mercoledì, marzo 22, 2006

Un paese difeso da oceani e diplomazia



Per gli ammiratori di Helen Thomas, ecco lo scambio di ieri alla Casa Bianca con Bush. Gli unici ad associare ancora i talebani con l'Iraq sono rimasti lui e quello che su Google continua a cercare "filmati di video di innocenti uccisi da talebani in Iraq", con il solo risultato di farsi insultare su questo blog.

HT: Vorrei chiederle, signor Presidente: la sua decisione di invadere l'Iraq ha causato la morte di migliaia di americani e di iracheni e causato ferite permanenti a tanti americani e tanti iracheni. Tutte le ragioni che sono state fornite, almeno pubblicamente, sono risultate non vere. La mia domanda è: perché ha voluto davvero entrare in guerra? [...] Qual è stato il vero motivo? Ha detto che non si trattava del petrolio, che non si trattava di Israele, o altro. Di cosa si trattava?

Presidente: Penso che lei parta dalla premessa... con tutto il rispetto per la sua domanda e per la sua lunga carriera di giornalista... è che... io non volevo la guerra. Dire che volevo la guerra è completamente sbagliato, Helen, con tutto il rispetto...

HT: Tutto...

Presidente: Aspetti un momento...

HT: ... tutto ciò che ho sentito...

Presidente: Mi scusi, mi scusi. Nessun presidente vuole la guerra. Tutto ciò che può aver sentito è questo, ma semplicemente non è vero. Il mio atteggiamento sulla difesa di questo paese è cambiato l'11 settembre. Noi... quando siamo stati attaccati, ho giurato di usare tutti i mezzi a mia disposizione per proteggere il popolo americano. Quel giorno la nostra politica estera è cambiata, Helen. Sa, eravamo convinti di essere al sicuro grazie agli oceani e alla diplomazia. Ma l'11 settembre 2001 ci siamo accorti che gli assassini potevano distruggere vite innocenti. E non lo dimenticherò mai. E non dimenticherò mai il giuramento che ho fatto al popolo americano che avremmo fatto tutto quello che era in nostro potere per proteggere il nostro popolo.

In parte significava assicurarci che al nemico non potesse essere dato asilo. Ed ecco perché ho fatto la guerra all'Iraq... aspetti un attimo...

HT: Non hanno fatto niente, né a lei né al nostro paese.

Presidente: Guardi... scusi un secondo. Mi scusi un secondo. Lo hanno fatto. I talebani hanno fornito un rifugio sicuro ad al Qaeda. È là che al Qaeda si addestrava...

HT: Io sto parlando dell'Iraq.

Presidente: Helen, mi scusi. È là che... l'Afghanistan ha offerto asilo ad al Qaeda. È là che si addestravano. È là che complottavano. È là che pianificavano gli attacchi che hanno ucciso migliaia di americani innocenti.

Io ho visto una minaccia anche nell'Iraq. Speravo di risolvere questo problema diplomaticamente. Ecco perché sono andato al Consiglio di Sicurezza; ecco perché è stato importante passare la 1441, che è passata all'unanimità. Come ha detto tutto il mondo, o distruggete le armi, o rivelate i vostri piani, o affronterete gravi conseguenze...

HT: ... o la guerra...

Presidente: ... e quindi abbiamo collaborato con tutto il mondo, abbiamo lavorato per assicurarci che Saddam Hussein ascoltasse il messaggio del mondo. E quando ha scelto di impedire le ispezioni e di non rivelare nulla, ho dovuto prendere la difficile decisione di eliminarlo. L'abbiamo fatto, e il mondo per questo è più sicuro.

Come maltrattare Google e vivere felici/5

E dopo Abu Grim e Abu Ghiri, ecco a voi Abu Craig.

martedì, marzo 21, 2006

Ma non lavora nessuno in questa città?

Bush tiene un discorso a Cleveland, Ohio, e seccato dalle molte domande fa lo spiritoso dicendo: "Ma non lavora nessuno qua a Cleveland?".

Alcuni dati:
- 5,8%: tasso di disoccupazione di Cleveland, gennaio 2006
- 4,5%: tasso di disoccupazione di Cleveland, gennaio 2001

- 5,3%: tasso di disoccupazione dell'Ohio, gennaio 2006
- 4,0%: tasso di disoccupazione dell'Ohio, gennaio 2001

- 31,3%: tasso di povertà di Cleveland, 2003
- 24,3%: tasso di povertà di Cleveland, 2001

"E dunque la risposta, Signor Presidente, è che un sacco di persone a Cleveland non lavorano perché non riescono a trovare un lavoro."
Think Progress

lunedì, marzo 20, 2006

Bush, in una parola

In un recente sondaggio del Pew Center (quello da cui risulta che in fatto di consenso l'attuale presidente americano sta messo molto peggio di Reagan dopo lo scandalo Iran-Contra) è stato chiesto agli intervistati di descrivere George W. Bush con una parola. Ecco i risultati (non in percentuale, i numeri si riferiscono agli intervistati che hanno fornito ciascuna risposta):

29 incompetente
23 buono
21 idiota
17 bugiardo
14 cristiano
14 onesto
13 arrogante
13 forte
10 integrità
8 imbecille
8 leader
7 scemo
7 ok
7 sincero
7 stupido
6 presidente
6 egoista
6 falso

Vorrei conoscerli, i sei che hanno risposto "presidente".

Con quel riff un po' così

Compito di oggi: andare sul sito dell'Udeur e scaricare l'mp3 dell'inno, se non l'avete già fatto (io devo ringraziare Chubby per l'inestimabile segnalazione).
Questo è il testo, per chi volesse dare una mano alla catarsi con un po' di karaoke:

Un'idea la speranza
un progetto per
costruire migliorare
la realtà con te
fare centro nel paese
dentro i cuori della gente
per ridare serenità
la certezza del domani
il futuro che tu vuoi
con noi presto verrà

sì verrà sì verrà
sì verrà
presto vedrai verrà!
udeur verrà udeur verrà
udeur udeur udeur
verrà
una nuova realtà

riprendiamo gli ideali
la fiducia nel domani
i valori che sono al centro
di noi tutti e della società
la difesa della vita
la certezza nel domani
il sorriso di chi sa
ritrovare dentro al cuore
il senso vero delle cose
la più profonda verità

cambierà cambierà
cambierà cambierà
nuova luce splenderà
Il futuro che tu vuoi
verrà verrà verrà
presto vedrai verrà
udeur verrà udeur verrà
udeur udeur udeur
verrà
una nuova realtà!

Fatto? Non è un gran pezzo da ascoltare in una giornata di primavera, con i finestrini abbassati, il sole negli occhi e il vento nei capelli (o viceversa) mentre un camion ucraino in sorpasso sta invadendo la vostra corsia?

Una brevissima analisi dei contenuti e dello stile vi convincerà. Il conteggio delle parole - tralasciando per un attimo i travolgenti udeur e verrà del ritornello - mi dà 4 cambierà, 3 nuova, 3 realtà, 3 presto, 3 domani, 2 certezza, 2 vedrai, 2 futuro, 2 noi, 2 tu, 2 centro, 2 dentro, 2 cuore/i. Veniamo ai verbi più significativi: migliorare, ridare, riprendiamo, costruire, ritrovare, difendere (difesa). E ai sostantivi che ricorrono solo una volta (ma è chiaro che qua stiamo arando lo stesso fertile campo semantico): speranza, progetto, ideali, fiducia, verità, senso, valori, idea, vita, sorriso, luce (e il relativo splenderà). L'autore vuole comunicarci l'urgenza e la sicurezza del cambiamento, e ci proietta con entusiasmo nel domani: lo fa letteralmente urlando il futuro (verrà) ma senza dimenticare le certezze, il senso vero delle cose, la più profonda verità. Ed è particolarmente convincente quando allude all'ambizione dell'udeur di proporsi come novella e trionfante democrazia cristiana in quel "fare centro nel paese dentro i cuori della gente", dove "fare centro" è anche - in un'elegante proliferazione di sensi - "farsi centro".

Lasciatemi anche dire che non era facile modulare un riff così fulminante con la parola udeur.
Se riuscivano a farci stare anche "campanile" li votavo.

venerdì, marzo 17, 2006

Il favoloso mondo di Scott McClellan/3: minacce!

Ve la ricordate, Helen? Non è stata licenziata, e lotta per noi.
Dalla conferenza stampa di ieri di Scott McClellan.

D: Il Presidente sa di violare la legge internazionale quando si dichiara a favore della guerra preventiva? La carta delle Nazioni Unite, Ginevra, Norimberga. Violiamo la legge internazionale quando ci dichiariamo pronti ad attaccare una nazione che non ci ha attaccati.

McCLELLAN: Helen, non sono d'accordo con la tua affermazione. Prima di tutto, si tratta di un vecchio principio della politica estera americana...

D: Non è un nostro vecchio principio. È un vostro principio.

McCLELLAN: La tua domanda?

D: È una violazione della legge internazionale.

McCLELLAN: Prima di tutto, fammi riprendere, la prevenzione è un vecchio principio della politica estera americana. Fa anche parte...

D: Non lo è mai stato.

McCLELLAN: Fa anche parte di un innato diritto all'autodifesa. Ma qui quello che cerchiamo di fare è affrontare le questioni diplomaticamente collaborando con i nostri amici e alleati e con i nostri partner nell'area. Ecco quello che facciamo in relazione alla minaccia rappresentata dal programma nucleare iraniano. Ecco quello che facciamo quando si tratta di risolvere la questione nucleare con la Corea del Nord. Cerchiamo soluzioni diplomatiche per far fronte alle minacce. Ed è importante quello che ci ha insegnato l'11 settembre...

D: Tutta l'enfasi del vostro documento di oggi è sulla guerra e sulla guerra preventiva.

McCLELLAN: Posso finire di rispondere alla tua domanda, perché credo che sia importante dare una risposta. È una buona domanda, ed è corretta. Ma dobbiamo aspettare che una minaccia si concretizzi appieno, prima di reagire? L'11 settembre...

D: Secondo la legge internazionale bisogna prima essere attaccati.

McCLELLAN: Helen, non mi lasci rispondere. Hai la possibilità di fare una domanda, e io vorrei essere in grado di fornirti una risposta, così che il popolo americano possa sapere qual è il nostro punto di vista. Non è una cosa nuova per la nostra politica estera. È un principio di lunga data, la questione che stai tirando fuori. Ma ti rifaccio la domanda. Dobbiamo aspettare che una minaccia si concretizzi prima di reagire...

D: Non c'era stata nessuna minaccia da parte dell'Iraq.

McCLELLAN: L'11 settembre ci ha dato...

D: Quella non era una minaccia dell'Iraq.

McCLELLAN: ... alcune importanti lezioni. Un'importante lezione che ci ha dato è che dobbiamo affrontare le minacce prima che si concretizzino appieno. Ecco perché lavoriamo per far fronte alla minacce relative alle questioni nucleari che coinvolgono l'Iran e la Corea del Nord. Ecco perché perseguiamo soluzioni diplomatiche, collaborando con i nostri amici e alleati e con i nostri partner nell'area che comprendono appieno la posta in gioco e le conseguenze di un fallimento nel far fronte tempestivamente a quelle minacce, prima che sia troppo tardi.

Come maltrattare Google e vivere felici/4

Ma non avete proprio ritegno. Io scherzavo, quando dicevo che volevo panificare il corpo di Cristo: ero certa che a quella festa di battesimo si sarebbero accontentati dei panini alle olive e delle focacce al rosmarino.
"Macchinetta per cucinare ostie", su. Che fate, invitate gli amici a cena e invece di giocare a Trivial confessate nell'armadio guardaroba? Mettete vostra moglie all'organo mentre gli invitati fanno la fila in corridoio per la comunione? Invece di farfugliare "si è fatto tardi" risolvete con uno sbrigativo "andate in pace"? Scommetto che poi i bambini prima di andare a dormire contano i soldi delle elemosine.



giovedì, marzo 16, 2006

Overheard in Gorizia

Ha una permanente azzurrina di sapore autarchico, occhiali da vista sedici noni con montatura in eternit, scarpe comfort e l'aria circospetta di una che porta a spasso mezzo chilo di plastico nella borsetta di coccodrillo.

- Buonasera, ieri mi hanno regalato un libro e vorrei sapere se posso cambiarlo.
- Certo.
- Ecco qua. È un romanzo, e io non leggo romanzi. A me piace Petacco.
- L'ultimo di Petacco è La Croce e la Mezzaluna.
- Non sa mica di cosa parla?
- Ehn.

mercoledì, marzo 15, 2006

Born to be mild/Post in aggiornamento

Avete visto il confronto Prodi-Berlusconi? Non l'avete visto? Vi siete addormentati a metà? Ne avete sentito parlare stamattina alla Coop? Vi siete chiesti cosa avesse da disegnare Berlusconi sul quel foglietto di carta (quando parlava delle quote rosa sono quasi certa che approssimasse* donnine nude)? E poi: il mite Prodi quando dice "i gioooovani" va davvero in trance o fa finta? Anche a voi corre giù per la schiena una gocciolina di sudore freddo quando fa così?

Dal mio sito preferito:
"presidente è sempre un piacere ascoltarla, sono un infermiere dell'ospedale maggiore (bo) nel covo dei comunisti, nel mio piccolo la sto aiutando in questa battaglia".
Detta così fa tanto iniezione letale, vero?
Ah, ragazzi, non sono d'accordo con i vostri 168 caratteri, ma farò di tutto perché possiate continuare a scriverli.

Dibattiamone.

*visto che questo è un blog interattivo, mi è stato chiesto di usare il più tradizionale "abbozzasse". Va bene. Ma giuro che approssimava.

Update
: il signor Fabio J. Flowerside invia alla rubrica "Il tuo pensiero in 168 caratteri" questo messaggio:

"Berlusconi E' Reattivo, Lucido, Unico! Sono Constatazioni Oggettive. Non Inventa Dati: Esprime Valori! Invece Prodi E' Ridicolo, Democristiano E Raffazzonato. Ernesto"

Si firma E. Acrostico e avanza pure due caratteri. Glielo pubblicano.
Grazie, FJF, da parte di tutti noi.



Update 2
: visto che a noi fondamentalmente piace rubare le caramelle ai bambini, anche il Calavera ha inviato il suo pensiero, piccato e vespomane come solo lui può:

"Alla faccia della par condizio è stato realizzato un incontro parziale e tendenzioso. Quei sedicenti giornalisti scrivono per l'Unità?! Confido in Bruno Vespa."

Firma: Fazio Somai. Pubblicato.



Il problema è che l'hanno trovato così credibile e misurato che gli hanno proposto di collaborare ai contenuti del sito. Adesso è alla sezione "Operazione verità", ad approssimare metafore. Dice che sta bene, e di pensarlo tanto.

Update 3
: sembra che alla fine del dibattito abbiano chiesto a Berlusconi cosa stesse scrivendo sui famosi foglietti. Ha risposto seccato: "Stavo provando la penna! Quando cominciano le domande?" Se n'è poi andato convinto di abbandonare lo studio ("Mi alzo e me ne vado"), commentando: "E poi dicono che la Rai è controllata da me."

martedì, marzo 14, 2006

Confronto Berlusconi-Prodi: fatevi invitare a cena

"La visione del primo confronto televisivo tra il nostro presidente Silvio Berlusconi e Romano Prodi (in onda martedì 14 marzo alle ore 21 su Raiuno) è una bella occasione per continuare l'azione di motivazione e di recupero degli elettori indecisi.
Invita a casa tua qualche amico 'tiepido' o indeciso, per vedere e commentare insieme il confronto. È un ottimo modo per stare insieme e per contribuire a consolidare la nostra inesorabile rimonta..."
Dall'inesorabile sito di Forza Italia.

Il task di oggi:
constatare che il frigorifero contiene solo una natura morta di Fantasie di Philadelphia scadute e zucchine flosce; appostarsi nei pressi dell'ascensore, aspettare il vicino in odore di CDL e sfoderare un sorriso in cui si vedano almeno i secondi molari (anche i denti del giudizio, se ci sono). In ascensore, invece di esaminare attentamente il pavimento con la solita espressione tra il patetico e il corrucciato (il condannato in attesa di esecuzione esce dal braccio della morte), mettere su una faccia sgomenta e mormorare: "Certo, dopo i recenti fatti, anche un'onesta persona di sinistra si chiede, a volte..." Lasciare la frase in sospeso, balbettando a scelta "canone Rai", "giornalisti", "...coni", e "dopotutto". Scuotere il capo con rassegnazione e/o turbamento.
Stasera, se tutto va bene, lasagne al forno. Domani, fiori per la signora ("Grazie per la deliziosa cena e per lo stimolante dibattito"). Scusarsi, all'occorrenza, per quel medley degli Inti Illimani suonato con il flauto dolce della bambina alla fine della serata e per aver chiamato compagno lo zio Italo, esule istriano. In seguito, fare le scale a piedi per un po'.

lunedì, marzo 13, 2006

Dall'Afghanistan con furore

Ora, io capisco che uno abbia la curiosità di vedersi filmati di omicidi. "Filmati di omicidi in diretta" è già più difficile: l'omicidio è una di quelle situazioni da "buona la prima", e poi sinceramente a me vengono in mente solo differite.

Però lasciatemi dire che "filmati di omicidi in diretta di innocenti in Iraq da parte di talebani" presuppone un bel salto di livello. Dovrei mostrarvi dei talebani venuti apposta dall'Afghanistan per ammazzare innocenti in Iraq, in diretta? A posto così? Non vogliamo aggiungerci: "mentre ascoltano Helter Skelter", "con Elvis Presley che passeggia sullo sfondo" o "davanti a un tramonto di intossicante bellezza"?



Poi trovi quello che cerca "autoreggente cugina" (un solo autoreggente, e neanche mio: del resto, non si capisce neanche di chi debba essere la cugina) e ti viene quasi voglia di accontentarlo.



venerdì, marzo 10, 2006

Aiutiamoci please

Dalla sezione "il tuo pensiero il 168 caratteri" del sito di Forza Italia, a me molto molto cara.

Lui credeOggi credo di aver convinto tre ragazzi, nuovi elettori, a votare x la CDL. Ognonio di noi faccia come me e vinceremo.

Dietrologie
Come mai di punto in bianco nei bar dell'emilia è diventato obbligatorio esporre il corriere della sera? Dite che vogliano farci il lavaggio del cervello?

Ci salvi
SIG.PRESIDENTE ANCORA UNA VOLTA HA DIMOSTRATO LA SUA GRANDE DEMOCRAZIA UN AIUTO LE CHIEDO SIA PIU PRESENTE IN CAMPANIA.NON CE LA FACCIAMOPIU.CI SALVI HANNO TUTTO INMANO.

Aiutiamoci
Prego tutti forzisti di fare quanta + pubblicità possibile, se dovesse vincere la sinistra, siamo fritti... diventeremo un popolo islamico-comunista... aiutiamoci please!

Sarcasmo
xckè non facciamo oltre a l'ora di religione a scuola un canale televisivo mussulmano magari rai3 con binladen giornalista...

Paura
Attenzione la proposta di pacs come prevista nel progr. dell'unione è formulata in modo da legittimare la poligamia.

La buonanima
Quando ero piccola la buon anima di mia nonna diceva sempre mai votare a sx perchè ci toglieranno tutto quello che con tanto lavoro sono riuscita ad avere.forza Silvio.

Un boero
il 10/4 vorrei regalare a prodi un boero così lo mangia e legge il biglietto: Riprova, sarai + fortunato - Avanti così che la CDL è forteeeeeeeee.

Persone non residenti
Sono cittadina italiana da generazioni, vorrei il mio paese pulito, da sporcizia, dallo smog e da i lavavetri ai semafori, dagli zingari e da persone non residenti.

Il libro di scuola
Salve. ho letto ieri sul libro di scuola di inglese di mia figlia che Berlusconi molto probabilmente non sarà rieletto. è propio vero la scuola è di sinistra.

La bandiera
GRANDE SILVIO! GRANDE FORZA ITALIA! CONTINUIAMO COSI' CHE CE LA FAREMO! SONO CON VOI! COME POSSO AVERE LA BANDIERA DI FORZA ITALIA?

Lo stiamo perdendo
SONO ITALO SVIZZERO VOLEVO RIENTRARE IN ITALIA MA SE PRODI VINCE LE ELEZIONE RESTERO IN SVIZZERA.

giovedì, marzo 09, 2006

Ci vuole cristallo

Tra le pietre ricevute in regalo c'è anche un misterioso cristallo di rocca che va messo vicino alla tormalina nera, non capisco se per rafforzarla o perché (come temo) la tormalina ha un pessimo carattere. Leggo che il cristallo rende più socievoli, sensibili e compassionevoli (ma quando mai), riequilibra la mente, stimola la lucidità e rende sinceri e imparziali ("Non sono io, è colpa del cristallo di rocca!").
Ma soprattutto procura calma e armonia. Bene, perché la bambina del piano di sotto si esercita da due mesi al flauto dolce ed è appena passata da un perturbante Inno alla gioia a quella che definirei la "versione Grattachecca e Fichetto" di Moonriver. Non mi aspetto che i genitori trovino il corpicino esanime accanto al leggìo - che è più un lavoretto da tormalina nera - mi accontento di un'innocente bronchite curabile con una scheggia d'agata. E con la compassione anche per oggi direi che basta.

mercoledì, marzo 08, 2006

Donne urlanti il mercoledì sera

D: Come le è venuto in mente di organizzare la cena di compleanno la sera dell'8 marzo?
M (forte delle statistiche del blog): Forse voleva gli spogliarellisti compresi nel prezzo.
D: Vuoi dire che ci saranno gli spogliarellisti?
M: È un'eventualità.
D: Temo la confusione e le donne urlanti. Mi viene male. Io odio queste cose.
M: Dillo a me.
D: Metto in borsa delle banconote.
M: Di piccolo taglio.

martedì, marzo 07, 2006

domenica, marzo 05, 2006

Niente famiglia, niente visto

Gli Stati Uniti hanno rifiutato il visto a due donne irachene, Anwar Kadhim Jawad e Vivian Salim Matierano, che erano state invitate ad un ciclo di conferenze organizzate in occasione della Giornata internazionale della donna da Global Exchange, un'associazione per la difesa dei diritti umani, e dal gruppo femminile pacifista CODEPINK.
Il visto è stato rifiutato perché le due donne non hanno più una famiglia che le aspetta in Iraq, e quindi non possono dimostrare che ritorneranno nel loro paese.
Niente famiglia, niente visto. Niente famiglia, perché i mariti e i figli - due e tre bambini, rispettivamente - di Anwar e Vivian sono stati uccisi per sbaglio dalle truppe americane.

Fonte: Common Dreams, via Under the Same Sun.

[Già che ci siamo: la prossima che capita su questo blog cercando su Google "8+marzo+festa+stripper" la localizzo, la aspetto sotto casa e la imbelletto a morte. Sono molto più precisa di un drone della CIA]

Come maltrattare Google e vivere felici/3

Che cavolo di blog è, se non ha qualche bella foto di radici acquatiche?

sabato, marzo 04, 2006

Qualcosa per il weekend

Non che uno debba leggersi 5000 pagine nel finesettimana, ma finalmente sono state rese pubbliche le trascrizioni delle testimonianze dei detenuti di Guantanamo davanti al Tribunale di revisione dello status dei combattenti. Almeno un'occhiata preliminare è consigliatissima. Poi ci penso io a fare un Guantanamo digest.
Sono stati resi noti anche i nomi: tempo fa il giudice federale Jed Rackoff aveva infatti respinto l'obiezione dell'amministrazione secondo la quale si sarebbe violata la privacy dei prigionieri.

venerdì, marzo 03, 2006

It's an Arab, Arab world

"'Credo che un Pakistan prospero e democratico sarà un partner affidabile per l'America, un vicino pacifico per l'India, e una forza nel promuovere la libertà e la moderazione nel mondo arabo,' ha aggiunto il presidente.
In seguito il segretario dell'ufficio stampa della Casa Bianca Scott McClellan ha spiegato ai giornalisti che Bush intendeva dire che il Pakistan sarebbe stato una forza nel mondo musulmano. Il Pakistan non è un paese arabo."

Ehm.

Fonte: msnbc

Winning hearts and minds in Baghdad

All'inizio di Syriana George Clooney si perde un missile a Teheran: cioè, ne consegna due al suo contatto, ma si rende conto che uno finisce nelle mani sbagliate.

Nella realtà un diplomatico britannico ha perso due telefoni satellitari a Baghdad e il Foreign Office ha continuato a pagare bollette salatissime per 17 mesi (con punte di 212.000 sterline al mese) senza accorgersi che venivano usati per chiamare numeri di chatline porno o legati a giri di scommesse. Un fantasioso businessman del posto, infatti, ha avuto l'idea di mettere i telefoni a disposizione su una strada di Baghdad, facendosi pagare, mentre le bollette venivano saldate a Londra.

"Nell'utilizzo di questi telefoni tutto farebbe pensare a una qualche attività criminale... Si ha l'impressione che fossero diventati una specie di cabina telefonica mobile e che chiunque potesse usarli", ha detto Sir Michael Jay, segretario permanente al Foreign Office.

Pare che alla Camera dei Comuni si siano irritati. Ma d'ora in poi le regole delle ambasciate britanniche cambiano: "non si manderanno più all'estero telefoni satellitari già attivati." [grassetto mio]

mercoledì, marzo 01, 2006

Suvvia



Quante storie per un piccolo difetto di pronuncia.
(dall'homepage del Corriere)

Doh!

How is education supposed to make me feel smarter? Besides, every time I learn something new, it pushes some old stuff out of my brain. Remember when I took that home winemaking course, and I forgot how to drive?
Homer Simpson


Secondo un sondaggio solo un americano su quattro conosce più di una delle cinque libertà sancite dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (parola, religione, stampa, riunione a fini pacifici, diritto di inoltrare petizioni al governo per la riparazione dei torti subiti), ma oltre il 50% è in grado di citare i nomi di più di due componenti della famiglia Simpson.
Il 22% degli intervistati è riuscito a nominare tutti e cinque i Simpson, mentre solo uno su mille ricorda tutte le libertà del Primo Emendamento.
Circa uno su cinque pensa che una di esse sia il diritto di possedere un animale domestico.
Il Piccolo Aiutante di Babbo Natale ringrazia.

Fonte: BBC News

The Dracula Thing

"Ricordate, se si trascinava Dracula alla luce del sole si scioglieva. Be', cercare di trascinare in tribunale un detenuto è qualcosa del genere. I fatti sono come la luce del sole per Dracula. L'ultima cosa che vogliono è affrontare i fatti davanti a una corte. Ma il loro giorno è arrivato".

Il procuratore capo Moe Davis, colonnello dell'Air Force, riferendosi a due detenuti di Guantanamo che stanno per andare sotto processo davanti ai "tribunali militari".

martedì, febbraio 28, 2006

Per coloro che non se ne fossero accorti

"Per coloro che non se ne fossero accorti, Israele si oppone alla soluzione dei due stati. Ha fatto tutto quello che era in suo potere per impedire a uno stato Palestinese di sorgere e continuerà a farlo finché potrà contare sulla complicità dei suoi potenti amici e sull'estesa indifferenza dell'opinione pubblica.

In tali circostanze spetta a noi chiederci perché ad Hamas sia stato ordinato ­ da Israele e da quegli stessi potenti amici ­ di accettare la "soluzione dei due stati", soprattutto tenendo conto del fatto che, diversamente da Israele, ha dichiarato chiaramente e ripetutamente che avrebbe accettato uno stato palestinese sui territori occupati da Israele nella guerra del 1967, la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme Est. E questo è stato ribadito esplicitamente da tutti i suoi principali rappresentanti: Zahar, Haniye, Meshal, e Yassin e Rantisi prima di essere assassinati.

La Giudea e la Samaria, che costituiscono (o costituivano) la Cisgiordania settentrionale e meridionale, sono state suddivise e spartite nei vari decenni tra centinaia di migliaia di coloni ebrei perché vi insediassero le loro case, i loro frutteti e i loro giardini. Sono attraversate e circondate da strade riservate esclusivamente agli ebrei che collegano la terra, le case, i frutteti e i giardini a Israele. Vi sono stati schierati guardie, soldati, carri armati e bandiere israeliane che difendono e proteggono i coloni ­ le loro case, i loro frutteti e i loro giardini ­ dando loro la certezza di essere israeliani appartenenti ad un unico stato ebraico."

Tratto da un articolo di Jennifer Loewenstein, disponibile su 2.0.

lunedì, febbraio 27, 2006

Ci vuole tormalina

A. mi ha regalato una tormalina nera grande come il monolito di 2001 ("Ne hai bisogno. Lavala sotto l'acqua fredda, visualizza una sorgente, recita un mantra - insomma, inventatelo! No, non posso farti un esempio! Come, guardi su Internet! - e lasciala al sole per un'ora").
Primo chakra, si abbina al cristallo di rocca, riduce le tendenze nevrotiche, rafforza l'esperienza, stimola la pace e scarica le energie negative. Sta pure in relazione astrologica con il Capricorno.
Mi conosco: tempo due mesi e non mi accontento dell'effetto scudo ma mi fisso di guarire la Terra. Poi faccio una delle mie cazzate e cancello per sbaglio gli Stati Uniti. Ho scritto "per sbaglio", va bene?

Il numero 36, forse

Un altro braccio destro per la mia collezione: arrestato Abu Faroud, un "importante luogotenente" di Al Zarqawi (grazie, Piano B). Sarebbe il numero 36 (ma è un risultato ufficioso, aspettiamo l'omologazione).

domenica, febbraio 26, 2006

Da uno a zero

Al Pentagono dicono che "il numero dei battaglioni dell'esercito iracheno in grado di combattere gli insorti senza l'aiuto degli Stati Uniti è calato da uno a zero."
Grassetto tutto mio.

venerdì, febbraio 24, 2006

Silenziosi resti

Dalla generosa e frequentata pagina dei necrologi di un quotidiano locale:

In silenzio come è vissuta è mancata all'affetto dei suoi cari.
[...]

Onoranze Funebri Sordo Gianni

mercoledì, febbraio 22, 2006

Il colore dei tubi (altre curiosità da Guantanamo)

[Nota: non leggete questo post se siete ipersensibili o impressionabili, avete lo stomaco delicato, state per mettervi a tavola o siete minori di - che ne so - tredici anni. Anche quattordici, per sicurezza. Bambini, via.]

Dopo aver negato per due settimane, il responsabile del centro di detenzione di Guantánamo Bay, Cuba, ieri ha confermato che lo scorso mese i militari hanno fatto ricorso a "metodi più aggressivi" nei confronti dei detenuti in sciopero della fame.
Il generale Bantz J. Craddock ha ammesso che i soldati hanno cominciato a legare alcuni detenuti a "sedie di costrizione" per alimentarli a forza e a isolarli dopo aver scoperto che alcuni si liberavano del cibo ingerito aiutandosi a vicenda.
Il generale Craddock ha detto di aver esaminato l'uso delle sedie di costrizione e di aver concluso che la pratica era "non inumana".
Le sedie sono state usate per alimentare 35 detenuti, 3 dei quali sarebbero ancora sottoposti al trattamento.

Un prigioniero yemenita, Emad Hassan, ha così descritto la sedia ai suoi avvocati:
"La testa viene immobilizzata con un cinghia, le mani ammanettate e le gambe legate. Ti chiedono, 'Hai intenzione di mangiare o no?' e se non vuoi ti inseriscono il tubo. Ci sono persone che si sono urinate e defecate addosso, hanno vomitato e hanno cominciato a sanguinare. Chiedono di poter andare al bagno, ma non glielo permettono. A volte fanno loro indossare dei pannoloni."

Un altro ex-scioperante, Isa al-Murbati of Bahrain, ha descritto un'esperienza simile: il 10 gennaio un ufficiale è entrato nella sua cella d'isolamento e gli ha detto che se non accettava di mangiare cibo solido lo avrebbero legato alla sedia e alimentato a forza. Quando si è rifiutato i soldati lo hanno afferrato per il collo, lo hanno scaraventato sul pavimento e legato alla sedia di costrizione. Anche lui ha dovuto ingerire due grandi sacche di liquido, che gli sono state introdotte nello stomaco molto velocemente. Ha descritto il dolore come "una coltellata nello stomaco".

I detenuti hanno raccontato che i dottori di Guantánamo erano soliti inserire e rimuovere i lunghi tubi di plastica introdotti nel naso dei prigionieri ad ogni pasto, causando dolori fortissimi ed emorragie. In seguito hanno avuto la cortesia di lasciare i tubi inseriti per ridurre le sofferenze.

Il generale Craddock ha rivelato che i dottori sono stati così condiscendenti con i detenuti nutriti a forza da permettere loro di scegliere il colore dei tubi di plastica. [grassetto mio]

Fonte: "Force-Feeding at Guantánamo Is Now Acknowledged", New York Times.

martedì, febbraio 21, 2006

Ecco a voi Tlaxcala


Tlaxcala, la rete dei traduttori per la diversità linguistica, la conoscete già (sì, è l'attività che da quasi tre mesi anima le mie giornate, mi fa tirar tardi la sera, prende orgogliosamente a pugni il mio lavoro, mi dà quell'aria svagata e digiunante e mi rende invisibile su tutti i sistemi noti di instant messaging: se questo non è amore, ci si avvicina parecchio).
Però oggi, 21 febbraio 2006, Tlaxcala è nata ufficialmente, con un sito internet, http://www.tlaxcala.es, e un indirizzo di posta elettronica permanente (tlaxcala@tlaxcala.es). Il sito è ancora in costruzione, ma era importante nascere proprio oggi, come leggerete nel Manifesto.
Mary riassume bene il senso e l'entusiasmo dell'impresa sul suo blog peacepalestine e ne parla anche Miguel su Kelebek.

Se non adesso, quando? Grazie e tutto il mio affetto agli infaticabili, adorabili, generosi tlaxcalteca: Manuel, Ernesto, Fausto, Nancy, Mary, Miguel, Davide, Valerio, Mauro, Gianpiero, Caterina, Marcel, Maria, Yves, Agatha, Ahmed, Eva, Elaine, Ramez, Alex, Kristoffer, Vera, Ernesto, Carlos, Germàn, Juan, Rocìo, Ulise, Antonia, José, Zaki, Juan e tutti coloro che ci hanno offerto aiuto, incoraggiamento e collaborazione.

Manifesto

Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica, è stata fondata nel dicembre del 2005 da un piccolo gruppo di cyber-attivisti che, dopo essersi conosciuti su Internet, hanno scoperto di avere interessi, sogni e problemi in comune. La rete si è ampliata rapidamente ed oggi vanta numerosi membri che traducono in più di dieci lingue. Questo manifesto, approvato da tutti loro, rappresenta la loro visione comune:

Tutte le lingue del mondo contribuiscono, e devono contribuire, alla fratellanza tra gli uomini. Contrariamente a quanto molti erano soliti credere, una lingua non è solo una struttura grammaticale, una trama di parole interconnesse secondo un codice sintattico ma anche, e soprattutto, una creazione di significato basata sui nostri sensi. Infatti noi osserviamo, interpretiamo ed esprimiamo il nostro mondo dall'interno di uno specifico contesto personale, geografico e politico. Per questo motivo, nessuna lingua è neutrale ed ogni lingua reca un "codice genetico", il sigillo della cultura cui appartiene. Il latino, ad esempio, la prima lingua imperiale, raggiunse il suo apogeo calpestando le vestigia delle lingue che aveva distrutto, man mano che le legioni romane espandevano la loro presenza all'Europa meridionale, all'Africa settentrionale ed al Medio Oriente. Non c'è da meravigliarsi se, all'inizio del Rinascimento, fu proprio la lingua spagnola, figlia biologica del latino, a farsi portatrice di nuove devastazioni, stavolta tra i popoli assoggettati del continente americano.

Un impero e la sua lingua avanzano sempre uniti e sono predatori per definizione. Negano l'alterità. Ogni lingua imperiale si costituisce come soggetto della Storia, la racconta dal suo punto di vista ed annienta (o tenta di annientare) i punti di vista delle lingue considerate inferiori. La Storia ufficiale di qualsiasi impero non è mai innocente, ma motivata dallo zelo di giustificare, oggi, le sue azioni di ieri, al fine di proiettare la propria versione sul domani.

Nessuno conosce le sofferenze patite dai popoli assoggettati dall'impero romano, perché non ci è stata tramandata nessuna testimonianza scritta della sconfitta che segnò la scomparsa delle loro culture. Per converso, le lingue del continente americano, conquistato dall'impero spagnolo, ci hanno lasciato le loro testimonianze. Verso la seconda metà del sedicesimo secolo, poco dopo la conquista del Messico, Fra Bernardino de Sahagún compilò ciò che oggi è noto come Codice Fiorentino, un insieme di racconti náhua (náhuatl è la lingua degli aztechi più antichi, ancora parlata in Messico) ed illustrazioni che descrivono la società e la cultura pre-ispanica. La seconda testimonianza, che contraddice la prima, è il Lienzo de Tlaxcala, anch'esso trascritto durante il sedicesimo secolo, del meticcio Diego Muñoz de Camargo, che basò la sua storia su alcune pitture murali dei suoi avi, la nobiltà tlaxcalteca, che raffiguravano l'arrivo di Hernán Cortés e la caduta di Tenochtitlan, la capitale dell'impero azteco distrutta dai conquistadores che la rimpiazzarono con Città del Messico. Tlaxcala era allora la città stato rivale dell'impero azteco di Tenochtitlan e collaborò con Cortés alla sua distruzione, una condotta che equivaleva a scrivere la propria condanna a morte perché l'impero spagnolo, nato proprio sulle ceneri di quella sconfitta, avrebbe poi soggiogato tutti i popoli indigeni, i cosiddetti pre-colombiani, sia che fossero alleati della corona spagnola, sia che fossero suoi nemici, con la conseguente, quasi totale scomparsa delle loro rispettive lingue e culture.

Ai nostri giorni, il potere imperiale è basato negli Stati Uniti d'America, la cui lingua ufficiale è l'inglese. Fedele alle caratteristiche comportamentali di tutti gli imperi, la lingua inglese adesso impone la sua legge. Sotto l'influsso dell'inglese, interi paesi, o territori, hanno perso, o stanno perdendo, le loro lingue colloquiali. Le Filippine o Porto Rico sono soltanto due esempi tra tanti altri. Nell'Africa sub-sahariana, secondo l'UNESCO, il prestigio erroneamente attribuito a inglese, francese, portoghese a alle lingue locali parlate dalla maggioranza sta annientando ogni due settimane un'altra lingua locale.

È vero che nell'era della comunicazione globale non c'è nulla di male nell'avere una lingua franca per agevolare la conoscenza reciproca, ma il male nasce se, consapevolmente o meno, questa lingua veicola l'ideologia di superiorità che la caratterizza, esibendo il suo disprezzo verso le lingue "subalterne", vale a dire, tutte le altre. Il complesso di superiorità, che sempre accompagna una lingua imperiale o impero-dipendente, è così consustanziale alla sua essenza che si manifesta anche tra gli attivisti anglofoni impegnati nella lotta per un mondo migliore: i loro media sono la prova tangibile che le loro pubblicazioni tradotte dalle lingue "subalterne" rappresentano soltanto una percentuale insignificante del loro contenuto complessivo. Il problema non sta tanto nel fatto che le traduzioni dall'inglese in altre lingue, in confronto, siano spaventosamente più numerose, quanto piuttosto nella mancanza di reciprocità nella direzione inversa. Noi tutti siamo colpevoli di avere accettato, sinora, questa disparità.

Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica, nasce come omaggio postmoderno alla omonima e sventurata città stato che commise il tragico errore di fidarsi di un impero, quello spagnolo, per combattere contro un altro meno potente, quello náhua, soltanto per poi scoprire, quando ormai era troppo tardi, che non c'è da fidarsi degli imperi, di nessuno di loro, perché usano i loro subalterni solo come leva per raggiungere i loro obiettivi. I traduttori globali di Tlaxcala intendono riscattare l'antico destino perduto dei tlaxcaltechi.

I traduttori di Tlaxcala credono nell'alterità, nella positività di avvicinarsi al punto di vista degli altri e per questo motivo hanno deciso di impegnarsi a de-imperializzare la lingua inglese pubblicando in tutte le lingue possibili (incluso l'inglese) la voce di scrittori, pensatori, fumettisti e attivisti che oggi scrivono i loro testi originali in lingue che l'influenza dominante dell'impero non permette di ascoltare. Allo stesso tempo, i traduttori di Tlaxcala permetteranno, anche a chi non parla inglese, di confrontarsi con le idee di autori di lingua inglese ancora ai margini, oppure pubblicati in spazi davvero molto limitati e difficili da individuare.

La lingua inglese, nella sua dimensione di apparato istituzionale di conoscenza, funziona come una struttura globale che presenta le lingue e le culture del mondo a propria immagine e somiglianza, senza degnarsi di cercare l'assenso di quello stesso mondo che millanta di rappresentare. I traduttori di Tlaxcala sono convinti che i Signori del Discorso possano essere sconfitti e sperano di neutralizzare un siffatto apparato, fiduciosi che il mondo possa diventare multipolare e multingue, vario come è varia la vita stessa.

Tlaxcala fonda la scelta dei suoi testi sui valori fondamentali della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, perseguendo il pieno rispetto dei diritti e della dignità della persona. I traduttori di Tlaxcala sono antimilitaristi, antimperialisti e contrari alla globalizzazione neoliberista delle multinazionali. Aspirano alla pace ed all'uguaglianza tra tutte le lingue e culture. Non credono né nello scontro delle civiltà, né nell'attuale crociata imperiale contro il terrorismo. Si oppongono al razzismo ed alla costruzione di muri o recinzioni ad alta tensione, sia fisici, sia linguistici, che impediscano la naturale libertà di movimento e di condivisione tra i popoli e le lingue del pianeta. Ambiscono a promuovere stima, riconoscimento e rispetto dell'Altro, così come anche ad esprimere il desiderio che Lei/Lui cessino di essere un oggetto della storia per diventarne un soggetto con pari dignità. Questo impegno è volontario e libero. Tutte le traduzioni di Tlaxcala sono in Copyleft e, pertanto, libere di essere riprodotte a scopo non commerciale, purché ne venga citata la fonte.

Traduttori ed interpreti di tutte le lingue, connettatevi e unitevi! Webmaster e blogger di tutti i colori dell'arcobaleno che condividete le nostre preoccupazioni, contattateci!


* * *

La scelta di rendere pubblico il nostro manifesto il 21 febbraio non è casuale. Negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, il 21 febbraio veniva celebrato come il giorno dell'anticolonialismo e dell'antimperialismo.

In questa stessa data, nel 1944, Parigi si svegliò con i muri tappezzati di manifesti rossi che annunciavano l'esecuzione, al Mont Valérien, di 23 "terroristi", lavoratori immigrati membri del gruppo Franchi Tiratori e Partigiani-Mano d'opera immigrata, la prima organizzazione di resistenza al nazismo in territorio francese. Il capo del gruppo, Missak Manouchian, un armeno trentaseienne, era un immigrato scampato al genocidio perpetrato nel suo Paese. Ai collaborazionisti francesi, che assistettero a quel processo sommario davanti ad un tribunale militare nazista chiamandolo métèque (meteco), un temine dispregiativo per indicare gli stranieri, Manouchian rispose: "la cittadinanza francese voi l'avete ereditata, io me la sono guadagnata".

"Il tempo dei martiri è venuto e se io sarò uno di loro, ciò avverrà per la causa della fratellanza, l'unica cosa che può salvare questo Paese". Furono queste le ultime parole di Malcom X prima di venire assassinato nel corso di una conferenza ad Harlem, il 21 febbraio del 1965, da membri della Nation of Islam, da cui Malcom X si era separato nel 1963 per creare l'Organizzazione dell'Unità Afroamericana. Nel 1966, i suoi assassini furono condannati all'ergastolo ma, come spesso accade, chi tramò il suo omicidio, i Signori dell'Impero, sono rimasti impuniti.

Malcolm X, alias El-Hajj Malik El-Shabazz, il cui nome originario era Malcom Little, aveva 39 anni. Era tornato da un pellegrinaggio alla Mecca dove aveva incontrato pellegrini di tutte le provenienze scoprendo, in questo modo, l'universalità. Una delle ragioni della sua rottura con la Nation of Islam furono i contatti di quest'ultima con il Ku Klux Klan per negoziare la creazione di uno Stato nero indipendente nel Sud degli Stati Uniti, proprio come aveva fatto il fondatore del sionismo, Theodor Herzl, quando chiese l'appoggio dei peggiori antisemiti per il suo progetto di Stato ebraico. Per Malcom, il cui padre era stato vittima del Ku Klux Klan, una siffatta collaborazione era impensabile.

In questo giorno della memoria, Tlaxcala nasce sotto gli auspici di questi due combattenti per la lotta dei popoli, Missak Manouchian e Malcolm X.

lunedì, febbraio 20, 2006

I tre di Tipton - post in sospeso

[Ho tenuto questo post in sospeso per un paio di giorni perché pensavo che la notizia circolasse e fosse smentita o confermata. In seguito Craig Murray ha dichiarato che le sue fonti sono le persone che erano presenti ai fatti, e che la vicenda gli è stata riferita nell'ufficio di Winterbottom. A questo punto, visto che il racconto risulta essere di prima mano e vero, ecco il post]

Del film di Michael Winterbottom si è sentito parlare, nei giorni scorsi: The Road to Guantanamo racconta la storia vera di Shafiq Rasul, Asif Iqbal e Ruhal Ahmed, tre amici musulmani di Tipton, nelle West Midlands (sarebbero diventati noti come "i tre di Tipton"), che partirono per andare a un matrimonio in Pakistan, finirono catturati dalle forze statunitensi in Afghanistan e infine portati a Guantanamo, dove trascorsero due anni di carcere e furono sottoposti a un trattamento brutale e umiliante.
Prolungati interrogatori stabilirono che non avevano alcun collegamento con al Qaeda, e furono rilasciati nonostante i loro appelli fossero stati ignorati dalle autorità del Regno Unito. I mezzi d'informazione britannici trasmisero in diretta il rimpatrio di questi "sospetti terroristi", che furono immediatamente prelevati dalla polizia e nuovamente sottoposti a interrogatorio. La stampa praticamente ignorò il loro successivo rilascio, ma anche la polizia britannica riuscì a stabilire che non avevano niente a che fare con il terrorismo.

La scorsa settimana il regista Michael Winterbottom, accompagnato dai tre ex-detenuti e dal cast, ha presentato il suo film al Festival del Cinema di Berlino.
Al ritorno in patria i tre di Tipton sono stati nuovamente arrestati e trattenuti per ore dalla Sezione Speciale in base alla legge britannica per la prevenzione del terrorismo: è stato loro chiesto dove fossero stati e chi avessero incontrato. Sono inoltre state fatte delle domande sulla politica del regista.
E non è finita.
Facevano parte del gruppo anche i tre attori - estranei ad affiliazioni politiche o religiose, ma di origini asiatiche - che interpretano gli ex-detenuti nel film: arrestati e interrogati anche loro, per ore.

I tre di Tipton sono innocenti. Sono stati due anni a Guantanamo, da innocenti.
E anche gli attori che li interpretano sono innocenti. E forse il film non è nemmeno un gran film.

Di fronte a una storia così preferirei credere che Craig Murray si fa un bicchierino, di tanto in tanto.

Link

Altre curiosità su Guantanamo

È noto che gli Stati Uniti promisero (e apparentemente pagarono) ingenti somme di denaro in cambio della cattura di persone identificate come "combattenti nemici" in Afghanistan e in Pakistan.

Ecco il testo di uno dei volantini distribuiti in Afghanistan:

"Diventate più ricchi e potenti di quanto possiate sognare... Potrete ricevere milioni di dollari se aiuterete le forze anti-talebane a prendere gli assassini talebani e di al Qaeda. Il denaro vi basterà per prendervi cura della vostra famiglia, del vostro villaggio e della vostra tribù per tutta la vita. Pagate il bestiame e i dottori e i libri di scuola e l'alloggio per tutti i vostri familiari."

Dal Rapporto sui detenuti di Guantanamo compilato da Mark e Joshua Denbeaux e dagli studenti dell'Università di Seton Hall sulla base dei dati forniti dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Qui il pdf in inglese (ho già detto che è un pdf?).

Il 28 marzo del 2002 il Segretario della Difesa Donald Rumsfeld disse:
"Come è accaduto in conflitti precedenti, il paese che fa dei prigionieri generalmente decide che non è il caso di rimandarli sul campo di battaglia. Tengono in arresto quei combattenti nemici per la durata del conflitto. Lo fanno per una semplicissima ragione, che ritengo ovvia, e cioè impedire loro di tornare a combattere e, in questo caso, a uccidere altri americani e a condurre altre azioni terroristiche."

Tuttavia il Rapporto di Seton Hall conclude che la grande maggioranza dei detenuti di Guantanamo non ha mai partecipato ad alcun combattimento contro gli Stati Uniti su un campo di battaglia.
Inoltre, nel rapporto si legge che solo il 5% dei detenuti di Guantanamo definiti come "combattenti nemici" fu arrestato direttamente dalle forze statunitensi; l'86% fu catturato dal Pakistan o dall'Alleanza del Nord e successivamente consegnato agli Stati Uniti, proprio all'epoca in cui questi ultimi offrivano i premi in denaro.

Ma emergono altri dati interessanti:
I detenuti presi in considerazione sono 517.
Per il 55% non è stata accertata la responsabilità di atti ostili contro gli Stati Uniti o gli alleati della loro coalizione.
Solo l'8% rientra nella definizione di "combattenti di al Qaeda". Dei restanti detenuti, il 40% non ha nessun legame certo con al Qaeda e il 18% non ha affiliazioni né con Al Qaeda né con i Talebani.
Il Governo ha arrestato molte persone basandosi sulle sempici affiliazioni a un esteso numero di gruppi che di fatto non si trovano sulla lista delle organizzazioni terroristiche della Sicurezza Nazionale. Inoltre, il nesso tra questo tipo di detenuti e tali organizzazioni varia considerevolmente. L'8% è "combattente per", il 30% è considerato "membro di", mentre una larga maggioranza - il 60% - è in arresto per semplice "associazione" a un gruppo o con dei gruppi che secondo il Governo sono organizzazioni terroristiche. Per il 2% dei prigionieri non è stato identificato alcun collegamento con gruppi terroristici.

E queste sono alcune delle prove citate dal Governo per dimostrare che i detenuti rientrano nella definizione di "combattenti nemici":
- associazione con individui e/o organizzazioni non specificati e non nominati;
- associazione con organizzazioni ai cui membri il Dipartimento della Sicurezza Nazionale aveva dato il permesso di entrare negli Stati Uniti;
- possesso di fucili;
- uso di una guest-house;
- possesso di orologi Casio;
- uso di capi d'abbigliamento militare.

sabato, febbraio 18, 2006

Curiosità da Guantanamo

Uno yemenita, che qualcuno ha accusato di essere una guardia del corpo di bin Laden, durante un lungo interrogatorio è crollato e ha detto esasperato, 'OK, ho visto bin Laden cinque volte: tre su Al Jazeera e due durante un telegiornale in Yemen'. Questa confessione così figura nel suo verbale di 'combattente nemico': 'Il detenuto ha ammesso di conoscere Osama bin Laden.'"

Fonte: "Empty Evidence", di Corine Hegland, National Journal.

venerdì, febbraio 17, 2006

La dieta palestinese

Israele prepara pesanti sanzioni economiche all'Autorità nazionale palestinese (Anp) a partire dall'insediamento questo sabato di Hamas nel Consiglio legislativo palestinese. Tra le prime sanzioni ci sarà l'interruzione del trasferimento dei fondi per il pagamento di dazi doganali e di altre imposte che Israele riscuote per conto dell'Anp. Sono stati proposti anche la revoca dei permessi di ingresso ai lavoratori palestinesi di Gaza e il divieto totale di attraversamento fra Gaza e la Cisgiordania.
Però il governo israeliano non vuole essere accusato di affamare i civili palestinesi, e quindi non saranno tagliati i finanziamenti alle agenzie umanitarie.
Come ha detto il consigliere del premier Dov Weissglas, "È come una visita dal dietologo. Vogliamo farli dimagrire, non morire."

giovedì, febbraio 16, 2006

Da non credere

Eh beh:

Abu Ghraib è un'incubatrice di terroristi, sapete. Hanno il tempo di farsi torturare e anche di organizzarsi.

Fonte: New York Times

mercoledì, febbraio 15, 2006

Il favoloso mondo di Scott McClellan/2

Ieri:

D: Scott, ho solo altre due domande sull'incidente di caccia del vicepresidente. Il presidente pensa che il vicepresidente dovrebbe parlarne pubblicamente, personalmente, rivolgendosi al popolo americano, spiegando cosa è accaduto e perché è passato tanto tempo prima che fosse reso pubblico?

MR. McCLELLAN: Be', credo che sia stato spiegato, l'accaduto. L'ufficio del vicepresidente ne ha parlato; io ne ho parlato. E io rappresento il presidente e parlo per suo conto. Anche il portavoce del vicepresidente parla per suo conto. E quindi le informazioni sono state date. Ne abbiamo parlato a lungo ieri.

D: Quindi il presidente non crede che il vicepresidente dovrebbe parlarne lui stesso, e non attraverso degli intermediari?

MR. McCLELLAN: Lei ha regolarmente parlato con il vicepresidente in passato, e sono certo che potrà farlo anche in futuro.

D: Ma secondo lei non avrebbe dovuto parlare direttamente...

MR. McCLELLAN: Be', lo ha fatto, attraverso il suo ufficio.

Ora, ditemi voi se quest'uomo non è sotto l'effetto del Grande Fungo.

martedì, febbraio 14, 2006

Il Grande Fungo/L'attesa terza parte

(L'antefatto è qui)

-- terza parte --
"(dove si prende una piega lievemente splatter, perché nessuna religione vale niente senza un po' di sangue e due teste mozzate)
L'umanità continuava a proliferare sulla testa di Calaverbert, con suo sommo disgusto. Non nascondeva un certo gusto quando quella melma in cui si trasformavano quei corpi morti entrava a far parte di lui, ma lo stesso, quelle presenze erano per lui ormai una ossessione che gli toglieva il respiro, ammesso che i funghi respirino.
Calaverbert era tutto preso dalla sua crescita e dalla produzione di nuove spore, quando si accorse che lassù qualcosa di strano stava succedendo: ora il sangue nutriente era molto di più, e anche i cadaveri... c'era qualcosa che stava uccidendo meglio lassù, e non era lui: doveva scoprire, e imparare.
Per la seconda volta (la prima era stata quando aveva visto i bipedi. sennò non avrebbe saputo che erano bipedi. oh insomma, stiamo attenti?) emerse da terra: come il periscopio di un sottomarino, un piccolo fungo bianco spuntò sotto una quercia, a guardare cosa stava succedendo. Nuovi uomini popolavano quella terra: avevano molta più stoffa addosso, e dei tubi di metallo che scoppiavano, facendo così tanto rumore! Calaverbert li odiava ancora di più degli altri, quelli di prima. Era deciso a fare qualcosa per liberarsene.
Nel locale dell'inizio, le luci si abbassano: la storia è ancora lunga, ma si inizia ad intravedere un losco piano."

-- fine della terza parte --

Paura?

Fuori i secondi/Il complicato mondo dei numeri due

Miguel mi regala questo per la mia collezione di braccidestri: il numero 2 di Al Qaeda in Yemen è comparso in giudizio con altri quattro sospettati di appartenere alla rete terroristica.
Il saudita Mohammed Hamdi al-Ahdal è stato arrestato nel novembre del 2003 ed è accusato di far parte di una banda armata che aveva il compito di attaccare gli interessi stranieri in Yemen e di danneggare la stabilità e la sicurezza del paese, e anche di aver causato la morte di 19 poliziotti che gli stavano dando la caccia. Non in un'unica sparatoria (frenate la fantasia) ma tra il 2000 e il 2003. E anche di aver preso soldi da bin Laden.
Un altro sospetto è accusato di aver offerto un nascondiglio ad Ahdal mentre era in fuga, ma lui dice di essere stato arrestato per una disputa tra la sua tribù e lo stato (insomma, una cosa da Forum). Gli altri tre invece avrebbero falsificato passaporti e documenti, e si sono fatti un po' di Guantanamo prima di essere estradati.
Nessuno di questi quattro è, comunque, un numero tre.
Tuttavia, ricorderete che una decina di giorni fa da una prigione yemenita sono evasi ben 23 sospetti membri di Al Qaeda, e questo complica le cose. Non potevo far collezione di boccette di profumo, di rossetti Marais, di gatti in silverplate, di simpatici calzini antiscivolo? No, la signora vuole i braccidestri di Al Qaeda. Aha.

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Make-up
Fondotinta Hide&Seek n. 2, blush Irréelle color Incognito, mascara volumizzante Qaeda Queen, ombretto Holographic beige. Sarete truccate/i benissimo: non vi riconoscerà nessuno.

La commovente storia di un fungo

Tutto cominciò un pomeriggio di febbraio (beh, ieri), quando Anna disse: "ho una storia interessantissima sui funghi. a qualcuno va di sentirla?"

Riassunto delle puntate precedenti:

"C'era una volta un locale, dove l'Anna andava di tanto in tanto. Quella sera, per una serie di coincidenze che non esiterei a definire magiche, si trovavano lì alcuni amici che non vedeva da un po'. si sedette, e iniziarono a conversare. tutto ad un tratto, per un incrocio di destini, venne fuori che tutti avevano visto quella particolare puntata del programma Gaia in cui - fra morti e distruzioni varie, ed entusiasmanti nuovi modi di immaginare il collasso del pianeta - si raccontava anche la commovente storia di un fungo, che per rispetto della privacy chiameremo Herbert.
Herbert era nato come nascono tutti i funghi, ovvero in un modo certamente complicato e che ignoro completamente, in un piccolo paese dell'Oregon (sì ragazzi, credo anch'io si tratti della Castle Rock di Stand by me).
Ma Herbert non era come gli altri funghi, Herbert aveva un sogno: diventare l'organismo vivente più graaaande della terra."

-- fine prima parte --

A questo punto l'Autrice propose un sondaggio:
digitate:
a) se volete proseguire la storia.
b) se piuttosto la morte.
c) se volete far entrare nella storia il simpatico omino dei popcorn.
d) se volete che il nome del fungo diventi Calaverbert.

per un complicato sistema di voto, i risultati furono una e) e una d).
Vinse la d), che comunque valeva doppio.

-- seconda parte --

"(Dove due piani di realtà si intersecano, rendendo il tutto piuttosto confuso e anche per questo attuale e fico)
Nel locale dell'inizio si ordinano altri spritz, i giovini si siedono più vicini, e come un oscuro mantra si ripetono l'agghiacciante storia del fungo.
Quando Calaverbert era nato, il suolo sopra di lui ospitava solo qualche bisonte, una sequoia, tre scoiattoli e otto cimici. Nessuno di loro si era interessato alla nascita del nostro eroe. Ma il nostro eroe, sotto i tre metri di terra che lo proteggevano, se la rideva: ah ah ah(a)! Sciocchi esseri mobili! Sprecate pure le vostre vite a passeggiare e mangiare e riprodurvi. Verrà il tempo che le vostre carcasse diventeranno fertile humus per i miei denti!
Calaverbert, come tutti i funghi, era terribilmente invidioso e soffriva di un forte senso di inferiorità nei confronti di tutti gli esseri mobili. Diversamente dagli altri funghi, però, era terribilmente megalomane: questo l'avrebbe reso una minaccia per la vita mobile di quella parte di pianeta. (Qui l'autore spinge un po' sul tasto del terrore per ricordare agli spettatori che la fonte della storia è Gaia, e anche un po' per tenere la tensione alta e la palpebra vibrante)
Come aveva ragione Calaverbert! Dalla sua posizione privilegiata vide secoli di vita mobile nascere e morire, decomporsi e divenire cibo per lui. E come gli sembravano brevi e inutili quelle creature! Certo, in qualche modo le ringraziava, parché senza di loro il suo sogno di potere non si sarebbe mai realizzato.
Passarono i secoli, Calaverbert era ormai grande come la provincia di Parma, e continuava a crescere. Era ancora il solo ad essere conscio della propria importanza. Quand'ecco, una nuova creatura iniziò a calpestare il suo suolo: camminava eretto, era senza peli, e articolava una varietà di suoni a lui ignota. Proprio per questi suoni Calaverbert iniziò ad odiare questa specie più di quanto avesse fino ad allora odiato tutti i mobili."

-- fine della seconda parte --

A questo punto avevamo già sperimentato sulla nostra pelle che il fungo è il vero oppio dei popoli. E i popoli chiedevano a gran voce il seguito, con ife e spore in quantità, al suono di slogan come: "SA-PRO-FI-TI! SA-PRO-FI-TI!", "FUNGARE TUTTI FUNGARE MENO", "ANNA CE L'HA INSEGNATO, PARLAR DI FUNGHI NON È REATO", "O FUNGO O DEFUNGO!", "MORE ROOM FOR MUSHROOM!".

E così, Anna disse:
"Il fungo arriverà.
Verso le due del pomeriggio.
Ho detto."
Misteriosamente, però, si firmò Ghezzi Enrico.

lunedì, febbraio 13, 2006

La French Connection

"Ogni cinque o sei settimane Maurice Gourdault-Montagne, consigliere diplomatico del presidente francese,  vola a Washington per incontrare la sua controparte, il consigliere per la sicurezza nazionale Stephen Hadley. Trascorrono alcune ore a coordinare le strategie sull'Iran, la Siria, il Libano e altre zone calde, e poi il francese ritorna in patria. Tra un incontro e l'altro, i due parlano spesso al telefono, di solito il martedì e il giovedì.

Benvenuti alla French Connection. Benché il legame tra i massimi consiglieri di politica estera dei presidenti Bush e Chirac sia quasi sconosciuto al mondo esterno, è emerso come un elemento importante nella pianificazione statunitense. A livello pubblico, la Francia può ancora essere oggetto delle beffe dei politici americani, ma in questi contatti diplomatici privati l'Eliseo è diventato uno degli alleati più importanti ed efficaci della Casa Bianca..."

"Il nuovo alleato di Bush: la Francia?", di David Ignatius, tradotto per Tlaxcala su mirumir 2.0.

domenica, febbraio 12, 2006

Il numero 2, quasi

Ricordate il raid aereo di un mese fa contro un'abitazione di un villaggio situato nella zona di confine tra Pakistan e Afghanistan? Quello in cui oltre a una dozzina di civili innocenti doveva essere morto anche Al Zawahiri, e invece no? Ecco, i Predator hanno mancato il numero 2, ma hanno preso in pieno un suo parente stretto. Forse il genero. Aha.

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Make-up:
Fondotinta antitraccia Teint Idole ultra, unmanned eyeliner Drone Perfection, lipgloss Deadly Strike nelle sfumature del rosa, cipria illuminante les Météorites, edizione invernale 2005.

venerdì, febbraio 10, 2006

Il favoloso mondo di Scott McClellan

Quando George W. Bush tace (dopo la fantastica uscita sulle "Liberty-I mean-Library-I mean-Bank Towers in Los Angeles") c'è pur sempre il suo addetto stampa Scott McClellan.
Ecco come ha gestito le domande di "Helen" durante la conferenza stampa di ieri alla Casa Bianca.

Domanda: Questa dovrebbe essere una guerra al terrorismo, e per sua stessa ammissione il Presidente ha detto che non c'era nessun collegamento tra l'Iraq e i terroristi. Dunque perché siamo ancora in Iraq a uccidere e a farci uccidere?

MR. McCLELLAN: Be', credo che il Presidente ne abbia già parlato oggi. La posta in Iraq è alta. E ha detto su cosa ci stiamo concentrando...

D: ... perché è alta?

MR. McCLELLAN: Be', l'Iraq è il fronte principale nella guerra al terrorismo. Basta vedere la lettera di Zawahiri a Zarqawi. Riconoscono quanto ci sia in ballo. E noi facciamo altrettanto. E dobbiamo continuare a procedere con il nostro piano per ottenere la vittoria. Ecco perché ci stiamo concentrando...

D: Perché siete andati in Iraq?

MR. McCLELLAN: Be', il Presidente è...

D: Non c'erano, i terroristi.

MR. McCLELLAN: Non sto cercando di tornare sul fatto che... sulle decisioni che abbiamo già preso.

D: Io sì.

MR. McCLELLAN: Abbiamo già spiegato dettagliatamente le ragioni per cui ci siamo andati, ed era perché Saddam...

D: Che poi si sono rivelate sbagliate.

MR. McCLELLAN: La scelta spettava a Saddam Hussein. Continuava a sfidare la comunità internazionale. E il Presidente dopo l'11 settembre decise che non intendevamo aspettare che le minacce si concretizzassero. Dovevamo affrontarlo prima che fosse troppo tardi. E come ha già detto oggi...

D: Era l'Iraq, e non c'erano.

MR. McCLELLAN: Be', credo che avrebbe dovuto ascoltare bene quello che ha detto il Presidente oggi.

D: L'ho fatto.

MR. McCLELLAN: Ha parlato dell'importanza della libertà che sconfigge il terrorismo e della sua capacità di imporsi. Il Medio Oriente è una regione del mondo pericolosa. Quello che stiamo cercando di fare...

D: Perché è stato attaccato l'Iraq?

MR. McCLELLAN: Quello che stiamo cercando di fare è contribuire a trasformare quella regione martoriata offrendole un futuro più promettente. È questo l'effetto della libertà. Le società libere sono società pacifiche. E un Iraq libero contribuirà a ispirare il resto del Medio Oriente.

giovedì, febbraio 09, 2006

Come maltrattare Google e vivere felici

Il premio "Più culo che giudizio" 2006 va alla chiave di ricerca "carcere Abu Grim."



martedì, febbraio 07, 2006

Gggiovani

Mario, 85 anni.
- Miro, lo sai che mi hanno chiesto di coordinare un gruppo di ragazzini per una trasmissione... aspetta, è una tivù di giovani.
- Coordinare?
- Ma sì, ragazzini delle scuole, io darò una mano. Per una televisione che si chiama, aspetta... MTV.
- Mario, MTV?
- La conosci?

domenica, febbraio 05, 2006

Un numero 4, preso

L'ANSA dà la notizia dell'arresto del numero 4 di Al Qaeda, ponendo qualche problema di classificazione. "Mohammed Rabih Abou Zar è stato arrestato qualche giorno fa a Baghdad. È un iracheno. È tutto ciò che posso dire per il momento", ha dichiarato il capo ufficio stampa del ministero dell'interno iracheno. Sarà il solito numero 4 della borgata, un rimpiazzo momentaneo, un succedaneo di passaggio?
Nel frattempo quello che mi preoccupa è la notizia della recente cattura di 270 combattenti di Al Qaeda. Prima si prendono, poi si catalogano, infine si numerano. Qua ci giochiamo mezzo organigramma di bracci destri, mi sa.

sabato, febbraio 04, 2006

Frasi del giorno

"Credo che esista un Onnipotente, e credo che la libertà sia il dono dell'Onnipotente a questo mondo."
George W. Bush; citato in Mark Silva, "Bush Touts Plan in Tennessee" (Chicago Tribune, 1° febbraio)

"La Provvidenza tiene sotto la propria speciale protezione i bambini, gli idioti e gli Stati Uniti d'America."
Lord Bryce, autore di The American Commonwealth, 1888. Citato in Martin Peretz, "BHL USA" (New Republic)

via John Brown, USC Center on Public Diplomacy.

Vogliamo i nomi

Chiave di ricerca del giorno: "chi ha votato Ahmadinejad".



Della serie: non ci accontentiamo di un numero.

venerdì, febbraio 03, 2006

The Memo, Reloaded

Ci sarebbe stato un incontro di circa due ore tra Bush e Blair, il 31 gennaio 2003 - due mesi prima dell'invasione dell'Iraq -, durante il quale Bush parlò della possibilità di orchestrare un incidente in cui Saddam sarebbe stato costretto ad attaccare aerei da ricognizione delle Nazioni Unite, fornendo un valido pretesto per colpire l'Iraq. In quell'occasione, inoltre, Blair dichiarò di essere "stabilmente dalla parte del Presidente e pronto a fare tutto ciò che serviva per disarmare Saddam".
Il memo che documenta l'incontro è stato visto da Philippe Sands, professore di diritto internazionale all'University College di Londra, e rivelerebbe che:

- Bush disse a Blair che gli Stati Uniti erano così preoccupati per il fatto di non riuscire a trovare prove consistenti contro Saddam che pensavano di far volare sull'Iraq degli aerei da ricognizione U2 con i colori delle Nazioni Unite. Così, se Saddam li avesse attaccati, avrebbe violato le risoluzioni dell'ONU.

- Bush espresse perfino la speranza di riuscire a procurarsi un transfuga iracheno che facesse una pubblica dichiarazione sulle armi di distruzione di massa di Saddam. Inoltre accennò anche a una piccola possibilità che Saddam potesse essere assassinato.

- Da parte sua, Blair disse a Bush che una seconda risoluzione dell'ONU sarebbe stata una specie di polizza d'assicurazione, perché avrebbe fornito una copertura internazionale, anche con gli arabi, nel caso qualcosa fosse andato storto durante la campagna militare: metti che Saddam si fosse messo a bruciare i pozzi di petrolio, ad ammazzare bambini, o a fomentare divisioni interne.

- Bush disse a Blair che riteneva improbabile che potesse verificarsi una guerra intestina tra le diverse religioni e i vari gruppi etnici.

Il fatto che Blair abbia offerto il proprio appoggio ai piani di Bush di attaccare l'Iraq anche in assenza di una seconda risoluzione dell'ONU contrasta con le assicurazioni che il primo ministro inglese diede al Parlamento poco tempo dopo. Il 25 febbraio 2003 Blair disse alla Camera dei Comuni che il governo stava dando a Saddam "un'ulteriore, ultima occasione per disarmarsi volontariamente".

Disse infatti: "Detesto il suo regime - come spero facciano la maggioranza delle persone - ma anche ora potrebbe salvarlo se si conformasse alle richieste delle Nazioni Unite. Perfino ora, siamo preparati a fare un passo in più per ottenere pacificamente il disarmo."

Tre settimane prima questi pensavano già di camuffare un U2 con i colori dell'ONU e di farlo volare sull'Iraq, ecco.
Sempre che il memo esista. Secondo il Guardian, esiste. Channel Four ne ha fornito degli estratti.

Se non esiste, sono pronta a partire da subito con la dietrologia e il fondotinta.

giovedì, febbraio 02, 2006

Not literally

Pesco a caso, per esempio dal Corriere:
"In quello che passerà alla storia come il discorso dell''America drogata di petrolio', Bush ha detto che il Paese deve diminuire la sua dipendenza dalle importazioni di greggio dal Medio Oriente, regione instabile, del 75% entro il 2025; che la tecnologia è il modo migliore per farlo; che aumenterà del 22% i finanziamenti per la ricerca sull'energia pulita; che gli sforzi devono concentrarsi su auto a idrogeno e ibride, sul solare, sull'energia eolica e su 'energia nucleare pulita e sicura.'"

L'Arabia Saudita, però, non ha reagito benissimo:
Mercoledì l'ambasciatore saudita a Washington, il principe Turki al-Faisal, ha detto che avrebbe chiesto all'ufficio del signor Bush "cosa esattamente intendeva dire con quelle parole."

Risultato:
Mercoledì, il segretario per l'energia e il direttore del Consiglio economico nazionale di Bush hanno detto che "il presidente non parlava in senso letterale."

Esattamente come le sedici parole di tre anni fa: "The British government has learned that Saddam Hussein recently sought significant quantities of uranium from Africa." "Il governo britannico ha appreso che Saddam Hussein recentemente tentava di procurarsi una notevole quantità di uranio dall'Africa."
Bush non va preso alla lettera, lo sanno tutti che ha problemi di dipendenza dal greggio.

The State of the Onion

Eliminato l'ottanta per cento dei numeri due di al QaedaWASHINGTON, DC - Lunedì il Pentagono ha annunciato che l'80% dei bracci destri di Osama bin Laden è stato eliminato. "Quasi 1600 capi di al Qaeda classificati come numeri due sono stati spazzati via," Ha dichiatato il Ten. Col. Mark Allison. "Adesso ne rimangono solo 400." Dopo il fallimento della missione per uccidere il numero 2 di bin Laden Ayman al-Zawahri con un attacco missilistico su un villaggio pakistano il 13 gennaio, le forze americane hanno intensificato le ricerche del numero 2 Ahmed Al-Zahnami, o, in alternativa, del numero 2 Amman al-Zaharani, oppure del numero 2 Ahmed al-Zafarani.

Notizia finta di The Onion. In realtà siamo solo a 35 bracci destri di Al Zarqawi e a 3 numeri due di bin Laden. Tranquilli, tengo il conto.

martedì, gennaio 31, 2006

Questo è odio

"Mentre si contavano i voti delle elezioni palestinesi e il mondo si rendeva conto delle dimensioni della schiacciante vittoria di Hamas, Aya al-Astal si è allontanata da casa e gironzolando si è avvicinata alla recinzione che si trova lungo il confine tra la striscia di Gaza e Israele.
I suoi genitori, che stavano seguendo i risultati del voto alla televisione, si sono accorti che la loro bambina di nove anni non c'era più. Non sanno esattamente cosa sia successo, ma l'esercito israeliano ha detto in seguito che il comportamento di Aya era sospetto e ricordava quello di un terrorista - si era avvicinata troppo alla recinzione - e così un soldato le ha sparato addosso ripetutamente, colpendola al collo e squarciandole lo stomaco.

Aya è stata il secondo bambino ucciso dall'esercito israeliano la scorsa settimana. Soldati nei pressi di Ramallah hanno sparato al tredicenne Munadel Abu Aaalia alla schiena mentre con due suoi amici camminava lungo una strada riservata ai coloni ebrei. L'esercito ha detto che i ragazzi avevano in mente di lanciare pietre contro auto israeliane, e questo è considerato dall'esercito terrorismo."

La madre di Aya ha detto:

"le hanno sparato al collo e allo stomaco. Lo stomaco le usciva di fuori. Non abbiamo idea del perché sia andata là, ma era una bambina. Era così piccola. Aveva nove anni. Non portava l'hijab. Era chiaro che era solo una bambina. Questo è odio."

Fonte: The Guardian, 30 gennaio 2006.

Due voci dal Glossario dell'espropriazione, di De Rooij:

Zona di sicurezza : Zona di morteAlla fine di dicembre 2005 Israele ha dichiarato una zona di sicurezza, cioè un'area arbitraria vicino al confine con Gaza (dalla parte dei palestinesi) in cui tutti coloro che vi si fossero trovati sarebbero stati uccisi. Inoltre, Israele sta anche ideando delle mitragliatrici automatiche fissate al muro che spareranno su qualsiasi cosa da una certa distanza. Anche se la vera natura di queste zone di morte è nota, alcuni giornalisti continuano a chiamarle "zone di sicurezza". E poi, visto che Israele si riserva il diritto di intervenire ovunque, questo significa che tutti i territori occupati sono zone di tiro libero.

Omicidio di minore gravità : Omicidio sanzionato
Molto prima dell'attuale intifada, a Hebron nel 1996 un colono israeliano colpì con una pistola l'undicenne Hilmi Shusha, uccidendolo. Un giudice israeliano prosciolse l'omicida, dicendo che il bambino era morto per conto suo "a causa della pressione emotiva." Dopo numerosi appelli e dopo le pressioni della Corte Suprema, che definì l'atto "omicidio di minore gravità," il giudice rivide la sentenza e, mentre infuriava l'Intifada di al Aqsa, condannò l'omicida a sei mesi di servizio in una comunità e a una multa di poche centinaia di dollari. Il padre del bambino accusò la corte di aver rilasciato una "licenza d'uccidere". Gideon Levy di Ha'aretz descrisse eloquentemente quella multa come il "prezzo di saldo di fine stagione della vita di un bambino," riferendosi ai dati raccolti da B'tselem, la principale organizzazione di difesa dei diritti umani in Israele, che documentava decine di casi simili in cui i colpevoli erano stati prosciolti o se l'erano cavata con una tirata d'orecchi.

La scoperta del giorno



Tenere in arresto le mogli dei sospetti terroristi può rivelarsi controproducente, dicono gli esperti.
Trattenere per due giorni una donna che sta ancora allattando il figlio neonato, sperando che questo contribuisca a stanare il marito; attaccare sulla porta di un sospetto combattente il biglietto "vieni a riprenderti tua moglie"; insomma, la tattica "voi uscite di lì e noi vi restituiamo la donne" finirebbe per amareggiare un po' gli iracheni.
A meno che per donne non si intendano le suocere, ma questa è una mia considerazione.

E con le scoperte sconvolgenti direi che per oggi abbiamo finito.

lunedì, gennaio 30, 2006

L'eredità

Dalla trascrizione dell'intervista esclusiva della CBS a Bush:

CBS: Ha avuto già tempo di pensare cosa farà quando non sarà più presidente?

PRESIDENTE BUSH: Sto cominciando a pensarci un po', sì. La prima cosa – la pietra di paragone sarà una una fondazione o una biblioteca Bush. Sarà in Texas, ma non so esattamente dove. Stiamo cominciando a sentire alcuni di quegli istituti per l'istruzione superiore e le loro idee. Mi piacerebbe lasciare un'eredità – o un centro studi, un luogo in cui la gente possa parlare di libertà e del modello di de Tocqueville e di ciò che de Tocqueville vide in America. Mi piacerebbe che ci fosse un luogo dove giovani studiosi possano venire a scrivere, pensare, articolare, opinare e insegnare, ma per ora non sono andato oltre. E poi naturalmente c'è questo bel posto in cui andare, il mio ranch.

Ogni limite ha la sua pazienza

Ultimamente guardo poco la tv, per un banale istinto di autodifesa. Se almeno l'antennista mi avesse già installato la parabola passerei i ritagli di tempo a guardare quei documentari edificanti dal titolo "Emozioni forti: la dinamo", "Il rodio, questo sconosciuto", "Invenzioni che hanno cambiato la storia: il motore diesel", "Relazioni pericolose: la vita affettiva delle tarantole" e "Vestiti, usciamo: avventure nella cucina molecolare".
Invece succede come l'altra sera, con Piero Angela su Rai3 a passeggiare sul pianoforte di Mozart e Berlusconi su ItaliaUno. Paura.

Se quindici anni fa mi avessero detto che un sabato sera del 2006 avrei visto Claudio Martelli in maglioncino blu condurre su una "rete Fininvest" un programma dal titolo L'Incudine, ospite Silvio Berlusconi in veste di Presidente del consiglio, giuro che avrei tentato di emigrare con i seguenti mezzi a mia disposizione:
1. accettare di trascorrere un periodo di tempo dai contorni incerti a Rotterdam, settore American Studies;
2. trasferirmi a Londra, cedendo alle insistenti benché graziosissime richieste di N.;
3. andare a insegnare l'italiano a Leningrado, nella gloriosa unione indivisibile di libere repubbliche.

Purtroppo:
1. American Studies a Rotterdam, non aggiungo altro. E non venitemi a dire che a Rotterdam c'è vita. Adesso, c'è vita.
2. Tendo a non accettare le proposte di matrimonio o di convivenza che mi giungono da uomini conosciuti su una pista di pattinaggio su ghiaccio. Neanche se mi hanno salvato da una frattura scomposta del femore (mio eroe).
3. Leningrado si chiamava già San Pietroburgo (le repubbliche libere avevano rivelato qualche difetto di saldatura) ma io mi rifiutavo caparbiamente di fare autocritica.

Ore 10.24 di lunedì 30 gennaio 2006: la paziente risulta lucida, presente a se stessa e disposta ad ammettere il crollo dell'URSS. "Sì, ebbene? Lo so da anni," ha dichiarato con tono di sfida. Messa alle strette, ha poi confessato: "L'ho visto su History Channel, due mesi fa."
Le sue ultime parole sono state: "Portatemi un antennista."

sabato, gennaio 28, 2006

The Guantanamo Happy Meal

Link a 2.0 sulle condizioni dei detenuti di Guantanamo che fanno lo sciopero della fame per ottenere un giusto processo. Anticipazione: stanno molto male.

Intanto so lavorando all'ipnopedia.

mercoledì, gennaio 25, 2006

Three-minute tragedies

Questa casa vuole dirmi qualcosa.

Mi faccio dare da mio padre uno dei televisori che tiene in un armadio e che risalgono all'epoca delle nonne. Televisori nuovi, che sono stati sintonizzati per tutta la loro breve vita catodicamente attiva solo su Sentieri o La schiava Isaura, per un'ora al giorno.
Il televisore entra in casa, si accomoda nello studio sul mobiletto che già ospita videoregistratore-lettore divx-playstation2, decide di perdere tutte le sintonie ed entra in modalità bianco e nero prima di addormentarsi per sempre senza neanche chiedermi "sognerò?".

Compro un cordless. Lo pesco da una pila di suoi simili, dopo una breve conta scaramantica. Mi segue fino a casa e si lascia mettere sotto carica mente leggo le istruzioni. Non è normale che faccia bleep e si illumini vivacemente ogni venti secondi, ma sono troppo affascinata dalla prospettiva di inserire il carismatico filtro VIP per considerarlo un sintomo di malfunzionamento. Penso compiaciuta: nuove ipnotiche tecnologie moderne, mi fa le feste, mi fa! Dopo due giorni mi rendo conto che se non ricevo telefonate non è per un improvviso calo di popolarità, ma perché il cordless è in coma vigile. Ormai fa bleep in tutte le lingue del mondo, lanciando SOS disperati, e io niente. In compenso mia madre continua a chiamare e ormai mi immagina morta in casa da quarantott'ore, con il signor G. che mi veglia listato a lutto.

Sono in modalità contemplativa quando decido di andare a vedere a che punto sta il ciclo dell'asciugabiancheria (solitamente me ne ricordo quando le tovaglie da sei si sono trasformate in tovagliolini da cocktail). La solita tragedia in tre minuti: il contenitore dell'acqua è uscito dalla sua base e una cascatella di medie dimensioni sta precipitando sul pavimento dove gioca al torrente di montagna con le piastrelle azzurre. Ho la relativa prontezza di lanciarmi sull'interruttore della corrente elettrica perché acqua ed elettricità non devono incontrarsi in questa vita, tanto meno in presenza dei miei piedi. Scivolo sui calzettoni antisdrucciolo (non pensati per condizioni estreme), cado, mi rialzo, mi tolgo al volo la felpa e la butto sul pavimento. Asciugo alla meno peggio, mi rialzo e sbatto la testa contro il portellone della maledetta macchina. La perdita di dati è consistente: scompaiono per sempre interi brani della Divina Commedia e dell'Onegin, buongiorno e buonasera in finlandese e il finale di Solaris, mentre del russo rimangono solo due proverbi e l'accorata domanda: "Скажите пожалуйста, где находится остановка автобуса?" ("Scusi, potrebbe dirmi dov'è la fermata dell'autobus?") Ma soprattutto, non capisco che ci faccio - io, un momento prima così distintamente zen - in un bagno allagato, in t-shirt bianca e calzettoni antisdrucciolo rosa shocking con la scritta stop! sulla pianta e una felpa fradicia sul pavimento, mentre nell'asciugabiancheria c'è solo un minuscolo e floscio tovagliolo blu.

Il televisore non sintonizza, il cordless non telefona, l'asciugatrice bagna, la Tivoli prende solo il rosario di Radio Maria, il forno impiega un'ora e venti per cuocere una pizza margherita e mettiamoci pure che fino a cinque giorni fa la portante non portava e le plafoniere non plafonavano. Dico.
Sabato mattina c'è stato un blackout di mezz'ora in tutta la città e io pensavo che fosse dovuto al mio uso irresponsabile dell'asciugacapelli: vecchiette bloccate in ascensori fermi tra il quarto e il quinto piano, catene del freddo spezzate per sempre, semafori in tilt, e tutto a causa dell'uso avido di un phon. Sto maturando sensi di colpa insopportabili, tutti invariabilmente legati all'elettricità e ai suoi utilizzi, e ho perfino valutato l'ipotesi di trasferirmi nella Croma grigia abbandonata sotto casa, quella targata Torino, gomma a terra, bollo scaduto, assicurazione di fantasia e multa sul parabrezza.

Odio tornare al solito horror giapponese pieno di studentesse in calzettoni o ai videogiochi estremi (quelli che per farti capire che avrai tanta paura esibiscono il disegnetto di una tarantola sul retro della confezione: una discreta scossa di panico anche per gli "aracnofobici lievi"), ma nell'episodio quattro di Silent Hill a un certo punto la tecnologia si ribellava, l'idraulica andava per i cazzi suoi e spuntavano strani bozzoli di bambini urlanti dal muro del tinello. Però con un set di candele per esorcismi si risolveva tutto senza tante storie (pozze di sangue escluse) e con l'ascia-bonus si poteva anche far fuori l'amministratore di condominio. E poi non si è mai visto in un gioco, neanche incappando nella conclusione pessimista, che la protagonista e il suo gatto finissero a dormire in una Croma abbandonata targata TO, in compagnia di un cordless autistico.

(Mi sono appena ricordata che in finlandese buon giorno si dice hyvää huomenta. Un finale all'insegna del'ottimismo.)

Non la testa, non l'anima/Intervista a Marwan Barghouti

Avevo raccolto un po' di materiale su Marwan Barghouti poco più di un anno fa, in due post: questo e questo

Questa è la traduzione della trascrizione completa dell'intervista esclusiva di Lindsey Hilsum a Barghouti per Channel 4 News del 22 gennaio 2006.

Marwan Barghouti: Gli israeliani sono riusciti ad arrestare il mio corpo, ma non la mia testa, non la mia anima. Non ci riusciranno. Non spezzeranno la nostra volontà di indipendenza e di libertà.
Sono rimasto in isolamento per la maggior parte del tempo. Non ho visto nessuno, non ho ricevuto le visite dei miei figli, di mia moglie, né di nessun altro.
Le è la prima giornalista, insieme agli altri che sto vedendo ora. Oggi è il primo giorno della mia vita in prigione in cui incontro qualcuno, dopo quattro anni.

Penso che Hamas faccia parte del popolo palestinese e che abbia il diritto di partecipare alle elezioni, e io personalmente in questi anni e anche l'anno scorso ho cercato di convincerli e di fare pressioni perché partecipassero alle elezioni.

Quindi ben venga questa decisione storica di Hamas, perché che cosa significa decidere di partecipare alle elezioni? Significa che credono nella democrazia, che sono pronti a lavorare secondo le regole della legge e della democrazia, e questo è molto importante.

Lindsey Hilsum: Quindi è la fine della lotta armata, è chiusa l'epoca delle bombe e dei fucili?

MB: Il popolo palestinese, questo dovrebbe essere chiaro, ha comunque il pieno diritto di resistere alle operazioni militari israeliane nei territori occupati.
Pensa forse che gli israeliani avrebbero lasciato Gaza se non ci fosse stata l'intifada, la resistenza? No. Sono rimasti 38 anni. Perché se ne vanno da Gaza? Io penso che sia un grande risultato dell'intifada.
Ma i palestinesi dovrebbero dare una possibilità a ogni genere di tentativo, internazionale e locale, e così faremo.
Mi creda, gli israeliani considerano un terrorista chiunque si opponga all'occupazione. Non è così.

Non credo che gli israeliani siano nella posizione e nella condizione di descrivere le persone, e credo che siano gli ultimi al mondo a poter parlare di terrorismo.

LH: Ma hanno prove specifiche. L'hanno portata davanti a un tribunale, avevano persone che a loro dire erano state assassinate. Hanno dimostrato il suo coinvolgimento, i documenti che dimostravano che lei pagava delle persone perché mettessero in atto attentati suicidi.

MB: Assolutamente no. E io non tratto con il tribunale israeliano. Non riconosco il diritto di Israele a condannare un capo palestinese, un membro palestinese del parlamento.

Gli israeliani non hanno rispettato la democrazia. Sanno benissimo che io non ho diretto attacchi militari qua e là. È la verità. Sono molto esplicito sul fatto che sostengo l'intifada palestinese e la resistenza palestinese.

Io le parlo mentre mi trovo in carcere, non mentre sono fuori. E, anche così, continuo a dirlo.

LH: Dunque cosa pensa adesso degli attentati suicidi che continuano a verificarsi? Ce n'è stato uno giorni fa a Tel Aviv…

MB: Siamo contrari.

LH: Sì, ma cosa pensa dei palestinesi che lo fanno?

MB: Penso che gli israeliani non aiutino i palestinesi a raggiungere una soluzione nelle loro discussioni interne. Più di una volta i palestinesi sono stati vicini a una decisione al proposito. Ma durante l'intifada gli israeliani hanno ucciso 800 bambini palestinesi.

LH: E questo giustifica l'uccisione di bambini israeliani da parte dei palestinesi?

MB: No. In ogni caso nessuno può giustificare l'uccisione di civili – bambini, donne, in qualunque luogo del mondo. Dovrebbero essere tenuti fuori. Questo dev'essere chiaro. In Palestina e in Israele.

Abbiamo bisogno di due capi che siano pronti a prendere decisioni, decisioni critiche, e a correre rischi, dal lato palestinese e da quello israeliano.
E io credo che il mio popolo sia pronto alla pace con il popolo di Israele. Dovremmo agire secondo le categorie democratiche riconosciute in tutto il mondo. Dovemmo costruire uno Stato democratico, e io penso che il popolo palestinese sia perfettamente qualificato a farlo.

LH: Ma a Gaza stanno combinando un disastro. Guardi Gaza, persone che si sparano tra loro, che rapiscono stranieri, è il caos.

MB: Penso che sia un grave crimine rapire un giornalista o uno straniero. Ho mandato un messaggio attraverso i mezzi di informazione alle persone che conosco là e spero che non lo rifaranno.

MB: [A proposito della partecipazione delle donne alla lotta] Hanno assunto un ruolo importante nella lotta contro l'occupazione e spero che nel futuro vedremo un primo ministro palestinese donna.

LH: Pensa che trascorrerà il resto della sua vita in prigione? Cinque ergastoli...

MB: No. Assolutamente no. Sarò libero insieme a tutti questi altri detenuti. Gli israeliani non possono tenerci tutti e diecimila in carcere. E alla fine scopriranno… sa quello che è successo in Sudafrica? Alla fine sono andati da Mandela e hanno negoziato. E cos'è successo, anche in Irlanda?

LH: In Irlanda? Si sono parlati.

MB: Alla fine si sono parlati. E hanno rilasciato tutti i prigionieri. Il governo britannico li considerava dei terroristi. Io penso che noi siamo combattenti per la libertà. Nel futuro, mi vedo come un cittadino palestinese che esercita il proprio diritto in uno Stato democratico palestinese. Questo è il mio sogno.

Originale in inglese: http://www.channel4.com

Tradotto dall'inglese in italiano da Mirumir e rivisto da Davide Bocchi, membri di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica (transtlaxcala@yahoo.com). Questa traduzione è in Copyleft.