martedì, febbraio 19, 2008
Egor
Prima antisovietico, poi comunista, poi nazionalbolscevico, poi confusamente cristiano.
43 anni portati male. Ma il rock siberiano per me (per la mia diseducazione) era qualcosa.
E anche Egor Letov lo era.
"Zoopark" (Я ищу таких как я, cумасшедших и смешных, cумасшедших и больных, a когда я их найду, мы уйдём от сюда прочь, мы уйдём от сюда в ночь, мы уйдём из зоопарка/Cerco quelli come me, ridicoli e matti, matti e malati. E quando li troverò scapperemo di qui, scapperemo di notte, scapperemo dallo zoo):
Filed in: Russia muzyka
The end of the world as we know it
lunedì, febbraio 18, 2008
domenica, febbraio 17, 2008
VVP e l'affare
Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino.
- Ma della conferenza stampa non ha scritto niente, la bestia, - brontolò tra sé Vladimir Vladimirovič™, riferendosi a chissà chi.
A un tratto le imponenti porte dello studio presidenziale si spalancarono e fece il suo ingresso il presidente dell'Ucraina Viktor Andreevič Jušenko.
- Bratello! - esclamò dalla soglia Viktor Andreevič, - Be', che c'è ancora? Abbiamo appena finito di metterci d'accordo!
- Alla gente non piace Rosukrenergo, - spiegò Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna inventare qualcos'altro.
- Facciamo allora Ucrrusenergo, - propose Viktor Andreevič, - Oppure Enerokoucrrus.
- Andata, dai, - acconsentì Vladimir Vladimirovič™, - Adesso scriviamo il decreto...
E Vladimir Vladimirovič™ tirò a sé un foglio di carta intestata con lo stemma presidenziale.
- Ci sarebbe ancora una cosa… - prese a borbottare Viktor Andreevič, - Mi potresti spiegare perché voi ci vendete gas per trecento dollari e noi ve lo compriamo a centosettanta? Dove sta l'affare?
Vladimir Vladimirovič™ fissò attentamente Viktor Andreevič, dopo di che prese la caraffa di cristallo piena d'acqua che stava accanto a lui sul tavolo presidenziale e riempì due bicchieri fino all'orlo.
- Guarda qua, - disse Vladimir Vladimirovič™, indicando i bicchieri, - Mettiamo che nel bicchiere a sinistra l'acqua costi duecento dollari. E in quello a destra, cinquanta dollari. Ora osserva attentamente.
E Vladimir Vladimirovič™ svuotò nuovamente i bicchieri nella caraffa.
- Vedì? - disse Vladimir Vladimirovič™, - Adesso l'acqua nella caraffa costa centoventicinque dollari. Capisci?
- No, - rispose sinceramente Viktor Andreevič, - Ma se è sempre la stessa acqua!
- È proprio lì, l'affare! - esclamò Vladimir Vladimirovič™ facendo un gran sorriso, - E poi dici che non capisci.
E Vladimir Vladimirovič™ si mise a scrivere il decreto.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
Filed in: Russia
- Ma della conferenza stampa non ha scritto niente, la bestia, - brontolò tra sé Vladimir Vladimirovič™, riferendosi a chissà chi.
A un tratto le imponenti porte dello studio presidenziale si spalancarono e fece il suo ingresso il presidente dell'Ucraina Viktor Andreevič Jušenko.
- Bratello! - esclamò dalla soglia Viktor Andreevič, - Be', che c'è ancora? Abbiamo appena finito di metterci d'accordo!
- Alla gente non piace Rosukrenergo, - spiegò Vladimir Vladimirovič™, - Bisogna inventare qualcos'altro.
- Facciamo allora Ucrrusenergo, - propose Viktor Andreevič, - Oppure Enerokoucrrus.
- Andata, dai, - acconsentì Vladimir Vladimirovič™, - Adesso scriviamo il decreto...
E Vladimir Vladimirovič™ tirò a sé un foglio di carta intestata con lo stemma presidenziale.
- Ci sarebbe ancora una cosa… - prese a borbottare Viktor Andreevič, - Mi potresti spiegare perché voi ci vendete gas per trecento dollari e noi ve lo compriamo a centosettanta? Dove sta l'affare?
Vladimir Vladimirovič™ fissò attentamente Viktor Andreevič, dopo di che prese la caraffa di cristallo piena d'acqua che stava accanto a lui sul tavolo presidenziale e riempì due bicchieri fino all'orlo.
- Guarda qua, - disse Vladimir Vladimirovič™, indicando i bicchieri, - Mettiamo che nel bicchiere a sinistra l'acqua costi duecento dollari. E in quello a destra, cinquanta dollari. Ora osserva attentamente.
E Vladimir Vladimirovič™ svuotò nuovamente i bicchieri nella caraffa.
- Vedì? - disse Vladimir Vladimirovič™, - Adesso l'acqua nella caraffa costa centoventicinque dollari. Capisci?
- No, - rispose sinceramente Viktor Andreevič, - Ma se è sempre la stessa acqua!
- È proprio lì, l'affare! - esclamò Vladimir Vladimirovič™ facendo un gran sorriso, - E poi dici che non capisci.
E Vladimir Vladimirovič™ si mise a scrivere il decreto.
Originale: vladimir.vladimirovich.ru
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venerdì, febbraio 15, 2008
Galere, zappe, zuppe e dita nel naso: gli aforismi definitivi di VVP
Dal Kommersant':
"In questi otto anni ho faticato come uno schiavo nelle galere, dalla mattina alla notte".
"Non credo che dovremmo cospargerci la testa di cenere, fustigarci e dimostrare a tutti che siamo bravi" (sulle relazioni con la Polonia).
"Che insegnino alle loro mogli a cucinare la zuppa di cavoli!" (sugli osservatori elettorali internazionali).
"Ecco, da noi ai tempi dell'Unione Sovietica si diceva: se vuoi 'affossare' uno, mettilo all'agricoltura" (su Dmitrij Medvedev e i progetti nazionali).
"Non lamentarsi e piagnucolare per qualsiasi cosa" (sulle qualità professionali del presidente).
"Cosa volete, che mi metta a mangiar terra da un vaso di fiori, che giuri con il sangue?" (sull'impossibilità di ricandidarsi).
"Non dire quattro se non l'hai nel sacco" (lett.: "non dire oplà prima di aver saltato") (sulla sua nomina a primo ministro).
"Cosa può dire della musica di Čajkovskij uno che non ha il visto?" (sulle relazioni tra la Russia e l'Occidente).
"Si sono messi le dita nel naso e hanno spalmato il moccio sulla carta" (sugli articoli pubblicati dalla stampa occidentale a proposito della sua ricchezza).
"Come dicevano in certe parti da noi, 'appendi la lesina al chiodo e mettiti a dormire' (sulla possibilità di abbandonare la politica).
"Ciascuno deve zappare il suo pezzetto di terra, come San Francesco, pum-pum, ogni giorno" (sul lavoro dei ministri).
Quattro ore e passa di spettacolo e metafore, sono impressionata.
Quando guardo negli occhi di quest'uomo vedo sei lettere: P.O.L.A.S.E.
Credo di amarlo.
["Guarisco con l'energia di Putin", proclama il titolo dell'articolo.
L'ottantaduenne Pëtr Ovčarenko di Tambov ha costruito un "apparato cosmico" e degli occhiali fricchettoni per la misurazione dei campi di energia e la scansione degli occhi (e vabbe') e del cervello (uellallà). L'apparato cosmico serve principalmente per convogliare le energie di Vladimir Putin, che ha un'aura che fa provincia. Convogliarle dove? In un bicchiere d'acqua. Sì.
Poi l'apparato cosmico non ha funzionato.
Neanche gli occhiali fricchettoni.
"Molti guardano con scetticismo alle mie invenzioni", dice lui.
Anche a giudicare dalle foto, non si riesce a capire come mai].
Filed in: Russia
"In questi otto anni ho faticato come uno schiavo nelle galere, dalla mattina alla notte".
"Non credo che dovremmo cospargerci la testa di cenere, fustigarci e dimostrare a tutti che siamo bravi" (sulle relazioni con la Polonia).
"Che insegnino alle loro mogli a cucinare la zuppa di cavoli!" (sugli osservatori elettorali internazionali).
"Ecco, da noi ai tempi dell'Unione Sovietica si diceva: se vuoi 'affossare' uno, mettilo all'agricoltura" (su Dmitrij Medvedev e i progetti nazionali).
"Non lamentarsi e piagnucolare per qualsiasi cosa" (sulle qualità professionali del presidente).
"Cosa volete, che mi metta a mangiar terra da un vaso di fiori, che giuri con il sangue?" (sull'impossibilità di ricandidarsi).
"Non dire quattro se non l'hai nel sacco" (lett.: "non dire oplà prima di aver saltato") (sulla sua nomina a primo ministro).
"Cosa può dire della musica di Čajkovskij uno che non ha il visto?" (sulle relazioni tra la Russia e l'Occidente).
"Si sono messi le dita nel naso e hanno spalmato il moccio sulla carta" (sugli articoli pubblicati dalla stampa occidentale a proposito della sua ricchezza).
"Come dicevano in certe parti da noi, 'appendi la lesina al chiodo e mettiti a dormire' (sulla possibilità di abbandonare la politica).
"Ciascuno deve zappare il suo pezzetto di terra, come San Francesco, pum-pum, ogni giorno" (sul lavoro dei ministri).
Quattro ore e passa di spettacolo e metafore, sono impressionata.
Quando guardo negli occhi di quest'uomo vedo sei lettere: P.O.L.A.S.E.
Credo di amarlo.
["Guarisco con l'energia di Putin", proclama il titolo dell'articolo.
L'ottantaduenne Pëtr Ovčarenko di Tambov ha costruito un "apparato cosmico" e degli occhiali fricchettoni per la misurazione dei campi di energia e la scansione degli occhi (e vabbe') e del cervello (uellallà). L'apparato cosmico serve principalmente per convogliare le energie di Vladimir Putin, che ha un'aura che fa provincia. Convogliarle dove? In un bicchiere d'acqua. Sì.
Poi l'apparato cosmico non ha funzionato.
Neanche gli occhiali fricchettoni.
"Molti guardano con scetticismo alle mie invenzioni", dice lui.
Anche a giudicare dalle foto, non si riesce a capire come mai].
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mercoledì, febbraio 13, 2008
120 guardie del corpo e poi dice che ha caldo: mode Betullina on
Non è la Litvinenko Experience e probabilmente durerà solo poche ore, ma bisogna accontentarsi: la stampa inglese lo sta già facendo e noi non saremo da meno.
Il magnate ed esponente dell'opposizione georgiana Badri Patarkatsishvili (mi arrendo per una volta alla translitterazione anglo-americana, tanto per seguire la corrente dell'informazione), 52 anni, è morto la scorsa notte nella sua villa da 10 milioni di sterline nel Surrey.
Di infarto, pare.
Solo che Patarkatsishvili era nemico di Putin e anche del presidente georgiano Saakashvili, amico del solito oligarca esiliato e contumace Boris Berezovskij (e pure ex socio di Roman Abramovič). Inoltre negli ultimi tempi era stato accusato di aver progettato un colpo di stato in Georgia e temeva per la propria vita: questo basta alla stampa britannica per scatenarsi senza ritegno sulla pista dell'omicidio.
In attesa dell'autopsia la morte è stata in effetti definita dagli inquirenti come sospetta.
Patarkatsishvili era stato un sostenitore di Saakashvili al tempo della Rivoluzione delle Rose, nel 2004, ma poi i due erano entrati in confliltto. Si era presentato alle ultime elezioni, ma pur essendosi generosamente autofinanziato aveva subito una pesante sconfitta; così Saakashvili, una volta eletto, aveva ben pensato di vendicarsi accusandolo di tentato colpo di stato.
Tecnicamente, dunque, il defunto era ricercato dal governo georgiano.
Tant'è.
Cosa volete, adesso. Una registrazione, un nastro, una dichiarazione compromettente?
Ce l'abbiamo. C'è una conversazione tra un presunto funzionario del ministero degli interni georgiano e un certo Uvais Achmadov (un signore della guerra ceceno), risalente allo scorso mese di dicembre, in cui si discute di un complotto per assassinarlo (fonte: timesonline):
"Adesso è una questione politica... Saremo in grado di occuparcene, non è un problema. Anche se ha 100 guardie del corpo, non è un problema. Le cose stanno in modo tale che distruggeremo quelle guardie [...]
Vogliamo essere in grado di spiegare ai georgiani che è stata la Russia".
Nemico di Putin, nemico di Saakashvili, ricercato, miliardario (il georgiano più ricco del mondo, secondo il Moskovskij Komsomolec), amico di Berezovskij, 120 guardie del corpo. E poi complotto, controcomplotto e nastro probabilmente tarocco. Se ci va bene, tour per la Londra loscamente glam fatta di oligarchi contumaci, spie e doppiogiochisti.
Infine, sentite qua: l'altro giorno durante un incontro d'affari nella City londinese Patarkatsishvili aveva lamentato un malore:
"A un certo punto ha detto di sentirsi mancare per l'eccessivo riscaldamento ed è uscito a prendere un po' d'aria fresca".
Chi lo ha detto? Lord Bell. Non sarà mica il Timothy Bell che aveva curato le pubbliche relazioni per il caso Litvinenko? Il Lord Bell della Bell Pottinger Communications di cui Berezovskij è cliente?
Sapete che mi sa di sì?
Appena morto e ha già un portavoce: che deliziosa premessa.
Finalmente un caso in cui Putin sarebbe solo il sospettato numero due, dopo il presidente georgiano. Peccato che tra qualche ora questi sogni rischino di infrangersi contro il freddo referto di un'autopsia.
Intanto il leader del georgiano Partito per l'Indipendenza Nazionale Irakli Tsereteli dice: "d'accordo, l'hanno ucciso, ma sono stati i servizi segreti russi, britannici e americani". Complotto sionista-massonico, featuring Berezovskij. Tsereteli si sbilancia poi rivelando che è previsto un altro assassinio, questa volta in Georgia. La Komsomolskaja Pravda riferisce che un giorno prima della morte dalla sede del partito di Patarkatsishvili a Tbilisi sono stati sottratti quattro computer contenenti documenti compromettenti per il presidente Saakashvili.
E va bene.
E va bene, potrebbe essere stato infarto: ma chi ci dice che qualcuno non abbia alzato il riscaldamento fino al punto di rottura delle coronarie, mentre la fissazione inglese per la moquette, il legno e i doppi vetri faceva il resto? Guardate che per la seconda legge di Poirot questo si configura come omicidio.
Mi considero, dunque, legalmente autorizzata a entrare in modalità Agente Betullina.
Fonti britanniche:
Daily Mail
Timesonline
E vai con l'Evening Standard (ci siamo mai fatti mancare nulla? non mi sembra)
Aggiornamento: il referto, ainoi, dice "cause naturali". I risultati degli esami tossicologici si sapranno tra settimane, dunque resta ancora in piedi il quarto corollario di Watson. Accidenti, il materiale che avrei avuto, il suo stato patrimoniale, i grafici aziendali, le foto, le lacrime di Berezovskij, i titoli strillati ("la causa della morte è stata un'operazione segreta"), le testimonianze ("stava benissimo!"). E no, invece il colpevole magari è il colesterolo.
Questo link del Kommersant' è in russo, però cliccatelo perché lì c'è una foto della buonanima con i Rayban e una parrucca niente male.
E comunque: Patarkatsishvili (d'ora in poi: "La Vittima") era stato amministratore delegato della casa editrice del Kommersant', che aveva ricevuto da Berezovskij. A un certo punto, nel 2006 (prima di vendere a Usmanov), possedeva il 100% delle azioni.
Ecco, volevo dire.
Forse quella foto della Vittima travestita da Cugino di Campagna ha il suo perché.
Filed in: Russia
Il magnate ed esponente dell'opposizione georgiana Badri Patarkatsishvili (mi arrendo per una volta alla translitterazione anglo-americana, tanto per seguire la corrente dell'informazione), 52 anni, è morto la scorsa notte nella sua villa da 10 milioni di sterline nel Surrey.
Di infarto, pare.
Solo che Patarkatsishvili era nemico di Putin e anche del presidente georgiano Saakashvili, amico del solito oligarca esiliato e contumace Boris Berezovskij (e pure ex socio di Roman Abramovič). Inoltre negli ultimi tempi era stato accusato di aver progettato un colpo di stato in Georgia e temeva per la propria vita: questo basta alla stampa britannica per scatenarsi senza ritegno sulla pista dell'omicidio.
In attesa dell'autopsia la morte è stata in effetti definita dagli inquirenti come sospetta.
Patarkatsishvili era stato un sostenitore di Saakashvili al tempo della Rivoluzione delle Rose, nel 2004, ma poi i due erano entrati in confliltto. Si era presentato alle ultime elezioni, ma pur essendosi generosamente autofinanziato aveva subito una pesante sconfitta; così Saakashvili, una volta eletto, aveva ben pensato di vendicarsi accusandolo di tentato colpo di stato.
Tecnicamente, dunque, il defunto era ricercato dal governo georgiano.
Tant'è.
Cosa volete, adesso. Una registrazione, un nastro, una dichiarazione compromettente?
Ce l'abbiamo. C'è una conversazione tra un presunto funzionario del ministero degli interni georgiano e un certo Uvais Achmadov (un signore della guerra ceceno), risalente allo scorso mese di dicembre, in cui si discute di un complotto per assassinarlo (fonte: timesonline):
"Adesso è una questione politica... Saremo in grado di occuparcene, non è un problema. Anche se ha 100 guardie del corpo, non è un problema. Le cose stanno in modo tale che distruggeremo quelle guardie [...]
Vogliamo essere in grado di spiegare ai georgiani che è stata la Russia".
Nemico di Putin, nemico di Saakashvili, ricercato, miliardario (il georgiano più ricco del mondo, secondo il Moskovskij Komsomolec), amico di Berezovskij, 120 guardie del corpo. E poi complotto, controcomplotto e nastro probabilmente tarocco. Se ci va bene, tour per la Londra loscamente glam fatta di oligarchi contumaci, spie e doppiogiochisti.
Infine, sentite qua: l'altro giorno durante un incontro d'affari nella City londinese Patarkatsishvili aveva lamentato un malore:
"A un certo punto ha detto di sentirsi mancare per l'eccessivo riscaldamento ed è uscito a prendere un po' d'aria fresca".
Chi lo ha detto? Lord Bell. Non sarà mica il Timothy Bell che aveva curato le pubbliche relazioni per il caso Litvinenko? Il Lord Bell della Bell Pottinger Communications di cui Berezovskij è cliente?
Sapete che mi sa di sì?
Appena morto e ha già un portavoce: che deliziosa premessa.
Finalmente un caso in cui Putin sarebbe solo il sospettato numero due, dopo il presidente georgiano. Peccato che tra qualche ora questi sogni rischino di infrangersi contro il freddo referto di un'autopsia.
Intanto il leader del georgiano Partito per l'Indipendenza Nazionale Irakli Tsereteli dice: "d'accordo, l'hanno ucciso, ma sono stati i servizi segreti russi, britannici e americani". Complotto sionista-massonico, featuring Berezovskij. Tsereteli si sbilancia poi rivelando che è previsto un altro assassinio, questa volta in Georgia. La Komsomolskaja Pravda riferisce che un giorno prima della morte dalla sede del partito di Patarkatsishvili a Tbilisi sono stati sottratti quattro computer contenenti documenti compromettenti per il presidente Saakashvili.
E va bene.
E va bene, potrebbe essere stato infarto: ma chi ci dice che qualcuno non abbia alzato il riscaldamento fino al punto di rottura delle coronarie, mentre la fissazione inglese per la moquette, il legno e i doppi vetri faceva il resto? Guardate che per la seconda legge di Poirot questo si configura come omicidio.
Mi considero, dunque, legalmente autorizzata a entrare in modalità Agente Betullina.
Fonti britanniche:
Daily Mail
Timesonline
E vai con l'Evening Standard (ci siamo mai fatti mancare nulla? non mi sembra)
Aggiornamento: il referto, ainoi, dice "cause naturali". I risultati degli esami tossicologici si sapranno tra settimane, dunque resta ancora in piedi il quarto corollario di Watson. Accidenti, il materiale che avrei avuto, il suo stato patrimoniale, i grafici aziendali, le foto, le lacrime di Berezovskij, i titoli strillati ("la causa della morte è stata un'operazione segreta"), le testimonianze ("stava benissimo!"). E no, invece il colpevole magari è il colesterolo.
Questo link del Kommersant' è in russo, però cliccatelo perché lì c'è una foto della buonanima con i Rayban e una parrucca niente male.
E comunque: Patarkatsishvili (d'ora in poi: "La Vittima") era stato amministratore delegato della casa editrice del Kommersant', che aveva ricevuto da Berezovskij. A un certo punto, nel 2006 (prima di vendere a Usmanov), possedeva il 100% delle azioni.
Ecco, volevo dire.
Forse quella foto della Vittima travestita da Cugino di Campagna ha il suo perché.
Filed in: Russia
Paure Necessarie
"All clowns drink. They need to blot out the ravages of terrifying children for a living".
Douglas Coupland
Bene, della mia attività onirica bulgakoviana (con tracce di film di fantascienza cecoslovacchi degli anni Sessanta, senza sottotitoli) ormai sappiamo.
Visto che ormai siamo intimi e che il 13 febbraio non è neanche riportato dal calendario tibetano, oggi vi espongo le mie paure irrazionali.
- I clown. Tutti, anche Krusty. Anche quello altezzoso, completamente bianco, piriforme, spilungone, con gli scarpini a punta e il cappello a cono che non fa ridere e che - pare - si chiama semplicemente clown bianco.
- Gli scorpioni. Tutti, compresi i tatuaggi e l'adesivo dell'Abarth, ma escluso il segno zodiacale. Non è ribrezzo, è un orrore metafisico. Volendo analizzare, è una cocktail di forma+andatura instabile+cartilagini. Perfino la parola mi mette paura, con l'aggressivo scorp e l'accrescitivo finale. Se si chiamassero scorpini sarebbe già qualcosa. Non potrei mai temere un animale chiamato baulone.
- Le donne modello Biancaneve: quelle con la carnagione bianchissima, gli occhi chiari, i capelli corvini e la bocca rossa. Perché Biancaneve e non la Strega? Perché la bontà di Biancaneve è perturbante come il sorriso dipinto del clown e la sua fronte enorme.
- Le bambole vestite di pizzi e trine che certe signore in età tendono a sistemare sul letto. Chiedi dov'è il bagno, passi accanto alla porta aperta di una camera, l'occhio ti scivola distratto e nella mezza luce sul copriletto di ciniglia o di cretonne c'è lei: una creatura di porcellana pasciuta e boccolosa, spesso informe, gli occhi sbarrati (peggio, uno sbarrato e l'altro semichiuso), le labbruzze che si schiudono in un sorriso ambiguo su piccoli denti bramosi di carne umana.
- Che le montagne si mettano a camminare. Svegliarmi, aprire la finestra e vederle più vicine. Temo in particolare i massicci scabri, di roccia nuda. E poi quei picchi innevati spettrali e quasi invisibili all'orizzonte, quando pensi che lì ci sia solo cielo e poi con un tuffo al cuore noti un biancore fantasma, un livello con una trasparenza del 30-40%.
L'avevo detto, che erano irrazionali.
Voi ne avete? Vorrei sapere.
Potete anche delurkarvi e firmarvi tutti Clown Bianco o Biancaneve, non scappo.
[Warning: questo post è stato portato in superficie dalla lettura di Coupland, che al solito mi deresponsabilizza con esiti, almeno per me, molto piacevoli].
Filed in: therealthing
Douglas Coupland
Bene, della mia attività onirica bulgakoviana (con tracce di film di fantascienza cecoslovacchi degli anni Sessanta, senza sottotitoli) ormai sappiamo.
Visto che ormai siamo intimi e che il 13 febbraio non è neanche riportato dal calendario tibetano, oggi vi espongo le mie paure irrazionali.
- I clown. Tutti, anche Krusty. Anche quello altezzoso, completamente bianco, piriforme, spilungone, con gli scarpini a punta e il cappello a cono che non fa ridere e che - pare - si chiama semplicemente clown bianco.
- Gli scorpioni. Tutti, compresi i tatuaggi e l'adesivo dell'Abarth, ma escluso il segno zodiacale. Non è ribrezzo, è un orrore metafisico. Volendo analizzare, è una cocktail di forma+andatura instabile+cartilagini. Perfino la parola mi mette paura, con l'aggressivo scorp e l'accrescitivo finale. Se si chiamassero scorpini sarebbe già qualcosa. Non potrei mai temere un animale chiamato baulone.
- Le donne modello Biancaneve: quelle con la carnagione bianchissima, gli occhi chiari, i capelli corvini e la bocca rossa. Perché Biancaneve e non la Strega? Perché la bontà di Biancaneve è perturbante come il sorriso dipinto del clown e la sua fronte enorme.
- Le bambole vestite di pizzi e trine che certe signore in età tendono a sistemare sul letto. Chiedi dov'è il bagno, passi accanto alla porta aperta di una camera, l'occhio ti scivola distratto e nella mezza luce sul copriletto di ciniglia o di cretonne c'è lei: una creatura di porcellana pasciuta e boccolosa, spesso informe, gli occhi sbarrati (peggio, uno sbarrato e l'altro semichiuso), le labbruzze che si schiudono in un sorriso ambiguo su piccoli denti bramosi di carne umana.
- Che le montagne si mettano a camminare. Svegliarmi, aprire la finestra e vederle più vicine. Temo in particolare i massicci scabri, di roccia nuda. E poi quei picchi innevati spettrali e quasi invisibili all'orizzonte, quando pensi che lì ci sia solo cielo e poi con un tuffo al cuore noti un biancore fantasma, un livello con una trasparenza del 30-40%.
L'avevo detto, che erano irrazionali.
Voi ne avete? Vorrei sapere.
Potete anche delurkarvi e firmarvi tutti Clown Bianco o Biancaneve, non scappo.
[Warning: questo post è stato portato in superficie dalla lettura di Coupland, che al solito mi deresponsabilizza con esiti, almeno per me, molto piacevoli].
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martedì, febbraio 12, 2008
Tutta questa Russia
Qualche giorno fa - durante la scansione quotidiana di RIA Novosti da politica (lettura rapida) a strange but true (lettura approfondita) - leggevo che su un'autostrada austriaca, nei pressi di Melk, si è ribaltato un camion carico di cetriolini sottaceto: vetro ovunque, traffico bloccato.
Non ho pensato: "buffo", "bufala" o "bel casino".
Ho pensato: "vodka".
Dev'essere tutta questa Russia.
Filed in: Russia therealthing
Non ho pensato: "buffo", "bufala" o "bel casino".
Ho pensato: "vodka".
Dev'essere tutta questa Russia.
Filed in: Russia therealthing
Child in time
Comunque lui l'aveva detto, che gli piacevano i Deep Purple.
(foto AP/Dmitry Astakhov, scattata dopo il concerto al Cremlino per celebrare il 15° anniversario di Gazprom).
Filed in: metablog
lunedì, febbraio 11, 2008
Il condominio
- Ai primi di marzo a Trieste c'è Bentivoglio che presenta il suo film. Ci andiamo insieme? Ci andiamo insieme che non so dove sta il cinema?
- No.
- Dai.
- Che cinema?
- Alcione.
- Ci sono andato due volte. Al buio. A piedi. Mi sono perso. Non saprei tornarci.
- Di te mi piace tanto l'entusiasmo.
- Non sembra neanche un cinema, sta in un condominio.
- Quante storie. Andiamoci.
- Se non ti secca guardare i film con la luce accesa. Sai quelle salette di quando eri giovane tu.
- Cineforum, si chiamano.
- Ecco. Povero Bentivoglio, non ha davvero idea. E comunque non ti ci porto.
- Dai, ci andiamo e ci sediamo in fondo.
- Forse.
- Bisognerà suonare il citofono?
- Peggio.
- Che?
- Dovremo entrare sventolando la delega dell'assemblea condominiale.
Filed in: therealthing
- No.
- Dai.
- Che cinema?
- Alcione.
- Ci sono andato due volte. Al buio. A piedi. Mi sono perso. Non saprei tornarci.
- Di te mi piace tanto l'entusiasmo.
- Non sembra neanche un cinema, sta in un condominio.
- Quante storie. Andiamoci.
- Se non ti secca guardare i film con la luce accesa. Sai quelle salette di quando eri giovane tu.
- Cineforum, si chiamano.
- Ecco. Povero Bentivoglio, non ha davvero idea. E comunque non ti ci porto.
- Dai, ci andiamo e ci sediamo in fondo.
- Forse.
- Bisognerà suonare il citofono?
- Peggio.
- Che?
- Dovremo entrare sventolando la delega dell'assemblea condominiale.
Filed in: therealthing
sabato, febbraio 09, 2008
La scomparsa dei fatti
Da tempo ho deciso di non segnalare più gli articoli e le traduzioni che continuo a pubblicare su 2.0: lo uso come deposito di materiali che prima o poi torneranno utili, ha comunque il suo pubblico ostinato e resistente ed è giusto che vada avanti da solo, e poi ho voluto eliminare ogni forma di mediazione e di filtro.
Però è un dato di fatto che 2.0 si conquisterà forse un decimo degli accessi di questo blog (che è più simpatichino, ammettiamolo) e per questo ora faccio un'eccezione invitandovi a leggere la lettera di Paolo Rossi Barnard: un caso preoccupante di censura subdola, una censura che non arriva frontalmente dal Sistema ma prende il giornalista alle spalle, togliendogli il diritto di farsi sentire e di ottenere la solidarietà e l'appoggio dell'indignazione pubblica, paralizzandolo e privandolo di difese. La vera "scomparsa dei fatti" è anche quella in cui si zittisce usando, invece degli "editti bulgari", i tribunali: "in una collusione di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi".
Insomma, trovate quei cinque minuti per leggere questa lettera, e se lo ritenete anche voi giusto e opportuno (per indignazione, per preoccupazione, per solidarietà, per stima) fatela circolare.
Grazie.
Aggiornamento: La risposta di Milena Gabanelli è stata pubblicata da Megachip, qui.
(Un grazie a Luposelvatico per la segnalazione).
Aggiornamento 2: la replica di Barnard su comedonchisciotte.org.
(E un grazie a Silviu').
Filed in: media appelli
Però è un dato di fatto che 2.0 si conquisterà forse un decimo degli accessi di questo blog (che è più simpatichino, ammettiamolo) e per questo ora faccio un'eccezione invitandovi a leggere la lettera di Paolo Rossi Barnard: un caso preoccupante di censura subdola, una censura che non arriva frontalmente dal Sistema ma prende il giornalista alle spalle, togliendogli il diritto di farsi sentire e di ottenere la solidarietà e l'appoggio dell'indignazione pubblica, paralizzandolo e privandolo di difese. La vera "scomparsa dei fatti" è anche quella in cui si zittisce usando, invece degli "editti bulgari", i tribunali: "in una collusione di fatto con i comportamenti di coloro di cui ti fidavi".
Insomma, trovate quei cinque minuti per leggere questa lettera, e se lo ritenete anche voi giusto e opportuno (per indignazione, per preoccupazione, per solidarietà, per stima) fatela circolare.
Grazie.
Aggiornamento: La risposta di Milena Gabanelli è stata pubblicata da Megachip, qui.
(Un grazie a Luposelvatico per la segnalazione).
Aggiornamento 2: la replica di Barnard su comedonchisciotte.org.
(E un grazie a Silviu').
Filed in: media appelli
venerdì, febbraio 08, 2008
Evgenij
"Lettera dalla direzione:
Egregio Evgenij!
Si è deciso di privarla di un mese di stipendio per avere stupidamente appeso al muro un distruggi-documenti e averci attaccato un'etichetta con la scritta 'Lettere'. L'ufficio contabilità ha perso documenti molto importanti... Il ripetersi dell'episodio renderà necessario il licenziamento".
Fonte: bash.org, citatnik runeta.
Filed in: Russia
Egregio Evgenij!
Si è deciso di privarla di un mese di stipendio per avere stupidamente appeso al muro un distruggi-documenti e averci attaccato un'etichetta con la scritta 'Lettere'. L'ufficio contabilità ha perso documenti molto importanti... Il ripetersi dell'episodio renderà necessario il licenziamento".
Fonte: bash.org, citatnik runeta.
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giovedì, febbraio 07, 2008
Un magnifico perdente
What's a sweetheart like you doin' in a dump like this?
"Sweetheart like you", Infidels.
- Ehi, bambina.
- Ciao Renzo.
- Fatto bene, cazzo. Fatto proprio bene.
- Grazie.
- Pensare che la prima volta che ti ho vista ho pensato che eri proprio piccola.
- Perché avevi bevuto.
- Torni dentro?
- No, non torno.
- Ti tengo in braccio?
- No.
Mi appoggiò una mano sulla spalla, quella sua mano lunga e storta da extraterrestre buono, e io capii che c'eravamo quasi.
Renzo. Quando l'avevo conosciuto aveva già alle spalle storie finite male con donne sognate e perdute, sorelle di amici innamorate di virtuosi della chitarra classica, giapponesi newyorkesi, scandinave ingrassate, donne mal sposate, annoiate, indecise, tatuate, leopardate, sdentate, truccate, arricchite, troppo vecchie, troppo giovani.
Quella prima sera Renzo era seduto tra due gemelle bionde dall'aria dignitosa e imbarazzata ed era ubriaco. Ubriaco di vodka agli antipasti.
- Strane mani.
- Malformazione congenita.
- Chi è?
Bum Bum scoppiò a ridere.
- Non lo sai?
- Cosa?
- Quello è il nostro batterista.
Le mani non erano un problema: si sarebbe detto che fosse nato con un paio di bacchette attaccate alle falangi (me ne accorsi quella prima sera, quando con la forchetta tracciava nell'aria benedizioni sincopate, costringendo le gemelle a scansarsi). Le mani non erano un problema. Il problema era che Renzo rallentava, rallentava per natura tendendo il più possibile a un idealtempo fatto di ritmo lento e vocalità nasale che potremmo definire ortodossia dylaniana. Tutto, tra le mani e dentro il microfono di Renzo, finiva per assomigliare a "Knocking on Heaven's Door" o a "Just like a woman", ma interpretate da un Bob Dylan narcolettico che si fosse visto scorrere davanti tutta la vita come un merci: conversione, involuzione e decadenza comprese. "Just like a woman" era la donna sempre sognata e perduta, quella capace di fingere come una donna, amare come una donna e cadere a pezzi come una bambina. E poi mettersi con un altro, come tutti sospettavamo: perché questa era la storia della vita di Renzo, piena di autocommiserazione, di valutazioni sentimentali errate e di ciucche tristi.
Basterebbe questo a spiegare la risata di Bum Bum: in qualche modo - per amicizia, per sopportazione, perché nessuno aveva il coraggio di cambiare la serratura della sala prove - Renzo era finito a fare il batterista in una garage band, dove alternava l'imposizione del canone Zimmermann ad adagi sentimentali e a memorie gloriose del passato. "Noi alla vostra età ghe spacavimo il cul ai passeri". Noi erano lui e l'amico eterno, il Kjuk (nome vero mai reso noto), un barbuto sornione che finì per accasarsi con un'austera maestra di Klagenfurt di nome Trixie e che godette di un breve periodo di notorietà quando una notte, insolitamente sobrio ma stanchissimo, dopo uno sbadiglio interminabile patì un blocco della mandibola e suonò a un centinaio di citofoni ululando incomprensibili richieste d'aiuto per poi aspettare l'alba nella caserma dei carabinieri, con la bocca spalancata in un urlo munchiano e le lacrime agli occhi,
mentre un ubriaco gli sognava sulle ginocchia.
- Non ti pensavo capace.
- Dovevo, no?
Lo sentii sbuffare il fumo dal naso e poi mugolare, mentre la mano sulla mia spalla anticipava un inesorabile ritmo lento.
- Renzo.
- Cosa.
- No.
Come gruppo erano abbastanza atipici da essere divertenti: collaborazioni imbarazzanti, discrete marchette ai matrimoni, extra ben pagati nei piano bar, feste dell'Unità, sospette collusioni con i danarosi giovani socialisti, liti, secessioni, sostituzioni, stonature, macchine sfasciate, bassisti inaffidabili, chitarristi aggressivi, qualche coma etilico. Per un po' non avevano neanche avuto un nome, benché a Renzo non mancassero le idee: tutte malinconiche, tutte all'insegna della mesta sconfitta e di vaghi sogni on the road, tutte incentrate sulla parola "perdente". Diventarono poi in effetti "The Beautiful Losers": arrendendosi, accettando che quel nome apparisse sui manifesti e sui volantini, rassegnandosi al ritmo lento.
- And she aches just like a woman.
- Non.
- But she breaks...
- Sono.
- ... just like a little girl.
- Una bambina.
- Ok.
Non c'era solo Bob Dylan, nella vita musicale di Renzo. C'erano anche i Creedence, Otis Redding, Jimi Hendrix, una certa tradizione anni Settanta di tramonti al tequila e donne disponibili, piedi scalzi e capelli lisci, e ovviamente Tom Petty & The Heartbreakers, la consacrazione del lamento adenoidale. Ma c'era soprattutto il suo eroe ruspante, il mito raggiungibile, il portable guru: Little Tony. Perché Little Tony era un grande, perché era tutt'altra cosa da quel montato di Bobby Solo, perché era un maestro di vita. O forse semplicemente per un Baby Whisky bevuto insieme in un'alba dell'82, intonando "Can't help falling in love" a due voci mentre un nugolo di zanzare si annientava in una scarica elettrica. Così le feste finivano sempre con Renzo ubriaco impegnato a interpretare la canzone che meglio rappresentava l'eterna storia di amore disperato e nobile rinuncia di un magnifico perdente: "Riderà".
Riderà, riderà, riderà.
Sguardi rivolti al soffitto.
Tu falla ridere perché.
Ospiti che se ne andavano trascinando i piedi.
Riderà, riderà, riderà.
Sempre più lento. Pausa.
Ha pianto troppo insieme a me.
E poi chitarre riposte, custodie chiuse con scatti esasperati, bestemmie a mezza voce, l'immancabile taciturno ex bambino prodigio che arpeggiava solitario in un angolo.
Buttò la sigaretta e mugolò più convinto, come un cucciolo afflitto.
Restava solo una cosa da fare.
Impedirgli di mettersi a cantare. Lì fuori.
- Renzo.
- Cosa.
- Allora ciao.
- Ciao.
- Baciami la bambina. E saluta tutti.
- Il cul ai passeri, ghe spacavimo.
- E fa' il bravo. Ah, comunque. Stevie Ray Vaughan.
- Cosa.
- No xe mal.
Se ne stette un po' lì a ruminare il sospetto del tradimento musicale. Poi rientrò, incespicando e agitando le mani nell'aria. Mentre mi allontanavo sentii che già singhiozzava "Riderà", pronto a scartare come un bufalo stanco verso "Knocking on Heaven's Door".
Perché tu, io lo so, sei migliore di me.
Renzo.
Un amplificatore lanciò nella notte l'urlo di un animale morente o innamorato.
Filed in: therealthing
"Sweetheart like you", Infidels.
- Ehi, bambina.
- Ciao Renzo.
- Fatto bene, cazzo. Fatto proprio bene.
- Grazie.
- Pensare che la prima volta che ti ho vista ho pensato che eri proprio piccola.
- Perché avevi bevuto.
- Torni dentro?
- No, non torno.
- Ti tengo in braccio?
- No.
Mi appoggiò una mano sulla spalla, quella sua mano lunga e storta da extraterrestre buono, e io capii che c'eravamo quasi.
Renzo. Quando l'avevo conosciuto aveva già alle spalle storie finite male con donne sognate e perdute, sorelle di amici innamorate di virtuosi della chitarra classica, giapponesi newyorkesi, scandinave ingrassate, donne mal sposate, annoiate, indecise, tatuate, leopardate, sdentate, truccate, arricchite, troppo vecchie, troppo giovani.
Quella prima sera Renzo era seduto tra due gemelle bionde dall'aria dignitosa e imbarazzata ed era ubriaco. Ubriaco di vodka agli antipasti.
- Strane mani.
- Malformazione congenita.
- Chi è?
Bum Bum scoppiò a ridere.
- Non lo sai?
- Cosa?
- Quello è il nostro batterista.
Le mani non erano un problema: si sarebbe detto che fosse nato con un paio di bacchette attaccate alle falangi (me ne accorsi quella prima sera, quando con la forchetta tracciava nell'aria benedizioni sincopate, costringendo le gemelle a scansarsi). Le mani non erano un problema. Il problema era che Renzo rallentava, rallentava per natura tendendo il più possibile a un idealtempo fatto di ritmo lento e vocalità nasale che potremmo definire ortodossia dylaniana. Tutto, tra le mani e dentro il microfono di Renzo, finiva per assomigliare a "Knocking on Heaven's Door" o a "Just like a woman", ma interpretate da un Bob Dylan narcolettico che si fosse visto scorrere davanti tutta la vita come un merci: conversione, involuzione e decadenza comprese. "Just like a woman" era la donna sempre sognata e perduta, quella capace di fingere come una donna, amare come una donna e cadere a pezzi come una bambina. E poi mettersi con un altro, come tutti sospettavamo: perché questa era la storia della vita di Renzo, piena di autocommiserazione, di valutazioni sentimentali errate e di ciucche tristi.
Basterebbe questo a spiegare la risata di Bum Bum: in qualche modo - per amicizia, per sopportazione, perché nessuno aveva il coraggio di cambiare la serratura della sala prove - Renzo era finito a fare il batterista in una garage band, dove alternava l'imposizione del canone Zimmermann ad adagi sentimentali e a memorie gloriose del passato. "Noi alla vostra età ghe spacavimo il cul ai passeri". Noi erano lui e l'amico eterno, il Kjuk (nome vero mai reso noto), un barbuto sornione che finì per accasarsi con un'austera maestra di Klagenfurt di nome Trixie e che godette di un breve periodo di notorietà quando una notte, insolitamente sobrio ma stanchissimo, dopo uno sbadiglio interminabile patì un blocco della mandibola e suonò a un centinaio di citofoni ululando incomprensibili richieste d'aiuto per poi aspettare l'alba nella caserma dei carabinieri, con la bocca spalancata in un urlo munchiano e le lacrime agli occhi,
mentre un ubriaco gli sognava sulle ginocchia.
- Non ti pensavo capace.
- Dovevo, no?
Lo sentii sbuffare il fumo dal naso e poi mugolare, mentre la mano sulla mia spalla anticipava un inesorabile ritmo lento.
- Renzo.
- Cosa.
- No.
Come gruppo erano abbastanza atipici da essere divertenti: collaborazioni imbarazzanti, discrete marchette ai matrimoni, extra ben pagati nei piano bar, feste dell'Unità, sospette collusioni con i danarosi giovani socialisti, liti, secessioni, sostituzioni, stonature, macchine sfasciate, bassisti inaffidabili, chitarristi aggressivi, qualche coma etilico. Per un po' non avevano neanche avuto un nome, benché a Renzo non mancassero le idee: tutte malinconiche, tutte all'insegna della mesta sconfitta e di vaghi sogni on the road, tutte incentrate sulla parola "perdente". Diventarono poi in effetti "The Beautiful Losers": arrendendosi, accettando che quel nome apparisse sui manifesti e sui volantini, rassegnandosi al ritmo lento.
- And she aches just like a woman.
- Non.
- But she breaks...
- Sono.
- ... just like a little girl.
- Una bambina.
- Ok.
Non c'era solo Bob Dylan, nella vita musicale di Renzo. C'erano anche i Creedence, Otis Redding, Jimi Hendrix, una certa tradizione anni Settanta di tramonti al tequila e donne disponibili, piedi scalzi e capelli lisci, e ovviamente Tom Petty & The Heartbreakers, la consacrazione del lamento adenoidale. Ma c'era soprattutto il suo eroe ruspante, il mito raggiungibile, il portable guru: Little Tony. Perché Little Tony era un grande, perché era tutt'altra cosa da quel montato di Bobby Solo, perché era un maestro di vita. O forse semplicemente per un Baby Whisky bevuto insieme in un'alba dell'82, intonando "Can't help falling in love" a due voci mentre un nugolo di zanzare si annientava in una scarica elettrica. Così le feste finivano sempre con Renzo ubriaco impegnato a interpretare la canzone che meglio rappresentava l'eterna storia di amore disperato e nobile rinuncia di un magnifico perdente: "Riderà".
Riderà, riderà, riderà.
Sguardi rivolti al soffitto.
Tu falla ridere perché.
Ospiti che se ne andavano trascinando i piedi.
Riderà, riderà, riderà.
Sempre più lento. Pausa.
Ha pianto troppo insieme a me.
E poi chitarre riposte, custodie chiuse con scatti esasperati, bestemmie a mezza voce, l'immancabile taciturno ex bambino prodigio che arpeggiava solitario in un angolo.
Buttò la sigaretta e mugolò più convinto, come un cucciolo afflitto.
Restava solo una cosa da fare.
Impedirgli di mettersi a cantare. Lì fuori.
- Renzo.
- Cosa.
- Allora ciao.
- Ciao.
- Baciami la bambina. E saluta tutti.
- Il cul ai passeri, ghe spacavimo.
- E fa' il bravo. Ah, comunque. Stevie Ray Vaughan.
- Cosa.
- No xe mal.
Se ne stette un po' lì a ruminare il sospetto del tradimento musicale. Poi rientrò, incespicando e agitando le mani nell'aria. Mentre mi allontanavo sentii che già singhiozzava "Riderà", pronto a scartare come un bufalo stanco verso "Knocking on Heaven's Door".
Perché tu, io lo so, sei migliore di me.
Renzo.
Un amplificatore lanciò nella notte l'urlo di un animale morente o innamorato.
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mercoledì, febbraio 06, 2008
Cappuccetto Rosso Redux
Me li vedo arrivare già un po' intristiti, cestino dondolante, mantellina rossa, camminata a papera, lentiggini imprecise, pellicciotto spelacchiato, faccia sudata.
- Ciao.
- Ciao.
- Oh, ciao Cappuccetto Rosso. Ciao... hu... bestiolina.
- Magari sono un lupo, no?
- Ah, già.
- "Mentre attraversava il bosco Cappuccetto Rosso si imbatté in una bestiolina".
- Non c'è bisogno di essere sarcastici.
- Chi si è mangiato la nonna? Mah, si son sentiti dei rumori e gnam. Una bestiolina, forse.
- Oh, ma permaloso!
- Dovevi fare la sceneggiatrice di Lost.
- E tu sei sicuro sicuro di non aver comprato il costume di Gatto Silvestro?
Intanto Cappuccetto, in disparte, sta socializzando con un notevole Alex di Arancia Meccanica.
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- Ciao.
- Ciao.
- Oh, ciao Cappuccetto Rosso. Ciao... hu... bestiolina.
- Magari sono un lupo, no?
- Ah, già.
- "Mentre attraversava il bosco Cappuccetto Rosso si imbatté in una bestiolina".
- Non c'è bisogno di essere sarcastici.
- Chi si è mangiato la nonna? Mah, si son sentiti dei rumori e gnam. Una bestiolina, forse.
- Oh, ma permaloso!
- Dovevi fare la sceneggiatrice di Lost.
- E tu sei sicuro sicuro di non aver comprato il costume di Gatto Silvestro?
Intanto Cappuccetto, in disparte, sta socializzando con un notevole Alex di Arancia Meccanica.
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martedì, febbraio 05, 2008
Made in porcellana
Ed ecco perché amo i traduttori automatici. Traducono tutto, anche la Cina:
Questo vestiario "Made in China" diventa "Sdelano v farfore", cioè "fabbricato in porcellana".
Via Sad Translations/Grustnye Perevody.
Questo vestiario "Made in China" diventa "Sdelano v farfore", cioè "fabbricato in porcellana".
Via Sad Translations/Grustnye Perevody.
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correzioni,
Russia
I candidati alle presidenziali USA, l'anima di Putin e l'Unione Sovietica
Oggi Siberian Light pubblica una fedele e divertente sintesi delle idee sulla Russia dei candidati superstiti alle elezioni presidenziali americane. Avvertimento d'obbligo: si tratta di un sito sulla Russia autorevole e informato, non filo-cremliniano né particolarmente tenero nei confronti di Putin.
Traduco integralmente.
"Sapete, la Russia non è l'unico posto in cui si terranno delle elezioni presidenziali nel 2008. I più acuti tra di voi si saranno accorti che attualmente in America è in corso una piccola competizione.
Oggi negli Stati Uniti è Super Tuesday e dunque, per assicurarmi che tutte le elezioni vengano trattate in modo equo, pensavo di dare un'occhiata a quello che i candidati alle presidenziali rimasti in corsa hanno da dire sulla Russia e sul nostro eroe Vladimir Putin, l'uomo forte che tutti sperano di poter un giorno emulare...
Cominciamo con i candidati repubblicani. Va detto che alcuni di loro hanno idee ben strane.
Il primo della lista è Mitt Romney, un vero esperto in rigurgiti verbali. Prendete per esempio la sua reazione alla notizia che Time Magazine aveva eletto Putin Persona dell'Anno:
'Oh, state scherzando. È disgustoso. Sono assolutamente... voglio dire, state... voglio dire, non ho visto Time. Dite sul serio?'
Ma è riuscito a recuperare quel tanto di compostezza da spiegare il perché di tanto disgusto:
'Beh, sapete, ha incarcerato i suoi oppositori politici. Ci sono stati molti omicidi sospetti. Ha soffocato il dissenso e la libera stampa. E suggerire che uno così sia l'uomo dell'anno è disgustoso. Sono atterrito'.
Almeno lui è preoccupato. Ron Paul, l'outsider ostinato, più che alla politica sembrava interessato a dimostrare la sua indipendenza dal pensiero mainstream quando è stato l'unico a votare contro una risoluzione del 2007 che osservava...
'l'inquietante schema di omicidi di molti giornalisti indipendenti in Russia a partire dal 2000, sollecitando il presidente russo Vladimir Putin ad autorizzare la collaborazione con gli inquirenti stranieri nella soluzione di questi omicidi'.
All'infuori di Ron Paul, la linea del Partito Repubblicano sembra dunque essere 'non amiamo Putin'. Mick Huckabee non fa eccezione. Quando gli è stato chiesto un parere sulla famigerata foto di Putin a pesca a petto nudo, Huckabee ha confessato il suo amore per un altro torace:
'Sono impressionato dal fatto che possa uscire e andare a pescare, ma quella foto a petto nudo non mi fa nessun effetto. Be', se fosse una foto di Scarlett Johansson sarebbe un'altra storia'.
Lo sarebbe eccome.
Il premio per i repubblicani, però, va al vecchio John McCain, che ha fatto tesoro della propria lunga esperienza per guardare nella profondità degli occhi di Putin e vedere qualcosa di più della sua anima:
'Conosco il signor Putin. L'ho guardato negli occhi e ci ho visto tre lettere: KGB'.
McCain non si limita però alle battute, ma è capace di resistere all'isterismo e di offirci delle analisi ponderate:
'Putin ci creerà un sacco di difficoltà... Non credo che ci sarà un ritorno alla guerra fredda, non hanno la popolazione... niente che possa riportarli a quel genere di potenza militare a cui erano abituati, neanche a colpi di petrodollari... ma stanno cercando di riaffermare l'impero russo... e per noi saranno una spina nel fianco'.
Mentre sto scrivendo ci sono solo due candidati democratici ancora in corsa: Hillary Clinton e Barack Obama.
Hillary, com'era prevedibile, ricorre a una battuta stantia:
'Questo è il presidente che ha guardato nell'anima di Putin. Io avrei potuto digli che era un agente del KGB e che per definizione non possiede un'anima. Voglio dire, è tempo sprecato, è una sciocchezza'.
Dov'è che l'abbiamo già sentito dire?
Clinton sembra avere ormai rinunciato anche all'idea di promuovere la democrazia in Russia:
'Mi interessa soprattutto quello che la Russia fa al di fuori dei suoi confini. Non credo, come presidente degli Stati Uniti, di poter agitare la mano e dire ai russi che dovrebbero avere un governo diverso'.
Almeno Barack Obama trova il tempo per parlare di politica, anche se in modo un po' ottuso e riuscendo a contraddirsi leggermente:
'Non perseguiremo il disarmo unilaterale. Finché esisteranno le armi nucleari, conserveremo un forte deterrente nucleare. Ma sul lungo cammino verso l'eliminazione delle armi nucleari manterremo i nostri impegni nel rispetto del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Collaboreremo con la Russia per togliere dallo stato di allerta i missili balistici americani e russi e per ridurre sensibilmente le scorte di armamenti e materiali nucleari. Cominceremo col perseguire una messa al bando globale della produzione di materiale fissile per la costruzione di armi. E ci proporremo di estendere il bando russo-americano sui missili a medio raggio così da rendere globale l'accordo'.
Eccoli qui, dunque. Adesso avete gli strumenti per decidere quale candidato rappresenti meglio le vostre idee sulla Russia.
Ma prima voglio ricordarvi rapidamente perché questi sei candidati sono rimasti in corsa. Perché non sono stupidi come Bill Richardson:
'Se verrò eletto presidente... cercherò di negoziare immediatamente con l'Unione Sovietica'.
E ora, al voto".
Link
Traduco integralmente.
"Sapete, la Russia non è l'unico posto in cui si terranno delle elezioni presidenziali nel 2008. I più acuti tra di voi si saranno accorti che attualmente in America è in corso una piccola competizione.
Oggi negli Stati Uniti è Super Tuesday e dunque, per assicurarmi che tutte le elezioni vengano trattate in modo equo, pensavo di dare un'occhiata a quello che i candidati alle presidenziali rimasti in corsa hanno da dire sulla Russia e sul nostro eroe Vladimir Putin, l'uomo forte che tutti sperano di poter un giorno emulare...
Cominciamo con i candidati repubblicani. Va detto che alcuni di loro hanno idee ben strane.
Il primo della lista è Mitt Romney, un vero esperto in rigurgiti verbali. Prendete per esempio la sua reazione alla notizia che Time Magazine aveva eletto Putin Persona dell'Anno:
'Oh, state scherzando. È disgustoso. Sono assolutamente... voglio dire, state... voglio dire, non ho visto Time. Dite sul serio?'
Ma è riuscito a recuperare quel tanto di compostezza da spiegare il perché di tanto disgusto:
'Beh, sapete, ha incarcerato i suoi oppositori politici. Ci sono stati molti omicidi sospetti. Ha soffocato il dissenso e la libera stampa. E suggerire che uno così sia l'uomo dell'anno è disgustoso. Sono atterrito'.
Almeno lui è preoccupato. Ron Paul, l'outsider ostinato, più che alla politica sembrava interessato a dimostrare la sua indipendenza dal pensiero mainstream quando è stato l'unico a votare contro una risoluzione del 2007 che osservava...
'l'inquietante schema di omicidi di molti giornalisti indipendenti in Russia a partire dal 2000, sollecitando il presidente russo Vladimir Putin ad autorizzare la collaborazione con gli inquirenti stranieri nella soluzione di questi omicidi'.
All'infuori di Ron Paul, la linea del Partito Repubblicano sembra dunque essere 'non amiamo Putin'. Mick Huckabee non fa eccezione. Quando gli è stato chiesto un parere sulla famigerata foto di Putin a pesca a petto nudo, Huckabee ha confessato il suo amore per un altro torace:
'Sono impressionato dal fatto che possa uscire e andare a pescare, ma quella foto a petto nudo non mi fa nessun effetto. Be', se fosse una foto di Scarlett Johansson sarebbe un'altra storia'.
Lo sarebbe eccome.
Il premio per i repubblicani, però, va al vecchio John McCain, che ha fatto tesoro della propria lunga esperienza per guardare nella profondità degli occhi di Putin e vedere qualcosa di più della sua anima:
'Conosco il signor Putin. L'ho guardato negli occhi e ci ho visto tre lettere: KGB'.
McCain non si limita però alle battute, ma è capace di resistere all'isterismo e di offirci delle analisi ponderate:
'Putin ci creerà un sacco di difficoltà... Non credo che ci sarà un ritorno alla guerra fredda, non hanno la popolazione... niente che possa riportarli a quel genere di potenza militare a cui erano abituati, neanche a colpi di petrodollari... ma stanno cercando di riaffermare l'impero russo... e per noi saranno una spina nel fianco'.
Mentre sto scrivendo ci sono solo due candidati democratici ancora in corsa: Hillary Clinton e Barack Obama.
Hillary, com'era prevedibile, ricorre a una battuta stantia:
'Questo è il presidente che ha guardato nell'anima di Putin. Io avrei potuto digli che era un agente del KGB e che per definizione non possiede un'anima. Voglio dire, è tempo sprecato, è una sciocchezza'.
Dov'è che l'abbiamo già sentito dire?
Clinton sembra avere ormai rinunciato anche all'idea di promuovere la democrazia in Russia:
'Mi interessa soprattutto quello che la Russia fa al di fuori dei suoi confini. Non credo, come presidente degli Stati Uniti, di poter agitare la mano e dire ai russi che dovrebbero avere un governo diverso'.
Almeno Barack Obama trova il tempo per parlare di politica, anche se in modo un po' ottuso e riuscendo a contraddirsi leggermente:
'Non perseguiremo il disarmo unilaterale. Finché esisteranno le armi nucleari, conserveremo un forte deterrente nucleare. Ma sul lungo cammino verso l'eliminazione delle armi nucleari manterremo i nostri impegni nel rispetto del Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Collaboreremo con la Russia per togliere dallo stato di allerta i missili balistici americani e russi e per ridurre sensibilmente le scorte di armamenti e materiali nucleari. Cominceremo col perseguire una messa al bando globale della produzione di materiale fissile per la costruzione di armi. E ci proporremo di estendere il bando russo-americano sui missili a medio raggio così da rendere globale l'accordo'.
Eccoli qui, dunque. Adesso avete gli strumenti per decidere quale candidato rappresenti meglio le vostre idee sulla Russia.
Ma prima voglio ricordarvi rapidamente perché questi sei candidati sono rimasti in corsa. Perché non sono stupidi come Bill Richardson:
'Se verrò eletto presidente... cercherò di negoziare immediatamente con l'Unione Sovietica'.
E ora, al voto".
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lunedì, febbraio 04, 2008
Putin, Medvedev e l'aforisma
Andrej Kolesnikov del Kommersant' a proposito della visita di Putin e Medvedev ai cadetti dell'accademia militare di Rostov sul Don:
"Poi Vladimir Vladimirovič e Dmitrij Medvedev sono passati nell'aula computer. Il presidente è stato fatto accomodare accanto a un ragazzino sui dieci-dodici anni, che Putin ha subito afferrato per una spalla. Tanto che il braccio destro del ragazzino sembrava paralizzato, rendendogli praticamente impossibile utilizzare il mouse.
Il computer era aperto su un'home page intitolata 'Come non annegare nel mare dell'informazione'. Vladimir Putin ha letto, si è guardato attorno e ha lanciato l'SOS:
- Dov'è il nostro Dmitrij Anatol'evič?
Senza di lui, a quanto pare, Vladimir Putin rischiava di andare a fondo. Per la prima volta mi è sembrato che il presidente della Russia dipendesse tanto dal candidato alla presidenza (pensare che fino a poco tempo fa era l'esatto contrario).
Dmitrij Medvedev non si è fatto attendere.
- Che motore di ricerca usate? - ha chiesto senza indugio.
Sia al cadetto, sia a Vladimir Putin doveva essere subito chiaro che Dmitrij Medvedev e i computer si danno del tu.
- E ce l'avete un sito? - ha domandato Dmitrij Medvedev.
- Sì, - ha annuito il ragazzino, con l'aria di un condannato a morte.
- E lo possiamo vedere? - ha proposto il signor Medvedev.
Capiva, evidentemente, che se un sito esiste bisogna entrarci.
Sul sito c'erano un po' di fotografie che Dmitrij Medvedev era deciso a ingrandire seduta stante. Era infatti inflessibile nella determinazione di dimostrare le possibilità illimitate di internet, e anche le proprie.
Ma le immagini neanche si aprivano. Il ragazzino cliccava e cliccava instancabilmente. Vladimir Putin lo stringeva ancora di più nella sua morsa implacabile, ma non c'era verso.
- Lì c'è la parola 'ovunque', forse bisogna cliccare lì per aprire, - ho pensato io a voce alta.
- Ma sì, ma sì, - si è animato Vladimir Putin. - Bisogna schiacciare lì, vedrete che si apre subito.
- Chiaro, è così che si risolve di solito, - ho detto io.
- Ma certo, - ha assentito il presidente, offrendo al mondo il suo nuovo aforisma: - Finché non si schiaccia non funziona niente.
E anche lì i due hanno dimostrato di essere diversi: uno disposto ad aspettare che qualcosa si cliccasse da sé, e l'altro che voleva a tutti i costi schiacciare".
Link
Foto: © AFP/Scanpix
"Poi Vladimir Vladimirovič e Dmitrij Medvedev sono passati nell'aula computer. Il presidente è stato fatto accomodare accanto a un ragazzino sui dieci-dodici anni, che Putin ha subito afferrato per una spalla. Tanto che il braccio destro del ragazzino sembrava paralizzato, rendendogli praticamente impossibile utilizzare il mouse.
Il computer era aperto su un'home page intitolata 'Come non annegare nel mare dell'informazione'. Vladimir Putin ha letto, si è guardato attorno e ha lanciato l'SOS:
- Dov'è il nostro Dmitrij Anatol'evič?
Senza di lui, a quanto pare, Vladimir Putin rischiava di andare a fondo. Per la prima volta mi è sembrato che il presidente della Russia dipendesse tanto dal candidato alla presidenza (pensare che fino a poco tempo fa era l'esatto contrario).
Dmitrij Medvedev non si è fatto attendere.
- Che motore di ricerca usate? - ha chiesto senza indugio.
Sia al cadetto, sia a Vladimir Putin doveva essere subito chiaro che Dmitrij Medvedev e i computer si danno del tu.
- E ce l'avete un sito? - ha domandato Dmitrij Medvedev.
- Sì, - ha annuito il ragazzino, con l'aria di un condannato a morte.
- E lo possiamo vedere? - ha proposto il signor Medvedev.
Capiva, evidentemente, che se un sito esiste bisogna entrarci.
Sul sito c'erano un po' di fotografie che Dmitrij Medvedev era deciso a ingrandire seduta stante. Era infatti inflessibile nella determinazione di dimostrare le possibilità illimitate di internet, e anche le proprie.
Ma le immagini neanche si aprivano. Il ragazzino cliccava e cliccava instancabilmente. Vladimir Putin lo stringeva ancora di più nella sua morsa implacabile, ma non c'era verso.
- Lì c'è la parola 'ovunque', forse bisogna cliccare lì per aprire, - ho pensato io a voce alta.
- Ma sì, ma sì, - si è animato Vladimir Putin. - Bisogna schiacciare lì, vedrete che si apre subito.
- Chiaro, è così che si risolve di solito, - ho detto io.
- Ma certo, - ha assentito il presidente, offrendo al mondo il suo nuovo aforisma: - Finché non si schiaccia non funziona niente.
E anche lì i due hanno dimostrato di essere diversi: uno disposto ad aspettare che qualcosa si cliccasse da sé, e l'altro che voleva a tutti i costi schiacciare".
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Foto: © AFP/Scanpix
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venerdì, febbraio 01, 2008
Perché qui c'è Osama
Una nuova tattica per combattere il crimine a Bogotà: pattugliare le strade vestito da bin Laden.
"Faccio la guardia a bar, negozi e soprattutto ristoranti. La gente può venire qui a divertirsi e sa che non è un posto pericoloso perché qui c'è Osama".
Funziona.
Interessante. Chissà se si occupa anche di recupero crediti.
Link al video.
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Make up:
Fake is Fake Mat Foundation, But Real is Fake Too Pressed Powder for Dry Skins, Pink-O-Sama Roll-on Blush, Arabian Nights Long&Curly Mascara, Have We Ever Met Somewhere Evoluscious Lip Plumper, No, Nowhere Body Essence, AlQaedora Translucent Body Cream.
"Faccio la guardia a bar, negozi e soprattutto ristoranti. La gente può venire qui a divertirsi e sa che non è un posto pericoloso perché qui c'è Osama".
Funziona.
Interessante. Chissà se si occupa anche di recupero crediti.
Link al video.
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Make up:
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