'Ehi, non non ce l'abbiamo, tutta quella roba'. Penso che sia stata la cara vecchia avidità a portarli a mettere in discussione il potere".
Vabbe', ma allora, se dobbiamo tirar fuori Ceausescu:
In Romania Ceausescu era convinto che Dallas fosse abbastanza anti-capitalistico da poter essere mandato in onda. Quando cambiò idea era troppo tardi: aveva già comprato tutto il ciclo. Nel frattempo il programma forniva un'alternativa lussuosa a un comunismo che costringeva le persone ad aspettare più di dieci anni per acquistare un catorcio di macchina.
Dopo l'esecuzione del dittatore e di sua moglie, il Natale del 1989, il pilot di Dallas - nel quale era stata ripristinata una scena di sesso precedentemente censurata - fu uno dei primi programmi stranieri trasmessi dalla tv romena. Negli anni successivi Hagman divenne il testimonial di varie compagnie come la russa Lukoil ("La scelta di un vero texano").

Ancora oggi è possibile visitare un perfetto ranch "SouthForkscu" nella speduta cittadina romena di Slobozia. O il set originale di Plano, Tex., frequentato almeno quanto il Deposito di Dallas dove Lee Harvey Oswald si nascose per sparare a Kennedy nel 1963.
Bene, adesso passiamo alla visione delle masse:
L'impatto di Dallas sulla visione delle masse ci ricorda che la cultura popolare "volgare" che gli accademici di destra e sinistra amano odiare è importante quanto la politica impegnata nel produrre i cambiamenti sociali: i prodotti culturali usa e getta influenzano la cultura in modi incontrollabili e imprevedibili.

Questa lezione è più che mai rilevante in un mondo sempre più globalizzato. Nonostante tutto questo parlare di boicottaggi e di bombe, se gli Stati Uniti sono interessati a diffondere i valori e la cultura americani, un po' di tivulandia può fare ben più dei carrarmati.

E non dimentichiamo come Dallas ha contribuito a plasmare il nostro mondo. Sarebbe troppo dire che ha reso possibile l'ascesa di George W. Bush, ma è certo che ha contribuito a spostare il centro della cultura americana dalle coste all'interno, decentralizzando le élite del potere sociale e politico. I presidenti texani possono essersi dimostrati catastrofici per il paese, ma rappresentano un paese meno ingessato e stratificato.
Esiterei a vantarmene, comunque eccovi la lezione del self-made man nella terra del big oil e dei cappelli a tesa larga:
Dallas aggiornava al presente l'autobiografia di Benjamin Franklin, offrendo un bella guida su come andavano davvero le cose e mettendo nuovi desideri alla portata delle masse. Demistificando la produzione della ricchezza - con abbastanza sesso, scandalo e whisky da annegare il comunismo, qui e all'estero - Dallas stimolò la nostra economia politica nazionale almeno quanto i tagli alle tasse reaganiani.
Purtroppo, come Gorbačëv, Dallas non sopravvisse alla fine della Guerra Fredda che contribuì a produrre, uscendo di scena con l'ultimo primo ministro sovietico nel 1991. Però ci ha lasciati più ricchi di quanto abbiamo mai osato sognare.
Dicono loro. Ho usato i rientri perché non pensiate che siano idee mie.
Ora: che Dallas abbia avuto moltissimi fans nei paesi del Patto di Varsavia che lo acquistarono (da autentici sprovveduti) è vero. E il fatto che il suo antieroe fosse così ironicamente spietato poteva farlo sembrare una critica al capitalismo, vero anche questo.

Ciò detto: perché i due autori dell'articolo hanno l'aria fiera, sgaia e consapevole di quelli che hanno appena costruito il Canale di Suez? Dallas avrà anche dato una spinta decisa alle ambizioni consumistiche di mezzo mondo città di G. compresa (i machinòni! le babe!), ma l'idea che la cultura popolare sia un efficace mezzo per veicolare e diffondere valori o stili di vita (mica solo quelli del libero mercato) non se la sono mica inventata loro. (Non solo la cultura popolare, tra l'altro, ma anche - e in modo consapevole e organizzato - quella accademica e 'alta': negli anni della guerra fredda gli Stati Uniti destinarono grandi risorse al finanziamento di istituti, musei, biblioteche, conferenze, mostre, concerti: era la strategia della guerra fredda culturale che è stata ben documentata da Frances Stonor Saunders nel suo Gli intellettuali e la CIA).
E comunque, signori del WaPo, guardate che gli ex-sovietici hanno tutto un patrimonio di citazioni e riferimenti a un sistema altro di espressione popolare (cinema, fumetti, musica) altrettanto pervasivo, non meno sentito e non esclusivamente propagandistico. Finisce sempre che mi pensate in piccolo.

Dallas vi avrà cambiato la vita a voi, per il resto (cioè, modestamente, il disastro) sarebbero bastati una buccia di banana, oppure del chewing-gum sotto le nostre povere suole di plastica, o anche solo i soldi della CIA.

p.s. Voi ve lo ricordate quel motivetto da balera che era la sigla italiana delle prime serie: "Com'è grande l'A/com'è grande l'A/me-ri-ca! ehi ehi ehi ehi/".
Ve lo ricordate?
Al mio tre, dimenticatelo.
Uno.
Due.
Tre.
Liberi.

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VVP e la Messa di Pasqua

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin, l'eletto ma non ancora in carica Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev e il Patriarca di Tutta la Russia Alessio II si trovavano nella Cattedrale del Cristo Salvatore per celebrare la messa di Pasqua.
- Nel nome del Padre... - cantò con voce flebile il Patriarca.
Vladimir Vladimirovič™ sorrise.
- Del Figlio... - cantò il Patriarca.
Sorrise anche Dmitrij Anatol'evič.
- E dello Spirito Santo, - concluse Alessio II.
Vladimir Vladimirovič™ e Dmitrij Anatol'evič guardarono con rispetto il Patriarca.
- Gazprom sia con voi. - disse il Patriarca facendo dondolare il turibolo.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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lunedì, aprile 28, 2008

I Simpatici Rimedi della Morozova/2

Eravamo rimasti a sciami di vespe e ipnosi per l'alcolismo e al total black per l'insonnia ostinata.

Imja moej toskì*
Ora, c'è questa bella parola russa, toskà: che è ansia, angoscia, depressione, ma anche struggente nostalgia, melanconica disposizione d'animo, spleen, noia. Toskà zelënaja è la noia mortale, letteralmente noia verdastra (come la bile o certi golfini infeltriti di Kurt Cobain).

Per la Morozova diventa "angoscia, uno stato nervoso dell'anima" che "assilla il malato specialmente la notte, senza particolari motivi, e può durare anni con brevi tregue e finir male: il malato perde gradualmente le energie, compaiono insicurezza, dolori nevralgici alla schiena e alle gambe, disturbi sessuali e spesso, di conseguenza, una quieta pazzia".

Morte no, tranquilli.
Succede, a dipingere di nero la camera da letto.

* cit. Akvarium, Psi, 1999.

Ma ora passiamo a un problema completamente diverso: la malaria. (Fermi! Attenti allo spigolo del comodino! Eh, lo so, qua è tutto dipinto di nero).

Rimedi simpatici per la malaria
1. Portare al collo una collanina di vera ambra gialla.
2. Prendere una comune aringa, lavarla, asciugarla, spinarla, eliminarne la testa. Tagliarla per il lungo in due parti. Prenderne metà, fasciarla a una pianta del piede nuda con la parte superiore in corrispondenza del calcagno. Prendere l'altra metà e fare lo stesso con l'altra pianta del piede. Restare così tutta la notte e al mattino lavarsi i piedi come sempre. Talvolta la malattia passa al primo tentativo.
3. Prendere un uovo di gallina freschissimo (meglio se di quelli bianchi con il guscio sottile), sgusciarlo facendo molta attenzione a non danneggiare l'involucro interno che contiene il tuorlo e l'albume. Poi fare un piccolo foro sull'involucro interno e far uscire con grande cautela il tuorlo e l'albume. L'involucro non va lavato. Allargando un po' il forellino, calzare l'involucro sul dito medio della mano sinistra fino alla seconda falange.

Aringhe sotto i piedi, collanine d'ambra, uovo sul dito medio: a noi amici della Morozova l'anofele ci pettina ma abbiamo qualche piccolo problema di socializzazione (sembra di stare in una canzone di Destroyer, sembra).
Adesso avete la certezza che a Semipalatinsk non si facevano solo gli esperimenti con le bombe nucleari.

[continua, direi]

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venerdì, aprile 25, 2008

In piedi

Quale nemico? Ognuno è nemico di ognuno,
spaccato ognuno dalla sua propria frontiera,
la mano destra nemica della sinistra.
In piedi, vecchi, nemici di voi stessi:
La nostra guerra non è mai finita.
Primo Levi, "Partigia".

Buon 25 aprile.

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giovedì, aprile 24, 2008

I Simpatici Rimedi della Morozova

Un blog russo poco tempo fa ha pubblicato alcuni estratti da un prontuario medico scritto da O. A. Morozova, allora presidente della Croce Rossa di Semipalatinsk (da quelle parti c'era il poligono nucleare sovietico, non può essere un caso). Anno 1991 (sì), tiratura 100.000 copie (sì).
La copertina, innanzitutto: un ragazzino sorridente ma provato circondato da Archimede Pitagorico, Ci(o)p e Zio Paperone. Archimede mesce un intruglio verde e ha l'aria angosciata, Ci(o)p si sta spolmonando terrorizzato e Zio Paperone è evidentemente scontento (forse delle lastre del piccolo incurabile), mentre dei cubi colorati compongono la parola lečebnik, manuale medico. Viene da chiedersi cos'abbia il ragazzino da sorridere, soprattutto tenendo conto del plateale ittero.
Poi si capisce, ve lo assicuro.
La Morozova, dopo il Lipson, si sta sistemando con calma nel mio Olimpo personale.
Intanto, un paio di brani.

Alcolismo e ubriachezza

Perdere l'abitudine di bere è molto difficile, bisogna desiderarlo moltissimo e avere una grande forza di volontà. Del resto l'alcolismo indebolisce fortemente la volontà. Se però l'alcolizzato viene severamente punto da vespe, capita a volte che in seguito egli guarisca dal suo vizio.
Il disgusto per l'ubriachezza può anche essere suscitato dal consumo costante di mele acide.
È possibile guarire completamente dall'alcolismo con l'ipnosi: il malato smette effettivamente di bere, ma solo finché è viva la persona che l'ha ipnotizzato. Se questa persona muore, ecco che anche l'effetto della sua ipnosi viene a cessare, e il malato ricomincia a bere.
Rimedio per ubriacature non gravi: bere un bicchiere di acqua minerale con due gocce di soluzione d'ammoniaca. Per indurre il vomito, somministrare del caffè nero con il sale al posto dello zucchero.
Se si desidera far passare immediatamente la sbornia, bere caffé con limone, giacché il limone nel caffè e nel tè uccide l'alcol.
A proposito, le sbronze peggiori sono causate dalla mescolanza di vodka e di vari tipi di vino. A causa di questa mescolanza si sta ben peggio che se si assumesse una grande quantità di un solo alcolico. Inoltre, se quando si è un po' ubriachi si esce all'aperto e fa molto freddo, per effetto dell'aria ci si ubriaca rapidamente e del tutto, talvolta fino a perdere conoscenza.
Il mattino dopo una forte ubriacatura bisogna bere un bicchiere di birra e passarsi del ghiaccio su faccia, petto e schiena. Oppure semplicemente farsi un bagno. Se la testa duole molto, bere un bicchiere di salamoia di cetrioli. Se la sera prima la persona non ha solo bevuto troppo ma anche esagerato con il cibo, il giorno dopo non dovrà mangiare niente e restare stesa a lungo con una borsa di acqua calda sulla pancia.

[Disclaimer: ammoniaca, ipnosi, sciami di vespe, non provateci. Posso solo confermare la birra e la miracolosa salamoia di cetrioli, cioè il famoso rassol].

Insonnia grave
Per persone con il sistema nervoso estremamente dissestato, quando non dormono da settimane pur aver tentato tutti i rimedi, si può ricorrere a questo:
fargli un letto tutto dipinto di nero: lenzuola, federe, coperta, camicia da notte, tutto nero. Se possibile, dipingere di color nero (ma non a olio) le pareti della sua stanza. Ciò dà straordinari risultati, facendo addormentare persone che soffrono di insonnia persistente.
Rimedio simpatico: mettere sotto il cuscino delle frasche di betulla.

[Il Nosferatu Home Design invece potete tranquillamente provarlo. Mille interrogativi si affacciano alla mente, lo so. Continua].

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martedì, aprile 22, 2008

Buon compleanno, però adesso per favore svegliati

Prioritety
Tanto per risistemare le priorità e riassestare la scala dei valori, nella rete russa l'argomento più discusso di oggi è l'anniversario della nascita di Lenin.



Lenin e il rublo
Oggi a Ekaterinburg un servizio di taxi offre ai propri clienti la possibilità di pagare in valuta sovietica. Slogan: Lenin rubl' berežët! (dal detto kopejka rubl' berežët, equivalente di "a quattrino a quattrino si fa il fiorino").
Il cambio però non è noto.


"Lenin ancor oggi è più vivo dei vivi!"
© Sergej Repëv

Questa vignetta, realizzata da Sergej Repëv nel 1990, fu rifiutata dalla rivista satirica Krokodil perché parlare di Lenin con leggerezza era ancora considerato un po' tabù.

Lenin in Polonia: anekdot
Un giorno Brežnev decide di commissionare un ritratto dal titolo "Lenin in Polonia" per onorare il cinquantesimo anniversario della Rivoluzione. Il problema è che gli artisti sovietici, cresciuti alla scuola del realismo socialista, non sanno come dipingere una scena che non è mai avvenuta.
Così l'ultima risorsa di Brežnev è un vecchio pittore ebreo, Levy. Va bene, dice Levy, è mia abitudine dipingere soggetti reali ma lo farò: per me è un onore.
Così Levy comincia a lavorare al ritratto.
Arriva il giorno della cerimonia ufficiale: Brežnev presenta il ritratto come un dono al popolo russo per commemorare la visita di Lenin in Polonia e celebrare la Rivoluzione. Toglie il drappo che copre il quadro. Silenzio attonito: il dipinto raffigura un uomo e una donna. A letto.
- Chi è quest'uomo, Levy?
- Be', compagno Brežnev, quello è Trockij.
- E... la donna?
- Quella è la moglie di Lenin, compagno Brežnev.
- Ma dov'è Lenin?
- È in Polonia.

Il nostro Il'ič'
"A partire dagli anni Cinquanta la forma e lo stile della propaganda visiva sovietica divennero sempre più standardizzati e centralizzati. Un esempio di questa evoluzione fu l'immagine di Lenin. Alla fine degli anni Sessanta, durante i preparativi per il centesimo anniversario della nascita di Lenin nel 1970, gli artisti del Laboratorio di Arti Visive e Arti Decorative di Leningrado furono ricevettero una circolare del Comitato Centrale di Mosca in cui si diceva che ormai poche persone ricordavano l'aspetto di Lenin da vivo, e che dunque andava trattato 'più come un simbolo eroico che come un uomo comune'. Lenin fu così ritratto con una corporatura più alta, più giovane, più robusta e con uno stile fisso e maggiormente ripetitivo, in un numero più ristretto di contesti e di pose, con un numero inferiore di tecniche e di materiali e colori, nonché con elementi visivi ricorrenti.
Il nuovo stile divenne una norma, il numero di possibili rappresentazioni figurative diminuì e alle nuove immagini formalizzate fu assegnato un nome ufficiale: 'Il nostro Il'ič' (Naš Il'ič), Lenin come uomo comune; 'Lenin con gli occhi socchiusi' (Lenin s prišurom), cioè un Lenin arguto; 'Lenin e i bambini' (Lenin i deti), bonario; 'Lenin il capo' (Lenin vožd'), cioè il superuomo; e 'Lenin in clandestinità' (Lenin v podpol'e), il rivoluzionario.
Per il numero limitato di variazioni e lo stile codificato di queste raffigurazioni, tra loro gli artisti vi facevano riferimento in gergo professionale usando i numeri assegnati ai cliché. Si poteva allora sentir dire 'Ho appena finito un cinque [pjatero
čku]'. C'erano anche due immagini di Lenin intento a scrivere: 'Lenin nel suo studio", noto come 'il sei' [šestërka], e 'Lenin nello studio verde' [v zelënom kabinete, cioè mentre si nascondeva dalla polizia zarista in una foresta], noto come 'il sette' [semërka]. Nel sei sedeva su una sedia, nel sette su un tronco d'albero".
Da Everything Was Forever, Until It Was No More. The Last Soviet Generation, di Alexei Yurchak.

Il quattro di Seattle
Se tanto mi dà tanto, il Lenin gigante di Seattle è un numero quattro.
Il Lenin di bronzo alto cinque metri creato dallo scultore bulgaro slovacco Emil Venkov su commissione del governo cecoslovacco, viene completato e sistemato a Poprad poco prima della rivoluzione di velluto del 1989. Quietamente rimosso qualche mese dopo, è notata dal signor Lewis E. Carpenter, un insegnante di inglese di Issaquah, Washington, che se ne innamora e nel 1993 riesce ad acquistarlo per 13.000 dollari. La statua viene tagliata in tre pezzi e trasportata negli Stati Uniti: per pagare i costi Carpenter si è ipotecato la casa.
Nel 1994 Carpenter muore in un incidente stradale e la statua resta abbandonata nel suo cortile di casa. Poi la famiglia riesce a farla sistemare nel quartiere di Fremont, dove attende ancora che qualcuno si decida a comprarla e si presta alle installazioni dell'artista originale di turno.

La nostra via
Un grazie a sgrignapola per questo balsamico numero quattro.
Come dice il proverbio, budet i na nasej ulice prazdnik: un giorno sarà festa anche nella nostra via.
Solo che avremo già traslocato.
E noi lì saremo. Non fate caso alle lacrime.

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mercoledì, aprile 16, 2008

Granzo de Kabaeva/Post Poolparty

Tu chiamale se vuoi proiezioni
Telefono staccato. Tv spenta. Pc spento. Facce così così. Perfino il signor G. è sotto tono, con esitanti incursioni ("non ricordo: perché io e uomo avevamo litigato?") seguite da arruffati ripieghi ("con permesso").
- Cosa starà succedendo, in questo momento.
- Non lo so. Il PdL vinceva ovunque, anche alla regione.
- Ma son proiezioni, no?
- Son anche le undici di sera.
- ...
- ...
- Hai letto che Putin sposa una modella?

Ora.
Si dice che Putin abbia un tramaccione di proporzioni sarkoziane con la Kabaeva e io devo venirlo a sapere da Calavera?

Sento la necessità e chiedo il permesso di farne un post poolparty in aggiornamento.

[continua]

Madre Badessa Mode On
L'articolo su Voffa e la ginnasta nonché deputata di Russia Unita alla Duma sta su Repubblica: lui avrebbe divorziato già due mesi fa, si sposa il 15 giugno a San Pietroburgo, ecc. ecc. La fonte è la Karnaval-Stil' 91, società specializzata in allestimento eventi e in gara per organizzare le future sfarzose nozze putiniane.
Karnaval-Stil 91': una ragione sociale, una cifra stilistica, una data infausta.
Il suo direttore generale, Sergej L'vovič, nega tutto. Ma è un uomo, perché credergli.

Io non so. Lo segui ovunque, gli stai accanto nei momenti difficili, quando lui lavora giorno e notte come uno schiavo in una galera, mentre sta su fino all'alba a costruirti la verticale del potere, e invece di portarti fuori ripete il discorso di Monaco davanti allo specchio per la trentacinquesima volta. Mentre tu avresti una gran voglia di uscire, diciamo. Ma lui ti guarda con quelle occhiaie stanche e capisci che va bene così.
Quello che voglio dire è: chi ci pensa, ai sentimenti del labrador Connie?

[continua]

Tutti così
- Tutti così, siete. Ma guarda che non mi freghi, tu con le tue sciampiste.
- Beh, mi inventerò qualcosa.
- Tipo?
- Aveva i capelli rossi come i tuoi.
- Eh.
- Mi ricordava te.
- Lo so io cosa mi dirai: "Mi ricorda tanto te perché ha l'esatta metà dei tuoi anni".
[Ride]
- E io ti chiederò: "Quale, metà?".

[continua]

Gli esteri
Poi si scoprono cose buffe. Tipo che alcuni siti di informazione russi titolano "Gli italiani hanno sposato Putin con la Kabaeva": perché a quanto pare siamo stati quelli più interessati alla notizia, benché la fonte - il Moskovskij Korrespondent - non sia proprio la RIA Novosti. Newsru cita La Repubblica, Solospettacolo.it e La Gazzetta dello Sport.
No, è che se vi ricordate ieri era fondamentalmente una giornata povera di notizie, e noi italiani siamo fatti così. È la nostra pagina degli esteri.
Ho l'impressione che ci scherzano, sapete.

[continua]

Se non ci fossero i tedeschi
I giornali di Germania osservano quello che Agente Betulla in negazione continua a ripetere da iersera: è stranino che per una notizia come questa ci sia solo una fonte (e che fonte) e che in rete tutti i link rimandino esclusivamente a quella. Secondo Der Spiegel si tratterebbe di una piccola manovra per rinfrescare la popolarità di Putin, e dunque puro piàr (da PR, pubbliche relazioni; in russo c'è anche il verbo, piarìt').
Secondo Die Welt, invece, potrebbe trattarsi di un pesce d'aprile messo in circolazione da...

suspense.

[continua. non avrei scommesso due copeche, su questo poolparty. e invece]

Indizi: bionda, dentona, occhio ceruleo, modaiola, robustina, sposata con tizio importante, piccoletto, con la faccia da promotore finanziario.

Svetlana Medvedeva, dai. Direbbe Die Welt.

[continua]

La fonte
Il proprietario del Moskovskij Korrespondent, Aleksandr Lebedev (membro del partito Jabloko e azionista anche della Novaja Gazeta), oggi in un'intervista a Echo Moskvy non esclude che il suo giornale possa chiudere dopo aver pubblicato la bufala sulle future nozze Putin-Kabaeva. No, ma lui questo giornale l'aveva sempre considerato un progetto, dice. Poi l'impresa è in perdita e costa meno chiuderla che venderla. Eh, sì. Già già già.
La fonte.

[continua]

Ma allora
Ma allora, se il MosKor chiude, come farò a sapere che fine ha fatto l'ex-tastierista dei gloriosi Mašina Vremeni (trad. la Macchina del Tempo)? Non risponde al telefono, non si fa trovare, le ultime sue parole sono state "vado a scrivere le mie memorie", ma soprattutto a casa sua ormai ci vivono altre persone, dei tizi del Caucaso.
E se il MosKor chiude, dove leggerò altre didascalie come questa: "Aleksandr Zajcev, evidentemente, è partito per un viaggio sulla macchina del tempo".

[continua]

Il giurista
Già mi manca, il MosKor. Per esempio, guardate che razza di giurista mette a disposizione dei lettori. Eh?



Camicia bianca ben sbottonata, catena vistosa con ciondolo, sguardo fiero, braccia conserte: potrebbe fare il dj resident in un club privè di Nova Gorica. O il sommelier in un'azienda agricola di Madonnina d'Oslavia. Mi piace.

Bufale e paperelle
УТКA, f, 1. Anitra, anatra. 2. (Ложный сенсационный слух) (coll) voce, falsa, bufala.

Il MosKor ha fatto marcia indietro: il problema, dice, è che quando abbiamo telefonato alla Kabaeva lei non ha voluto parlare con noi. E così abbiamo pubblicato. Conclusione: "A dire il vero, neanche noi ci credevamo". E comunque era un po' che non si vedeva una marchetta così pàppapparaparappappàra: di solito le fonti sono anonime, lì della Karnival-Stil' 91 (91, cazzarola!) mancava solo la brochure illustrativa. Il proprietario del giornale ha preso le distanze e ha parlato di utka, bufala, la querela è già partita. In copertina adesso c'è Paris Hilton che mangia un ghiacciolo all'amarena: titolo "Paris Hilton ha mostrato chi comanda nel glamour moscovita".
E con questo sono a posto anche le pagine degli esteri di domani.

[MC, so che l'hai fatto per traghettarmi fuori dal tunnel brutto Berlusconi-Tondo e salvarmi dal colpo di sonno. Sai cosa mi manca, qui? Una bella, sentita, vibrante e leggermente lamentosa mail di protesta a Repubblica].

[e comunque, perché non continuare il poolparty? ci si aggiorna?].

[sì. riecchime]

Voffa, perché?
Si comincia con un falso allarme da poco:
L'aereo della delegazione presidenziale finisce fuori pista a Olbia per le cattive condizioni del tempo. Poi Cremlino smentisce. Poi smentiscono tutti. Non era l'aereo della delegazione russa.
Successo niente successo niente.

Ma torniano a noi: sono anni che anch'io mi chiedo quali siano gli elementi che tengono insieme Putin e Berlusconi e rendono l'alchimia indimenticabile.
La Sardegna e le donne?
L'Alitalia e l'Aeroflot?
Il gas, il greggio, i soldi?
Lo stesso sarto?
La convinzione che il nero sfila un casino?
Affari per l'uno, prestigio (o almeno presentabilità) per l'altro?
Il pony Vadik?
Gli amici in comune, tipo:
- Oleg Deripaska, re dell'alluminio vicino al Cremlino e frequentatore delle coste della Sardegna con il suo super yacht da 72 metri "Queen K"?
- Rustam Tariko, l'oligarca della vodka (la Russkij Standart) al quale Veronica Lario nel 2004 vendette Villa Minerva con mobili e tutto, pianoforte compreso?
Oppure prosto tak?

Per ora vi dico solo che a cercare informazioni compromettenti su Voffa e Silvio ci si imbatte in cose mica tanto belle e per niente utili. Tipo la notizia che Berlusconi fa sempre il bagno ignudo (con foto della mercanzia, astenersi perditempo).

[continua, avoglia]

Bisnis is bisnis
Affari, dice il Financial Times: Putin arriva dalla Libia (wink wink) dove ha firmato begli accordi, Gazprom ed Eni sono partner in South Stream, Enel ed Eni insieme sono soci di Gazprom nello sfruttamento deli asset petroliferi Jukos, Enel ha una quota di controllo della compagnia russa di generazione OGK-5 e intende investire 2 miliardi di euro in Russia. E questo è solo il settore dell'energia: anche se l'Italia non può competere con la Germania nel livello di investimenti e di scambi commerciali, la Russia resta il partner più affidabile e allettante.
Dice. Financial Times si chiama, del resto.
Una cosa che vi volevo dire: mi sa che in Russia non si stupiscono mica tanto di questi strani compagni di gasdotto. L'atteggiamento verso i legami di Putin con il signor faccioilbagnonudo potrebbe essere riassunto nell'espressione "mica mona".

VVP e SB

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il primo ministro italiano Silvio Berlusconi erano seduti in un piccolo caffé della costa sarda.
- Io ho avuto sempre un atteggiamento negativo verso coloro che con naso colante e con le proprie fantasie erotiche in testa cercano di infilarsi nella vita altrui - disse Vladimir Vladimirovič™.
- A cosa ti riferisci? - Silvio Berlusconi non capiva.
- Abbiamo un programmista, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Un certo Špil'kin. Si è infilato nel sito della commissione elettorale centrale e ha scoperto che le cifre non corrispondono. Ma, dico io, gli ha chiesto qualcuno di infilarsi lì dentro? Cosa, stavano lì per lui, queste cifre?
- Come ti capisco, - disse il primo ministro scuotendo il capo, - Ma dai, non preoccuparti. Come vedi, ritornare si può. Ritornare è bello.
Vladimir Vladimirovič™ fissò il mare e fece un impercettibile sorriso.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

[continua]

Ciao ciao, MosKor
Nu, ciao ciao Moskovskij Korrespondent. Chiuso dalla proprietà, la Nacionalnaja Mediakompanija di Aleksandr Lebedev, per problemi di soldi e divergenze sulla conduzione del giornale (in seguito alle quali il direttore si era licenziato).
Non saprò mai che fine ha fatto l'ex tastierista dei Mašina Vremeni.

Come ti risciacquo la notizia
E adesso, riflessione.
L'articolo sul giornale scandalistico MosKor è uscito venerdì scorso, più o meno in contemporanea con la nomina di Putin a presidente di Russia Unita, il partito di maggioranza russo.
È stato ripreso dalla stampa italiana martedì, citando come fonte il MosKor.
Martedì sera era già la seconda notizia più discussa della blogosfera russa, secondo i numeri di Yandex.
Mercoledì i siti e i blog russi citavano ampiamente la notizia attribuendola a La Repubblica. A quel punto il MosKor prendeva già le distanze perché querelato dalla Kabaeva e già in cattive acque di suo, ma ormai il tramaccione era in circolo e girava sui giornali europei.
Poi visita in Italia, Berlusconi, bagaglinata, conferenza stampa, gesto del mitra sottolineato dalla stampa italiana ma praticamente assente su quella russa, ciao ciao MosKor, eccetera.

Oleg Panfilov, direttore del CJES (Centro per il giornalismo in situazioni di pericolo) sul suo blog ha appena fatto un'osservazione interessante. Reduce dall'ennesima telefonata di un giornale inglese (il Sunday Times) a proposito della credibilità e del seguito del Moskovskij Korrespondent, ricorda che di žëltaja gazeta si tratta, cioè di un giornale scandalistico. Noi ci siamo abituati, dice. Come tanti si sono abituati alla Komsomol'skaja Pravda, tanto da non considerarla neanche più scandalistica. Ma improvvisamente in Russia si è risvegliato questo enorme interesse, molto simile a quello della stampa occidentale a grande diffusione per la vita privata e le piccole o grandi debolezze degli statisti (le donne di Sarkozy, i capelli tinti di Schroeder).
Ed è qui che sta la differenza, secondo Panfilov: una cosa molto comune in Europa, in Russia - dove non è poi così comune - è diventata la notizia numero uno. Allora la stampa deve attraversare un momento di profonda crisi se perfino l'indiscrezione pubblicata da un giornale scandalistico diventa tema di discussione comune e presunto motivo della sua chiusura.
Link.

È una cosa triste, come dice Panfilov?
No, è soprattutto istruttivo e interessante il giro che ha fatto la notizia: il risciacquo attraverso la stampa italiana e poi europea le ha attribuito una credibilità e un rango che obiettivamente non avrebbe avuto.

[continua]

Anekdot
Il capo di stato maggiore Vasilevskij presenta a Stalin una serie di denunce contro il generale Černjachovskij, accusato di avere troppe donne.
- E adesso cosa facciamo, compagno Stalin? - domanda Vasilevskij.
- Cosa facciamo? Cosa facciamo? Lo invidiamo!

Non se ne esce
Perché dovremmo uscire da questo poolparty, dopo tutto?
Possiamo sempre telefonare le pizze. Io prendo una margherita con patatine fritte a parte.
"Oggi è lunedì" (cit. Fjodor).

E comunque
Conoscete qualcuno che possa offrire un lavoro a un giurista biondo esperto in codice civile russo?

MosKor non crede alle lacrime
(E anche questo titolo: fatto!)
Stamane, cauto ottimismo: si è saputo (qui, dove è in preparazione anche un'intervista al direttore pro tempore) che la redazione sta lavorando ancora a pieno ritmo per il prossimo numero.
Poco fa, miracolo: il sito è riapparso, il MosKor vive, lotta e mente per noi. La notizia è ancora quella sensazionale di qualche giorno fa, "Ian Fleming non era una spia ma un donnaiolo", ma diamogli tempo. E pensare che avevo svogliatamente considerato l'ipotesi di uscire da questo poolparty.

Il buco in prima pagina
ХУЙНЯ, f., volg., sciocchezza, cazzata (cf. ХУЙ, volg., pene).
Sul forum di Litprom (sito letterario serio), poi ripreso da vari blog e da Kompromat.ru, è uscita una particolareggiata spiegazione di come sono andate le cose. L'autore è Lev Ryžkov, collaboratore di Litprom e membro della redazione del MosKor, che si è deciso a mettere un po' di puntini sulle i.
Riassumo.
Sì, dice Ryžkov, io lavoro per il MosKor, il giornale che ha pubblicato la bufala. Sono ormai sei mesi che mi occupo della sezione arte e cultura, cioè dalla sua fondazione fino alla fine ingloriosa. Dico subito che questo giornale, che all'inizio era praticamente un foglio pornografico per contenuti e forma, negli ultimi tempi era migliorato molto. Ci lavoravano alcuni giornalisti davvero bravi.
Io della notizia ho saputo per ultimo. Ero in ferie, impegnato a scrivere il mio romanzo: non guardo la televisione, ho dato un'occhiata a internet ma mi sono tenuto ben lontano dal sito del giornale. Sì, avevo letto di Putin e della Kabaeva di sfuggita, e mi ero limitato a pensare "Ben per loro". Ma non avevo seguito il link. Stavo in ferie.
Solo martedì ho saputo come stavano le cose.
Ed eccovi la storia delle nozze di Putin.
Il giornale è un quotidiano. Ha ventiquattro pagine. Ventiquattro pagine da riempire ogni giorno sono tante. Restano sempre dei buchi da riempire, e di solito li si riempie di cazzate, хуйни, cose prese da internet.
Quella sera mi risulta che ci fosse un buco da riempire. E le stelle dello show business non andavano bene, per il semplice fatto che il buco stava proprio all'inizio del giornale, dove vanno le notizie politiche. Capirete che lì non potevano starci i fattacci di Dima Bilan e di Filipp Kirkorov.
Non so come a qualcuno possa venuta l'idea di sposare il presidente con la ginnasta. Sinceramente. Ufficialmente gli autori sono due, ma non è stata una loro pensata.
E comunque è così che è andata: hanno tappato il buco con Putin.
Quando sono tornato al lavoro, la redazione era euforica: "Ci siamo fatti pubblicità! Ci conoscono tutti!"
In effetti il sito registrava accessi da record: diecimila visite al giorno.
All'inizio ero euforico anch'io.
Ma quella sera il capo ha deciso che la storia doveva avere un seguito. Allora ho visto i miei colleghi telefonare all'amministrazione del presidente e alla povera Kabaeva per chiedere commenti sulla bufala. La segretaria della Kabaeva ci ha mandati a fanculo.
Lo sottolineo ancora una volta: ti inventi una cosa falsa e poi telefoni agli interessati per sapere cosa ne pensano.
Per quanto mi riguarda, io ero stato via solo due settimane e al ritorno avevo scoperto che i miei colleghi erano impazziti: avevano cominciato a credere alla bufala che si erano inventati.
Poi però l'euforia è svanita. In redazione sono arrivati dei tizi. Forse erano davvero dell'FSB, non lo so.
Da quel giorno il direttore si è visto sempre meno.
E veniamo al direttore, Grigorij Nechorošev. Età, più o meno cinquant'anni. Alcolismo cronico, schizofrenia cronica. Ricoveri periodici, il cui motivo era noto a tutti. All'inizio di marzo è stato nuovamente ricoverato, sospetto per una riacutizzazione delle crisi. Poco prima aveva tagliato lo stipendio di alcuni giornalisti: diceva che lavoravano male. Una volta dimesso ha ridotto ulteriormente gli stipendi, ha licenziato cinque dipendenti, ha ripreso a bere e poi c'è stato quel delirio su Putin e la Kabaeva. Non è certo che l'abbia inventato lui, ma è certo che l'ha autorizzato.
A me non piace lavare i panni in pubblico. Però ho lavorato per tanti padroni, e mai mi sono imbattuto in tanta stupidità.

Dice Ryžkov, che è pur sempre uno che su Litprom si fa chiamare con il nick LoveWriter: l'opinione del giurista residente a questo punto avrebbe il suo valore, sarete d'accordo con me.
Intanto però avete imparato una nuova parola russa: chujnjà! (iniziale ben aspirata). Vi servirà.
Modi di dire preferiti: Хуйня война, главное манëвры! Chujnjà voinà, glàvnoe manëvry ("la guerra è una cazzata, quello che conta sono le manovre").

E vissero
felici e contenti fino a dopodomani
Ieri nella redazione del mio tabloid preferito è poi scoppiata una rissa tra Ryžkov e Sergej Topol', autore della bufala. I due si incrociano in corridoio. Oh, Leva carissimo, dice Topol'. E giù sberle. Beccati questa, brutto porco. Così. (fonte: Komsomol'skaja Pravda).
Ryžkov licenziato per le rivelazioni di ieri pomeriggio.
Topol' licenziato per la rissa.
Il direttore della Nacionalnaja Media-Kompanija Artemov ha cancellato il suo blog.
E poi, la cosa più grave.
Il proprietario della baracca, Lebedev, ha comunicato che il MosKor diventerà un giornale per persone intelligenti.
Il giurista residente ha ancora un lavoro.
La Kabaeva continuerà a ridacchiare in parlamento, Putin a innamorarsi diplomaticamente di tutte le belle donne russe e italiane e a coltivare amicizie di dubbio gusto, il labrador Connie a correre felice sui prati e la signora Ljudmila a conservare l'aria impassibile di una abituata a cavarsela con sole tre cose (soda caustica, un badile e un fazzoletto di terra appartato). Bisognerà prima o poi fare qualcosa per i denti di Svetlana Medvedeva, ma la perfezione non è di questo mondo.

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