lunedì, luglio 07, 2008
Uniti da un bulldozer
"Eh sì, è un'amara scoperta per gli israeliani. Quel muro di cemento da megalomani, alto 12 metri, che per qualche motivo loro chiamano 'recinzione', non li ha salvati. Non ha dato loro la sicurezza. Trasformare Gaza in un campo di concentramento non ha neanche salvato Sderot e Ashkelon dai razzi Qassam. Non ci vuole un genio per intuire che quando la 'recinzione' sarà completata Herzeliya, Ramat Asharon e Tel Aviv subiranno lo stesso destino. Israele farebbe meglio a prepararsi a costruire un bel tetto di cemento sulle sue aree abitate. Essendo sensibile al poetico uso delle parole degli israeliani, immagino già che il nome di quel muro sarà tipo 'nuvola di difesa', 'soffitto di sicurezza' o addirittura 'arcobaleno di cemento'".
Gilad Atzmon, "Uniti da un bulldozer... e io penso tra me e me".
Filed in: Israele Palestina
venerdì, luglio 04, 2008
Ink different
- Pensavo di farmi un tatuaggio.
- Anch'io.
- Allora io accompagno te, magari ti tengo la manina e intanto vedo. Colorato?
- Mh, no.
- Io più di te, dunque colorato.
- Sè.
- Non so ancora cosa. Forse мир. Forse una stellina rossa. Forse qualcosa di così leggiadro da non potermene mai stufare. Un particolare della Battaglia di San Romano. O magari un codice a barre, o l'isbn a 13 cifre del mio libro preferito.
- Perché non la tua data di scadenza?
- Strnz.
Filed in: therealthing inkitup
- Anch'io.
- Allora io accompagno te, magari ti tengo la manina e intanto vedo. Colorato?
- Mh, no.
- Io più di te, dunque colorato.
- Sè.
- Non so ancora cosa. Forse мир. Forse una stellina rossa. Forse qualcosa di così leggiadro da non potermene mai stufare. Un particolare della Battaglia di San Romano. O magari un codice a barre, o l'isbn a 13 cifre del mio libro preferito.
- Perché non la tua data di scadenza?
- Strnz.
Filed in: therealthing inkitup
giovedì, luglio 03, 2008
The Zeta Sessions
Allora.
Io le medie le feci alla Virgilio, che stava a pochi metri da casa mia ed era considerata scuola di buon livello. Chiamerò Zeta il suo preside di allora.
Zeta era siciliano, attempato, tarchiato, spesso sudato e parlava a voce troppo alta.
Amava comunicare attraverso altoparlanti installati in tutte le aule. I suoi scricchiolanti proclami cominciavano sempre con "attenziòne a tutte le classi, attenziòne a tutte le classi" e proseguivano con istruzioni, comandamenti, precetti e severi moniti espressi con piglio ducesco.
Al piano di sotto c'era la sede di un istituto professionale: questo per Zeta voleva dire ragazzi, cioè maschi, cioè un'insidiosa concentrazione di testosterone, cioè quel genere di invito al peccato che rende la donna, nella visione esistenziale di tutti i Zeta di questo mondo, bottàna. Dunque si assicurava che le alunne salissero le scale in assetto antisesso: occhi bassi, nessuna lusinga cosmetica visibile, grembiule nero lungo fino a metà polpaccio completamente abbottonato. Zeta ci controllava dall'altro, sporgendosi dalla balaustra e sudando per le zaffate di sudore, feromoni e profumo Charlie che gli salivano alle narici.
Era la fine degli anni Settanta, nelle case emancipate circolava Duepiù, alla tv si assisteva ai primi legnosi tentativi di educazione sessuale.
Io mi trovavo in piena fase crisalide a lenta trasformazione. Alla tizia di Lettere, la Livari, una brava persona con metodi educativi da kapò che le impedivano di accettare la timida presenza di un gomito sul banco, per qualche motivo piacevo. Guardava quella mia faccia che spuntava dal fagotto nero, gli occhi sgranati tra i ciuffi di capelli castani, ed evocava il sorriso di Madame Henriot.
Poi a casa nel libro di storia dell'arte dei Fratelli Fabbri cercavo Renoir, e covavo paziente furore.
Odiavo Zeta, la Livari, le balillesche lezioni di educazione fisica, l'altoparlante.
Odiavo Radio Gamma Zero.
Era l'epoca d'oro delle radio private: grazie a Giuliano su Radio Popolare ascoltavo cantautori e rock a pomeriggi alterni, costruendomi mappe musicali con nomi provvisoriamente storpiati.
Radio Gamma Zero invece era perentoriamente, espressamente fascista.
Zeta usava Radio Gamma Zero per le segnalazioni dell'ultimo minuto, come gli orari dei pullman della gita o della settimana bianca, la comunicazione di uno sciopero, la pensata dei soliti bolscevichi sindacalizzati, gli incontri con i genitori.
Ci sarebbe da interrogarsi a lungo sulla fascinazione di Zeta per le comunicazioni filtrate da qualche genere di altoparlante o amplificatore, per quel suo modo spavaldo di cavalcare le onde sonore.
Fatto sta che a un certo punto i virgiliani si misero tutti ad ascoltare quelle frequenze, usandole perfino per dediche e richieste musicali. Mettiamo che un tizio della scuola avesse deciso di scommettere sui pezzi di corpo che stavano nascosti sotto il tuo grembiule nero e intendesse fartelo sapere: ecco che ti arrivava un Heart of Glass via Gamma Zero, con dedica sibillina.
Detestavo tutto questo.
L'apoteosi arrivò verso la fine, quando già dalle finestre aperte entrava il profumo dei tigli in fiore. Un "attenziòne a tutte le classi" sfumò nel testamento storico-politico di Zeta. Aveva appena comunicato la quota d'iscrizione della gita a Miramar. Poi ci fu una pausa, animata da un ansimare soffice.
"Ricordatevi, ricordatevi tutti", riprese con voce spezzata dalla commozione o dal caldo, "Che quando una certa persona fu appesa a testa in giù nel piazzale, soldi non caddero da quelle sue tasche".
Fissai, come tutti, l'altoparlante. Poi spostai lo sguardo sulla Livari, che annuiva solennemente a occhi chiusi. Infine contemplai i polsini sporchi di gesso del mio grembiule e sospirando appoggiai un gomito sul banco, il palmo della mano ad accogliere mento e guancia.
Sorrideva, Madame Henriot.
Aveva appena scoperto i Joy Division.
Filed in: therealthing
Io le medie le feci alla Virgilio, che stava a pochi metri da casa mia ed era considerata scuola di buon livello. Chiamerò Zeta il suo preside di allora.
Zeta era siciliano, attempato, tarchiato, spesso sudato e parlava a voce troppo alta.
Amava comunicare attraverso altoparlanti installati in tutte le aule. I suoi scricchiolanti proclami cominciavano sempre con "attenziòne a tutte le classi, attenziòne a tutte le classi" e proseguivano con istruzioni, comandamenti, precetti e severi moniti espressi con piglio ducesco.
Al piano di sotto c'era la sede di un istituto professionale: questo per Zeta voleva dire ragazzi, cioè maschi, cioè un'insidiosa concentrazione di testosterone, cioè quel genere di invito al peccato che rende la donna, nella visione esistenziale di tutti i Zeta di questo mondo, bottàna. Dunque si assicurava che le alunne salissero le scale in assetto antisesso: occhi bassi, nessuna lusinga cosmetica visibile, grembiule nero lungo fino a metà polpaccio completamente abbottonato. Zeta ci controllava dall'altro, sporgendosi dalla balaustra e sudando per le zaffate di sudore, feromoni e profumo Charlie che gli salivano alle narici.
Era la fine degli anni Settanta, nelle case emancipate circolava Duepiù, alla tv si assisteva ai primi legnosi tentativi di educazione sessuale.
Io mi trovavo in piena fase crisalide a lenta trasformazione. Alla tizia di Lettere, la Livari, una brava persona con metodi educativi da kapò che le impedivano di accettare la timida presenza di un gomito sul banco, per qualche motivo piacevo. Guardava quella mia faccia che spuntava dal fagotto nero, gli occhi sgranati tra i ciuffi di capelli castani, ed evocava il sorriso di Madame Henriot.
Poi a casa nel libro di storia dell'arte dei Fratelli Fabbri cercavo Renoir, e covavo paziente furore.
Odiavo Zeta, la Livari, le balillesche lezioni di educazione fisica, l'altoparlante.
Odiavo Radio Gamma Zero.
Era l'epoca d'oro delle radio private: grazie a Giuliano su Radio Popolare ascoltavo cantautori e rock a pomeriggi alterni, costruendomi mappe musicali con nomi provvisoriamente storpiati.
Radio Gamma Zero invece era perentoriamente, espressamente fascista.
Zeta usava Radio Gamma Zero per le segnalazioni dell'ultimo minuto, come gli orari dei pullman della gita o della settimana bianca, la comunicazione di uno sciopero, la pensata dei soliti bolscevichi sindacalizzati, gli incontri con i genitori.
Ci sarebbe da interrogarsi a lungo sulla fascinazione di Zeta per le comunicazioni filtrate da qualche genere di altoparlante o amplificatore, per quel suo modo spavaldo di cavalcare le onde sonore.
Fatto sta che a un certo punto i virgiliani si misero tutti ad ascoltare quelle frequenze, usandole perfino per dediche e richieste musicali. Mettiamo che un tizio della scuola avesse deciso di scommettere sui pezzi di corpo che stavano nascosti sotto il tuo grembiule nero e intendesse fartelo sapere: ecco che ti arrivava un Heart of Glass via Gamma Zero, con dedica sibillina.
Detestavo tutto questo.
L'apoteosi arrivò verso la fine, quando già dalle finestre aperte entrava il profumo dei tigli in fiore. Un "attenziòne a tutte le classi" sfumò nel testamento storico-politico di Zeta. Aveva appena comunicato la quota d'iscrizione della gita a Miramar. Poi ci fu una pausa, animata da un ansimare soffice.
"Ricordatevi, ricordatevi tutti", riprese con voce spezzata dalla commozione o dal caldo, "Che quando una certa persona fu appesa a testa in giù nel piazzale, soldi non caddero da quelle sue tasche".
Fissai, come tutti, l'altoparlante. Poi spostai lo sguardo sulla Livari, che annuiva solennemente a occhi chiusi. Infine contemplai i polsini sporchi di gesso del mio grembiule e sospirando appoggiai un gomito sul banco, il palmo della mano ad accogliere mento e guancia.
Sorrideva, Madame Henriot.
Aveva appena scoperto i Joy Division.
Filed in: therealthing
martedì, luglio 01, 2008
Anche gli agenti del KGB piangono
Oh, raffica improvvisa di tristezza e nostalgia.
A Mosca ha chiuso il Detskij Mir (Mondo del Bambino), l'univermag che ha rifornito di vestiti, giocattoli, libri eccetera i bambini sovietici e poi russi per tanti anni (50, ché aprì quasi in contemporanea con il lancio dello Sputnik): sarà sottoposto a un prolungato lavoro di ristrutturazione che lo trasformerà completamente per far posto a multisala, ristoranti, negozi, parcheggio sotterraneo e cupola di vetro.
Ecco com'era, in questa bellissima galleria fotografica. Ciao hall, ciao scale, ciao ascensori, ciao ornamenti decorazioni e fregi, ciao archi colonne di marmo consunte piastrelle, ciao giostra a due piani, ciao ingressi dalla metro. Mi sa che non ci vediamo più.
D'accordo, su un ascensore una targhetta indica "prossimo collaudo 12.1988", dunque un'aggiustatina forse ci voleva.
Ma insomma.
Non tutti sanno che: in epoca sovietica "l'hanno portato/a al Detskij Mir" poteva non alludere a un'esperienza ludica. Vista la prossimità dei due edifici (che danno sulla stessa piazza) così veniva infatti soprannominata la - ehr - Lubjanka.
Che vista, da lì.
(Guardate che anche gli agenti del KGB piangono).
Filed in: Russia memoria
A Mosca ha chiuso il Detskij Mir (Mondo del Bambino), l'univermag che ha rifornito di vestiti, giocattoli, libri eccetera i bambini sovietici e poi russi per tanti anni (50, ché aprì quasi in contemporanea con il lancio dello Sputnik): sarà sottoposto a un prolungato lavoro di ristrutturazione che lo trasformerà completamente per far posto a multisala, ristoranti, negozi, parcheggio sotterraneo e cupola di vetro.
Ecco com'era, in questa bellissima galleria fotografica. Ciao hall, ciao scale, ciao ascensori, ciao ornamenti decorazioni e fregi, ciao archi colonne di marmo consunte piastrelle, ciao giostra a due piani, ciao ingressi dalla metro. Mi sa che non ci vediamo più.
D'accordo, su un ascensore una targhetta indica "prossimo collaudo 12.1988", dunque un'aggiustatina forse ci voleva.
Ma insomma.
Non tutti sanno che: in epoca sovietica "l'hanno portato/a al Detskij Mir" poteva non alludere a un'esperienza ludica. Vista la prossimità dei due edifici (che danno sulla stessa piazza) così veniva infatti soprannominata la - ehr - Lubjanka.
Che vista, da lì.
(Guardate che anche gli agenti del KGB piangono).
Filed in: Russia memoria
Bloody Friday
- L'altra sera poi ti chiamavo, ma avevi il telefono spento.
- Perché siamo andati a una messa di commemorazione!
- Ah. Evento sociale.
- C'era anche quella tua compagna di classe, la Miriani. Com'è che faceva di nome, già?
- Chi se lo ricorda.
- Forse Elisabetta? No. Comunque deve avere una qualche nevrosi. Sempre a sistemarsi la cintura, la maglietta, a scoprirsi la schiena.
- Co-prirsi?
- Sco-prirsi! Un tormento. È che mi stava seduta proprio davanti, dunque ero per così dire costretta a guardarla.
- Eh.
- E il prete. Ha fatto un discorso strano sulla defunta. Non so come dirti: strano. Poi, niente, aveva una benda sull'occhio sinistro.
- Mamma.
- No, aspetta. Io ho pensato a un'operazione, no? Tipo cataratta. Anche se adesso non ti mettono neanche la benda. Tuo padre l'aveva, la benda? No. La nonna? Sì.
- Mamma, alla nonna se è per questo avevano fatto anche l'anestesia generale. Era circa l'Ottocento.
- Comunque. A un certo punto se ne sta lì a fare quello che deve fare e dice: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo. Non preoccupatevi per me, ho soltanto un'emorragia in corso". Così, tutto d'un fiato, che io ho pensato ma allora sta' a vedere che adesso c'è una pozza di sangue sull'altare. O sulle ostie, e tocca rifar tutto.
- Mamma.
- Be', capita, eh. Poi ho guardato tutti gli altri, ma nessuno ha fatto una piega. Cioè, non erano neanche preoccupati, e non è che fino a quel momento ci fosse un brusio tipo "Cos'ha Padre Monocolo? Cos'ha? Sta male? Sta male? Sviene? Sviene?".
- Con l'eco.
- Ma sì. Niente brusio. Poi è andato avanti tranquillo. Senza neanche assentarsi, così, con l'emorragia in corso.
- Niente sangue visibile?
- Solo quello di Cristo. Che comunque se l'è bevuto lui.
- Fine.
- Fine. E niente questua, per una volta che avevo gli spicci pronti.
- Mamma, non sei portata.
- Però va a finire sul blog, questa qui.
Filed in: therealthing lafamigliamir
- Perché siamo andati a una messa di commemorazione!
- Ah. Evento sociale.
- C'era anche quella tua compagna di classe, la Miriani. Com'è che faceva di nome, già?
- Chi se lo ricorda.
- Forse Elisabetta? No. Comunque deve avere una qualche nevrosi. Sempre a sistemarsi la cintura, la maglietta, a scoprirsi la schiena.
- Co-prirsi?
- Sco-prirsi! Un tormento. È che mi stava seduta proprio davanti, dunque ero per così dire costretta a guardarla.
- Eh.
- E il prete. Ha fatto un discorso strano sulla defunta. Non so come dirti: strano. Poi, niente, aveva una benda sull'occhio sinistro.
- Mamma.
- No, aspetta. Io ho pensato a un'operazione, no? Tipo cataratta. Anche se adesso non ti mettono neanche la benda. Tuo padre l'aveva, la benda? No. La nonna? Sì.
- Mamma, alla nonna se è per questo avevano fatto anche l'anestesia generale. Era circa l'Ottocento.
- Comunque. A un certo punto se ne sta lì a fare quello che deve fare e dice: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo. Non preoccupatevi per me, ho soltanto un'emorragia in corso". Così, tutto d'un fiato, che io ho pensato ma allora sta' a vedere che adesso c'è una pozza di sangue sull'altare. O sulle ostie, e tocca rifar tutto.
- Mamma.
- Be', capita, eh. Poi ho guardato tutti gli altri, ma nessuno ha fatto una piega. Cioè, non erano neanche preoccupati, e non è che fino a quel momento ci fosse un brusio tipo "Cos'ha Padre Monocolo? Cos'ha? Sta male? Sta male? Sviene? Sviene?".
- Con l'eco.
- Ma sì. Niente brusio. Poi è andato avanti tranquillo. Senza neanche assentarsi, così, con l'emorragia in corso.
- Niente sangue visibile?
- Solo quello di Cristo. Che comunque se l'è bevuto lui.
- Fine.
- Fine. E niente questua, per una volta che avevo gli spicci pronti.
- Mamma, non sei portata.
- Però va a finire sul blog, questa qui.
Filed in: therealthing lafamigliamir
lunedì, giugno 30, 2008
La botola, la mascherina e il quadrupede telecomandato
Ovvero, i dieci brevetti anti-terrorismo più stranini, via Schneier. Li trovate raccolti qui su Neatorama, con disegni e tutto.
1. SUV anti-terroristi: il tettuccio si apre e spunta una pratica mitragliatrice.
2. mascherina antigas portatile con lembo di stoffa per proteggere anche la bocca, via.
3. tuta protettiva con toilette incorporata.
4. stazione missilistica mobile (viaggia in treno; ehi, ma questo i sovietici lo facevano già, non c'è niente da ridere).
5. auricolare per animale quadrupede non umano addestrato (ma poi cos'è che dovrebbe fare il quadrupede, esattamente?).
6. botola per aerei; se i terroristi stanno per forzare la cabina di pilotaggio gli si fa il vuoto sotto i piedi.
7. sistema gas narcotizzante per aerei; se i terroristi hanno forzato la porta della cabina di pilotaggio e hanno schivato la botola la soluzione ideale è addormentare tutti. Ma tutti, eh. Sistema Dubrovka, lo chiamerei. Se i terroristi sanno della mascherina antigas portatile del punto 2, che vi devo dire: sfiga.
8. sistema di controllo dei passeggeri durante il volo: per immobilizzare il terrorista senza immobilizzare anche gli altri passeggeri. Comprende vari sensori e una siringa (quando c'è una "condizione emotiva anomala" bisogna pur far qualcosa, abbiate pazienza).
9. rete di contenimento per esplosioni, cioè ombrello di kevlar da sparare o lanciare manualmente sull'uomo-bomba. Nel caso specifico, l'uomo-bomba è un attempato figlio dei fiori, o un reduce del Vietnam con il pareo, giudicate voi.
10. crematorio mobile, cioè camera di combustione portatile; perché non sempre i sistemi anti-terrorismo stranini funzionano, credo.
Filed in: falsiallarmi
1. SUV anti-terroristi: il tettuccio si apre e spunta una pratica mitragliatrice.
2. mascherina antigas portatile con lembo di stoffa per proteggere anche la bocca, via.
3. tuta protettiva con toilette incorporata.
4. stazione missilistica mobile (viaggia in treno; ehi, ma questo i sovietici lo facevano già, non c'è niente da ridere).
5. auricolare per animale quadrupede non umano addestrato (ma poi cos'è che dovrebbe fare il quadrupede, esattamente?).
6. botola per aerei; se i terroristi stanno per forzare la cabina di pilotaggio gli si fa il vuoto sotto i piedi.
7. sistema gas narcotizzante per aerei; se i terroristi hanno forzato la porta della cabina di pilotaggio e hanno schivato la botola la soluzione ideale è addormentare tutti. Ma tutti, eh. Sistema Dubrovka, lo chiamerei. Se i terroristi sanno della mascherina antigas portatile del punto 2, che vi devo dire: sfiga.
8. sistema di controllo dei passeggeri durante il volo: per immobilizzare il terrorista senza immobilizzare anche gli altri passeggeri. Comprende vari sensori e una siringa (quando c'è una "condizione emotiva anomala" bisogna pur far qualcosa, abbiate pazienza).
9. rete di contenimento per esplosioni, cioè ombrello di kevlar da sparare o lanciare manualmente sull'uomo-bomba. Nel caso specifico, l'uomo-bomba è un attempato figlio dei fiori, o un reduce del Vietnam con il pareo, giudicate voi.
10. crematorio mobile, cioè camera di combustione portatile; perché non sempre i sistemi anti-terrorismo stranini funzionano, credo.
Filed in: falsiallarmi
VVP, Medvedev e l'ADS-1
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin istruiva il Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev sulle questioni pratiche.
- Guarda, - disse Vladimir Vladimirovič™, indicando a Dmitrij Anatol'evič il Presidente della Duma di Stato Boris Vjačeslavovič Gryzlov - Qui abbiamo l'androide deputato standard ADS-1. Si carica con un colpetto nell'orecchio.
Vladimir Vladimirovič™ ficcò il proprio premierale dito nell'orecchio del Presidente della Duma. Il Presidente si mise in moto.
- Grande! - si entusiasmò Dmitrij Anatol'evič, - E posso anch'io?
- Devi, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Però, per carità, attento. Non rompere il pulsante.
- Perché? - domandò Dmitrij Anatol'evič, avvicinando all'orecchio del Presidente della Duma il presidenziale dito.
- Perché poi non è più possibile caricarlo, - disse Vladimir Vladimirovič™, - E quelli si metteranno a fare attività legislativa autonomamente.
- Ohi, mammina - disse il Presidente, e allontanò precipitosamente il dito dall'orecchio di Gryzlov.
Vladimir Vladimirovič™ sorrise incoraggiante.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Guarda, - disse Vladimir Vladimirovič™, indicando a Dmitrij Anatol'evič il Presidente della Duma di Stato Boris Vjačeslavovič Gryzlov - Qui abbiamo l'androide deputato standard ADS-1. Si carica con un colpetto nell'orecchio.
Vladimir Vladimirovič™ ficcò il proprio premierale dito nell'orecchio del Presidente della Duma. Il Presidente si mise in moto.
- Grande! - si entusiasmò Dmitrij Anatol'evič, - E posso anch'io?
- Devi, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Però, per carità, attento. Non rompere il pulsante.
- Perché? - domandò Dmitrij Anatol'evič, avvicinando all'orecchio del Presidente della Duma il presidenziale dito.
- Perché poi non è più possibile caricarlo, - disse Vladimir Vladimirovič™, - E quelli si metteranno a fare attività legislativa autonomamente.
- Ohi, mammina - disse il Presidente, e allontanò precipitosamente il dito dall'orecchio di Gryzlov.
Vladimir Vladimirovič™ sorrise incoraggiante.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
domenica, giugno 29, 2008
venerdì, giugno 27, 2008
giovedì, giugno 26, 2008
mercoledì, giugno 25, 2008
martedì, giugno 24, 2008
E si rompe
"L'erogazione delle banconote avviene in 10 secondi!
Se i soldo non vengono ritirati, il bancomat se li riprende
e si rompe!"
Filed in: Russia
lunedì, giugno 23, 2008
Super promozione
domenica, giugno 22, 2008
Finché lo fanno i cherubini, per noi è ok
Sulle prime ho fatto il possibile per ignorare questa notizia (scoperta con sgomento grazie a un pacato lancio RIA Novosti del 16 giugno) e seppellirla negli oscuri anfratti del mio subconscio.
Poi ho pensato: e se la trovano su Repubblica online in giornata fiacca e si accorgono che il Miro ha colpevolmente omesso l'informazione?
Inauguro dunque un brevissimo periodo di glasnost' e vi comunico che nel Sud della Russia, nella cittadina termale di Železnovodsk (lett. acque ferrose), è stato inaugurato un monumento al clistere.
Il primo al mondo, dice il direttore delle terme.
Non so voi, ma io ho deciso di credergli sulla parola.
Il monumento è di bronzo, è alto un metro e mezzo, pesa circa 400 chili ed è opera della scultrice Svetlana Avakina, la quale afferma orgogliosamente di essersi ispirata a Botticelli. Infatti il clisterone è retto (chiedo scusa) da tre angioletti: "l'ironia è che i fanciullini rubano a Marte le sue armi e per così dire prendono in giro il dio della guerra, e la guerra è una tragedia. Similmente, il clistere è una procedura spiacevole. Ma se la fanno i cherubini, è ok".
Foto con infermierine seksi? Foto.
C'è da dire che i russi hanno una soglia monumentale bassissima, cioè erigono facile. Tempo fa, per esempio, nella piazza principale della città di Orël (aquila) hanno tirato su un'aquila con le ali spiegate. Grandina. E mica di bronzo. Di crine, tipo.
1. con questo post si inaugura pertanto l'inevitabile sezione monumenti russi;
2. non abituatevi alla glasnost', ché si comincia così e poi si finisce a fare la pubblicità di Vuitton per sopravvivere;
3. sto via fino a venerdì, ma in bozze ci sono parecchie cose (blogger ha la pubblicazione differita, sarebbe brutto non approfittarne per postare qualcosa dai miei archivi segreti): dunque l'osmizza resta aperta. I commenti sono a vostra disposizione per socializzare, lurkare, delurkarvi, scambiarvi i numeri di telefono, dichiararvi amore eterno, fare affermazioni azzardate e cambiare repentinamente idea.
Besitos, bratell*s.
Filed in: Russia monumenti russi
Poi ho pensato: e se la trovano su Repubblica online in giornata fiacca e si accorgono che il Miro ha colpevolmente omesso l'informazione?
Inauguro dunque un brevissimo periodo di glasnost' e vi comunico che nel Sud della Russia, nella cittadina termale di Železnovodsk (lett. acque ferrose), è stato inaugurato un monumento al clistere.
Il primo al mondo, dice il direttore delle terme.
Non so voi, ma io ho deciso di credergli sulla parola.
Il monumento è di bronzo, è alto un metro e mezzo, pesa circa 400 chili ed è opera della scultrice Svetlana Avakina, la quale afferma orgogliosamente di essersi ispirata a Botticelli. Infatti il clisterone è retto (chiedo scusa) da tre angioletti: "l'ironia è che i fanciullini rubano a Marte le sue armi e per così dire prendono in giro il dio della guerra, e la guerra è una tragedia. Similmente, il clistere è una procedura spiacevole. Ma se la fanno i cherubini, è ok".
Foto con infermierine seksi? Foto.
C'è da dire che i russi hanno una soglia monumentale bassissima, cioè erigono facile. Tempo fa, per esempio, nella piazza principale della città di Orël (aquila) hanno tirato su un'aquila con le ali spiegate. Grandina. E mica di bronzo. Di crine, tipo.
1. con questo post si inaugura pertanto l'inevitabile sezione monumenti russi;
2. non abituatevi alla glasnost', ché si comincia così e poi si finisce a fare la pubblicità di Vuitton per sopravvivere;
3. sto via fino a venerdì, ma in bozze ci sono parecchie cose (blogger ha la pubblicazione differita, sarebbe brutto non approfittarne per postare qualcosa dai miei archivi segreti): dunque l'osmizza resta aperta. I commenti sono a vostra disposizione per socializzare, lurkare, delurkarvi, scambiarvi i numeri di telefono, dichiararvi amore eterno, fare affermazioni azzardate e cambiare repentinamente idea.
Besitos, bratell*s.
Filed in: Russia monumenti russi
venerdì, giugno 20, 2008
Due
Bar, cassa, barista assorto nella pulizia nel bancone.
(lui) - Pago due caffè.
(io) - No, io.
(lui) - Zitt'.
(barista, senza sollevare lo sguardo) - Due.
(lui) - No, li paghiamo, non li prendiamo.
(barista, impassibile) - Due.
(io, mettendoci anche un vago sfarfallante gesto della mano) - No, li abbiamo già presi, eravamo seduti lì.
(lui, sospirando) - Sì.
(barista, con espressione so quel che dico) - Due.
(all together now) - Ma...
(barista) - DUE EURO.
Filed in: therealthing
(lui) - Pago due caffè.
(io) - No, io.
(lui) - Zitt'.
(barista, senza sollevare lo sguardo) - Due.
(lui) - No, li paghiamo, non li prendiamo.
(barista, impassibile) - Due.
(io, mettendoci anche un vago sfarfallante gesto della mano) - No, li abbiamo già presi, eravamo seduti lì.
(lui, sospirando) - Sì.
(barista, con espressione so quel che dico) - Due.
(all together now) - Ma...
(barista) - DUE EURO.
Filed in: therealthing
giovedì, giugno 19, 2008
Sì o no
- adesso rispondimi, ma sincero, sì o no, d'accordo?
- d'accordo.
- perché gli uomini prendono in giro le bionde?
- sì.
Fonte: bash.org.ru, Citatnik Runeta
Filed in: Russia
- d'accordo.
- perché gli uomini prendono in giro le bionde?
- sì.
Fonte: bash.org.ru, Citatnik Runeta
Filed in: Russia
Velocissimi nel loro genere
"Nessuno mi crede quando lo racconto, ma i tedeschi bevono ancora più dei russi. Solo che i russi bevono un po' più velocemente".
Il gestore di un albergo turco, nell'articolo di Clifford J. Levy sul New York Times dedicato al turismo russo all'estero.
(Nella foto: albergo di Antalya in forma di San Basilio+Cremlino).
Filed in: Russia
mercoledì, giugno 18, 2008
Garantito
Internazionalmente premiato
Diplomato in singoli 6 mesi.
¡Non perdere tempo con stupide regole!
Impara come hai imparato spagnolo
e io ho dato in inglese tutto
cosa tu intendi.
Garantito!
via grustnye perevody.
Filed in: correzioni
Iscriviti a:
Post (Atom)