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lunedì, giugno 22, 2009

Moon & Sand

Noi siamo oggi come sabbia sparsa su un vassoio; bisogna schiacciare la libertà individuale e stringerci gli uni agli altri in un blocco di compatto, al pari di una roccia indurita dal cemento.
Sun Yat-sen, fondatore del Kuomintang e precursore del comunismo cinese.

lunedì, giugno 15, 2009

Ministero del Turismo: campagne pubblicitarie


SIAMO ANCORA QUI


SE NE SONO ANDATI



NOTA. Sì, lo so che è la terza volta che la mostriamo, questa scena. Ma sono due minuti di ripasso che levati: un piano sequenza di perfetta semplicità, almeno in apparenza. Panoramica di 90°, poi mdp inchiodata a guardare il lungomare della versiliana, con profondità di campo infinita e punto di fuga prospettico centrale, a perdita d'occhio (anche nel senso del "Boom", con lo stesso attore). Eyes Wide Shut con ottusa ostinazione, nella luce "tra cane e lupo" del crepuscolo. (Non so chi fosse Leonida Barboni, ma di certo non è mio suocero.) Intenso sviluppo economico e sociale promesso a tutti da un Paese sul punto di diventare Terra di Nessuno, mostruoso circolo vizioso la cui circonferenza non è da nessuna parte e il centro in una località che si chiama Ronchi Poveromo (manco a farlo apposta). Pasolini e Antonioni forse in segreto se la sognavano, una scena così. (Il secondo credo che lo dichiarò apertamente.) Come sfondo sonoro, una gran bella canzone in oscena versione "melodia d'ascensore", aspettando di sentirla risuonare nelle grandi Stande di Milanodue a uso e consumo di zombi leghisti. La mdp copre uno spazio infinito, come dicevo, ma in realtà non si allontana mai dal perno (l'uscita del locale). In attesa di buttarlo in faccia a qualcuno, all'epoca un treppiede serviva ancora a quello: far credere allo spettatore che Piove sia musica di commento, mentre è ancora, è sempre e solo musica di scena. (E infatti Modugno era cliente abitudinario dell'"Oliviero" di Comparini, topos cinematografico per eccellenza.) Il carrello non è sempre necessario, a volte anche una piccolissima panoramica può essere una questione morale.

In mezzo all'inquadratura, gesticola il più grande attore di tutti i tempi. Si vede solo lui, anche quando ormai è un puntino che corre in lontananza: non come nei finali di Charlot, dove lui si allontana con fiduciosa sprezzatura. No, lui qui sta scappando: è lui, il punto di fuga.
Un minuto e quaranta di cinema puro.
Notare che per quasi tutto il tempo dà le spalle allo spettatore. Un interprete fuori classe si riconosce dal fatto che recita anche di spalle (in Toro scatenato è così per quasi tutta la scena, quando lui chiede a Joe Pesci "Iufacmaiuaif?"). Dice: "Ahio. Me so' fatto male. A 'a mano". Il resto è danza, grazia terminale di uno sbronzo elegantissimo, metronomo naturale, a bello e apposta: cravatta a pois annodata alla brutt'e peggio, camicia bianca sgualcita e mezza fuori dai calzoni neri (sbraco millimetrato), giacchetta agitata in una tauromachia che Hemingway, Leiris e Manolete non siete nessuno, e mocassini pronti a inciampare in un ultimo inaudito tip o tap di claquettes (lui iniziò imitando Fred Astaire, infatti).
Quello stendersi in mezzo all'autostrada, tra un Anno Karenino di Frosinone e il vago ricordo di griffithiane donzelle in distress legate alle rotaie del cinema delle origini, per poi rialzarsi subito dopo, in un sussulto pupazzesco. Non tanto perché la vita, sebbene difficile, meriti di essere vissuta, ma quando mai: no, solo perché c'è ancora (sempre) una spider (o una Seicento, o un bus di turisti) su cui scatarrare. Il suicidio può aspettare: intanto ammazziamo gli altri.
Sospetto l'improvvisazione del genio, nell'evidenza di quell'Hitler sputacchiato ai tedeschi.
Magari ce lo meritassimo ancora, Alberto Sordi.

[continua su G.O.D.]

mercoledì, giugno 03, 2009

456 occhi

Due fotografi del giornale passarono una settimana nella casa di Don Orione a fotografare, uno per uno, i mutilatini e venne lanciata la prima sottoscrizione. Il giornale usciva con strani titoli, che dicevano, per esempio, così: “Occorre mezzo milione — per comprare 456 occhi” oppure: “In tre — una mano sola” e nella fotografia, sotto, tre bambini in circolo, un’unica mano, che pareva grandissima, afferrava l’occhio del lettore, se lo inchiodava addosso. Arrivarono alcuni milioni; a forza di cinquecento, mille, duemila, cinquemila lire, le offerte del pubblico anonimo, della gente della strada. I nomi di alcuni mutilatini diventarono popolari: Bruno Pellegrina, per esempio, piccolo contadino di Campoformido, fotografato nell’atto di portarsi una mela alla bocca, coi due moncherini inguainati in una fodera di cuoio: aveva bisogno delle pinze che gli sostituissero le mani, alla maniera di Harold Russel, il macellaio di Boston, protagonista de I più begli anni della nostra vita, il film che in quei giorni riempiva le platee dei cinema; Vittorio Moré, pastorello di Valmasino, ridotto con una sola mano, una sola gamba e un unico occhio, che tuttavia s’arrangiava a rilegare libri; e la fotografia lo aveva fissato così, col volto intento, chino sulla costola d’un volume, a sorvegliare, con l’unico occhio, il lavoro dell’unica mano.

Roberto De Monticelli, Cercava milioni per comperare mani, “Epoca”, VII, 284, 11 marzo 1956.


venerdì, maggio 29, 2009

Avremmo potuto vivere senza pensieri

La mosca
di Mark Šatunovskij

il torso della mosca tutto lanoso
avvolge il suo sistema nervoso.
coi muscoli a matassa attorno al ventre
appesa al muro sta, le zampe penzoloni.

porta con sé pensieri semplici
e forse grandi sentimenti
come consumata da domande
sul senso di una vita dura e scialba.

risiede sotto la sua pelle
della dissenteria un germe.
tra sé dibatte a lungo, assorto,
questioni di igiene alimentare.

così tu e io coabitiamo
con questa mite mosca e il saggio germe
però noi fin da piccoli sappiamo
di esser più di loro intelligenti.

eppure tu che sei magnifica,
quasi trascendentale e splendida,
guardi la mosca con aria nervosa
benché non sia affatto pericolosa.

poi afferri il giornale di ieri
pieno di casi in decomposizione
e ammazzi questa mosca
con tutti i suoi presagi e i suoi pensieri.

all'improvviso un treno irruppe nella stanza
metallico frastuono sullo scambio
avremmo potuto vivere senza pensieri,
del tutto inutilmente, e lievi.

"муха", из жизни растений.

Mark Šatunovskij è nato a Baku (allora URSS, oggi Azerbagian) nel 1954. Ha scritto tre libri di poesia, Oščuščenie žizni (La sensazione della vita), Mysly Travy (I pensieri dell'erba) e Iz žizni rastenij (Dalla vita delle piante). Vive a Mosca. [Ha ottenuto una borsa di studio dell'USIA, United States Information Agency, il che probabilmente significa che è un agente di quegli altri. Ma oggi non siamo qui para boxear.]


Traduzione: Manuela Vittorelli

Cortocircuiti acchiappamosche:



***

Le mie due figlie si assomigliano solo perché sono corrotte tutt’e due. Vivian è viziata, esigente, svelta e senza riguardi. Carmen è la bambina che si diverte ancora a staccare le ali alle mosche. Direi che hanno tutti i vizi più ovvi, e inoltre qualcuno che si sono inventate loro.
L’anziano generale Sternwood (Charles Waldron) a Philip Marlowe (Humphrey Bogart) nel Grande sonno (Howard Hawks, 1946).
***


***

— Dio ne è testimone, ho visto quella cosa… È incredibile! Non dimenticherò mai quell’urlo, per tutta la vita!…
— Ti sei macchiato di omicidio proprio come Hélène. Tu hai ucciso una mosca dalla testa umana, e lei ha ucciso un uomo con la testa di una mosca. Se lei è colpevole, allora lo sei anche tu!
— Lo so… Ma chi ci crederà? Ci prenderanno per pazzi!
E invece no: perché l’ispettore Charras (Herbert Marshall) e lo scienziato François Delambre (Vincent Price) non sono in manicomio, ma nell’Esperimento del dottor K (The Fly, 1958) di Kurt Neumann.
***



***

Porco saraceno! Cane spartano! Prendi questo! E questo! Mucca romana! Serpente russo! Mosca spagnola!
Non ho proprio idea di quel che racconti veramente l’agente segreto interpretato da Tatsuya Miyashi mentre prende a calci un suo connazionale nel film di spionaggio giapponese Kokusai himitsu keisatsu: Kagi no kagi (Senkichi Taniguchi, 1965). Purtroppo dispongo solo della versione in lingua inglese, rititolata What’s Up, Tiger Lily? e doppiata da Woody Allen, dove il personaggio si chiama Phil Moskowitz.

sabato, maggio 23, 2009

Contami sulle dita di una mano

contami sulle dita di una mano

di Stanislav L'vovskij

contami sulle dita di una mano
saranno più che sufficienti
quello che non ce la faceva
quello sempre in ritardo
quello terrorizzato
quello che si addormenta
in piedi

e un altro ancora
senza nome

"перечисли меня по пальцам одной руки", Стихи о Родине.
Stanislav L'vovskij è nato nel 1972 a Mosca. Si è laureato in chimica. È tra i fondatori del gruppo di giovani autori "Vavilon" e fa parte del comitato di redazione della rivista letteraria online TextOnly. Ha scritto tre libri di poesia, una raccolta di racconti e un romanzo.


Traduzione: Manuela Vittorelli


Sten 1 ("didascalia didascalica"):



Sten 2 (per far svenire mia madre "ricordandole che ride bene chi ride ultimo"):