Non amo dare qui giudizi su film e raccomandarne o sconsigliarne la visione. Al massimo slittano direttamente nella categoria "dobraroba". Questa è un'eccezione.
Poche sere fa ho visto Essere e Avere, di Nicholas Philibert, un film-documentario ambientato nel Puy-de-Dôme, nella Francia rurale. È la storia di un anno scolastico in una vera multiclasse, o classe unica, in cui "i più piccoli", "i piccoli" e "i più grandi" vengono seguiti e istruiti da un maestro sulla soglia della pensione (si tratta per lui dell'ultimo anno di insegnamento).
Con occhio attento e quasi invisibile, il regista osserva e registra la vita della classe, i suoi ritmi quotidiani scanditi dalle stagioni: il film si apre infatti con uno scuolabus che affronta un paesaggio montano invernale e si chiude con le ultime lezioni all'aperto e la gita nel silenzio dei campi di grano in un'estate abbagliante.
Giorno dopo giorno, senza un'evidente imposizione di ritmo e senza apparente fretta, ci vengono mostrati minimi e lenti progressi, scene di vita familiare (come l'episodio dell'intera famiglia alle prese con il problema di aritmetica del bambino), momenti di vita di classe. Vediamo il maestro, alle prese con un dovere sentito e coltivato come vocazione, impartire i rudimenti della scrittura e della costruzione delle frasi, farsi severo di fronte a un litigio tra ragazzi, tranquillizzare una mamma preccupata per i problemi di apprendimento e di comunicazione della sua bambina e un bimbo in ansia per la malattia del papà. A un certo punto ascoltiamo il maestro parlare di sé e della sua storia familiare – i genitori fieri del suo lavoro di insegnante, i sacrifici della famiglia, una professione voluta e sentita fin da piccolo – e capiamo quanto sia a un tempo consapevole del suo ruolo e vicino ai genitori umili dei suoi allievi. Lo vediamo presente e sollecito, mentre dosa l'alfabeto e i numeri alla sua classe, sovrintende divertito alla loro educazione fino a quell'"au revoir monsieur" detto da ciascuno dei bambini, ultimo di una lunga serie e, semplicemente, ultimo: i bambini ci sfilano davanti agli occhi fuori dalla classe e dal film. La sola figura del maestro, l'aria un po' spaesata e commossa, occupa l'inquadratura finale.
E mi sono resa conto di questo: pensavo i due verbi impegnativi del titolo alludessero a concetti, a chissà quali lezioni morali. Sono invece i primi due verbi che si imparano a scuola, che si coniugano con lentezza esasperante, tra gli errori e gli incespicamenti.
Ho pensato spesso, negli ultimi giorni, a questo film-documentario in cui i bambini sono coltivati e protetti come belle e preziose piantine: si ha l'impressione che la scuola davvero li difenda e li custodisca, che si prenda cura di loro, che li renda più forti nonostante le lacune e le imperfezioni, e forse più fortunati dei loro genitori, migliori. Come deve essere.
Ne L'argent de poche (tradotto in italiano come Gli anni in tasca), che l'opera di Philibert richiama, anche per l'ambientazione – se non fosse che a Truffaut sta a cuore la storia, e anche un po' di autobiografia, e non la verosimiglianza – si assiste alla caduta dalla finestra di un bambino, con miracoloso lieto fine. Un personaggio commenta: "i bambini sbattono contro tutto, sbattono contro la vita, ma hanno la grazia divina, e anche la pelle dura".
Invece noi lo sappiamo, non hanno la pelle abbastanza dura. La "grazia divina" spesso si dimentica di loro, lasciandoci inariditi a desiderare che le cose andassero, se non come nel film di Truffaut, almeno come nella tenace, coraggiosa multiclasse di Essere e Avere.
lunedì, settembre 06, 2004
mercoledì, settembre 01, 2004
Dopo l'Istria, il Carso
Miss Trieste si chiama Sara Jug, ha diciannove anni, è alta un metro e ottanta. È anche slovena. Mamma di Vrtojba e papà di Solkan, intorno a Nova Gorica.
Il vostro agente sul confine si limita a riferire che Jug, Sara, certamente priva di passaporto italiano, ha gli occhi chiarissimi, i capelli neri, e uno stacco di gamba che ha il suo perché.
Ma, visto che stiamo parlando di una selezione di Miss Italia (cioè, roba serissima) e della leggendaria bellezza delle donne triestine (vera, e altrettanto seria), a Trieste si apre il rovente dibattito.
Ci sono i cosmopoliti ("farei lo stesso discorso se fosse di Helsinki"), i normativi ("poteva essere anche greca, cecoslovacca, ungherese, ma almeno residente a Trieste"), i sarcastici ("cambino il regolamento, o il prossimo anno potranno liberamente legalizzare Miss Ferragosto o Miss Sardon Day"), i patetici ("ora c'è anche il rimpianto di non festeggiare con una bellezza triestina i cinquant'anni del ritorno di Trieste all'Italia"), i dietrologi ("si vogliono fare le solite strumentalizzazioni"), i patriottardi ("se si voleva proprio essere rivoluzionari si poteva eleggere per una volta una cinquantenne, una triestina nata nel 1954, l'anno della seconda redenzione").
E infine, cari signori, c'è lui, il teorico dei vasi comunicanti: "la Slovenia, nazione giovane ed emergente, sta più in alto rispetto l'Italia, e ci sommergerà". E conclude amaramente: "dopo l'Istria, l'Italia ha perso anche il Carso".
Solo lui sa perché.
Il vostro agente sul confine si limita a riferire che Jug, Sara, certamente priva di passaporto italiano, ha gli occhi chiarissimi, i capelli neri, e uno stacco di gamba che ha il suo perché.
Ma, visto che stiamo parlando di una selezione di Miss Italia (cioè, roba serissima) e della leggendaria bellezza delle donne triestine (vera, e altrettanto seria), a Trieste si apre il rovente dibattito.
Ci sono i cosmopoliti ("farei lo stesso discorso se fosse di Helsinki"), i normativi ("poteva essere anche greca, cecoslovacca, ungherese, ma almeno residente a Trieste"), i sarcastici ("cambino il regolamento, o il prossimo anno potranno liberamente legalizzare Miss Ferragosto o Miss Sardon Day"), i patetici ("ora c'è anche il rimpianto di non festeggiare con una bellezza triestina i cinquant'anni del ritorno di Trieste all'Italia"), i dietrologi ("si vogliono fare le solite strumentalizzazioni"), i patriottardi ("se si voleva proprio essere rivoluzionari si poteva eleggere per una volta una cinquantenne, una triestina nata nel 1954, l'anno della seconda redenzione").
E infine, cari signori, c'è lui, il teorico dei vasi comunicanti: "la Slovenia, nazione giovane ed emergente, sta più in alto rispetto l'Italia, e ci sommergerà". E conclude amaramente: "dopo l'Istria, l'Italia ha perso anche il Carso".
Solo lui sa perché.
Etichette:
nodobraroba
martedì, agosto 31, 2004
Chiaro
La maggioranza di centrodestra ha bocciato al senato lo stanziamento dei soldi necessari per le celebrazioni del 60esimo anniversario della Resistenza e della Liberazione.
Riprendo (immagine di Strelnik) e sottoscrivo.
Riprendo (immagine di Strelnik) e sottoscrivo.
Etichette:
spingitoridicavalieri
venerdì, agosto 27, 2004
Guerra, va bene?
Per banali motivi mi trovo spesso a leggere i quotidiani del giorno prima. La sfasatura talvolta è appena percepibile, altre volte vertiginosa: ci si sente veggenti e indovini, un po' Cassandra e un po' Tiresia, inutilmente più vecchi e più saggi. Funziona benissimo con la pagina dello sport.
Oggi, scorrendo i quotidiani di ieri, mi sono resa conto dell'insensato chiacchiericcio di fondo (chissà perché, follemente ottimista) sulla vicenda Baldoni.
Leggendo sapevo come sarebbe andata a finire.
È andata a finire che è morto ammazzato il più simpatico degli italiani in Iraq.
Ma la parola guerra vi fa venire in mente qualcosa?
Smettiamola di citare i blogger anche su televideo, per favore. Sono una pratica scorciatoia, l'equivalente moderno delle interviste raccolte per la strada, le opinioni della "gente", la sbirciatina alla commedia umana: quello che serve al cronista quando vuole anticipare l'ora dell'aperitivo, mentre dovrebbe fare il suo lavoro.
Quindi, basta con le tastiere inondate di lacrime.
Basta con tutti questi digitatori folli impegnati a mettere nero su bianco le proprie chiarissime o sfocatissime idee. E non dico farli tacere, ma almeno staccargli l'adsl per un paio di giorni.
Adesso, con il mio senno di Tiresia da strapazzo, preferirei che le brave persone come Baldoni se ne stessero a casa loro, e smettessero di correre rischi inutili.
La loro morte irachena, per incidente, per sbadataggine, per pallottole vaganti, per rapimento con esecuzione, per collutazione con pistolettata finale, per fraintesa buona fede, non serve a niente.
Ho appena deciso che domani non aprirò i giornali di oggi.
Oggi, scorrendo i quotidiani di ieri, mi sono resa conto dell'insensato chiacchiericcio di fondo (chissà perché, follemente ottimista) sulla vicenda Baldoni.
Leggendo sapevo come sarebbe andata a finire.
È andata a finire che è morto ammazzato il più simpatico degli italiani in Iraq.
Ma la parola guerra vi fa venire in mente qualcosa?
Smettiamola di citare i blogger anche su televideo, per favore. Sono una pratica scorciatoia, l'equivalente moderno delle interviste raccolte per la strada, le opinioni della "gente", la sbirciatina alla commedia umana: quello che serve al cronista quando vuole anticipare l'ora dell'aperitivo, mentre dovrebbe fare il suo lavoro.
Quindi, basta con le tastiere inondate di lacrime.
Basta con tutti questi digitatori folli impegnati a mettere nero su bianco le proprie chiarissime o sfocatissime idee. E non dico farli tacere, ma almeno staccargli l'adsl per un paio di giorni.
Adesso, con il mio senno di Tiresia da strapazzo, preferirei che le brave persone come Baldoni se ne stessero a casa loro, e smettessero di correre rischi inutili.
La loro morte irachena, per incidente, per sbadataggine, per pallottole vaganti, per rapimento con esecuzione, per collutazione con pistolettata finale, per fraintesa buona fede, non serve a niente.
Ho appena deciso che domani non aprirò i giornali di oggi.
mercoledì, agosto 25, 2004
Contattismi
Dopotutto, che cos'è questo blog se non un deposito privato di vanità e di scontento, alternati a momenti di indignazione politica e/o sociale, con episodi da comare all'hard discount? E sto parlando di quando sono in vena.
Questo post contiene tutti questi elementi, più un velato j'accuse contro la spregiudicata lobby farmaceutica. Mettiamoci il cuore in pace.
Insomma, è possibile che un flacone da 360 ml di soluzione salina per lenti a contatto comprato in farmacia e prodotto neanche tanto lontano, e cioè nella zona industriale di Trieste, costi la bellezza di 9,92 euro?
Che cosa deve fare una soluzione sterile per lenti a contatto? Sciacquarle, disinfettarle, idratarle. Togliere le proteine, via.
Per 9,92 euro al flaconcino io pretendo almeno che mi restituisca due diottrie (mio dio! ci vedo! miracolo!) o che faccia sparire le occhiaie (miracolo! mio signore, io credo!) o che ridoni all'iride quel "tono veneto" e quella "partitura toscana" dei tempi migliori (dicono).
E invece questa salina, che con i suoi 27,56 euro a litro mi sta più su del Brent, semplicemente, squallidamente sciacqua.
Fine del post qualunquista.
Ciò significa che: no, oggi non parlerò delle mezze stagioni.
Questo post contiene tutti questi elementi, più un velato j'accuse contro la spregiudicata lobby farmaceutica. Mettiamoci il cuore in pace.
Insomma, è possibile che un flacone da 360 ml di soluzione salina per lenti a contatto comprato in farmacia e prodotto neanche tanto lontano, e cioè nella zona industriale di Trieste, costi la bellezza di 9,92 euro?
Che cosa deve fare una soluzione sterile per lenti a contatto? Sciacquarle, disinfettarle, idratarle. Togliere le proteine, via.
Per 9,92 euro al flaconcino io pretendo almeno che mi restituisca due diottrie (mio dio! ci vedo! miracolo!) o che faccia sparire le occhiaie (miracolo! mio signore, io credo!) o che ridoni all'iride quel "tono veneto" e quella "partitura toscana" dei tempi migliori (dicono).
E invece questa salina, che con i suoi 27,56 euro a litro mi sta più su del Brent, semplicemente, squallidamente sciacqua.
Fine del post qualunquista.
Ciò significa che: no, oggi non parlerò delle mezze stagioni.
Etichette:
nientedadire,
nodobraroba,
tantopoco
martedì, agosto 24, 2004
Vegcat
Prima, c'era solo un vago sospetto: avevamo notato una certa predilezione per le olive e le zucchine trifolate, un gusto per il radicchietto di primo taglio. Poi, una tendenza a stringere amicizie durature più che a imporre le regole della catena alimentare con i passeri e le cinciallegre sul terrazzo di casa.
Infine, quando gli abbiamo agitato davanti al naso una fetta di crudo di San Daniele, la reazione è stata: "come dovrei giocarci, con questo?". Poi si è prodotto nel suo caratteristico suono di disappunto (un piccolo sbuffo dalle narici, poco più di un sospiro, il massimo della disapprovazione) e si è allontanato a coda alta.
Guardiamo in faccia la realtà: questo gatto è praticamente vegetariano.
Nella foto, alle prese con: misticanza, rucola, carote a julienne, fagioli cannellini, abbondante mais. Pochissimo sale, poco olio d'oliva, due gocce di balsamico.
Che stella.
E adesso speriamo che non mi diventi buddista.
Infine, quando gli abbiamo agitato davanti al naso una fetta di crudo di San Daniele, la reazione è stata: "come dovrei giocarci, con questo?". Poi si è prodotto nel suo caratteristico suono di disappunto (un piccolo sbuffo dalle narici, poco più di un sospiro, il massimo della disapprovazione) e si è allontanato a coda alta.
Guardiamo in faccia la realtà: questo gatto è praticamente vegetariano.
Nella foto, alle prese con: misticanza, rucola, carote a julienne, fagioli cannellini, abbondante mais. Pochissimo sale, poco olio d'oliva, due gocce di balsamico.
Che stella.
E adesso speriamo che non mi diventi buddista.
Etichette:
gatti,
signorG,
The Real Thing
venerdì, agosto 20, 2004
Per viziare
Dunque, eccomi di nuovo qui appiccicata al Gito: per togliergli quell'espressione dal muso (residui di contrarietà, con tracce di scontento che promettevano un autunno caldo) ieri gli ho comprato un pacchetto di Sticklies (boh), che si autodichiarano senza pudore "12 bastoncini per viziare". Contengono del saporito formaggio e una percentuale di taurina che a occhio e croce supera la dose massima giornaliera della Juventus.
Volevo solo farlo contento.
Adesso, invece, mi tocca giocarci a braccio di ferro.
Volevo solo farlo contento.
Adesso, invece, mi tocca giocarci a braccio di ferro.
domenica, agosto 01, 2004
Quattro mura
Cose che ho sentito dire in questa casa:
"Ma li avete letti tutti?"
"Ce l'hai il dvd di Zardoz?"
"Mi metti Heroes?"
"Io di solito mi siedo qui."
"Ma se cambiate casa qua ci posso venire io?"
"Due giorni in questo posto e non mi sento più le gambe."
"Il fascino di una casa crepuscolare."
"Un mortorio. Neanche un lampadario"
"Posso misurarti le scale?"
"Quante belle energie!"
"L'angoliera, perché non attaccarla al soffitto?"
"Ma il castello si vede?"
"Questo interruttore è per la luce o per la ventola del bagno?"
"Ma qua è ancora Italia?"
"Direi che queste pareti hanno una bella impaginazione"
"Rinforzarla, questa porta. Con un bel fischer."
"I cassetti scorrono benissimo."
"In effetti quelle Nike le avevo già notate nella scarpiera in bagno..."
"No, il Maresciallo Tito no."
"Quello che ho visto uscire da sotto l'armadio è un gatto o un mucchio di polvere?"
È vero: questa casa è spesso in penombra, silenziosa, un po' impolverata. Equidistanti, ci sono una caserma e una chiesa. La mattina e la sera si danno il cambio uno strepitante inno di Mameli e un'elaborata, interminabile scampanata preregistrata. È un posto che mi piace.
In questo momento si sentono solo il ronzio di un aereo da turismo, le foglie dei pioppi agitate dal vento e un bambino che passa in bici sotto casa. Tra un po' il vicino annaffierà il giardino e manderà a fanculo la moglie a mezza voce. Speriamo che non gli venga voglia di passare il tosaerba.
In giornate immobili e calde come questa la micia zampetta ancora per le stanze, sempre giovane e bella, mentre il Gito sogna.
"Ma li avete letti tutti?"
"Ce l'hai il dvd di Zardoz?"
"Mi metti Heroes?"
"Io di solito mi siedo qui."
"Ma se cambiate casa qua ci posso venire io?"
"Due giorni in questo posto e non mi sento più le gambe."
"Il fascino di una casa crepuscolare."
"Un mortorio. Neanche un lampadario"
"Posso misurarti le scale?"
"Quante belle energie!"
"L'angoliera, perché non attaccarla al soffitto?"
"Ma il castello si vede?"
"Questo interruttore è per la luce o per la ventola del bagno?"
"Ma qua è ancora Italia?"
"Direi che queste pareti hanno una bella impaginazione"
"Rinforzarla, questa porta. Con un bel fischer."
"I cassetti scorrono benissimo."
"In effetti quelle Nike le avevo già notate nella scarpiera in bagno..."
"No, il Maresciallo Tito no."
"Quello che ho visto uscire da sotto l'armadio è un gatto o un mucchio di polvere?"
È vero: questa casa è spesso in penombra, silenziosa, un po' impolverata. Equidistanti, ci sono una caserma e una chiesa. La mattina e la sera si danno il cambio uno strepitante inno di Mameli e un'elaborata, interminabile scampanata preregistrata. È un posto che mi piace.
In questo momento si sentono solo il ronzio di un aereo da turismo, le foglie dei pioppi agitate dal vento e un bambino che passa in bici sotto casa. Tra un po' il vicino annaffierà il giardino e manderà a fanculo la moglie a mezza voce. Speriamo che non gli venga voglia di passare il tosaerba.
In giornate immobili e calde come questa la micia zampetta ancora per le stanze, sempre giovane e bella, mentre il Gito sogna.
Etichette:
casa,
dobraroba,
gatti,
ognigiornochepassa,
semprepiubelli,
The Real Thing
mercoledì, luglio 28, 2004
Tutti da Madame Tussaud sabato sera
"Beh, ma sei in forma! In vent'anni non sei cambiata neanche un po'!"
"Eh!"
"Se vai avanti così, tra vent'anni, allora..."
"Ma dài..."
"Dico, tra vent'anni sarai pronta per il Museo delle cere!"
"Eh!"
"Se vai avanti così, tra vent'anni, allora..."
"Ma dài..."
"Dico, tra vent'anni sarai pronta per il Museo delle cere!"
Etichette:
ognigiornochepassa,
semprepiubelli,
The Real Thing
lunedì, luglio 12, 2004
5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt
"Gentile Van Pelt,
non so se il fatto la può interessare (per la sua rubrica di posta del cuore, voglio dire), ma sto retrocedendo ad un sentimento primitivo. Ha presente la cosa? Lo voglio confidare a lei in quanto lei rappresenta bene invece il lato oscuro di questo mio stato, cioè quel sagace e brillante orientarsi nelle cose con piglio scanzonato, irriverente, cinico (dissacrante e iconoclasta, anche). Conoscendo, come dicevo, questo aspetto, per simmetria può intendere il significato di un crescente stato di commozione e venerazione, di occhio che cede all'umido e cuore lavorato come il burro quando si preparano i dolci a forma di pesca.
Lei e il blog che le confina tutt'intorno, lei e le sue compagne di merende siete muse corrosive. Siete mie alter ego e, in senso evangelico, mie 'nemiche'.
Il destino di chi è travolto da un sentimento di pietà da cattolicesimo parrocchiale è quello di offrirvisi quale vittima designata, così come ci si affida a laser chilometrici anzichè a lucide stelle. L'avrà inteso perfettamente: non c'è ironia nelle mie parole, nè uno schema sacchiano fatto di buoni e cattivi. Sono solo ripreso dall'elastico di ritorno dello stupore infantile, e non capisco più, per quanto la cosa mi piaccia, se sia un verso di andata o un ritorno, per un piccolo cuore che rumoreggia nel mondo.
Vorrebbe gentilmente dissezionare tutto questo, per me, che non ne sono più capace?"
US
Caro US,
pietà da cattolicesimo parrocchiale, occhio umido e cuore di burro in forma di pesca, ritorno all'istinto primitivo e allo stupore infantile. Mio caro, lei ha scelto le persone giuste alle quali consegnare il suo sbigottito sentire. Non conosco il motivo di queste nuove vibrazioni interiori, ma potrei darle alcuni consigli utili: perché la commozione facile si fa viva quando meno se l'aspetta, immagino; io già la vedo mentre segue con sguardo fanciullesco un volo di tortore dalla finestra aperta del suo open space, o si intenerisce più del dovuto alla vista di un crepuscolo estivo, o mi va in piena petite madeleine davanti a un cielo dalle sfumatore pastello (a questo riguardo, se vive a Milano, sta assistendo probabilmente a un tramonto all'ozono).
Ho una confessione da farle: io al cinema piango. E non solo di fronte ai film di Ken Loach, o a certe visioni teneramente o rabbiosamente socialiste, a certi finali aspri di Scorsese, ai cartoni giapponesi, al solo pensiero che Stanley Kubrick non c'è più. No, io sono capace di spargere lacrime anche per la morte di Godzilla, povera creatura, e ho detto tutto. In quel momento ha il sopravvento la bambina che passava i pomeriggi della domenica alla Stella Matutina (sic), pronta a piangere anche per Braccobaldo. C'è un solo modo per resistere a quella bambina: guardare intensamente un angolo del soffitto nei pressi dello schermo, cercare una macchia di umidità, e concentrarsi, lavorare di fantasia.
Le sto dicendo proprio questo, caro US (come "United States", come "Un Sognatore", come il pinkfloydiano "Us and them"?): da qualche parte, vicino alla sua visione all'ozono, c'è una bella macchia di umidità dalla forma comica o indecente. Di tanto in tanto vi si conceda con generosità, vedrà le soddisfazioni.
Ma tenga anche presente che questo moto elastico di andata o ritorno verso lo stupore infantile le piace, e dunque non lo sacrifichi troppo. Qualcuno ha detto che non è mai troppo tardi per avere un'infanzia felice. Non è forse possibile che lei stia facendo proprio questo?
Un ultimo consiglio: la descrizione che fa del suo cuore denuncia un incontro ravvicinato del quinto tipo con squisiti dolci a forma di pesca. Lasci che glielo dica: il suo feroce allergologo non se la berrà, la storia del fanciullo.
E a questo punto, dichiaro allegramente aperto il forum.
Etichette:
The Real Thing
Après-midi di donna e gatto con piccola fuga
Si comunica che la qui presente Miru, lucida e presente a se stessa, dopo aver patito una scossa di terremoto molto intensa, con epicentro in Slovenia zona Bled-Bovec-Monte Nero (5,1 Richter), ha ripreso possesso della sua residenza in seguito a breve fuga con Gitino il gatto. E che a Gitino il gatto, a giudicare da come ha salutato i ritrovati croccantini, i terremoti mettono fame.
Etichette:
The Real Thing
venerdì, luglio 09, 2004
Fragili/2
Altra telefonata dei miei.
"Papà mi ha detto di dirti che dal 15 in poi, se non ci trovi a casa, siamo dai pompieri perché seguiamo il consiglio di Pisanu. Quando torni puoi passarci a prendere in caserma. Ci portiamo dietro anche il Gito [il mio gatto]. Ciao ciao ciao ciao ciao."
Ringrazio sentitamente questo governo, che contribuisce a rendere i miei genitori più spiritosi e leggermente più chiassosi del solito.
"Papà mi ha detto di dirti che dal 15 in poi, se non ci trovi a casa, siamo dai pompieri perché seguiamo il consiglio di Pisanu. Quando torni puoi passarci a prendere in caserma. Ci portiamo dietro anche il Gito [il mio gatto]. Ciao ciao ciao ciao ciao."
Ringrazio sentitamente questo governo, che contribuisce a rendere i miei genitori più spiritosi e leggermente più chiassosi del solito.
Etichette:
Elio,
famigliamir,
Lina,
The Real Thing
domenica, luglio 04, 2004
venerdì, luglio 02, 2004
Different
Gmail is different
Bene, ce l'ho anch'io.
mirumir(chiocciola)gmail.com, e rispondo quasi sempre.
Una volta ho perfino spiegato a un estraneo come potenziare il robomobile per cavarsela nelle miniere di Zelmite.
A dire il vero, non è più tornato dalla grotta numero 7.
Bene, ce l'ho anch'io.
mirumir(chiocciola)gmail.com, e rispondo quasi sempre.
Una volta ho perfino spiegato a un estraneo come potenziare il robomobile per cavarsela nelle miniere di Zelmite.
A dire il vero, non è più tornato dalla grotta numero 7.
Etichette:
dobraroba
giovedì, luglio 01, 2004
Fragili
Il ministro Sirchia ha le idee chiare: sapendo dove sono gli "anziani fragili", dice, "abbiamo la possibilità di assisterli: o direttamente al loro domicilio, grazie anche alla figura del custode sociale già sperimentata ad esempio a Milano, o spostandoli nelle ore diurne più calde in luoghi climatizzati". Questi luoghi, ha affermato Sirchia, "possono essere già presenti nei condomini – a Milano si stanno ad esempio attivando dei locali di intrattenimento dove gli anziani possano soggiornare ed essere vigilati dal custode sociale – o possono essere quelli esistenti nel quartiere". Anche "alcuni centri commerciali, che sono appunto climatizzati".
Elio e Lina sono preoccupati. Tutto questo parlare di anziani deve aver fatto loro sorgere il dubbio di rientrare nella categoria. Credo che tra le loro paure ci sia ora quella di essere trasformati in forzati dell'assistenza nell'era berlusconiana. L'incubo dev'essere più o meno questo: mentre sei lì tranquillo con la Settimana Enigmistica in cucina a pensare al 3 orizzontale ti inseriscono a tradimento in un piano di tutela e ti spostano in una sala-bingo o nell'invisa parrocchia, sotto la vigilanza di un custode sociale. Oppure ti costringono a portare un Beghelli al collo fino a ottobre. Fine della storia.
Allora hanno deciso di costituirsi, da subito, e di darsi arie da anziano sì, ma attivo (tipo pubblicità dell'Algasiv, o le copertine sulla Terza Età del Corriere Salute).
Mamma si è iscritta a un corso di quello che insiste a chiamare taichikong ("Ma io glielo dico subito al maestro che non so respirare!"), da praticare sotto le fronde del parco del Municipio. Lui invece si diletta con gli organismi geneticamente modificati (le spaventose zucchine giganti che ha piantato quest'anno non hanno altra spiegazione).
Poi, come diversivo, ci sono sempre le telefonate-burla all'unica figlia:
"Papà mi ha detto di dirti che domani segue il consiglio di Sirchia e va tutto il giorno al supermercato, perché lì fa fresco. Puoi passare a prenderlo alla chiusura. Ciao ciao ciao ciao ciao."
Ridono e poi mettono giù.
Elio e Lina sono preoccupati. Tutto questo parlare di anziani deve aver fatto loro sorgere il dubbio di rientrare nella categoria. Credo che tra le loro paure ci sia ora quella di essere trasformati in forzati dell'assistenza nell'era berlusconiana. L'incubo dev'essere più o meno questo: mentre sei lì tranquillo con la Settimana Enigmistica in cucina a pensare al 3 orizzontale ti inseriscono a tradimento in un piano di tutela e ti spostano in una sala-bingo o nell'invisa parrocchia, sotto la vigilanza di un custode sociale. Oppure ti costringono a portare un Beghelli al collo fino a ottobre. Fine della storia.
Allora hanno deciso di costituirsi, da subito, e di darsi arie da anziano sì, ma attivo (tipo pubblicità dell'Algasiv, o le copertine sulla Terza Età del Corriere Salute).
Mamma si è iscritta a un corso di quello che insiste a chiamare taichikong ("Ma io glielo dico subito al maestro che non so respirare!"), da praticare sotto le fronde del parco del Municipio. Lui invece si diletta con gli organismi geneticamente modificati (le spaventose zucchine giganti che ha piantato quest'anno non hanno altra spiegazione).
Poi, come diversivo, ci sono sempre le telefonate-burla all'unica figlia:
"Papà mi ha detto di dirti che domani segue il consiglio di Sirchia e va tutto il giorno al supermercato, perché lì fa fresco. Puoi passare a prenderlo alla chiusura. Ciao ciao ciao ciao ciao."
Ridono e poi mettono giù.
Etichette:
Elio,
famigliamir,
Lina
domenica, giugno 27, 2004
Quelli che scrivevano sui monti
La scritta Nas Tito sul monte Sabotino l'altro ieri è scomparsa.
Per non buttare via niente, è stata solo in parte distrutta: quel che avanzava è stato ricomposto in SLO.
Ovvero, come la Slovenia decise di chiudere con il passato e diventare un grande, entusiasta, europeo, soleggiato e verde agriturismo (con tanti tanti casinò).
Mi hanno detto che un Nas Tito è riapparso pochi giorni fa sul Monte Concusso, a Basovizza, vicino a Trieste.
Ma la storia facciamola finire qui.
Per non buttare via niente, è stata solo in parte distrutta: quel che avanzava è stato ricomposto in SLO.
Ovvero, come la Slovenia decise di chiudere con il passato e diventare un grande, entusiasta, europeo, soleggiato e verde agriturismo (con tanti tanti casinò).
Mi hanno detto che un Nas Tito è riapparso pochi giorni fa sul Monte Concusso, a Basovizza, vicino a Trieste.
Ma la storia facciamola finire qui.
Etichette:
Jugo,
neraschienadeltempo
mercoledì, giugno 23, 2004
Megafore
D. scrive per simpatizzare con la "megafora" della levatrice di libri e propone una serie di quesiti invitanti. Cito: "Coi genitori come funziona: sono uno, due? È uno, ma ermafrodita, o possono essere coppie di fatto o sui generis (Fruttero e Lucentini)? E se uno vorrebbe avere dei bambini ma non ci riesce, da che cosa dipende? Ma soprattutto, in tutto questo sistema, a che cosa corrisponde una presentazione, al battesimo?"
Ho il sospetto che ironizzi.
Pensare che con me ha quasi rischiato il cesareo.
Ho il sospetto che ironizzi.
Pensare che con me ha quasi rischiato il cesareo.
Etichette:
quanderoeditore,
The Real Thing
lunedì, giugno 21, 2004
The tan fan
Sono una levatrice di libri. Sovrintendo ai processi di stampa, alle trasformazioni, mi prodigo affinché un file postscript emerga bello come il sole e senza errori da PageMaker o Indesign. Se serve, distillo il pdf giusto. Veglio sulle separazioni dei colori, sulle inclinazioni degli inchiostri, sulle retinature; esprimo i miei gusti in precise tonalità Pantone. Poi ne esce un libro. Infine, questo libro si presenta.
Venerdì, dopo una presentazione, mi ritrovo accanto la Moglie Dell'Ingegner P. (d'ora in avanti, MDIP). Scambiamo due parole, viene pubblicamente vantata la bravura della MDIP in cucina e C. riesce a chiedermi la ricetta dell'insalata di pollo, facendomi fare la solita figura dell'avventuriera del fornello. La MDIP infatti sbianca all'idea che in un'insalata di pollo qualcuno possa metterci della lattuga a striscioline e per ben due volte dice:
"Ho capito bene, su un LETTO di lattuga?"
Poi ci salutiamo. Tendo la mano alla MDIP e le dico:
"Grazie per essere passata".
Lei ricambia la stretta e il saluto. Poi, quando è a qualche metro di distanza ci ripensa, si produce in una torsione del busto, solleva nuovamente la mano - come per chiamare un taxi, ma con un sorriso più incoraggiante - e mi fa:
"E tanti complimenti per l'abbronzatura!".
Cioè.
Arrivi a un'età, ti specializzi in alcune cose che sai fare molto bene e ti sforzi almeno di capirne altre che non riuscirai a fare mai.
Arrivi a un'età, e ti rendi conto che mamma e papà si sono dimenticati di insegnarti due cose importanti per riuscire in società:
uno, che la lattuga va messa sotto, non dentro l'insalata di pollo;
e due, che per essere approvata basta essere abbronzata.
Che poi, abbronzata. Al massimo un Pantone 722. Patinato, d'accordo.
Venerdì, dopo una presentazione, mi ritrovo accanto la Moglie Dell'Ingegner P. (d'ora in avanti, MDIP). Scambiamo due parole, viene pubblicamente vantata la bravura della MDIP in cucina e C. riesce a chiedermi la ricetta dell'insalata di pollo, facendomi fare la solita figura dell'avventuriera del fornello. La MDIP infatti sbianca all'idea che in un'insalata di pollo qualcuno possa metterci della lattuga a striscioline e per ben due volte dice:
"Ho capito bene, su un LETTO di lattuga?"
Poi ci salutiamo. Tendo la mano alla MDIP e le dico:
"Grazie per essere passata".
Lei ricambia la stretta e il saluto. Poi, quando è a qualche metro di distanza ci ripensa, si produce in una torsione del busto, solleva nuovamente la mano - come per chiamare un taxi, ma con un sorriso più incoraggiante - e mi fa:
"E tanti complimenti per l'abbronzatura!".
Cioè.
Arrivi a un'età, ti specializzi in alcune cose che sai fare molto bene e ti sforzi almeno di capirne altre che non riuscirai a fare mai.
Arrivi a un'età, e ti rendi conto che mamma e papà si sono dimenticati di insegnarti due cose importanti per riuscire in società:
uno, che la lattuga va messa sotto, non dentro l'insalata di pollo;
e due, che per essere approvata basta essere abbronzata.
Che poi, abbronzata. Al massimo un Pantone 722. Patinato, d'accordo.
Etichette:
ognigiornochepassa,
quanderoeditore,
semprepiubelli,
suocerismi,
The Real Thing
sabato, giugno 19, 2004
Indubbiamente la frase del giorno
"Mi è rimasto un solo occhio sano, imbecille. Per fortuna l'hai mancato, così ora avrò il destro ancora più bello di prima".
David Bowie, dopo essere stato colpito a un occhio da un lecca-lecca durante un concerto.
David Bowie, dopo essere stato colpito a un occhio da un lecca-lecca durante un concerto.
Etichette:
citazioni,
ognigiornochepassa,
semprepiubelli
I celestini stanchi
Sembrava che andasse tutto bene. Poi la squadra è cambiata. Prima, bastava che un attaccante svedese muovesse un passo perché fosse circondato da un branco di celestini. Dopo, la catastrofe.
Scarpini che si rompono, Vieri che si pietrifica, Del Piero che - come scrive Toni in un sms sbigottito - invece di far gol li ferma, l'uscita incomprensibile di Cassano. E due cronisti che a beneficio di un pubblico sgomento lodano i vantaggi della dieta mediterranea. È ormai chiaro: le partite standard con ben due tempi da 45 minuti più recuperi non fanno per noi. Le regole del gioco del calcio ci stressano. Finalizzare fondamentalmente ci rompe.
Leggo oggi che un produttore di birra ceco ha mandato via fax alla squadra e al C.T. del suo paese una proposta irresistibile: voi vincete gli Europei, e noi vi riforniamo di birra. Gratis. A vita. Cerco di pensare a un incentivo simile per la nostra selezione di divi, qualcosa che sia in grado di entusiasmarli per almeno 90 minuti, ma se si esclude il commercio di sostanze illecite e la tratta delle bianche non mi viene in mente niente di altrettanto persuasivo.
Sto girando attorno al problema, ma il fatto è che neanch'io me la sento di tifare contro la Bulgaria.
Scarpini che si rompono, Vieri che si pietrifica, Del Piero che - come scrive Toni in un sms sbigottito - invece di far gol li ferma, l'uscita incomprensibile di Cassano. E due cronisti che a beneficio di un pubblico sgomento lodano i vantaggi della dieta mediterranea. È ormai chiaro: le partite standard con ben due tempi da 45 minuti più recuperi non fanno per noi. Le regole del gioco del calcio ci stressano. Finalizzare fondamentalmente ci rompe.
Leggo oggi che un produttore di birra ceco ha mandato via fax alla squadra e al C.T. del suo paese una proposta irresistibile: voi vincete gli Europei, e noi vi riforniamo di birra. Gratis. A vita. Cerco di pensare a un incentivo simile per la nostra selezione di divi, qualcosa che sia in grado di entusiasmarli per almeno 90 minuti, ma se si esclude il commercio di sostanze illecite e la tratta delle bianche non mi viene in mente niente di altrettanto persuasivo.
Sto girando attorno al problema, ma il fatto è che neanch'io me la sento di tifare contro la Bulgaria.
Etichette:
selvaggi,
sentimentali
Iscriviti a:
Post (Atom)