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domenica, febbraio 07, 2010

L'abominevole proletario delle nevi

Accademia delle Scienze dell'Unione Sovietica
21 febbraio 1958
N° 1-680

Al CK KPSS [Comitato Centrale del Partito Comunista]

Per quanto concerne lo yeti

Desideriamo riferire che il Presidium dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, riunitosi il 21 gennaio 1958, ha preso in esame la questione dello yeti.

Dopo avere ascoltato i rapporti di vari scienziati riguardo alcuni dati che ammettono la possibilità che il cosiddetto “yeti” si trovi sul suolo dell'URSS nella regione montuosa del Pamir, congiuntamente a varie dichiarazioni che negano tale possibilità, il Presidium dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, al fine di intraprendere azioni appropriate per decidere in merito alla questione, ha ordinato a una Commissione presieduta dal membro S. V. Obručev di approntare i materiali per presentare al Governo una richiesta riguardante la protezione delle relative regioni montane del Pamir da spedizioni dilettantistiche e gruppi di escursionisti.

Inoltre la Commissione ha ricevuto l'ordine di presentare proposte per l'organizzazione, nell'anno corrente, di una spedizione ben equipaggiata nel Pamir al fine di studiare la questione dello yeti sotto tutti i punti di vista, nonché di una spedizione congiunta nell'Himalaya con l'India e la Cina.
La Commissione non ha ancora esaminato i materiali riguardanti la possibilità che nel Pamir si trovi lo yeti, ma le notizie apparse nel mese passato sulla stampa che riferiscono di incontri con lo yeti in questa regione dell'URSS non possono essere considerate del tutto veritiere. Al contempo l'esistenza di un gran numero di storie, diffusesi tra la popolazione locale, su incontri con lo yeti, così come la somiglianza fisico-geografica tra il Pamir, il Karakorum e l'Himalaya, rende plausibile l'ipotesi che lo yeti possa essere migrato a ovest dal suo habitat primario nell'Himalaya per raggiungere il Pamir.

Conseguentemente, la commissione ha concluso che deve essere organizzata una spedizione a tutti gli effetti per un esame scientifico su vasta scala dei due più irraggiungibili e meno studiati settori del Pamir, il bacino del lago Sarez e il bacino del fiume Muk-Su (compreso il fiume Baliand-Kiik). Oltre a studiare la questione dello yeti, la spedizione dovrebbe fornire materiali per determinare le caratteristiche botaniche, zoologiche e fisico-geografiche della regione. La commissione ha presentato al Presidium un piano operativo e un bilancio di spesa.

A causa dell'ampio dibattito sulla questione dell'esistenza dello yeti nei Pamir, è probabile che da quest'anno nella regione montana si verificherà un ingente afflusso di turisti, escursionisti e gruppi scientifici dilettantistici. Nella convinzione che la comparsa di un gran numero di persone nelle regioni della possibile dimora dello yeti, accompagnata da un'attività di bracconaggio, rappresenti un grave pericolo per l'operato della spedizione, la Commissione ha giudicato necessario creare una zona di interdizione nel bacino del lago Sarez e del fiume Muk-Su.

Dopo aver discusso la questione della presenza dello yeti in paesi stranieri, la Commissione ha determinato che, oltre che sul versante meridionale dell'Himalaya in Nepal (per il quale possediamo i dati più dettagliati e affidabili), notizie di incontri con lo yeti e le sue impronte sono disponibili per due regioni della Repubblica Popolare cinese – il confine meridionale del Tibet (il versante settentrionale dell'Himalaya) e i monti che si uniscono al Pamir sovietico da est (Sarykolsk o Mustag-ata nello Xinjiang).

In considerazione di ciò, la Commissione giudica utile sollevare presso l'Accademia delle Scienze cinese la questione dell'organizzazione di spedizioni sovietico-cinesi per uno studio su vasta scala dell'Himalaya tra il confine meridionale del Tibet e il Sarykolsk nello Xinjiang.

Riferendo quanto detto, il Presidium dell'Accademia delle Scienze dell'URSS chiede istruzioni.

Professor A. N. Nesmejanov, Presidente dell'Accademia delle Scienze dell'URSS

Professor A. V. Topčeev, Segretario Scientifico del Presidium dell'Accademia delle Scienze dell'URSS

Fonte: Slawkenbergius's Tales


Ma come andò a finire con la spedizione sovietica?
Le forze armate isolarono l'area, gli scienziati furono in grado di lavorare in condizioni ideali, si fecero aiutare dai cani del nucleo cinofilo dell'esercito, i cani fiutarono, abbaiarono e seguirono tracce. Dello snežnij čelovek – l'uomo delle nevi – neanche l'ombra, però la spedizione raccolse campioni botanici e geologici e materiale etnografico in gran quantità (racconti, leggende e via dicendo).
Poco tempo dopo l'impresa dovette fare i conti con l'ostilità di Chruščev, che non la vedeva di buon occhio e considerava la stessa Accademia delle Scienze un'istituzione ingombrante e mal diretta.
Il professor Nesmejanov* andò in pensione due anni dopo quella prima e ultima spedizione ufficiale . Ce ne furono molte altre, ma tutte ufficiose e senza l'appoggio del Cremlino.
A quanto pare non solo lo yeti non esisteva, ma non era sovietico.

*Per la serie dilettevoli viaggi tra i cognomi russi: Nesmejanov, da "ne smejan"=che non ride, o che non ama la gente che ride. Tipo.

mercoledì, luglio 01, 2009

Ljudmila Zykina, 1929-2009



Da luoghi lontani
scorre il fiume Volga.
Il fiume Volga scorre,
e non ha fine.
Per campi dorati di grano, per bianche pianure
scorre il mio Volga,
E ho diciassette anni.

Mia madre mi disse,
tutto può succederti.
Potrai stancarti di vagabondare,
e quando tornerai,
alla fine del tuo viaggio,
immergi le tue mani
nel fiume Volga.

Da luoghi lontani
scorre il fiume Volga.
Il fiume Volga scorre
e non ha fine.
Per campi dorati di grano, per bianche pianure
scorre il mio Volga,
e ho già trent'anni.

Quel primo sguardo,
il primo sciabordio di un remo,
tutto questo è accaduto,
ma il fiume l'ha portato via.
Non mi manca quella primavera lontana,
Perché ho con me il tuo amore.

Tra campi dorati, tra bianche pianure
ti ho guardato, Volga,
per settant'anni.
Questo è il mio porto, qui stanno i miei amici,
e tutto ciò che serve per restare vivi.
Lontano da qui nel silenzio stellato
un altro ragazzo canta insieme a me.

Da luoghi lontani
scorre il fiume Volga.
Il fiume Volga scorre
e non ha fine.
Per campi dorati di grano, per bianche pianure
scorre il mio Volga,
e ho diciassette anni,
ho diciassette anni,
ho diciassette anni.


"Течет река Волга", "Scorre il fiume Volga" (Mark Fradkin-Lev Ošanin), 1962.

venerdì, aprile 03, 2009

Non mortali



... Fans, vetero, post, simpatizzanti, semplici collezionisti, curiosi: alba del 1° d'aprile, attentato (tritolo? granata?) contro il Lenino di bronzo davanti alla Finlandskij Vokzal di San Pietroburgo. Preso in un punto critico. Buco del diametro di un metro (eh, lo so che non sembra). Già smontato. Verrà restaurato. Già sappiamo.

Ecco quello che non sapevamo:

"Il direttore del museo della scultura della città Vladimir Timofeev ha commentato i danni alla statua definendoli 'non mortali'".
Fonte: Lenta.ru.

giovedì, marzo 26, 2009

Proletari di tutto il mondo nutritevi



"Proletàrii vsech stràn
zachodìte v restoràn!"

("Proletari di tutto il mondo
entrate nel ristorante!")

sabato, gennaio 26, 2008

VV

Non è tornato dalla battaglia

Perché tutto è diverso? Eppure niente è cambiato,
Stesso cielo, di nuovo azzurro,
Stesso bosco, stessa aria e stessa acqua,
Soltanto lui non è tornato dalla battaglia.

Adesso non riesco a capire chi di noi due avesse ragione
Durante le dispute insonni e inquiete.
Ha cominciato a mancarmi solo adesso
Che non è tornato dalla battaglia.

Taceva a sproposito e cantava fuori tempo,
Parlava sempre di qualcos’altro,
Non mi lasciava dormire, si alzava all’aurora,
Ma ieri non è tornato dalla battaglia.

Non è il vuoto che ha lasciato,
A un tratto mi accorgo che eravamo in due.
È stato come se il vento avesse spento il fuoco,
Quando non è tornato dalla battaglia.

La primavera erompe, come un'evasa.
Per sbaglio l’ho persino chiamato:
– Amico, lasciami un po’ di fumo! – E per risposta il silenzio:
Ieri non è tornato dalla battaglia.

I nostri morti non ci lasceranno nella disgrazia,
I nostri caduti saranno sentinelle.
Il cielo si riflette nel bosco, come sull'acqua
E gli alberi si ergono azzurri.

Anche il posto ci bastava in questa trincea,
E il tempo scorreva per entrambi.
Ora è tutto per me. Solo mi pare
Di essere io quello che non è tornato dalla battaglia.

Vladimir Vysockij, 1969.



lunedì, gennaio 14, 2008

Il busto con il ghiaccio intorno

Ricordate il busto di Lenin scoperto tempo fa dagli esploratori in una zona poco visitata dell'Antartide? I sovietici raggiunsero per la prima volta il Polo Sud dell'Inaccessibilità il 14 dicembre del 1958 e ci costruirono una piccola stazione di ricerca (chiamata appunto "Poljus Nedostupnosti"). Ripartirono due settimane dopo lasciando sul tetto il busto: l'edificio è stata sommerso dalla neve, ma ancora oggi Lenin è visibile da una distanza di molti chilometri.
Dunque con nostro rammarico cade l'ipotesi dell'origine extraterreste: Lenin non è caduto da un ufo né si è staccato da un meteorite.

Ma di cosa è fatto?
Marmo?
Cemento?

"Non ci crederete mai. È di plastica".

Link.

sabato, dicembre 29, 2007

Tactus i allupidi

Dal leggendario Harry Egipt, altra enigmatica pubblicità televisiva estone di epoca sovietica. Body sgambati, fucsia ovunque, pantacollant di lurex, fasce per capelli, aerobica, macchine da cucire, permanenti come solo negli anni Ottanta, foulard, gonne molto arricciate in vita, produzione di oggetti misteriosi (scarpe, pantofole, hot dogs di pannolenci)? Per fare breve e piacevole lunga storia complicata, ragazze estoni che ballano, operaie di mezz'età che confezionano calzature sullo sfondo. È evidente l'influsso di Flashdance (1983), il film che ha consacrato la commistione tra danza, fabbrica e scaldamuscoli.

 ù

Come vorrei sapere l'estone. Come lo vorrei.
Ma il desiderio di canticchiare questo motivetto è così forte che vi propongo questa trascrizione con il Sistema Fonetico Fjodor™ da scandire tutti insieme, possibilmente muovendo spalle e anche in modo leggermente scoordinato:

kisgüras badi passlai bahem bidi
isvim ze dizu turbarabbaviiii
neteritame tactus i allupidi
chel ghin gan un berneri gümmendiii iiiiii

usegon lunberguseit
ghime ghime kasi
on ol da tu siiiii.

Gloria all'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e alle estoni bionde.

mercoledì, dicembre 19, 2007

Kana Kana Hak-Liha!

A parte le tarde eccezioni presentate e commentate qualche giorno fa (conto che i pregi del Reguljator, della manifattura Kompan'ony e del walkman da mezza tonnellata siano ancora vivi nella nostra memoria) nell'Unione indistruttibile di libere repubbliche non esisteva la pubblicità come noi la conosciamo: le fabbriche erano controllate dai ministeri, ed erano questi a imporre la quantità di beni da produrre per soddisfare il piano quinquennale e le quote di produzione. In un'economia pianificata non avrebbe avuto senso una competizione secondo le regole del libero mercato. La pubblicità si limitava a esporre l'articolo e a raccomandarne l'uso, magari per contrastare il consumo di prodotti di bassa qualità fabbricati in casa.
Per esempio:

Fumate sigarette, I. Rosanov, S. Sakharov, 1950



Ora, per ragioni di completezza questo blog deve rischiare il già visto e il già noto ricordando il folle, pruriginoso, psichedelico lavoro di Harry Egipt, cioè i filmati pubblicitari dell'Estonia sovietica: nessuna marca, neanche qui, ma l'influsso della vicina corrotta Finlandia si fa sentire per una cert'aria disinvolta e malandrina. Il bello di queste pubblicità è costituito dalla difficoltà di capire cosa esattamente pubblicizzino e dall'involontario senso dell'umorismo.

Alcuni voli di fantasia del leggendario Harry, vi avverto, ci faranno rischiare la bandierina nera di Blogger e la visita del Grande Revisore.

Comincerei con una cosa tosta.
Però.
Mandate a letto i bambini.
Fatto?
Adesso nascondete tutti i coltelli che avete in casa.
Voglio dire, a Charles Manson è bastato Helter Skelter e noi non vorremmo finire su un dossier di Repubblica Online, no?
Fatto?
Bene.
Enjoy.



Brividi lungo la schiena, sgrisoli dietro la nuca, veganizzazione [waiting... ] almost completed.
Il messaggio dovrebbe essere "mangiate carne macinata", quello subliminale è "facciamo sacrifici umani" e "la carne di bambino è buona".
Adesso per qualche giorno urlerete "KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA!"
È perfettamente normale.

giovedì, dicembre 13, 2007

Trittico sovietico/3

Ed eccoci alla terza parte del nostro trittico, preannunciata da un giovane batterista biondo e dalla scritta REKLAMA - REKLAMA - REKLAMA.
Musica frizzante, sfondo Fanta. Secondo un'abitudine già consolidata con l'Amfiton, entra in campo una giacca chiara animata di vita propria. Si materializza subito dopo un uomo che sembra stupirsi del proprio abbigliamento: pantaloni chiari con la piega, scarpe chiare, camicia bianca, cravatta e giacca grigia. Un'altra giacca, diversa da quella che si è persa nello spazio arancione poco fa.
Finalmente convinto, l'uomo fa una faccia compiaciuta e sorride. Appare la scritta Tkani Kompan'ony, Tessuti Compagnoni.
Nuovo ambiente, costituito da una scala e da uno specchio. Questa volta si materializzano in quattro.
Ecco cosa facevano i ragazzi del KGB per arrotondare lo stipendio e per potersi permettere un Reguljator e un Amfiton! I primi due sono ghebeisti classici, quello con barba e occhiali è il clone sovietico di Nanni Moretti in Bianca. Poi c'è un quarto personaggio, barba e occhiali anche lui: l'intellettuale del gruppo, quello addetto alle liste di epurazione.
Notate le possibilità d'abbinamento: giacca grigia con pantalone più grigio, giacca blu con pantalone più grigio, giacca più grigia con pantalone blu, ce n'è da sbizzarrirsi.
Li ho osservati a lungo, e quando sollevano un risvolto della giacca per esibire la fodera mi stupisco sempre di non vederci una Makarov ma il semplice marchio di fabbrica.
"La silhouette moderna diventa più morbida, più ampia. È nato un nuovo modo di vestire, libero e disinvolto". Osservate la corsa verso il futuro libero e disinvolto, un futuro dove il tessuto non punge, non tira e non stressa.
E poi la mia parte preferita: a due a due si vengono incontro, si soppesano, si apprezzano, si accarezzano il risvolto, si incrociano, si superano e infine guardano in camera con evidente soddisfazione. I due uomini dei servizi sono un po' rigidi, come due che non abbiano mai fatto la sauna insieme, mentre Nanni e l'intellettuale se la giocano da professionisti e assumono un'aria complice e divertita. L'intellettuale porta, naturalmente, il calzino bianco.
Fermo immagine sui due barbuti, con marchio della manifattura Bol'ševička.
Ma allora, se già negli anni Ottanta esistevano i formidabili Tessuti Kompan'ony - e oh, quel giubbotto di finta pelle marrone - cosa ci faceva Vova nel 1996 con il doppiopetto amaranto e i pantaloni della tuta?
No, non ditemelo: anni Novanta, li odio, li.



martedì, dicembre 11, 2007

Trittico sovietico/2

Già dallo sfondo stellato e dalla presenza di tre (3) falci di luna si capisce che ci verrà proposto un oggetto prodigioso ed estremamente desiderabile.
Un'audiocassetta? Un'audiocassetta che non sta mai ferma? Un'audiocassetta che non sta mai ferma dentro uno strano contenitore di plastica imitazione legno?
No!
Un Minjatjurnyj Kassetnyj Magnitofon "Amfiton-MC" STEREO (la voce narrante però dice mini-stereo, tanto per enfatizzare il piglio nanotech)! Magnetofono a cassette in miniatura, e mi permetteo di sottolineare miniatura.
Vediamolo in azione. Però vi avverto: l'Amfiton-MC (ah, il solito talento per il branding!) è davvero minuscolo e potrebbe sfuggire all'attenzione di un pubblico non smaliziato.
Eccola, compagni, la risposta sovietica al walkman. Per ascoltare la musica da soli e anche in coppia. La coppia a un certo punto è costretta ad appenderlo, l'Amfiton-MC: mentre la signorina sfoggia un buonumore molto professionale, lo sguardo del franzuto giovanotto è già un po' provato o forse imbarazzato, come se i due ascoltassero due robe completamente diverse (lei i Kino, lui Rimskij-Korsakov).
L'Amfiton intanto, provvisto di sostanziosa vita propria e forse di un'anima (lo spazio ci sarebbe), oscilla felice.



lunedì, dicembre 10, 2007

Trittico sovietico/1

Attenzione, che questa è roba pesante ma vi darà la forza per affrontare il lunedì. Nei panni di Agente Betulla ho trovato tre irresistibili pubblicità televisive sovietiche degli anni Ottanta. Ecco la prima (come dice un mio amico "questo non è cazzeggio, è analisi dei contenuti").

Interno: tinello benestante in armonia con l'ideale gorbačëviano. Lampadario acceso modello ziggurat ruota in primo piano, poi si allontana. Giovane sorridente signora bionda ripone la rivista e con un gesto suggestivo fa risalire la ziggurat verso il soffitto (senza toccarla). Cosa sarà, la pubblicità di un nuovo utilissimo lampadario incapace di star fermo, avanti e indrè e su e giù tutta la sera? No: del Poluprovodnikovyj Reguljator Toka s Sensornym Upravleniem (Semiconduttore Regolatore di Corrente con Comando a Sensore)! Novoe izdelie! Nuovo articolo! Più luce, meno luce nel vostro appartamento. Novoe, non so se l'ho ribadito. Vi prego di notare la discreta eleganza del pannello, la scelta spericolata di colori (e le dimensioni, saranno 5 centimetri di diametro) dei pulsanti, l'epilettica successione con cui vengono mostrati al voglioso spettatore, la musica. A un certo punto viene inquadrato un televisore acceso. Sullo schermo naturalmente lampeggia suadente la pubblicità del Reguljator Toka. La signora, che di illuminazione se ne intende, annuisce felice come a dire "ècolo lì che 'l xe" e ci fa l'occhiolino.
Sublime. Trovare un nome commerciale per Semiconduttore Regolatore di Corrente con Comando a Sensore, semplicemente, non era nelle loro corde. In ambiente elettricistico lo chiamavano Poluregtoksup, ci scommetto.



martedì, ottobre 16, 2007

Make disco, not war

Quale miglior modo per convincere i separatisti filorussi dell'Ossezia del Sud a deporre le armi, a rinunciare una volta per tutte alla secessione e a ricongiungersi pacificamente con i georgiani?
Si prende un villaggio di frontiera, proprio nel mezzo del conflitto, non lontano dalla capitale ribelle Tskhinvali: Tamarašeni, rimasto fedele alla Georgia.
E lì si organizza un concerto dei Boney M*.
Sì.
"Speriamo di riuscire a convincere le persone a uscire dalle trincee, a deporre i Kalašnikov, a venire qui a ballare con gli altri e a capire che niente è più bello della pace, niente è più bello della riconciliazione", ha dichiarato il presidente georgiano Saakašvili. Insomma, Ossezia del Sud: più soldi, più pace, più disco con la Georgia!
Pensavo che l'accoppiata Yanukovič-Verka Serdjučka nella recente campagna elettorale ucraina fosse il Grande Momento Postsovietico del 2007, ma non avevo fatto i conti con la Georgia.
Come scrive Mark McKinnon nel suo blog, "non so decidere se sia paradiso o inferno, ma vorrei esserci comunque".
Per sicurezza, possiamo ibernarmi ancora per qualche anno?

*In realtà si trattava del gruppo della sola Marcia Barrett, perché in circolazione ci sono almeno due band che si fanno chiamare Boney M. L'ex cantante della formazione originale, Liz Mitchell, fa sapere di non aver niente a che fare con il concerto organizzato nell'Ossezia del Sud. C'è anche una controversia legale in corso.
Si fa fatica a far riconciliare i Boney M., rendiamoci conto.

Link

giovedì, ottobre 04, 2007

Бип-бип-бип...



1. scaricare questo minuscolo file audio.
2. metterlo in loop.
3. ascoltare.

Un po' di link fotografici sui programmi spaziali sovietici, per festeggiare:
I quadri cosmici di Leonov e Sokolov La Terra vista dai satelliti sovietici
Zvezdnyj Gorodok, la Città delle Stelle
Cosmonauti
Jurij
Belka e Strelka, che tornarono vive.

"Un uomo è per metà quello che è e per l'altra metà quello che vorrebbe essere, disse Oscar Wilde. Se è davvero così, allora i bambini sovietici degli anni sessanta e settanta erano tutti per metà cosmonauti. Lo so per certo, dato che anch'io all'età di sette-otto anni ero per metà cosmonauta. È strano, ma già allora sospettavo che fosse un delirio infantile destinato a passare con gli anni. Eppure mi dicevo: 'Lo so, tutti vogliono fare i cosmonauti. Ma io sono diverso! Io voglio diventarlo davvero, sul serio! E se agli altri passerà, allora - per favore! - non a me!'
Penso che molti dei miei coetanei, sognando di volare nello spazio, fossero altrettanto sprofondati in una simile consapevolezza di sé. Alcuni mantennero perfino la promessa. Ci furono, dopo tutto, alcuni cosmonauti. Comunque così stavano le cose: allora tutti noi, dai più piccoli ai più grandi, vivevamo con un piede nel cosmo. Il cosmo era ovunque. Nei libri di scuola, sulle pareti di casa e nei mosaici della metropolitana di Mosca: un cosmonauta dal naso camuso, dietro al vetro del suo casco-acquario, compiva una qualche azione simbolica, piantando un piccolo germoglio verde in una fossetta di Marte o porgendo un satellite alle stelle. Nel fumo delle città era presente sempre e ovunque, divenendo così in un certo senso un testimone costante di ciò che accadeva, un costante 'terzo', una sorta di ipostasi come il Lenin che trascinava quel tronco durante un subbotnik e che gli adulti consideravano verosimilmente un inevitabile compagno di bevute: uno che non contribuiva all'acquisto della bottiglia, ma che neanche beveva molto. Tanto che forse le poche gocce che per tradizione gli alcolizzati spargono a terra, prima che la bottiglia faccia il primo giro, sono dedicate a lui".
Viktor Pelevin, "Kod Mira"

mercoledì, ottobre 03, 2007

Il Compagno Stalin, la Compagna Sentareckaja e la Roba Marrone

Ecco a voi un irresistibile falsallarme d'epoca sovietica, dagli Archivi della Federazione Russa:

"Al Compagno STALIN
copia al Compagno KAGANOVIČ

Il 16 di ottobre l'impiegata del Dipartimento speciale Compagna Sentareckaja stava aprendo le lettere e le comunicazioni giunte quella mattina e indirizzate al Compagno Stalin.

In una delle buste invece di una lettera risultò esserci una piccola massa di colore marrone, all'apparenza escrementi. Secondo la Compagna Sentareckaja e altri impiegati, l'apertura della busta fu accompagnata dal diffondersi di un forte odore.

Agitata e turbata, la Compagna Sentareckaja prese la massa, la portò nel gabinetto e la gettò nel water. Uscendo dal gabinetto la Compagna Sentareckaja sostenne che le girava la testa. Appena entrata nella stanza svenne sbattendo la nuca sul pavimento. Dopo pochi minuti riprese conoscenza e affermò di non vedere nulla.

Fu chiamato un medico che visitò la Sentareckaja e, non trovando alcun segno di ferite, dichiarò che era necessario ricoverare la Sentareckaja all'ospedale per ulteriori esami e analisi.

La Compagna Sentareckaja fu ricoverata all'ospedale del Cremlino, mentre la busta con i resti della massa fu mandata ad analizzare nel laboratorio dell'NKVD.

In base ai dati delle analisi e degli esami medici (allegati), la cecità della Compagna Sentareckaja sarebbe stata provocata da isteria e non dall'effetto di sostanze chimiche.

Attualmente, a partire dal 22 ottobre, ella sta gradualmente recuperando la vista.

Per quanto riguarda le precauzioni di sicurezza per gli impiegati che lavorano all'apertura della corrispondenza, sono state prese le seguenti misure:

1. Agli impiegati addetti all'apertura della corrispondenza sono stati forniti guanti di gomma da indossare prima dell'apertura delle lettere.
2. È stata acquistata una scorta di vari tipi di disinfettante.

26.Х.35
Il Capo del Dipartimento speciale del Comitato Centrale del Partito Comunista (Poskrebyšev)".

Link: Sean's Russia Blog
Ho trovato il testo originale, è qui.

mercoledì, settembre 19, 2007

Che ci sia sempre il sole

Dal Kommersant' di qualche tempo fa: "Nel 1964, sei anni prima della fondazione degli ABBA e due anni prima dell'incontro con Benny Andersson, Björn Ulvaeus scrisse per il suo gruppo di allora, gli 'Hootenanny Singers', la canzone 'Gabrielle'. Tutti i russi che abbiano più di trent'anni riconoscerenno in 'Gabrielle' il famoso inno dell'infanzia sovietica 'Pust' vsegda budet solnce', di Arkadij Ostrovskij e Lev Ošanin. Ufficialmente questa canzone è datata 1962, e dunque i melomani russi considerano 'Gabrielle' una cover di 'Solnečnyj krug' (dal primo verso della canzone)".

Portatevi in un luogo sicuro e possibilmente insonorizzato e verificate con le vostre orecchie su YouTube:

"Gabrielle", degli Ur-ABBA.
E "Solnečnyj krug", featuring la grande, indistruttibile e pittoresca infanzia sovietica.

Il compito di oggi è: imparare la canzoncina e lasciarvi disperatamente andare nel tunnel.
Per gli addicted: questa (se volete andate a rubare un po' di banda a Miroslava) è una versione da studio interpretata da Boton-Mjansarova-Kobzon + coro. Vale, ve lo dice il Capo capone.
Segue cirillico, traslittero e traduzione.

Пусть всегда будет солнце

Солнечный круг,
Небо вокруг -
Это рисунок мальчишки.
Нарисовал он на листке
И подписал в уголке:

Пусть всегда будет солнце,
Пусть всегда будет небо,
Пусть всегда будет мама,
Пусть всегда буду я.

Милый мой друг,
Добрый мой друг,
Людям так хочется мира.
И в тридцать пять
Сердце опять
Не устает повторять:

Пусть всегда будет солнце...

Тише, солдат,
Слышишь, солдат,-
Люди пугаются взрывов.
Тысячи глаз
В небо глядят,
Губы упрямо твердят:

Пусть всегда будет солнце...

Против беды,
Против войны
Встанем за наших мальчишек.
Солнце - навек! Счастье - навек!-
Так повелел человек.

Пусть всегда будет солнце,
Пусть всегда будет небо,
Пусть всегда будет мама,
Пусть всегда буду я.

Pust' vsegda budet solnce

Sòlnečnyj krùg,
Nèbo vokrùg -
Èto risùnok mal'čìški.
Narisovàl on na listkè
I podpisàl v ugolkè:

Pust' vsegdà bùdet sòlnce
Pust' vsegdà bùdet nèbo
Pust' vsegdà bùdet màma
Pust' vsegdà bùdu ja.

Mìlyj moj drug,
Dòbryj moj drug,
Ljùdjam tak chòčetsja mìra.
I v trìdcat' pjàt'
Sèrdce opjàt'
Ne ustaët povtorjàt':
Pust' vsegdà bùdet sòlnce...

Tìše, soldàt,
Slyšiš', soldàt, -
Ljùdi pugàjutsja vzryvov
Tysjači glàs
V nèbo gljadjàt,
Gùby uprjàmo tverdjàt:

Pust' vsegdà bùdet sòlnce...

Pròtiv bedy,
Pròtiv vojny
Vstànem za nàšich mal'čìšek.
Sòlnce - navèk! Sčàst'e - navèk!-
Tak povelèl čelovèk.
Pust' vsegdà bùdet sòlnce
Pust' vsegdà bùdet nèbo
Pust' vsegdà bùdet màma
Pust' vsegdà bùdu ja.

(traduzione creativa: 1. non rigorosamente letterale; 2. nel rispetto della ritmica originale, cosicché voi possiate canticchiare anche in italiano...

Che ci sia sempre il sole

Splendente sol
Brilla nel ciel
È il disegnino di un bimbo
Lo disegnò su un fogliettin
Scrivendo in un angolin:

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.

Amico mio,
Amico mio
La gente ha voglia di pace.
E anche con la
Maggiore età
Il cuor mai si stanca di dir:

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.

Soldato, taci
Ascolta, soldato
La gente teme gli spari.
Occhi a migliaia
Guardano il ciel
Le labbra dicon così:

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.

Niente più guerra
Niente dolor
I bimbi difenderemo
Sole per sempre! Sempre felici!
Pace per l'umanità.

Che ci sia sempre il sole
Che ci sia sempre il cielo
Che ci sia sempre la mamma
E che ci sia sempre anch'io.


---


Che ci sia pure sempre il sole, ci metteremo la protezione 20 e l'antirughe.

venerdì, agosto 03, 2007

Back to the USSR/1

Un tizio muore e va all'inferno. Lì scopre che può scegliere se andare all'inferno capitalista o all'inferno comunista. Ovviamente vuole farsi un'idea della differenza tra i due, e quindi va a dare un'occhiata all'inferno capitalista. All'ingresso c'è il diavolo, che somiglia leggermente a Ronald Reagan. "Com'è qua dentro?" chiede il visitatore. "Beh," risponde il diavolo, "nell'inferno capitalista ti scorticano, ti buttano nell'olio bollente e ti tagliano a pezzetti con coltelli affilatissimi."
"Ma è tremendo! Vado a dare un'occhiata all'inferno comunista!"
Va all'inferno comunista e lì si accorge che deve fare una lunga coda per entrare. Si mette pazientemente in fila e aspetta il suo turno.
All'ingresso c'è un ometto che assomiglia leggermente a Karl Marx. "Faccio ancora parte del mondo libero, Karl," dice il visitatore, "e prima di entrare voglio sapere com'è lì dentro."
"Nell'inferno comunista ti scorticano, ti buttano nell'olio bollente e ti tagliano a pezzetti con coltelli affilatissimi."
"Ma... è uguale all'inferno capitalista! Perché qui c'è la fila per entrare?"
"Be'," sospira Marx, "A volte non abbiamo l'olio, a volte non abbiamo i coltelli, a volte niente acqua calda..."

mercoledì, luglio 04, 2007

La grama vita del pioniere



"Pioniere, rispetta la distanza!"
Se ne ricava che:

- Il pioniere è costretto ad avere braccia più lunghe rispetto alla media degli altri bambini, e anche così farà fatica a cingere la pioniera come si deve.
- Vi ricordo che da adulti la distanza cala drasticamente a tre centimetri. Nel frattempo però le braccia dell'ex pioniere si sono allungate così tanto che - fatti salvi i tre centimetri - riuscirà a far con esse almeno tre giri attorno all'ex pioniera. A meno che il punto vita dell'ex pioniera non sia diventato impegnativo.
- Non solo il pioniere vede ridotte a zero le possibilità di una svolta romantica (sono mesi che si prepara al campo estivo e coltiva visioni di pioniere in minigonna), ma deve farsi anche una pendenza del 12%. D'accordo che vivere la vita non è come attraversare un campo, ma qui si tratta di uscire da un bosco di betulle, in salita e senza bussola.

lunedì, giugno 18, 2007

Impara il russo con il Lipson!/Introduzione

Ho pensato di fare cosa utile e gradita proponendovi, nei giorni della mia assenza per motivi di studio ("Storia, epistemologia e analisi della tapa andalusa"), i rudimenti della lingua russa e un po' di conversazione. Ma perché, mi sono detta, non abbinare agli adorati liquidi e fruscianti fonemi alcune preziose indicazioni sui comportamenti, le abitudini più o meno accettabili e soprattutto i valori dell'Unione Indistruttibile delle Libere Repubbliche?
Così ho deciso di utilizzare come libro di testo il fondamentale Lipson del 1974 (seconda edizione "preliminare" 1977) stampato dalla Slavica Publishers Inc., Columbus Ohio: più che una grammatica un pregevole tentativo di sovietizzazione degli americani.

In men che non si dica non solo sarete in grado di parlare il russo, ma anche di cavarvela all'interno di qualsiasi efficiente fabbrica sovietica, dove saprete distinguere tra bravi stachanovisti e subdoli pigroni, buoni e cattivi ispettori, sorveglianti modello e deprecabili fannulloni. Imparerete a rispettare le quote di produzione, a stilare un ineccepibile piano quinquennale e a dedicare le ore d'ozio a letture edificanti. Più avanti vi insegneremo anche due utili sistemi per non rispondere alle domande.
Il tutto con l'aiuto di semplici e gradevoli disegnini.
E se non bastano i disegnini potrete ascoltare le lezioni audio del Miro, che sostituiscono le cassette perdute del caro Lipson.
Vi sento da qui, che siete tanto contenti.

[Disclaimer: il Miro, si sa, ha una cadenza buffa già quando parla l'italiano (il fatto che si diletti a imitare balie ciarnielle, mule bisiache, navigatori satellitari e vecchi telegiornali jugoslavi non aiuta), e qui si è particolarmente divertito. La pronuncia è quella giusta, rischiate solo che in una fabbrica sovietica vi prendano per l'anima della festa. Russohablantes: voi limitatevi a concedervi quattro risate. Insonni: questa è roba capace di spedirvi in fase rem in dieci secondi netti, fatene buon uso].

[A m., che aveva acquistato un biglietto per un locale e si è ritrovato sulla Transiberiana: grazie].


mercoledì, giugno 06, 2007

Salve radar, feat. Vlasta Parkanova

E tanto fu l'entusiasmo del ministro della difesa della Repubblica Ceca Vlasta Parkanova per Bush e per il radar del sistema di difesa missilistico americano che ella compose una canzone. Solo le parole, perché la musica è quella di "Dobrý den, majore Gagarine!" ("Salve, maggiore Gagarin!"), ascoltabile qui.
Eccone alcune poetiche strofe:
"Salve, bandiera a stelle e strisce che su di noi ti sei spiegata,
salve, bandiera a stelle e strisce, con le jeep ti abbiamo salutata...
Salve, radar, e benvenuto, ti abbiamo tanto atteso e sei arrivato,
Salve radar, sventolan le mani dei miei amici e tra gli applausi io ti saluto".
Il fatto che la Parkanova in una vita precedente facesse la cantante di jazz non la giustifica. Da noi c'è gente che in una vita precedente cantava sulle navi da crociera, e non per questo dedica canzoni napuletane alle basi militari americane o allo sguardo balisticamente impreciso di Bush-figliolo. Ha. (Di questa affermazione mi pentirò con comodo, nei prossimi giorni).

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