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martedì, giugno 14, 2005

I lordi astenuti

Sono le otto di sera di martedì e nemmeno io sono ancora riuscita a trovare uno che ammetta, senza abbassare lo sguardo, di essersi astenuto. Eppure le percentuali parlano chiaro, e indicano una sola cosa: me la stanno raccontando. Magari quando mi allontano è tutto un darsi il cinque ed esibirsi in coreografie di giubilo, non lo so. Magari in questo momento stanno tutti in parrocchia a festeggiare alle mie spalle con elaborati balli di gruppo.
Eppure qua nella città di G. la percentuale non è stata neanche male, 37,7%.
E io infatti domenica mattina ho notato un bel sciamare operoso nella mia sezione, la scuola media statale Ascoli-Favetti. L'entusiasmo si è un po' ridimensionato quando mi sono accorta che avevano affisso i risultati degli scrutini (ecco il perché di tante coppie ingrugnite con bambini al seguito), però di gente che andava a votare ce n'era lo stesso.
Diciamo che i goriziani avevano un motivo in più per uscire di casa: lo smaltimento di qualche sacchettino. Insomma, prima di arrivare al seggio quasi tutti (me compresa) ne hanno approfittato per la loro piccola via crucis: qua la plastica, qua la carta, qua il vetro, qua le latte, qua in questo angolino il non si sa. E via così, per lo più a coppie, con la tessera in una mano e un sacchetto colorato nell'altra. Il 37,7% civile, quello lindo ed educato che sa dire sì e no, e magari anche grazie. Il restante 62,3%, intanto, si dava da fare per riempire i cassonetti altrui di resti non differenziati. I lordi astenuti, quelli che non dicono né sì, né no, ma solo "non sono stato io".
Ne vorrei trovare almeno uno, vorrei che mi guardasse negli occhi e che mi dicesse "io non ho votato al referendum". E così forse almeno saprei chi è il maledetto che mi ha piazzato quella brandina sfondata nel cassonetto del secco.

giovedì, giugno 09, 2005

The solid waste land/2

È successo quello che si temeva:



e anche un pizzico di imprevedibile:



Giorno 4.
Qui a G. siamo ancora sepolti sotto le vecchie immondizie, conferite un po' ovunque, come capita capita, in grandi cumuli.
Noi si sperava di morire di qualcosa di nuovo, di una di quelle malattie moderne indice di benessere, di troppe lampade abbronzanti e di cibi troppo grassi, o dell'ultimo grido in fatto di epidemie esotiche.
Invece finirà che ci prenderemo il buon vecchio colera, come ai tempi di Carlo X.

lunedì, giugno 06, 2005

The solid waste land

Da oggi la città di G. inaugura la raccolta differenziata dei rifiuti: umido, secco residuo e riciclabile monomateriale. In breve, un discreto numero di contenitori, di bidoncini e di sacchetti. Umido, secco, vetro, plastica, alluminio, carta. Non ho contato le bombolette spray, i medicinali e le batterie. E si può sapere perché nessuno parla mai del legno?
Il capricorno classico (e anche a non voler credere all'oroscopo io nella mia vena migliore sono un incrocio tra quella rompicoglioni di Mafalda e la tipa repressa di Sesso, bugie e videotape, che si chiede di continuo che fine facciano le immondizie) di fronte a tanta logica è anche disposto ad esaltarsi. Insomma, io credo che la raccolta differenziata sia preferibile al mismas indistinto, ma è ovvio che se lo mettono in pratica anche gli altri (anzi, l'intero comune, l'intera provincia... riempire gli spazi vuoti a piacere, chiudendo con Via Lattea, Universo) è molto meglio.

Non è che molti goriziani la pensino come me. Perché qua Venezia Giulia, è, mica Alto Adige. La Nizza austriaca si limitano a sognarla, come remoto e vago ideale di decoro (cioè, rose e violeciocche nei controviali di Corso Italia, stop).
Si è parlato di multe, di sacchetti restituiti al mittente perché non conformi: uno si immaginava già di rientrare a casa con il carico maleodorante sotto gli sguardi curiosi dei condomini ("lazzarone, voleva buttar via le lampadine rotte con i gusci d'uovo! Lo so io cosa ci vorrebbe per quella gente lì!"). E poi: le possibili delazioni, la paura che certi se ne andassero in giro di notte a insozzare i cassonetti altrui. Sono preoccupazioni.
Perché in fondo il goriziano ha due paure: la multa e il pensiero che la sua città possa trasformarsi in una sconcia bidonville, con i sacchetti delle scovazze (come le immondizie sono chiamate almeno in tutta la Venezia Giulia) che galleggiano nei canali di scolo dopo i temporali estivi. Insomma, addormentarsi nella Nizza austriaca e svegliarsi alla periferia di Calcutta, autentico disdoro.
Per fortuna fino a dicembre non ci saranno le multe, così abbiamo tutti il tempo per sbagliare e abituarci con comodo (i capricorni classici per quella volta avranno raffinato un processo di separazione complicatissimo, magari per colore).

Però i goriziani non l'hanno presa troppo bene.
Ci sono quelli che in questi giorni hanno svuotato la casa, l'esatto contrario dell'approvvigionamento in tempo di guerra: qui si è fatto a gara nell'eliminare i fondi di magazzino, le robe da gettare e che oh mio dio dove potrò buttarle d'ora in poi (con tutta calma all'isola ecologica, ovviamente, ma spiegaglielo tu se sei capace)? E così dai cassonetti sofferenti spuntano finti baobab, vecchie scarpe da clown, tutti i volumi dell'enciclopedia Conoscere, mobiletti in stile svedese, faretti colorati e sfere stroboscopiche, parrucche biondo cenere, radioline a transistor, zoppicanti calciobalilla, scarti di fusilli Barilla dell'86, termometri galileiani, pantofole ciarnielle sfondate, dischi di Miguel Bosè, il puledro in marmo di Carrara scala 1:5 donato dalla zia Sofia, annate dispari dell'Intrepido e del Monello.
E poi ci sono gli allarmisti totali: quelli che evocano foschi scenari di anziani sepolti dalle immondizie e di bambini rosicchiati fino all'osso dalle pantegane, e già ipotizzano l'astuzia definitiva. Eh, sì: qui si parla insistentemente di "viaggi delle scovazze", la risorsa estrema.
Insomma, la sera si buttano i sacchetti in macchina e si va a seminarli a Nova Gorica e dintorni, sconciando la perlopiù verde Slovenia.
Farebbe quasi tenerezza, questa improvvisa insicurezza ambientale dei goriziani, questo eccesso di zavorra non riciclabile. Viene da ripensare a quando si tornava dalla Jugo con la carne nascosta sotto i sedili, mentre ora il problema è costituito dagli inestinguibili avanzi del goulasch di mezzogiorno.
Farebbe quasi tenerezza, dicevo, se non si trattasse di losca e illecita esportazione di pattume. Forse sentirete ancora parlare di noi.

giovedì, maggio 26, 2005

Una leggera brezza


Motivo Dalmata, 1950

"Il vento spazza via le cose, e l'uomo può soltanto esserne travolto. Avrei una bella pretesa se volessi sostituirmi al vento: ci riescono soltanto i grandissimi artisti, come Giorgione, Bellini, Picasso. Sono stati uragani che hanno cambiato il mondo della pittura, che lo hanno trasformato.
Quanto a me, mi accontenterei di essere ricordato come una leggera brezza."

Anton Zoran Music
Gorizia, 1909 - Venezia, 2005

martedì, marzo 22, 2005

Cronache della città di G./Tito c'è

Nei giorni passati qualcuno si è preso la briga di farsi una bella scarpinata sul Sabotino, di spostare pietre e fronde e di dare qua e là una passata di vernice bianca, trasformando la scritta Nas Tito in Nas Fido. Era il 19 marzo.
Ventiquattr'ore dopo altri ignoti hanno ripristinato la scritta Nas Tito rimettendo le pietre in posizione. In compenso sul versante italiano del Sabotino è apparsa la scritta W L'Italia.
Per fortuna tra un po' anche lassù in cima farà caldo, si sveglieranno le vipere e sarà pericoloso avventurarsi tra i sassi.
Per il momento Tito c'è.
Comunque, strana gente.

martedì, febbraio 08, 2005

Cronache della città di G./Anonymous

Anonymous 1: "Ma come mai tanti sloveni guardano la tv italiana se fa tanto schifo???"
Anonymous 2: "Le veline sono ok".

Da una discussione tra un italiano e uno sloveno a proposito delle foibe, su un forum goriziano.

martedì, gennaio 11, 2005

Cronache della città di G./La lotteria

Una volta i goriziani, per acquistare il biglietto della Lotteria, andavano almeno a Trieste. E fino a una decina d'anni fa era normale che l'una o l'altra delle mie nonne dicesse: "Vai a Milano? Mi compri un biglietto della Lotteria?". Perché con un biglietto comprato a Milano o in un autogrill del Lombardo-Veneto si poteva forse vincere, con uno della città di G. mai.

Chi sia il vincitore, non si sa. Un commerciante che ha tenuto le saracinesche stranamente abbassate? Un operaio dell'Enel?

Giorni fa si è fatta strada un'altra ipotesi, basata sulle dichiarazioni della proprietaria della tabaccheria - l'affascinante e anticonformista Maruška - che ricordava una persona distinta, insomma, un intellettuale, e allora perché non magari un intellettuale organico, di stampo gramsciano?



Poi, con un biglietto anonimo al quotidiano, il protagonista smentisce.
Di essere milionario? No.
Di essere un intellettuale? Ma no.
Di essere di sinistra:



Credetemi, io li adoro quando fanno così.

giovedì, gennaio 06, 2005

Cronache della città di G./Suicidi temuti

È il 6 di gennaio.
Se vedete il pupazzo di una vecchia con grosso naso, capelli grigi e vestitino rustico probabilmente voi pensate alla Befana. Al limite, a una roba di Cattelan.
Invece – a causa forse dell'entusiasmo tipicamente goriziano per l'autoeliminazione (con pistolettata, volo dal balcone, seppuku domestico, suicidio etilico) – nella città di G. è scattato l'allarme.

martedì, dicembre 07, 2004

Cronache della città di G./Sogni

Per aprire un albergo a cinque stelle a Gorizia bisogna essere ottimisti o megalomani: presidenti, celebrità, ballerine e calciatori arrivano e se ne vanno prima del tramonto, oppressi dalla bellezza intollerabile del luogo e dei suoi abitanti. La sera circola un solo autobus, con la scritta incoraggiante "servizio notturno - alberghi cittadini". Vuoto come una diligenza fantasma.
Credo che l'ultimo turista di un certo status e censo sia stato qualcuno della dinastia Asburgo, e non dev'essersi neanche fermato per la notte. Da allora, la città è stata distrutta un paio di volte. Ci ha dormito il solito Hemingway, che scoperta, e Patty Pravo dieci giorni fa (perché messa a terra dall'influenza proprio prima dello show). Ma cinque stelle con parco e beauty farm, via.
L'hotel si chiama Dante.
Si trova forse in via Dante? No!
Può Dante averci dormito? Ma va'!
Eppure all'ingresso c'è un busto del poeta, e tempo fa si mormorava - orrore - di stanze ispirate alla Divina Commedia ("Buonasera, mi dà la suite dei lussuriosi, grazie"), progetto per fortuna accantonato.
La risposta va cercata nel vissuto del proprietario: "Ho sempre avuto una grande passione per Dante, perché da piccolo facevo dei sogni simili ai suoi".
Poi ci si domanda come fa uno a metter su un cinque stelle a Gorizia.

Cronache della città di G./Disappunto

Tutto si può dire dei goriziani, tranne che si lascino sfuggire una bella occasione per manifestare scontento: hanno perfezionato una mimica e un'intonazione da professionisti del disappunto, irradiano insoddisfazione.

Fiera di Sant'Andrea, domenica pomeriggio. La giornalista di una rete privata ha il compito ingrato di intervistare i passanti.
– Buongiorno, signora, ha fatto acquisti?
– No! Non ho soldi, guardi!
– Ma è piacevole passeggiare tra le bancarelle, vero?
– Ah, no, questa fiera fa schifo. Ogni anno peggio.
– Ma l'aria di festa...
– Non ho soldi!
– Ma i profumi delle leccornie e di dolciumi...
– E di pecorino! Che mi lo odio, il pecorin!

Luogo comune festivo contro artista del malumore, zero a uno.

lunedì, dicembre 06, 2004

Cronache della città di G./Jackpot

Notizie dalla terra dell'abbondanza: a Grado si è appena liberato un posto di bagnino.

domenica, dicembre 05, 2004

Blog di confine

Io non ne parlo quasi mai. Parlo, è vero, della città di G. in termini tra lo scherzoso e il denigratorio (nulla che non si meriti, comunque). O delle "città gemelle". O della Jugoslavia. Ma del confine quasi mai.
Per motivi di lavoro stasera mi trovavo a preparare (abbastanza stancamente, ma con una certa rassegnata diligenza) la scheda di presentazione di un libro sul confine - o meglio su alcune proposte di progettazione del territorio di confine tra Gorizia e Nova Gorica - quando mi sono imbattuta nelle parole di Franco Dugo, artista goriziano:
"la definizione 'uomo di confine' la posso accettare, intendendo con ciò che la mia vita è stata segnata dalle vicende della storia di questa terra. E forse mi sento 'uomo di confine' nel senso un po' particolare di sentirsi ai margini, per motivi piuttosto banali. Per esempio per la difficoltà comune, anche a persone colte, di collocare geograficamente questa città. Il goriziano si trova per forza, mentalmente al confine. A Gorizia bisogna andarci, non la si attraversa per raggiungere altre città".
Mentre leggevo mi sono resa conto che questa percezione mi è familiare e costituisce - anche mio malgrado - parte della mia identità. Gorizia non è una città di confine; è il confine.
Io non ne parlo quasi mai: ma dovrò farlo, prima o poi, e forse andrà per le lunghe.
Fate finta allora che questo blog sia come la città di G.: dovete proprio venirci, mica attraversarlo per andare da un'altra parte. Almeno finché non ci avrò messo i link.

lunedì, novembre 08, 2004

Venice Experience e Welcome Day

Io un tot di anni fa che non sto a dirvi arrivavo a Venezia per cominciare il mio primo anno accademico: c'erano l'acqua alta e lo sciopero dei lettori di madrelingua, due contrattempi che mi sarebbero diventati familiari. Tutta la mia vita universitaria è stata una corsa a ostacoli per riuscire a seguire corsi, rinnovare l'iscrizione, modificare i piani di studio secondo regole sempre diverse, iscrivermi agli esami (nella lista ufficiale, perché c'era sempre una lista non ufficiale che circolava, messa in giro da geni della disinformazione), cercare di convincere il bibliotecario del dipartimento che quella sulla foto del pass ero proprio io, presa in un buon momento e con la luce giusta. Signor Boscolo, si chiamava. Non ci siamo mai piaciuti: lui era convinto che lasciata a me stessa sarei stata capace di fare le orecchiette alle pagine, io che lui fregasse di nascosto la carta per le fotocopie.
Ricordo file interminabili, labirinti e corridoi. E il signor Boscolo, che si appostava ovunque: o aveva il dono dell'ubiquità, o un numero imprecisato di fratelli gemelli.
Il sistema-università era crudele e selettivo, parlava una lingua tutta sua e a me incomprensibile.
Mi è capitato, in questi ultimi anni, di chiedermi quanto fosse cambiata la vita degli studenti: capitemi, non sono nemmeno sicura che il voto di maturità sia ancora in sessantesimi. Per quanto ne so, potrebbe essere espresso in Experience Points, come in Final Fantasy.



Gorizia, che in passato ospitava solo un prestigioso corso di laurea in scienze diplomatiche, è ora una piccola città universitaria, una costola dei due atenei di Udine e di Trieste che si contendono le matricole a colpi di marketing strategico. I metodi d'arruolamento sono aggressivi. È capitato perfino a me di sentirmi dire: "ma lo sai che mettendosi d'accordo ti passano un casino d'esami? Potresti già andare al terzo anno. Beh, il terzo anno ancora non esiste, è un corso di laurea nuovo. Però ti conviene, ti fai la seconda laurea". Insomma, io metto da parte diplomi superflui (anzi, mi ci faccio un intero servizio di tovagliette all'americana) e l'università sopravvive con le mie tasse: ecco quel che si dice un sistema sano e funzionante.
C'è tutto, a Gorizia. Ci sono le associazioni studentesche. C'è un consorzio per lo sviluppo del polo universitario. Ci sono gli studenti. C'è, miei cari signori, il Welcome Day. L'evento clou è un percorso di prove, giochi e degustazioni di vini e prodotti tipici negli "ambienti più significativi della città": si parte dal Castello e si toccano tutte le tappe previste ("evidenziate in verde nella WD map") avendo cura di raccogliere i timbri a ogni stand; saranno valide solo le WD map che riporteranno tutti i timbri (mi hanno detto che nel Camino di Santiago funziona uguale, niente timbri, niente Compostela: duro ma giusto). Poi, ciocchi come alpini nel giorno del raduno, si consegna il tutto "allo staff di WD". Infine, estrazione di premi e "un ricordo della giornata per tutti". Giusto il tempo di mandar giù l'ultima fetta di gubana con un calice di passito, e la sera, dopo l'Happy Hour delle 20.00 ("bere l'aperitivo qui è una tradizione", capito, milanesi?), c'è il Welcome Party, per "festeggiare insieme un nuovo inizio".
La mia mentalità - così assurdamente meritocratica, plasmata dalle fantasiose e crudeli prove di resistenza da me superate con successo nella Venice experience - è completamente estranea al concetto di Welcome Day. Ma sono i tempi che cambiano: noi dovevamo estorcere con stratagemmi e regalie l'esatta ubicazione delle sedi universitarie (giuro, certi dipartimenti erano introvabili, gli informatori inaffidabili, e i metodi dovevano qualcosa alla polizia segreta della Serenissima - non me ne vanto), questi fanno l'itinerario dei sapori alla scoperta della città, con estrazione finale.
Il primo premio è un tv color 14'': e questo conferma che è tutta invidia, la mia.
Benvenuti al polo universitario di Gorizia.

martedì, giugno 15, 2004

Cronache della città di G./Five Points

Fino a poco tempo fa le reazioni goriziane agli "schiamazzi notturni" erano principalmente due:
– prendere un'ascia affilata e scagliarsi contro la fonte del disturbo, modello giustiziere della notte (come in effetti fece una signora in una memorabile sera d'agosto, piombando in camicia da notte su un gruppetto di nottambuli: Nostra Signora del Bigodino non fece vittime, e l'ascia le fu sequestrata);
– cadere in uno stato maniacale e paranoico di profonda prostrazione; stato che solitamente sfociava in dissapori familiari, separazioni, perdita del posto di lavoro oppure in malinconici e dignitosi harakiri casalinghi.

Venerdì sera, al Centro sociale clandestino di via del Torrione c'era in programma il concerto del gruppo streetpunk Los Fastidios: il solo nome deve aver provocato crisi di sconforto anticipate tra gli abitanti. Il rione si chiama Piuma; per allontanare l'impressione di calviniana leggerezza che evoca, d'ora in poi lo chiameremo Five Points.
Sono le 23, e i residenti hanno già deciso che il fastidio è tanto. Telefonano: alla polizia, ai carabinieri, al nucleo del 13mo reggimento e anche alla Finanza. Niente. Gli abitanti di Five Points si sentono abbandonati. Allora telefonano all'assessore comunale alla Vigilanza, ma non è in casa.
Il manipolo di disperati è pronto a tutto. Si fa largo l'orrenda convinzione che "quelli del centro sociale è meglio non toccarli perché godono di protezione politica".
Allora decidono di usare l'arma definitiva. Vanno nel quartiere di Straccis e suonano a casa del Sindaco, tirando letteralmente giù dal letto lui e la sua signora. L'arma definitiva ha il solo effetto di disturbare le palle del primo cittadino, che si scaglia contro quelli di Five Points e minaccia di chiamare la polizia.
"Questa è maleducazione bella e buona", dice il Sindaco, "Quelle persone si sono comportate in maniera arrogante. Mio figlio non era ancora rincasato e, per un attimo, ho temuto il peggio". E ribadisce: "Hanno suonato insistentemente al campanello di casa mia facendomi venire mille pensieri", afferma, rivelando insospettate prestazioni neuronali.
È l'1.30, e i Five Pointers rincasano brontolando contro lo Sceriffo che nega loro il diritto al riposo notturno. Di certo meditano sui vantaggi della giustizia fai-da-te, come ai bei vecchi tempi.
Al Clandestino la festa, come ai bei vecchi tempi, continua.

domenica, giugno 13, 2004

Cronache della città di G./elezioni europee

In un seggio di Gorizia, un signore si è presentato con la prepustnica, pensando che il lasciapassare rientrasse nella categoria "validi documenti di riconoscimento".
Un altro voleva votare con il certificato elettorale della moglie (perché no?).
Diversi elettori hanno chiesto agli scrutatori un consiglio sul voto.
Uno ha domandato cosa fosse la Lega Lombarda.
Una signora pensava di dover firmare la scheda prima di inserirla nell'urna.
Ieri mattina al supermercato, complice l'afa, un goriziano doc ce la metteva tutta per convincere un suo amico che i seggi sarebbero stati aperti alle 18.00 (l'inizio degli Europei di Calcio?!). Alla faccia della Presidenza del Consiglio e dei suoi graditi sms.
Qualche volta, e che non si dica in giro, io amo questa città.

domenica, maggio 02, 2004

Incantesimo balcanico

Il concerto di Goran Bregovic è stato bello. Lo è stato anche per un motivo speciale che ora dirò.

Senza farci caso (intenti a studiare la postazione migliore, e sempre lì a far foto) eravamo finiti nella zona slovena. Mi spiego: sulla piazza della Transalpina da ieri è possibile passeggiare liberamente; a ricordare il confine (il cippo 57/15 e la rete che non ci sono più) resta solo una linea simbolica tracciata sul mosaico e sull'asfalto. Prima del concerto, però, sloveni e italiani si sono spontaneamente disposti ciascuno sul proprio versante, con poche sbadate eccezioni. Gli uni provenivano dal valico di Salcano, gli altri dalla via Caprin. Sul lato italiano si poteva comprare una birra al bar Transalpina (dove c'era una coda lunghissima), sul lato sloveno c'era un chiosco accanto alla stazione (dove c'era una coda lunghissima). Tenere le distanze viene ancora naturale.
Così ci siamo ritrovati accanto all'edificio della Stazione, in piena "zona B" ("mi sembra di essere all'estero", ha commentato T.).

Immaginate l'edificio della stazione (lo vedete bene nella foto di Luca, qua sotto); pensate alla città di G., che non è una città come le altre; aggiungeteci una notte tiepida e asciutta; metteteci la luna tra poche nuvole veloci.

Abbiamo capito subito che gli sloveni non sarebbero stati un pubblico facile. A concerto iniziato molti (giovani e meno giovani) continuavano a chiacchierare a voce alta, a fischiare, a commentare i vestiti delle cantanti bulgare: in breve, sfoggiavano emancipato distacco in quel modo brusco con cui a volte trattano gli italiani. Tutto Troppo Balcanico? Troppo zum-zum? Chi lo sa. Questi altissimi giovani sloveni sembravano proprio un po' scocciati.

Poi si sono scatenati. Hanno cantato, saltato, applaudito.

Alla fine ci siamo incamminati, due folle divise, su via Caprin e verso Salcano. In testa due cose: "bum bum bum bum" e "dove cazzo ho lasciato la macchina?".

La Slovenia è entrata in Europa emancipandosi con destrezza dal suo passato, eppure Gorizia non è mai stata così slava come in questi giorni.

Oggi pomeriggio siamo tornati alla Transalpina. Alla gente non è ancora passata la voglia di attraversare e riattraversare quella linea simbolica sulla piazza. C'era molta gente, sul palco tutti i cori di Gorizia e Nova Gorica uniti.
Si era detto che sulla piazza si può "passeggiare, ma non passare": qui non c'è un valico. Però oggi era possibile entrare nella stazione: l'ho fatto per la prima volta, ho sostato accanto al binario, gironzolato nell'atrio che sapeva di vernice fresca. Dalle vetrate dell'ingresso ho osservato a lungo la piazza dall'altra parte.
Io ho un carattere un po' sognatore, a volte, e mi piace la musica corale. Così per un attimo la città di G. - insolitamente aperta, stranamente bella - mi è sembrata un luogo in cui vivere volentieri, e non senza serenità. Un quarto d'ora a mezzanotte. Domani torno cattiva.

sabato, maggio 01, 2004

Cronache delle città di G e di N.G./This is the end




Ecco fatto. Siamo arrivati sotto una pioggia sottile giusto in tempo per sentire il sottosegretario agli Esteri Roberto Antonione pronunciare nel suo discorso il nome di Silvio Berlusconi ed essere sommerso da fischi e da proteste ("buffone!", o anche semplicemente "buuu" e "a casa!").
Il goriziano-base, in faccende di dissenso, ha due atteggiamenti tipici:
– si sente un trasgressivo, un rivoluzionario. In pratica, un bolscevico; si aspetta di essere messo su una lista nera, e che domani mattina due agenti in divisa (due giustizieri) passeranno a prelevarlo a casa (lo getteranno in una fossa);
– si stupisce che altri condividano il suo legittimo malumore (ancora mezz'ora dopo un signore, in chiaro aftermath adrenalinico, commentava incredulo alla moglie: "ma te ga sentì aha come che lo gavemo fis'cià").

Continuava a venir giù una pioggia sottile. A un certo punto, da una gru sono scesi anche due angeli biancovestiti, agitandosi un po'. Lontana citazione del Cielo sopra Berlino? Saperlo.
Poi gli inni (riusciremo mai a ricordarci quello sloveno?), il conto alla rovescia (che fa tanto capodanno in piazza), l'Inno alla gioia. Presentava l'Alessandro Cecchi Paone (con espressioni universali come "All together now!": il tipo accanto a me si è messo a canticchiare la musica di "Giochi senza frontiere").

Alla fine - nonostante tra i goriziani, per stile di vita e per costituzione, serpeggiasse un certo scetticismo ("i sarà bagnadi!") – i fuochi artificiali, molto belli.
Ho sentito di persone che ieri hanno attraversato il confine solo per usare l'ultima volta il lasciapassare; ho visto la bandiera slovena sulla scritta Nas Tito; ho visto moltissimi tricolori fuori luogo, tra i quali anche alcuni listati a lutto, e poche bandiere europee; qualcuno ha avuto l'idea di mettere in vendita a dieci euro una maglietta con la scritta Gorizia nelle diverse lingue e il simbolo dell'Europa.
Però i fuochi erano belli; poi, tra tanta pioggia, una lacrima cosa volete che sia.

L'immagine di apertura è di Luca d'Agostino, il miglior fotografo in circolazione (grazie!).

venerdì, aprile 30, 2004

Esco, piove

Domani 1° maggio tutto confermato: Goran Bregovic con la W&F Band, ore 21.00, piazza Transalpina a Gorizia e Nova Gorica.
Se non vi secca, il matrimonio e il funerale noi li celebriamo stasera a mezzanotte. Na zdravje!

Fortunoso all'eccesso

"Detto di colui che svolge attività fissa per lo Stato, routine che non lo impiega nel corpo e non lo impegna nello Spirito.
Stanco e sovraccarico per chissà quali attività salariali, lascia il posto a 55 primavere con pensione-baby, non facendosi più vedere da nessuna parte, se non, per i meno discreti, a Grado, o al Lido del Carabiniere".

Alla voce "fortuna" da Dizionario delle virtù, anche se solo sognate, dei goriziani, Gorian Ediz., Loqua 1949.