mercoledì, maggio 28, 2008
"Addio salute"
dalle tre alle cinque sai
che se fumi tu potrai
consumar la cotoletta
senza posar la sigaretta!"
dalle tre alle cinque del pomeriggio, tutti i giorni
al Caffè Serebrjanka
promozione
"ADDIO SALUTE"
nuova sala da pranzo per FUMATORI!!!
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martedì, maggio 27, 2008
L come Libri
[Come si suol dire: la storia è vera, i nomi sono inventati.
In ogni caso, quando entrano qui dentro diventano tutte storie]
All'inizio fu Congiu.
Arrivò su una vecchia Alfasud color crema. Lo accompagnavano la moglie e la suocera. Zoppicava.
Me lo avevano consigliato un paio di librai amici: il più bravo è Congiu, avevano detto, lavora anche nello scolastico. Fa le Tre Venezie.
Delle condizioni avevamo già parlato. Non restò che firmare il contratto, staccare la bolla di consegna e caricare i libri.
"Meglio così. Settore difficile, invece, lo scolastico", commentò, chiudendo il bagagliaio. "E scontistica diversa", aggiunse con fare un po' misterioso.
Ci salutammo con una stretta di mano, mentre moglie e suocera sorridevano da dietro il finestrino.
"Cosa le è successo, alla gamba?"
"Poliomielite da piccolo".
Poliomielite da piccolo furono le sue ultime parole: scomparve con 1520 copie.
Un libraio mi disse "non devi parlare con Congiu, devi parlare con Caselotto", e mi passò un numero di Padova. Io ci parlai anche, con Caselotto. Della CIELLE di Caselotto & C.: non mi restava che sperare che la elle stesse almeno per libri. Comunque Caselotto aveva appena dichiarato fallimento. Dicono che poi abbia riaperto come ELLECI e l'abbia intestata alla moglie.
Perdere 1520 copie così, da subito, non è un buon segnale. Si resta delusi, in ogni caso fa pensare.
Allora decido che d'ora in poi si fa da soli.
E da soli non va male. Tanto fai nicchia, basse tirature. Vai in librerie specializzate, organizzi presentazioni, ti promuovi da solo, osservi, impari. La scontistica, come avrebbero detto Congiu e Caselotto, è fondamentalmente diversa.
Poi arriva lui, con le sue giacche amaranto da croupier sulle navi da crociera e il ciuffo tinto da cantante sentimentale. Zimolo.
"Mi son Vinicio Zimolo, e stago metendo su la più bela libreria de Trieste. Con prestigiosa salèta per presentazioni".
La libreria in effetti era storica, centrale, recentemente rinnovata con gusto. Il gusto di Zimolo, certo, che virava un po' al pompeiano: una Pompei ultimi giorni, con un presentimento di cenere e lapilli. Comunque il negozio contava vari piani, buon assortimento e soprattutto la famosa saletta per presentazioni. Con poltroncine rosse.
Vero, era un po' allarmante che Zimolo dichiarasse orgoglioso a voce troppo alta "sono nato come distributore", come era allarmante la sua storia d'amore con gli stucchi e il cartongesso, potenzialmente fatale in termini finanziari. Però un amico di famiglia si sentì di garantire per lui e il suo assistente era un tizio di buon senso.
In ogni caso calcolai che a questo Frankie Avalon del Carso triestino non avrei mai messo in mano più di cinquanta copie alla volta.
Lui, intanto, dispensava consigli paterni: su tipografia, tiratura, "scontistica", formati e prezzi di copertina.
L'idillio andò avanti per un po'.
Un giorno Zimolo telefonò e mi chiese con urgenza cinquanta copie di un solo libro, il più caro in catalogo. Diceva di aver piazzato un ordine. Perché lui continuava a fare il distributore. "Per passione", aggiungeva con modestia, ma sempre a voce troppo alta.
Cosa sono cinquanta copie. Diamogliele.
Il giorno dopo sfogliavo l'avviso di fallimento della storica libreria, con allegato elenco dei creditori.
Che bello, c'ero anch'io.
Mai più rivisto, Zimolo. Me lo immagino che riempie due valigie di giacche amaranto, cravatte a motivi cashmere, pigiami di seta a righe, fazzoletti di batista e copie di libri che è riuscito a raccogliere con la storia dell'ordine urgente. Cosa farà, le venderà porta a porta, nei mercati, alla moglie di Caselotto? Non si sa, Zimolo quel giorno chiude le valigie, prende l'impermeabile, stacca il quadro elettrico e se ne va.
La storica libreria nel centro di Trieste è diventata un supermercato del libro con allettante scontistica ma deludente assortimento. L'assistente savio si è messo in proprio e ogni tanto ordina qualcosa via fax, pagamento contrassegno e sconto minimo: fingiamo di non conoscerci, con l'imbarazzo di due fidanzate tradite dallo stesso uomo. Ci va bene così.
E Congiu, Congiu.
L'ho rivisto poco tempo fa. Uguale, solo un po' invecchiato. Guidava una vecchia Volvo 240 station wagon color vinaccia.
Non zoppicava più.
Filed in: therealthing
In ogni caso, quando entrano qui dentro diventano tutte storie]
All'inizio fu Congiu.
Arrivò su una vecchia Alfasud color crema. Lo accompagnavano la moglie e la suocera. Zoppicava.
Me lo avevano consigliato un paio di librai amici: il più bravo è Congiu, avevano detto, lavora anche nello scolastico. Fa le Tre Venezie.
Delle condizioni avevamo già parlato. Non restò che firmare il contratto, staccare la bolla di consegna e caricare i libri.
"Meglio così. Settore difficile, invece, lo scolastico", commentò, chiudendo il bagagliaio. "E scontistica diversa", aggiunse con fare un po' misterioso.
Ci salutammo con una stretta di mano, mentre moglie e suocera sorridevano da dietro il finestrino.
"Cosa le è successo, alla gamba?"
"Poliomielite da piccolo".
Poliomielite da piccolo furono le sue ultime parole: scomparve con 1520 copie.
Un libraio mi disse "non devi parlare con Congiu, devi parlare con Caselotto", e mi passò un numero di Padova. Io ci parlai anche, con Caselotto. Della CIELLE di Caselotto & C.: non mi restava che sperare che la elle stesse almeno per libri. Comunque Caselotto aveva appena dichiarato fallimento. Dicono che poi abbia riaperto come ELLECI e l'abbia intestata alla moglie.
Perdere 1520 copie così, da subito, non è un buon segnale. Si resta delusi, in ogni caso fa pensare.
Allora decido che d'ora in poi si fa da soli.
E da soli non va male. Tanto fai nicchia, basse tirature. Vai in librerie specializzate, organizzi presentazioni, ti promuovi da solo, osservi, impari. La scontistica, come avrebbero detto Congiu e Caselotto, è fondamentalmente diversa.
Poi arriva lui, con le sue giacche amaranto da croupier sulle navi da crociera e il ciuffo tinto da cantante sentimentale. Zimolo.
"Mi son Vinicio Zimolo, e stago metendo su la più bela libreria de Trieste. Con prestigiosa salèta per presentazioni".
La libreria in effetti era storica, centrale, recentemente rinnovata con gusto. Il gusto di Zimolo, certo, che virava un po' al pompeiano: una Pompei ultimi giorni, con un presentimento di cenere e lapilli. Comunque il negozio contava vari piani, buon assortimento e soprattutto la famosa saletta per presentazioni. Con poltroncine rosse.
Vero, era un po' allarmante che Zimolo dichiarasse orgoglioso a voce troppo alta "sono nato come distributore", come era allarmante la sua storia d'amore con gli stucchi e il cartongesso, potenzialmente fatale in termini finanziari. Però un amico di famiglia si sentì di garantire per lui e il suo assistente era un tizio di buon senso.
In ogni caso calcolai che a questo Frankie Avalon del Carso triestino non avrei mai messo in mano più di cinquanta copie alla volta.
Lui, intanto, dispensava consigli paterni: su tipografia, tiratura, "scontistica", formati e prezzi di copertina.
L'idillio andò avanti per un po'.
Un giorno Zimolo telefonò e mi chiese con urgenza cinquanta copie di un solo libro, il più caro in catalogo. Diceva di aver piazzato un ordine. Perché lui continuava a fare il distributore. "Per passione", aggiungeva con modestia, ma sempre a voce troppo alta.
Cosa sono cinquanta copie. Diamogliele.
Il giorno dopo sfogliavo l'avviso di fallimento della storica libreria, con allegato elenco dei creditori.
Che bello, c'ero anch'io.
Mai più rivisto, Zimolo. Me lo immagino che riempie due valigie di giacche amaranto, cravatte a motivi cashmere, pigiami di seta a righe, fazzoletti di batista e copie di libri che è riuscito a raccogliere con la storia dell'ordine urgente. Cosa farà, le venderà porta a porta, nei mercati, alla moglie di Caselotto? Non si sa, Zimolo quel giorno chiude le valigie, prende l'impermeabile, stacca il quadro elettrico e se ne va.
La storica libreria nel centro di Trieste è diventata un supermercato del libro con allettante scontistica ma deludente assortimento. L'assistente savio si è messo in proprio e ogni tanto ordina qualcosa via fax, pagamento contrassegno e sconto minimo: fingiamo di non conoscerci, con l'imbarazzo di due fidanzate tradite dallo stesso uomo. Ci va bene così.
E Congiu, Congiu.
L'ho rivisto poco tempo fa. Uguale, solo un po' invecchiato. Guidava una vecchia Volvo 240 station wagon color vinaccia.
Non zoppicava più.
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lunedì, maggio 26, 2008
Porte blindate Čikatilo
Dopo il banco dei pegni "Raskol'nikov", la porta blindata modello "Čikatilo" ("il ladro è in agguato"; quella figurina da Far West arrampicata sul palo della luce sarebbe, appunto, un ladro). "I tuoi vicini ti invidieranno!"
Che sarebbe come chiamare un sistema d'allarme per villette "Charles Manson". Mi sa.
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domenica, maggio 25, 2008
Biliv
"Nafing els ken stop me if ai giast biliv/end ai biliv in mi"
Dima Bilan (Viktor Nikolaevič Belan), Believe, 1° posto, 272 voti.
Il video vale la pena, se non altro per l'apparizione del campione olimpionico di pattinaggio su ghiaccio Evgenij Plušenko, con esibizione dall'inconfondibile effetto-Pippero ("ti vedo non ti vedo" e "ballerino spaventato"). E forse anche per il mistico sbottonamento della camicia*, che fa perdonare gli incisivi da leprotto e quel principio di mullet meno autoironico della storia. Sarà anche che non è facilissimo non stonare con quell'archetto nel timpano, ma ho cominciato a trovare sinistramente gradevole questo glabro cucciolo della specie.
Qui la galleria fotografica di Drugoj, dal titolo "A volte ritornano" (tra i tanti perché, mi sono chiesta anch'io cosa ci faccia il degregori giovane con un mappamondo gonfiabile sotto il braccio).
*we can be Badessa, but just for one day.
Vi comunico che io ora credo, fermamente, nell'esistenza degli addominali bassi.
Filed in: Russia muzyka
Dima Bilan (Viktor Nikolaevič Belan), Believe, 1° posto, 272 voti.
Il video vale la pena, se non altro per l'apparizione del campione olimpionico di pattinaggio su ghiaccio Evgenij Plušenko, con esibizione dall'inconfondibile effetto-Pippero ("ti vedo non ti vedo" e "ballerino spaventato"). E forse anche per il mistico sbottonamento della camicia*, che fa perdonare gli incisivi da leprotto e quel principio di mullet meno autoironico della storia. Sarà anche che non è facilissimo non stonare con quell'archetto nel timpano, ma ho cominciato a trovare sinistramente gradevole questo glabro cucciolo della specie.
Qui la galleria fotografica di Drugoj, dal titolo "A volte ritornano" (tra i tanti perché, mi sono chiesta anch'io cosa ci faccia il degregori giovane con un mappamondo gonfiabile sotto il braccio).
*we can be Badessa, but just for one day.
Vi comunico che io ora credo, fermamente, nell'esistenza degli addominali bassi.
Filed in: Russia muzyka
venerdì, maggio 23, 2008
Umorismo dosto
BANCO DEI PEGNI
"RASKOL'NIKOV"
Vi serve urgentemente del denaro?
Venite da noi! Vi aiuteremo!
[Anche l'accetta. Li amo, li]
(via advertology.ru)
Filed in: Russia
martedì, maggio 20, 2008
Madre Badessa Poolparty #1
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lunedì, maggio 19, 2008
We Read Spazio Azzurro So You Don't Have To/1
Preoccupazioni, ossessioni, paure e sospetti: we read spazio azzurro so you don't have to, nuova serie.
Invece
ho vinto premio giornalistico ma preside non ha dato permesso alla mia prof di venire con me xrchè berlusconiana di ferro e lei invece si dice leninista
L'assicurazione
Perchè non vengono controllate a tappeto tutte le auto degli extracomunitari per vedere se hanno pagato l'assicurazione e se hanno passato la revisione?
Suspense!
CARO SILVIO sono di Catania la citta dimenticata dalle istituzioni solo nel periodo delle votazioni viene ricordata Ieri, mentre tornavo a casa, ho incontrato questi
Metterla in c.
E' VERO CHE LE FORZE DI POLIZIA SONO ESCLUSE DALLA DETASSAZIONE DEGLI STRAORDINARI. SE COSI E' UNA VERGOGNA! QUESTO E' IL PACCHETTO SICUREZZA? METTERLA IN C. ALLE F
Islamizzati nel sonno
ho visto anch'io ANNOZERO e condivido appieno il suo sdegno.Se non reagiamo subito, ci ISLAMIZZANO.Non dobbiamo aver paura di protest.ad ogni offesa.MARIA 4
Idea
sono dell'idea che questo vogliamoci bene non mi piace. A BERLUSCONI il popolo ha dato una forza infinita non si vada a perdere con il grande bugiardo
Ma
MA QUALCUNO CI PENSA ALLA XENOFOBIA NEI CONFRONTI DEGLI ITALIANI?
Saturi
i cittadini europei sono saturi di essere considerati ricettacolo di illegalità da tutto il mondo! Se la legge Shengen non funziona cambiamola Santo Cielo!!!
DNA
PRESIDENTE, NON TENDA TROPPO LA MANO AI SINISTRI !! PRIMA O POI lE AZZANNANO TUTTO IL BRACCIO- E' NEL LORO DNA. E POI LA SFOTTERANNO ANCHE ! STIA ATTENTO AI BOLSCEVIC
Savana
ANNOZERO 15/5 - POSSIAMO NOI ITALIANI ASCOLTARE UN BECERO CAFONE USCITO DALLA SAVANA DARE DEL DELINQUENTE UN NOSTRO MINISTRO, IN TV? MA CHE RAZZA DI PAESE E' QUESTO
Delinguente
ALL'ONOREVOLE CASTELLI VA TUTTA LA NOSTRA STIMA,A NESSUNO E' CONSENTITO DEFINIRE UN MEMBRO DEL NOSTRO GOVERNO (DELINGUENTE); SI E' PASSATA OGNI MISURA.
Bondi, il comunista
Bondi dia prova di non essere ancora un comunista. Abbia il coraggio di togliere i soldi statali a cinema,fiction,teatro.E' ora che i privati investano di loro!
Molto bolscevico
è possibile che se devo staccare un assegno per acquistare un paio di scarpe questo assegno sia segnalato all'ufficio imposte?Mi pare molto bolscevico!!!
Decapitazioni
In Italia un volgare talebano può dare impunemente del delinquente ad un membro del governo,senza scusarsi. La giustizia del suo paese non prevede scuse. Lo decapita.
Tutearse
Cio che piu disturba di RaiTre, è l'instaurazione del tu per tu.
Filed in: therealthing spazioazzurro
Invece
ho vinto premio giornalistico ma preside non ha dato permesso alla mia prof di venire con me xrchè berlusconiana di ferro e lei invece si dice leninista
L'assicurazione
Perchè non vengono controllate a tappeto tutte le auto degli extracomunitari per vedere se hanno pagato l'assicurazione e se hanno passato la revisione?
Suspense!
CARO SILVIO sono di Catania la citta dimenticata dalle istituzioni solo nel periodo delle votazioni viene ricordata Ieri, mentre tornavo a casa, ho incontrato questi
Metterla in c.
E' VERO CHE LE FORZE DI POLIZIA SONO ESCLUSE DALLA DETASSAZIONE DEGLI STRAORDINARI. SE COSI E' UNA VERGOGNA! QUESTO E' IL PACCHETTO SICUREZZA? METTERLA IN C. ALLE F
Islamizzati nel sonno
ho visto anch'io ANNOZERO e condivido appieno il suo sdegno.Se non reagiamo subito, ci ISLAMIZZANO.Non dobbiamo aver paura di protest.ad ogni offesa.MARIA 4
Idea
sono dell'idea che questo vogliamoci bene non mi piace. A BERLUSCONI il popolo ha dato una forza infinita non si vada a perdere con il grande bugiardo
Ma
MA QUALCUNO CI PENSA ALLA XENOFOBIA NEI CONFRONTI DEGLI ITALIANI?
Saturi
i cittadini europei sono saturi di essere considerati ricettacolo di illegalità da tutto il mondo! Se la legge Shengen non funziona cambiamola Santo Cielo!!!
DNA
PRESIDENTE, NON TENDA TROPPO LA MANO AI SINISTRI !! PRIMA O POI lE AZZANNANO TUTTO IL BRACCIO- E' NEL LORO DNA. E POI LA SFOTTERANNO ANCHE ! STIA ATTENTO AI BOLSCEVIC
Savana
ANNOZERO 15/5 - POSSIAMO NOI ITALIANI ASCOLTARE UN BECERO CAFONE USCITO DALLA SAVANA DARE DEL DELINQUENTE UN NOSTRO MINISTRO, IN TV? MA CHE RAZZA DI PAESE E' QUESTO
Delinguente
ALL'ONOREVOLE CASTELLI VA TUTTA LA NOSTRA STIMA,A NESSUNO E' CONSENTITO DEFINIRE UN MEMBRO DEL NOSTRO GOVERNO (DELINGUENTE); SI E' PASSATA OGNI MISURA.
Bondi, il comunista
Bondi dia prova di non essere ancora un comunista. Abbia il coraggio di togliere i soldi statali a cinema,fiction,teatro.E' ora che i privati investano di loro!
Molto bolscevico
è possibile che se devo staccare un assegno per acquistare un paio di scarpe questo assegno sia segnalato all'ufficio imposte?Mi pare molto bolscevico!!!
Decapitazioni
In Italia un volgare talebano può dare impunemente del delinquente ad un membro del governo,senza scusarsi. La giustizia del suo paese non prevede scuse. Lo decapita.
Tutearse
Cio che piu disturba di RaiTre, è l'instaurazione del tu per tu.
Filed in: therealthing spazioazzurro
Rospi
"... come rospi in un pozzo, vedono solo un piccolo lembo di cielo: lo vedono pieno di stelle e strisce e pensano che tutto il cielo sia così".
M. K. Bhadrakumar a proposito dell'auspicabile riavvicinamento tra India e Iran, delle implicazioni geopolitiche del gasdotto iraniano e delle ossessioni euro-atlantiste.
Filed in: India Iran Usa SCO
M. K. Bhadrakumar a proposito dell'auspicabile riavvicinamento tra India e Iran, delle implicazioni geopolitiche del gasdotto iraniano e delle ossessioni euro-atlantiste.
Filed in: India Iran Usa SCO
giovedì, maggio 15, 2008
Il vedovo
- Elio.
- Lina.
- Le cartine non si appallottolano per poi abbandonarle in giro per tutta la casa.
- Sono scontrini parlanti. Magari mi servono.
- Cosa farai quando non ci sarò più?
- ... [fischietta sommessamente]
- A cosa stai pensando?
- Alla mia prossima moglie.
- Ma non la trovi, un'altra che ti butta via le cartine. O che ti sceglie i vestiti da mettere. Ehi, Manu.
- Cosa.
- Pensa che il suo unico contributo alla vestizione è "metto la cravatta rossa?"
- Perché qua non tutte le occasioni sono da cravatta rossa. La gente non è pronta.
- Tranquilla, gli prenderò una badante.
- Non voglio una badante, voglio una seconda moglie.
- E come pensi di convincerla?
- La porto a ballare il sabato e la domenica.
- Sì, e il twist?
- Perché, scusate?
- Il twist lui non lo balla.
- Problemi all'anca. Ma alla seconda moglie non glielo dico.
- E come fai?
- Appena parte guarda-come-dondolo dico che ho il mal di testa.
- E certo.
- Poi mi metto in un angolino ad appallottolare di nascosto scontrini parlanti.
- Elio.
- Cosa.
- Te son proprio un bìghili-bìghili*.
Si amano, penso.
*espressione usata esclusivamente dai mir per riferirsi a un povero di mente, a un uomo dappoco, a un pandòlo decimo dan.
Filed in: therealthing lafamigliamir
- Lina.
- Le cartine non si appallottolano per poi abbandonarle in giro per tutta la casa.
- Sono scontrini parlanti. Magari mi servono.
- Cosa farai quando non ci sarò più?
- ... [fischietta sommessamente]
- A cosa stai pensando?
- Alla mia prossima moglie.
- Ma non la trovi, un'altra che ti butta via le cartine. O che ti sceglie i vestiti da mettere. Ehi, Manu.
- Cosa.
- Pensa che il suo unico contributo alla vestizione è "metto la cravatta rossa?"
- Perché qua non tutte le occasioni sono da cravatta rossa. La gente non è pronta.
- Tranquilla, gli prenderò una badante.
- Non voglio una badante, voglio una seconda moglie.
- E come pensi di convincerla?
- La porto a ballare il sabato e la domenica.
- Sì, e il twist?
- Perché, scusate?
- Il twist lui non lo balla.
- Problemi all'anca. Ma alla seconda moglie non glielo dico.
- E come fai?
- Appena parte guarda-come-dondolo dico che ho il mal di testa.
- E certo.
- Poi mi metto in un angolino ad appallottolare di nascosto scontrini parlanti.
- Elio.
- Cosa.
- Te son proprio un bìghili-bìghili*.
Si amano, penso.
*espressione usata esclusivamente dai mir per riferirsi a un povero di mente, a un uomo dappoco, a un pandòlo decimo dan.
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martedì, maggio 13, 2008
Ogni scarrafone è bello a Vanja suo
Il titolo del tema era "La descrizione di un animale". Gli altri hanno parlato di cani e di gatti, ma il piccolo Vanja no: il suo animale preferito è un altro, il suo compito per casa una ballata trash.
Traduco (l'originale è così sgrammaticato da essere quasi intraducibile, ma sono rimasta fedele allo stile di questa epopea dello scarrafone).
Lo scarafaggio domestico
Lo scarafaggio domestico può vivere da per tutto. Il veleno e le radizioni non li amazzano tutti ma solo alcuni.
Le radizioni non li fanno quasi niente però la gente possono morire oppure restare con dei difetti.
Lo scarafaggio si mangia tutto quello che li capita sotto le zampe grasso di macchina benzina unto roba marcia oggetti.
Esso ha una cosa unica. Se gli stacchi la testa può andare vanti ancora due ore.
Esso può vivere in tutte le situazzioni. Stare nella spazzatura è per lui come stare in paradiso, come noi al ristorante.
Esso è di colore marrone e ha sei zampe.
Esso vive nei buchi nelle fessure e dietro i batti scopa. Si maschera molto bene e allora noi non lo vediamo che si nasconde sotto i barattoli sotto il tavolo vicino al bidone della spazzatura e anche nel mangiare! Gli scarafaggi domestici resistono a tutto, possono stare senza bere per due mesi e si fanno fuori i cadaveri dei loro parenti.
C'è anche chi piace gli scarafaggi, ma essi portano molte malattie come le infezzioni intestinali e i vermi in quanto essi anno i microbi sulle zampe.
E questo è tutto.
Link (in russo).
[via webpark]
Filed in: Russia
Traduco (l'originale è così sgrammaticato da essere quasi intraducibile, ma sono rimasta fedele allo stile di questa epopea dello scarrafone).
Lo scarafaggio domestico
Lo scarafaggio domestico può vivere da per tutto. Il veleno e le radizioni non li amazzano tutti ma solo alcuni.
Le radizioni non li fanno quasi niente però la gente possono morire oppure restare con dei difetti.
Lo scarafaggio si mangia tutto quello che li capita sotto le zampe grasso di macchina benzina unto roba marcia oggetti.
Esso ha una cosa unica. Se gli stacchi la testa può andare vanti ancora due ore.
Esso può vivere in tutte le situazzioni. Stare nella spazzatura è per lui come stare in paradiso, come noi al ristorante.
Esso è di colore marrone e ha sei zampe.
Esso vive nei buchi nelle fessure e dietro i batti scopa. Si maschera molto bene e allora noi non lo vediamo che si nasconde sotto i barattoli sotto il tavolo vicino al bidone della spazzatura e anche nel mangiare! Gli scarafaggi domestici resistono a tutto, possono stare senza bere per due mesi e si fanno fuori i cadaveri dei loro parenti.
C'è anche chi piace gli scarafaggi, ma essi portano molte malattie come le infezzioni intestinali e i vermi in quanto essi anno i microbi sulle zampe.
E questo è tutto.
Link (in russo).
[via webpark]
Filed in: Russia
lunedì, maggio 12, 2008
I Simpatici Rimedi della Morozova/3
Bizzarra scrupolosa rassicurante capo-infermiera Morozova, mi sei mancata. Mi chiedevo: quale può essere il rimedio simpatico per guarire da un attacco di singhiozzo?
Vediamo.
"Porre la punta di un coltello alla radice del naso di chi soffre di singhiozzo e far sì che la guardi fisso, senza battere le palpebre. Nel giro di mezzo minuto il singhiozzo si interrompe".
Però prima che lo mettiate in pratica devo controllare se con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani punto 5 stiamo a posto.
[Di solito funziona anche strisciare di soppiatto alle spalle della vittima - magari indossando il casco di Darth Vader o una maschera da clown malevolo - e fare "buh!", ma l'interazione tra i due rimedi va evitata in quanto potrebbe procurarvi il mezzo minuto più tragico della vostra vita, forse anche l'ultimo].
Piccolo problema di sangue dal naso?
Rimedio simpatico: appendersi al collo una piccola chiave di ferro legata a un filo di lana e sistemarla sulla schiena tra le scapole: il sangue si fermerà immediatamente. Se invece continua a scendere diverse volte al dì, tenersi addosso la chiave per 10-20 giorni. Finché si avrà su di sé la chiave, il sangue dal naso si arresterà. Se il problema si ripresenta, indossare la chiave finché il sangue smette di scorrere anche quando la si toglie. Questo rimedio è stato fornito da P. V. Korženevskij da Parigi, che ha provato su di sé la sua efficacia nell'anno 1953.
Chiavetta di ferro tra scapole = no sangue naso.
Lo diceva già il sig. Korženevskij da Parigi nel 1953.
Se il sangue dal naso è un danno collaterale del rimedio contro il singhiozzo (v. sopra) contattare il più vicino pronto soccorso.
La fonte è sempre questa, le morozove precedenti sono qui e qui.
Filed in: Russia morozova
Vediamo.
"Porre la punta di un coltello alla radice del naso di chi soffre di singhiozzo e far sì che la guardi fisso, senza battere le palpebre. Nel giro di mezzo minuto il singhiozzo si interrompe".
Però prima che lo mettiate in pratica devo controllare se con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani punto 5 stiamo a posto.
[Di solito funziona anche strisciare di soppiatto alle spalle della vittima - magari indossando il casco di Darth Vader o una maschera da clown malevolo - e fare "buh!", ma l'interazione tra i due rimedi va evitata in quanto potrebbe procurarvi il mezzo minuto più tragico della vostra vita, forse anche l'ultimo].
Piccolo problema di sangue dal naso?
Rimedio simpatico: appendersi al collo una piccola chiave di ferro legata a un filo di lana e sistemarla sulla schiena tra le scapole: il sangue si fermerà immediatamente. Se invece continua a scendere diverse volte al dì, tenersi addosso la chiave per 10-20 giorni. Finché si avrà su di sé la chiave, il sangue dal naso si arresterà. Se il problema si ripresenta, indossare la chiave finché il sangue smette di scorrere anche quando la si toglie. Questo rimedio è stato fornito da P. V. Korženevskij da Parigi, che ha provato su di sé la sua efficacia nell'anno 1953.
Chiavetta di ferro tra scapole = no sangue naso.
Lo diceva già il sig. Korženevskij da Parigi nel 1953.
Se il sangue dal naso è un danno collaterale del rimedio contro il singhiozzo (v. sopra) contattare il più vicino pronto soccorso.
La fonte è sempre questa, le morozove precedenti sono qui e qui.
Filed in: Russia morozova
Per cominciare
Siamo fuori dal poolparty.
Sento che la foto del giorno è:
Chi non lo vorrebbe, un posto tranquillo da "vice-eroe dell'Unione Sovietica"?
Filed in: Russia
Sento che la foto del giorno è:
Chi non lo vorrebbe, un posto tranquillo da "vice-eroe dell'Unione Sovietica"?
Filed in: Russia
lunedì, maggio 05, 2008
Goodbye Vova, Hello Dima/Insediamento Poolparty
Quello è un Topol-M o sei solo felice di vedermi?
Mentre Medvedev sposta i mobili al Cremlino in attesa di insediarsi ufficialmente il 7 maggio, mentre si mormora che il governo di Putin conterà solo undici vice-premier (neanche una riserva: se uno si rompe il crociato son cazzi), mentre il centro di Mosca è invaso da gioiose macchine da guerra per le prove generali della parata del 9 maggio (un ritorno agli antichi fasti per dimostrare chi ha il missile balistico più lungo), dichiaro aperto l'Insediamento Poolparty, che ci traghetterà alla cerimonia di mercoledì tra curiosità, fun facts, immagini, arditi pettegolezzi, recise smentite, tuffi di mezzanotte, White e Black Russian, panna acida e piccole e grandi emozioni.
[continua]
Larger than life
Ritratto di Dmitrij Anatol'evič Medvedev nel Salone di Sant'Alessandro al Cremlino: 140x73 cm, 5 milioni di rubli. In pratica 136.000 euro.
Per tutte le Madonnine Placcate Oro Zecchino, ma con questo ci giriamo tutti i mercatini del nord-est.
[continua]
VVP e l'ultima volta
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva per l'ultima volta nel suo studio all'interno del Cremlino. Davanti a lui sulla grande scrivania presidenziale c'era un vassoio d'argento con una bottiglia di vodka dal vetro appannato e dei bicchierini di platino che recavano sui panciuti fianchi l'effigie dorata dell'aquila a due teste. C'era inoltre una coppa di cristallo con del caviale nero, un vaso di funghetti marinati e mezza pagnotta di borodinskij.
Vladimir Vladimirovič™ si versò un bicchierino di vodka, lo trangugiò, grugnì e non ci mangiò su.
- Ultimo giorno... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, abbracciando con lo sguardo il suo studio presidenziale, - Ultimo giorno, accidenti...
Vladimir Vladimirovič™ sospirò, si levò dalla poltrona e si avvicinò alla piccola e discreta porticina del ripostiglio presidenziale. Vladimir Vladimirovič™ aprì la porta e cercò con la mano l'interruttore. Il ripostiglio presidenziale si illuminò di una luce fioca. Vladimir Vladimirovič™ prese da un angolo due vecchie scatole di cartone che stavano sotto del succo di betulla e le portò al centro della stanza. Poi Vladimir Vladimirovič™ aprì le ante scricchiolanti di un'antica vetrinetta, estrasse il piede di Šamil Basaev e la mano di Ruslan Gelaev e li depose con cura in una delle due scatole.
- Fai i bagagli? - gorgogliò nella testa di Vladimir Vladimirovič™ il suo personale marziano presidenziale.
- Sì, - pensò di rimando Vladimir Vladimirovič™, prendendo dalla vetrinetta una bella scatolina di marocchino con lo stemma russo sul coperchio. La aprì. Nella scatolina c'erano le esche presidenziali: fatte di corno di bisonte, d'oro inca, fabbricate con i denti dei guerriglieri ceceni, con le schegge della sonda europea spedita su Marte e intercettata ancora in volo dalla rete spaziale russa, con pezzi di razzi ucraini precipitati, con il metallo dell'undicesima colonna del Parco Transvaal, con il plutonio estratto dalla testa di Salman Raduev, con l'anello di Giovanni Paolo Secondo e perfino con la piuma dell'araba fenice.
- Volevo tanto andare a pescare… ma non ci sono riuscito...
Vladimir Vladimirovič™ sistemò nell'altra scatola i suoi oggetti presidenziali: il bastone e l'occhio di Aslan Maschadov, l'uovo con la morte di Kaščej, l'uovo con la morte di Šamil Basaev, una custodia contenente la pistola che aveva ucciso il cantante Igor' Tal'kov e il libro Vladimir Vladimirovič™.
- E tu, non li fai i bagagli? - pensò a un tratto con tenerezza Vladimir Vladimirovič™.
- E quali bagagli, - gorgogliò il marziano, - Io viaggio leggero. Tutto il mio bagaglio è il cervello del presidente.
- Dici niente, - pensò Vladimir Vladimirovič™ trascinando gli scatoloni nello studio.
- E in effetti non è roba da poco, - rispose il marziano, - Sapere tutto quello quello che vi gira per la testa a voi...
Vladimir Vladimirovič™ arrossì.
- E va bene, - pensò Vladimir Vladimirovič™, - Sei pronto?
- Che, mi mandi via? - gorgogliò il marziano, - Non ancora, solo con l'Insediamento.
- Beh, allora vedi di dimenticare quello che farò adesso, - disse mentalmente Vladimir Vladimirovič™ avvicinandosi alla presidenziale scrivania che sarebbe stata ancora per poco sua.
Vladimir Vladimirovič™ si guardò attorno, si sedette sul pavimento, stese il suo corpo allenato sotto la scrivania e alzò il capo. Sulla logora superfice inferiore del tavolo si intravedevano delle scritte. Vladimir Vladimirovič™ sfilò dal taschino la presidenziale "Parker", cercò a tastoni tra le altre scritte la parola "Borja", la trovò, si mise comodo e accanto a quelle lettere scrisse lentamente:
“Vova è stato qui”.
Nota dell'autore:
La storia di oggi doveva essere l'ultima.
Vladimir Vladimirovič™ doveva andare finalmente a pescare, cosa che non era riuscito a fare in tutti questi anni. Ma non ci è andato. Ha invece deciso di formare un governo.
Questo non mi lascia alternative: per tutti questi anni ho raccontato ai lettori e ai giornalisti che nell'ultima storia Vladimir Vladimirovič™ sarebbe andato a pescare. Non posso tradire i lettori e i giornalisti, dunque mi tocca scrivere queste storie fino al giorno in cui Vladimir Vladimirovič™ andrà, finalmente, a pescare.
to be continued
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
[continua]
Cosa sono le nuvole
Straziante meravigliosa bellezza del Creato, certo.
Ma niente che un pacifico cocktail di cemento, ghiaccio secco e ioduro d'argento dell'unità-meteo dell'aviazione russa non riesca a disperdere, per la cerimonia di oggi e la parata di venerdì.
La diretta
Sta qui.
Il mio concetto di liveblogging.
Arrivata Mercedes, sceso Meddo, tappeto rosso, musica, discorso finale di Putin.
Giuramento con mano su Costituzione.
Inno con parole sbagliate.
Applausi.
Discorso di Medvedev.
Parata militare.
Scambio di battiti di ciglia tra Tizio Vecchio e Tizio Nuovo.
Fine.
- Cosa guardi?
- Primo Canale russo.
- Oh, no. È di nuovo Pasqua?
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ si trovava nella sala del trono del Cremlino.
- Il Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev, - disse una legnosa voce dall'alto.
- Be', allora io vado, - per l'ultima volta risuonò nella testa di Vladimir Vladimirovič™ il suo marziano personale, - Non sentire la mia mancanza.
- Sì, be', allora… - pensò Vladimir Vladimirovič™.
Aveva un groppo nella non più presidenziale gola. Negli occhi semplicemente umani brillarono virili lacrime.
Dmitrij Anatol'evič disse qualcosa e attraversò la sala. Le centinaia di presenti volsero il capo verso di lui.
Vladimir Vladimirovič™ rimase in piedi, sullo sfondo, completamente solo.
Non lo guardava nessuno.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Georgia on their mind
Sì, e poi il mio tic-tac ormai interiorizzato - e le agenzie di stampa sono d'accordo con lui - mi dicono che con la Georgia si sta mettendo molto male, per via dell'Abchazia.
S'è anche perso un missile nel Mar Nero, ma la Flotta russa nega recisamente.
Va bene.
Va bene, ma non oggi.
VVP e la gavetta
Una mattina Vladimir Vladimirovič™ Putin si svegliò nella sua residenza di Novo Ogarëvo e come sempre allungò istintivamente una mano. La valigetta nucleare non c'era.
Vladimir Vladimirovič™ allora ricordò tutto. In silenzio si alzò, infilò i piedi nelle pantofole, indossò la vestaglia ed entrò in sala.
La consorte di Vladimir Vladimirovič™ stava apparecchiando per la colazione.
- Preparami la gavetta per il pranzo, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Vado a cercarmi un lavoro.
E Vladimir Vladimirovič™ andò in bagno a lavarsi i denti.
[*la tentazione di tradurre tormozok con schiscetta mi è venuta :-)].
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
9 maggio
[Con voce da cinegiornale:]
Gli aerei dell'aviazione russa si levano in volo per disperdere le nuvole su Mosca.
Parata della vittoria a Mosca, fotoreportaž.
Il video, tutto.
Il video del passaggio sulla Piazza Rossa (quello che ci interessa a noi).
Se ci sbrighiamo siamo ancora in tempo per la diretta della parata di Kaliningrad.
---
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin assisteva alla parata della Vittoria. Accanto a lui il presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev stava raccontando una barzelletta. Vladimir Vladimirovič™, che pure non stava ascoltando, rideva.
Passò il ministro della difesa Anatolij Eduardovič Serdjukov. Vladimir Vladimirovič™ si sporse in avanti, ma Anatolij Eduardovič non si rivolse a lui, ma a Dmitrij Anatol'evič.
Vladimir Vladimirovič™ digrignò i denti.
Quando il presidente si alzò in piedi e cominciò a leggere il discorso, quel discorso che avrebbe dovuto tenere lui, Vladimir Vladimirovič™ decise che sarebbe tornato.
Non importava come. Ma sarebbe tornato.
Intollerabile, essere il numero due.
Impossibile.
Giammai.
Filed in: Russia
Mentre Medvedev sposta i mobili al Cremlino in attesa di insediarsi ufficialmente il 7 maggio, mentre si mormora che il governo di Putin conterà solo undici vice-premier (neanche una riserva: se uno si rompe il crociato son cazzi), mentre il centro di Mosca è invaso da gioiose macchine da guerra per le prove generali della parata del 9 maggio (un ritorno agli antichi fasti per dimostrare chi ha il missile balistico più lungo), dichiaro aperto l'Insediamento Poolparty, che ci traghetterà alla cerimonia di mercoledì tra curiosità, fun facts, immagini, arditi pettegolezzi, recise smentite, tuffi di mezzanotte, White e Black Russian, panna acida e piccole e grandi emozioni.
[continua]
Larger than life
Ritratto di Dmitrij Anatol'evič Medvedev nel Salone di Sant'Alessandro al Cremlino: 140x73 cm, 5 milioni di rubli. In pratica 136.000 euro.
Per tutte le Madonnine Placcate Oro Zecchino, ma con questo ci giriamo tutti i mercatini del nord-est.
[continua]
VVP e l'ultima volta
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva per l'ultima volta nel suo studio all'interno del Cremlino. Davanti a lui sulla grande scrivania presidenziale c'era un vassoio d'argento con una bottiglia di vodka dal vetro appannato e dei bicchierini di platino che recavano sui panciuti fianchi l'effigie dorata dell'aquila a due teste. C'era inoltre una coppa di cristallo con del caviale nero, un vaso di funghetti marinati e mezza pagnotta di borodinskij.
Vladimir Vladimirovič™ si versò un bicchierino di vodka, lo trangugiò, grugnì e non ci mangiò su.
- Ultimo giorno... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, abbracciando con lo sguardo il suo studio presidenziale, - Ultimo giorno, accidenti...
Vladimir Vladimirovič™ sospirò, si levò dalla poltrona e si avvicinò alla piccola e discreta porticina del ripostiglio presidenziale. Vladimir Vladimirovič™ aprì la porta e cercò con la mano l'interruttore. Il ripostiglio presidenziale si illuminò di una luce fioca. Vladimir Vladimirovič™ prese da un angolo due vecchie scatole di cartone che stavano sotto del succo di betulla e le portò al centro della stanza. Poi Vladimir Vladimirovič™ aprì le ante scricchiolanti di un'antica vetrinetta, estrasse il piede di Šamil Basaev e la mano di Ruslan Gelaev e li depose con cura in una delle due scatole.
- Fai i bagagli? - gorgogliò nella testa di Vladimir Vladimirovič™ il suo personale marziano presidenziale.
- Sì, - pensò di rimando Vladimir Vladimirovič™, prendendo dalla vetrinetta una bella scatolina di marocchino con lo stemma russo sul coperchio. La aprì. Nella scatolina c'erano le esche presidenziali: fatte di corno di bisonte, d'oro inca, fabbricate con i denti dei guerriglieri ceceni, con le schegge della sonda europea spedita su Marte e intercettata ancora in volo dalla rete spaziale russa, con pezzi di razzi ucraini precipitati, con il metallo dell'undicesima colonna del Parco Transvaal, con il plutonio estratto dalla testa di Salman Raduev, con l'anello di Giovanni Paolo Secondo e perfino con la piuma dell'araba fenice.
- Volevo tanto andare a pescare… ma non ci sono riuscito...
Vladimir Vladimirovič™ sistemò nell'altra scatola i suoi oggetti presidenziali: il bastone e l'occhio di Aslan Maschadov, l'uovo con la morte di Kaščej, l'uovo con la morte di Šamil Basaev, una custodia contenente la pistola che aveva ucciso il cantante Igor' Tal'kov e il libro Vladimir Vladimirovič™.
- E tu, non li fai i bagagli? - pensò a un tratto con tenerezza Vladimir Vladimirovič™.
- E quali bagagli, - gorgogliò il marziano, - Io viaggio leggero. Tutto il mio bagaglio è il cervello del presidente.
- Dici niente, - pensò Vladimir Vladimirovič™ trascinando gli scatoloni nello studio.
- E in effetti non è roba da poco, - rispose il marziano, - Sapere tutto quello quello che vi gira per la testa a voi...
Vladimir Vladimirovič™ arrossì.
- E va bene, - pensò Vladimir Vladimirovič™, - Sei pronto?
- Che, mi mandi via? - gorgogliò il marziano, - Non ancora, solo con l'Insediamento.
- Beh, allora vedi di dimenticare quello che farò adesso, - disse mentalmente Vladimir Vladimirovič™ avvicinandosi alla presidenziale scrivania che sarebbe stata ancora per poco sua.
Vladimir Vladimirovič™ si guardò attorno, si sedette sul pavimento, stese il suo corpo allenato sotto la scrivania e alzò il capo. Sulla logora superfice inferiore del tavolo si intravedevano delle scritte. Vladimir Vladimirovič™ sfilò dal taschino la presidenziale "Parker", cercò a tastoni tra le altre scritte la parola "Borja", la trovò, si mise comodo e accanto a quelle lettere scrisse lentamente:
“Vova è stato qui”.
Nota dell'autore:
La storia di oggi doveva essere l'ultima.
Vladimir Vladimirovič™ doveva andare finalmente a pescare, cosa che non era riuscito a fare in tutti questi anni. Ma non ci è andato. Ha invece deciso di formare un governo.
Questo non mi lascia alternative: per tutti questi anni ho raccontato ai lettori e ai giornalisti che nell'ultima storia Vladimir Vladimirovič™ sarebbe andato a pescare. Non posso tradire i lettori e i giornalisti, dunque mi tocca scrivere queste storie fino al giorno in cui Vladimir Vladimirovič™ andrà, finalmente, a pescare.
to be continued
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
[continua]
Cosa sono le nuvole
Straziante meravigliosa bellezza del Creato, certo.
Ma niente che un pacifico cocktail di cemento, ghiaccio secco e ioduro d'argento dell'unità-meteo dell'aviazione russa non riesca a disperdere, per la cerimonia di oggi e la parata di venerdì.
La diretta
Sta qui.
Il mio concetto di liveblogging.
Arrivata Mercedes, sceso Meddo, tappeto rosso, musica, discorso finale di Putin.
Giuramento con mano su Costituzione.
Inno con parole sbagliate.
Applausi.
Discorso di Medvedev.
Parata militare.
Scambio di battiti di ciglia tra Tizio Vecchio e Tizio Nuovo.
Fine.
- Cosa guardi?
- Primo Canale russo.
- Oh, no. È di nuovo Pasqua?
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ si trovava nella sala del trono del Cremlino.
- Il Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev, - disse una legnosa voce dall'alto.
- Be', allora io vado, - per l'ultima volta risuonò nella testa di Vladimir Vladimirovič™ il suo marziano personale, - Non sentire la mia mancanza.
- Sì, be', allora… - pensò Vladimir Vladimirovič™.
Aveva un groppo nella non più presidenziale gola. Negli occhi semplicemente umani brillarono virili lacrime.
Dmitrij Anatol'evič disse qualcosa e attraversò la sala. Le centinaia di presenti volsero il capo verso di lui.
Vladimir Vladimirovič™ rimase in piedi, sullo sfondo, completamente solo.
Non lo guardava nessuno.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Georgia on their mind
Sì, e poi il mio tic-tac ormai interiorizzato - e le agenzie di stampa sono d'accordo con lui - mi dicono che con la Georgia si sta mettendo molto male, per via dell'Abchazia.
S'è anche perso un missile nel Mar Nero, ma la Flotta russa nega recisamente.
Va bene.
Va bene, ma non oggi.
VVP e la gavetta
Una mattina Vladimir Vladimirovič™ Putin si svegliò nella sua residenza di Novo Ogarëvo e come sempre allungò istintivamente una mano. La valigetta nucleare non c'era.
Vladimir Vladimirovič™ allora ricordò tutto. In silenzio si alzò, infilò i piedi nelle pantofole, indossò la vestaglia ed entrò in sala.
La consorte di Vladimir Vladimirovič™ stava apparecchiando per la colazione.
- Preparami la gavetta per il pranzo, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Vado a cercarmi un lavoro.
E Vladimir Vladimirovič™ andò in bagno a lavarsi i denti.
[*la tentazione di tradurre tormozok con schiscetta mi è venuta :-)].
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
9 maggio
[Con voce da cinegiornale:]
Gli aerei dell'aviazione russa si levano in volo per disperdere le nuvole su Mosca.
Parata della vittoria a Mosca, fotoreportaž.
Il video, tutto.
Il video del passaggio sulla Piazza Rossa (quello che ci interessa a noi).
Se ci sbrighiamo siamo ancora in tempo per la diretta della parata di Kaliningrad.
---
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin assisteva alla parata della Vittoria. Accanto a lui il presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev stava raccontando una barzelletta. Vladimir Vladimirovič™, che pure non stava ascoltando, rideva.
Passò il ministro della difesa Anatolij Eduardovič Serdjukov. Vladimir Vladimirovič™ si sporse in avanti, ma Anatolij Eduardovič non si rivolse a lui, ma a Dmitrij Anatol'evič.
Vladimir Vladimirovič™ digrignò i denti.
Quando il presidente si alzò in piedi e cominciò a leggere il discorso, quel discorso che avrebbe dovuto tenere lui, Vladimir Vladimirovič™ decise che sarebbe tornato.
Non importava come. Ma sarebbe tornato.
Intollerabile, essere il numero due.
Impossibile.
Giammai.
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VVP e i vice-premier
[Continuano a circolare indiscrezioni sulla struttura del governo di Putin, che mercoledì 7 maggio passerà le consegne al presidente eletto Medvedev per assumere l'incarico di primo ministro. Secondo l'edizione di oggi del giornale Gazeta (gzt.ru), i vice-premier potrebbero essere - ehm - undici].
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino, dal quale prendeva mentalmente commiato per sempre. Sulla grande scrivania presidenziale si mise a squillare il telefono. Vladimir Vladimirovič™ sollevò senza indugio il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nella cornetta risuonò la voce del vice-capo dell'Amministrazione presidenziale di Vladimir Vladimirovič™ Igor' Ivanovič Sečin, - Me dove mi metti, nel tuo governo? A fare il ministro, o che?
- Il ministro? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E tu cosa sai fare?
- Be'… - Igor' Ivanovič era un po' imbarazzato, - So pilotare le situazioni. Dividere, se serve. Provocare…
- Capito, - disse Vladimir Vladimirovič™, prendendo un appunto sul suo presidenziale bloc notes, - Sarai primo vice-premier.
- Grazie! - rispose gioiosamente Igor' Ivanovič, ma Vladimir Vladimirovič™ aveva già riagganciato.
Il telefono riprese a squillare. Vladimir Vladimirovič™ sollevò il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nella cornetta risuonò la voce dell'addetto stampa di Vladimir Vladimirovič™ Aleksej Alekseevič Gromov, - E me dove mi metti, nel tuo governo?
- Tu cosa sai fare? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Cosa so fare… - borbottò Aleksej Alekseevič, - Io sono l'addetto stampa, cosa dovrei saper fare?
- Questo significa, - disse Vladimir Vladimirovič™ prendendo un appunto sul presidenziale bloc notes, - che sarai vice-premier.
- Grazie! - si rallegrò Aleksej Alekseevič, ma Vladimir Vladimirovič™ aveva già riagganciato.
Subito il telefono riprese a squillare. Vladimir Vladimirovič™ sollevò la cornetta.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce del capo del governo Viktor Alekseevič Zubkov, - E me dove mi metti, nel tuo governo?
- Farai il vice-premier, - rispose Vladimir Vladimirovič™, prendendo un appunto sul presidenziale bloc notes, riagganciando e subito risollevando la cornetta.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce di chissà chi.
- Vice-premier, - disse Vladimir Vladimirovič™, e riagganciò.
- Già undici, ne ho… - borbottò Vladimir Vladimirovič™ sfogliando il bloc notes, - Qua bisogna darci un taglio.
Vladimir Vladimirovič™ chiuse il bloc notes e staccò il telefono.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino, dal quale prendeva mentalmente commiato per sempre. Sulla grande scrivania presidenziale si mise a squillare il telefono. Vladimir Vladimirovič™ sollevò senza indugio il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nella cornetta risuonò la voce del vice-capo dell'Amministrazione presidenziale di Vladimir Vladimirovič™ Igor' Ivanovič Sečin, - Me dove mi metti, nel tuo governo? A fare il ministro, o che?
- Il ministro? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E tu cosa sai fare?
- Be'… - Igor' Ivanovič era un po' imbarazzato, - So pilotare le situazioni. Dividere, se serve. Provocare…
- Capito, - disse Vladimir Vladimirovič™, prendendo un appunto sul suo presidenziale bloc notes, - Sarai primo vice-premier.
- Grazie! - rispose gioiosamente Igor' Ivanovič, ma Vladimir Vladimirovič™ aveva già riagganciato.
Il telefono riprese a squillare. Vladimir Vladimirovič™ sollevò il ricevitore.
- Ascolta, bratello, - nella cornetta risuonò la voce dell'addetto stampa di Vladimir Vladimirovič™ Aleksej Alekseevič Gromov, - E me dove mi metti, nel tuo governo?
- Tu cosa sai fare? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Cosa so fare… - borbottò Aleksej Alekseevič, - Io sono l'addetto stampa, cosa dovrei saper fare?
- Questo significa, - disse Vladimir Vladimirovič™ prendendo un appunto sul presidenziale bloc notes, - che sarai vice-premier.
- Grazie! - si rallegrò Aleksej Alekseevič, ma Vladimir Vladimirovič™ aveva già riagganciato.
Subito il telefono riprese a squillare. Vladimir Vladimirovič™ sollevò la cornetta.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce del capo del governo Viktor Alekseevič Zubkov, - E me dove mi metti, nel tuo governo?
- Farai il vice-premier, - rispose Vladimir Vladimirovič™, prendendo un appunto sul presidenziale bloc notes, riagganciando e subito risollevando la cornetta.
- Ascolta, bratello, - nel ricevitore risuonò la voce di chissà chi.
- Vice-premier, - disse Vladimir Vladimirovič™, e riagganciò.
- Già undici, ne ho… - borbottò Vladimir Vladimirovič™ sfogliando il bloc notes, - Qua bisogna darci un taglio.
Vladimir Vladimirovič™ chiuse il bloc notes e staccò il telefono.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
venerdì, maggio 02, 2008
giovedì, maggio 01, 2008
mercoledì, aprile 30, 2008
VVP e le Meraviglie della Russia
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino intento a escogitare nuovi modi per svillaneggiare il presidente della Georgia Michail Nikolaevič Saakašvili.
Davanti a Vladimir Vladimirovič™ sedeva il vice capo della sua Amministrazione presidenziale, Vladislav Jur'evič Surkov, che lo aggiornava sugli affari correnti.
- Oh, e poi - disse Vladislav Jur'evič, - Si è concluso il concorso sulle sette meraviglie della Russia…
- Sette? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, distratto dalle sue riflessioni presidenziali.
- Sette, - annuì Vladislav Jur'evič, - Ci sono El'brus, la Madre Patria di Volgograd, la fortezza di Vovnuški…
- Vovnuški? - si stupì ancora di più Vladimir Vladimirovič™, - Cos'è, mica una roba dedicata a Lenin?
- Non lo so, - Vladislav Jur'evič si strinse nelle spalle, - Io di questa fortezza non ho mai sentito parlare.
- Neanch'io, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Come può essere una delle meraviglie della Russia se nessuno ne ha mai sentito parlare?
- Mah, sta in Inguscezia, - sospirò Vladislav Jur'evič, - Bisogna...
- Sì, ma almeno cecena, dico! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Con questi risultati fate ridere tutto il multinazionale popolo russo! Che poi, scusa: lo sanno tutti, quali sono le nostre meraviglie!
- E quali? - domandò Vladislav Jur'evič, preparandosi ad appuntarsele.
- Ma è inteso! - si infervorò Vladimir Vladimirovič™, - Al primo posto, io. Al secondo posto, Dima Medvedev.
- E al terzo, Ramzan? - domandò Vladislav Jur'evič.
- Ma quale Ramzan! - tagliò corto Vladimir Vladimirovič™, - Ne bastano due, di meraviglie. Su, adesso via... devo riflettere.
E Vladimir Vladimirovič™ si immerse nuovamente nei suoi presidenziali pensieri.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
Davanti a Vladimir Vladimirovič™ sedeva il vice capo della sua Amministrazione presidenziale, Vladislav Jur'evič Surkov, che lo aggiornava sugli affari correnti.
- Oh, e poi - disse Vladislav Jur'evič, - Si è concluso il concorso sulle sette meraviglie della Russia…
- Sette? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, distratto dalle sue riflessioni presidenziali.
- Sette, - annuì Vladislav Jur'evič, - Ci sono El'brus, la Madre Patria di Volgograd, la fortezza di Vovnuški…
- Vovnuški? - si stupì ancora di più Vladimir Vladimirovič™, - Cos'è, mica una roba dedicata a Lenin?
- Non lo so, - Vladislav Jur'evič si strinse nelle spalle, - Io di questa fortezza non ho mai sentito parlare.
- Neanch'io, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Come può essere una delle meraviglie della Russia se nessuno ne ha mai sentito parlare?
- Mah, sta in Inguscezia, - sospirò Vladislav Jur'evič, - Bisogna...
- Sì, ma almeno cecena, dico! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Con questi risultati fate ridere tutto il multinazionale popolo russo! Che poi, scusa: lo sanno tutti, quali sono le nostre meraviglie!
- E quali? - domandò Vladislav Jur'evič, preparandosi ad appuntarsele.
- Ma è inteso! - si infervorò Vladimir Vladimirovič™, - Al primo posto, io. Al secondo posto, Dima Medvedev.
- E al terzo, Ramzan? - domandò Vladislav Jur'evič.
- Ma quale Ramzan! - tagliò corto Vladimir Vladimirovič™, - Ne bastano due, di meraviglie. Su, adesso via... devo riflettere.
E Vladimir Vladimirovič™ si immerse nuovamente nei suoi presidenziali pensieri.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
martedì, aprile 29, 2008
Come J.R. ha vinto la Guerra Fredda (sì, vi piacerebbe)
... non so rendervi il senso di liberazione che Dallas ebbe dalla morale progressista. Si fottessero le balene, la pace nel mondo, la giustizia sociale, la solidarietà, voglio la macchina con le corna di mucca davanti.
(Fjodor, aprile 2008)
- Lina.
- Elio.
- Sii la mia Suerli, sarò il tuo Geiart.
(Dal Grande Libro della Famigliamir, 1982 ca.)
Pomeriggio un po' così. Tempo, un po' così.
È una di quelle settimane che finiscono di mercoledì.
Stai lavorando stancamente al computer.
Caffè: già preso.
Pausa sigaretta: andata.
Sito di Repubblica, comprese Gallery: guardato.
Ti stai dicendo che in questo momento ci vorrebbe un blog, magari anche di sinistra, però astenersi arcobaleno. Confinario, bene. Filorusso, perché no. Magari anche quel pochino anarchista. No lit, un po' chick, lievemente žižek, ma che non si noti troppo.
Che ti facesse il riassuntino di un pezzo platealmente celebrativo del Washington Post su Dallas. Intesa come serie televisiva: J.R., quel povero gnampolo di Bobby, le strane proporzioni di Lucy, le sbronze di Sue Ellen, il fisichetto di Victoria Principal, la definitiva consacrazione delle spalle imbottite e del pantalone a vita alta che fecero di noi comparse inconsapevoli di un brutto film sulla vita in un circo.
Fermati. Quel blog sono io.
Domenica scorsa è uscito questo pezzo di Nick Gillespie e Matt Welch, "Come Dallas ha vinto la guerra fredda". Riassumo.
Ora: che Dallas abbia avuto moltissimi fans nei paesi del Patto di Varsavia che lo acquistarono (da autentici sprovveduti) è vero. E il fatto che il suo antieroe fosse così ironicamente spietato poteva farlo sembrare una critica al capitalismo, vero anche questo.
Ciò detto: perché i due autori dell'articolo hanno l'aria fiera, sgaia e consapevole di quelli che hanno appena costruito il Canale di Suez? Dallas avrà anche dato una spinta decisa alle ambizioni consumistiche di mezzo mondo città di G. compresa (i machinòni! le babe!), ma l'idea che la cultura popolare sia un efficace mezzo per veicolare e diffondere valori o stili di vita (mica solo quelli del libero mercato) non se la sono mica inventata loro. (Non solo la cultura popolare, tra l'altro, ma anche - e in modo consapevole e organizzato - quella accademica e 'alta': negli anni della guerra fredda gli Stati Uniti destinarono grandi risorse al finanziamento di istituti, musei, biblioteche, conferenze, mostre, concerti: era la strategia della guerra fredda culturale che è stata ben documentata da Frances Stonor Saunders nel suo Gli intellettuali e la CIA).
E comunque, signori del WaPo, guardate che gli ex-sovietici hanno tutto un patrimonio di citazioni e riferimenti a un sistema altro di espressione popolare (cinema, fumetti, musica) altrettanto pervasivo, non meno sentito e non esclusivamente propagandistico. Finisce sempre che mi pensate in piccolo.
Dallas vi avrà cambiato la vita a voi, per il resto (cioè, modestamente, il disastro) sarebbero bastati una buccia di banana, oppure del chewing-gum sotto le nostre povere suole di plastica, o anche solo i soldi della CIA.
p.s. Voi ve lo ricordate quel motivetto da balera che era la sigla italiana delle prime serie: "Com'è grande l'A/com'è grande l'A/me-ri-ca! ehi ehi ehi ehi/".
Ve lo ricordate?
Al mio tre, dimenticatelo.
Uno.
Due.
Tre.
Liberi.
Filed in: Russia Usa
(Fjodor, aprile 2008)
- Lina.
- Elio.
- Sii la mia Suerli, sarò il tuo Geiart.
(Dal Grande Libro della Famigliamir, 1982 ca.)
Pomeriggio un po' così. Tempo, un po' così.
È una di quelle settimane che finiscono di mercoledì.
Stai lavorando stancamente al computer.
Caffè: già preso.
Pausa sigaretta: andata.
Sito di Repubblica, comprese Gallery: guardato.
Ti stai dicendo che in questo momento ci vorrebbe un blog, magari anche di sinistra, però astenersi arcobaleno. Confinario, bene. Filorusso, perché no. Magari anche quel pochino anarchista. No lit, un po' chick, lievemente žižek, ma che non si noti troppo.
Che ti facesse il riassuntino di un pezzo platealmente celebrativo del Washington Post su Dallas. Intesa come serie televisiva: J.R., quel povero gnampolo di Bobby, le strane proporzioni di Lucy, le sbronze di Sue Ellen, il fisichetto di Victoria Principal, la definitiva consacrazione delle spalle imbottite e del pantalone a vita alta che fecero di noi comparse inconsapevoli di un brutto film sulla vita in un circo.
Fermati. Quel blog sono io.
Domenica scorsa è uscito questo pezzo di Nick Gillespie e Matt Welch, "Come Dallas ha vinto la guerra fredda". Riassumo.
Un minuto di silenzio per il trentesimo anniversario di un fondamentale e ingiustamente dimenticato punto di svolta nella lunga lotta tra il comunismo e il capitalismo. Un evento in tutto e per tutto importante quanto i discorsi di Reagan e la fuga a Ovest di Smirnov: il primo episodio di Dallas, la soap opera che fece tremare il mondo.E qui, citazione cult:
Nell'aprile del 1978 gli Stati Uniti volsero per la prima volta il loro amorevole sguardo a Southfork Ranch e al genio diabolico di J.R. Ewing (Larry Hagman): una caricatura tutta sesso e alcol della libera impresa e di uno stile di vita executive che si dimostrò irresistibile non solo per gli americani stagflazione-consapevoli ma anche per gli spettatori di mezzo mondo, dalla Francia all'Unione Sovietica alla Romania di Ceausescu.
Dallas non era semplicemente un programma televisivo ma una forza culturale in grado di cambiare il clima dell'epoca. Durò quasi quanto il secondo fegato di Larry Hagman e contribuì a definire gli anni Ottanta come il "glorioso decennio dell'avidità", aprendo la strada all'epoca del capitalismo fico, peraltro turbata da una serie di dilemmi morali. Dallas divenne il primo o il secondo programma più visto negli Stati Uniti per mezzo decennio: fece capolino nelle canzoni degli Abba e nei video di Ozzy Osbourne, partorì lo spin-off California e ispirò analisi accademiche come Homère et Dallas: Introduction à une Critique Anthropologique, di Florence Dupont.
Dopo tutta una serie di icone controculturali poco ironiche Dallas creò un nuovo archetipo dell'antieroe che amavamo odiare e odiavamo amare: un magnate che non fa che manipolare uomini politici, tradire la moglie bevandela e combinarne di cotte e di crude alla sua famiglia ostinatamente leale. E per quanto i vari traduttori sottolineassero la cattiveria di J.R. e del suo ambiente sociale ("Dallas, universo spietato!" diceva il testo della canzone francese), gli spettatori dei quasi 100 paesi che divorarono la soap - compresi quelli del Patto di Varsavia - si convinsero che anche loro meritavano di possedere auto grandi come barche e una piscina delle dimensioni di un piccolo castello.
Si narra che Stalin abbia fatto proiettare in Unione Sovietica il film americano del 1940 Furore per mostrare i danni del capitalismo sulla vita delle persone. I russi però guardavano le scene finali del film e si meravigliavano che negli Stati Uniti anche i poveri possedessero automobili. Dallas funzionava in modo simile.
"Penso che siamo stati direttamente o indirettamente responsabili per il crollo dell'impero [sovietico]", ha detto Hagman alla Associated Press una decina d'anni fa. "Vedevano quei ricconi degli Ewings e dicevano 'Ehi, non non ce l'abbiamo, tutta quella roba'. Penso che sia stata la cara vecchia avidità a portarli a mettere in discussione il potere".Vabbe', ma allora, se dobbiamo tirar fuori Ceausescu:
In Romania Ceausescu era convinto che Dallas fosse abbastanza anti-capitalistico da poter essere mandato in onda. Quando cambiò idea era troppo tardi: aveva già comprato tutto il ciclo. Nel frattempo il programma forniva un'alternativa lussuosa a un comunismo che costringeva le persone ad aspettare più di dieci anni per acquistare un catorcio di macchina.
Dopo l'esecuzione del dittatore e di sua moglie, il Natale del 1989, il pilot di Dallas - nel quale era stata ripristinata una scena di sesso precedentemente censurata - fu uno dei primi programmi stranieri trasmessi dalla tv romena. Negli anni successivi Hagman divenne il testimonial di varie compagnie come la russa Lukoil ("La scelta di un vero texano").Bene, adesso passiamo alla visione delle masse:
Ancora oggi è possibile visitare un perfetto ranch "SouthForkscu" nella speduta cittadina romena di Slobozia. O il set originale di Plano, Tex., frequentato almeno quanto il Deposito di Dallas dove Lee Harvey Oswald si nascose per sparare a Kennedy nel 1963.
L'impatto di Dallas sulla visione delle masse ci ricorda che la cultura popolare "volgare" che gli accademici di destra e sinistra amano odiare è importante quanto la politica impegnata nel produrre i cambiamenti sociali: i prodotti culturali usa e getta influenzano la cultura in modi incontrollabili e imprevedibili.Esiterei a vantarmene, comunque eccovi la lezione del self-made man nella terra del big oil e dei cappelli a tesa larga:
Questa lezione è più che mai rilevante in un mondo sempre più globalizzato. Nonostante tutto questo parlare di boicottaggi e di bombe, se gli Stati Uniti sono interessati a diffondere i valori e la cultura americani, un po' di tivulandia può fare ben più dei carrarmati.
E non dimentichiamo come Dallas ha contribuito a plasmare il nostro mondo. Sarebbe troppo dire che ha reso possibile l'ascesa di George W. Bush, ma è certo che ha contribuito a spostare il centro della cultura americana dalle coste all'interno, decentralizzando le élite del potere sociale e politico. I presidenti texani possono essersi dimostrati catastrofici per il paese, ma rappresentano un paese meno ingessato e stratificato.
Dallas aggiornava al presente l'autobiografia di Benjamin Franklin, offrendo un bella guida su come andavano davvero le cose e mettendo nuovi desideri alla portata delle masse. Demistificando la produzione della ricchezza - con abbastanza sesso, scandalo e whisky da annegare il comunismo, qui e all'estero - Dallas stimolò la nostra economia politica nazionale almeno quanto i tagli alle tasse reaganiani.
Purtroppo, come Gorbačëv, Dallas non sopravvisse alla fine della Guerra Fredda che contribuì a produrre, uscendo di scena con l'ultimo primo ministro sovietico nel 1991. Però ci ha lasciati più ricchi di quanto abbiamo mai osato sognare.Dicono loro. Ho usato i rientri perché non pensiate che siano idee mie.
Ora: che Dallas abbia avuto moltissimi fans nei paesi del Patto di Varsavia che lo acquistarono (da autentici sprovveduti) è vero. E il fatto che il suo antieroe fosse così ironicamente spietato poteva farlo sembrare una critica al capitalismo, vero anche questo.
Ciò detto: perché i due autori dell'articolo hanno l'aria fiera, sgaia e consapevole di quelli che hanno appena costruito il Canale di Suez? Dallas avrà anche dato una spinta decisa alle ambizioni consumistiche di mezzo mondo città di G. compresa (i machinòni! le babe!), ma l'idea che la cultura popolare sia un efficace mezzo per veicolare e diffondere valori o stili di vita (mica solo quelli del libero mercato) non se la sono mica inventata loro. (Non solo la cultura popolare, tra l'altro, ma anche - e in modo consapevole e organizzato - quella accademica e 'alta': negli anni della guerra fredda gli Stati Uniti destinarono grandi risorse al finanziamento di istituti, musei, biblioteche, conferenze, mostre, concerti: era la strategia della guerra fredda culturale che è stata ben documentata da Frances Stonor Saunders nel suo Gli intellettuali e la CIA).
E comunque, signori del WaPo, guardate che gli ex-sovietici hanno tutto un patrimonio di citazioni e riferimenti a un sistema altro di espressione popolare (cinema, fumetti, musica) altrettanto pervasivo, non meno sentito e non esclusivamente propagandistico. Finisce sempre che mi pensate in piccolo.
Dallas vi avrà cambiato la vita a voi, per il resto (cioè, modestamente, il disastro) sarebbero bastati una buccia di banana, oppure del chewing-gum sotto le nostre povere suole di plastica, o anche solo i soldi della CIA.
p.s. Voi ve lo ricordate quel motivetto da balera che era la sigla italiana delle prime serie: "Com'è grande l'A/com'è grande l'A/me-ri-ca! ehi ehi ehi ehi/".
Ve lo ricordate?
Al mio tre, dimenticatelo.
Uno.
Due.
Tre.
Liberi.
Filed in: Russia Usa
VVP e la Messa di Pasqua
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin, l'eletto ma non ancora in carica Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev e il Patriarca di Tutta la Russia Alessio II si trovavano nella Cattedrale del Cristo Salvatore per celebrare la messa di Pasqua.
- Nel nome del Padre... - cantò con voce flebile il Patriarca.
Vladimir Vladimirovič™ sorrise.
- Del Figlio... - cantò il Patriarca.
Sorrise anche Dmitrij Anatol'evič.
- E dello Spirito Santo, - concluse Alessio II.
Vladimir Vladimirovič™ e Dmitrij Anatol'evič guardarono con rispetto il Patriarca.
- Gazprom sia con voi. - disse il Patriarca facendo dondolare il turibolo.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Nel nome del Padre... - cantò con voce flebile il Patriarca.
Vladimir Vladimirovič™ sorrise.
- Del Figlio... - cantò il Patriarca.
Sorrise anche Dmitrij Anatol'evič.
- E dello Spirito Santo, - concluse Alessio II.
Vladimir Vladimirovič™ e Dmitrij Anatol'evič guardarono con rispetto il Patriarca.
- Gazprom sia con voi. - disse il Patriarca facendo dondolare il turibolo.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
lunedì, aprile 28, 2008
I Simpatici Rimedi della Morozova/2
Eravamo rimasti a sciami di vespe e ipnosi per l'alcolismo e al total black per l'insonnia ostinata.
Imja moej toskì*
Ora, c'è questa bella parola russa, toskà: che è ansia, angoscia, depressione, ma anche struggente nostalgia, melanconica disposizione d'animo, spleen, noia. Toskà zelënaja è la noia mortale, letteralmente noia verdastra (come la bile o certi golfini infeltriti di Kurt Cobain).
Per la Morozova diventa "angoscia, uno stato nervoso dell'anima" che "assilla il malato specialmente la notte, senza particolari motivi, e può durare anni con brevi tregue e finir male: il malato perde gradualmente le energie, compaiono insicurezza, dolori nevralgici alla schiena e alle gambe, disturbi sessuali e spesso, di conseguenza, una quieta pazzia".
Morte no, tranquilli.
Succede, a dipingere di nero la camera da letto.
* cit. Akvarium, Psi, 1999.
Ma ora passiamo a un problema completamente diverso: la malaria. (Fermi! Attenti allo spigolo del comodino! Eh, lo so, qua è tutto dipinto di nero).
Rimedi simpatici per la malaria
1. Portare al collo una collanina di vera ambra gialla.
2. Prendere una comune aringa, lavarla, asciugarla, spinarla, eliminarne la testa. Tagliarla per il lungo in due parti. Prenderne metà, fasciarla a una pianta del piede nuda con la parte superiore in corrispondenza del calcagno. Prendere l'altra metà e fare lo stesso con l'altra pianta del piede. Restare così tutta la notte e al mattino lavarsi i piedi come sempre. Talvolta la malattia passa al primo tentativo.
3. Prendere un uovo di gallina freschissimo (meglio se di quelli bianchi con il guscio sottile), sgusciarlo facendo molta attenzione a non danneggiare l'involucro interno che contiene il tuorlo e l'albume. Poi fare un piccolo foro sull'involucro interno e far uscire con grande cautela il tuorlo e l'albume. L'involucro non va lavato. Allargando un po' il forellino, calzare l'involucro sul dito medio della mano sinistra fino alla seconda falange.
Aringhe sotto i piedi, collanine d'ambra, uovo sul dito medio: a noi amici della Morozova l'anofele ci pettina ma abbiamo qualche piccolo problema di socializzazione (sembra di stare in una canzone di Destroyer, sembra).
Adesso avete la certezza che a Semipalatinsk non si facevano solo gli esperimenti con le bombe nucleari.
[continua, direi]
Filed in: Russia morozova
Imja moej toskì*
Ora, c'è questa bella parola russa, toskà: che è ansia, angoscia, depressione, ma anche struggente nostalgia, melanconica disposizione d'animo, spleen, noia. Toskà zelënaja è la noia mortale, letteralmente noia verdastra (come la bile o certi golfini infeltriti di Kurt Cobain).
Per la Morozova diventa "angoscia, uno stato nervoso dell'anima" che "assilla il malato specialmente la notte, senza particolari motivi, e può durare anni con brevi tregue e finir male: il malato perde gradualmente le energie, compaiono insicurezza, dolori nevralgici alla schiena e alle gambe, disturbi sessuali e spesso, di conseguenza, una quieta pazzia".
Morte no, tranquilli.
Succede, a dipingere di nero la camera da letto.
* cit. Akvarium, Psi, 1999.
Ma ora passiamo a un problema completamente diverso: la malaria. (Fermi! Attenti allo spigolo del comodino! Eh, lo so, qua è tutto dipinto di nero).
Rimedi simpatici per la malaria
1. Portare al collo una collanina di vera ambra gialla.
2. Prendere una comune aringa, lavarla, asciugarla, spinarla, eliminarne la testa. Tagliarla per il lungo in due parti. Prenderne metà, fasciarla a una pianta del piede nuda con la parte superiore in corrispondenza del calcagno. Prendere l'altra metà e fare lo stesso con l'altra pianta del piede. Restare così tutta la notte e al mattino lavarsi i piedi come sempre. Talvolta la malattia passa al primo tentativo.
3. Prendere un uovo di gallina freschissimo (meglio se di quelli bianchi con il guscio sottile), sgusciarlo facendo molta attenzione a non danneggiare l'involucro interno che contiene il tuorlo e l'albume. Poi fare un piccolo foro sull'involucro interno e far uscire con grande cautela il tuorlo e l'albume. L'involucro non va lavato. Allargando un po' il forellino, calzare l'involucro sul dito medio della mano sinistra fino alla seconda falange.
Aringhe sotto i piedi, collanine d'ambra, uovo sul dito medio: a noi amici della Morozova l'anofele ci pettina ma abbiamo qualche piccolo problema di socializzazione (sembra di stare in una canzone di Destroyer, sembra).
Adesso avete la certezza che a Semipalatinsk non si facevano solo gli esperimenti con le bombe nucleari.
[continua, direi]
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