Titolo del Daily Mail:
"Machete alla porta, droghe in tavola – e madri pagate dallo Stato per fare bambini con uomini che appena conoscono. Cosa abbiamo fatto alla famiglia britannica?"
(via Boing Boing)
giovedì, settembre 24, 2009
lunedì, settembre 21, 2009
Screwbank comedy
– Allora vado a ritirarti il bancomat.
– Grazie. Hai tutto?
– Delega, documenti, una storia convincente. Vado.
Mi hanno detto che oggi torna il cassiere. Che lui si occupa dei bancomat. Che lui si occupa di tutto.
Entro. Due sportelli, deserti. Una sosia di Shelley Duvall mi fissa terrorizzata da un ufficio vuoto fastosamente battezzato servizio clienti privati.
Aspetto.
Dopo un po' passa un femminone in tailleur blu. Aspetta il cassiere?, dice. Sì, rispondo. Vado a vedere se è nel caveau, fa lei. Torna dopo un po', senza cassiere. È in bagno, mi sussurra con un sorriso allusivo, torna subito.
Intanto è entrato un cliente. Alto, ordinatamente spettinato, incravattato, indossa un impermeabile beige, ha uno sguardo mite e smarrito e sembra un avvocato: o è John Cleese o è un avvocato.
Niente cassiere.
Entra un secondo cliente. È vecchio, già incazzato, e urla. Questa banca è una vergogna, dice, voglio quattromila euro. Ma si capisce presto che i quattromila euro sono suoi, mica vuole tenerci tutti sotto tiro con il bastone.
Arriva il cassiere. Cicciotto, calvo, ha l'aria di uno che è stato in ferie nel posto giusto ma nel momento sbagliato, tipo monsoni o colpo di Stato. Indossa una camicia di lino arancione.
– Buongiorno. Sono passata a ritirare un bancomat, una sua collega mi ha detto che lei sa già di che si tratta.
Ma lui non lo sa. Gli si sbianca anche la camicia, a lui. Non lo so, dice. Cerchi di spiegarmi. Provi. Io gli dico che a questa – esito, perché dopo tutto lui parlando al telefono con la sua banca mi aveva chiamata “la signora” – a questa persona si è smagnetizzato il bancomat di Intesa-San Paolo mentre si trovava in Italia, che ci avevano indicato l'agenzia più vicina di Banca Intesa, che la persona risiede all'estero e ha chiesto a me, che sono per così dire la sua. La sua persona. Di ritirare la tessera per suo conto. E io ho la delega, ho il documento d'identità, ho un sorriso per tutte le occasioni e una buona storia. Il bancomat dovrebbe stare già qui, guardi.
Purtroppo, dice lui, purtroppo questa banca sta passando a un'altra proprietà. Fusione, assorbimento. Transizione. Catastrofe. Cose così. Non è detto che il bancomat ci sia, dice, la posta qui si perde per strada, lei non ha idea.
Capisco, dico. Invece non capisco, ma non voglio deprimerlo.
Poi si rilassa, estrae una busta. Forse siamo fortunati, dice, forse abbiamo avuto fortuna. Lui la chiama così.
Voglio quattromila euro, urla il vecchio alle mie spalle agitando il bastone.
Dunque siamo a posto, dico.
No, fa il cassiere, ora bisogna telefonare e sperare che ce lo attivino.
Siamo tutti d'accordo che è meglio far passare avanti il vecchio. Voglio quattromila euro, dice lui.
Nel frattempo Wendy Torrance ha ricevuto una telefonata. No, dice, capisco. Capisco, ma purtroppo non mi è possibile chiamarle il direttore, attualmente non c'è un direttore.
John Cleese, intanto, mi spiega che qui sta cambiando tutto, anche l'iban. Che lui se ne sarebbe già andato, se non gli praticassero delle condizioni eccellenti. Condizioni eccellenti, ripete guardingo e a bassa voce, come se mi stesse bisbigliando la combinazione del caveau o descrivendo minutamente le condizioni mediche di sua suocera.
Il vecchio ha finito. Infila i quattromila in una busta, si allontana con spostamenti millimetrici dallo sportello, si blocca, mi si inchina davanti. I miei omaggi, dice. “Anzi, i miei osettembri. Data la stagione.” E se ne va.
È nuovamente il mio turno. Seguono: una delicata telefonata alla sede di Roma, la ripetizione di codici alfanumerici sempre diversi, sguardi allarmati, cenni d'assenso, lunghi silenzi.
Bene, dice poi il cassiere. Ecco il suo bancomat. Ecco la busta con il pin. Potrebbe darmi qualche altro documento? Per sicurezza, aggiunge.
Sfilo la patente e il codice fiscale, ma ormai sono pronta ad allungargli anche il passaporto, i bancomat, la Postepay, le tessere della Coop, di Ubik, di un supermercato per piccoli animali e di Pikapolonica. Basta così, dice lui magnanimo.
Questa gente pensa che li vogliamo rapinare a piccole dosi: svuotando bancomat, magari 300 euro alla volta. Che siamo la Baader-Meinhof dei timidi, le Patty Hearst di Spazio Azzurro, Dillinger in infradito ed espadrillas.
Io e la mia persona queste cose ce le facciamo andar bene. Tanto non possiamo neanche chiedere di parlare con il direttore. Attualmente non c'è un direttore.
– Grazie. Hai tutto?
– Delega, documenti, una storia convincente. Vado.
Mi hanno detto che oggi torna il cassiere. Che lui si occupa dei bancomat. Che lui si occupa di tutto.
Entro. Due sportelli, deserti. Una sosia di Shelley Duvall mi fissa terrorizzata da un ufficio vuoto fastosamente battezzato servizio clienti privati.
Aspetto.
Dopo un po' passa un femminone in tailleur blu. Aspetta il cassiere?, dice. Sì, rispondo. Vado a vedere se è nel caveau, fa lei. Torna dopo un po', senza cassiere. È in bagno, mi sussurra con un sorriso allusivo, torna subito.
Intanto è entrato un cliente. Alto, ordinatamente spettinato, incravattato, indossa un impermeabile beige, ha uno sguardo mite e smarrito e sembra un avvocato: o è John Cleese o è un avvocato.
Niente cassiere.
Entra un secondo cliente. È vecchio, già incazzato, e urla. Questa banca è una vergogna, dice, voglio quattromila euro. Ma si capisce presto che i quattromila euro sono suoi, mica vuole tenerci tutti sotto tiro con il bastone.
Arriva il cassiere. Cicciotto, calvo, ha l'aria di uno che è stato in ferie nel posto giusto ma nel momento sbagliato, tipo monsoni o colpo di Stato. Indossa una camicia di lino arancione.
– Buongiorno. Sono passata a ritirare un bancomat, una sua collega mi ha detto che lei sa già di che si tratta.
Ma lui non lo sa. Gli si sbianca anche la camicia, a lui. Non lo so, dice. Cerchi di spiegarmi. Provi. Io gli dico che a questa – esito, perché dopo tutto lui parlando al telefono con la sua banca mi aveva chiamata “la signora” – a questa persona si è smagnetizzato il bancomat di Intesa-San Paolo mentre si trovava in Italia, che ci avevano indicato l'agenzia più vicina di Banca Intesa, che la persona risiede all'estero e ha chiesto a me, che sono per così dire la sua. La sua persona. Di ritirare la tessera per suo conto. E io ho la delega, ho il documento d'identità, ho un sorriso per tutte le occasioni e una buona storia. Il bancomat dovrebbe stare già qui, guardi.
Purtroppo, dice lui, purtroppo questa banca sta passando a un'altra proprietà. Fusione, assorbimento. Transizione. Catastrofe. Cose così. Non è detto che il bancomat ci sia, dice, la posta qui si perde per strada, lei non ha idea.
Capisco, dico. Invece non capisco, ma non voglio deprimerlo.
Poi si rilassa, estrae una busta. Forse siamo fortunati, dice, forse abbiamo avuto fortuna. Lui la chiama così.
Voglio quattromila euro, urla il vecchio alle mie spalle agitando il bastone.
Dunque siamo a posto, dico.
No, fa il cassiere, ora bisogna telefonare e sperare che ce lo attivino.
Siamo tutti d'accordo che è meglio far passare avanti il vecchio. Voglio quattromila euro, dice lui.
Nel frattempo Wendy Torrance ha ricevuto una telefonata. No, dice, capisco. Capisco, ma purtroppo non mi è possibile chiamarle il direttore, attualmente non c'è un direttore.
John Cleese, intanto, mi spiega che qui sta cambiando tutto, anche l'iban. Che lui se ne sarebbe già andato, se non gli praticassero delle condizioni eccellenti. Condizioni eccellenti, ripete guardingo e a bassa voce, come se mi stesse bisbigliando la combinazione del caveau o descrivendo minutamente le condizioni mediche di sua suocera.
Il vecchio ha finito. Infila i quattromila in una busta, si allontana con spostamenti millimetrici dallo sportello, si blocca, mi si inchina davanti. I miei omaggi, dice. “Anzi, i miei osettembri. Data la stagione.” E se ne va.
È nuovamente il mio turno. Seguono: una delicata telefonata alla sede di Roma, la ripetizione di codici alfanumerici sempre diversi, sguardi allarmati, cenni d'assenso, lunghi silenzi.
Bene, dice poi il cassiere. Ecco il suo bancomat. Ecco la busta con il pin. Potrebbe darmi qualche altro documento? Per sicurezza, aggiunge.
Sfilo la patente e il codice fiscale, ma ormai sono pronta ad allungargli anche il passaporto, i bancomat, la Postepay, le tessere della Coop, di Ubik, di un supermercato per piccoli animali e di Pikapolonica. Basta così, dice lui magnanimo.
Questa gente pensa che li vogliamo rapinare a piccole dosi: svuotando bancomat, magari 300 euro alla volta. Che siamo la Baader-Meinhof dei timidi, le Patty Hearst di Spazio Azzurro, Dillinger in infradito ed espadrillas.
Io e la mia persona queste cose ce le facciamo andar bene. Tanto non possiamo neanche chiedere di parlare con il direttore. Attualmente non c'è un direttore.
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giovedì, settembre 17, 2009
La plomb (WRSA perché siamo remogerati, SYDHT)
E DIPIETRO CON LA SUA PLOMB HA DICHIARATO SUL GIORNALE DI VESPA "QUEL CONDUTTORE UN BOIA" QUESTI SONO I TERMINI EDUCATI E REMOGERATI CHE IL NS EXPM TONINO USA X BRUN
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venerdì, settembre 11, 2009
Spiking vords of visdom
Coro russo di marinaretti esegue peggiore cover dei Beatles di tutti i tempi:
mercoledì, settembre 09, 2009
Lavare i panni in kolchoz
Come si organizzano, i cattocomunisti?
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martedì, settembre 08, 2009
lunedì, settembre 07, 2009
Homer something, something
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Tanto va la matta al bardo
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giovedì, settembre 03, 2009
Cantoni addio
Poi non dite che non vi avevo avvertiti:
Gheddafi vuole cancellare la Svizzera
"Chiederà all'Onu di separare i cantoni"
Lo dice una parlamentare elvetica. Il motivo: ce l'ha con loro per via del figlio Hannibal, arrestato dagli svizzeri un anno fa insieme alla moglie per maltrattamento di domestici.
E li vuole cancellare.
Permettetemi di ricordarvi i motivi per cui deve importarci della Svizzera:
1. Ha un motto bellissimo.
Più bello di quello dei tre moschettieri perché in latino. E poi comunque ha senso.
2. Produce il Toblerone.
D'accordo, il Toblerone ha in mano il racket dei minibar. Che ci volete fare, è la mafia svizzera. Ma vogliamo davvero aprire quel povero frigorifero nano e trovarci il Merendero? O un Kinder Fetta al Latte? O il castoro della Milka, morto?
3. Contiene soldi.
Io lo so che tanti di voi tengono i milioni dei nonnetti in Svizzera. E se da un giorno all'altro gli euri si trasformassero in dinari libici? O in vasetti di terracotta decorati a mano?
4. Ha i laghi e i paesaggi.
Benché a me piaccia il mare o al limite la piscina. Ma lo dico per voi che d'estate zitti zitti vi fate le passeggiate meditative con le braghette alla zuava.
5. Tiene lontane la Francia e la Germania (e l'Austria e il Lichtenstein, d'accordo).
Vi siete mai chiesti perché alcuni generi musicali (esempio: il rap francese, il pop melodico tedesco) amati dai nostri connazionali emigrati - che ne parlano con fanatico ardore ("Non conosci i Tireurs Couchés? E i Tontons Blafards? Ma sono famosissimi!") - non riescono a passare di qua?
Ringraziate la Svizzera.
6. Ha dato i natali a Ursula Andress, al mimo Dimitri e a Heidi.
7. I nomi degli scrittori svizzeri possono essere scritti tutti insieme su un chicco di riso.
8. Senza un coltellino svizzero non si va da nessuna parte.
9. E poi ci sono pochi Ufi perché atterrare non è facilissimo. E non tutti gli Ufi sono buoni, ve lo devo dire. Alcuni sono straterestri sturpatori.
Non dite che non vi avevo avvertiti.
Gheddafi vuole cancellare la Svizzera
"Chiederà all'Onu di separare i cantoni"
Lo dice una parlamentare elvetica. Il motivo: ce l'ha con loro per via del figlio Hannibal, arrestato dagli svizzeri un anno fa insieme alla moglie per maltrattamento di domestici.
E li vuole cancellare.
Permettetemi di ricordarvi i motivi per cui deve importarci della Svizzera:
1. Ha un motto bellissimo.
Più bello di quello dei tre moschettieri perché in latino. E poi comunque ha senso.
2. Produce il Toblerone.
D'accordo, il Toblerone ha in mano il racket dei minibar. Che ci volete fare, è la mafia svizzera. Ma vogliamo davvero aprire quel povero frigorifero nano e trovarci il Merendero? O un Kinder Fetta al Latte? O il castoro della Milka, morto?
3. Contiene soldi.
Io lo so che tanti di voi tengono i milioni dei nonnetti in Svizzera. E se da un giorno all'altro gli euri si trasformassero in dinari libici? O in vasetti di terracotta decorati a mano?
4. Ha i laghi e i paesaggi.
Benché a me piaccia il mare o al limite la piscina. Ma lo dico per voi che d'estate zitti zitti vi fate le passeggiate meditative con le braghette alla zuava.
5. Tiene lontane la Francia e la Germania (e l'Austria e il Lichtenstein, d'accordo).
Vi siete mai chiesti perché alcuni generi musicali (esempio: il rap francese, il pop melodico tedesco) amati dai nostri connazionali emigrati - che ne parlano con fanatico ardore ("Non conosci i Tireurs Couchés? E i Tontons Blafards? Ma sono famosissimi!") - non riescono a passare di qua?
Ringraziate la Svizzera.
6. Ha dato i natali a Ursula Andress, al mimo Dimitri e a Heidi.
7. I nomi degli scrittori svizzeri possono essere scritti tutti insieme su un chicco di riso.
8. Senza un coltellino svizzero non si va da nessuna parte.
9. E poi ci sono pochi Ufi perché atterrare non è facilissimo. E non tutti gli Ufi sono buoni, ve lo devo dire. Alcuni sono straterestri sturpatori.
Non dite che non vi avevo avvertiti.
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mercoledì, settembre 02, 2009
Rieccoli (WRSA, ve lo dico subito, SYDHT)
Back with a veggie
Buon rientro a tutti e buon lavoro . Fini gli immigrati italiani hanno portato nel mondo la pizza non il KEBAB ,la pizza che come base di origine è vegetariana.
Avete visto
Come si fa' a chiamarli naufraghi quando dalla terra ferma partono già NAUFRAGATI ,intanto avete visto che ci vogliono"più" carceri.Non bisogna essere indovini.
Buon rientro a tutti e buon lavoro . Fini gli immigrati italiani hanno portato nel mondo la pizza non il KEBAB ,la pizza che come base di origine è vegetariana.
Avete visto
Come si fa' a chiamarli naufraghi quando dalla terra ferma partono già NAUFRAGATI ,intanto avete visto che ci vogliono"più" carceri.Non bisogna essere indovini.
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martedì, settembre 01, 2009
Apocalypse low-cost
Pierluigi è vittima di un incubo ricorrente nel quale qualcuno tenta insistentemente di morderlo. La moglie Giovanna, preoccupata, ne parla di nascosto con il medico di famiglia, Dario, da tempo segretamente innamorato della donna.
Pierluigi riceve la telefonata di Massimo, un vecchio compagno che non si è più ripreso dalla Festa dell'Unità del 1980 e soffre di disturbi nervosi. Pierluigi, distratto dall'acerba avvenenza della vicina di casa Debora, liquida Massimo con una scusa. Quest'ultimo, intristito, entra in un cinema dove proiettano un vecchio film. Qui, preso da un raptus, tenta di azzannare un ragazzino e urla scompostamente "Evviva il comunismo e la libertà!" per poi darsi alla fuga e finire inseguito e assediato dalla polizia in un hard discount. Pierluigi, accorso nel frattempo, lo convince ad arrendersi ricordando i bei tempi delle Feste dell'Unità trascorsi insieme al comune amico Gavino.
All'ospedale psichiatrico dove viene ricoverato grazie all'intervento di Dario, Massimo incontra proprio Gavino, anch'egli tormentato da squilibri nervosi. Poco dopo i due azzannano alla coscia una dottoressa, Livia. Pierluigi intanto racconta alla moglie la sua sbandata per Debora e le confessa l'impulso di mordere la giovane, colpevole di confondere Aldo Moro con Alfredo Biondi.
Il medico Dario, nel frattempo, ha scoperto che Pierluigi, Massimo e Gavino sono semplicemente diventati cannibali. Il problema risale proprio alla Festa dell'Unità del 1980, quando dopo un comizio i tre furono morsi da Bepi Tombola, vecchio partigiano dell'ANPI scontento della linea politica del partito e dell'introduzione della rucola nelle piade con la coppa.
La dottoressa Livia, a sua volta contagiata, morde l'anziano primario di psichiatria che in una scena intensa e memorabile si mette a gridare "Comunista è un termine bellissimo!".
Mentre il virus si trasmette innarrestabile, Pierluigi, Massimo, Gavino e Livia si danno a una fuga disperata.
--- ATTENZIONE, SPOILER ---
Sopravvive il solo Pierluigi, che a casa però si uccide per non contagiare Giovanna.
Ma nell'ombra si cela Dario, le labbra sporche di sangue socchiuse in un ghigno sturziano, gli occhiali che riflettono il volto terrorizzato della moglie di Pierluigi. Fuori, in mezzo al frastuono delle sirene delle ambulanze e delle auto della polizia, l'acerba Debora matura una decisione: dopo essersi fatta un culo così in un film a basso costo avrà pure il diritto di candidarsi alle primarie.
Curiosità
Primo ruolo significativo del giovane Mario A. Compare nel parcheggio dell'hard discount sibilando "tutti froci, pasolinianamente parlando", per essere poi abbattuto da una pallottola vagante. Battuta tagliata in sede di montaggio.
Citazione celebre
Poliziotto: "Ma voi da dove venite?"
Pierluigi: "Noi comunisti veniamo da lontano e torneremo lontano. Bang bang".
Pierluigi riceve la telefonata di Massimo, un vecchio compagno che non si è più ripreso dalla Festa dell'Unità del 1980 e soffre di disturbi nervosi. Pierluigi, distratto dall'acerba avvenenza della vicina di casa Debora, liquida Massimo con una scusa. Quest'ultimo, intristito, entra in un cinema dove proiettano un vecchio film. Qui, preso da un raptus, tenta di azzannare un ragazzino e urla scompostamente "Evviva il comunismo e la libertà!" per poi darsi alla fuga e finire inseguito e assediato dalla polizia in un hard discount. Pierluigi, accorso nel frattempo, lo convince ad arrendersi ricordando i bei tempi delle Feste dell'Unità trascorsi insieme al comune amico Gavino.
All'ospedale psichiatrico dove viene ricoverato grazie all'intervento di Dario, Massimo incontra proprio Gavino, anch'egli tormentato da squilibri nervosi. Poco dopo i due azzannano alla coscia una dottoressa, Livia. Pierluigi intanto racconta alla moglie la sua sbandata per Debora e le confessa l'impulso di mordere la giovane, colpevole di confondere Aldo Moro con Alfredo Biondi.
Il medico Dario, nel frattempo, ha scoperto che Pierluigi, Massimo e Gavino sono semplicemente diventati cannibali. Il problema risale proprio alla Festa dell'Unità del 1980, quando dopo un comizio i tre furono morsi da Bepi Tombola, vecchio partigiano dell'ANPI scontento della linea politica del partito e dell'introduzione della rucola nelle piade con la coppa.
La dottoressa Livia, a sua volta contagiata, morde l'anziano primario di psichiatria che in una scena intensa e memorabile si mette a gridare "Comunista è un termine bellissimo!".
Mentre il virus si trasmette innarrestabile, Pierluigi, Massimo, Gavino e Livia si danno a una fuga disperata.
--- ATTENZIONE, SPOILER ---
Sopravvive il solo Pierluigi, che a casa però si uccide per non contagiare Giovanna.
Ma nell'ombra si cela Dario, le labbra sporche di sangue socchiuse in un ghigno sturziano, gli occhiali che riflettono il volto terrorizzato della moglie di Pierluigi. Fuori, in mezzo al frastuono delle sirene delle ambulanze e delle auto della polizia, l'acerba Debora matura una decisione: dopo essersi fatta un culo così in un film a basso costo avrà pure il diritto di candidarsi alle primarie.
Curiosità
Primo ruolo significativo del giovane Mario A. Compare nel parcheggio dell'hard discount sibilando "tutti froci, pasolinianamente parlando", per essere poi abbattuto da una pallottola vagante. Battuta tagliata in sede di montaggio.
Citazione celebre
Poliziotto: "Ma voi da dove venite?"
Pierluigi: "Noi comunisti veniamo da lontano e torneremo lontano. Bang bang".
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venerdì, agosto 28, 2009
Apocalypse bau
"Hai dedicato la vita a Gesù. Tu sai di essere salvo. Ma quando arriverà il Rapimento della Chiesa che ne sarà del tuo amato animale domestico?"
Ci pensano gli Eternal Earth-Bound Pets, animalisti atei garantiti. Per 110 dollari si impegnano a salvare un animale per nucleo domestico se Gesù dovesse far ritorno entro 10 anni. 15 dollari di sovrapprezzo per ogni animale in più. Sono assicurate serietà e tempestività (perché l'Apocalisse quando arriva arriva).
"Committed to step in when you step up to Jesus".
File under: un lavoro vale l'altro, atheism is fun, adesso come glielo dico all'Agenzia delle Entrate.
(via Boing Boing.)
Ci pensano gli Eternal Earth-Bound Pets, animalisti atei garantiti. Per 110 dollari si impegnano a salvare un animale per nucleo domestico se Gesù dovesse far ritorno entro 10 anni. 15 dollari di sovrapprezzo per ogni animale in più. Sono assicurate serietà e tempestività (perché l'Apocalisse quando arriva arriva).
"Committed to step in when you step up to Jesus".
File under: un lavoro vale l'altro, atheism is fun, adesso come glielo dico all'Agenzia delle Entrate.
(via Boing Boing.)
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martedì, agosto 25, 2009
Ve l'avevo detto che il petrolio era maschio
E dopo gli inni degli idrocarburi agli idrocarburi, le regole di abbigliamento per le dipendenti di Gazprom Neft': vestiti, accessori, acconciature e manicure raccomandati e soprattutto quelli deprecati. Guerra all'ombelico e ai tessuti fantasia, tagliare le doppie punte ogni due mesi, tolleranza zero con gli straccetti e dove pensi di andare con il Giudizio Universale affrescato sulle unghie?
Traduzione superflua.
Gazprom Dress Code -
Traduzione superflua.
Gazprom Dress Code -
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sabato, agosto 22, 2009
L'esperto
Un articolo di commento sulle glorie e le debolezze dei grandi artisti accennava all'episodio in cui Wagner rammentò alla sua cameriera preferita a Vienna di indossare mutandoni viola quando si fossero rivisti. Un esperto di Wagner precisa che i mutandoni in questione erano rosa (To understand genius, forget the purple knickers, 19 August, page 28).
The Guardian, Corrections, 21 agosto 2009.
The Guardian, Corrections, 21 agosto 2009.
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Guardian
venerdì, agosto 21, 2009
Ufi
– I dischi volanti sono lassù, e il cimitero è laggiù: io resterò chiusa qui. D’altronde, sarò a letto dopo mezz’ora, con accanto il tuo cuscino.
– Il mio cuscino?
– Be’, devo pur aver qualcosa per tenermi compagnia. A volte, la notte, quando mi sento sola, lo tocco, e così non mi sento più così sola.
– Mattacchiona. Ti amo, cara. Ci vediamo giovedì.
La candida Paula Trent (Mona McKinnon) comunica all’intrepido marito Jeff (Gregory Walcott) che dal momento che i dischi volanti sono lassù, e il cimitero laggiù, lei resterà chiusa qui in Plan 9 from Outer Space (Edward D. Wood Jr., 1959).
A Kolodiščach, in Bielorussia, gli ufi non possono rapire le ragazzine dalle 21.00 alle 6.00.
– Il mio cuscino?
– Be’, devo pur aver qualcosa per tenermi compagnia. A volte, la notte, quando mi sento sola, lo tocco, e così non mi sento più così sola.
– Mattacchiona. Ti amo, cara. Ci vediamo giovedì.
La candida Paula Trent (Mona McKinnon) comunica all’intrepido marito Jeff (Gregory Walcott) che dal momento che i dischi volanti sono lassù, e il cimitero laggiù, lei resterà chiusa qui in Plan 9 from Outer Space (Edward D. Wood Jr., 1959).
A Kolodiščach, in Bielorussia, gli ufi non possono rapire le ragazzine dalle 21.00 alle 6.00.
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martedì, agosto 18, 2009
Il petrolio è maschio, ve lo dico subito
Trivelle, virili amicizie petrolifere e vita che se ne va giù per i tubi: dopo l'inno di Gazprom poteva mancare la canzone di Lukoil? Rispondete sinceramente. Sottotitoli miei.
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Russia
martedì, agosto 11, 2009
Il nostro obiettivo adesso è il gas (sebbene non sia facile ottenerlo)
Davaj za nas, davaj za vas, davaj za ves' rossijskij gaz!
Inno non ufficiale di Gazprom interpretato da Vladimir Tumaev, ex calciatore professionista e ora direttore di "Specgazavtotrans", consociata del colosso energetico russo: gioiosa incitazione alla consumazione di alcol, estetica del gasdotto, cose che fanno bene al calcio. Sottotitoli in italiano, miei.
Inno non ufficiale di Gazprom interpretato da Vladimir Tumaev, ex calciatore professionista e ora direttore di "Specgazavtotrans", consociata del colosso energetico russo: gioiosa incitazione alla consumazione di alcol, estetica del gasdotto, cose che fanno bene al calcio. Sottotitoli in italiano, miei.
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domenica, agosto 09, 2009
venerdì, agosto 07, 2009
Just one word
– Vuoi una bibita con lo zucchero e le bollicine?
– No. No, grazie, sono un po' rincoglionito. Rischierei di restare rincoglionito e in più di innervosirmi.
Sono due giorni, cioè da quando ha scoperto che qui si fa la raccolta differenziata*, che separa nervosamente tutto in mucchietti meticolosi e si interroga sulla natura degli oggetti ("Questo dvd è rovinato, puoi buttarlo"; "D'accordo, buttiamolo"; "DOVE? Differenziamo sul tavolo. Secco. Plastica! Plastica! Possiamo strappare un po' di pagine dal dizionario per fare un po' di carta?").
Certe volte non riesco a credere alla mia fortuna.
– No. No, grazie, sono un po' rincoglionito. Rischierei di restare rincoglionito e in più di innervosirmi.
Sono due giorni, cioè da quando ha scoperto che qui si fa la raccolta differenziata*, che separa nervosamente tutto in mucchietti meticolosi e si interroga sulla natura degli oggetti ("Questo dvd è rovinato, puoi buttarlo"; "D'accordo, buttiamolo"; "DOVE? Differenziamo sul tavolo. Secco. Plastica! Plastica! Possiamo strappare un po' di pagine dal dizionario per fare un po' di carta?").
Certe volte non riesco a credere alla mia fortuna.
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mercoledì, agosto 05, 2009
La gestione del ghiaccio
Dopo il gioco dell'oca sadico vogliono giocare a calcio sul prato e poi si fanno male.
Vogliono farsi male e poi piangono.
Grande umano - che sta in porta - colpisce ancora una volta con il pallone la guancia di Piccolo Umano Femmina. PUF piange. Seconda volta in due giorni, stessa guancia, stesse scene di disperazione sull'erba.
Così avvio la procedura standard e vado a prendere il ghiaccio. Torno con due cubetti avvolti in un asciugamano e li appoggio sulla guancia di PUF.
Il ghiaccio normalmente rende felice PUF, che infatti dopo un po' già sorride, scava nell'asciugamano, prende i cubetti e se li passa sulla faccia.
Anche grande umano si rasserena. Poi prende a fissarmi con un sorriso da sfinge affaticata.
– Hai peso il ghiaccio buono.
– Sapevo che l'avresti detto.
– Quello gande per il gin tonic.
– Sì.
"Gnam-gnam", commenta PUF.
Vogliono farsi male e poi piangono.
Grande umano - che sta in porta - colpisce ancora una volta con il pallone la guancia di Piccolo Umano Femmina. PUF piange. Seconda volta in due giorni, stessa guancia, stesse scene di disperazione sull'erba.
Così avvio la procedura standard e vado a prendere il ghiaccio. Torno con due cubetti avvolti in un asciugamano e li appoggio sulla guancia di PUF.
Il ghiaccio normalmente rende felice PUF, che infatti dopo un po' già sorride, scava nell'asciugamano, prende i cubetti e se li passa sulla faccia.
Anche grande umano si rasserena. Poi prende a fissarmi con un sorriso da sfinge affaticata.
– Hai peso il ghiaccio buono.
– Sapevo che l'avresti detto.
– Quello gande per il gin tonic.
– Sì.
"Gnam-gnam", commenta PUF.
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