giovedì, giugno 26, 2008

Dal lituano al lituano



"TRADUZIONI

dal lituano al lituano".

Questo ha fiutato il business, ve lo dico io.

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Soldi



"Avete bisogno di soldi?
Venite da noi...
ve li stampiamo!"

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mercoledì, giugno 25, 2008

Gmai(a)l



L'Astorija-XXI produce mangimi per maiali.
A giudicare dall'indirizzo internet gli affari non vanno mica male.

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martedì, giugno 24, 2008

E si rompe



"L'erogazione delle banconote avviene in 10 secondi!

Se i soldo non vengono ritirati, il bancomat se li riprende
e si rompe!"

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lunedì, giugno 23, 2008

Super promozione



"Super promozione!
Compra un appartamento
e ricevi in regalo un cappellino da baseball!"

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domenica, giugno 22, 2008

Finché lo fanno i cherubini, per noi è ok

Sulle prime ho fatto il possibile per ignorare questa notizia (scoperta con sgomento grazie a un pacato lancio RIA Novosti del 16 giugno) e seppellirla negli oscuri anfratti del mio subconscio.
Poi ho pensato: e se la trovano su Repubblica online in giornata fiacca e si accorgono che il Miro ha colpevolmente omesso l'informazione?
Inauguro dunque un brevissimo periodo di glasnost' e vi comunico che nel Sud della Russia, nella cittadina termale di Železnovodsk (lett. acque ferrose), è stato inaugurato un monumento al clistere.
Il primo al mondo, dice il direttore delle terme.
Non so voi, ma io ho deciso di credergli sulla parola.
Il monumento è di bronzo, è alto un metro e mezzo, pesa circa 400 chili ed è opera della scultrice Svetlana Avakina, la quale afferma orgogliosamente di essersi ispirata a Botticelli. Infatti il clisterone è retto (chiedo scusa) da tre angioletti: "l'ironia è che i fanciullini rubano a Marte le sue armi e per così dire prendono in giro il dio della guerra, e la guerra è una tragedia. Similmente, il clistere è una procedura spiacevole. Ma se la fanno i cherubini, è ok".
Foto con infermierine seksi? Foto.



C'è da dire che i russi hanno una soglia monumentale bassissima, cioè erigono facile. Tempo fa, per esempio, nella piazza principale della città di Orël (aquila) hanno tirato su un'aquila con le ali spiegate. Grandina. E mica di bronzo. Di crine, tipo.

1. con questo post si inaugura pertanto l'inevitabile sezione monumenti russi;
2. non abituatevi alla glasnost', ché si comincia così e poi si finisce a fare la pubblicità di Vuitton per sopravvivere;
3. sto via fino a venerdì, ma in bozze ci sono parecchie cose (blogger ha la pubblicazione differita, sarebbe brutto non approfittarne per postare qualcosa dai miei archivi segreti): dunque l'osmizza resta aperta. I commenti sono a vostra disposizione per socializzare, lurkare, delurkarvi, scambiarvi i numeri di telefono, dichiararvi amore eterno, fare affermazioni azzardate e cambiare repentinamente idea.

Besitos, bratell*s.

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venerdì, giugno 20, 2008

Due

Bar, cassa, barista assorto nella pulizia nel bancone.
(lui) - Pago due caffè.
(io) - No, io.
(lui) - Zitt'.
(barista, senza sollevare lo sguardo) - Due.
(lui) - No, li paghiamo, non li prendiamo.
(barista, impassibile) - Due.
(io, mettendoci anche un vago sfarfallante gesto della mano) - No, li abbiamo già presi, eravamo seduti lì.
(lui, sospirando) - Sì.
(barista, con espressione so quel che dico) - Due.
(all together now) - Ma...
(barista) - DUE EURO.

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giovedì, giugno 19, 2008

Sì o no

- adesso rispondimi, ma sincero, sì o no, d'accordo?
- d'accordo.
- perché gli uomini prendono in giro le bionde?
- sì.

Fonte: bash.org.ru, Citatnik Runeta

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Velocissimi nel loro genere



"Nessuno mi crede quando lo racconto, ma i tedeschi bevono ancora più dei russi. Solo che i russi bevono un po' più velocemente".
Il gestore di un albergo turco, nell'articolo di Clifford J. Levy sul New York Times dedicato al turismo russo all'estero.
(Nella foto: albergo di Antalya in forma di San Basilio+Cremlino).

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(Urà)



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mercoledì, giugno 18, 2008

Garantito



Internazionalmente premiato
Diplomato in singoli 6 mesi.

¡Non perdere tempo con stupide regole!

Impara come hai imparato spagnolo
e io ho dato in inglese tutto
cosa tu intendi.

Garantito!

via grustnye perevody.

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martedì, giugno 17, 2008

Many Shades of White

- No, avevi ragione: ho in loop i Raconteurs.
- Che ti dicevo.
- Li amiamo tanto. Ma ti volevo chiedere: dov'è finita la sorella?
- Quale sorella?
- La sorella White. Cioè, sì, hanno litigato? Mentre gli altri due cantano e suonano lei sta in un cantuccio a braccia conserte battendo il tempo con il piedino? Gli appiccica il daygum sulla Airline? Come funzionano, questi side project?
[Sguardo prima perplesso, poi intenerito, infine di pietà]
- Cosa?
- Ma...
- Cosa, cosa, cosa?
- Solo tu potevi crederci, dopo tutti questi anni.
- Ah.
- Eh.
- Forse erano un po' strani, come fratelli.
- Un po' tanto.
- A me poi stavano anche un po' antipatici, all'inizio. Sai, fratello e sorella, un po' ciesotti. Tutti e due a strimpellare la chitarra la domenica in un luogo di culto presbiteriano di Detroit e poi via di corsa a torturare lucertole.
- E invece. Sposati e divorziati.
- Divorziati! Ma allora altro che cantuccio a braccia conserte, lei è chiusa nello scantinato a cucire bamboline gotiche con la faccia di lui e di quell'altro intonando sinistre nenie.
- Ma no, sono amici, si vedono ancora, eccetera.
- Ma farti un po' i cazzi tuoi, tu?

I White Stripes non sono fratello e sorella e io devo venirlo a sapere da Calavera?

- Pensa che stavo per farci su un post, sulla scomparsa di sorella White.
- Adesso devi farlo.
- E tu e io, siamo tipo fratelli, vero?
- No.

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sabato, giugno 14, 2008

venerdì, giugno 13, 2008

Vita di Merna

Nelle mappe catastali di inizio Novecento quella vasta distesa erbosa compresa tra le valli dell'Isonzo/Soča e del Vipacco/Vipava che ancora oggi potete vedere a sinistra di via Trieste dirigendovi verso Gorizia in località Merna/Miren viene chiamata "campagna grande". Nel 1910 Edi e Bepi Rusjan, che sono stati i primi a volare di tutto l'Impero austro-ungarico, trasferiscono lì il laboratorio nel quale hanno preso a costruire le loro "trapole de carta". Anzi, stanno per inaugurare la produzione in serie grazie a un imprenditore di Zagabria che vuole metterci i capitali quando Edi durante un'esibizione a Belgrado con forte vento di tramontana precipita ai piedi della fortezza Kalemegdan, alla confluenza della Sava con il Danubio. È il 9 gennaio 1911.
Nel 1912 la campagna grande diventa aeroporto invernale per la Scuola Militare Aeronautica di Wiener Neustadt e poi secondo aeroporto dell'Impero. A sei anni dalla fine della Prima guerra mondiale si distinguono ancora le trincee e i camminamenti austriaci e la linea ferroviaria che porta a Trieste.
Negli anni Venti la Regia Aeronautica comincia a costruire nell'aeroporto di Gorizia-Merna le prime strutture: hangar Gleiwitz, hangar della Ricognizione, officine, palazzina avieri, corpo di guardia, autorimessa, hangar in ferro Lancini, Palazzina Comando, uffici amministrativi, infermeria, polveriera, riservetta munizioni, stazione R.T.
Negli anni Trenta si aggiungono le palazzine ufficiali e sottufficiali con circolo, mensa, alloggi.
Il primo reparto a insediarsi è il 21° Stormo ricognizione. Nel settembre del 1931 arriva il 4° Stormo Caccia. In tempo di guerra quello di Gorizia-Merna è uno degli aeroporti italiani più affollati: è sede di 4° Stormo, Scuola di Volo Avanzata, 1° Nucleo Addestramento Aerosiluranti. Poi arrivano l'8 settembre, i tedeschi, i titini, i tedeschi contro i titini, due bombardamenti, infine gli americani.
Alla fine della Seconda guerra mondiale la località di Merna/Miren finisce in Jugoslavia e per poche centinaia di metri l'aeroporto resta in Italia, con la testata della pista che dista appena 150 metri dal confine e dalla cortina di ferro: è la sua condanna.
Nel dopoguerra, per un breve periodo, si trasforma in aeroporto civile. Poi, negli anni Cinquanta, la palazzina ufficiali e l'ex magazzino vestiario diventano sede di un'industria dolciaria. Non che Gorizia abbia una vocazione o una tradizione nel settore delle caramelle: è una conseguenza delle agevolazioni di zona franca e della crisi in altri settori.
Alla mezzanotte del 31 dicembre 1967 il primo aviere Mian emette l'ultimo bollettino meteo e invia il telegramma con il quale comunica che la stazione non è più operativa.
Dopo la dismissione, dell'aeroporto di Gorizia-Merna rimangono i resti del deposito di benzina, della palazzina sottufficiali, del magazzino vestiario, della stazione R.T., della baracca recupero velivoli incidentati, del magazzino MSA, del serbatoio pensile dell'acqua, dell'officina III tipo, dell'aerostazione passeggeri, della torre di controllo, dei rifugi antiaerei, del parcheggio dei velivoli commerciali, della piscina, tracce dei piazzali del 4° e 21° Stormo, del comando della Ricognizione, di due serbatoi, i ruderi della cabina impianto anti incendi e la piscina della colonia elioterapica. Per lo più macerie.

Dagli anni Sessanta e Settanta sull'aeroporto si organizzano voli per le scuole, gare di aeromodelli, lanci con il paracadute. Negli ultimi decenni quella vasta distesa erbosa tra il Vipacco e l'Isonzo, dove oggi i goriziani vanno a correre al tramonto, è riuscita a schivare l'insediamento di una Scuola della Guardia di Finanza e un paio di "progetti integrati". Si è vista chiudere, in tempi recenti, perché i controlli antiterrorismo l'hanno trovata "non idonea". Chiudere, recintare e poi riaprire.
Ci si potrebbe fare una pista in asfalto, una pista in erba, un museo del volo, una biblioteca-cineteca, renderla sede di attività produttive aeronautiche, di aree giochi e di aree attrezzate per le attività sportive. C'è posto per correre, giocare, volare, volare aquiloni. Tutto quello che 157 ettari di tanti prati e poche macerie rendono possibile, mettendo insieme una storia prima felice e poi dolentissima e funesta e il legame affettivo tra i goriziani e le superfici erbose, tra le grandi superfici erbose e il cielo.

Lo chiameremo il Comandante: è il presidente di un'associazione culturale che da anni si occupa della valorizzazione dell'aeroporto di Gorizia-Merna. È figlio di un timido asso dell'aviazione acrobatica e pilota di linea in pensione: se volete farvi un volo su Gorizia lui la domenica vi porta su.
Giorni fa il Comandante chiede un incontro con il sindaco per ricordargli ancora una volta tutto quello che si può fare di bello con questi 157 ettari.
Il signor sindaco ascolta.
Annuisce.
E poi, perplesso, domanda:
- Ma i depositi per i container?
Il Comandante questa la sa:
- Certo. È prevista un'area dedicata alle attività produttive, qui lungo il perimetro.
- No, scusi, ma io dove lo faccio, il terminal per i Tir?

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giovedì, giugno 12, 2008

Pens to the angry one



Menù fotografato a Montecatini da bradshaw of the future.
Nel menù in inglese di una certa pizzeria Le Macine lo stesso autore ha poi scoperto un'irresistibile lista di "Pants". Cioè, insomma, calzoni.
Enjoy:
link http://www.pizzerialemacine.it/menuin.htm

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mercoledì, giugno 11, 2008

VVP e gli affari

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e la sua consorte percorrevano in incognito la Rublëvka a bordo della loro "Zaporožec".
A un tratto da un cespuglio sbucò un poliziotto della stradale in uniforme che puntò contro Vladimir Vladimirovič™ il suo bastoncino bianco e nero.
Vladimir Vladimirovič™ accostò, spense il motore e abbassò il finestrino.
- Benebenebenebene… - disse allusivo il poliziotto, avvicinandosi lentamente all'auto e picchiettandosi la palma della mano sinistra con il bastoncino, - Cosa ci facciamo qui?
- Mi scusi? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Dico, cosa ci facciamo qui sulla corsia speciale? Eh? - disse il poliziotto, osservando con disgusto l'automobile di Vladimir Vladimirovič™.
- Vado... - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™.
- Ah, andiamo? - si stupì il poliziotto, - E dov'è che andiamo con questo scassone? Non sappiamo forse quali persone passano di qui?!
- Quali? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire.
- Ah, non sappiamo quali?! - esclamò il poliziotto, - Proprio proprio non lo sappiamo, quali persone passano di qui? Il presidente? No no no. Gli uomini d'affari? No no no. Di qui ci passano solo i pensionati sull'utilitaria, eh già già!
- Beh, io in effetti... - disse Vladimir Vladimirovič™ confuso, - Dia un'occhiata ai documenti, qui...
- Ah, e così abbiamo i documenti! - continuò il poliziotto, girando lentamente attorno all'automobile di Vladimir Vladimirovič™, - Ma allora su questo immondezzaio ci abbiamo anche i documenti!... E la revisione, l'abbiamo fatta? E magari siamo anche a posto con l'Euro 3, sì?
- Sì, ma controlli, controlli pure, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, tendendo al poliziotto la documentazione della presidenza del consiglio.
- Ma cosa abbiamo qui, - disse il poliziotto, senza toccare le carte, - Pensionato? Ho capito, niente documenti... e dove prenderli, del resto? Quanto hai di pensione?
- Pensione? - ancora una volta Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Cinquecento rubli, - tagliò corto il poliziotto, - E ringraziami che non ti impedisco di usare un mezzo di trasporto potenzialmente pericoloso…
- Cinquecento rubli? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E per cosa?!
- Pedaggio, - scoppiò a ridere il poliziotto della stradale, dando un calcio a una ruota dell'auto di Vladimir Vladimirovič™.
- Ah, pedaggio, - sorrise Vladimir Vladimirovič™, che si voltò verso la consorte, - Ascolta, hai mica cinquecento rubli?
La consorte di Vladimir Vladimirovič™ arrossì, aprì la borsetta, estrasse il borsellino e prese una banconota da cinquecento rubli.
Vladimir Vladimirovič™ prese la banconota e l'allungò al poliziotto della stradale. Il poliziotto con un movimento impercettibile sfilò la banconota dalla mano di Vladimir Vladimirovič™, fece un gran sorriso e si portò la mano alla tesa del berretto.
- Buon viaggio! - abbaiò il poliziotto, scoppiando a ridere.
Vladimir Vladimirovič™ tirò su il finestrino e ripartì.
- Perché gli hai dato quei soldi? - domandò a Vladimir Vladimirovič™ la sua consorte, - Tu sei il primo ministro!
- Adesso da noi va in un altro modo, - rispose Vladimir Vladimirovič™ rimettendosi in carreggiata, - Adesso da noi, mia cara, lo stato non si mescola con gli affari.
E Vladimir Vladimirovič™ accelerò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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(Petr)olio di ricino?



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martedì, giugno 10, 2008

VVP, Medvedev e la visita ufficiale

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin percorreva un lungo corridoio del Cremino e all'improvviso si imbatté nel Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev.
- Ascolta, bratello! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Ma dov'eri? Ti ho telefonato per giorni, non ti trovavo...
- Sono andato in Germania, - sorrise Dmitrij Anatol'evič, - In visita ufficiale.
- Cioè, come, ufficiale? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Ma sì, - disse Dmitrij Anatol'evič, e il sorriso gli si allargò, - Ufficiale. Sai, sono tipo presidente, adesso. Eccetera.
- E cos'è che hai detto? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Già non me lo ricordo più, - rispose Dmitrij Anatol'evič, - Comunque ho letto. Sì, be', me l'hanno scritto...
- Ah, te l'hanno scritto... - sospirò sollevato Vladimir Vladimirovič™, - Be', allora tutto bene... Però non è che me la rifai, questa cosa di andartene senza avvertire, eh?
E Vladimir Vladimirovič™ si allontanò.
Dmitrij Anatol'evič, allibito, lo seguì con lo sguardo.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

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lunedì, giugno 09, 2008