Una serie di fatti enigmatici e di morti misteriose alla periferia di Leningrado fa pensare che il professor Garin stia lavorando a un'arma di incredibile potenza. È proprio così: il suo raggio della morte, unito a un'altra prodigiosa invenzione, l'iperboloide, gli permette di controllare le menti a distanza ma anche di bucare la Terra fino a raggiungere uno strato di oro puro. Grazie a un accesso illimitato al materiale prezioso Garin mina la parità aurea, si impadronisce dell'industria americana e conquista il potere negli Stati Uniti. Presto però la sua dittatura crolla, grazie a una rivolta operaia e alle gesta di una femme fatale e dell'onesto poliziotto Šel'ga: vinti i magnati del capitalismo, lo scienziato-inventore viene dunque sconfitto dal popolo rivoluzionario.
È il 1981, e la scena musicale sovietica sta cambiando: l'anno prima i Mašina Vremeni hanno vinto il festival rock di Tbilisi battendo i VIA nonostante una giuria composta prevalentemente da rappresentanti degli organi ufficiali, i vecchi gruppi si stanno sciogliendo, emergono altre realtà musicali. Il tardo rock sovietico prende dal rock occidentale la componente sperimentale, futuristica e innovativa e vi innesta i residui dell'ethos socialista, la tradizione letteraria russa, il viaggio nello spazio e nel tempo, il sogno di mondi immaginari. I nomi delle band sono sempre più spesso russi ed evocativi di un altrove fisico o immaginario: Argonafty (Gli Argonauti), Mify (I Miti), Skify (Gli Sciti), Zemliane (I Terrestri), Zelenye Murav'i (Le Formiche Verdi), Nautilus Pompilius, Zoopark (Zoo). Garin e i suoi Iperboloidi. Nel 1981 esce lo storico Sinyj Al'bom ("Album blu") degli Akvarium di Boris "BG" Grebenščikov. Ricorda Aleksej Rybin:
Le regole del gioco ci venivano da BG. Quell'anno avevamo ascoltato il Sinyj Al'bom e ne eravamo rimasti storditi. Non assomigliava a niente di quello che si suonava allora in Russia, dai seminterrati sporchi alle sale del Palazzo dei Soviet. Nei seminterrati c'erano dei ragazzi pelosi che cantavano l'amore usando espressioni pompose e astruse, nei saloni ufficiali c'erano uomini e donne dall'aspetto curatissimo che cantavano l'amore in una lingua da malati di mente. Grebenščikov cantava l'amore come noi ne parlavamo nelle birrerie, con gli amici, a casa, solo che lui lo faceva in modo molto più sintetico e chiaro, e con un vocabolario più ricco.Una sera Viktor Coj conosce Boris Grebenščikov: lo incontra per caso su un treno locale, di ritorno da un concerto in periferia.
Non riuscivamo a immaginare come si potesse parlare di Dio, Amore, Libertà e Vita, e soprattutto cantarne, senza neanche nominarli. Era incredibile.
[...]
E poi Grebenščikov non era per niente aggressivo, non prendeva a pugni i muri, non si schiantava contro le porte chiuse, non si batteva con nessuno, stava semplicemente da parte, apriva un'altra porta – invisibile alla sorveglianza – e ci entrava. Nella sua semplicità e mancanza di aggressività c'era più forza che negli urli selvaggi e nel fragore dei rocker primitivi. Loro volevano la libertà, combattevano disperatamente per ottenerla. BG invece era già libero, non combatteva: gli bastò decidere, ed ecco che divenne libero.