mercoledì, febbraio 16, 2005
Cosa vuole questo da me
Tu, che sei capitato su questo blog cercando su Google "una linea bianca verticale sul monitor": probabilmente son cazzi, contatta un tecnico.
Etichette:
metablog
martedì, febbraio 15, 2005
Srce v breznu
Questa sera TV Slovenija 1 trasmetterà la prima puntata de Il cuore nel pozzo.
Ieri sera, invece, è andato in onda il documentario Fascist Legacy, di Ken Kirby: il programma sui crimini di guerra italiani in Etiopia e in Jugoslavia che la Rai ha acquistato ma mai trasmesso.
(Il documentario è stato prodotto dalla BBC nel 1989 e viene proiettato in sale e sedi di partito italiani da qualche anno.)
Ieri sera, invece, è andato in onda il documentario Fascist Legacy, di Ken Kirby: il programma sui crimini di guerra italiani in Etiopia e in Jugoslavia che la Rai ha acquistato ma mai trasmesso.
(Il documentario è stato prodotto dalla BBC nel 1989 e viene proiettato in sale e sedi di partito italiani da qualche anno.)
lunedì, febbraio 14, 2005
Parole sante
"In queste occasioni bisogna essere cinici e cattivi.
E a noi questa cinicità e questa cattiveria ci manca".
Valerio Bertotto dell'Udinese dopo la partita di ieri con la Juventus.
E a noi questa cinicità e questa cattiveria ci manca".
Valerio Bertotto dell'Udinese dopo la partita di ieri con la Juventus.
Etichette:
The Real Thing
La vendetta degli gnomi
Etichette:
Agenzia Walrus,
Oh no,
The Real Thing
John John
The former prime minister we unintentionally and mistakenly called John John should, of course, have been John Major (Parties trade accusations of dirty tricks, page 10, February 7).
The Guardian, sezione "Corrections", oggi.
The Guardian, sezione "Corrections", oggi.
Etichette:
corrections
sabato, febbraio 12, 2005
Rileggere la propria storia/ancora a proposito delle foibe
"Ma che cosa sa tuttora la maggioranza degli italiani sulla politica di sopraffazione del fascismo nei confronti delle minoranze slovena e croata [...] addirittura da prima dell'avvento al potere; della brutale snazionalizzazione [...] come parte di un progetto di distruzione dell'identità nazionale e culturale delle minoranze e della distruzione della loro memoria storica? I paladini del nuovo patriottismo fondato sul vittimismo delle foibe farebbero bene a rileggersi i fieri propositi dei loro padri tutelari, quelli che parlavano della superiorità della civiltà e della razza italica, che vedevano un nemico e un complottardo in ogni straniero, che volevano impedire lo sviluppo dei porti jugoslavi per conservare all'Italia il monopolio strategico ed economico dell'Adriatico. Che cosa sanno dell'occupazione e dello smembramento della Jugoslavia e della sciagurata annessione della provincia di Lubiana al regno d'Italia, con il seguito di rappresaglie e repressioni che poco hanno da invidiare ai crimini nazisti? Che cosa sanno degli ultranazionalisti italiani che nel loro odio antislavo fecero causa comune con i nazisti insediati nel Litorale adriatico, sullo sfondo della Risiera di S. Sabba e degli impiccati di via Ghega?
Ecco che cosa significa parlare delle foibe: chiamare in causa il complesso di situazioni cumulatesi nell'arco di un ventennio con l'esasperazione di violenza e di lacerazioni politiche, militari, sociali concentratesi in particolare nei cinque anni della fase più acuta della seconda guerra mondiale. È qui che nascono le radici dell'odio, delle foibe, dell'esodo dall'Istria. Nella storia non vi sono scorciatoie per amputare frammenti di verità, mezze verità, estraendole da un complesso di eventi in cui si intrecciano le ragioni e le sofferenze di molti soggetti. Al singolo, vittima di eventi più grandi di lui, può anche non importare capire l'origine delle sue disgrazie; ma chi fa responsabilmente il mestiere di politico o anche più modestamente quello dell'educatore deve avere la consapevolezza dei messaggi che trasmette, deve sapere che cosa significa trasmettere un messaggio dimezzato, unilaterale".
Enzo Collotti, su Il Manifesto.
Ecco che cosa significa parlare delle foibe: chiamare in causa il complesso di situazioni cumulatesi nell'arco di un ventennio con l'esasperazione di violenza e di lacerazioni politiche, militari, sociali concentratesi in particolare nei cinque anni della fase più acuta della seconda guerra mondiale. È qui che nascono le radici dell'odio, delle foibe, dell'esodo dall'Istria. Nella storia non vi sono scorciatoie per amputare frammenti di verità, mezze verità, estraendole da un complesso di eventi in cui si intrecciano le ragioni e le sofferenze di molti soggetti. Al singolo, vittima di eventi più grandi di lui, può anche non importare capire l'origine delle sue disgrazie; ma chi fa responsabilmente il mestiere di politico o anche più modestamente quello dell'educatore deve avere la consapevolezza dei messaggi che trasmette, deve sapere che cosa significa trasmettere un messaggio dimezzato, unilaterale".
Enzo Collotti, su Il Manifesto.
giovedì, febbraio 10, 2005
5 cent/La piccola posta di Miro Van Pelt
C'è questo carissimo amico, D., che attraversa una fase di grandi cambiamenti e ora – tra le altre cose – ha l'idea di avviare una piccola casa editrice.
Poi ci sono io, che per noia o sbadataggine ho l'abitudine di apparire nei sogni altrui comunicando messaggi sibillini e strampalati.
Insomma, immaginate di starvene in fase REM, con i vostri bei movimenti oculari rapidi rapidi, il corpo assolutamente immobile e tutto il resto e – ta-daaa – mi presento io. Non è una bella esperienza, ed è quello che è successo a D.
Non è neanche il massimo avere un io metafisico che se ne va a spasso senza guinzaglio, se volete saperla tutta. Che è quello che spesso succede a me.
Ecco la lettera di D.
La mia interpretazione (commento di D.: "In certi punti non so se mi stai più sul Zolla o più sull'Hillmann", e va' a sapere se è complimento o perfidia) arriva fino a un certo punto, e riguarda i due verbi, ma il senso del gesto mi è oscuro.
Chiedo aiuto.
E no, non porto i numeri del lotto.
"Cara Miro,
ti so molto impegnata per chiederti di prestare attenzione a quanto segue, ma dal momento che tu ne sei la causa, devi rassegnarti e concedermi 5 minuti...
Ieri mattina ti ho sognata. Del sogno mi rimane solo la parte finale, in cui tu sei più una figura metafisica che la Miro in carne ed ossa, ed il messaggio con cui ti congedi lo è ancora di più, tanto che rimbalzo a te un tentativo di spiegazione, o di interpretazione. Vedo la tua "immagine", quasi l'apparizione di te stessa che mi dice che, per far andare le cose in modo semplice, ci vogliono "skip" (ma io vedo la parola scritta come schip) e "shift", e me lo spieghi tracciando con le mani una linea spezzata che sembra un cappello a cilindro. Lo fai come se prendessi la linea dall'esterno delle falde, con pollice ed indice, salendo in verticale e congiungendo le dita in cima. Oggi pensavo che è una specie di Omega, non trovi? In ogni caso la "ricetta" ha a che fare con il mare, o con il navigare, in maniera simbolica, evidentemente. Qui ci vuole il tuo inglese, mia cara, perché, se tanto mi dà tanto, una sana traduzione, eclettica e intuitiva come potrebbe essere la tua, di certo potrebbe scatenare, che ne so, il nome di una casa editrice?"
Etichette:
The Real Thing,
Uitanubi
mercoledì, febbraio 09, 2005
Agenzia Walrus/L'evilometro
La scala della depravazione classifica l'orrore di un atto in base alla somma dei suoi particolari più macabri. Che delusione, pensavo fossero riusciti a quantificare il buon vecchio Satana.
Etichette:
Agenzia Walrus,
Oh no,
The Real Thing
martedì, febbraio 08, 2005
Cronache della città di G./Anonymous
Anonymous 1: "Ma come mai tanti sloveni guardano la tv italiana se fa tanto schifo???"
Anonymous 2: "Le veline sono ok".
Da una discussione tra un italiano e uno sloveno a proposito delle foibe, su un forum goriziano.
Anonymous 2: "Le veline sono ok".
Da una discussione tra un italiano e uno sloveno a proposito delle foibe, su un forum goriziano.
Etichette:
città di G.,
The Real Thing
Qui c'era un post
Qui c'era un post in cui partendo da una critica dello sceneggiato televisivo Un cuore nel pozzo si tentava di affrontare il tema delle foibe citando testi e fonti normalmente e legalmente accessibili (gli studi di Claudia Cernigoj e Giacomo Scotti tra gli altri) e una riflessione sulla strategia del non ricordo pubblicata da un altro blog. Si trattava dunque di una raccolta di giudizi, nella speranza di avviare un dialogo sgradevolissimo, doloroso ma costruttivo.
Il signore che ha ripetutamente espresso nei commenti le sue considerazioni senza tener conto delle fondamentali regole sulla libertà di espressione (né rendersi conto che di attenta raccolta di fonti si trattava, e dunque attribuendo all'autore le malefatte della galassia, IX Corpus compreso) ottiene pertanto ciò che desiderava.
Lo ottiene attraverso le minacce.
Pazienza, questo è solo un blog.
Gli si augura di riuscire a ottenere – con gli stessi mezzi – l'eliminazione delle opere citate (presenti in biblioteche, librerie, negli archivi di quotidiani, in rete) e anche di alcuni dati d'archivio.
Credo che non ci riuscirà.
Ciao a tutti.
Il signore che ha ripetutamente espresso nei commenti le sue considerazioni senza tener conto delle fondamentali regole sulla libertà di espressione (né rendersi conto che di attenta raccolta di fonti si trattava, e dunque attribuendo all'autore le malefatte della galassia, IX Corpus compreso) ottiene pertanto ciò che desiderava.
Lo ottiene attraverso le minacce.
Pazienza, questo è solo un blog.
Gli si augura di riuscire a ottenere – con gli stessi mezzi – l'eliminazione delle opere citate (presenti in biblioteche, librerie, negli archivi di quotidiani, in rete) e anche di alcuni dati d'archivio.
Credo che non ci riuscirà.
Ciao a tutti.
lunedì, febbraio 07, 2005
Mamelli
"The Pope is in Rome's Gemelli hospital, not the Mamelli (The Pope has flu but God is not on holiday, page 26, February 4)".
The Guardian, sezione "Corrections".
The Guardian, sezione "Corrections".
Etichette:
corrections
No teletrasporto?
Oggi, alle ore 17, al Circolo della Stampa
in Corso Italia 13 a Trieste
Si parlerà del libro
Operazione Foibe
Tra storia e mito
di Claudia Cernigoi
Kappa Vu Edizioni
Interverranno insieme all'autrice:
Giorgio Marzi (presidente ANPI di Trieste)
Sandi Volk (storico)
Fabio Amodeo (giornalista)
Alessandra Kersevan (editrice)
Ho il sospetto che non disponiate del teletrasporto per essere a Trieste questo pomeriggio, e quindi del libro della Cernigoi vi parlerà la vostra sgangherata vedetta del nordest, sempre che sopravviva alla visione della seconda parte de Il cuore nel pozzo.
in Corso Italia 13 a Trieste
Si parlerà del libro
Operazione Foibe
Tra storia e mito
di Claudia Cernigoi
Kappa Vu Edizioni
Interverranno insieme all'autrice:
Giorgio Marzi (presidente ANPI di Trieste)
Sandi Volk (storico)
Fabio Amodeo (giornalista)
Alessandra Kersevan (editrice)
Ho il sospetto che non disponiate del teletrasporto per essere a Trieste questo pomeriggio, e quindi del libro della Cernigoi vi parlerà la vostra sgangherata vedetta del nordest, sempre che sopravviva alla visione della seconda parte de Il cuore nel pozzo.
domenica, febbraio 06, 2005
Metto il timer
Dal sito Rai, la trama della contestata miniserie sulle foibe, Il cuore nel pozzo, in onda su Raiuno oggi e domani sera:
"Istria, 1944. Una piccola comunità istriana è sconvolta dall'arrivo dei partigiani di Tito. Tra loro c'è Novak, comandante slavo alla ricerca del figlio Carlo, avuto sei anni prima da Giulia, una donna italiana. Per non consegnare il figlio all'uomo che l'ha violentata, Giulia lo nasconde nell'orfanotrofio di Don Bruno, il sacerdote del paese. Novak non si arrende. Animato dal desiderio di vendetta uccide Giulia che si rifiuta di rivelargli dove è nascosto Carlo e continua la caccia al bambino per eliminarlo. Don Bruno, Carlo e gli altri bambini dell'orfanotrofio sono costretti a una disperata fuga attraverso le campagne dell'Istria fino al confine con l'Italia. Con l'aiuto di Ettore, un reduce alpino, di Walter, rappresentante del CNL e della giovane aiutante Anja, il sacerdote riuscirà a compiere la sua missione di salvezza fino al sacrificio della propria vita".
C'è la storia raccontata dal punto di vista di un bambino. C'è il villain titino, violentatore e persecutore di orfani. C'è il martirio della madre italiana. E naturalmente ci sono l'alpino, il CNL e la donna slava dai nobili intenti. C'è anche il prete-eroe, un Leo Gullotta della cui partecipazione tanti si stupiscono essendo egli in quota Rifondazione (tutta gente che scambia il Bagaglino per satira d'estrema sinistra, immagino).
Le mie sono solo osservazioni sul plot, che mi sembra abbastanza grossolano da far temere una fiction facilona e approssimativa. Quanto poi si presti a una grave falsificazione storica, si vedrà.
Per ora non dico nulla. Oggi e domani metto il timer, poi mi guardo diligentemente questa roba.
Ne riparliamo.
"Istria, 1944. Una piccola comunità istriana è sconvolta dall'arrivo dei partigiani di Tito. Tra loro c'è Novak, comandante slavo alla ricerca del figlio Carlo, avuto sei anni prima da Giulia, una donna italiana. Per non consegnare il figlio all'uomo che l'ha violentata, Giulia lo nasconde nell'orfanotrofio di Don Bruno, il sacerdote del paese. Novak non si arrende. Animato dal desiderio di vendetta uccide Giulia che si rifiuta di rivelargli dove è nascosto Carlo e continua la caccia al bambino per eliminarlo. Don Bruno, Carlo e gli altri bambini dell'orfanotrofio sono costretti a una disperata fuga attraverso le campagne dell'Istria fino al confine con l'Italia. Con l'aiuto di Ettore, un reduce alpino, di Walter, rappresentante del CNL e della giovane aiutante Anja, il sacerdote riuscirà a compiere la sua missione di salvezza fino al sacrificio della propria vita".
C'è la storia raccontata dal punto di vista di un bambino. C'è il villain titino, violentatore e persecutore di orfani. C'è il martirio della madre italiana. E naturalmente ci sono l'alpino, il CNL e la donna slava dai nobili intenti. C'è anche il prete-eroe, un Leo Gullotta della cui partecipazione tanti si stupiscono essendo egli in quota Rifondazione (tutta gente che scambia il Bagaglino per satira d'estrema sinistra, immagino).
Le mie sono solo osservazioni sul plot, che mi sembra abbastanza grossolano da far temere una fiction facilona e approssimativa. Quanto poi si presti a una grave falsificazione storica, si vedrà.
Per ora non dico nulla. Oggi e domani metto il timer, poi mi guardo diligentemente questa roba.
Ne riparliamo.
venerdì, febbraio 04, 2005
L'ostaggio e la cura Pyongyang
Appena ho preso l'ostaggio, Antonello mi voleva mandare addosso un battaglione di Playmobil, e poi si è reso conto che stava dalla mia parte. Il consiglio di Tonii è stato: "fagli cambiare sesso, e poi che dimostri che è capace di andare in bici da solo". Sivola mi ha messo in guardia contro il riconoscimento satellitare ("non si poteva ovviare con il solito lenzuolo nero?"). Anna esprimeva la stessa perplessità ("che razza di militante serio fa una roba del genere? a sto punto, non so, legalo al duomo!"). Daniele mostrava i primi segni di compassione, ed è stato subito perdonato (bisogna esser duri senza perdere la tenerezza). Intanto i nani guardiani da giardino si macchiavano di collaborazionismo con il nemico, e venivano rinchiusi con Bianca N. in una gabbia "meglio di Guantanamo®" (condizioni migliori, acqua fresca a disposizione, e brani scelti di prosa nordcoreana dagli altoparlanti). Un'inviata di Amnesty segnalava che le condizioni psicologiche di Ken erano disastrose a causa delle severe privazioni ("cosa ti è saltato in mente di togliergli la moto d'acqua e il meraviglioso camper?"). La già fragile personalità dell'ostaggio risentiva inoltre di alcuni dubbi sulla sua virilità sollevati da Zu e confermati entusiasticamente da tutti.
Infine, mentre ero in visita da Lia, Ken ha tentato la fuga. Non sapeva che conosco il Carso come le mie tasche. L'ho trovato che vagava per Doberdò spaventando a morte i caprioli. Questi marines se la caveranno anche, nel deserto, ma non sanno cos'è una dolina.
La cura Pyongyang continua: lo stiamo rieducando.
Etichette:
defrag,
ognigiornochepassa,
semprepiubelli,
The Real Thing
A hell of a lot of fun
Il Tenente Generale dei Marines James Mattis ha confessato che "sparare a certe persone è divertente". Insomma, dice Mattis, uno va in Afghanistan, e lì trova tizi che vanno in giro a prendere a schiaffi le donne perché non portano il velo, insomma, tipi che non hanno comunque più un briciolo di virilità, "e allora ti diverti un casino a sparargli".
Ma sì, hanno commentato i vertici militari, Mattis dovrebbe misurare un po' le parole, ma lui è un candido, e comunque niente da dire sul suo valore e la sua esperienza.
Quest'uomo dovrebbe vivere il resto della sua vita in un costante, umiliante e disagevole stato di disgrazia rituale. Invece a Hollywood faranno un film su di lui, e gli daranno la faccia di Harrison Ford.
Tutto questo contribuisce a rendere la situazione dell'ostaggio Ken enormemente più complicata.
Ma sì, hanno commentato i vertici militari, Mattis dovrebbe misurare un po' le parole, ma lui è un candido, e comunque niente da dire sul suo valore e la sua esperienza.
Quest'uomo dovrebbe vivere il resto della sua vita in un costante, umiliante e disagevole stato di disgrazia rituale. Invece a Hollywood faranno un film su di lui, e gli daranno la faccia di Harrison Ford.
Tutto questo contribuisce a rendere la situazione dell'ostaggio Ken enormemente più complicata.
Etichette:
Freedom fries,
The Real Thing
giovedì, febbraio 03, 2005
Ne ho cinquanta
Fino a ieri erano solo sei.
Anche pensando di intestarne una a ciascun amico del mio gatto e alla sua fidanzata, me ne avanzano proprio tante.
Oddio, ci sarebbe l'ostaggio Ken.
Serve una Gmail?
Anche pensando di intestarne una a ciascun amico del mio gatto e alla sua fidanzata, me ne avanzano proprio tante.
Oddio, ci sarebbe l'ostaggio Ken.
Serve una Gmail?
Etichette:
metablog
mercoledì, febbraio 02, 2005
L'ostaggio
Ho preso un ostaggio anch'io. È un marine statunitense di nome Ken e le sue condizioni di salute per ora sono buone.
Avete qualche richiesta da fare, già che ci siamo?
Update, 3 febbraio 2005: si è scoperto che i nani da giardino fornivano informazioni cifrate al nemico per facilitare la localizzazione del nascondiglio.
E questa è la fine che hanno fatto, loro e quella perfida di Bianca N. (sempre meglio di quello che i loro amici combinano a Guantanamo, comunque).
Questo dovrebbe dimostrarvi che non sto scherzando.
Etichette:
defrag,
ognigiornochepassa,
semprepiubelli,
The Real Thing
lunedì, gennaio 31, 2005
Perché proprio a me
- Come sei magra: cosa porti, una quaranta?
- ... una quaranta, una trentotto...
- Ah, ma anch'io da giovane ero magrissima.
- Ma no.
- Pensa che portavo la seconda.
- Oddio.
- Sì. Poi a quattordici anni ho sviluppato.
- ... una quaranta, una trentotto...
- Ah, ma anch'io da giovane ero magrissima.
- Ma no.
- Pensa che portavo la seconda.
- Oddio.
- Sì. Poi a quattordici anni ho sviluppato.
Etichette:
The Real Thing
sabato, gennaio 29, 2005
Il capitalismo e la libertà
Erano i tempi della glasnost' e della perestrojka, ma mentre Gorbaciov stava liquidando con garbato brio l'Unione Sovietica non gli era evidentemente ancora chiaro un ultimo, cruciale dettaglio: la legge della domanda e dell'offerta. Idovinate chi gliel'ha spiegata, invitato da Bettino Craxi come rappresentante del libero mercato. Berlusconi, naturalmente.
Che adesso commenta: "Non avete idea di quanto tempo ci voglia per spiegare la libertà in tutte le sue forme".
Il rumore che avete appena sentito è Karl Marx che si sta rivoltando in quel di Highgate: non chiedetemi perché, ma questo blog ha un'acustica pazzesca.
Che adesso commenta: "Non avete idea di quanto tempo ci voglia per spiegare la libertà in tutte le sue forme".
Il rumore che avete appena sentito è Karl Marx che si sta rivoltando in quel di Highgate: non chiedetemi perché, ma questo blog ha un'acustica pazzesca.
giovedì, gennaio 27, 2005
La bambina con il fucile
Come fa un quotidiano a convincere i pubblicitari ad acquistare spazi sulle proprie pagine? Si presenta come un giornale in grado di offrire le notizie locali e quelle mondiali, di parlare di politica e di fatti di costume: un quotidiano locale con una più ampia visione del mondo, e dunque in grado di attrarre un pubblico vasto, appetibile e scelto.
Electronic Intifada segnala e denuncia la pubblicità del San Francisco Examiner e del Washington Examiner apparsa su Media Week: a sinistra una bambina che suona il violino, a destra una bambina che imbraccia un fucile; a sinistra, la sigla PTA (Parent Teacher Association, l'Associazione dei genitori e degli insegnanti), a destra la sigla PLO (Palestine Liberation Organization, l'OLP). From PTA to PLO, dal violino al fucile: non c'è giornale locale che sia in grado di dare notizie di così ampia portata.
Lo sfruttamento dell'infanzia a scopi pubblicitari è già odioso, ma questa demonizzazione dei bambini palestinesi è offensiva, di cattivo gusto e falsificante. Tra il 29 settembre 2000 e il 31 dicembre 2004 sono stati uccisi 625 bambini palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Non ce l'avevano, il fucile.
Electronic Intifada segnala e denuncia la pubblicità del San Francisco Examiner e del Washington Examiner apparsa su Media Week: a sinistra una bambina che suona il violino, a destra una bambina che imbraccia un fucile; a sinistra, la sigla PTA (Parent Teacher Association, l'Associazione dei genitori e degli insegnanti), a destra la sigla PLO (Palestine Liberation Organization, l'OLP). From PTA to PLO, dal violino al fucile: non c'è giornale locale che sia in grado di dare notizie di così ampia portata.
Lo sfruttamento dell'infanzia a scopi pubblicitari è già odioso, ma questa demonizzazione dei bambini palestinesi è offensiva, di cattivo gusto e falsificante. Tra il 29 settembre 2000 e il 31 dicembre 2004 sono stati uccisi 625 bambini palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Non ce l'avevano, il fucile.
Etichette:
Palestina
Iscriviti a:
Post (Atom)