Stanno bene, mangiano bene, hanno tutto quel che vogliono... e vivono ai tropici!
"They're living in the tropics. They're well fed. They've got everything they could possibly want. There isn't any other nation in the world that would treat people who were determined to kill Americans the way we're treating these people."
Dick Cheney a proposito dei detenuti di Guantanamo.
venerdì, giugno 24, 2005
Allegri tropici
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Invece
È che – come prima cosa – non siamo in tanti.
Alcuni poi negano di esserlo, o di esserlo mai stati.
Poi molti di noi hanno una vita, un lavoro, e questa cosa la devono fare rubando tempo a tutto il resto. Portiamo avanti quello che hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni, a volte anche le nostre mamme.
Anche oggi: dovrei lavorare.
E invece devo andare a buttar giù un paio di bambini dalle scale.
Magari uno di questi crescerà, farà i soldi e poi diventerà Presidente del Consiglio.
Alcuni poi negano di esserlo, o di esserlo mai stati.
Poi molti di noi hanno una vita, un lavoro, e questa cosa la devono fare rubando tempo a tutto il resto. Portiamo avanti quello che hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni, a volte anche le nostre mamme.
Anche oggi: dovrei lavorare.
E invece devo andare a buttar giù un paio di bambini dalle scale.
Magari uno di questi crescerà, farà i soldi e poi diventerà Presidente del Consiglio.
mercoledì, giugno 22, 2005
Doublespeak
Un appello: la prossima volta che mi propongono di occuparmi dell'edizione degli atti di un convegno e io sono tentata di accettare, sopprimetemi. Soprattutto se ci sono di mezzo istituti superiori, università, megalomani e psicopatici generici. Di gente che scrive po' con l'accento ce n'è in giro più di quanto credessi, e non sono disposta ad accettarlo. Comunque sempre meglio di quelli che scrivono più con l'apostrofo, o quelli che in Word vanno a capo come ai tempi dell'Olivetti lettera 35 (ci resteranno male, quando non sentono un bel "ding!" a fine riga?). Quelli che scrivono vieppiù.
Eccetera eccetera.
Lusky tempo fa aveva scritto un post sul doublespeak che elaboriamo con astuzia e istinto di sopravvivenza nei rapporti di lavoro: frasi vaghe che aprono una possibile via di fuga, dando all'intelocutore l'impressione di essere ascoltato e - in una certa misura - capito, o perfino esaudito.
Ecco il mio doublespeak.
Però dopo l'estate cambio vita, giuro, perché mi sento ridicola a imbottirmi di integratori multiminerali multivitaminici per la prima volta dai tempi della maturità (e quella volta si chiamavano ancora ricostituenti).
Il modesto
Certo, il testo sarà da rivedere.
Qua e là (lasciamelo per un weekend e te lo distruggo)
L'absolute beginner
Questa foto l'ho ritoccata io, si nota?
Ma davvero? (vedo che hai appena imparato a usare tutti i filtri di Photoshop)
Il ladro
La risoluzione non dovrebbe'essere male, no?
Insomma (75 dpi, tu lo sai e lo so io: l'hai rubata su internet)
Il naif
Ma come, la risoluzione a schermo e quella per la stampa sono diverse?
Possiamo sempre ridimensionare l'immagine (lo vedi questo francobollo, cocco? se la sostituissi con la foto formato tessera di mia suocera non se ne accorgerebbe nessuno)
L'illuso/1
È ancora possibile aggiungere un paragrafo qua e là?
Vediamo (escluso)
L'illuso/2
È arrivata la relazione del prof. X: facciamo ancora in tempo a inserirla?
Facciamo il possibile (per inserirla nel distruggidocumenti)
Lo psichedelico
Sarebbe bello avere un po' di colore.
Vediamo come cadono i sedicesimi (sognatelo)
L'incosciente
Ma si può ancora passare dal 17x24 a un formato superiore?
Come dice? (ti sto dando il tempo per essere fuori di qui tra sessanta secondi, poi probabilmente ti farò a pezzi)
Il suicida
Dicevo, si può ancora passare dal 17x24 a un formato superiore?
Essendo già alla prima bozza, è un po' difficile (sto effettivamente per farti a pezzi)
L'ansioso
Qual è la scadenza per la consegna del materiale?
Lunedì (tra un mese)
Il creativo
Per le correzioni ho usato penne di colori diversi.
Ha fatto proprio bene a dirmelo (pensavo di essere finita in una puntata di Art Attack)
Pantone mon amour
L'immagine scontornata in copertina...
Sì?
Meno seppia.
Ah (meno seppia. Gesù)
L'ottimista
È stata una riunione molto costruttiva.
Molto (meno di un pomeriggio alla bocciofila, comunque)
L'adulatore
Però, che lavoro creativo!
In un certo senso (meno di zero)
L'entusiasta
Avremo certo occasione di lavorare ancora insieme!
Ma certo (ho dato precise istruzioni di sopprimermi, comunque; dopo la mia morte la mia tribù attaccherà la tua tribù, e ci sarà da divertirsi per generazioni)
Eccetera eccetera.
Lusky tempo fa aveva scritto un post sul doublespeak che elaboriamo con astuzia e istinto di sopravvivenza nei rapporti di lavoro: frasi vaghe che aprono una possibile via di fuga, dando all'intelocutore l'impressione di essere ascoltato e - in una certa misura - capito, o perfino esaudito.
Ecco il mio doublespeak.
Però dopo l'estate cambio vita, giuro, perché mi sento ridicola a imbottirmi di integratori multiminerali multivitaminici per la prima volta dai tempi della maturità (e quella volta si chiamavano ancora ricostituenti).
Il modesto
Certo, il testo sarà da rivedere.
Qua e là (lasciamelo per un weekend e te lo distruggo)
L'absolute beginner
Questa foto l'ho ritoccata io, si nota?
Ma davvero? (vedo che hai appena imparato a usare tutti i filtri di Photoshop)
Il ladro
La risoluzione non dovrebbe'essere male, no?
Insomma (75 dpi, tu lo sai e lo so io: l'hai rubata su internet)
Il naif
Ma come, la risoluzione a schermo e quella per la stampa sono diverse?
Possiamo sempre ridimensionare l'immagine (lo vedi questo francobollo, cocco? se la sostituissi con la foto formato tessera di mia suocera non se ne accorgerebbe nessuno)
L'illuso/1
È ancora possibile aggiungere un paragrafo qua e là?
Vediamo (escluso)
L'illuso/2
È arrivata la relazione del prof. X: facciamo ancora in tempo a inserirla?
Facciamo il possibile (per inserirla nel distruggidocumenti)
Lo psichedelico
Sarebbe bello avere un po' di colore.
Vediamo come cadono i sedicesimi (sognatelo)
L'incosciente
Ma si può ancora passare dal 17x24 a un formato superiore?
Come dice? (ti sto dando il tempo per essere fuori di qui tra sessanta secondi, poi probabilmente ti farò a pezzi)
Il suicida
Dicevo, si può ancora passare dal 17x24 a un formato superiore?
Essendo già alla prima bozza, è un po' difficile (sto effettivamente per farti a pezzi)
L'ansioso
Qual è la scadenza per la consegna del materiale?
Lunedì (tra un mese)
Il creativo
Per le correzioni ho usato penne di colori diversi.
Ha fatto proprio bene a dirmelo (pensavo di essere finita in una puntata di Art Attack)
Pantone mon amour
L'immagine scontornata in copertina...
Sì?
Meno seppia.
Ah (meno seppia. Gesù)
L'ottimista
È stata una riunione molto costruttiva.
Molto (meno di un pomeriggio alla bocciofila, comunque)
L'adulatore
Però, che lavoro creativo!
In un certo senso (meno di zero)
L'entusiasta
Avremo certo occasione di lavorare ancora insieme!
Ma certo (ho dato precise istruzioni di sopprimermi, comunque; dopo la mia morte la mia tribù attaccherà la tua tribù, e ci sarà da divertirsi per generazioni)
lunedì, giugno 20, 2005
I preti sognano campane elettriche
Il battesimo di Michele Giacomo è filato liscio, merito di un Michele Giacomo straordinariamente composto e di partecipanti eccezionalmente disciplinati, disposti a scandire all'unisono una serie di "rinuncio!" e "credo!" da far invidia a una convention di Forza Italia. Il petit a forza di sentirsi tracciare segni della croce sulla fronte e di farsi aspergere di ingredienti benedetti come un'insalatina gentile si è solo un po' innervosito.
E siccome non c'era da cantare, io mi sono lasciata distrarre dagli affreschi romanici e dal più molesto pensiero del pane chiuso nel bagagliaio sotto il sole.
A cerimonia finita, il parroco ha calato l'asso:
"E adesso faccio anche suonare le campane, visto che sono elettriche".
E via con un dj set che ha stordito tutta Summaga.
Mai credere a D. quando dice: "ci saranno trenta-trentacinque persone, ma il pane fallo per dieci". Che fanno gli altri venti-venticinque, giocano a chi arrotola meglio il San Daniele sulle patatine? E poi, come previsto, JC non si è fatto vedere (il caldo, i playoff di B, il Bossi Umberto da miracolare) quindi la moltiplicazione era esclusa.
In breve, il pane era tanto, gli invitati apparentemente contenti.
Naturalmente il padrone di casa è stato di parola:
Che soddisfazione.
Nell'afa del dopopranzo Mik dormiva sul divano, protetto dall'ombra fresca del salotto; penso che sognasse la mamma, con tenerezza e concentrazione.
E siccome non c'era da cantare, io mi sono lasciata distrarre dagli affreschi romanici e dal più molesto pensiero del pane chiuso nel bagagliaio sotto il sole.
A cerimonia finita, il parroco ha calato l'asso:
"E adesso faccio anche suonare le campane, visto che sono elettriche".
E via con un dj set che ha stordito tutta Summaga.
Mai credere a D. quando dice: "ci saranno trenta-trentacinque persone, ma il pane fallo per dieci". Che fanno gli altri venti-venticinque, giocano a chi arrotola meglio il San Daniele sulle patatine? E poi, come previsto, JC non si è fatto vedere (il caldo, i playoff di B, il Bossi Umberto da miracolare) quindi la moltiplicazione era esclusa.
In breve, il pane era tanto, gli invitati apparentemente contenti.
Naturalmente il padrone di casa è stato di parola:
Che soddisfazione.
Nell'afa del dopopranzo Mik dormiva sul divano, protetto dall'ombra fresca del salotto; penso che sognasse la mamma, con tenerezza e concentrazione.
giovedì, giugno 16, 2005
Il buon pane del Mulino Rosso
Io ai battesimi e ai matrimoni religiosi sono una mina vagante. C'è sempre il pericolo che faccia qualcosa di sbagliato, che mi accodi a un'altra sfilza di invitati, che faccia incavolare il prete perché stono l'alleluia o al contrario esaspero il labiale. Ecco perché gli amici mi trovano sempre qualcosa da fare: vogliono tenermi occupata. Domenica mattina si battezza il piccolo Mik, con festicciola e rinfresco nel giardino di casa, e B. e D. devono essersi detti:
– la madrina è fuori discussione, ché è comunista;
– affidarle la bisnonna, no, perché è capace di sfinirla con la condizione della donna nell'Ottocento o con i canti delle mondine;
– farle fare le foto, no, perché poi finiamo tutti su Flickr.
Insomma, qualsiasi cosa, ma teniamola lontana dal bambino per carità.
Possiamo chiederle di fare il pane. (competenza, questa, assai sopravvalutata, n.d.a.).
E così me l'hanno chiesto con grande delicatezza:
"Ci farebbe molto piacere se tu potessi fare il pane."
"Solo se posso fare anche le ostie della comunione."
"No, non puoi fare le ostie della comunione, quelle possono farle solo le suore."
"Io sono una suora laica zapatista."
"Ecco."
"Va bene, lo faccio. Ma solo se piantate sulla statale un cartello con su scritto 'degustazione pane del Mulino Rosso, km 1'."
"Si può fare."
Così faccio il pane. È una settimana che faccio pane, che poi surgelo: classico, integrale, con i cereali, con i semini di papavero, con il sesamo, con le olive, con il rosmarino. Impasto e rivedo testi, correggo bozze, controllo vedove e orfane, faccio postscript, distillo pdf e ogni tanto dimentico anche il pane in forno. Dopo due giorni di trambusto, il giudizioso signor G. ha imparato ad aprirsi le scatolette da solo.
Il capricorno sconsolato e un po' isterico che è in me vorrebbe che questa roba bastasse per tutti gli invitati, ma chi lo sa.
"D., ma dopo il battesimo si ferma anche quel vostro amico?"
"Ma chi?"
"Il Gesù Cristo."
"..."
"Dicono che con il pane fa miracoli."
No, nemmeno io mi sopporto, a volte.
Disclaimer per B. e D.: d'accordo, niente di tutto questo è vero, a parte il battesimo, il labiale, il pane, la bisnonna, le bozze, la preoccupazione del signor G. e l'invocazione allo special guest dalle decantate facoltà paneplastiche. La schiacciata al rosmarino nell'immagine è - naturalmente - vera. Se le ostie sapranno di poco, non venite a piangere sulla mia spalla. E ricordatevi il cartello sulla statale.
– la madrina è fuori discussione, ché è comunista;
– affidarle la bisnonna, no, perché è capace di sfinirla con la condizione della donna nell'Ottocento o con i canti delle mondine;
– farle fare le foto, no, perché poi finiamo tutti su Flickr.
Insomma, qualsiasi cosa, ma teniamola lontana dal bambino per carità.
Possiamo chiederle di fare il pane. (competenza, questa, assai sopravvalutata, n.d.a.).
E così me l'hanno chiesto con grande delicatezza:
"Ci farebbe molto piacere se tu potessi fare il pane."
"Solo se posso fare anche le ostie della comunione."
"No, non puoi fare le ostie della comunione, quelle possono farle solo le suore."
"Io sono una suora laica zapatista."
"Ecco."
"Va bene, lo faccio. Ma solo se piantate sulla statale un cartello con su scritto 'degustazione pane del Mulino Rosso, km 1'."
"Si può fare."
Così faccio il pane. È una settimana che faccio pane, che poi surgelo: classico, integrale, con i cereali, con i semini di papavero, con il sesamo, con le olive, con il rosmarino. Impasto e rivedo testi, correggo bozze, controllo vedove e orfane, faccio postscript, distillo pdf e ogni tanto dimentico anche il pane in forno. Dopo due giorni di trambusto, il giudizioso signor G. ha imparato ad aprirsi le scatolette da solo.
Il capricorno sconsolato e un po' isterico che è in me vorrebbe che questa roba bastasse per tutti gli invitati, ma chi lo sa.
"D., ma dopo il battesimo si ferma anche quel vostro amico?"
"Ma chi?"
"Il Gesù Cristo."
"..."
"Dicono che con il pane fa miracoli."
No, nemmeno io mi sopporto, a volte.
Disclaimer per B. e D.: d'accordo, niente di tutto questo è vero, a parte il battesimo, il labiale, il pane, la bisnonna, le bozze, la preoccupazione del signor G. e l'invocazione allo special guest dalle decantate facoltà paneplastiche. La schiacciata al rosmarino nell'immagine è - naturalmente - vera. Se le ostie sapranno di poco, non venite a piangere sulla mia spalla. E ricordatevi il cartello sulla statale.
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mercoledì, giugno 15, 2005
Cronache della città di G./Via Ignota 99999
Al Comune di Gorizia sono riusciti a calcolarmi l'Ici e a spedirmi il bollettino compilato anche se, a legger bene...
E così, adesso non ho solo un nickname, ho anche un nickaddress.
E così, adesso non ho solo un nickname, ho anche un nickaddress.
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martedì, giugno 14, 2005
I lordi astenuti
Sono le otto di sera di martedì e nemmeno io sono ancora riuscita a trovare uno che ammetta, senza abbassare lo sguardo, di essersi astenuto. Eppure le percentuali parlano chiaro, e indicano una sola cosa: me la stanno raccontando. Magari quando mi allontano è tutto un darsi il cinque ed esibirsi in coreografie di giubilo, non lo so. Magari in questo momento stanno tutti in parrocchia a festeggiare alle mie spalle con elaborati balli di gruppo.
Eppure qua nella città di G. la percentuale non è stata neanche male, 37,7%.
E io infatti domenica mattina ho notato un bel sciamare operoso nella mia sezione, la scuola media statale Ascoli-Favetti. L'entusiasmo si è un po' ridimensionato quando mi sono accorta che avevano affisso i risultati degli scrutini (ecco il perché di tante coppie ingrugnite con bambini al seguito), però di gente che andava a votare ce n'era lo stesso.
Diciamo che i goriziani avevano un motivo in più per uscire di casa: lo smaltimento di qualche sacchettino. Insomma, prima di arrivare al seggio quasi tutti (me compresa) ne hanno approfittato per la loro piccola via crucis: qua la plastica, qua la carta, qua il vetro, qua le latte, qua in questo angolino il non si sa. E via così, per lo più a coppie, con la tessera in una mano e un sacchetto colorato nell'altra. Il 37,7% civile, quello lindo ed educato che sa dire sì e no, e magari anche grazie. Il restante 62,3%, intanto, si dava da fare per riempire i cassonetti altrui di resti non differenziati. I lordi astenuti, quelli che non dicono né sì, né no, ma solo "non sono stato io".
Ne vorrei trovare almeno uno, vorrei che mi guardasse negli occhi e che mi dicesse "io non ho votato al referendum". E così forse almeno saprei chi è il maledetto che mi ha piazzato quella brandina sfondata nel cassonetto del secco.
Eppure qua nella città di G. la percentuale non è stata neanche male, 37,7%.
E io infatti domenica mattina ho notato un bel sciamare operoso nella mia sezione, la scuola media statale Ascoli-Favetti. L'entusiasmo si è un po' ridimensionato quando mi sono accorta che avevano affisso i risultati degli scrutini (ecco il perché di tante coppie ingrugnite con bambini al seguito), però di gente che andava a votare ce n'era lo stesso.
Diciamo che i goriziani avevano un motivo in più per uscire di casa: lo smaltimento di qualche sacchettino. Insomma, prima di arrivare al seggio quasi tutti (me compresa) ne hanno approfittato per la loro piccola via crucis: qua la plastica, qua la carta, qua il vetro, qua le latte, qua in questo angolino il non si sa. E via così, per lo più a coppie, con la tessera in una mano e un sacchetto colorato nell'altra. Il 37,7% civile, quello lindo ed educato che sa dire sì e no, e magari anche grazie. Il restante 62,3%, intanto, si dava da fare per riempire i cassonetti altrui di resti non differenziati. I lordi astenuti, quelli che non dicono né sì, né no, ma solo "non sono stato io".
Ne vorrei trovare almeno uno, vorrei che mi guardasse negli occhi e che mi dicesse "io non ho votato al referendum". E così forse almeno saprei chi è il maledetto che mi ha piazzato quella brandina sfondata nel cassonetto del secco.
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Il ministero dei troll della repubblica
Commento di Anna al post qua sotto:
comunicazione ufficiale.
a bananalandia non è concesso accendere il cervello a più di un cittadino su quattro alla volta, sennò si rischia il sovraccarico e torna il black out come due anni fa. mi spiace non vi avessero informato, sareste potuti andare al mare, o al cinema, o a picchiare un immigrato. la stampa comunista non diffonde queste leggi illuminate base del viver civile.
alla prossima, creduloni.
il ministero dei troll della repubblica
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lunedì, giugno 13, 2005
Tutte le amarezze, qui
Ancora la storia del fiocco di neve e della valanga.
Il quesito era complesso, la questione delicata; c'è chi ne ha fatto un problema di fede cattolica; chi ha seguito indicazioni di partito o di parrocchia; chi ha ubbidito a una coscienza improvvisamente desta ed esigente; chi è andato al mare; chi aveva altro da fare; chi si è dimenticato; chi voleva fare un dispetto; chi ha pensato che non lo riguardasse; chi ha creduto che non servisse a niente.
Comincio davvero a pensare che in Italia ci sia qualcosa che non funziona: nell'informazione, nella capacità di mobilitarsi e di impegnarsi con costanza, di attivarsi, di partecipare, di credere fermamente in qualcosa, di opporsi fermamente a qualcosa con mezzi democratici.
Insomma, una percentuale intorno al 26% va bene per uno share televisivo, non per un referendum su una questione così importante (e anche ammettendo che il tema della procreazione assistita coinvolga solo da una piccola percentuale della popolazione, il quesito che riguarda la ricerca scientifica sulle cellule staminali di origine embrionale dovrebbe essere faccenda di tutti, credo).
Magari è un problema di modalità. Se per esempio fosse stato possibile votare da casa, davanti alla tv, con una Barbara D'Urso basculante in push-up e tacchi a spillo che avesse dichiarato aperto il televoto, forse il quorum lo avremmo raggiunto. Se qualcuno non si fosse distratto durante la televendita.
Resta l'impressione di una sconfitta generalizzata, la sensazione di vivere in un paese che da oggi mi piace ancora meno e di cui mi fido poco, un paese di astenuti innafferrabili e spensierati.
In una valanga nessun fiocco di neve si sente responsabile.
Per gli insulti, le amarezze e gli scatti di rabbia accomodiamoci pure nei commenti.
Se ve la sentite, potete anche tentare di picchiare qualcuno.
Però da domani ricominciamo a prendercela con le valanghe.
Il quesito era complesso, la questione delicata; c'è chi ne ha fatto un problema di fede cattolica; chi ha seguito indicazioni di partito o di parrocchia; chi ha ubbidito a una coscienza improvvisamente desta ed esigente; chi è andato al mare; chi aveva altro da fare; chi si è dimenticato; chi voleva fare un dispetto; chi ha pensato che non lo riguardasse; chi ha creduto che non servisse a niente.
Comincio davvero a pensare che in Italia ci sia qualcosa che non funziona: nell'informazione, nella capacità di mobilitarsi e di impegnarsi con costanza, di attivarsi, di partecipare, di credere fermamente in qualcosa, di opporsi fermamente a qualcosa con mezzi democratici.
Insomma, una percentuale intorno al 26% va bene per uno share televisivo, non per un referendum su una questione così importante (e anche ammettendo che il tema della procreazione assistita coinvolga solo da una piccola percentuale della popolazione, il quesito che riguarda la ricerca scientifica sulle cellule staminali di origine embrionale dovrebbe essere faccenda di tutti, credo).
Magari è un problema di modalità. Se per esempio fosse stato possibile votare da casa, davanti alla tv, con una Barbara D'Urso basculante in push-up e tacchi a spillo che avesse dichiarato aperto il televoto, forse il quorum lo avremmo raggiunto. Se qualcuno non si fosse distratto durante la televendita.
Resta l'impressione di una sconfitta generalizzata, la sensazione di vivere in un paese che da oggi mi piace ancora meno e di cui mi fido poco, un paese di astenuti innafferrabili e spensierati.
In una valanga nessun fiocco di neve si sente responsabile.
Per gli insulti, le amarezze e gli scatti di rabbia accomodiamoci pure nei commenti.
Se ve la sentite, potete anche tentare di picchiare qualcuno.
Però da domani ricominciamo a prendercela con le valanghe.
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giovedì, giugno 09, 2005
The solid waste land/2
È successo quello che si temeva:
e anche un pizzico di imprevedibile:
Giorno 4.
Qui a G. siamo ancora sepolti sotto le vecchie immondizie, conferite un po' ovunque, come capita capita, in grandi cumuli.
Noi si sperava di morire di qualcosa di nuovo, di una di quelle malattie moderne indice di benessere, di troppe lampade abbronzanti e di cibi troppo grassi, o dell'ultimo grido in fatto di epidemie esotiche.
Invece finirà che ci prenderemo il buon vecchio colera, come ai tempi di Carlo X.
e anche un pizzico di imprevedibile:
Giorno 4.
Qui a G. siamo ancora sepolti sotto le vecchie immondizie, conferite un po' ovunque, come capita capita, in grandi cumuli.
Noi si sperava di morire di qualcosa di nuovo, di una di quelle malattie moderne indice di benessere, di troppe lampade abbronzanti e di cibi troppo grassi, o dell'ultimo grido in fatto di epidemie esotiche.
Invece finirà che ci prenderemo il buon vecchio colera, come ai tempi di Carlo X.
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mercoledì, giugno 08, 2005
Agenzia Walrus/I pazzi rumeni
Mi mancavano, le improbabili notizie di Ananova sugli stravaganti e ingegnosi balcanici.
Crolla il tetto al Ministero dell'Agricoltura e in Romania chiamano l'esorcista. "Abbiamo cercato di capire da dove venisse tanta sfortuna, e ci siamo resi conto che erano anni che un prete non metteva piede in questo ministero; e poi l'ultimo governo non aveva un rapporto particolarmente stretto con Dio".
E così Padre Deheleanu si è presentato con i ferri del mestiere per cacciar via gli spiriti maligni; già che c'era, gli hanno anche chiesto di pregare per il prossimo raccolto.
Se il prete dimostra di sapere il fatto suo, mi sa che quelli di AN lo chiamano per un lavoretto sul Ministro degli Esteri.
Crolla il tetto al Ministero dell'Agricoltura e in Romania chiamano l'esorcista. "Abbiamo cercato di capire da dove venisse tanta sfortuna, e ci siamo resi conto che erano anni che un prete non metteva piede in questo ministero; e poi l'ultimo governo non aveva un rapporto particolarmente stretto con Dio".
E così Padre Deheleanu si è presentato con i ferri del mestiere per cacciar via gli spiriti maligni; già che c'era, gli hanno anche chiesto di pregare per il prossimo raccolto.
Se il prete dimostra di sapere il fatto suo, mi sa che quelli di AN lo chiamano per un lavoretto sul Ministro degli Esteri.
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Oh no,
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lunedì, giugno 06, 2005
The solid waste land
Da oggi la città di G. inaugura la raccolta differenziata dei rifiuti: umido, secco residuo e riciclabile monomateriale. In breve, un discreto numero di contenitori, di bidoncini e di sacchetti. Umido, secco, vetro, plastica, alluminio, carta. Non ho contato le bombolette spray, i medicinali e le batterie. E si può sapere perché nessuno parla mai del legno?
Il capricorno classico (e anche a non voler credere all'oroscopo io nella mia vena migliore sono un incrocio tra quella rompicoglioni di Mafalda e la tipa repressa di Sesso, bugie e videotape, che si chiede di continuo che fine facciano le immondizie) di fronte a tanta logica è anche disposto ad esaltarsi. Insomma, io credo che la raccolta differenziata sia preferibile al mismas indistinto, ma è ovvio che se lo mettono in pratica anche gli altri (anzi, l'intero comune, l'intera provincia... riempire gli spazi vuoti a piacere, chiudendo con Via Lattea, Universo) è molto meglio.
Non è che molti goriziani la pensino come me. Perché qua Venezia Giulia, è, mica Alto Adige. La Nizza austriaca si limitano a sognarla, come remoto e vago ideale di decoro (cioè, rose e violeciocche nei controviali di Corso Italia, stop).
Si è parlato di multe, di sacchetti restituiti al mittente perché non conformi: uno si immaginava già di rientrare a casa con il carico maleodorante sotto gli sguardi curiosi dei condomini ("lazzarone, voleva buttar via le lampadine rotte con i gusci d'uovo! Lo so io cosa ci vorrebbe per quella gente lì!"). E poi: le possibili delazioni, la paura che certi se ne andassero in giro di notte a insozzare i cassonetti altrui. Sono preoccupazioni.
Perché in fondo il goriziano ha due paure: la multa e il pensiero che la sua città possa trasformarsi in una sconcia bidonville, con i sacchetti delle scovazze (come le immondizie sono chiamate almeno in tutta la Venezia Giulia) che galleggiano nei canali di scolo dopo i temporali estivi. Insomma, addormentarsi nella Nizza austriaca e svegliarsi alla periferia di Calcutta, autentico disdoro.
Per fortuna fino a dicembre non ci saranno le multe, così abbiamo tutti il tempo per sbagliare e abituarci con comodo (i capricorni classici per quella volta avranno raffinato un processo di separazione complicatissimo, magari per colore).
Però i goriziani non l'hanno presa troppo bene.
Ci sono quelli che in questi giorni hanno svuotato la casa, l'esatto contrario dell'approvvigionamento in tempo di guerra: qui si è fatto a gara nell'eliminare i fondi di magazzino, le robe da gettare e che oh mio dio dove potrò buttarle d'ora in poi (con tutta calma all'isola ecologica, ovviamente, ma spiegaglielo tu se sei capace)? E così dai cassonetti sofferenti spuntano finti baobab, vecchie scarpe da clown, tutti i volumi dell'enciclopedia Conoscere, mobiletti in stile svedese, faretti colorati e sfere stroboscopiche, parrucche biondo cenere, radioline a transistor, zoppicanti calciobalilla, scarti di fusilli Barilla dell'86, termometri galileiani, pantofole ciarnielle sfondate, dischi di Miguel Bosè, il puledro in marmo di Carrara scala 1:5 donato dalla zia Sofia, annate dispari dell'Intrepido e del Monello.
E poi ci sono gli allarmisti totali: quelli che evocano foschi scenari di anziani sepolti dalle immondizie e di bambini rosicchiati fino all'osso dalle pantegane, e già ipotizzano l'astuzia definitiva. Eh, sì: qui si parla insistentemente di "viaggi delle scovazze", la risorsa estrema.
Insomma, la sera si buttano i sacchetti in macchina e si va a seminarli a Nova Gorica e dintorni, sconciando la perlopiù verde Slovenia.
Farebbe quasi tenerezza, questa improvvisa insicurezza ambientale dei goriziani, questo eccesso di zavorra non riciclabile. Viene da ripensare a quando si tornava dalla Jugo con la carne nascosta sotto i sedili, mentre ora il problema è costituito dagli inestinguibili avanzi del goulasch di mezzogiorno.
Farebbe quasi tenerezza, dicevo, se non si trattasse di losca e illecita esportazione di pattume. Forse sentirete ancora parlare di noi.
Il capricorno classico (e anche a non voler credere all'oroscopo io nella mia vena migliore sono un incrocio tra quella rompicoglioni di Mafalda e la tipa repressa di Sesso, bugie e videotape, che si chiede di continuo che fine facciano le immondizie) di fronte a tanta logica è anche disposto ad esaltarsi. Insomma, io credo che la raccolta differenziata sia preferibile al mismas indistinto, ma è ovvio che se lo mettono in pratica anche gli altri (anzi, l'intero comune, l'intera provincia... riempire gli spazi vuoti a piacere, chiudendo con Via Lattea, Universo) è molto meglio.
Non è che molti goriziani la pensino come me. Perché qua Venezia Giulia, è, mica Alto Adige. La Nizza austriaca si limitano a sognarla, come remoto e vago ideale di decoro (cioè, rose e violeciocche nei controviali di Corso Italia, stop).
Si è parlato di multe, di sacchetti restituiti al mittente perché non conformi: uno si immaginava già di rientrare a casa con il carico maleodorante sotto gli sguardi curiosi dei condomini ("lazzarone, voleva buttar via le lampadine rotte con i gusci d'uovo! Lo so io cosa ci vorrebbe per quella gente lì!"). E poi: le possibili delazioni, la paura che certi se ne andassero in giro di notte a insozzare i cassonetti altrui. Sono preoccupazioni.
Perché in fondo il goriziano ha due paure: la multa e il pensiero che la sua città possa trasformarsi in una sconcia bidonville, con i sacchetti delle scovazze (come le immondizie sono chiamate almeno in tutta la Venezia Giulia) che galleggiano nei canali di scolo dopo i temporali estivi. Insomma, addormentarsi nella Nizza austriaca e svegliarsi alla periferia di Calcutta, autentico disdoro.
Per fortuna fino a dicembre non ci saranno le multe, così abbiamo tutti il tempo per sbagliare e abituarci con comodo (i capricorni classici per quella volta avranno raffinato un processo di separazione complicatissimo, magari per colore).
Però i goriziani non l'hanno presa troppo bene.
Ci sono quelli che in questi giorni hanno svuotato la casa, l'esatto contrario dell'approvvigionamento in tempo di guerra: qui si è fatto a gara nell'eliminare i fondi di magazzino, le robe da gettare e che oh mio dio dove potrò buttarle d'ora in poi (con tutta calma all'isola ecologica, ovviamente, ma spiegaglielo tu se sei capace)? E così dai cassonetti sofferenti spuntano finti baobab, vecchie scarpe da clown, tutti i volumi dell'enciclopedia Conoscere, mobiletti in stile svedese, faretti colorati e sfere stroboscopiche, parrucche biondo cenere, radioline a transistor, zoppicanti calciobalilla, scarti di fusilli Barilla dell'86, termometri galileiani, pantofole ciarnielle sfondate, dischi di Miguel Bosè, il puledro in marmo di Carrara scala 1:5 donato dalla zia Sofia, annate dispari dell'Intrepido e del Monello.
E poi ci sono gli allarmisti totali: quelli che evocano foschi scenari di anziani sepolti dalle immondizie e di bambini rosicchiati fino all'osso dalle pantegane, e già ipotizzano l'astuzia definitiva. Eh, sì: qui si parla insistentemente di "viaggi delle scovazze", la risorsa estrema.
Insomma, la sera si buttano i sacchetti in macchina e si va a seminarli a Nova Gorica e dintorni, sconciando la perlopiù verde Slovenia.
Farebbe quasi tenerezza, questa improvvisa insicurezza ambientale dei goriziani, questo eccesso di zavorra non riciclabile. Viene da ripensare a quando si tornava dalla Jugo con la carne nascosta sotto i sedili, mentre ora il problema è costituito dagli inestinguibili avanzi del goulasch di mezzogiorno.
Farebbe quasi tenerezza, dicevo, se non si trattasse di losca e illecita esportazione di pattume. Forse sentirete ancora parlare di noi.
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domenica, giugno 05, 2005
Il sentiero dello zio
Non so se chiamarlo "L'equivalente iracheno del sentiero di Ho Chi Minh" sia beneaugurante per gli americani, visti gli esaltanti precedenti.
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sabato, giugno 04, 2005
Mishandle with care
Allora sì, è effettivamente successo che l'urina delle guardie di Guantanamo e alcune copie del Corano si siano incontrate in questa vita. Ma, calma: certe volte è accaduto intenzionalmente, altre volte per puro caso.
Per esempio: una guardia stava urinando proprio vicino a una ventola, la corrente d'aria ha mandato gli spruzzi nella ventola, che li ha spediti dentro una cella; il detenuto ha poi ricevuto un'uniforme pulita e un Corano nuovo, e la guardia è stata punita.
Un'altra volta le copie del Corano dei detenuti si sono bagnate perché le guardie del turno di notte hanno lanciato dei palloncini pieni d'acqua nelle celle. Tirare gavettoni è cattiva condotta, non maltrattamento di libro sacro.
Su un'altra copia è stata trovata una scritta oscena (due parole, in lingua inglese), ma gli investigatori non sono riusciti a stabilire se il colpevole fosse una guardia o un detenuto. Ripeto: due parole, in lingua inglese.
E poi c'è il caso di un marine che nel 2002 si accovacciò in modo aggressivo, ma "involontariamente", accanto al libro. E a volte è capitato pure che qualcuno ci abbia camminato sopra. Per sbaglio, certo.
Queste sono le dichiarazioni del Pentagono sui fatti di Guantanamo pubblicate sul New York Times.
"They have a right to do anything we can’t stop them from doing". "Hanno il diritto di fare qualunque cosa che non possiamo impedir loro di fare".
Questo invece è il Comma 22, dal romanzo di Joseph Heller, capitolo 39.
Per esempio: una guardia stava urinando proprio vicino a una ventola, la corrente d'aria ha mandato gli spruzzi nella ventola, che li ha spediti dentro una cella; il detenuto ha poi ricevuto un'uniforme pulita e un Corano nuovo, e la guardia è stata punita.
Un'altra volta le copie del Corano dei detenuti si sono bagnate perché le guardie del turno di notte hanno lanciato dei palloncini pieni d'acqua nelle celle. Tirare gavettoni è cattiva condotta, non maltrattamento di libro sacro.
Su un'altra copia è stata trovata una scritta oscena (due parole, in lingua inglese), ma gli investigatori non sono riusciti a stabilire se il colpevole fosse una guardia o un detenuto. Ripeto: due parole, in lingua inglese.
E poi c'è il caso di un marine che nel 2002 si accovacciò in modo aggressivo, ma "involontariamente", accanto al libro. E a volte è capitato pure che qualcuno ci abbia camminato sopra. Per sbaglio, certo.
Queste sono le dichiarazioni del Pentagono sui fatti di Guantanamo pubblicate sul New York Times.
"They have a right to do anything we can’t stop them from doing". "Hanno il diritto di fare qualunque cosa che non possiamo impedir loro di fare".
Questo invece è il Comma 22, dal romanzo di Joseph Heller, capitolo 39.
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giovedì, giugno 02, 2005
duegiugno
Stamattina il cronista di RaiUno, commentando la popolarità della banda dei carabinieri, ha ricordato la sua esibizione in occasione del "Columbus Deus".
Che bei momenti.
Che bei momenti.
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martedì, maggio 31, 2005
Low cost, no frills
Se vogliono convincervi a prendere un charter della Aero per l'Egitto, per l'Afghanistan o per l'Uzbekistan, ricordatevi che probabilmente volerete gratis, poi però la CIA vi vorrà torturare.
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lunedì, maggio 30, 2005
The land of opportunity
Come fanno gli agenti dell'FBI a scoprire eventuali terroristi? Si travestono da terroristi.
E fin qui.
Il signor Ron Grecula, sessantotto anni, inventore da strapazzo, non nascondeva a nessuno il suo disprezzo per gli Stati Uniti. "Non ho alcuna lealtà nei confronti dell'America", lo avevano sentito dire. Ce l'aveva con l'FBI che lo aveva arrestato per il rapimento dei suoi due figli, e ce l'aveva anche con la politica estera del governo.
Così, quando si è ritrovato in una stanza d'albergo di Houston con due presunti terroristi (leggi: agenti dell'FBI), e loro gli hanno chiesto se ci sarebbe stato a costruire una bella bomba, lui deve aver risposto "Cazzo, sì". Dopotutto, l'America se l'era cercata.
Poche ore dopo il signor Grecula stava già in cella. Grazie alle misure di sicurezza messe in atto dopo l'11 settembre, potrebbe essere condannato a 15 anni di carcere.
Gli amici e i vicini di casa sono scettici: secondo loro "il professore" (così chiamato per le sue idee sulle fonti di energia alternative) non rappresenta una vera minaccia. Una parola tira l'altra, uno si lascia prendere e poi si trova a parlare di quanto gli piacerebbe costruire bombe enormi.
Conosco insospettabili che dopo il terzo bicchierino riabilitano le Brigate Rosse.
Gente che dopo mezz'ora in fila alle poste e un solo addetto agli sportelli inneggiano agli anarco-insurrezionalisti.
Persone che ce l'hanno con il governo, con la suocera o con il commercialista e che sognano suggestive combinazioni di tralicci ed esplosivi.
Persone che ce l'hanno con l'America, con Berlusconi, con la guerra all'Iraq, con il lavoro flessibile, con il capitale e anche con i mondiali a Sky, e ne parlano mentre stanno in coda alla cassa dell'iper.
Evitare, se possibile, gli Stati Uniti.
E fin qui.
Il signor Ron Grecula, sessantotto anni, inventore da strapazzo, non nascondeva a nessuno il suo disprezzo per gli Stati Uniti. "Non ho alcuna lealtà nei confronti dell'America", lo avevano sentito dire. Ce l'aveva con l'FBI che lo aveva arrestato per il rapimento dei suoi due figli, e ce l'aveva anche con la politica estera del governo.
Così, quando si è ritrovato in una stanza d'albergo di Houston con due presunti terroristi (leggi: agenti dell'FBI), e loro gli hanno chiesto se ci sarebbe stato a costruire una bella bomba, lui deve aver risposto "Cazzo, sì". Dopotutto, l'America se l'era cercata.
Poche ore dopo il signor Grecula stava già in cella. Grazie alle misure di sicurezza messe in atto dopo l'11 settembre, potrebbe essere condannato a 15 anni di carcere.
Gli amici e i vicini di casa sono scettici: secondo loro "il professore" (così chiamato per le sue idee sulle fonti di energia alternative) non rappresenta una vera minaccia. Una parola tira l'altra, uno si lascia prendere e poi si trova a parlare di quanto gli piacerebbe costruire bombe enormi.
Conosco insospettabili che dopo il terzo bicchierino riabilitano le Brigate Rosse.
Gente che dopo mezz'ora in fila alle poste e un solo addetto agli sportelli inneggiano agli anarco-insurrezionalisti.
Persone che ce l'hanno con il governo, con la suocera o con il commercialista e che sognano suggestive combinazioni di tralicci ed esplosivi.
Persone che ce l'hanno con l'America, con Berlusconi, con la guerra all'Iraq, con il lavoro flessibile, con il capitale e anche con i mondiali a Sky, e ne parlano mentre stanno in coda alla cassa dell'iper.
Evitare, se possibile, gli Stati Uniti.
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sabato, maggio 28, 2005
Twenty-four little hours
Si è rotto il rubinetto del lavello del bagno.
Non solo.
Un pezzo di rubinetto è caduto nello scarico del lavello.
Avevo bisogno di qualcosa per tirarlo fuori di lì.
Quel qualcosa poteva stare sopra il mobiletto dei medicinali.
Ma io sono alta uno e sessanta, che storie.
Allora sono salita sul coperchio del water.
In bagno c'è il soffitto mansardato. Si mansarda proprio all'altezza del water, anzi. Se sei alto uno e sessanta più un water, sei spacciato.
Ho battuto la testa.
Poi mio padre mi ha aiutato a cambiare il rubinetto.
È stata una cosa lunga e leggermente scoordinata.
Alla fine ho pulito tutto e ho buttato asciugamani e tappetino in lavatrice.
Mezz'ora dopo mio padre ha telefonato per dirmi che un paio di pinze mancavano all'appello, e di vedere se stavano da qualche parte.
Le pinze erano con il tappetino, a farsi un giro in lavatrice.
Adesso ho un nuovo rubinetto (75 euro), e funziona benissimo.
Però la lavatrice fa uno strano rumore.
Ho poi avuto una serie di lunghe conversazioni con mia suocera. Mia suocera è tipo da distruggerti in un pomeriggio e in assoluta buona fede 10 anni di analisi, e in più rischi di ritrovarti con qualcosa che non avevi prima, tipo paura degli spazi aperti, paura dei luoghi chiusi, un piccolo problema di personalità multipla o il terrore dei folletti Hoover.
Io ho una fantasia: sogno che mia suocera nasconda sotto i vestiti e l'abbondante bigiotteria un minuscolo tastierino alfanumerico su cui sia possibile digitare dei codici segreti per me vantaggiosi.
Tipo:
freccia su freccia giù, freccia su, maiuscolo canc = invisibilità,
freccia sinistra, freccia sinistra, freccia giù; freccia giù = indistruttibilità,
e così via: armi multiple, salto di livello, God mode, o la sfiziosa possibilità del bullett time.
Bisogna tener conto che avevo preso una bella botta.
Mentre stavo stesa sul divano con una busta di fagiolini surgelati appoggiata sulla testa (è la regola: mai che si riesca a trovare dei cubetti di ghiaccio quando ne hai bisogno, soprattutto se hai una voglia irrefrenabile di gin tonic o una commozione cerebrale in corso), riepilogando oziosamente il pomeriggio, scacciando le fantasie sulla suocera (che ormai aveva assunto le proporzioni di Safer Sephiroth nella battaglia finale di Final Fantasy VII) e facendo una checklist dei miei sintomi (vertigini, no; nausea, no; mal di testa, no; perdita di coscienza; no; agorafobia, un po'; paura dei folletti Hoover, un po'), ho pensato:
1. se una soffre di personalità multipla è più corretto parlare di super io o di super noi?
2. la mia love-story con i soffitti mansardati è finita, e d'ora in poi cercherò di evitare come la peste anche le travi a vista e i sottoscala;
3. se sopravvivo a queste ventiquattr'ore senza entrare in coma, pianto tutto e vado al mare.
Cosa sarà una scaglia di pil in meno, a questo punto?
Vivo in un paese di benestanti.
Non solo.
Un pezzo di rubinetto è caduto nello scarico del lavello.
Avevo bisogno di qualcosa per tirarlo fuori di lì.
Quel qualcosa poteva stare sopra il mobiletto dei medicinali.
Ma io sono alta uno e sessanta, che storie.
Allora sono salita sul coperchio del water.
In bagno c'è il soffitto mansardato. Si mansarda proprio all'altezza del water, anzi. Se sei alto uno e sessanta più un water, sei spacciato.
Ho battuto la testa.
Poi mio padre mi ha aiutato a cambiare il rubinetto.
È stata una cosa lunga e leggermente scoordinata.
Alla fine ho pulito tutto e ho buttato asciugamani e tappetino in lavatrice.
Mezz'ora dopo mio padre ha telefonato per dirmi che un paio di pinze mancavano all'appello, e di vedere se stavano da qualche parte.
Le pinze erano con il tappetino, a farsi un giro in lavatrice.
Adesso ho un nuovo rubinetto (75 euro), e funziona benissimo.
Però la lavatrice fa uno strano rumore.
Ho poi avuto una serie di lunghe conversazioni con mia suocera. Mia suocera è tipo da distruggerti in un pomeriggio e in assoluta buona fede 10 anni di analisi, e in più rischi di ritrovarti con qualcosa che non avevi prima, tipo paura degli spazi aperti, paura dei luoghi chiusi, un piccolo problema di personalità multipla o il terrore dei folletti Hoover.
Io ho una fantasia: sogno che mia suocera nasconda sotto i vestiti e l'abbondante bigiotteria un minuscolo tastierino alfanumerico su cui sia possibile digitare dei codici segreti per me vantaggiosi.
Tipo:
freccia su freccia giù, freccia su, maiuscolo canc = invisibilità,
freccia sinistra, freccia sinistra, freccia giù; freccia giù = indistruttibilità,
e così via: armi multiple, salto di livello, God mode, o la sfiziosa possibilità del bullett time.
Bisogna tener conto che avevo preso una bella botta.
Mentre stavo stesa sul divano con una busta di fagiolini surgelati appoggiata sulla testa (è la regola: mai che si riesca a trovare dei cubetti di ghiaccio quando ne hai bisogno, soprattutto se hai una voglia irrefrenabile di gin tonic o una commozione cerebrale in corso), riepilogando oziosamente il pomeriggio, scacciando le fantasie sulla suocera (che ormai aveva assunto le proporzioni di Safer Sephiroth nella battaglia finale di Final Fantasy VII) e facendo una checklist dei miei sintomi (vertigini, no; nausea, no; mal di testa, no; perdita di coscienza; no; agorafobia, un po'; paura dei folletti Hoover, un po'), ho pensato:
1. se una soffre di personalità multipla è più corretto parlare di super io o di super noi?
2. la mia love-story con i soffitti mansardati è finita, e d'ora in poi cercherò di evitare come la peste anche le travi a vista e i sottoscala;
3. se sopravvivo a queste ventiquattr'ore senza entrare in coma, pianto tutto e vado al mare.
Cosa sarà una scaglia di pil in meno, a questo punto?
Vivo in un paese di benestanti.
giovedì, maggio 26, 2005
Una leggera brezza
Motivo Dalmata, 1950
"Il vento spazza via le cose, e l'uomo può soltanto esserne travolto. Avrei una bella pretesa se volessi sostituirmi al vento: ci riescono soltanto i grandissimi artisti, come Giorgione, Bellini, Picasso. Sono stati uragani che hanno cambiato il mondo della pittura, che lo hanno trasformato.
Quanto a me, mi accontenterei di essere ricordato come una leggera brezza."
Anton Zoran Music
Gorizia, 1909 - Venezia, 2005
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città di G.,
nera schiena del tempo,
Zoran Music
mercoledì, maggio 25, 2005
K2
Bellissimo post di Under The Same Sun, "Come un uomo si trasforma in K2". Le foto ritraggono i marine americani mentre bendano un giovane iracheno e gli scrivono sulla fronte "K2" con un pennarello prima di portarlo via sotto gli occhi della famiglia. Il ragazzo è stato accusato di possedere troppe munizioni per un'arma regolarmente autorizzata.
Le immagini colgono il momento in cui avviene la disumanizzazione: "quell'uomo non è più tale per quei soldati, è un detenuto, un numero, una rappresentazione del nemico, delle persone che sparano contro di loro, delle persone che odiano, delle persone che temono, persone che non sono persone. Può essere bendato, marchiato, umiliato davanti alla sua famiglia e portato via".
"E alcune di quelle persone umiliate e disumanizzate deporranno le loro armi regolarmente autorizzate e prenderanno esplosivi fatti in casa e ci punteranno addosso i loro lanciagranate. Noi raccoglieremo numeri ancora maggiori di persone, le arresteremo, le marchieremo, le umilieremo e le disumanizzeremo.
La domanda che ci sta di fronte è se ci fermeremo prima che i pennarelli si trasformino in tatuaggi."
Le immagini colgono il momento in cui avviene la disumanizzazione: "quell'uomo non è più tale per quei soldati, è un detenuto, un numero, una rappresentazione del nemico, delle persone che sparano contro di loro, delle persone che odiano, delle persone che temono, persone che non sono persone. Può essere bendato, marchiato, umiliato davanti alla sua famiglia e portato via".
"E alcune di quelle persone umiliate e disumanizzate deporranno le loro armi regolarmente autorizzate e prenderanno esplosivi fatti in casa e ci punteranno addosso i loro lanciagranate. Noi raccoglieremo numeri ancora maggiori di persone, le arresteremo, le marchieremo, le umilieremo e le disumanizzeremo.
La domanda che ci sta di fronte è se ci fermeremo prima che i pennarelli si trasformino in tatuaggi."
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