mercoledì, settembre 19, 2007

Che ci sia sempre il sole

Dal Kommersant' di qualche tempo fa: "Nel 1964, sei anni prima della fondazione degli ABBA e due anni prima dell'incontro con Benny Andersson, Björn Ulvaeus scrisse per il suo gruppo di allora, gli 'Hootenanny Singers', la canzone 'Gabrielle'. Tutti i russi che abbiano più di trent'anni riconoscerenno in 'Gabrielle' il famoso inno dell'infanzia sovietica 'Pust' vsegda budet solnce', di Arkadij Ostrovskij e Lev Ošanin. Ufficialmente questa canzone è datata 1962, e dunque i melomani russi considerano 'Gabrielle' una cover di 'Solnečnyj krug' (dal primo verso della canzone)".

Portatevi in un luogo sicuro e possibilmente insonorizzato e verificate con le vostre orecchie su YouTube:

"Gabrielle", degli Ur-ABBA.
E "Solnečnyj krug", featuring la grande, indistruttibile e pittoresca infanzia sovietica.

Il compito di oggi è: imparare la canzoncina e lasciarvi disperatamente andare nel tunnel.
Per gli addicted: questa (se volete andate a rubare un po' di banda a Miroslava) è una versione da studio interpretata da Boton-Mjansarova-Kobzon + coro. Vale, ve lo dice il Capo capone.
Segue cirillico, traslittero e traduzione.

Пусть всегда будет солнце

Солнечный круг,
Небо вокруг -
Это рисунок мальчишки.
Нарисовал он на листке
И подписал в уголке:

Пусть всегда будет солнце,
Пусть всегда будет небо,
Пусть всегда будет мама,
Пусть всегда буду я.

Милый мой друг,
Добрый мой друг,
Людям так хочется мира.
И в тридцать пять
Сердце опять
Не устает повторять:

Пусть всегда будет солнце...

Тише, солдат,
Слышишь, солдат,-
Люди пугаются взрывов.
Тысячи глаз
В небо глядят,
Губы упрямо твердят:

Пусть всегда будет солнце...

Против беды,
Против войны
Встанем за наших мальчишек.
Солнце - навек! Счастье - навек!-
Так повелел человек.

Пусть всегда будет солнце,
Пусть всегда будет небо,
Пусть всегда будет мама,
Пусть всегда буду я.

Pust' vsegda budet solnce

Sòlnečnyj krùg,
Nèbo vokrùg -
Èto risùnok mal'čìški.
Narisovàl on na listkè
I podpisàl v ugolkè:

Pust' vsegdà bùdet sòlnce
Pust' vsegdà bùdet nèbo
Pust' vsegdà bùdet màma
Pust' vsegdà bùdu ja.

Mìlyj moj drug,
Dòbryj moj drug,
Ljùdjam tak chòčetsja mìra.
I v trìdcat' pjàt'
Sèrdce opjàt'
Ne ustaët povtorjàt':
Pust' vsegdà bùdet sòlnce...

Tìše, soldàt,
Slyšiš', soldàt, -
Ljùdi pugàjutsja vzryvov
Tysjači glàs
V nèbo gljadjàt,
Gùby uprjàmo tverdjàt:

Pust' vsegdà bùdet sòlnce...

Pròtiv bedy,
Pròtiv vojny
Vstànem za nàšich mal'čìšek.
Sòlnce - navèk! Sčàst'e - navèk!-
Tak povelèl čelovèk.
Pust' vsegdà bùdet sòlnce
Pust' vsegdà bùdet nèbo
Pust' vsegdà bùdet màma
Pust' vsegdà bùdu ja.

(traduzione creativa: 1. non rigorosamente letterale; 2. nel rispetto della ritmica originale, cosicché voi possiate canticchiare anche in italiano...

Che ci sia sempre il sole

Splendente sol
Brilla nel ciel
È il disegnino di un bimbo
Lo disegnò su un fogliettin
Scrivendo in un angolin:

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.

Amico mio,
Amico mio
La gente ha voglia di pace.
E anche con la
Maggiore età
Il cuor mai si stanca di dir:

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.

Soldato, taci
Ascolta, soldato
La gente teme gli spari.
Occhi a migliaia
Guardano il ciel
Le labbra dicon così:

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.

Niente più guerra
Niente dolor
I bimbi difenderemo
Sole per sempre! Sempre felici!
Pace per l'umanità.

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.


---


Che ci sia pure sempre il sole, ci metteremo la protezione 20 e l'antirughe.

martedì, settembre 18, 2007

Piccoli suicidi tra amiche

– Guarda, non dire mai più che ho una guida sicura.
– Perché.
– Ho combinato un casino sulla rotatoria dell'Anconetta. Rotatorie maledette, le odio.
– Quanto, casino?
– Ho tagliato la strada a uno e un motociclista è finito a terra.
– Fatto male?
- No, fatto niente. Io che insistevo per dargli dei soldi, un altro che si metteva in mezzo... Lui continuava a dire che aveva fretta e che non c'era problema, che si era rotto solo un robo della moto. Era anche grazioso, tra l'altro.
– E tu?
– Io sconvolta, fuori di me. Non ha neanche voluto il mio numero di telefono.
– Ahahah.
– E lui che voleva andarsene e io che continuavo a ripetergli il mio cognome e "Sull'elenco di Monfalcone sono l'unica con quel cognome!" E niente, è andato via. Mia madre che assisteva in disparte mi ha fatto notare che ha tenuto sempre su il casco.
– Come facevi a sapere che era grazioso?
– Si capiva. Secondo lei la faccenda del casco è poco chiara.
– A casa si sarà tolto il casco e...
– Cosa?!
– Ma sì, sai...
– No, non lo so, cosa!
– La testa che si apre a metà.
– Non guiderò mai più. Voglio uccidermi.
– Ok.
– Voglio buttarmi giù dal Rilke.
– Va bene.
– Solo che come ci vado sul Rilke, se non guido?
– Ti porto io?
– Davvero mi porteresti?
– Se serve.
– Grazie.
– Il gelato con la panna al Bar Bianco lo prendiamo prima o dopo?
– Ma dopo, va'.

lunedì, settembre 17, 2007

I velocissimi nel loro genere

Cinque lunghissimi psicosecondi di raccoglimento per l'uomo che mi ha insegnato a guidare e a derapare (ma non a parcheggiare*). Ieri, mentre cesellavo la mia curva preferita - quella che lui e il suo navigatore avrebbero chiamato "una due a sinistra - pietre - non tagliare" - poco dopo l'ameno abitato di Doberdò del Lago, pensavo che questo è forse il destino dei velocissimi nel loro genere: campione del mondo di rally, vincitore di 25 gare mondiali e cadi pilotando un elicottero (il primo uomo nello spazio e finisci i tuoi giorni su un MiG durante un volo di collaudo).
Per esempio voi state pensando che prima o poi mi sfuggirà un segno debole o inciamperò in un verbo di moto, e invece andrà a finire che cadrò ingloriosamente sulle doppie di efferato, una strada che avevo imboccato mille volte e conoscevo a memoria.

*a quello ci pensano gli avventori del bar da Teo con poche sintetiche istruzioni:
– Gira gira gira gira! Adesso sinistra! Gira gira gira gira!
– Ok, grazie, basta, stop.
– Vàra che te son fòra.
– No son fòra, il marciapiede xe storto.
[Se ne va barcollando fieramente sulle ultime zeppe della stagione.]
– Cio'.
– Cossa?
– Finestrìn.

Impara il russo con il Lipson!/15

E siamo al quarto, quinto e sesto metodo per non rispondere a una domanda.

Poniamo che la domanda sia:



- Čem okànčivaetsja slòvo dòktor?

- In cosa termina la parola doktor?

Metodo numero 4:



- Povtorìte poslèdnij vopròs, požàlujsta!
- "poslèdnij vopròs, požàlujsta"
- Xa-xa-xa!
- Ripeta l'ultima domanda, per favore!
- "l'ultima domanda, per favore"
- Ah, ah, ah!

Metodo 5:



- Gmm?
- Gròmče, požàlujsta.

- Gmmm.

- A čto èto znàčit?
- Èto znàčit, čto ja zabyl(a) poslèdnij vopròs.

- Hmm?
- A voce più alta, prego.
- Hmmm.
- E cosa significa?
- Significa che mi sono dimenticato(a) l'ultima domanda.

Metodo 6:



- Takìe banàl'nye/naìvnye/neinterèsnye vopròsy ne interesùjut menjà.
- Domande così banali/ingenue/poco interessanti non mi interessano.

Evasivo file audio.

Sottolineo che questi sono ancora i metodi elementari (il Lipson prevede anche un metodo avanzato), utili con domande del tipo "come finisce la parola dottore?", "ce l'hai cinquecento lire per il carrello?", "sei bionda naturale?", "vuoi sposarmi?", "scusa, ma cinque minuti fa qui non c'era una betoniera?". Li sconsiglio vivamente con domande del tipo "lei sa fare la manovra di Heimlich?" e "questo fungo è commestibile?".

venerdì, settembre 14, 2007

Regentil

– ... e poi potremmo fargli uno scherzo. Chessò...
– Comprare un preservativo e riempirlo di qualcosa.
– Chessò...
– ... acqua.
– O carta.

[Bene, abbiamo pensato, eccone due con le idee chiare. Che l'origlio abbia inizio].

– E comunque guarda che so' ore che camminiamo. Io non so mica dove stiamo.
– Ma che scherzi? No, io lo so... Da quella parte là ce stanno i Cover Gardens.
– Dici?
– Mentre questa è una parallela de Regent Hill*.
– Abbe'.
– Comunque.
– Che?
– Poco poco, parallela.

*pronunciato Regentil, come un blando sedativo per bambini iperattivi o anziani ansiosi.

giovedì, settembre 13, 2007

Sì, vi voglio bene anch'io



Se ci riescono Bush e Cheney, qual è il problema?


El Miro en su laberinto

Scambio via sms:
"ciao miro, stasera ore 20 concerto al castello di kromberk?"
"stasera non posso, ma se vuoi prima o dopo mi libero."
"tempi stretti, purtroppo; rimedieremo un'altra volta?"
"certo che sì. estate complicata, ma prossimamente starò più ferma. a presto, bacio."

due secondi dopo, telefonata:
– Ohi, Miro, no sta farme cjapar 'ste paure!
– Cosa?
– Cossa vol dir "più ferma"?
– Niente, che gò più tempo.
– Ah, meno mal. Gò pensà a una roba brutta.
– Tipo?
– Tipo labirintite.

martedì, settembre 11, 2007

Vaghe stelle dell'URSS/3

– Sei poi andata al mare, domenica?
– No!
– Ah.
– Problemi personali.
– Mi dispiace.
– Ma mica miei.
– Problemi personali di altri?
– Eh sì.
– Capisco.

lunedì, settembre 10, 2007

Impara il russo con il Lipson!/14

... [continua]
Eravamo rimasti alla vostra implicita domanda, mascherine: "Capo capone, perché ci parli di triplo gioco? Non starà per accadere qualcosa di terribile, a Cementopoli?"

Ebbene sì, la nostra ingenua squadra è diventata facile preda di un individuo senza scrupoli. Dàmy i gospodà, ecco una storia di tradimento, buoni sentimenti, valutazioni errate, corruzione occidentale, quote di produzione disattese e cemento: l'Affare Brown! Come ama dire la mia conoscente Roweanna Velvet, "Cliccate per ingrandire".



Dèlo Bràuna: Nàša brigàda dèlaet bol'šùju ošìbku
L'affare Brown: la nostra squadra commette un grosso errore

Ràn'še anglìjskij inženèr Bràun rabòtal na betònnom zavòde.
Kàždyj betònščik dùmal, čto Bràun - òčen' choròšij čelovèk.
Kàždaja betònščica dùmala, čto Bràun - òčen' dòbryj čelovèk.
Vsjà nàša brigàda dùmala, čto anglìjskij inženèr Bràun -
lùčšij drùg zavòda.
Prima l'ingegnere inglese Brown lavorava nella fabbrica di cemento.
Ciascun lavoratore del cemento pensava che Brown fosse una bravissima persona.
Ciascuna lavoratrice del cemento pensava che Brown fosse una buonissima persona.
Tutta la nostra squadra pensava che l'ingegnere inglese Brown
fosse il migliore amico della fabbrica.

No niktò ne znàl, čto Bràun špiòn.
Čto dèlal Bràun?
Kàždyj den', kogdà my rabòtali, Bràun kral žurnaly v klùbe zavòda.
I včerà, kogdà nàša brigàda otdychàla v Blìnske, anglìjskij inženèr Bràun ykràl vse nàši betonomešalki.
Ma nessuno sapeva che Brown era una spia.
Cosa faceva Brown?
Ogni giorno, quando lavoravamo, Brown rubava le riviste nel circolo della fabbrica.
E ieri, quando la nostra squadra riposava a Blinsk, l'ingegnere inglese Brown ha rubato tutte le nostre betoniere.

Kakòe bezobràzie!
Che comportamento oltraggioso!

Ax, Bràun! Čto vy sdèlali! Čto vy sdèlali?!
My ljubìli vas.
My dùmali, čto vy naš lùčšij drug.
Naša brigàda, kàžetsja, sdèlala bol'šùju ošìbku.
Ah, Brown! Cos'ha fatto! Cos'ha fatto?!
Noi la amavamo.
Noi pensavamo che lei fosse il nostro migliore amico.
La nostra squadra, a quanto pare, ha commesso un grosso errore.

Fine dello psicodramma. Esercitiamoci insieme con questo file audio.

Osservazioni grammaticali: qui con il consueto understatement Lipson non ci presenta solo la perfida spia inglese ma anche i verbi perfettivi e imperfettivi. In russo la stessa azione è rappresentata da una coppia di verbi di diverso aspetto (la coppia aspettuale): i verbi di aspetto imperfettivo indicano il processo di svolgimento dell'azione o un'azione ripetuta (o due azioni contemporanee), mentre i verbi di aspetto perfettivo indicano un’azione svolta, conclusa (o due azioni consecutive). Per ora ci basta sapere questo.

Bràun kràl žurnàly v klùbe zavòda = Brown rubava le riviste nel circolo della fabbrica. Kral è imperfettivo.
Bràun ykràl vse nàši betonomešalki = Brown ha rubato tutte le nostre betoniere. Ukràl è perfettivo [me jera sbrissà imperfettivo, grazie deck paolo! n.d.C.].
Altro esempio di coppia aspettuale nel testo è rappresentato da delal/sdelal (faceva/ha fatto).

Ma veniamo al tema che più ci sta a cuore. Altro che bravissima persona e miglior amico della fabbrica: mentre il Voro si dedicava al furto di piccolo cabotaggio sottraendo matite, mentre i fannulloni si dilettavano a pestare due fiori nel parco e a fumare sui filobus, mentre a Betonograd si lavorava e a Blinsk si riposava (anche perché nel dopolavoro di Betonograd non era rimasto uno straccio di rivista) Brown tramava nell'ombra e si accingeva a tradire la fiducia della squadra.
Kakòe bezobràzie, Compagni!
Be', direte voi: c'è Brown, ci sono i lavoratori, ma dov'è che sta il "triple play"?
Non lo so con esattezza, ma secondo me c'entrano una coppia aspettuale e una betoniera.

[Il Demiurgo, intanto, segnala il sottile, sublime, mixante, rotante punto di incontro tra il Lipson e il Playmobilio: gioite, Compagni, tanto quel Brown prima o poi lo ripeschiamo].

venerdì, settembre 07, 2007

The Playmobil Days of Our Lives

Oggi Playmobil di famiglia: addii, partenze, ricongiungimenti, spavalde foto di gruppo e prigionie.



"Addio, mia amata". Niente baci, niente
abbracci, solo una virile stretta di mano. Lei bella
come una tennista russa, ma a lui il giallo non dona.
(Osservate bene la zona della foto in alto a destra).



Papà torna. Speriamo che il tetto tenga.
Ma soprattutto: confrontate con la foto precedente.
Eh? Papà torna. Siamo autorizzati a dedurre che l'uomo
in giallo non fosse papà?



Anche il pony è una femmina, il che contribuisce a spiegare
la propensione a lunghe spedizioni militari
lontano da casa (Fonte: Atti del Demiurgo JTF).



La famiglia teutonica aspetta gli invasori con il sorriso
sulle labbra (notate che il bambino è spaventosamente esposto,
visibilmente privo di elmo e coperto solo da una felpa.
Di morbidissimo pile, questo sì).



Questi non sono bambini, sono scudi umani.
Il gatto, invece, è astutamente mimetico.



L'ultima foto del prigioniero con moglie e figlia,
poi uscì per andare a una riunione politica dell'opposizione.
(Mi stupisce sempre la competenza con cui il Demiurgo
sa distinguere il sesso dei Playmobilij).



Noi in effetti ce lo ricordavamo così, nel rispetto
delle Convenzioni di Ginevra e a un passo dalla
Sindrome di Stoccolma.

giovedì, settembre 06, 2007

Impara il russo con il Lipson!/13

Oggi limitiamoci a questo breve scambio, che chiameremo "triplo gioco" ma anche terzo metodo per non rispondere a una domanda (vi ricordo il primo: allargare le braccia, sgranare gli occhi ed esclamare "Prosto tak!" "Così!"; e il secondo: sguardo perso su orizzonti lontani, poi riscuotersi bruscamente e dire "Nu, mne porà idtì!", "Be', devo andare!")



- Kak skazàt' po-rùsski "triple play"?
- Ja ne znàju.
- A èsli by vy znàli?
- Daže èsli i znàl(a), to ne skazàl(a) by.
- Ja òčen' obìžen(a)!

- Come si dice in russo "triple play"?
- Non lo so.
- E se lo sapesse?
- Se anche lo sapessi non lo direi.
- Sono molto offeso/a!

File audio
(al femminile: gli stimati compagni adottino invece le varianti znal-skazal-obižen).
Mi chiederete: caro Capo capone, perché ci parli di triplo gioco? Non starà per accadere qualcosa di terribile, a Cementopoli?

Ja ne znàju, però comincerei a nascondere le betoniere in un luogo sicuro.

Diventa più intelligente con Google/9



Tutti insieme, al mio via.
Via.

mercoledì, settembre 05, 2007

Impara il russo con il Lipson!/12

Vi avverto che siamo ormai nel tunnel della betoniera e che ci attendono rivelazioni esistenziali e grammaticali non da poco.
Punto primo: Betonograd, Cementopoli. Cliccate per ingrandire.


Naš zavòd
La nostra fabbrica

My rabòtaem na betònnom zavòde.
Gde nachòditsja naš betònnyj zavòd?
Naš betònnyj zavòd nachòditsja v Betonogràde.
Noi lavoriamo nella fabbrica di cemento.
Dove si trova la nostra fabbrica di cemento?
La nostra fabbrica di cemento si trova a Betonograd.

Kak rabòtajut na betònnom zavòde?
Každyj betonščik rabòtaet s entuziàzmom.
Každaja betonščica rabòtaet s entuziàzmom.
Vot kak rabòtajut na betònnom zavòde!
Come si lavora nella fabbrica di cemento?
Ciascun lavoratore del cemento lavora con entusiasmo.
Ciascuna lavoratrice del cemento lavora con entusiasmo.
Ecco come si lavora nella fabbrica di cemento!

File audio indispensabile per rendersi bene accetti a Cementopoli. Mi raccomando l'entusiasmo, lavoratori e lavoratrici.

Punto secondo: ma dove vanno a ritemprarsi i lavoratori e le lavoratrici di Cementopoli? A Blinsk (che io tradurrei liberamente come Frittellatico).



Naša brigada otdychàet
La nostra squadra si rilassa

Gde otdychàet nàša brigàda?
My otdychàem v Blìnske.
Počemù my ljùbim otdychàt' v Blìnske?
Kak izvèstno kàždomu škòl'niku, tam nachòditsja
Velìkoe Blìnskoe mòre.
Dove si rilassa la nostra squadra?
Noi ci rilassiamo a Blinsk.
Perché ci piace rilassarci a Blinsk?
Come è ben noto a ogni scolaro, lì si trova
Il Grande Mare di Blinsk.

I kakìe dòbrye ljùdi živùt i rabòtajut v Blìnske!
Da, turìsty vsegdà govorjàt:
"Gòrod Blìnsk - očen' choròšee mèsto".
Zàvtra naša brigàda bùdet v Blinske.
Urà!
E che brave persone vivono e lavorano a Blinsk!
Sì, i turisti dicono sempre:
"La città di Blinsk è un gran bel posto".
Domani la nostra squadra sarà a Blinsk.
Urrà!

File audio su Frittellatico.

Domani a Blinsk, pensate. Mare. La squadra stanotte non chiuderà occhio.

Punto tre: non di solo mare e cemento vivono i lavoratori.



Naša brigada čitàet
La nostra squadra legge

Čto dèlaet nàša brigàda, kogdà my končàem rabòtat'?
My čitàem žurnàly v klùbe zavòda.
O čëm my čitàem?
My čitàem o betòne.
Cosa fa la nostra squadra quando finiamo di lavorare?
Leggiamo riviste nel circolo della fabbrica.
Cosa leggiamo?
Leggiamo del cemento.

Kakìe žurnàly my čitàem?
Molodye betònš
čici čitàjut žurnàl "Molodaja betònščica".Molodye betònščiki čitàjut žurnàl "Molodòj betònščik".
Quali riviste leggiamo?
Le giovani lavoratrici del cemento leggono la rivista "La giovane lavoratrice del cemento".
I giovani lavoratori del cemento leggono la rivista "Il giovane lavoratore del cemento".

Naskol'ko ja znàju, v klùbe zavòda nà
ša brigàda
ne o
čen' čàsto čitàet žurnàly "N'jusuìk", "Tàjm" i
"Rìders Dàjd
žest", ne govorjà užè o žurnàle "Bojs lajf".
Per quanto ne so, nel circolo della fabbrica la nostra squadra
non legge spesso le riviste "Newsweek", "Time" e
"Reader's Digest", per non parlare della rivista "Boy's Life".

Tutti insieme, ben attenti a pronunciare in modo vagamente esotico i titoli delle riviste dell'Impero del Male.

Così è, compagni. La squadra del cemento lavora con entusiasmo a Cementopoli, va in vacanza sul mare Frittellatico e nel tempo libero legge riviste maschili e femminili sul cemento nel dopolavoro della fabbrica.
Del resto.
Il nostro obiettivo è il cemento, mica stiamo lì a pettinare le bambole.

martedì, settembre 04, 2007

VVP e lo storione

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin faceva colazione nella sua residenza di Novo Ogarёvo, fuori Mosca. Gli faceva un po' male la testa.
Di fronte a Vladimir Vladimirovič™ al grande tavolo ovale era seduta la sua presidenziale consorte.
- Volodja, - disse piano la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - Tu e io dobbiamo parlare di una cosa seria.
- Non lo faccio, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Se avessi provato sapresti perché due mandati bastano e avanzano. E perché mai, poi? Abbiamo già tutto. Andremo a vivere in Sardegna...
- Non intendevo questo, - tagliò corto la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - Mi hanno riferito che di recente hai baciato un pesce.
- Cos'è che ho baciato? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Un pesce, - rispose la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - Uno storione, sembra.
- Ma quale storione? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Ma che storie mi racconti? Prima quel bambino, adesso 'sto storione...
- Sì sì, - annuì la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - È proprio così. Prima c'è stato il bambino. E adesso lo storione. Cosa bacerai la prossima volta, eh? Un ranocchio?
- Ma se non ho baciato nessuno! - esclamò Vladimir Vladimirovič™, - Né bambini, né pesci... Io amo te! E le bambine!
- E neanche te lo ricordi, - sospirò la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - Questo è quello che mi preoccupa più di tutto. Va bene, mettiamo che tu abbia baciato un bambino. Oppure un pesce, via. Sei il presidente, sei stanco, cosa vuoi che sia... Ma non te ne ricordi neanche! Vuol dire che quando lo fai non sei cosciente! E io sono preoccupata.
- Non posso fare le cose senza essere cosciente, - disse Vladimir Vladimirovič™, arrossendo un po', - Io ho il bottone rosso, sai.
- E ti metterai a baciare anche quello?! - esclamò la consorte di Vladimir Vladimirovič™ scoppiando a piangere.
- Ma suvvia... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, alzandosi da tavola e avvicinandosi alla moglie, - Ljudmila! Non bacerò nessun bottone! Cosa dici mai...
- Sono stanca! - disse la consorte di Vladimir Vladimirovič™ tra le lacrime, - Sono così stanca, Volodja! Quando finirà tutto questo?
- Ad aprile, a quanto pare, - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™, accarezzando il capo della consorte, - E poi, in Sardegna!
- Forse sarebbe meglio a Kaliningrad? - singhiozzò la consorte di Vladimir Vladimirovič™, - Dalla mamma?
- E allora andremo a Kaliningrad, - acconsentì prontamente Vladimir Vladimirovič™.
La consorte di Vladimir Vladimirovič™ sospirò.
Le sue spalle continuavano a sussultare, ma i singhiozzi non erano più udibili.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru


lunedì, settembre 03, 2007

Quando la realtà supera il Lipson

Ignoti rubano betoniera
Mosca, 30.08.2007
Nella zona occidentale della città tre ignoti hanno rubato una betoniera. In via Minskaja tre malviventi hanno fatto scendere dalla cabina della betoniera l'autista di una ditta specializzata in noleggio di attrezzature per l'edilizia.
I ladri hanno poi condotto l'autista sulla via Vavilova a bordo di una "Žiguli", per poi abbandonarlo all'uscita della galleria del 3° Anello di scorrimento interno. Nonostante la betoniera fosse provvista di antifurto satellitare non è stato possibile ritrovarla. Il danno economico ammonterebbe a più di un milione di rubli.

Link (in russo, ma tanto qua sappiamo tutti come si scrivono "rubare" e "betoniera")

1. Se la notizia non vi dice niente significa che non mi avete studiato il sacro Lipson, lezioni 9 e 10; peggio per voi, domai interrogo.
2. Rubare una betoniera è umano, abbandonare l'autista sul 3° Anello diabolico.
3. Una "Žiguli", compagni: sulle strade di Mosca D'javol vodit Lada, il diavolo guida una Lada.


Beslan, tre anni dopo

"L'edificio della scuola numero 1, trivellato di colpi, martoriato dalle fiamme e semidistrutto sorge in mezzo alle case della via. La decisione di demolirlo è già stata presa: verrà lasciata in piedi solo la palestra che dovrebbe diventare parte di un tempio. Ma non si placano le discussioni sul progetto (ad alcuni non va bene che sia un tempio ortodosso perché tra le vittime c'erano anche dei musulmani, altri vogliono demolire tutto compresa la palestra), e per ora l'edificio resta lì. Tre anni dopo è ancora possibile entrare nelle aule, dove i pavimenti sono ricoperti di calcinacci, di pezzi di intonaco, di macchie di sangue, dove sono sparsi qua e là quaderni e libri di testo e sui muri sono appesi, perfettamente conservati, i materiali didattici come il manifesto 'Salute: i denti e il sistema digestivo'. Si ha la sensazione fuori luogo che la tragedia abbia comunque qualcosa di cinematografico. Accanto a queste rovine pascolano le mucche e i bambini giocano a pallone".
["La stanchezza di Beslan", di Anna Rudnickaja. La traduzione è qui]

Alcune foto di Valerij Šekoldin, qui e qui.

Vaghe stelle dell'URSS/2

[La vaghezza è matrilineare.]

– Scusa Carla, ma tu quanti hanni hai?
– Ho la stessa età della Tosca.
– E la Tosca quanti anni ha?
– Non lo so.

sabato, settembre 01, 2007

Cinque cavalli

– Elio.
– Cosa.
– Perché continui ad accendere e spegnere l'aria condizionata?
– Perché mi porta via cinque cavalli.
– Ah.
– Capito?
– No.
– Senti il motore? Accesa, tic.
– ...
– Spenta, tic.
– ...
– Hai sentito?
– No.
– Cinque cavalli in meno. Allora spengo, così non devo mettere in terza.
– Ah.
– Capito?
– Sì.
– Spengo, riaccendo.
– Elio.
– Cosa.
– Scendo e spingo?

venerdì, agosto 31, 2007

VVP e il Procuratore Generale/3

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva al grande tavolo presidenziale nel suo studio all'interno del Cremlino. All'altro capo del tavolo sedeva il Procuratore Generale Jurij Jakovlevič Čajka.
- E poi stiamo indagando sul commercio illegale di cellulari confiscati, - dichiarò Jurij Jakovlevič.
- Illegale? - ripeté Vladimir Vladimirovič™, - Perché, esiste forse un commercio legale di cellulari confiscati?
- Esiste, - annuì il Procuratore Generale, - I beni confiscati vengono rivenduti. Attraverso il RFFI [Fondo Russo per l'utilizzo dei Beni Federali].
- Interessante... - borbottò Vladimir Vladimirovič™, - Ma qui leggo che esiste anche la produzione e diffusione illegale di materiale pornografico.
- Esiste, - annuì nuovamente Jurij Jakovlevič.
- Ciò significa che c'è una produzione e diffusione legale di materiale pornografico? - indagò Vladimir Vladimirovič™.
- Certo, - il Procuratore Generale si strinse nelle spalle, - Quel Prjanišnikov produce e diffonde [Sergej Prjanišnikov, regista di film pornografici]. Come se niente fosse.
- E qui invece c'è scritto, - Vladimir Vladimirovič™ sfogliava alcune carte, - Manifestazioni di estremismo non autorizzate. Perché, ne esistono anche di autorizzate?
Jurij Jakovlevič allargò le braccia, in silenzio.
- Dunque, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Direi che dentro quella testa c'è un bel casino. Non sono cose per un Procuratore Generale, queste: pornografia, cellulari... Su, scrivi.
Il Procuratore Generale aprì il bloc notes, svitò il cappuccio della sua stilografica Montegrappa e si preparò a prendere appunti.
- Scrivi, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Quando un imprenditore diventa troppo trasparente diventa difficile vederlo. Hai scritto?
Il Procuratore Generale annuì.
- E non c'è niente di peggio di un imprenditore invisibile, - continuò Vladimir Vladimirovič™, - Per questo, non appena un imprenditore comincia a diventare trasparente bisogna subito arrestarlo.
- Arrestarlo? - si stupì Jurij Jakovlevič, - Perché?
- Per non perderlo, zuccone! - spiegò Vladimir Vladimirovič™, - Scritto tutto?
Il Procuratore Generale annuì nuovamente.
- Esegui, - tagliò corto Vladimir Vladimirovič™ prima di immergersi nelle sue carte.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru


giovedì, agosto 30, 2007

VVP e il Procuratore Generale/2

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il Procuratore Generale Jurij Jakovlevič Čajka passeggiavano per i tortuosi vialetti del Cremlino. L'ultimo sole dell'estate mandava i suoi timidi raggi. Faceva freddo.
- Non escludo, - disse sommessamente Jurij Jakovlevič, - Che queste persone siano coinvolte anche negli omicidi di Paul Klebnikov e Andrej Kozlov. E c'è dell'altro: tutto ci fa supporre che siano stati questi uomini ad avvelenare Litvinenko e a far esplodere il "Nevskij Express". Sono coinvolti nell'organizzazione degli attentati di Beslan e del teatro Dubrovka. Sembra che siano stati sempre loro a mettere le bombe sugli aerei e a far saltare in aria gli appartamenti a Mosca. Tutto ci fa pensare che proprio questa banda abbia giustiziato la Starovojtova e ucciso Vladislav List'ev. Hanno messo la bomba al cimitero Kotljakovskoe e avvelenato Ivan Kivedili. Verificheremo il loro coinvolgimento negli omicidi di Dmitrij Cholodov, di Sergej Jušenkov e di padre Aleksandr Men'. Gli abbiamo trovato in casa un'accetta! E c'è dell'altro...
- E c'è dell'altro? - Vladimir Vladimirovič™ si fermò, sbigottito.
- Sì, - disse a voce bassissima Jurij Jakovlevič, - C'è dell'altro. In un quartiere di Ekaterinburg sono stati trovati i resti di due figli dell'ultimo zar russo. Abbiamo tutte le basi per supporre...
Vladimir Vladimirovič™ sospirò.
- E così abbiamo riaperto il caso. - concluse il Procuratore Generale.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru